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A NEW GRAND TOUR

A NEW GRAND TOUR

THE SPIRIT OF THE 2023 VENICE ARCHITECTURE BIENNALE BUT ALSO HOW TO VISIT IT AND WHAT TO SEE LO SPIRITO DELLA BIENNALE DI ARCHITETTURA 2023 COME VISITARLA E COSA VEDERE text Teresa Favi photo Courtesy La Biennale di Venezia

Above: Michael Uwemedimo,Ground Conditions: Ogoni, Oil on Water series, 2018, (ph. Ana Bonaldo/Michael Uwemedimo)

Below: Dualchas Architects,Descent 2022 (ph. Jordan Young)

Archtecture Exhibition

89 PARTICIPANTS, OVER HALF OF WHOM ARE FROM AFRICA OR THE AFRICAN DIASPORA

89 PAESI PARTECIPANTI, DI CUI OLTRE LA METÀ PROVENIENTI DALL’AFRICA O DALLA DIASPORA AFRICANA

For the first time ever, the spotlight at the Venice Architecture Biennale 2023 has fallen on Africa and its diaspora, the boundaries of narration of the history of architecture expand towards less engaged expressions through the times of decolonization and decarbonization. The 18th International Architecture Exhibition titled The Laboratory of the Future will be held in Venice from 20 May to 26 November. It will be curated by Lesley Lokko, architect and writer, born in Scotland and brought up in Ghana, whose curriculum is an international journey between the old and new continents.

The Laboratory of the Future is an exhibition of six parts. It includes 89 participants, over half of whom are from Africa or the African Diaspora. The gender balance is 50/50, and the average age of all participants is 43, dropping to 37 in the Curator’s Special Projects, where the youngest is 24. 46% of participants count education as a form of practice, and, for the first time ever, nearly half of participants are from sole or individual practices of five people or less.

A Kind Of Rupture

The meaning of this 18th edition is explained by Lesley Lokko herself: “Like Hemingway, who ended each day’s writing mid-sentence, The Laboratory of the Future closes with an open-ended question: what next? The Archive of the Future is a visual account of the processes, drawings, discussions, ideas, conversations, old arguments, propositions and new understandings that collectively brought this exhibition to life. The Laboratory of the Future is not didactic. It does not confirm directions, offer solutions, or deliver lessons. Instead, it is intended as a kind of rupture, an agent of change, where the exchange between participant, exhibit and visitor is not passive or predetermined. The exchange is intended as reciprocal, a form of glorious, unpredictable exchange, each transformed by the encounter, each emboldened to go forward into a new future.”.

Giardini And Arsenale

To visit the exhibition, our advice is to start from the Gardens of the Central Pavilion where the works of the studios that represent a distillation of African and diasporic architecture are brought together, with sixteen personalities who are redefining architectural practice (Adjaye Associates, Cave_bureau, Mass Design Group,

La Biennale di Architettura 2023, per la prima volta si concentra sull’Africa e sulla sua diaspora, i confini della narrazione della storia dell’architettura si espandono verso espressioni meno coinvolte attraverso i tempi della decolonizzanione e della decarbonizzazione. A Venezia, dal 20 maggio al 26 novembre con il titolo The Laboratory of the Future e la curaterla di Lesley Lokko, architetta e scrittrice, nata in Scozia e cresciuta in Ghana, il cui curriculum è un viaggio interculturale tra vecchio e nuovo continente. Una mostra divisa in 6 parti, con 89 partecipanti, di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana.

L’equilibrio di genere è paritario e l’età media dei partecipanti è di 43 anni, mentre scende a 37 nella sezione Progetti Speciali della Curatrice, dove il più giovane ha 24 anni. Il 46% dei partecipanti considera la formazione come una vera e propria attività professionale e, per la prima volta in assoluto, quasi la metà dei partecipanti proviene da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone.

UN’EDIZIONE DI ROTTURA

Il senso di questa 18eisma edizione, lo spiega la stessa Lesley Lokko: “Come Hemingway, che terminava ogni sessione di scrittura con una frase lasciata a metà, The Laboratory of the Future si chiude con una domanda aperta: e poi? The Archive of the Future è una testimonianza visuale dei processi, dei disegni, delle discussioni, delle idee, delle conversazioni, delle proposte che collettivamente hanno dato vita a questa mostra. The Laboratory of the Future non è un progetto educativo. Non vuole dare indicazioni, né offrire soluzioni, né impartire lezioni. È invece una sorta di rottura, un agente di cambiamento, nell’ambito del quale lo scambio tra partecipante, esposizione e visitatore non è passivo o predeterminato. È uno scambio reciproco, una forma di confronto glorioso e imprevedibile, da cui ognuno esce trasformato e incoraggiato ad andare avanti verso un nuovo futuro”.

GIARDINI E ARSENALE

Per visitarla, il nostro consiglio è iniziare dai Giardini del padiglione Centrale dove sono riuniti i lavori degli studi che rappresentano un distillato dell’architettura africana e diasporica, con sedici personalità che stanno ridefinendo la pratica architettonica (Adjaye Associates, Cave_bureau, Mass Design Group, Softlab@psu, Kéré Architecture,

1. Bird’s Eye (ph. Festus Jackson Davis)

2. Global Time (ph. Alice Clancy)

3. Loudspeake (ph. Festus Jackson Davis)

4. After the Rain (ph. Festus Jackson Davis)

5. Umbrella (ph. Festus Jackson Davis)

Special Participants

Curator Special

‘THE LABORATORY OF THE FUTURE’ AN AGENT OF CHANGE

‘THE LABORATORY OF THE FUTURE’ ÈUN AGENTE DI CAMBIAMENTO

Softlab@psu, Kéré Architecture, Ibrahim Mahama, Koffi & Diabaté Architectes, Atelier Masōmī, Olalekan Jeyifous, Studio Sean Canty, Sumayya Vally and Moad Musbahi, Thandi Loewenson, Theaster Gates Studio, Urban American City (Toni Griffin), Hood Design Studio and Basis).

Then move on to the Arsenale, where the works of young African and diaspora practitioners in the Dangerous Liaisons section rub shoulders with the Curator’s Special Projects. Three Special Participations, filmmaker Amos Gitaï; architecture’s first poet laureate Rhael ‘LionHeart’ Cape, Hon FRIBA and photographer James Morris are located in the Arsenale at key moments.

The Pavilions

There are 63 participating countries with exhibitions in the Pavilions at the Giardini (27), at the Arsenale (22) and in the historic centre of Venice (14). Niger is taking part for the first time. Panama participates alone for the first time. Participation by the Holy See is back with its own Pavilion on the Island of San Giorgio Maggiore (after the first time in 2018).

The Italy Pavilion

The Italy Pavilion, at the Tese delle Vergini in the Arsenale, is curated by the Fosbury Architecture collective (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino and Claudia Mainardi). The name of the exhibition is Spaziale. Everyone belongs to everyone else, a project based on the vision that architecture is a research practice beyond the construction of buildings and that design is always the result of collective and collaborative work that goes beyond the idea of the architect-author. The ‘space’, in this vision, is a physical and symbolic place, a geographical area and an abstract dimension, a system of known references and a territory of possibilities.

Carnival

The Laboratory of the Future programme is completed by Carnival (with the support of Rolex, exclusive partner and official timepiece of the exhibition). It is a six-month long cycle of meetings, conferences, round tables, films and performances, which explores the themes of the 2023 Architecture Biennale. A programme that aims to be a form of architectural practice that attempts to bridge the gap between architects and the public.

Ibrahim Mahama, Koffi & Diabaté Architectes, Atelier masōmī, Olalekan Jeyifous, Studio Sean Canty, Sumayya

Vally e Moad Musbahi, Thandi Loewenson, Theaster Gates Studio, Urban American City (Toni Griffin), Hood Design Studio e Basis).

Poi spostatevi all’Arsenale, dove gli spazi sono dedicati alle opere di giovani architetti africani e della diaspora, nella sezione Dangerous affiancata dai Progetti Speciali della Curatrice. Tre partecipazioni speciali, il regista Amos Gitaï; il primo poeta laureato in architettura Rhael ‘LionHeart’ Cape, Hon FRIBA e il fotografo James Morris, si trovano all’Arsenale in corrispondenza di alcuni passaggi chiave.

I PADIGLIONI

Sono 63 i paesi partecipanti con mostre nei Padiglioni ai Giardini (27), all’Arsenale (22) e nel centro storico di Venezia (14). Il Niger partecipa per la prima volta. Panama partecipa da solo per la prima volta. Torna la partecipazione della Santa Sede con un suo Padiglione sull’Isola di San Giorgio Maggiore (dopo la prima volta nel 2018).

IL PADIGLIONE

Italia

Il Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini in Arsenale, è curato dal collettivo Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi). Il titolo della mostra è Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri con un progetto fondato sulla visione del collettivo che considera l’architettura una pratica di ricerca al di là della costruzione di manufatti e la progettazione come il risultato di un lavoro collettivo e collaborativo, che supera sempre l’idea dell’architetto autore. Lo ‘spazio’ , in questa visione, è luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio delle possibilità.

CARNIVAL Il programma di The Laboratory of the Future è completato da Carnival (con il sostegno di Rolex, partner esclusivo e Orologio Ufficiale della Mostra). Si tratta di un ciclo di incontri, conferenze, tavole rotonde, film e performance durante i sei mesi di mostra, che indagano i temi della Biennale Architettura 2023. Un programma che vuole essere una forma di pratica dell’architettura che tenta di colmare il divario tra gli architetti e il pubblico.

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