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FIAT IUSTITIA ET PEREAT MUNDUS

Di Alice Oreti

Per Green Economy si intende una tipologia di approccio all’economia che è volto non esclusivamente al mero compenso a detrimento dell’ambiente, bensì guarda principalmente alla riduzione delle emissioni, alla riduzione dei rifiuti (prediligendo imballaggi di carta, stoffa o vetro piuttosto che di plastica, o direttamente adottando una filosofia di “prodotto senza imballaggio”), alla scelta di tipologie di energie rinnovabili. Tale scelta porta ad un guadagno inferiore per l’impresa, la quale deve sostenere un costo maggiore, ma a lungo termine rende molto in termini di vivibilità del nostro pianeta. Altrettanto importanti e degne di considerazione al fine di ridurre emissioni e inquinamento sono l'economia circolare e l'economia decarbonizzata. Per economia circolare si intende una tipologia di economia sostenibile, in cui gli scarti sono largamente ridotti e lo scarto stesso viene impiegato per generare nuovi prodotti. In poche parole: rifiuti ridotti al minimo e materia prima costantemente presente per la creazione di nuovi prodotti. Per economia decarbonizzata si intende invece una filosofia economica in cui l’azienda rifugge il più possibile nell’impiego di carbone per ricavare l’energia necessaria alla realizzazione dei propri prodotti. Perché la green economy può essere una grande opportunità per il nostro Paese e per il mondo? Una serie di esempi in ordine sparso potrebbero essere l’incremento di uno sviluppo in ambito digitale e innovativo, la promozione di nuovi investimenti, la creazione ad hoc di migliaia di nuovi posti di lavoro per valorizzare l’Italia sia in termini di potenzialità sia in termini culturali e naturali.1 In Italia, soprattutto a causa dell’emergenza Covid-19 e del conseguente lockdown con rispettivo blocco di tutte le attività considerate non indispensabili, alcuni settori che maggiormente si appoggiavano alla green economy -e.g. l’agroalimentare- hanno sofferto molto, in particolare a causa della riduzione delle esportazioni e a causa della minore richiesta da parte di turismo e ristorazione. Un altro settore in sofferenza è quello dei trasporti pubblici, e non solo per la crescente tendenza a non uscire di casa (preceduta dall’impossibilità di uscire nei mesi del lockdown) dovuta al duplice effetto della crescita dello smart-working e della didattica ormai totalmente digitalizzata; è ragionevole supporre che anche lo spirito civico e la responsabilità individuale al fine di bloccare la crescita della curva dei contagi hanno rivestito una certa importanza. In aggiunta, c’è una tendenza sempre maggiore all’utilizzo di mezzi privati in quanto quelli pubblici sono considerati dal sentore comune quali luogo dove avvengono maggiormente i contagi. Se il blocco totale da marzo a giugno aveva permesso una riduzione netta delle emissioni, in questi mesi abbiamo osservato un nuovo picco, dovuto anche e soprattutto a tale tendenza dei cittadini nel prediligere mezzi privati. Un settore che mostra più ottimismo è quello del commercio di biciclette, monopattini e overboard: grazie ai vari bonus che sono stati stanziati dal governo per potenziare una tipologia di mobilità più green ed ecosostenibile, l’acquisto di questi mezzi di trasporto è aumentato di più di dieci punti percentuali (12.1%). Hanno invece subito dei rallentamenti i progetti di rigenerazione urbana. Andando ad analizzare i dati degli ultimi mesi è sconfortante notare che vi è stata una riduzione della produzione di rifiuti solamente in coincidenza della attuale crisi economica e non a causa di una presa di coscienza individuale e collettiva. Per quanto esso sia un dato innegabilmente positivo, bisogna però osservare che analizzando lo smaltimento dei rifiuti e il riciclaggio, a causa della stessa crisi (in particolare per l’inattività degli impianti e per il crollo dei prezzi dello smaltimento stesso) vi è stata grande difficoltà nel riciclo da parte degli stabilimenti. Vi è conseguentemente un calo enorme nella disponibilità di ‘materie prime seconde’.

