POESIE DEL CANONICO IMBIMBO 1. ROMANZA Nerina la bella Sull'apra scioglieva Un canto celeste, Che al core scendeva, Scendeva nel cor Cantava sommessa: “Gemendo lontana, Quest'anima brama D'unirsi a Gesù, D'unirsi a Gesù. Nerina cantando Sull'arpa sua d'oro, De Santi nel coro Al cielo volo. 2. PREGHIERA Gesù, Figliol di Dio, Per la mia colpa atroce Tu nascondesti in croce La tua divinità. Ora, pacato il Padre, Regnando eterno in cielo Nascondi in sacro velo Anche l'umanità. O Gesù, cuore amante, Scendi nel petto mio, Sei cibo mio, mio Dio, Sei Padre e Redentor. Se non ti spezza il cuore, E a tanto amor non cede, E' morta la mia fede In te, mio Salvator. Deh! Spargi un raggio solo Del divo tuo splendore: Trionfi o Dio d'amore, La tua clemenza in me.
Sarò felice allora, Non sentirò più pene, E tutto amato bene, Tutto sarò per te. A te Maria, mi volgo in tanto affanno mio, Dì al tuo figliol, mio dio, Che mi ferisca il cor. 3. PIETA' SIGNORE Pietà, pietà, Signore, E' grande il fallo mio, so che non è minore, Mio Dio la tua bontà! Quell'adorata Croce, Che a te, signor diè morte, Mi rendrà più forte, E vita mia sarà. Vita con essa m'offre Il mio diletto sposo; Per lui qui avrò riposo E in ciel felicità. SULL'ADDOLORATA SONETTO Volebat loqui sed dolor verba rumpebat. S. Bernardo
L'afflitta Madre ragionar volea Mirando affisso in Croce il Verbo Dio, Volea ridir tra l'aspro duolo e rio, Figlio!… Padre!… mio Sposo e… non potea. L'indicibil dolor chiuso tenea il labbro verginal, e non ardio Degnarla d'un accento e pur cred'io del parlar il tacer meglio parea.
Come parlar potea la Donna forte Mirando affisso il caro Figlio in croce, Crudo scempio dell'uomo, e del la Morte? Tanto il duol s'internò, fu tanto atroce che non le diè l'imperscrutabil sorte Lenitiva al dolor solo una voce.
SONETTO Morte, sei certa: il tintinnìo ferale Spesso dei bronzi mi spaventa e scuote, Posa non han del carro tuo le ruote, E i tuoi destrieri par che batton l'ale. Te non arresta nobil natale; L'oro con teco contrastar non puote; Fa la tua falce d'abitanti vuote E la capanna e la magion reale. Il giovine ti sfida, e tu superba Le falce roti, fai cadere al suolo La messe secca, e la raccolta acerba. Morte, tu a l'empio dài tormento e duolo, Il aggio in te gloria sua si serba, E, dal tuo braccio oppresso, ergesi a volo. PREGHIERA DI UN PECCATORE Vergine Madre, che di sol vestita. E che presso t'assidi al Sommo sole, Oggi a te vengo e certo avrommi aìta Poichè del Peccatore tanto ti dole. Certo de l'empio l'alma concertita; Pria che giunga l'ultima partita, A Te fo appello,o madre, o nostro Sole Deh, ricorda che allo stellato Trono
Nota biografica Francesco Imbimbo nasce ad Ariano il 28 luglio 1815, vestiì l'abito talare nel luglio del 1826. I tempi erano incandescenti quando il Italia si respirava l'aria di una certa incredulità, che avevano invaso la nostra penisola dalle teorie enciclopediche della Francia. In Ariano sopraviveva ancora un sonnolento feudalesimo, un forzato vassallaggio della mente e del cuore. Erano anche i tempi di un Vescovo veramente Santo, Mons. Domenico Russo, nel 1825 vichiamò in Ariano il Padre Generale Gaspare del Bufalo, ora Santo. Il popolo partecipò con entusiasmo alla missione e corse numeroso ad ascoltarlo; il 25 gennaio giorno dedicato alla conversione di S.Paolo, vi era tanta gente che la predicazione avvenne in Piazza Plebiscito. Il carisma e l'audacia di P. Gaspare ottenne nella predicazione molte conversioni, che la psiche arianese ne fu come ribattezzata. Penetrò nella vita spirituale, un abbondante ossigeno, quello spirituale quello intellettuale, perché si teneva di mira il Seminario, che si elevò all'altezza di un vero Ateneo. Furono i tempi d'oro del Seminario dove furono offerte alla gioventù studiosa borse di studio, gare, concorsi, saggi, premiazioni. Si assisteva a veri dibattiti di intelligenza. I Vitale (diomede vitale), i Mazza, Orso de Leone, De Donato, Puorro, Anzani, Panaro, Passeri; i tre fratelli Errico e i Ciccarelli di cui il secondo celebre latinsita; Parzanese compagno e maestro dell'Imbimbo, Franza, poeta latino, Regina di Castelfranco sono gli esponenti del glorioso Seminario .
Mancini