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PHILLIPS - BACS & RUSSO
PHILLIPS - BACS & RUSSO
SULLA CRESTA DELL’ONDA
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«IL BATTITORE DEVE SENTIRE LA PRESSIONE DEL MERCATO, DEI VENDITORI, DEGLI ACQUIRENTI E DELLA STAMPA MA ANCHE DELL’ORGOGLIO PERSONALE: SE NON SI PROVANO PIÙ QUESTE EMOZIONI È MEGLIO RITIRARSI.» AUREL BACS RACCONTA IL MONDO DELLE ASTE E DEL COLLEZIONISMO OROLOGIERO
Di Paolo Gobbi
ALMENO UNA VOLTA nella sua vità, sarà probabolmente capitato ad ogni bravo collezionista, osservando la propria collezione di orologi, di valutare la possibilità di metterne qualcuno all’incanto? Alla stessa maniera, quanti di noi, magari sfogliando un catalogo d’asta trovato in orologeria oppure da un amico maniaco come noi delle lancette, almeno una volta avrà pensato: «questo lo avrei battuto volentieri.» In tutti e due i casi probabilmente non sarà avvenuta né la vendita né l’acquisto. Questo perché il mondo delle aste è considerato ancora oggi elitario, chiuso, gestito da una casta di ricchissimi venditori e da acquirenti ancora più facoltosi. La realtà è ben diversa.
Parliamo di questo e di mercato collezionistico con Aurel Bacs, Senior Consultant della Casa d’aste Phillips in Association with Bacs & Russo, uno degli uomini più importanti e influenti nel mondo dell’orologeria da collezione.
Vendita e acquisto tra privati, con un commerciante e con una Casa d’asta. Sono tre modelli diversi.
Pro e contro?
«La prima regola da seguire è controllare chi è il venditore: ci sono persone serie come criminali o ignoranti, ciò che conta è la buona reputazione di chi vende. Per quanto riguarda le diverse alternative per la vendita, non c’è un’opzione più o meno valida: ognuna ha vantaggi e svantaggi. In merito alle Case d’asta, i clienti hanno a disposizione una squadra di esperti che svolgono tutti i controlli necessari presso la casa madre, di conseguenza se c’è un errore o un problema si riesce a scovare prima. Un altro beneficio riguarda la pubblicazione del catalogo prima dell’asta, in questo modo l’acquirente può studiare l’oggetto e discuterlo: tutto è pubblico. Parlando dei lati negativi dell’asta, c’è da tenere in conto che il cliente deve difendersi contro altri collezionisti, questo per qualcuno è incoraggiante in quanto c’è il sostegno da parte del mercato.
Altri pensano che le commissioni non valgano la spesa, tuttavia bisogna considerare la plus valenza data da un’asta pubblica dove c’è un catalogo, sono state fatte ricerche e infine c’è la benedizione del mercato e degli specialisti. Per l’acquisto dal commerciante non si paga la commissione ma al contrario non c’è il sostegno della comunità perché l’orologio non viene discusso, anzi nessuno deve sapere quanto è stato pagato. È chiaro che ci sono commercianti seri che fanno ricerche, hanno i certificati e le garanzie.
Un altro lato interessante è che il compratore non deve difendersi dagli altri potenziali acquirenti come invece accade durante l’asta: bisogna solo pagarlo e portarlo a casa. Tuttavia il contatto diretto e non scritto con il commerciante può essere anche uno svantaggio nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto.
La trattativa da privato a privato è la combinazione più affascinante anche se pericolosa: non è chiamato in causa alcun professionista, non esistono cataloghi o testimoni e tutto ciò che succede rimane a parole e nel privato, nel bene e nel male. Inoltre ho visto persone vendere segnatempo pasticciati in buona fede perché non lo sapevano. L’aspetto positivo è che la contrattazione è molto competitiva, in quanto nessuno deve pagare affitti e stipendi ai collaboratori. Insomma, ognuno dei tre modelli di vendita ha grandi vantaggi e svantaggi ma alla fine si compra la persona e non l’oggetto.»
Il mercato del collezionismo sta cambiando.
