5 minute read

DISCRIMINAZIONI ATTRAVERSO LA STORIA

Next Article
IL NOME DELLA ROSA

IL NOME DELLA ROSA

Di Filippo Bellocchi e Filippo del Corona

Nonostante l’odio verso le etnie risalga all’antichità, basti pensare all’odio e ad il senso di superiorità che i Greci avevano verso i Persiani, il razzismo vero e proprio, basato sull’idea dell’esistenza delle razze, trae le sue origini a poco dopo la scoperta dell’America; “ispirandosi” alla tratta araba del Sahara, la più grande tratta di esseri umani della storia, i Conquistadores iniziarono a rapire gli Indios, spesso consegnati come prigionieri di guerra da altre tribù, e a ridurli in schiavitù, sterminarli in battaglie e con malattie che gli Indigeni non avevano mai contratto e la popolazione venne decimata. Tuttavia, i coloni si trovarono costretti ad impiegare servi bianchi poiché gli Indigeni, oltre che ribelli e aggressivi, erano troppo gracili e non abituati alla fatica ed al lavoro che gli Europei erano invece in grado di sostenere. Per i coloni sarebbe stata inconcepibile una “schiavitù bianca”, in quanto dei Cristiani non potevano asservire altri Cristiani, purché essi fossero Europei; infatti molti Indigeni che si erano convertiti vennero comunque schiavizzati. Una soluzione venne trovata nelle coste dell’Africa; così come nelle Americhe, anche qui i prigionieri di guerra venivano venduti ai coloni ed ai naviganti in schiavitù dai regni e dalle tribù che si affacciavano sul Golfo di Guinea, zona più conosciuta e più esplorata dell’Africa. Gli africani erano maggiormente preferiti rispetto agli Indios perché più robusti e più docili, rare erano infatti le fughe o le ribellioni. Così iniziò a fiorire una fitta tratta di esseri umani che venivano trasportati attraverso l’Atlantico e costretti a lavorare nelle piantagioni di cotone, di zucchero, nelle miniere o nei campi per lo sviluppo del commercio europeo. Le navi negriere spesso trasportavano dalle 300 alle 500 persone, tuttavia si stima che uno schiavo su sei era destinato a morire per le pessime condizioni igieniche o per fare spazio ad altri schiavi, numero destinato a salire in quelle navi che naufragavano o erano soggette a ribellioni. Una volta sbarcati, i negrieri vendevano gli schiavi al miglior offerente, tutelati legalmente da leggi apposite. Uno schiavo medio, ben robusto ed in salute, poteva arrivare a costare circa 33.000€ che andavano unicamente al negriero e non alla “merce”. Anche se i mestieri svolti dagli schiavi erano vari, essi non erano retribuiti in denaro ma in vitto e alloggio, seppur scarsi. Le pene per uno schiavo poco produttivo o insubordinato erano molto gravi: la fustigazione prolungata, il digiuno forzato e la pena capitale per i rivoltosi, come l’impiccagione o la fustigazione fino alla morte. La schiavitù iniziò ad essere condannata ed abolita in Europa rispettivamente nel XVIII e XIX secolo con l’avvento dell’Illuminismo, ma continuò fino alla seconda metà del 1800. Negli Stati Uniti venne abolita nei primi decenni dell’800 ma fu solo con la Guerra di Secessione che negli stati del Sud, meno progrediti economicamente e più diffidenti delle nuove tecnologie rispetto al Nord, la schiavitù venne soppressa definitivamente. Le conseguenze della schiavitù, presenti ancora oggi, sono l’odio e la discriminazione delle persone di origine africana che ancora oggi fanno sorgere proteste e movimenti. Nel corso del ‘900 le potenze europee iniziarono a spartirsi l’Africa e ad entrare in contatto con le popolazioni locali, senza però asservirle completamente; negli anni Venti, l’impiego nella Grande Guerra da parte delle maggiori potenze europee di soldati africani ed indiani, portò ad una maggiore integrazione delle etnie, alla nascita di movimenti intellettuali che supportavano l’unione tra di esse e popoli diversi in quanto tutti umani e di conseguenza uguali tra loro e l’avvento dei movimenti civili per gli Afroamericani negli Stati Uniti. Ciononostante, anche i

