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TONINO LAMBORGHINI

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EBERHARD & CO

EBERHARD & CO

TONINO LAMBORGHINI

UN VIAGGIO LUNGO 40 ANNI

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COME SI FANNO LE GRANDI RIVOLUZIONI? LO ABBIAMO CHIESTO A FERRUCCIO LAMBORGHINI, VICE PRESIDENTE E CEO DELL’AZIENDA, AL RAGGIUNGIMENTO DI UN OBBIETTIVO COSÌ IMPORTANTE

Di Lara J. Mazza

PER PARLARE DI TONINO LAMBORGHINI

e raccontare le quattro decadi della sua storia è necessario concentrarsi sul nucleo familiare che rappresenta le sue fondamenta e che ne ha costruito il successo anno dopo anno. Spesso grandi imprese nascono da piccole opportunità o da piccoli passi che si sono rivelati con il tempo grandi scelte. La capacità di visione e un modello di business coraggioso, di Tonino Lamborghini prima, di Ferruccio Lamborghini oggi, hanno assicurato all’azienda una crescita continua e hanno permesso che molti progetti, come la pelletteria o l’orologeria, diventassero trampolino di lancio per consolidare la sua internazionalità. Oggi la sfida continua.

40 anni rappresentano un traguardo importante. Qual è il consuntivo?

«Una scoperta, mi sento di dire, costante. Aver realizzato un libro fotografico che racconta la storia del brand per festeggiare questo obiettivo ha portato una ondata di novità ed è stato sicuramente un’operazione che ci ha fatto capire quanta creatività sia passata attraverso il marchio. E non solo: la visione lungimirante di mio padre, soprattutto pensando a ciò che è accaduto durante la pandemia, ci ha dato e ci dà la possibilità di reggere l’urto. Aver diversificato in una maniera così marcata, ma sempre con una logica che io chiamo di eco sistemi di prodotti, più che di categorie merceologiche, è stato vincente e non posso che ringraziarlo di avere avuto questo coraggio.

Recentemente ho potuto osservare alcune iniziative di altri marchi che, per determinati aspetti, mi hanno fatto capire che l’intuito non è mai mancato. Noi siamo un’azienda familiare, andiamo avanti esclusivamente con le nostre gambe e con le nostre forze. Se grandi gruppi, con ben più disponibilità e opportunità, replicano qualche spunto sul quale noi abbiamo già lavorato, non dico anni fa, ma anche decadi fa, beh, questo è motivo di grande orgoglio.

Non posso che essere orgoglioso di quanto mio padre abbia fatto e di quanto mi abbia lasciato. Anche se, ovviamente, è ancora più che attivo, il 95% delle attività sono completamente in mano mia. Quindi il consuntivo è altamente positivo.»

Da un grande potere derivano grandi responsabilità (cit.)…

«Sì, una grande responsabilità e insieme un grande stimolo perché sapere che è stato fatto così tanto ti regala quella carica necessaria per trovare nuove idee anche quando non le si hanno. A volte può capitare. Sapere però che, in un modo o nell’altro, nella nostra storia si è sempre andati avanti e che non ci siamo mai fermati a un solo campo di azione, mi dona serenità anche in momenti in cui mi sento scarico di idee. Solitamente il mese dopo in cui questo accade, tutto riesplode. Una sorta di rollercoaster.»

Immagino che ci sia la voglia di non disattendere le aspettative della tua famiglia. Quali pensi siano le sfide che dovrai affrontare d’ora in avanti?

«Oggi sento forte il bisogno di essere sempre più indipendente riguardo la supply chain e trasversalmente su tutti i prodotti. Tocchiamo tanti mondi, tocchiamo tante necessità di mercato, per il cinquantesimo vorrei poter dire che siamo molto più autonomi. Capire cosa è giusto far partire per primo quando si ha una moltitudine di prodotti e rapporti ben consolidati con fornitori, partner e così via, non è facile ma è strategicamente rilevante. Perciò voglio continuare a studiare e realizzare un progetto che renda possibile la creazione di qualche cosa di più corposo in Italia. Credo molto nel Made in Italy ma mi piacerebbe farlo in maniera diversa. La mia idea è di creare un polo produttivo che sia trasversale quantomeno per tutti i nostri prodotti. Mi piacerebbe che la Tonino Lamborghini diventasse una design house ancora di più di quanto non lo sia adesso. Ne sento l’urgenza. Voglio tenere il know how in Italia perché, più vado all’estero, più rimango sbalordito da quanto viene percepito di valore il nostro Made in Italy. Ci sono grandi possibilità industriali nel nostro paese, serie. I nostalgici direbbero “come si faceva una volta”. Mi piace pensare che sia possibile. Secondo il mio avviso la pandemia dovrebbe accendere qualche avvisaglia.»

Un progetto” visionario” che, conoscendoti, sicuramente ne abbraccerà altri.

«Allo studio ce ne sono sempre tantissimi. Devo dire che in questo anno e mezzo di pandemia abbiamo fatto un lavoro di analisi e studio per dotarci delle giuste competenze per essere più pronti a livello internazionale. Nella mia testa è già una idea che esiste da tempo ma verrà processata in maniera completamente nuova rispetto al passato. Saremo più pronti, e in maniera trasversale, a recepire le necessità del mercato. Saremo più digital. Insomma, abbiamo dovuto accelerare tutti i processi e ora siamo pronti a sbloccare il freno a mano che la pandemia ci ha obbligati a tirare.»

Cosa vi sta chiedendo attualmente Il mercato?

«Ci sta chiedendo di puntare più in alto, di essere ancora più esclusivi e, per certi aspetti, anche più “affordable”. Il prossimo anno proporremo sicuramente una distinzione più netta fra il quarzo e l’automatico. La fascia media di prezzo non funziona più. Noi, per primi, abbiamo dovuto rivedere le nostre logiche di sviluppo prodotto. È una scelta obbligata dal momento che siamo un brand percepito come aspirazionale. I nostri consumatori hanno anime differenti e non è possibile ragionare senza pensare a ciò che il nome Lamborghini evoca.»

In questa fase qual è la linea di business che ti sta dando più soddisfazione?

«In questo momento siamo in una fase di estremo equilibrio tra tutte le nostre categorie merceologiche. Tenendo presente che al di là di orologi, occhiali, pelletteria e food & beverage, gli altri prodotti sono in licenza, guardando ai fatturati di ciascuna linea, siamo molto omogenei. Questo per me è un ottimo risultato, soprattutto pensando a questo anno pandemico. Per esempio il Real Estate e l’arredamento ci hanno dato ottimi risultati. Al momento le percentuali dei ricavi sono così ripartite: 25% prodotti core (occhiali, orologi e pelletteria), 25% arredamento, un altro 25% viene dal Real Estate e hotellerie, e l’ultimo 25% viene dal food & beverage. In questo momento siamo molto contenti. Questo equilibrio ci dà la possibilità di essere abbastanza elastici nelle decisioni e nell’immediatezza di esecuzione. Quindi, anche dal punto di vista degli investimenti durante la pandemia, non abbiamo dovuto stravolgere completamente il nostro assetto, si è resa necessaria solo una limatura seppur minima.»

Anche sulle tue scelte di innovazione e di prodotto tendi a mantenere questo tipo di equilibrio?

«Secondo me i prodotti core dovrebbero rappresentare un costante 40% a partire dal 2022, mentre il restante 60% dovrebbe essere suddiviso in maniera equilibrata sulle altre categorie merceologiche. Questo è l’obiettivo e ci stiamo andando abbastanza vicini. Per me concettualmente è come la pagella: fatto 10, arrivare almeno al 6 deve essere l’obiettivo imprescindibile. L’importante è che ci sia una buona base di partenza. Quando si ha una azienda familiare è la conditio sine qua non. Mi soffermo molto a fare proiezioni, sia disastrose che positive: tendenzialmente ne preparo almeno 5 ogni volta che ho una nuova idea. Purtroppo basta un anno e mezzo, massimo due, per rischiare una crisi a cui è difficile porre rimedio.»

Nel 2016 sei stato nominato Vicepresidente e nel 2018 CEO: qual è stata e qual è la rivoluzione più grande che stai portando avanti?

«La rivoluzione vera è quella di aver riportato in casa il core business della Tonino Lamborghini, partendo dall’orologio sino ad arrivare agli occhiali. Il mio desiderio è di fare in house il maggior numero di prodotti possibili. In questo senso la considero una rivoluzione perché ho voluto cambiare il business model dopo quasi 30 anni in cui l’azienda, eccezion fatta per alcune capsule e il food & beverage, lo portava avanti sempre allo stesso modo. Aumentare il grado di rischio imprenditoriale non è stato né automatico né tantomeno facile da proporre al proprio padre. Non è stato tanto una questione di numeri e di proiezioni di crescita, piuttosto si è trattato di affermare che il modello che, fino ad allora aveva funzionato e ci aveva permesso di vivere in tranquillità, fosse diventato obsoleto per certi prodotti e categorie. Oggi anche mio padre, a cui riconosco un grande fiuto, know-how da vendere e una grande creatività, lo ha sposato e ha compreso

che sono un uomo di numeri più di quello che non sia stato lui.»

Quanto dell’estetica Tonino Lamborghini viene apprezzata a livello internazionale e quanto è stata modernizzata oggi?

«Come si può vedere dal libro che abbiamo realizzato per i nostri 40 anni, il fil rouge è l’ispirazione meccanica dell’automotive, per alcuni aspetti più racing, per altri più industrial. Secondo me si possono individuare due o tre epoche e una quarta che stiamo iniziando adesso. La prima epoca era caratterizzata da un’estetica spiccatamente tradizionalista: prodotti classici con quel quid in più dato dall’elemento meccanico. Successivamente, a partire dagli anni ‘90 e primi 2000, questa estetica è stata stressata, abbandonando per scelte strategiche la donna che invece necessitava di maggior rigore stilistico. Il focus era: meno elemento meccanico più design spinto. Purtroppo, come accaduto ad altre realtà, questo approccio ci ha portato a caricare il prodotto in maniera eccessiva. Infatti, nella parte finale di questa seconda fase, era tutto estremamente appesantito. Nel momento in cui sono subentrato io, che sono molto meno eclettico di mio padre, i prodotti hanno acquisito uno stile più regolare. Ho iniziato a fare un lavoro di grande pulizia e a riportare in auge linee pulite da estremizzare unicamente attraverso il giusto dettaglio. Sono convinto che non dobbiamo avere l’ansia di rendere le nostre creazioni più aggressive. Per me una linea dritta può essere più aggressiva di mille tagli. Il mercato ci sta dando ragione e, più in generale, questa volontà di essere un po’ più puliti e di cercare di enfatizzare solo un elemento stilistico viene apprezzata molto. Per il futuro mi piacerebbe adottare una linea estetica ancora più morbida, magari sfruttando le linee curve ma ci concentriamo su una rivoluzione alla volta.»

Se tornassi all’inizio della tua carriera cosa diresti al tuo alter ego di quell’epoca per affrontare meglio il futuro?

«Gli suggerirei di concentrarsi per capire subito il concetto di priorità. Questo penso che sia ciò che fa fare il giro di boa nella crescita di un manager. La pandemia mi ha portato a capirlo ancora di più. Uno dei miei idoli sportivi, Ayrton Senna, diceva: “un uomo che non ha sogni non ha più senso di vivere; sognare è importante ma nel sogno va intravista la realtà”. È uno dei miei principali mantra. Da questo punto di vista, prima comprendi il concetto di priorità all’interno dell’azienda, prima non farai perdere tempo a nessuno né lo perderai tu.»

Sostenibilità. Oggi se ne parla tanto. Ci state pensando?

«Purtroppo essendo dipendente da logiche legate ai fornitori esterni non posso fare altro che essere il più attento possibile e affidarmi ai loro comportamenti, ma le mani sono legate. Non posso ancora annunciare qual è il settore di pertinenza ma credo che a breve sigleremo una iniziativa con una bella Accademia che avrà un output di prodotto low emission ad aprile 2022.»

“Tonino Lamborghini Over the Years. 1981-2021”, perché proprio un libro in edizione limitata?

«Eravamo in piena pandemia, intorno a fine marzo, e stavo già iniziando a pensare a come avremmo potuto festeggiare questo anniversario. L’ideale per me sarebbe stato celebrare il quarantesimo il 9 gennaio per festeggiare contemporaneamente i miei trent’anni. Sappiamo che per fare le cose bene, senza fretta, ci vogliono sei mesi per prepararsi e noi eravamo ancora bloccati dalla pandemia. D’altra parte sarebbe stato un grande peccato non fare nulla. Parallelamente stavo pensando che forse era arrivato il momento di fare una bella cernita dei best off e organizzare un archivio a regola d’arte di tutto il materiale Tonino Lamborghini. Quando ho preso coscienza che non avremmo potuto portare avanti l’idea di organizzare un evento in presenza, abbiamo deciso di combinare le due cose e realizzare un libro. Questo è l’anno della ripartenza, è un anno di festeggiamenti, è un anno di concretizzazione del passaggio “all in house” dell’occhiale, dell’orologio e della pelletteria, perciò meritava la giusta attenzione con qualcosa che non rappresentasse solo un’autocelebrazione ma fosse anche una sorta di omaggio a mio padre.»

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