Prima si parlava solo di orologi vintage adesso invece sono entrati con prepotenza anche i contemporanei, scambiati a prezzi altissimi.
Le risulta questa tendenza?
«Sì e questo riguarda sia i grandi nomi internazionali che quelli meno conosciuti. Abbiamo a che fare con una nuova generazione che si affaccia ora al mercato. Vedo questo andamento nell’arte e nelle auto da collezione: i giovani adorano il fascino dell’oggetto esclusivo, prestigioso ma non vogliono i problemi che ne derivano.
È un’altra generazione abituata alle comodità, che non ha conosciuto lo charme del classico. Tuttavia chi si interessa dell’orologio moderno esclusivo si occupa anche del pezzo d’epoca e viceversa, in quanto le due cose non si escludono.»
Aurel Bacs
Patek Philippe Ore del Mondo Ref. 570, rarissimo piccoli secondi in acciaio con indici stampati Breguet. Asta Phillips The Geneva Watch Auction: XIII. Venduto a CHF 3.297.000.
Patek Philippe Ore del Mondo Ref. 2523, doppia coronam Eurasia cloisonné enamel dial. Asta Phillips The Geneva Watch Auction: XIII. Venduto a CHF 7.048.000.
Asta Phillips The Geneva Watch Auction: XIII. Patek Philippe Nautilus Ref. 5711P in platino battuto a CHF 567.000. Asta Phillips The Geneva Watch Auction: XIII. Richard Mille Richard Mille Ref. RM022 battuto a CHF 756.000
Il Daytona rimane l’orologio più ambito nel collezionismo?
«Direi di sì per mille motivi. Rappresenta quello che è la Ferrari rossa, un simbolo di prestigio e perfezione.»
Rolex sta vivendo un momento di sopravvalutazione rispetto alla modellistica contemporanea. È una tendenza che vale anche nel mondo delle aste?
«Senza dubbio. Quando abbiamo un Daytona moderno completo di scatola, garanzia e ghiera ceramica o un GMT in colorazione “Pepsi” o “Batman” sappiamo che andranno sempre al doppio del prezzo di listino o addirittura oltre.»
Nel 1988 dicevano che il Daytona era una bolla che sarebbe scoppiata di lì a qualche mese e ancora non è successo. Cosa pensa quando le dicono che la bolla del vintage scoppierà?
«Volendo essere molto elegante direi che si sbagliano. Se guardiamo a che livello era il Dow Jones nel 1988, vediamo ora un’evoluzione della popolazione mondiale: prima il PIL era di 100 dollari a persona mentre oggi è di circa 3.000/5.000, oggi tutte le persone vogliono il cellulare, la macchina o il Rolex al polso. Quando la classe media in paesi molto popolosi come la Cina e l’Indonesia è di un miliardo di persone e tutte vogliono questo benessere, la risposta l’abbiamo in tasca. Un terzo dei dollari in circolazione non esisteva prima del 2008, il risultato? Un cambiamento del bilancio tra domanda e offerta. Fin quando le banche federali non tolgono la liquidità del mercato e alzano gli interessi i mercati dell’immobiliare, dell’arte e degli orologi vanno avanti. Non sono tanto contento perché non è bello vedere la speculazione nel mondo degli orologi, ma sono state le banche federali a intervenire per fare iniezioni di liquidità e poi questi soldi arrivano fino al centro di Roma.»
Un altro modello che sta vivendo un momento d’oro è il Royal Oak che risulta sempre più interessante. Sbaglio?
«È senza dubbio uno degli orologi più importanti della storia dell’orologeria da polso. Ha tracciato un nuovo cammino del quale solo ora possiamo capirne l’impatto. Nel 1972 ha introdotto il segmento dei segnatempo di lusso sportivi.
Questo perché il Daytona o lo Speedmaster erano degli strumenti tecnici. Invece il Royal Oak è un orologio bello che può andare ovunque, come una 4X4, inoltre ha ispirato modelli come il Nautilus e ha aperto la porta ai Daytona; è in questo modo che sono stati accettati nella società chic ed elegante. Di conseguenza non possiamo negare che sia un pezzo importante in senso storico. Sono pochi i prodotti che ancora mantengono dei punti forti e il Royal Oak lo fa con la forma di base del 1972 ancora attuale, i 39 mm a carica automatica, la comodità e la vestibilità.
In origine le quotazioni erano basse: per esempio vidi il Jumbo perpetual a 20.000 euro, per fortuna il mercato si è modificato e l’orologio ha raggiunto il suo livello di apprezzamento ottimale.»
Patek Philippe è ancora il re del vintage?
«La valutazione più alta del 2021 fino adesso è un Patek Philippe World Time con quadrante smalto a quasi 8 milioni di dollari. Il prezzo di aggiudicazione è di per sé una risposta chiara e semplice a questa domanda.»
Cinque straordinari Philippe Dufour in vedita da Phillips.
Il Nautilus è l’orologio con il maggior moltiplicatore del mercato? Per esempio, il quadrante verde viene comprato a 30.000 e si rivende a tanto di più.
«I primi Nautilus venivano venduti ad oltre 400.000 euro per chi lo voleva subito, quindi c’è un fattore di moltiplicazione di 13. Adesso il suo valore è sui 200/250.000 euro.»
Mantiene gli stessi valori anche nel mondo delle aste? Ha una quotazione corretta?
«I cronografi 5980 e 5711 sono oggetti “caldi” da un po’ di tempo. Come anche tutti quelli colorati, rosa o con il quadrante marrone, il platino e la serie limitata per il giubileo. La collezione Aquanaut inoltre, ha beneficiato del valore che ha raggiunto il Nautilus.»
Cosa mi dice degli indipendenti come F.P. Journe?
«Stanno vivendo un momento straordinario. Il pezzo unico come l’Only Watch è un prodotto geniale e le persone hanno capito che dietro l’orologio si cela il lavoro di un artista, lo stesso vale per i segnatempo Philippe Dufour. Anche se sono Maison giovani e quindi ancora poco importanti, quei modelli sono opere d’arte che meritano di essere collezionate dagli amatori e per me gli Journe e i Dufour sono capolavori.»
Cosa ne pensa di Richard Mille e le sue quotazioni spettacolari?
«Come si dice: de gustibus non est disputandum e possiamo dire lo stesso di fronte a dei quadri. Dal mio canto posso solo confermare le quotazioni altissime che arrivano sempre oltre il listino o raddoppiano il prezzo del catalogo. Nel suo genere, diverso da F.P. Journe e Dufour, trovo i Richard Mille degli oggetti eccezionali. A partire dalla tecnica, le peculiarità ed i materiali che non ha mai usato nessuno.»
Da quanti anni è nel mondo delle aste? «Ho iniziato nel 1995 come impiegato: sono 26 anni.»
Da quando batte le aste? Ogni volta è emozionante come la prima?
«Le batto dal 1998/1999 e per me ancora oggi è un’esperienza incredibile. Faccio un paragone tirato: se Mick Jagger salisse sul palco annoiato e scocciato, senza adrenalina, sarebbe meglio che smettesse di esibirsi. Allo stesso modo in questo mondo bisogna essere nervosi, agitati, pieni di adrenalina e con la paura di sbagliare. Come i grandi campioni dello sport, è necessario sentire la pressione del mercato, dei venditori, degli acquirenti, della squadra e della stampa ma anche dell’orgoglio personale: se non si provano più queste emozioni è meglio ritirarsi.»
Quando viene aggiudicato un orologio ad un milione di euro, l’affare chi l’ha fatto? Il venditore o il compratore?
«Nel caso ideale, quando l’aggiudicazione cade al livello giusto, ci sono tre vincitori: il venditore che è felice sia andato tutto bene, l’acquirente che ha acquistato da una Casa d’asta seria un pezzo di valore, in quanto tutti gli altri compratori hanno lottato per un orologio che si conferma buono. Infine la Casa d’aste, che ha guadagnato per pagare chi ha permesso di raggiungere il risultato. In questo caso è un win win per tutti ed è ciò che proviamo a fare ogni giorno per ogni singolo oggetto.»