Advertisement

movimenti razzisti aumentarono (vedi Partito nNazionalsocialista in Germania), e da qui nacquero altre tensioni tra gli stati europei che sfociarono nella Seconda Guerra Mondiale. Durante gli anni di guerra il Reich tentò lo sterminio degli Ebrei, degli omosessuali e degli invalidi, ritenuti inutili per lo stato tedesco. Nel secondo dopoguerra, personaggi di spicco quali Martin Luther King e Malcom X portarono alla luce i problemi e le discriminazioni che gli Afroamericani erano costretti a subire e proposero diverse idee di rivoluzione etnica: mentre King supportava l’idea della nonviolenza e della riforma pacifica, Malcolm riteneva che la soluzione migliore risiedesse nell’abbandono dell’America da parte dei neri ed il loro ritorno in Africa. Poi, con l’inizio della guerra in Vietnam, sorsero i movimenti delle Pantere Nere, bande di Afroamericani, che esigevano specifici diritti e pattugliavano le strade assicurandosi che la polizia non commettesse brutalità. Nel corso del XX secolo, i neri negli Stati Uniti si sono sempre più emancipati, ottenendo diritti basilari che erano sempre stati negati loro, quali il diritto di voto o l’abolizione della separazione dei mezzi pubblici tra bianchi e neri e delle leghe sportive ed il diritto ad un servizio di assistenza medica appropriato.

Black Lives Matter

Black Lives Matter è un movimento attivista internazionale, originato all'interno della comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo e perpetrato a livello socio-politico, verso le persone nere. Il movimento organizza regolarmente delle manifestazioni per protestare apertamente contro gli omicidi delle persone nere da parte della polizia, nonché contro questioni più estese come brutalità della polizia e disuguaglianza razziale nel sistema giuridico degli Stati Uniti. Nel 2013, in seguito all'assoluzione di George Zimmerman, il quale aveva sparato al diciassettenne afroamericano Trayvon Martin il 26 febbraio 2012, uccidendolo, cominciò a comparire su vari social media l'hashtag #BlackLivesMatter, da cui poi ebbe origine l'omonimo movimento. BLM ottenne visibilità a livello nazionale grazie alle sue proteste in strada in seguito alla morte di due afroamericani, entrambi uccisi da agenti di polizia, nel 2014: Michael Brown, che portò a numerose rivolte nella città di Ferguson, e Eric Garner, soffocato da un agente a New York. Dalle ultime parole di quest'ultimo è nata la celebre frase I can't breathe ("Non riesco a respirare"), molto diffusa durante questo tipo di proteste. Dalle proteste di Ferguson, i partecipanti del movimento sono scesi in strada per manifestare dopo la morte di numerosi altri afroamericani, uccisi in seguito ad azioni della polizia o durante la custodia in carcere. Dal 25 maggio 2020, data della morte di George Floyd, in tutti gli Stati Uniti si sono verificate proteste pacifiche e non, dividendo molto l'opinione pubblica. Questa su Black Lives Matter, all'interno della popolazione statunitense, varia in modo significativo tra i diversi gruppi etnici. In risposta al movimento è stata coniata la frase "All Lives Matter", ma è stata criticata per ignorare o fraintendere il messaggio che il motto "Black Lives Matter" vuole trasmettere. In seguito all'uccisione di due agenti di polizia a Ferguson, è stato creato l'hashtag #BlueLivesMatter in supporto ai membri delle forze dell'ordine. Alcuni attivisti neri per i diritti civili si sono mostrati in disaccordo con la strategia del movimento opposto.

This article is from: