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SOSTENIBILI E SMART GRID

È l’uomo chiave della Fa oria Le Pupille, E ore Arturo Rizzi, che in azienda è responsabile di produzione, mentre si occupa della gestione agronomica nell’arco dell’anno, cantina e relazioni con i fornitori. Nuovi mestieri del vino tra la riscoperta di pratiche del passato e innovazione?

Potrebbero legarsi alla tecnologia. La finalità è di essere sempre più sostenibili ed abba ere i costi di produzione con una gestione più ‘intelligente’.

Il vino del futuro?

In termini di varietà sulla costa toscana ne vedremo sempre più di resistenti alla siccità. In un futuro prossimo i vini non saranno molto diversi e i rosati prenderanno sempre più piede, aiutati dalla loro facilità di beva. Il terroir sta tornando al centro della vitivinicoltura. Come intravede l’evoluzione di questo conce o?

Per noi è sempre stato di primaria importanza, già dagli anni ’90 quando mia madre decise di produrre un Cru di Morellino di Scansano. Un conce o fondamentale da sviluppare se vogliamo essere moderni ed approfondire il nostro lavoro. Penso inoltre che potrebbe aumentare l’interesse dei consumatori finali, spinti a scegliere vini con cara eristiche diverse di determinate zonazioni all’interno delle Doc/g.

Il vino da voi prodo o a cui è più legato?

Sono molto affezionato a Saffredi ma anche a Piemme, un Petit Manseng in purezza vinificato in legno. L’obiettivo è quello di fare un grande vino bianco in una terra dove è molto complicato.

Wine in the future?

The main man at Fa oria Le Pupille, E ore Arturo Rizzi is head of production and also manages all the agronomic work in the course of the year, as well as the winery itself and relations with suppliers. How is the wine business changing with innovation and the recovery of ancient practices?

Technology is increasingly becoming a part of wine growing. The aim is to become more and more sustainable and reduce production costs by means of more ‘intelligent’ management.

In terms of variety, on the Tuscan coast we’ll see vines that are increasingly resistant to drought. In the short term, there won’t be much difference in the wines, and rosés will grow in popularity, helped by their great drinkability. Terroir is returning to the heart of winemaking. How do you see the concept evolving?

It’s always been a top priority for us, ever since the 90s when my mother decided to produce a cru of Morellino di Scansano. It’s a concept that we really have to work on if we want to be a modern and advanced winery. I also think it could heighten the interest of consumers, who can choose wines with different characteristics from certain areas within a DOC or DOCG. Which of your wines are you fondest of?

I’m very fond of Saffredi, but also Piemme, a single-variety Petit Manseng aged in wood. The goal is to make a great white wine in an area where that’s extremely difficult.

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