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CRONACA
Il Corriere della Città giugno 2022
Cavola (SIB): «Auspichiamo un aumento del turismo» Sulla stagione estiva: «Pronti a tornare alla normalità dopo due anni di lavoro condizionato dal Covid» ntervista con Angelo Cavola, Presidente del SIB (Sindacato Italiano Balneari) del Comune di Ardea e della Provincia di Roma, Vicepresidente SIB Regione Lazio, nonché titolare dello stabilimento Roma ad Ardea. Che stagione vi aspettate? «Ripartiamo dopo due anni complicati, soprattutto il 2020, che hanno chiaramente segnato la nostra attività. E’ vero che in parte siamo comunque riusciti a lavorare dato che nel periodo estivo la pandemia ha sempre allentato un po' la presa, tuttavia, a causa delle prescrizioni e delle limitazioni anti Covid, penso al food così come per le norme da seguire per ciò che riguarda la gestione degli arenili (distanze di sicurezza, mascherine, ecc.), il lavoro è stato fortemente condizionato. Insomma, speriamo si possa tornare davvero ad una sorta di normalità: per questo ci attendiamo un aumento del turismo, anche in termini di presenze, rispetto agli ultimi due anni». Ci saranno ripercussioni causate dalla crisi in Ucraina? «Sicuramente in modo marginale rispetto ad altre parti di Italia. Anche da noi comunque in questi anni c’è sempre stata la presenza di alcune famiglie russe e sinceramente non so se quest’anno torneranno o meno. Il problema è comunque rilevante perché si tratta di un turismo meno numeroso nei numeri ma in proporzione molto più ricco, passatemi l’espressione» Ad Ardea a giugno si terranno le elezioni: cosa chiedete come balneari al nuovo Sindaco? «In questi ultimi anni con l’Amministrazione uscente quello che è mancato è stato il coinvolgimento delle realtà del territorio nei processi decisionali. E parlo non solo dei balneari. Per il nostro settore specifico ad
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ogni modo posso portare un esempio su tutti, quello dell’ordinanza balneare del Comune che, insieme a quella della Capitaneria di Porto (che disciplina tutto ciò che ha a che fare con il mare, il salvataggio, ecc., ndr), ogni anno determina lo svolgimento della stagione estiva. Ebbene, in questi anni non sono mai stato interpellato in qualità di rappresentante dei balneari a differenza, ad esempio, di quanto accaduto a Fiumicino dove l’Amministrazione, nel preparare il documento per il compartimento marittimo, ha interpellato tutte le categorie. E per i balneari ha richiesto un mio contributo. Dunque sono stato più utile al livello regionale che non qui al livello locale malgrado la mia presenza sul territorio da ben 49 anni. Perché sottolineo questo. L’ordinanza balneare del Comune di Ardea è diventata una sorta di enciclopedia, un documento difficile da leggere e soprattutto consultabile. Ascoltare allora il parere di chi vive questa realtà da 20, 30, 50 anni secondo me potrebbe aiutare in quegli aspetti che dal punto amministrativo possono sfuggire. Speriamo dunque che la nuova Amministrazione decida di interfacciarsi in modo più frequente con noi operatori e con le Associazioni di categoria». Come ogni anno ritorna ad Ardea il tema dell’inquinamento: condivide l’appello recente del Sindaco Savarese alla Regione affinché vigili maggiormente sulle cause che lo producono? «Su questo tema occorre fare delle distinzioni. Venti-trenta anni fa c’era un inquinamento dovuto al sistema fognario che oggi possiamo in larga parte ritenere risolto. Basti pensare che un tempo le telline non c’erano nel nostro mare mentre ore se ne registra una fortissima presenza. Dopodiché c’è da considerare l’aspetto morfologico: nel nostro Comune arrivano a valle, specie quando piove, i fanghi provenienti dai Castelli che “sporcano” l’acqua per diversi giorni, ma ciò non significa che il mare sia inquinato, anzi. Infine c’è la questione, chiaramente,
delle analisi in prossimità dei fossi e quello chiaramente è un problema che va risolto. L’unica cosa che mi rende un po’ perplesso è l’accanimento nei confronti del territorio di Ardea: sembra cioè che questi fossi siano presenti soltanto da noi quando chiaramente non è così. In ottica di comunicazione probabilmente in Regione siamo meno tutelati di altre zone». Chiudiamo con quanto sta accadendo con la direttiva Bolkestein: dal 2023 le concessioni dovranno andare a gara, qual è il vostro commento? «Nel novembre scorso il Consiglio di Stato si è espresso in merito all'annosa questione fissando il limite di due anni affinché le concessioni vadano a gara. Già questo di per sé fornisce un quadro su come funzionano le cose in Italia dato che non dovrebbe essere la Magistratura a decidere aspetti così delicati bensì la legge. Il governo italiano invece, che in questi anni ha deciso ogniqualvolta sempre di rimandare il problema anziché affrontarlo, continua pertanto a perpetrare questa autentica operazione scellerata non rendendosi conto, oppure facendolo consapevolmente, di stare per svendere una parte importantissima del nostro Paese, ovvero il nostro mare, che da sola vale il 13% del PIL. Le concessioni in Italia sono affidate per il 93% circa a famiglie; togliergliele, magari dopo 50 anni, significa metterle in mezzo ad una strada se non riusciranno ad aggiudicarsi il bando. Inoltre c’è il discorso di pari opportunità: se è vero che il principio della Bolkestein è quello di dare pari opportunità di iniziativa economica a tutti nell’Unione è altrettanto vero, allora, che dovrebbero essere messi sul piatto comparti compatibili tra loro. E il mare non è uno di questi». Quale potrebbe essere una soluzione? «Intanto si potrebbero assegnare nuove concessioni considerando che in molte Regioni ce ne sono pochissime e si è lontani dai parametri fissati dalla legge nel rapporto stabilimenti/spiagge libere. In questo modo si creerebbero nuovi posti di lavoro senza per questo intaccare chi fa questo mestiere da una vita». Luca Mugnaioli