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Le materie prime seconde (MPS) sono tutti quei materiali costituiti da scarti derivati dalla lavorazione delle materie prime oppure da tutto il risultato della catena di riciclo, che va a dare nuova vita ai rifiuti. Concretamente, esempi di materie prime seconde sono gli scarti organici prodotti dalle industrie agroalimentari (e.g. bucce di ortaggi) che verranno poi impiegati nella produzione del compost; o ancora le plastiche ottenute dal riciclo di bottiglie e materiali plastici derivati dai rifiuti. L'industria delle MPS si è sempre più diffusa, ma ha subito un brusco stop anche a causa del Coronavirus. Come sfruttare al meglio la green economy? Come è vista da noi giovani questa nuova filosofia economica? La generazione di Greta Thunberg e le generazioni appena precedenti non vedono la green economy come un’opportunità, ma come un imperativo: non vi è altro modo per uscire da questa crisi ambientale se non un cambiamento radicale nell’atteggiamento economico. Per quanto irresponsabile, il singolo individuo non ha lo stesso devastante impatto di una grande multinazionale che trascura l’ambiente o addirittura lo inquina volontariamente. Per giungere davvero alla fine di questa crisi ambientale e climatica è necessario imporre alle aziende, piccole o grandi che siano, l’adesione ad almeno una delle filosofie economiche di cui sopra: economia circolare, economia decarbonizzata, economia green. È veramente triste osservare come l’economia al momento sia ancora dominata dalla sete di denaro e non dall’impegno del singolo e della comunità di migliorare, per quanto possibile, la nostra permanenza collettiva sul pianeta. È veramente deludente notare come la visione del mondo sia ancora ferma al celeberrimo articolo di Milton Friedman The Social Responsibility Of Business Is to Increase Its Profits2 e come dal 1970, anno di pubblicazione dell’articolo sul New York Times, ancora si sostenga che l’unico obiettivo delle imprese debba essere massimizzare i profitti, et pereat mundus3. Ancora una volta, è l’economia verde la nostra risposta. Sì, vi sarebbe senza dubbio introito ridotto rispetto ad adesso: un sacrificio infinitesimo rispetto ai benefici che andrebbero all’ambiente, a medio termine, e quindi alla sopravvivenza dell’umanità, a lungo termine. Sono bastati pochi mesi di lockdown per renderci conto di quanto le emissioni fossero ingenti: poi l’uomo si è fermato, ma la natura no. La natura ha continuato il suo corso e con la riduzione dell’inquinamento è rifiorita e con la minore presenza degli uomini anche gli animali hanno riconquistato parte dei loro territori. È un progetto ambizioso, ma nell’economia green la nostra generazione crede fermamente. L’unico punto fermo che ad ora sostiene è che sia estremamente necessario agire ora, perché non sia poi troppo tardi. In questo caso e come spesso accade nella storia, dopo un certo punto, non si può più tornare indietro.

1 Sempre più università dedicano interi percorsi al tema della sostenibilità. Ad esempio, perfino la blasonata Bocconi offre un intero master incentrato sul Sustainability and Energy Management. 2 L’articolo: https://www.nytimes.com/1970/09/13/archives/a-friedman-doctrine-the-socialresponsibility-of-business-is-to.html Un suo riassunto critico: https://it.businessinsider.com/milton-friedman-responsabilita-diimpresa-e-incrementare-i-profitti-suona-piu-vacua-che-mai/ 3 Dalla massima kantiana Fiat iustitia et pereat mundus: «Sia fatta giustizia e perisca pure il mondo».

Lo sfondo di questo articolo è tratto da: https://www.green.it/green-economy-lacrescita-economica-sostenibile/

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