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TECNOPISCINE

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L'economia della Salute, lo Sport, ha subito uno stop irreparabile, danneggiando la popolazione e i più giovani, tenuti lontani dall'attività motoria e didattica per due anni

I DIMENTICATI

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In un pregevole articolo del Corriere della Sera di inizio luglio, Federico Fubini, penna erudita, ha fatto il punto sulla crisi delle imprese: settore per settore ha analizzato le emergenze e gli aiuti necessari riconosciuti dal governo, fra cui la Cig Covid-19 e i sostegni, dai quali ora sono escluse le aziende del settore sportivo. IL NULLA - Come tutti i media e le istituzioni, nessun cenno allo sport. Ignorati da politica, stampa, televisione siamo considerati un “non settore economico”, lasciati in balia di inarginabili difficoltà, privati di aiuti vitali per sopravvivere, affossati da atteggiamenti pretestuosamente ostili delle banche. Come dice Draghi, alcuni comparti dell’economia sono stati chiusi per volontà governativa in chiave anti-contagio ed è giusto sostenerli perché riprendano il proprio sviluppo. Noi però siamo il “nulla”, dimenticati da tutti. Sarebbe pertanto auspicabile non ci considerassero “tempo libero” secondo un’accezione limbica, che si traduce in un’indifferenza alle precarietà sistemiche che stanno condannando club, centri sportivi, lavoratori e imprese della filiera, angosciati dal rischio letale di nuove restrizioni o chiusure in autunno. LO SPORT IN ITALIA - A differenza di Paesi decisamente più evoluti, in Italia lo sport non è ritenuto un comparto con dignità economica e sociale, nonostante il suo ruolo ineguagliabile per la salute, la prevenzione, l’educazione dei giovani; o il volume d’affari che, aggregato a sanità e turismo, supera 7 punti di PIL; o il numero di lavoratori, non ritenuti tali perché declassati a collaboratori sportivi: oltre un milione in totale. Così le imprese “spurie” – le decine di migliaia di SSD no profit – e pure –della filiera- hanno subito limitazioni che farebbero morire anche la più sana delle

SPORT È QUALCOSA DI PIÙ DI UN ACUTO IRIDATO: È (ANCHE) UN DINAMICO AMBITO ECONOMICO-INDUSTRIALE, È LAVORO, È SALUTE DELLA POPOLAZIONE, È FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI, È RISPARMIO SANITARIO E MOLTO, MOLTO ALTRO

aziende. Lo sport ce lo ricordiamo solo per le vittorie nel calcio (vera industria a sé), le medaglie olimpiche e i successi azzurri. DIMENTICANZE - Ma sport è qualcosa di più di un acuto iridato: è (anche) un dinamico ambito economico-industriale, è lavoro, è salute della popolazione, è futuro delle nuove generazioni, è risparmio sanitario al servizio dei meno giovani, è intrapresa di tutti coloro che sostengono lo sport nazionale, rischiando in proprio. Perché gli impianti sportivi e le attività ivi promosse sono in mano a chi fronteggia le inadempienze del settore pubblico, incapace di assumersi questo onere scaricato in toto sulle spalle dei privati. Però la classe dirigente, nazionale e locale, preferisce pilatescamente dimenticarlo, arrecando un danno incalcolabile al comparto, al Paese, al suo domani.

Marco Tornatore

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