Foto: Alberto Bevere
Il lago di Canterno
patrimonio comune da preservare novitĂ istituzionali e ricerche scientifiche Atti del Convegno di Studi (Fumone, 20-21 maggio 2017)
Comune di Fumone
Atti del Convegno a cura dell’Associazione Il Guitto Direttore: Elisa Potenziani Direttore artistico: Francesco Caponera Hanno collaborato alla realizzazione del Convegno e del presente volumetto: Lamberta Caponera, Umberto Caponera, Giuseppe Cino, Mariano D’Agostini, Giuseppe Gatta, Cecilia Giovannetti, Matteo Petitti, Stefano Petri, Alessandro Potenziani info.ilguitto@gmail.com
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Il lago di Canterno patrimonio comune da preservare novitĂ istituzionali e ricerche scientifiche Atti del Convegno di Studi (Fumone, 20-21 maggio 2017)
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«Nella contrada Canterno havvi un lago omonimo. [...] La posizione è veramente pittoresca: vi si elevano varie isolette, e nelle capanne erettevi vegliano i pescatori: e da qualunque di quelle isole si giri lo sguardo ci si aprono dei colli, dei paesi e dei villaggi. [...] Qualche intendente volle far risalire la formazione del lago ai tempi di Nerone, ma l’opinione è una vera poesia, mentre il lago rimonta soltanto al 1816 [...] e riuscendo insufficiente l’emissario di Fumone le acque ingrossando stagnarono sempre in guisa che nel 1825 il lago si formò nelle dimensioni attuali occupando 30 ettari dei terreni di Fumone. Il Comune ne ritrae un lucro annuo poiché ne affitta la pesca dal 1837». Giuseppe Ricciotti, Fumone e Celestino V (1896)
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INDICE:
M. PADOVANO
Saluti ________________________________________________________________________________ p.7
E. POTENZIANI
Introduzione ai lavori ___________________________________________________________________ p.8
G. CINO
Ultime scoperte sulla storia e preistoria del lago di Canterno ___________________________________ p.10
F. ANGELELLI
Conoscenza della storia geologica, presupposto per la prevenzione e la tutela del territorio__________ p.14
ITT di biotecnologie ambientali S. Pertini
Presentazione dei risultati delle analisi biochimiche delle acque del lago _________________________ p.17
F. LUCCHESE
Emergenze floristiche e vegetazionali _____________________________________________________ p.20
W. CULICELLI
Presenze avifaunistiche: evoluzione e problematiche legate alla nidificazione _____________________ p.27
G. CINO
Le forme carsiche ed i geositi come risorsa primaria per uno sviluppo sostenibile _________________ p.36
R. COPIZ
Criticità e potenzialità della Riserva Naturale Regionale lago di Canterno _______________________ p.42 Sezione fotografica ____________________________________________________________________ p.47 Ringraziamenti _______________________________________________________________________ p.54
* L’ Associazione culturale Il Guitto ha documentato il Convegno. È possibile richiedere una copia della registrazione che contiene anche l’intervento dell’Ing. Francesco Dolceamore (Enel), non presente in questa pubblicazione.
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Saluti del Sindaco Il Convegno di Studi “Il lago di Canterno patrimonio comune da preservare: novità istituzionali e ricerche scientifiche” è nato da una brillante idea dell’Associazione culturale Il Guitto e subito condivisa da me, dalla mia amministrazione e dall’Ente Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi che, concedendo un patrocinio oneroso, ha fattivamente incentivato l’organizzazione del Convegno. Un’occasione per incontrare nella stessa sede sia gli altri Comuni che si affacciano sul lago di Canterno ovvero Ferentino, Fiuggi, Trivigliano e Torre Cajetani, sia la XII Comunità Montana, sia il GAL Ernici Simbruini. Lo stimolo derivante dalla proposta avanzata dall’Associazione Il Guitto, che svolge con passione un eccellente lavoro di valorizzazione del territorio, ha fatto sì che oggi siano presenti, in veste di relatori, studiosi e professori provenienti da vari Atenei dell’Italia centrale che qui espongono i risultati di ricerche scientifiche durate anni. Sono felice di aver contribuito alla realizzazione di questo Convegno perché Canterno rappresenta per noi fumonesi un luogo particolarmente importante dal punto di vista affettivo: quando ancora le case non erano dotate di acqua corrente, il lago era una risorsa idrica fondamentale per i contadini, per le donne – tra le quali mia madre – che vi si recavano a fare il bucato soprattutto durante il periodo estivo, per i pescatori, le cui famiglie si guadagnavano da vivere con la pesca. Adesso è un’oasi naturalistica che vogliamo proteggere e valorizzare, per far sì che diventi un’attrazione turistica e culturale a disposizione di tutti ma nel rispetto delle regole che ne tutelano le specie animali e vegetali. Maurizio Padovano Sindaco di Fumone
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Introduzione ai lavori L’idea del Convegno è scaturita dalla volontà di celebrare il ventennio di vita dell’area protetta “Lago di Canterno” (1997-2017) nata con la legge regionale 29/97 che disciplinava l’istituzione delle aree naturali protette del Lazio. L’appuntamento si è profilato ancor più importante perché ci ha permesso di fare uno stato dell’arte della situazione attuale, all’indomani del passaggio di gestione della Riserva di Canterno all’Ente Parco Regionale che riunisce così il Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e lago di Fondi, la Riserva Naturale Antiche città di Fregellae e Frabateria Nova e del lago di San Giovanni Incarico, e la Riserva Naturale del Lago di Canterno. Una rete di aree protette che comprende il territorio di venti comuni e che si estende dalle coste del Tirreno, in provincia di Latina, alle aree più interne della provincia di Frosinone: un sistema caratterizzato soprattutto da zone umide e dall’insieme di alcuni geositi costituiti dalle morfologie carsiche di Campo Soriano, delle Grotte di Pastena e Collepardo, del Pozzo d’Antullo. Un’area vasta che racchiude al suo interno paesaggi sorprendenti in ogni stagione dell’anno, siti archeologici di particolare interesse e una ricchezza floristica e faunistica che deve essere attentamente preservata. La giornata di studi ha rappresentato un’occasione molto interessante almeno su tre direttrici. Iniziamo da quella peculiarmente scientifica attraverso la quale è stato possibile analizzare gli aspetti connessi all’evoluzione geologica, alla presenza di particolari specie vegetali e animali, alla storia e preistoria del luogo, al carsismo tipico e alla proposta di valorizzare i geositi come potenziale risorsa aggiuntiva per uno sviluppo sostenibile. I relatori hanno presentato studi scientifici che sono il risultato di un percorso durato anni, talvolta decenni, e che hanno condotto a esiti di estremo interesse, raccolti in questo volumetto. Un secondo percorso è stato quello relativo al particolare habitat che le peculiari caratteristiche del lago hanno generato e in riferimento al quale non si è trascurato di mettere in evidenza la precarietà di talune forme di vita a causa delle variabili aggressive a cui non è estranea, purtroppo, la minuta e quotidiana azione dell’uomo. In queste due fasi, allo scopo prettamente scientifico del Convegno, è stato aggiunto quello volutamente divulgativo. Il terzo percorso ha riguardato le Istituzioni rappresentate dai Sindaci – o dai loro delegati – dei comuni rivieraschi, dall’Enel, concessionaria per l’utilizzo del bacino a fini idro-elettrici, dalla Provincia, dalla XII Comunità Montana e dal GAL. Si è giustamente parlato di patrimonio e a noi piace quest’espressione! Piace perché il lago, nonostante la sua formazione recente (1821!)1, ci racconta molte storie: quelle quotidiane o stagionali di animali e piante, alcune delle quali anche rare; quelle dei pastori, dei contadini, dei pescatori e delle lavandaie; di coloro che hanno collaborato alla costruzione della centrale idroelettrica entrata in funzione nel 1945. La formazione definitiva, in epoca moderna, risale al 1821, ma un lago più antico dovette occupare la stessa area già più di 36.000 anni fa. Il prof. Italo Biddittu (Istituto Italiano di Paleontologia Umana) avrebbe dovuto esporre in occasione del Convegno un intervento dal titolo Testimonianze archeologiche nell’area del lago di Canterno, che però, per motivi personali del relatore, non ha avuto luogo. La relazione avrebbe evidenziato il rinvenimento di reperti archeologici che attesterebbero la presenza del lago in epoca preistorica.
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Un ricco patrimonio, dunque, dal punto di vista naturalistico, storico e antropologico ma che deve essere consapevolmente recuperato e preservato principalmente dall’azione umana che porta spesso a un eccessivo disturbo delle specie in momenti importanti quali la migrazione o, peggio, la riproduzione o anche all’abbandono di ogni sorta di rifiuti sulle sponde del lago: bottiglie di plastica e vetro, sacchi di immondizia, pneumatici, blocchi di polistirolo, pannelli di eternit, rifiuti ingombranti, residui dell’attività di pesca, scarpe, giocattoli etc. Questo denuncia una carenza di senso civico e di consapevolezza di una parte di popolazione, carenze che possono essere superate anche attraverso un lento processo di educazione al territorio che alcune Associazioni già portano avanti da tempo, esercitando un’instancabile azione di promozione culturale e scientifica. Tra di esse c’è sicuramente l’Associazione scientifico naturalistica Sylvatica che svolge sul territorio un’azione di divulgazione della conoscenza, ma anche di vigilanza effettuando talvolta analisi delle acque, specialmente in momenti critici. Le Associazioni promuovono anche giornate ecologiche che, prevedendo la rimozione dei rifiuti con la collaborazione dei cittadini, svolgono una chiara azione di responsabilizzazione nei confronti dell’ambiente: è il caso, tra le altre, di Legambiente e del Club Carpe Diem. Questa breve presentazione delle fondamenta scientifiche di tutta la ricerca condotta attorno all’area del lago unita alla vitale realtà costituita dall’associazionismo dovrebbe indicare una strada possibile verso un’azione sul territorio che sia ragionata, consapevole e a lungo termine. Se l’espressione patrimonio in riferimento al lago di Canterno sembra essere efficace benché “neutra”, quella di risorsa invece potrebbe prestarsi a facili fraintendimenti. Il timore è che il riferirsi al territorio come “risorsa”, che è la potenzialità che esso esprime, possa invece far più di sovente riferimento alle caratteristiche “materiali” (o economiche) che a quelle culturali, sentimentali ed emozionali con tutte le conseguenze che i due diversi percorsi prevedono. Ci sarebbero interventi necessari e poco dispendiosi da poter realizzare: cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti, o l’allestimento di una cartellonistica che aiuti il visitatore a comprendere l’ecosistema nel quale va ad inserirsi, oppure ancora postazioni coperte per il birdwatching con la possibilità di noleggiare binocoli etc. Altre proposte sono esposte negli interventi contenuti in questa pubblicazione. Da parte nostra possiamo solo dire che l’unione delle conoscenze e delle risorse, umane ed economiche, andrebbe incentivata più che in passato. Quello che intendiamo, e lo sottolineiamo, non è allontanare l’uomo dal lago di Canterno, cosa innaturale ed errata, ma riuscire a raggiungere una situazione ideale in cui un’antropizzazione disordinata e chiassosa – da controllare, evidentemente – non arrivi a turbare un ecosistema fragile. Ciò che va recuperato è un rapporto intimo, sentimentale, emotivo, identitario con il nostro lago.
Elisa Potenziani Presidente Ass. culturale Il Guitto
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Ultime scoperte sulla storia e preistoria del lago di Canterno G.CINO, biologo specializzato in “Gestione dell’Ambiente Naturale e delle Aree Protette” Università degli Studi di Camerino - email: pino.cino@virgilio.it
Ringrazio tutti quelli che si sono impegnati per la realizzazione del presente convegno, che rappresenta una rara occasione - fin qui addirittura unica - per raccogliere e divulgare gli approfondimenti, le ricerche e le novità emerse nel corso di questi venti anni. Studi che avrebbero avuto maggiore importanza se fossero stati fatti in fase preliminare alla istituzione della Riserva, ma che pur tuttavia rappresentano la base delle conoscenze imprescindibili per la pianificazione di qualsiasi intervento di protezione o di conservazione. A tal proposito conviene specificare che i due termini non sono affatto sinonimi. La protezione si attua con l’insieme delle azioni che escludono qualsiasi intervento diretto dell’uomo sull’ambiente, permettendo agli ecosistemi presenti in una determinata area, di evolvere secondo l’intera complessità delle relazioni tra gli elementi abiotici (non viventi), e gli esseri viventi che la popolano. La protezione è quindi adatta a realtà non troppo trasformate dalle attività umane, che hanno mantenuto la loro selvaticità nel tempo e che sono il frutto della evoluzione naturale. La Conservazione ha come scopo quello di mantenere la situazione che si ritiene meritevole di tutela per le valenze naturalistiche presenti. Valenze che sono direttamente legate alle attività che l’uomo ha esercitato ed esercita. L’Italia è popolata da tempi preistorici, e reca i segni di tutti gli interventi che l’uomo ha messo in atto, modificando il territorio. Basti pensare al grande passo evolutivo rappresentato dal passaggio dal nomadismo alla sedentarietà, avvenuta con la scoperta delle pratiche di agricoltura e di allevamento. La conseguente ripartizione dei territori destinati a scopi produttivi diversi. La nascita di villaggi e di centri abitati collegati inevitabilmente da una rete di mobilità. Gli interessi legati al riconoscimento di una “risorsa”, che è tale per il solo fatto di essere presente, che diventa “materia prima” in quanto utile ad una filiera produttiva. L’importazione casuale o voluta di specie alloctone (non originarie del luogo) sia vegetali che animali e il relativo inquinamento genetico. Questo per fare solo alcuni esempi. È facilmente comprensibile quindi, che solo in rarissimi casi è possibile fare “protezione” in Italia. Nella quasi totalità dei casi si tratta di “conservazione”. Questa prevede una adeguata analisi degli elementi di maggior valore che si vogliono tutelare, al fine di individuare le più efficaci azioni da intraprendere. Nel nostro caso l’elemento di maggior valore naturalistico intorno al quale si è avviato l’iter per l’istituzione della Riserva Naturale Regionale “Lago di Canterno”, è appunto il lago. È un dato conosciuto che il lago è di origine carsica e che per estensione è il più grande in Italia e uno dei più grandi in Europa di tale natura. Dal lago quindi siamo partiti per conoscerne alcuni aspetti che lo rendono molto particolare e per certi versi unico. Ad esempio sono rarissimi i casi simili ai fenomeni di improvvisi svuotamenti e successivi riempi-
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menti, che per diverse volte (circa dodici), sono accaduti a cavallo del 1900, fino alle opere realizzate dall’ENEL per lo sfruttamento del bacino ai fini di produzione di energia elettrica. Il meccanismo di tale fenomeno è legato alla presenza di un inghiottitoio posto sul fondo, chiamato “il Pertuso”, che tendeva ad ostruirsi per l’apporto di materiali trasportati dalle piogge. Questi detriti, impedendo all’acqua di disperdersi nel sottosuolo, le facevano ristagnare formando il lago. Con il deteriorarsi dei componenti organici e il contemporaneo aumento della pressione esercitata al crescere del livello delle acque soprastanti, periodicamente il diaframma cedeva, ed il
lago scompariva disperdendosi nella cavità sotterranea. Tale aspetto della sua storia è quindi conosciuto e difficilmente ripetibile almeno nelle modalità esposte. Ciò non toglie che ricordando la sua natura carsica e la “vitalità” del fenomeno del carsismo, che tra i fenomeni geologici vanta una notevole velocità, non ci si possa fidare troppo. Infatti grava su tutta l’area un vincolo idrogeologico che sottolinea la fragilità dell’equilibrio raggiunto, e che pur tuttavia ha consentito un livello di tutela almeno nei confronti del proliferare di edilizia residenziale in un luogo così attraente. Ben più interessante si dimostra l’indagine per capirne la preistoria. È infatti ben strano che non se ne abbia notizia alcuna per tutti i millenni in cui civiltà e popoli diversi si sono succeduti nell’area. Se per la sua storia si deve risalire al 1821, si deve ritenere che in epoche antecedenti il lago non fosse mai esistito? La morfologia del territorio lascia intravedere una preistoria. La cartografia esistente, i dati del telerilevamento, i documenti rintracciati, sono stati oggetto di una indagine che ho condotto con la supervisione del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino che, con diverse modalità, ha avviato la ricerca di ulteriori dati oggettivi che potessero chiarire meglio il quadro. Si è trattato in primis di rintracciare, georeferenziare e riportare su carta, tutti gli elementi che la ricerca documentale riportava o soltanto accennava. Sono stati così individuati tutti gli inghiottitoi presenti nel bacino idrografico della conca tettonico-carsica in cui giace il lago. Di estrema importanza si sono rivelati in particolare la cavità della Grotta di Corniano, che possiede una discreta capacità drenante e ancor di più l’inghiottitoio “Sgolfo”, posto all’interno della Grotta dei Canonici. Questo inghiottitoio, oggi del tutto ostruito, aveva una elevatissima capacità di disperdere le acque nel sottosuolo. Ciò è documentato anche dagli atti della Prefettura di Frosinone che registra i disagi delle popolazioni residenti che premevano per il ripristino della funzionalità di tale inghiottitoio al fine di recuperare i terreni allagati. Ulteriore elemento utile è derivato dall’esame al C14 (isotopo naturale radioattivo dal carbonio), cui sono stati sottoposti i materiali estratti in diversi carotaggi del terreno predisposti nella piana di Canterno. I prelievi sono stati eseguiti in prossimità dei cosiddetti “Laghi Lattanzi”, oggi non più
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identificabili se non attraverso la cartografia storica, e a nord della “stretta di Cornianoâ€?. I risultati attestano che le torbe estratte risalgono ad una etĂ anteriore a 36.000 anni fa. Appurato che il lago esisteva in epoca preistorica, cosa ne ha causato la scomparsa per tanti secoli,
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e con quale successione di eventi? Le ipotesi formulate hanno spinto alla ricerca di ulteriori indizi sul territorio. Rivedendo la successione dei movimenti tettonici, la stratigrafia, e tutti i dati della evoluzione geologica dell’area, ci si è spinti alla verifica delle faglie presenti. Una di queste era data per “faglia diretta probabile”. Essa si snoda dalla scarpata settentrionale del Monte Porciano, attraversa in modo ortogonale la Stretta di Corniano e infine costeggia il bordo settentrionale del colle omonimo. Lungo questa faglia sono esattamente posti i due inghiottitoi citati. Si è quindi provveduto a verificare l’esistenza di questa faglia e il sopralluogo ha dato esito positivo: la faglia esiste ed è di tipo diretto cioè distensivo. Il quadro più probabile sarebbe quindi il seguente. Il Lago esisteva in epoca preistorica, probabilmente con estensione superiore a quella attuale, comprendendo in un unico bacino anche l’area dei “Laghi Lattanzi”. La faglia diretta, cioè di tipo distensivo, causando un abbassamento della porzione di territorio posta a Nord della “Stretta di Corniano, apriva contemporaneamente due inghiottitoi: lo “Sgolfo”, e la “Grotta di Corniano”. Le acque provenienti dal “Fosso del Diluvio” e dal “Fosso delle Cese”, trovavano quindi un ostacolo al loro defluire e ristagnavano allagando quest’area. Il livello delle acque conseguentemente saliva costituendo un bacino di piccole dimensioni, fino ad utilizzare come sfioratori naturali i due inghiottitoi. Tale stato di cose si è mantenuto fino alle testimonianze storiche sulla progressiva ostruzione degli stessi, e al ripristino dell’assetto odierno dell’idrografia.
Il Lago di Canterno, merita che questa successione di eventi venga raccontata per comprendere meglio l’unicità di questi luoghi. Chiunque può guardare il lago ed apprezzarne la bellezza estetica, la dimensione ludica, la valenza ricreativa e fisico-sensoriale. Chi ha un quadro più completo della sua intera storia, può immaginare anche la dimensione dei fenomeni, il loro alternato procedere, il loro impatto sulla morfologia attuale ed avvicinarsi così anche alla dimensione emotiva, unica capace di spingere ad atteggiamenti di rispetto e tutela. Principale conseguenza di tali riflessioni, riguarda la comunicazione alle popolazioni residenti, in primis partendo dalle scuole. Ringraziando per l’attenzione prestatami, auspico che vengano avviate iniziative in tal senso e personalmente mi dichiaro sin da ora disponibile a collaborare con le scuole del territorio.
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Conoscenza della storia geologica, presupposto per la prevenzione e la tutela del territorio Francesco Angelelli, Geologo, Segretario Generale Associazione Geo-ArcheologicaItaliana, AGAI - Roma - email: assgeoarcheologica@yahoo.it
La presente comunicazione ha come principale obiettivo quello di mettere in evidenza quanto sia di determinante importanza la conoscenza delle vicissitudini geologiche che hanno portato all’assetto odierno di un territorio. Tale conoscenza ha due aspetti estremamente rilevanti e utili. Innanzitutto costituisce la chiave per capire che tutto ciò che è presente in una determinata area è il frutto di una storia fatta di tempi geologici, le cosiddette ere geologiche, che con il loro avvicendarsi hanno apportato sconvolgimenti, assestamenti e rimaneggiamenti e, cosa da non dimenticare, sono responsabili di un processo che continua la sua azione evolutiva sulla forma, sulla struttura e sulle interazioni tra gli elementi abiotici presenti. Di conseguenza i fattori climatici locali, le caratteristiche dei suoli, il paesaggio, gli ecosistemi, la flora, la fauna e tutta la diversità biologica, sono indissolubilmente legati a quanto è accaduto e accade alla geologia, cioè alla sua storia geologica. Il secondo aspetto risponde alla necessità di avere uno strumento utile per la prevenzione e la tutela di un territorio, dai possibili rischi legati alla situazione geologica. Questo strumento è ancora una volta offerto dalla conoscenza dei precedenti avvenimenti che hanno plasmato il territorio.È d’obbligo quindi fare un sintetico riferimento alla principali tappe di questa evoluzione, concentrandosi su ciò che riguarda la storia della geologia della Riserva del Lago di Canterno. Questo percorso ha le sue fasi più significative, a partire da circa 220 - 200 milioni di anni fa. Storia geologica dei Monti Simbruini – Ernici, Valle Latina e Monti Lepini. Nel Mesozoico, a partire dal Triassico Superiore (220 milioni di anni), nel margine della Tetide (braccio oceanico disposto in senso Est-Ovest che separava l’Africa settentrionale, dall’Europa e dall’Asia), si sviluppa una grande piattaforma carbonatica (corpo roccioso calcareo di origine organica, di notevole spessore, formato in mare basso e clima caldo), chiamata dai geologi “serie laziale–abruzzese” per distinguerla dalla serie umbro-marchigiana, costituita da un lento accumulo di sedimenti carbonatici, anche per migliaia di metri. Nel Giurassico (Lias Medio, 190 milioni di anni fa) continua questa azione costruttiva della piattaforma e aumenta lo spessore dei depositi. In particolare per l’area interessata, vanno ricordate le scogliere formatesi nel Giurassico-Cretacico (da 190 a 65 milioni di anni fa), costituite da organismi particolari, dette Rudiste, antenati dei bivalvi attuali, molto diffusi nella catena degli Ernici, insieme agli Ostreidi. Ancora nel Cretacico, avvengono importanti movimenti distensivi che portano alla distruzione della piattaforma carbonatica. Nel Miocene Superiore (periodo compreso tra 20 e 5 milioni di anni fa), un’intensa attività tettonica, dovuta a intense forze in grado di plasmare la crosta terrestre, fa emergere ed accavallare le rocce dell’area sabina su quelli dell’area laziale-abruzzese, consentendo così lo sviluppo di un nuovo bacino, quello tirrenico.
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Nel Quaternario, più precisamente nel Pleistocene (1.8 milioni di anni fa), la risalita del magma per assottigliamento crostale, dovuto a fasi distensive, porta alla formazione dei distretti vulcanici nella valle Latina. L’intensa deformazione delle rocce nel Miocene-tortoniano (11-7 milioni di anni fa) e in seguito, sollevamenti quaternari con movimenti distensivi, hanno creato lo smembramento del paesaggio con la creazione di strutture a pilastri chiamate HORST (rilievo tettonico delimitato da faglie subverticali o dirette, tipico di zone distensive continentali) e fosse tettoniche chiamate GRABEN (depressione tettonica delimitata da faglie subverticali, tipica di un regime distensivo), dando origine alla depressione tettonica-carsica di Fiuggi-Canterno-Frosinone. Il lago di Canterno occupa, perciò, una depressione di origine tettonica, rielaborata dal carsismo, molto intenso in questa area, indicata in geomorfologia con la parola Polje (estensione pari a circa 6 chilometri quadrati). Il fenomeno del carsismo, presente nella conca, si manifesta sia con le forme epigee, situate al di sopra del terreno, sia nelle sue forme sotterranee, come grotte e inghiottitoi. A tale proposito comunico che gli inghiottitoi sono stati segnalati alla Regione Lazio per entrare a far parte dell’elenco dei geositi di rilevanza regionale. Ma diverse altre forme carsiche presenti meriterebbero di essere inserite in tale elenco. Tenendo presente questo quadro riassuntivo delle fasi più significative della evoluzione della conca di Canterno, possiamo individuare meglio i rischi legati alla sua storia geologica. Conoscere il territorio significa conoscere le pericolosità che ci sono in un certo luogo. Condizioni di pericolosità in questa zona sono: - di tipo geologico, legate all’attività sismica dovuta alla presenza di diverse faglie quaternarie recenti. Conosciamo le condizioni di rischio sismico grazie agli studi rappresentati nella carta della sismicità, la quale suddivide il territorio italiano in quattro zone al variare del livello di pericolosità. La mappa del rischio sismico regionale mostra come le zone a maggior sismicità siano quelle in provincia di Rieti e di Frosinone. In dettaglio si evince che Fumone ha una pericolosità sismica media con la probabilità di terremoti ad elevata intensità. - di tipo geomorfologico, perché esistono movimenti di massa con possibilità di processi a rapida evoluzione, come crolli, cadute di detriti e colate di fango, esondazioni, dilavamento di strati argillosi, perdita parziale o totale di porzioni di copertura vegetazionale. A tale proposito ricordiamo le carte di pericolosità con le varie classi di rischio. Bisogna quindi tenere presente che modificazioni e interventi anche limitati, potrebbero comportare l’attivazione di processi di dissesto a loro volta fortemente intensificati da eventuali scosse sismiche. Inoltre va considerato che ci troviamo in ambiente carsico dove la tipologia di rischio più frequente è: - di tipo idrogeologico. L’elevata permeabilità dovuta alla intensa fessurazione delle rocce, attiva una rapida circolazione delle acque con eventuale inquinamento delle falde più profonde. Fondamentale è quindi la conoscenza del territorio in tutti i suoi molteplici aspetti, a partire dalla base costituita dagli elementi abiotici. La conoscenza della storia geologica, anche attuale, da parte dei professionisti e delle istituzioni pubbliche in primis, nonché dei privati cittadini, è indispensabile per tutelare e preservare il nostro territorio da eventi negativi o catastrofici. Tutti gli interventi operati dall’uomo, dovrebbero tenere in considerazione le fragilità e le criticità presenti, per limitarne l’impatto o per prevenirne i danni sia alle persone che alle infrastrutture che alle attività produttive. Ringrazio per l’opportunità offertami e per l’interesse dimostrato e concludo ricordando che è
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dovere di tutti noi diffondere tale conoscenza, perchĂŠ solo in tal modo potremmo tramandare alle future generazioni un ambiente integro ed un paesaggio salvaguardato riducendo gli effetti nocivi.
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Presentazione dei risultati delle analisi biochimiche delle acque del lago ITT di biotecnologie ambientali S. Pertini – Alatri L’intervento è stato condotto dal Prof. Armando Culicelli, docente Tecnico Pratico del Laboratorio di Microbiologia presso l’Istituto Sandro Pertini di Alatri e socio dell’Associazione Sylvatica, e dalle studentesse Azzurra Principia e Anita Pigliacelli. - email: armando.culicelli@virgilio.it
Ciò che analizzeremo nel nostro intervento sono alcuni dei parametri fisici, chimici e microbiologici che vengono seguiti per determinare la qualità delle acque di un lago, in riferimento alla normativa che regola le condizioni di vita ottimali per la fauna ittica. L’analisi delle acque di un lago è altresì un fattore molto importante per la determinazione della qualità e della salute del territorio che lo circonda. Sul campo e nei laboratori scolastici dell’Istituto Tecnico Tecnologico per le Biotecnologie Ambientali “Sandro Pertini” di Alatri, sono stati analizzati, dalle studentesse Azzurra Principia e Anita Pigliacelli, guidate dal prof. Culicelli, i parametri riportati nella seguente tabella:
TABELLA ANALISI CHIMICO-FISICHE E BATTERIOLOGICHE DEL LAGO DI CANTERNO
TEMPERATURA (°C) pH
CONDUCIBILITA’ ELETTRICA
c/o rist. «La Romana»
TORRETTA Enel
16 °C
PRELIEVI DEL 09/05/2017 - h 08:45
Qualità Acque per CIPRINIDI G = Guida
I = Imperativo
16°C
--------------
Max 28 °C
7,92
8,33
da 6 a 9
---------------
314
314
da 100 a 1000
---------------
0,10
0,08
0,5
----------------
5
<5
----------------
----------------
(µs/cm a 20 °C) OSSIDABILITA’ (mg/L O2) NITRATI - NO3 (mg/L)
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NITRITI - NO2 (µg/L) AZOTO AMMONIACALE
0,05
< 0,05
0,03
1,77
0,5
0,25
0,2
1,0
<1
<1
0,14
-------------
15.000
240
-------------
-------------
430
43
2.000
-------------
(mg/L) FOSFATI (mg/L) COLIFORMI TOTALI MPN/100 ml ESCHERICHIA COLI MPN/100 ml LEGENDA Temperatura: l’aumento della temperatura comporta variazioni nella cinetica delle reazioni chimiche e biochimiche; aumenta il metabolismo della flora e della fauna provocando un aumento del consumo di ossigeno; accelera i processi di putrefazione e svolge una funzione sinergica per molti veleni nei confronti di varie specie ittiche. pH: la determinazione del pH, indica l’acidità e la basicità di una soluzione. Il pH delle acque superficiali è la risultante di svariati processi, tra cui la Fotosintesi e la Respirazione, che, normalmente, lo mantengono stabile tra 6 e 8,5 e quindi compatibile con la vita acquatica. Fotosintesi > consumo di anidride carbonica > aumento del pH Respirazione aerobica > rilascio di anidride carbonica > diminuzione del pH Conducibilità elettrica a 20°C: la conducibilità elettrica fornisce una misura della quantità di Sali disciolti nell’acqua. Nella maggior parte delle acque dolci la conducibilità varia fra 150 e 450 µS/cm. Ossidabilità: l’ossidabilità al permanganato è una misura convenzionale della contaminazione dovuta a materiale organico e a sostanze inorganiche ossidabili presenti nel campione di acqua. Tale indice è comunque ben utilizzabile per valutare la qualità dell’acqua dato che, nella generalità dei casi, la qualità dell’acqua migliora all’abbassarsi di tale indice. Sostanze Azotate e Fosfati: le forme minerali solubili dell’azoto contenuto nelle acque superficiali, comprendono ammoniaca, nitriti e nitrati; l’azoto ammoniacale presente in un’acqua è indice di inquinamenti recenti sia da scarichi civili che industriali; i nitriti, molto instabili, rappresentano uno stadio intermedio dell’ossidazione dell’ammoniaca, mentre i nitrati sono il prodotto finale di questo processo. Lo ione fosfato è una delle scorie chimiche provenienti dalla demolizione della materia organica. I composti del fosforo sono fitonutrienti e causano la crescita di alghe nelle acque superficiali. Arrivano nelle acque reflue o direttamente nelle acque superficiali. L’immissione antropica di quantità elevate di azoto e fosforo sotto forma di Sali, aumenta notevolmente la produzione vitale dell’acqua.
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Coliformi totali: sono un gruppo di batteri a forma di bastoncello, gram negativi, aerobi ed anaerobi facoltativi, non sporigeni presenti normalmente nell’ambiente e nell’intestino animale. Sono considerati indicatori di “probabile” contaminazione fecale. Escherichia coli: del gruppo dei Coliformi, è normalmente ed esclusivamente presente nell’intestino umano (circa 10 miliardi per grammo di feci) nonché in quello animale (in proporzione minore) ed è indice di “certa” contaminazione fecale.
Conclusioni Le analisi delle acque del lago di Canterno da noi condotte risultano nella media, l’unico parametro che può considerarsi leggermente elevato è quello della presenza, in maggior quantità, di ammoniaca nel versante di Fiuggi. Questo tuttavia, come e soprattutto la presenza degli enterobatteri, è giustificato dalla presenza di pascoli limitrofi alle acque in quella zona. Il risultato è quindi moderatamente soddisfacente, almeno per la vita dei pesci appartenenti alla famiglia delle Cyprinidae (carpe, specie meno sensibile che riesce comunque ad adattarsi ad ogni mutamento). Resta da precisare che, per una corretta analisi delle acque di un lago, mancano, ai parametri su indicati, il rilevamento della trasparenza, il dosaggio dei metalli pesanti e soprattutto, altri prelievi alle diverse profondità, magari ripetuti nell’arco delle 24 h. Infine, per meglio definire la qualità ambientale, andrebbe affrontato, in relazione alla qualità delle acque, anche il problema della biodiversità, della flora e della fauna acquatica che vive nelle acque stesse.
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Emergenze floristiche e vegetazionali Fernando Lucchese – Dipartimento di Scienze. Università degli Studi di Roma Tre Prof. Fernando Lucchese, Lab. Botanica Sistematica ed Herbarium, Dipartimento di Scienze, Università di Roma Tre, viale G. Marconi 446 - 00146 Roma - email: fernando.lucchese@uniroma3.it
Abstract Nella relazione verranno affrontati gli aspetti più importanti dal punto di vista floristico e vegetazionale cui vale la pena porre l’attenzione ai fini della protezione, della conservazione e anche dello sviluppo, fissando a tal proposito delle proposte concretamente attuabili. Il quadro del rilevamento floristico della regione Lazio e il Lago di Canterno
Nel progetto “Cartografia della Flora del Lazio” il Lazio è diviso in 544 unità geografiche (griglia di quadranti) in cui è stato eseguito un rilevamento capillare di tutto il territorio in 30 anni di ricerca e ca. 2000 escursioni. Il Lago di Canterno ricade al centro dell’area di base 141_45 in cui si suddividono 4 quadranti, 14145_1+2+3+4. In ogni quadrante sono stati effettuati i rilievi floristici che permet-
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tono di avere un quadro generale sia della flora che della vegetazione. L’area di tutta la Riserva si può considerare sotto quattro punti di vista, i 4 quadranti in cui si distinguono anche quattro unità di paesaggio diversi rilevabili sulla carta dell’uso del suolo; tre unità si riferiscono alla vegetazione naturale: 1) praterie secondarie erbose, estese soprattutto sui versanti del M. Porciano (SIC); 2) foreste e boschi disposti quasi tutti in direzione nord-est o settentrionale (zone più fresche e umide); 3) aree umide e allagate: il lago e le sue rive soggette al dislivello e altre aree importanti (il fosso dell’Inferno, il lago Lattanzi, ormai prosciugato, lo stagno sotto la Madonna della Stella); 4) questa unità è rappresentata da vegetazione antropogena relativa alle aree dei coltivi dei campi, un tempo dedicate ai cereali e ortaggi, che, comunque, possono avere un importante ruolo nella biodiversità. Tutte queste unità sono state ricavate dalla cartografia del Corine Land Cover su base fisionomica, ma non hanno avuto un censimento e un rilevamento floristico e vegetazionale approfondito, su cui quindi dobbiamo tornare con alcune proposte. La flora e la vegetazione non sono ben documentate e si hanno solo relazioni insufficienti e approssimative. La lista floristica riportata nel sito della Riserva Naturale è solo indicativa. È necessario conoscere in dettaglio i tipi di habitat, la composizione floristica, le tipologie dei consorzi vegetazionali sia dal punto di vista fitosociologico (classificazione in classi, ordini, alleanze, associazioni) che fisionomico (composizione floristica delle specie rappresentative). È necessario conoscere l’ecologia di piante rare nella Riserva per comprendere sia le attuali condizioni ambientali sia la risposta alle future modifiche ambientali. Quando si parla di piante rare non ci si deve solo gloriare della loro presenza, ma esse rappresentano dei bioindicatori importanti sia della situazione ambientale attuale sia anche per le risposte che daranno in seguito alle modifiche ambientali che l’uomo può apportare. Il SIC di Monte Porciano
Il SIC IT6050002 “Monte Porciano (versante sud)” appartiene alla regione biogeografica Mediterranea, occupa una superficie di 90.0 ha, tra i 750 e i 900 m di altitudine, è localizzato nella Provincia di Frosinone ed interessa il Comune di Ferentino.
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Lo studio di questo Sic da parte di Sposetti (2008) ha portato a considerare la presenza di un habitat prioritario nella direttiva europea della Rete Europea Natura 2000 che riguarda i “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea”. Dai rilevamenti che ho potuto fare in realtà questo habitat sarebbe da sostituire con un altro sempre prioritario, ovvero il 6210 della Direttiva CEE 92/43, “Formazioni secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee); in questo caso l’habitat si può considerare prioritario per la presenza di alcune orchidee. Il lavoro di Sposetti (2008) andrebbe comunque rivisto. Proposta N. 1: controllo di attribuzione habitat nel SIC, considerando il rilevamento di tutte le specie vegetali, vista la grande biodiversità in relazione alla presenza di due formazioni vegetali su versanti opposti: il bosco a nord e la prateria a sud. Con particolare riferimento all’area forestale del SIC, i boschi siti sul versante settentrionale non sono esclusivamente attribuibili a cerrete in termini fitosociologici; infatti, dai rilievi effettuati nella precoce primavera, si è rilevata la presenza di frassino, acero e carpino nero (che germogliano precocemente rispetto alle querce e quindi facilmente distinguibili in quel periodo) che supera quella delle querce e del cerro (che germogliano più tardi). Anche in questo caso sarebbe necessario stabilire con esattezza se ricondurre queste formazioni a vere e proprie cerrete dell’alleanza Quercion cerridis o piuttosto ad un’altra alleanza cui fanno capo i boschi misti. Una ricerca in ambito fitosociologico dovrebbe dimostrare la presenza di un altro habitat importante, quello 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere. In questi boschi, inoltre, è stata rilevata l’emergenza importante dell’agrifoglio (Ilex aquifolium) in nuclei singoli di piante insieme al tiglio (Tilia platyphyllos), con una crescita abbastanza stentata, ma importante testimonianza ecologica e paleobiogeografica forse di periodi climatici più idonei al faggio e al tiglio (Postglaciale nel periodo Subatlantico, 2.500 a.C o a quello Atlantico, 5.000 a.C
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con prevalenza del bosco misto Q.T.A.). Proposta N. 2: monitorare queste presenze perché importanti testimonianze climatiche del passato; inoltre, essendo il bosco sottoposto a ceduazione, si propone un monitoraggio dei nuclei di agrifoglio, affinché non vengano danneggiati da queste attività. La presenza del faggio non è stata rilevata, ma sulla carta topografica del Catasto Gregoriano (ricostruzione digitale del lago di Canterno sulla base delle mappe del Catasto Gregoriano dei comuni di Fumone, Trivigliano e Ferentino conservate presso l’Archivio di Stato di Frosinone ed esposte alla mostra del convegno) ho potuto leggere un toponimo in cui c’era scritto: “facciata del faggio”. Il toponimo è individuabile presso la Madonna della Stella dove si sviluppa un castagneto su suolo profondo e umido, quindi sarebbe probabile che un’indagine più approfondita lungo i valloni di questo versante che vanno da Monte Porciano verso la Madonna della Stella potrebbe accertare la reale presenza del faggio sotto quota. Questa presenza sarebbe molto importante perché si ricollega in ambito regionale ad un argomento di grande interesse, quello delle faggete depresse: cioè al faggio che si trova in condizioni di rifugio sotto la quota normale nelle forre e in ambienti più umidi e più mesofili (il faggio nell’Appennino è normale trovarlo al di sopra dei 1000 m; la quota di 600 m indica una situazione microclimatica particolare). La flora e la vegetazione acquatica La flora acquatica, quella idrofita, sommersa o semisommersa, del Lago di Canterno è molto povera; non si tratta di un deperimento recente o di situazione di degrado antropico, ma già nei secoli scorsi lo facevano notare i botanici più importanti. Sulla superficie si osserva una copertura a nuclei fitti di Persicaria amphibia (=Polygonum amphibium) con la caratteristica di crescere con “un piede su due staffe”, cioè quando il livello dell’acqua oscilla si creano delle condizioni per cui la pianta riesce a sopportare questo dislivello e può crescere in condizioni anfibie sulla riva umida. Questi consorzi vegetali sono paucispecifici poiché sono poche le piante che riescono a sopportare questi dislivelli; l’abbondanza del poligono anfibio purtroppo non è sempre un buon segnale perché è una di quelle piante che approfitta della eutrofizzazione del lago e quindi la sua massa invasiva trasmette una certa preoccupazione. È una specie che presenta un grande areale in tutta Europa, non è una specie rara, ma per il lago di Canterno può avere una funzione ecologica utile in relazione alla sua funzione di fitodepuratore, in quanto può assorbire dosi elevate di fosfati e nitrati. Proposta N. 3: monitorare e controllare la quantità in eccesso di questa pianta in modo da non permettere un effetto opposto di distrofia delle acque con conseguente scarsa ossigenazione. L’area umida sotto la rupe della Madonna della Stella In prossimità della Grotta di Corniano si rileva l’unica area allagata di tutta la Riserva che rappresenta la parte più interessante della vegetazione acquatica con gli aspetti di un
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fitto giuncheto a grossi cespi; oltre a Juncus inflexus, si osservano J. acutus, J. effusus e una fascia di salici, Salix alba, S. purpurea, S. caprea. Come confronto abbiamo due documenti storici, Béguinot e Sibilia che hanno realizzato temi dettagliati dal punto di vista floristico del lago. Dobbiamo ricordare che Augusto Béguinot è stato uno dei più grandi botanici del ‘900 che veniva da Paliano e ha fatto dei censimenti fioristici molto importanti in questa zona e soprattutto nelle paludi pontine prima della bonifica. Riportiamo quanto descritto dallo stesso Béguinot (Florula di alcuni piccoli laghi inesplorati della provincia di Roma, 1900. Bull. Soc. Bot. Ital., 1-2: 56-63). «dal lato floristico non esito a dire che è uno dei laghi più poveri di vegetazione della provincia da me visitati». Nei dintorni del lago però Béguinot ci parla di specie molto rare: Crypsis alopecuroides, Cyperus michelianus, Potamogeton crispus, P. natans, Polygonum amphibium, Corrigiola litoralis, Potentilla supina, Lythrum portula, Gnaphalium uliginosum, veri gioielli della vegetazione delle pozze umide e degli stagni. Poi prende in considerazione la situazione dei due laghi Lattanzi: nel primo laghetto più grande (soggetto a prosciugamento) riferisce una «vegetazione palustre fitta di ciperacee, sparganiacee, tifacee, giuncacee, etc.»; come specie notevoli riporta: Scirpus lacustris e Carex pseudo-cyperus. Nel secondo laghetto (sempre umido) riporta una «ricca e rigogliosa flora lacustre….Botanicamente questo è il lago più interessante della regione e merita bene una visita da parte del botanico. Vegeta la stessa flora psammitica del Lago di Canterno, ma anche con altre specie: Potamogeton natans, P. crispus, Aldrovanda vesiculosa (rara), Utricularia vulgaris, Scutellaria galericulata, Veronica scutellata (cfr. Béguinot A., 1897. Bull. Soc. Bot. Ital., 30-37) Il Sibilia, anche un po’ in competizione con il Béguinot, nel 1924 controlla la situazione della flora (Sibilia C., 1924. Contributo alla Florula del Lago di Canterno. Bull. Soc. Bot. Ital., 1: 20-23) e annota: «le acque del lago non contengono che una limitatissima vegetazione idrofila: poco ricca e poco numerosa». Mentre alcuni versanti dei monti che circondano il lago sono privi di vegetazione arborea, altri sono boscosi e in alcuni tratti passano ad una formazione molto simile alla macchia con numerosi elementi mediterranei. Ripete le piante rilevate dal Béguinot: Crypsis alopecuroides, Cyperus michelianus, Potamogeton crispus, P. natans, Polygonum amphibium, Corrigiola litoralis, Neslia paniculata, Potentilla supina, Lythrum portula, Myriophyllum spicatum, Gnaphalium uliginosum. Non vengono più rinvenute Aldrovanda vesiculosa e Utricularia vulgaris. Aldrovanda vesiculosa è quindi pianta scomparsa ed estinta dal Lazio, mentre è ancora presente Utricularia australis, meglio identificata rispetto a U. vulgaris. Proposta N. 4: esplorazione più accurata del Fosso del Diluvio e di tutti gli altri affluenti: Fosso Dove, Fosso Padrone, Fosso Riopreta, per ritrovare queste tipologie di ambienti umidi; soprattutto sarebbe interessante ritrovare Aldrovanda vesiculosa, o almeno Utricularia australis. Si riporta una breve nota su Aldrovanda vesiculosa: pianta carnivora, ha dei piccoli otricelli che risucchiano il plancton di cui si nutre. Apparentemente sembra abbastanza distribuita in Europa, in realtà è rarissima poiché in via di estinzione e in Italia, in cui rimanevano solo 17 località censite dall’IUCN, è da considerare estinta. La nostra proposta prevede un progetto di monitoraggio e reintroduzione di specie acquatiche, prendendo in considerazione l’Habitat 3150: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition che si riferiscono ad “Habitat lacustri, palustri e di acque stagnanti eutrofiche ricche di basi con vegetazione dulciacquicola idrofitica azonale, sommersa o natante, flottante o radicante, ad ampia distribuzione, riferibile alle classi Lemnetea e Potametea”. Le comunità idrofitiche sono spesso paucispecifiche e vedono la forte dominanza di 1-2 specie, accompagnate da poche sporadiche compagne. Tra le entità indicate nel Manuale EUR/27, possono essere ricordate per l’Italia: Lemna spp., Spirodela spp., Hydrocharis morsus-ranae, Utricularia vulgaris, U. australis,
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Aldrovanda vesiculosa. A queste possono essere aggiunte: Salvinia natans, Potamogeton natans, P. pectinatus, P. nodosus, Persicaria amphibia, Nuphar lutea, Ceratophyllum spp., Myriophyllum spp., Najas minor, Vallisneria spiralis. In Europa sono stati effettuati dei progetti di reintroduzione di Aldrovanda vesiculosa, di cui un esempio è in Cecoslovacchia, dove, sotto l’osservazione di strutture scientifiche a livello europeo, si cerca di ripopolare popolazioni in via d’estinzione. Per un progetto di reintroduzione esistono delle linee guida piuttosto restrittive in riferimento ai delicati equilibri che possono essere intaccati; devono essere degli interventi molto mirati e attenti, soprattutto in seguito ad uno studio delle caratteristiche idrogeologiche e sulla genetica delle popolazioni. Le specie rare attuali del Lago di Canterno Lungo le rive del lago di Canterno si rileva la presenza di specie rare: sembra un ambiente molto uniforme, in realtà ci sono delle nicchie ecologiche abbastanza diversificate tra loro, che andrebbero meglio studiate sia dal punto di vista delle oscillazioni del livello idrico, del contenuto di azoto e soprattutto della composizione e della struttura: molte specie sono annuali e quindi a ciclo breve, altre sono perenni. Bisogna tenere in considerazione non solo le oscillazioni del livello delle acque che lasciano scoperte le sponde, ma anche la natura argillosa del terreno che crea delle spaccature nelle argille quando queste si contraggono; sono poche le piante che resistono a questo processo di fessurazione delle argille poiché ciò comporta la rottura delle radici: un esempio lo ritroviamo nei calanchi (che sono pauspecifici), i quali ospitano specie selettive; questo fenomeno si osserva anche sulle rive del lago di Canterno dove le specie selettive che permangono sono quelle rare e sono quelle che Béguinot stesso riportava: Potentilla supina: fam. Rosaceae, pianta prostrata, ha una distribuzione in Italia abbastanza limitata, per l’ IUCN è una LC (Least Concern) – Minore preoccupazione, abbastanza presente in Europa e in Italia abbastanza vulnerabile, nel Lazio con due stazioni: lago di Cantero e lago del Turano; questo può permettere di ritenere che le popolazioni laziali abbiamo un pool genetico più ampio e quindi che le popolazioni siano meno soggette ad impoverimento genetico; Cyperus michelianus: distribuzione centro-europea-asiatica, quindi ampia distribuzione in europa, ma popolazioni molto puntiformi e limitate anche in Europa; nel Lazio il lago di Canterno è l’unica stazione presente, mentre secondo una nota bibliografica sarebbe da ricontrollare una seconda stazione nella Pianura Pontina. Proposta N. 5: monitoraggio delle due specie più rare del Lago di Canterno, seguendo la loro ecologia e fenologia durante l’anno; creare eventuali aree di rispetto integrale (divieto di calpestio o di accesso) potrebbe rendere più vigorose le popolazioni.
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PROPOSTE INDICATIVE Studio floristico-vegetazionale più approfondito del SIC di Monte Porciano con lista di tutte le specie vegetali presenti; inquadramento vegetazionale rispetto ai due habitat della direttiva europea: quello del percorso substeppico di graminacee e l’altro delle formazioni erbose a ricchezza di orchidee. Inquadramento vegetazionale delle formazioni forestali. Monitoraggio e gestione della presenza di Ilex aquifolium (progetto agrifoglio); essendo questi boschi soggetti al taglio, questa attività potrebbe modificare, interferire e disturbare la presenza puntiforme dei nuclei limitati di agrifoglio. Si aggiunge di estendere il progetto alla ricerca della eventuale presenza del faggio; la presenza delle due specie farebbe rientrare nella direttiva europea un altro habitat prioritario, quello dei boschi a faggio e agrifoglio. Monitoraggio delle popolazioni di Persicaria amphibia, sia come pianta utile nella fitodepurazione sia come controllo della sua eccessiva biomassa e invasività. Esplorazione accurata di tutte le aree umide della riserva e reintroduzione di Aldrovanda visiculosa che potrebbe essere il fiore all’occhiello del lago con relativo studio ecologico delle caratteristiche idrobiologiche del sito prescelto. Le specie più rare del lago. Monitoraggio delle specie attualmente più rare del Lago di Canterno: Potentilla supina e Cyperus michelianus. Realizzazione di un documento scientifico sulla flora e della vegetazione: “Cartografia della flora e della vegetazione” con itinerari turistici, in modo che il turista possa percorrere l’intera zona della riserva, conoscendo non solo il nome delle piante ma ance i tipi di vegetazione.
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Presenze avifaunistiche: evoluzioni e problematiche legate alla nidificazione Walter Culicelli - Associazione Sylvatica - email: walter.culicelli@gmail.com
Abstract I problemi del lago di Canterno sono legati alle variazioni di livello delle acque, all’eccessiva e disordinata antropizzazione delle rive e alla mancanza di vegetazione. Ciò impedisce o limita la presenza e la nidificazione degli uccelli acquatici e naturalmente anche la riproduzione dei pesci (le cui uova rimangono all’asciutto con l’abbassamento del livello delle acque). Una parziale soluzione a questi problemi è rappresentata: • dall’individuazione di micro-oasi, zone chiuse con accesso controllato del pubblico (capanni e sentieri coperti per l’osservazione); • nidi artificiali galleggianti che non lascino all’asciutto i nidi degli uccelli; • piccola diga in prossimità della foce del torrente diluvio (zona più stretta) che crei un invaso permanente nella zona Pantanelle, ricca di vegetazione. Tali investimenti comporterebbero una spesa irrisoria e sarebbero facilmente realizzabili. Intervento Il lago di Canterno, come qualsiasi ambiente acquatico interno, rappresenta un habitat importantissimo per l’avifauna e in particolare per gli uccelli acquatici che percorrono le rotte migratorie, nonostante l’inquinamento delle acque del lago dovuto anche alla scarsa capacità del depuratore di Fiuggi di sostenere il flusso delle acque reflue nel corso dell’anno, in particolare nel periodo estivo quando il numero degli abitanti della città termale aumenta quasi del quadruplo rispetto alla capacità dello stesso depuratore, tarato per una popolazione di 5000 abitanti. Uno degli aspetti più importanti della Riserva del Lago di Canterno, indice della straordinaria biodiversità di questo habitat, è rappresentato sicuramente dalla presenza faunistica. Non sono presenti mammiferi strettamente legati all’acqua, ovvero non ci sono le nutrie, specie alloctona, nociva per quelle autoctone. Tra gli anfibi, possiamo riscontarre la presenza di tre specie: • rospo comune (bufo bufo), osservabile nel momento della riproduzione; • rana verde (pelophilax sp.), la cui limitata presenza è sempre più a rischio a causa dell’assenza di vegetazione in cui trovare riparo; • tritone crestato (triturus crestatus), che vive nei ricagnoli verso la piana di Canterno nel comune di Trivigliano.
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I pesci presenti sono frutto esclusivo di immissioni e quindi non autoctoni, vivono in ambiente ostile, ma sono necessari al sostentamento di alcune delle popolazioni di uccelli acquatici, oltre che essere oggetto della pratica della pesca sportiva dal forte richiamo turistico. Aggiungiamo che il lago di Canterno è un lago distrofico con acque torbide e fangose e quindi non adatto ad una itticoltura di qualità. Le principali specie che vi abitano sono: la carpa (cyprinus carpio), la tinca (tinca tinca), il persico (perca fluvialis) e il carasso (carassius carassius). Gli uccelli costituiscono la presenza faunistica più rilevante che potrebbe contribuire allo sviluppo del lago, anche dal punto di vista turistico. Le specie avifaunistiche che popolano il lago di Canterno si dividono in due categorie principali: uccelli migratori (di passo) e svernanti. I periodi migliori per poter osservare questi uccelli sono quello primaverile e quello autunnale, momenti durante i quali, seguendo le loro rotte migratorie, è possibile che, transitando attraverso il lago, sostino anche solo per una giornata o anche per tutta la stagione invernale. All’interno di questa categoria troviamo le seguenti specie: • Cormorano (phalacrocorax carbo): uccello dalle grandi dimensioni di colore nero e il becco ad uncino molto vorace che spesso, a causa delle rilevanti quantità di pesce che consuma, danneggia sia i pescatori che gli altri uccelli; non è nocivo, ma potrebbe diventarlo solo con eventuali alterazioni antropiche degli equilibri propri dell’habitat in questione. L’osservazione è agevole e semplice perchè questo uccello, a causa della permeabilità delle sue piume, passa la maggior parte del tempo sulla terraferma con le ali spiegate al sole per asciugarle.
Cormorano (phalacrocorax carbo) - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_)
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• Garzetta (egretta garzetta): uccello trampoliere della famiglia degli ardeidi, simile all’airone ma dalle dimensoni più ridotte. Frequenta, per le sue caratteristiche morfologiche, le acque meno profonde del lago, principalmente quelle a ridosso delle sponde, suo terreno di caccia preferito. È facimente riconoscibile per il suo piumaggio interamente bianco, il becco lungo e nero come le zampe.
Garzetta (egretta garzetta) con volpe (vulpes vulpes) - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_)
• Airone bianco maggiore (casmerodius albus): è il più grande tra gli ardeidi. Il suo piumaggio è interamente bianco, il becco è giallo e le zampe nerastre. Come la garzetta (vedi supra) frequenta le zone acquitrinose del lago e quelle a ridosso delle sponde per la caccia di pesci e anfibi.
Airone bianco maggiore (casmerodius albus) - Francesco Culicelli
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• Alzavola (anas crecca): è una specie, tra le più piccole, degli anatidi (uccelli acquatici migratori con zampe corte e piedi palmati) che presenta un parziale dimorfismo sessuale.
Alzavola (anas crecca) - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_)
• Mestolone (anas clypeata): questa specie della famiglia degli anatidi presenta un grande becco a forma di spatola da cui deriva il nome comune con cui viene identificato. Presenta dimorfimo sessuale e a differenza delle altre specie di anatre non è spiccatamente gregario, tendendo a formare piccoli stormi. Mestolone (anas clypeata), due maschi - Francesco Culicelli
• Nitticora (nicticorax nicticorax): uccello appartenente alla famiglia degli ardeidi dalle piccole dimensioni con collo corto e dal colore nero-grigiastro. Come gli aironi e le garzette caccia generalmente nelle acque meno profonde del lago, afferrando la preda con il suo forte becco. Nitticora (nicticorax nicticorax) - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_)
Uccelli stanziali e nidificanti. Sono presenti tutto l’anno all’interno della Riserva poichè i cambiamenti stagionali e climatici non influiscono sulle loro esigenze alimentari e vitali. Tra di essi possiamo elencare le seguenti specie: • Nibbio Bruno (milvus migrans): rapace diurno della famiglia degli accipitridi, dalle grande dimensioni testimoniate dalla notevole aperture alare (140-150 cm) riconoscibile dalla coda
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forcuta. Si nutre spesso di pesci ed anfibi e per questo non è raro avvistarlo in volo entro i confini lacustri.
• Airone cenerino (ardea cinerea): uccello appartenenNibbio bruno (milvus migrans) - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_) te alla famiglia degli ardeidi, dalle grandi dimensioni. Ha un piumaggio grigio sulla parte superiore e bianco in quella inferiore, le lunghe zampe e il forte becco, tipici degli uccelli trampolieri, sono entrambi di colore giallo. Questo uccello è uno dei più comuni del lago, facili da osservare e riconoscere, anche grazie alla numerosa colonia che abita le sponde del lago.
Airone cenerino (ardea cinerea), nidificazione - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_)
• Martin pescatore (alcedo atthis atthis): uccello della famiglia degli alcedinidi dai colori brillanti e dalle piccole dimesioni, ha un carattere particolamente schivo che lo rende una specie di difficile osservazione. Per quanto riguarda la presenza nel lago di Canterno dobbiamo riscontrare alcune condizioni particolari: essendo un uccello che caccia tuffandosi, necessita di acque cristalline per poter individuare i pesci e catturarli e per questo lo si trova principalmente verso la zona delle Pantanelle in direzione nord-ovest dell’invaso.
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Martin pescatore (alcedo atthis atthis) - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_)
• Svasso maggiore (prodiceps cristatus): è il vero “re di Canterno”, eletto a simbolo della Riserva nel lontano 1997, non solo per la rilevante presenza numerica, ma soprattutto perchè è protagonista di una delle più affascinanti pratiche di corteggiamento del mondo animale. Lo svasso è un uccello della famiglia dei podicipedidi, dalle grandi dimensioni e dal piumaggio variopinto, vive in acqua ed è raro osservarlo fuori da essa, caccia immergendosi per tempi anche molto lunghi. Dobbiamo notare che, nonostante lo svasso abbia eletto l’area della Riserva a luogo privilegiato per la nidificazione, alcune condizioni peculiari possono influire negativamente su questo aspetto: per la nidificazione risulta condizionante la presenza della polycrum anfibium, pianta acquatica che cresce sulla superficie del lago, ma quando l’acqua si ritira troppo, prosciugando la zona dove cresce il polycrum e causando l’avvicinamento del nido alla sponda, le uova diventano facilmente preda di cornacchie grigie. Svasso maggiore (prodiceps cristatus), corteggiamento - Francesco Culicelli
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• Germano reale (anas platyrhynchos): uccello della famiglia degli anatidi dalle modeste dimensioni che presenta uno spiccato dimorfismo sessuale. Vive principalmente in acqua e si reca sulla terraferma solo per la nidificazione. Germano reale (anas platyrhynchos), femmina e anatroccoli- Francesco Culicelli
• Folaga (fulica atra): uccello appartenente alla famiglia dei rallidi. Presenta un piumaggio nero, becco e fronte bianca e un corpo di modeste dimensioni. Le folaghe sono abili nuotatrici e tuffatrici, dimostrano un’indole timida e accorta, il che le rede molto sfuggenti e quindi difficili da osservare. Fino a dieci anni fa non erano presenti, ma nel Folaga (fulica atra) - Francesco Culicelli (www.montiernici.it_forum_) corso degli ultimi anni sono comparse, anche in numero cospicuo. Negli ultimi due anni, tuttavia, è stato riscontrato un calo delle nascite e di conseguenza una diminuzione della popolazione totale.
Nonostante la biodiversità di cui abbiamo parlato passando in rassegna l’analisi delle diverse specie avifaunistiche, l’habitat che caratterizza la Riserva resta tuttavia ostile agli uccelli acquatici per una serie di motivi: • l’assenza di vegetazione, • la fruizione antropica disordinata che impedisce una vita tranquilla agli animali lungo le sponde del lago, influenzandone la nidificazione, • le variazioni di livello delle acque. Per limitare gli effetti negativi delle criticità appena elencate vengono di seguito avanzate tre proposte. Riguardo l’assenza di vegetazione bisogna dire che negli anni passati sono stati realizzati progetti sperimentali tesi a favorire uno “sviluppo vegetazionale” delle sponde che permettesse la nidificazione, progetti che però si sono rivelati fallimentari a causa della natura geologica del terreno e delle continue variazioni del livello delle acque. L’unica copertura vegetale possibile, che creerebbe delle barriere protettive, potrebbe essere la messa a dimora della canna domestica
(arundo donax), nonostante la sua natura infestante.
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Per quanto riguarda il disturbo antropico, diverse sono le soluzioni, facilmente realizzabili, dalla spesa esigua e molto efficaci: • la creazione di micro-oasi ad accesso guidato (ad esempio nella zona di Colle Lungo) realizzando un camminamento protetto attraverso un cannucciato che raggiunga un punto d’osservazione; • l’agevolazione della nidificazione attraverso l’istallazione di nidi artificiali e piattaforme galleggianti ancorate a due pali piantati sul fondale del lago, nelle località prossime a punti d’avvistamento creati sulla terraferma;
Per quanto riguarda i problemi legati alla variazione di livello delle acque, infine, sarebbe necessario creare un’area ad elevata accoglienza avifaunistica che agevoli la riproduzione ittica e che funga da naturale impianto di fitodepurazione. Questo si potrebbe realizzare attraverso la costruzione di una barriera-diga che vada a regolare la regimentazione delle acque dell’area nord dell’invaso a ridosso della loc. Pantanelle, di solito inondata in situazioni di abbondanza di acqua. Tale diga potrebbe consentire l’inondazione permanente e costante della zona palustre di riferimento, trasformandosi in un habitat ideale per tutte le specie di uccelli acquatici, ma ulteriori sarebbero i vantaggi: • si creerebbe una zona idonea allo sviluppo vegetazionale; • si andrebbe a creare un impianto di fitodepurazione naturale, riducendo l’inquinamento; • si creerebbe un’eccezionale zona di fruizione turistica.
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Si parla di un’opera non mastodontica, concernente la realizzazione di un muro in pietra e cemento largo 2 metri, con una svasatura al centro attraverso la quale possa scorrere l’acqua, che abbia un camminamento che il turista può attraversare per raggiungere la sponda opposta e per, eventualmente, osservare la fauna. Conservare significa realizzare qualcosa di cui l’uomo possa fruire e allo stesso tempo lasciare inalterata la biodiversità.
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Le forme carsiche ed i geositi come risorsa primaria per uno sviluppo sostenibile G. Cino Biologo specializzato in “Gestione dell’Ambiente Naturale e delle Aree Protette” Università degli Studi di Camerino - email: pino.cino@virgilio.it Abstract Questo intervento è finalizzato a valorizzare una ulteriore e poco considerata risorsa presente nel territorio della Riserva, e nel contempo, all’analisi delle possibilità per trasformare tale risorsa in una materia prima. Si vuole capire quindi, se si ha a disposizione una valenza capace di costituire un’attrattiva disponibile e fruibile per un turismo naturalistico che attivi una sviluppo veramente sostenibile. Intervento Nella Riserva Naturale Regionale “Lago di Canterno” è diffuso il carsismo, fenomeno geologico caratterizzato da una fase di EROSIONE e una di DEPOSITO. Vediamo lo schema.
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Il meccanismo di deposito è schematizzato di seguito.
Le forme geologiche dovute al carsismo si chiamano forme carsiche. Queste possono essere visibili ergendosi dal terreno,o essere affioranti e superficiali, e sono dette epigee, oppure possono conformarsi nel sottosuolo e vengono citate come forme ipogee. Gli accadimenti della morfologia di un territorio sono molteplici. Ad esempio le forze che distendono la crosta, con un meccanismo simile ad uno strappo, costringono uno o entrambe i lembi dello strappo ad abbassarsi, mentre spinte di tipo compressivo possono manifestarsi solo con l’innalzamento degli strati che urtano tra di loro o con lo scorrimento di uno sull’altro. Le fratture riscontrabili sul terreno, sono le cosiddette faglie, rispettivamente chiamate dirette se dovute a spinte distensive, e inverse se legate a spinte compressive. Altri fenomeni che agiscono sull’assetto di un territorio sono le alluvioni o le eruzioni che depositano strati anche imponenti di materiali di natura diversa, dai fanghi alle argille o dalle ceneri alle pomici o alle colate laviche. Questo è il caso in cui forme geologiche generatesi in superficie, possono essere ricoperte e sepolte a diverse profondità. Diversamente possono essere portate in superficie, forme originatesi invece in profondità. Le cause possono essere naturali,come per una frana o per una parete di faglia, oppure dovute all’azione dell’uomo in diverse situazioni di scavi, apertura di cave estrattive, tracciati stradali, tracciati per messa in loco di oleodotti, gasdotti o elettrodotti sotterranei, gallerie ed altri casi ancora. Tutto questo in un territorio dove è presente il fenomeno del carsismo, amplifica la possibilità di individuare forme carsiche di particolare attrattiva, e siti dove la testimonianza dei fenomeni geologici è particolarmente evidente e in numerosi casi addirittura affascinante. Può essere utile riassumere la grande varietà delle forme legate al carsismo nei seguenti due schemi. Nel primo vediamo solo alcuni esempi di forme carsiche dovute al meccanismo di erosione.
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In questa diapositiva invece vediamo alcuni esempi di forme carsiche dovute allâ&#x20AC;&#x2122;azione di deposito.
Alcuni reperti esposti nella sala antistante la sede del convegno, sono esplicativi di questi due aspetti del
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carsismo e in particolare si tratta di piccole marmitte, per le forme dovute ad erosione, e di concrezioni calcitiche e travertini per quelle di deposito. Come è evidente quindi, nella Riserva sono presenti forme carsiche in modo diffuso, di tipologia diversa, in buona parte conosciute in quanto patrimonio di conoscenza legata alla frequentazione dei residenti. Ma quante altre forme sono presenti? Di quale qualità? Di quale potenzialità ai fini di uno sviluppo sostenibile legato al turismo di tipo naturalistico? Tale potenziale è stato oggetto di studio per definire i parametri utili ad una classificazione dei luoghi di particolare interesse geologico, i cosiddetti geositi. Vediamo in questo schema, quali sono le principali caratteristiche dei geositi.
Come è evidente, la presenza di geositi in un territorio, rappresenta un notevole potenziale attrattivo. A titolo di esempio basta solo accennare ad alcuni famosi geositi italiani, per riconoscere il correlato sviluppo socio-economico apportato alle popolazioni residenti.
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La Riserva Naturale Regionale “Lago di Canterno” possiede quindi un quadro completo delle capacità attrattive di un’area protetta: il paesaggio, la geologia, la flora e la fauna. Il Paesaggio, inteso in senso estetico è bellissimo e, per fortuna, non oggetto di speculazione per merito di un vincolo idrogeologico esistente da più di un secolo. Ma anche il Paesaggio inteso in senso ecologico come “un ecosistema di ecosistemi” appare ricchissimo in quanto, pur in una estensione di 1824 ha, la Riserva contiene una diversità di ambienti e di conseguenti ecosistemi, capaci di sostenere una corrispondente alta diversità di specie e di popolazioni, sia vegetali che animali. Costituisce per sua naturale vocazione una reale “riserva della biosfera”, cosa che per il momento è in parte confermata dal riconoscimento, al suo interno, di due SIC (Siti di Interesse Comunitario). Gli aspetti vegetazionali e floristici sono stati ben illustrati nella comunicazione del professor F. Lucchese, che personalmente ringrazio soprattutto per la chiave propositiva del suo intervento, che partendo da quanto già verificato sul campo, si indirizza sulle prospettive di tutela attuabili. Gli aspetti faunistici, con particolare riferimento all’avifauna che per sua natura è il “biglietto da visita” di ogni area protetta, è stato anch’esso trattato da W. Culicelli, da una prospettiva di azioni possibili ed interventi semplici per creare condizioni più favorevoli alla permanenza degli uccelli e alla possibilità di poterli osservare in tranquillità. Gli aspetti geologici utili alla conoscenza della storia di un territorio come strumento di prevenzione e tutela, che il Professor F. Angelelli ha comunicato, costituiscono il naturale presupposto ad ogni realtà esistente sul territorio. E tra queste i geositi. L’identificazione e la tutela dei geositi, apporta un valore da aggiungere alle possibilità offerte al visitatore. Renderli accessibili e fruibili al maggior numero di persone, costruire una rete di sentieri tematici sui geositi presenti, assistere ed accompagnare i visitatori in quelli più caratteristici e rappresentativi, può costituire una attrattiva stimolante in quanto diversificata rispetto a tante aree protette, anche più famose e frequentate. Non ultimo va considerato che per posizione geografica, vie di comunicazione e vicinanza, l’area protetta di Canterno, ha un formidabile potenziale bacino di utenza trovandosi ad una sola ora d’auto da Roma e poco più da Napoli. Nel ringraziare tutti per l’attenzione prestata, mi permetto di ripetere quanto ritengo sia la vera importanza del presente convegno. Mi rivolgo in particolare alle autorità presenti e alla dirigenza del “Parco dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi” che recentemente ha preso in gestione anche la Riserva del Lago di Canterno. In questi venti anni le vicissitudini legali-amministrative che hanno affidato la dirigenza della Riserva ad organismi ed istituzioni diverse, la inadeguatezza delle azioni di pianificazione e di indirizzo, se non la loro totale assenza, la mancanza di studi che potessero individuare con più precisione potenzialità e criticità, le difficoltà nel reperire le risorse umane e finanziarie adeguate, hanno di fatto impedito una reale valorizzazione delle valenze esistenti, limitando gli interventi alla sola imposizione di divieti, rispondenti semmai ad una tutela di tipo protezionistico. Come abbiamo visto invece, la tipologia di interventi più adatti a territori fortemente caratterizzati e “disegnati” dalla secolare presenza dell’uomo, è quella di tipo conservazionistico che prevede azioni dirette a mantenere lo stato delle valenze presenti. Se per i motivi suddetti, le istituzioni non hanno avuto la possibilità o la determinazione per agire, per fortuna le istituzioni universitarie, le associazioni culturali e ambientaliste, singoli esperti ed appassionati hanno invece continuato a coltivare interesse per questo territorio, producendo studi, aumentando la conoscenza, osservando l’evoluzione e i cambiamenti in atto. Da questo imprescindibile patrimonio di informazioni si deve partire per pianificare gli interventi, insistendo semmai nella ricerca di realtà ancora inesplorate o meritevoli di maggior attenzione. Le persone che hanno immaginato, progettato e promosso questo convegno, i relatori che hanno partecipato, e le istituzioni che lo hanno sostenuto, pur nella scarsità di mezzi, sono i primi interlocutori a cui la dirigenza del Parco può fare appello, avendone verificato la disponibilità, la preparazione, la genuinità dell’interesse gratuito sostenuto dalla sola passione e dall’amore per questo territorio. Faccio appello a chi dovrà occuparsi della tutela di questa riserva, affinché tenga in dovuta considerazione tutte le potenzialità che sono state messe in luce nelle comunicazioni di questo convegno.
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PERCORSI NATURALISTICI PER I GEOSITI DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE “LAGO DI CANTERNO” (FR). Dott Giuseppe CINO Scuola di specializzazione in “Gestione dell’Ambiente Naturale e delle Aree Protette” Dipartimento di Botanica ed Ecologia dell’Università degli Studi di Camerino.
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TRE PERCORSI PER I GEOSITI DELLA R.N.R."LAGO DI CANTERNO"(FR) Da diversi anni si va imponendo una giustificata valorizzazione dei geositi per gli specifici caratteri di rappresentatività dei fenomeni geologici e geomorfologici, e per l'ampia possibilità di fruizione didattica che conduce dalla conoscenza, alla formazione; fino alla conseguente adozione di forme di tutela de l patrimonio Geologico. Inoltre i l loro significato come elementi chiave de l più ampio mosaico del paesaggio geologico e le potenzialità di promozione del processo di Sviluppo socio-economico del territorio con chiari connotat i di sostenibilità, durata, e rilevante attrattiva, promuovono i geositi come elementi prioritari del paesaggioda conoscere, tutelare e conservare. Quando sono presenti all'interno di un'area protetta, essi costituiscono un vero pilastro per le strategie di pianificazione e di gestione. E' questo il caso della Riserva Naturale Regionale "Lago di Canterno". Istituita nel 1997, è estesa per 1824 ha. ed è compresa tra 41°43'00'' e 41°48'00'' di latitudine N, e tra 13°11'00'' e 13°18'00'’ di longitudine E. Essa occupa l'ampia conca tettono-carsica di Fiuggi comprendente il lago di Canterno e le depressioni circostanti. Il substrato roccioso è costituito da formazioni sedimentarie marine cretacico-mioceniche affioranti o sepolte dai sedimenti continentali quaternari; la litologia è prevalentemente calcarea ed è composta da almeno 11 diverse facies a diverso contenuto fossilifero. I principali elementi tettonici sono rappresentati da faglie dirette e rare faglie inverse ad andamento circa appenninico e NE-SW. La geomorfologia del territorio è invece fortemente influenzata dal fenomeno del carsisMo che trova tutte le condizioni per manifestarsi sia nei processi di erosione che di deposito in un continuo alternarsi di forme. La tipicità e la riconoscibilità del Paesaggio di conseguenza è insita proprio nella origine geologica del territorio e nella sua storia geomorfologica, al punto da costituire il bene (valore) primario da tutelare e in assenza del quale, i pur preziosi ecosistemi costituenti il paesaggio stesso, avrebbero poche possibilità di conservazione e di sopravvivenza. Le emergenze geologiche presenti hanno una scala che va da quella di paesaggio (il lago stesso ha una storia unica per formazione ed è il più grande, in Italia, Di origine carsica), a quelle di dettaglio. L'ubicazione è sia di tipo epigeo che sotterraneo, e la distribuzione varia e densa. Il loro stato evolutivo consente di apprezzarne la genesi, l'età, l'entità e la velocità dei processi in atto. Dal punto di vista dell'attrattiva esercitata sui visitatori dell'area protetta, i geositi si distinguono dalle valenze floro-faunistiche per alcune potenzialità di grandissimo rilievo quali la costante disponibilità e la non suscettibilità alle variazioni legate ai cicli stagionali. La consapevolezza dell'importanza di tutelare e promuovere questo patrimonio ha portato ad un lavoro di individuazione, catalogazione e divulgazione che trova la sua ultima espressione nella progettazione di tre percorsi naturalistici ad essi dedicati.
IN VERDE E’ RAPPRESENTATO IL PERIMETRO DELL’AREA PROTETTA.
PERCORSO ARANCIO Si snoda nello scenario di maggiore visibilità assoluta del paesaggio. DIFFICOLTA' : Facile TEMPO DI PERCORRENZA : Poco meno di 2 ore. DISLIVELLO : assente. (1) “ Lago di Canterno “. (2) Inghiottitoio “ Il Pertuso “( P. Alessandri 1913 ). Giace sul fondo del lago a quota 509 m.s.l.m.. Si nota la torre-sfioratore cava che emerge dalla superficie alla quota di massimo invaso di 549,5 m.s.l.m. (3) Inghiottitoi “ Parata “ e “ Lattanzi “. Ai piedi di una parete calcarea, hanno drenato fungendo da sfioratori naturali per i due laghetti Lattanzi. L'avvento delle opere idrauliche fatte dall' ENEL per la produzione di energia idroelettrica li ha resi inattivi. (4) Inghiottitoio “ Pozziglio “. Di grande capacità drenante, è stato isolato con uno sbarramento artificiale non del tutto efficiente, ed è ancora attivo. (5) “ Fossa di Trivigliano “. Comparsa in epoca storica in seguito ad un crollo. Ha fondo impermeabile e si presenta come una dolina che contiene un deposito di acqua permanente. (6) “ Laghi Lattanzi “. Nella foto è visibile il più occidentale dei due laghetti. Le acque sono raccolte da una rete di canali che porta all'impianto delle idrovore. Da qui vengono immesse nel Lago di Canterno.
PERCORSO ROSSO.
PERCORSO CELESTE
Interessa gli elementi che hanno caratterizzato la genesi e l'evoluzione del Lago di Canterno.
E' il percorso dedicato alle forme epigee del carsismo e alla storia geologica del territorio.
DIFFICOLTA': facile TEMPO DI PERCORRENZA : DISLIVELLO: assente
circa 2 ore
(1) Frammento di mappa catastale della Baronia di Porciano del 1778 ( C. Crema 1921). Rappresenta l'idrografia superficiale precedente alla formazione del Lago di Canterno avvenuta con alterne vicende tra il 1821 e il 1825. (2) Scarpata di faglia. Alta parete in parte vegetata con ampia nicchia-riparo, sovrastante un deposito conoide in attiva formazione costituito da rocce fossilifere. (3) Schizzo della “ Grotta dei Canonici “. L'apertura “ (Bocca di Muro “ ), immette nella grotta (ampia cavità semisferica ), che termina sull'inghiottitoio ( “ Sgolfo “ ). (4) “ Bocca di Muro “. Ingresso della Grotta dei Canonici vista dall'interno. (5) Ingresso della “ Grotta di Corniano “. (6) Pianta e sezione della Grotta di Coniano ( C. Crema 1921 ). (7) “ Lago di Canterno “. (8) Inghiottitoio “ Il Pertuso “ ( P. Alessandri 1913). Giace sul fondo del lago a quota 509 m.s.l.m.. Si nota la torre-sfioratore cava che emerge dalla superficie fino alla quota di massimo invaso a 548,5
DIFFICOLTA' : media. TEMPO DI PERCORRENZA : circa 3 ore. DISLIVELLO : circa 400 metri. (1) Vaschette di corrosione. Localmente conosciute con i l nome di “ pietre acquare “ per la caratteristica di contenere discrete quantità di acqua. Utili riserve di acqua per gli animali selvatici. ( 2) Marmitta. Cavità passanti, di dimensioni, forma e traiettorie molto variabili. (3) Pietraie carsiche. Localmente denominate “ muruni “, sono elementi di grande valenza estetica e habitat di particolare valore naturalistico..Sul versante sud del Monte Porciano è stato individuato e riconosciuto ufficialmente un S.I.C. (sito di importanza comunitaria), istituito appositamente per la salvaguardia di tale delicato ecisistema. (4) Hum. Elementi isolati o a piccoli gruppi, costituiti da grandi massi molto rimaneggiati dai fenomeni di erosione tipici del carsismo. (5) e (6) Campi solcati. Splendidi esempi di notevolissime dimensioni e qualità , incastonati in una parete calcarea ricca di tipici fenomeni di erosione carsica. Sito di nidificazione di specie avicole rupestri e importante stazione floristica. (7) Grotta di Santa Oliva. Di ridotte dimensioni e senza concrezioni., E’ interessante soprattutto per l’'ubicazione ai piedi di una splendida parete di faglia e per il significato storico-religioso essendo stata eremo della Santa Oliva e probabile eremo terporaneo di San Pietro del Morrone, futuro Papa Celestino V, che spesso si recava in questi luoghi per accudire ai suoi confratelli di Ferentino. (8) Fossa Cicuni. Dolina di grandi dimensioni con ampia e profonda nicchia-riparo. Fittamente vegetata e sede di numerose specie di flora e fauna. (9) Sito di Cicuni. Ai bordi della strada forestale affiorano forme di deposito ipogeo ( blocchi calcitici e rari frammenti di stalagmiti e stalattiti ).
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Criticità e potenzialità della Riserva Naturale Regionale Lago di Canterno Riccardo Copiz – Naturalista, Presidente Associazione SYLVATICA email: info@sylvaticaonline.it
Nel contributo vengono messe in evidenza le criticità che tuttora animano il dibattito attorno al lago di Canterno in un’ottica di preservazione dei difficili equilibri che il lago e il territorio circostante, con caratteristiche geologiche, idrologiche, floristiche e faunistiche così peculiari, stentano a raggiungere. Seguono alcune proposte di facile realizzazione, che prevedono costi contenuti i quali devono essere sostenuti da una pianificazione seria e ragionata che contempli e valorizzi il cospicuo patrimonio di biodiversità che quest’area possiede. L’Associazione scientifico naturalistica SYLVATICA (www.sylvaticaonline.it) si interessa, fin dalla sua fondazione (nel 2007), della riserva di Canterno, sia dal punto di vista della ricerca che della divulgazione delle conoscenze naturalistiche, entrambe finalità statutarie principali dell’associazione stessa, la quale accoglie al proprio interno soci con elevata esperienza e specializzazione nei numerosi campi delle scienze naturali, che negli anni monitorano il territorio, restituiscono dati utili a studi scientifici e mirano ad accrescere il livello culturale della popolazione in termini ecologici. L’intervento rileva le principali criticità e potenzialità della Riserva con la prospettiva di programmare un futuro più proficuo e attento ad aspetti che nei trascorsi venti anni sono stati trascurati.
La Rete ecologica europea Natura 2000 Oltre alle sue specificità intrinseche, di evidente rilievo naturalistico, la riserva del Lago di Canterno assume un ruolo e un’importanza ancora maggiore perché è limitrofa e in parte coincide a due siti riconosciuti dall’Unione Europea, in base alla Direttiva Habitat del 19921, come “siti di importanza comunitaria” (SIC), attualmente denominati “zone speciali di conservazione” (ZSC) per il completamento dell’iter normativo di istituzione e regolamentazione. La riserva si accavalla, infatti, al sito di Monte Porciano ed è limitrofa a quello dei castagneti di Fiuggi. Questo aspetto è ancora poco enfatizzato e valorizzato, purtroppo. La riserva è, inoltre, prossima ad un’altra area di grande importanza a livello 1 La Direttiva del Consiglio d’Europa del 21 maggio 1992, dal titolo Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (nota come Direttiva “Habitat”), e la precedente Direttiva Uccelli del 1979 costituiscono il cuore della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità e sono la base legale su cui si fonda il programma europeo Natura 2000.
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europeo, molto estesa: la “zona di protezione speciale” (ZPS) dei Monti Simbruini-Ernici, definita così in base ad una precedente Direttiva comunitaria, la Direttiva Uccelli del 1979. Visto il valore del lago per l’avifauna stanziale e migratrice meriterebbe anch’esso l’inclusione nella suddetta ZPS, o magari la definizione di una ZPS specifica, che ne certifichi ulteriormente le qualità e tuteli maggiormente il sito. Il Piano di Tutela delle Acque Regionale Recentemente è stato adottato dalla Regione Lazio l’aggiornamento del Piano di tutela delle acque regionale (PTAR) e ovviamente il Lago di Canterno, il più grande lago carsico del Lazio e probabilmente d’Italia, è un elemento di interesse di tale piano. Il bacino è particolare perché ha un immissario ma non un emissario, se non quello sotterraneo, e questo determina le sue caratteristiche idrologiche e la qualità delle acque. Le analisi propedeutiche all’aggiornamento del PTAR hanno rilevato per il lago di Canterno una qualità scadente, cioè il livello più basso previsto dal sistema di classificazione dei parametri qualitativi adottato in base alle normative vigenti. Il piano di tutela delle acque prevede dei monitoraggi per verificare le modificazioni, positive o negative, nel tempo. Ma prevede anche degli interventi da attuare laddove la qualità delle acque non sia buona o quantomeno sufficiente. Nel caso di Canterno il piano prevede di raggiungere entro il 2027 il miglioramento della qualità delle acque stimando un investimento economico pari a 0,4 milioni di euro per interventi che vanno dal miglioramento della depurazione delle acque di scarico di Fiuggi, al recupero delle sponde per creare delle aree a maggior capacità di fitodepurazione, oltre ad interventi che riducano alcune forme di impatto diretto e indiretto. La progettazione di tali interventi, il loro effettivo costo e la necessità di anticipare il più possibile l’obiettivo temporale richiedono indubbi approfondimenti tecnici e amministrativi.
Le variazioni del livello idrico Tale fenomeno ha tante cause, sia naturali che artificiali, la cui intensità varia nel tempo, in relazione essenzialmente all’andamento delle precipitazioni meteoriche e all’utilizzo dell’acqua per fini idroelettrici. Numerose volte si è verificato in passato un sensibile innalzamento del livello in occasione di stagioni piuttosto piovose, così come molte volte il livello si è abbassato drasticamente per effetto dell’apertura della condotta di scarico. Un beneficio legato agli abbassamenti è stato il rinvenimento in passato sulle sponde del lago di svariati reperti archeologici, Esempio di effetti negativi della variazione del livello idrico sulla stabilità oltre a rifiuti di vario tipo. Ma è sicu- spondale e sulla struttura della vegetazione, accentuati dal calpestio. ramente più importante il mantenimento di un livello delle acque elevato e più stabile, al fine di preservare un ecosistema di grande rilievo naturalistico costituito da moltissime specie vegetali e animali, in particolare quelle anfibie, ittiche e le colonie di uccelli acquatici. Molte di queste specie, infatti, svolgono in parte o tutto il loro ciclo biologico lungo le fasce spondali, che maggiormente risentono delle oscillazioni idrauliche.
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Il pascolo sulle sponde Un problema collegato a quelli della qualità delle acque e della degradazione della vegetazione spondale è il pascolo che, seppure ormai non incida più fortemente perché molto meno diffuso che in passato, nei periodi di maggiore concentrazione di ovini e bovini innesca dinamiche che hanno un impatto non trascurabile e quindi necessitano di essere attentamente governate.
Il pascolo moderato può essere positivo per mantenere una copertura vegetale più eterogenea, ma può divenire negativo se non gestito correttamente o troppo vicino alle sponde.
La pesca sportiva Altra criticità, che per alcuni operatori socio-economici locali è invece una risorsa, così come per chi la pratica, è la pesca sportiva. In qualche modo sicuramente determina delle economie positive per il territorio però determina un impatto evidente per la presenza continua di persone lungo il perimetro del lago, per il taglio della vegetazione per permettere un agevole raggiungimento delle sponde, per l’abbandono, ancora frequente purtroppo, di materiale da pesca e rifiuti di vario genere e per l’immissione di specie ittiche che, nel tempo, hanno modificato fortemente la comunità biologica e le sue naturali dinamiche. Fortunatamente, di recente, è stata introdotta una zona di pesca che consiste nell’obbligo di rilascio degli L’introduzione della pesca no kill è un primo passo in avanti verso una gestione esemplari pescati evitandone l’ucci- della pesca più sostenibile, che dovrebbe contemplare il divieto in alcune sione. Ma molti impatti diretti e in- porzioni del lago. diretti restano comunque invariati, specie in occasione delle gare e manifestazioni che richiamano numerosi pescatori contemporaneamente.
L’abbandono di rifiuti e le discariche abusive Periodicamente, associazioni locali e persone singole svolgono azioni di pulizia delle sponde, raccogliendo grandi quantità di rifiuti delle più disparate tipologie, solo in parte riconducibili in realtà ai pescatori. Pensare che a vent’anni dall’istituzione della Riserva la situazione sia ben poco cambiata su
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questo tema vuol dire che in termini culturali e sociali la strada da fare è ancora lunga e tortuosa.
I lavori pubblici In passato sono stati effettuati diversi interventi privi di una progettualità coerente con il contesto ambientale e di una visione di lungo periodo, tesi piuttosto ad un riscontro immediato, mediatico, economico o elettorale. In futuro bisognerebbe intervenire in maniera più oculata, con interventi che abbiano realmente una funzione L’abbandono di rifiuti è uno degli aspetti negativi che più incide sulla qualità utile al territorio e un impatto minimo dell’ambiente e sulla bellezza del luogo. Nella foto si osserva sullo sfondo un esteso taglio boschivo, altro aspetto che merita un’attenta gestione. sull’ambiente, ad esempio distanziandosi il più possibile dalle sponde, e che limitino i costi per ottimizzare davvero le poche risorse economiche a disposizione per la gestione e manutenzione del sito.
Il sorvolo di elicotteri Notevoli sono gli impatti generati da questa pratica che, oltre ai turisti e frequentatori del sito, disturba in particolare gli uccelli acquatici, costretti ad allontanarsi all’arrivo degli elicotteri, pubblici e privati, che troppo spesso si avvicinano alle acque del lago. Un utilizzo francamente anomalo di una riserva naturale, che andrebbe sempre evitato o almeno nei periodi in cui il lago ospita popolazioni cospicue di specie migratorie.
Il taglio boschivo Sulle colline che circondano il lago periodicamente si verifica il taglio dei boschi che, al di là delle polemiche politiche o delle contrapposizioni strumentali, può rappresentare un problema reale se non si pone la giusta attenzione alle modalità di taglio, al periodo e alle estensioni delle aree di intervento. Il taglio del bosco può influire infatti sulla ricchezza di specie animali, sulla composizione e struttura delle comunità vegetali, sulla perdita di microhabitat (come ad esempio gli alberi vetusti), sulla erosione del suolo, sui regimi idraulici, sulla qualità del paesaggio, ecc. Tutti questi aspetti hanno un peso che va attentamente valutato in una riserva naturale.
Il ruolo del mosaico territoriale Il territorio che include la riserva mostra un mosaico variegato di tipologie differenti di copertura vegetale e di uso del suolo: boschi, prati, cespuglieti, zone umide e coltivazioni tradizionali, che in molti casi sono utili sia per la flora che, soprattutto, per la fauna selvatica. Questo mosaico è importante e va conservato e anzi valorizzato perché permette la cosiddetta connettività ecologica ovvero la possibilità di movimento di piante e animali tra territori differenti. Come evidenziato, infatti, in uno studio sulla rete ecologica del territorio regionale realizzato qualche anno fa dai tecnici della ex Agenzia Re-
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gionale Parchi della Regione Lazio, il territorio della riserva di Canterno è parte di un esteso corridoio ecologico che collega i Monti Lepini ai Monti Ernici. Ovviamente, in termini di rete ecologica di area vasta, il bacino lacustre è rilevante soprattutto, come detto, per gli uccelli migratori in occasione dei loro ciclici passaggi.
Il birdwatching e la valorizzazione della riserva La pratica del birdwatching non è “solamente” osservazione di uccelli, ma contempla diverse finalità, che possono determinare altrettanti benefici, sia naturalistici che culturali, sociali ed economici. Il birdwatching, e più in generale l’osservazione della natura, contempla: -
attività di ricerca, attraverso le quali i ricercatori incrementano sempre di più le conoscenze relative alla biodiversità e alle sue modificazioni nel tempo;
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attività didattiche ed educative, fondamentali per il corretto sviluppo delle capacità e cognizioni da parte degli studenti di ogni ordine e grado;
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attività ricreative, a beneficio della salute e del benessere fisico e psichico;
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attività in grado di generare economia a scala locale ma con impatto ambientale molto ridotto.
Tale modalità di valorizzazione del lago e del territorio circostante, a fronte dei suddetti benefici attesi, necessita solamente di un’adeguata sentieristica e alcuni capanni o altre strutture simili realizzate appositamente per osservare l’ecosistema e la fauna senza arrecarvi disturbo.
Il turismo lento e la mobilità “dolce” Stessi obiettivi educativi e ricreativi e positivi risvolti economici, con l’aggiunta di un’attenzione ulteriore alla salute e allo sport, possono essere raggiunti con l’incentivazione di un turismo lento e della cosiddetta “mobilità dolce”, a piedi, in bicicletta o a cavallo. L’escursionismo e il trekking riscuotono sempre più successo e possono, quindi, fungere da attrattori per un territorio che può offrire percorsi a differente difficoltà. Facendo molta attenzione a come si progettano i percorsi e si realizzano le infrastrutture di supporto e a come esse si gestiscono, si può generare un’economia di qualità e poco impattante.
Il ruolo della pianificazione territoriale Tutto quanto suddetto è possibile affrontarlo e limitarlo, nel caso delle criticità, o valorizzarlo adeguatamente, nel caso delle potenzialità, attraverso opportune e necessarie attività di pianificazione del territorio e di programmazione della sua gestione, obiettivo prioritario di un’area protetta. Tenendo ben presente che pianificazione territoriale equivale, oggi, a sviluppo sostenibile. Nel 2012 è stato redatto un documento propedeutico al piano d’assetto della Riserva che richiamava diversi elementi qui illustrati sinteticamente. Si può quindi ripartire da quel documento per giungere finalmente a delineare e progettare il futuro della Riserva, con il contributo imprescindibile degli Enti e delle comunità locali, i quali devono per primi credere nei valori della Riserva e operare per la sua conservazione.
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Sezione fotografica
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Panorama del lago di Canterno. Cartolina postale degli anni Cinquanta (collezione M. Petitti)
Donne intente al bucato. Cartolina postale degli anni Trenta (collezione R. Bellotti)
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Barche a vela. Cartolina postale degli anni Sessanta (collezione M. Petitti)
Pescatori. Cartolina postale degli anni Sessanta (collezione M. Petitti)
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Gregge al pascolo lungo le sponde (collezione A. Potenziani)
(collezione A. Potenziani)
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Foto: Matteo D’Agostini
Foto: Matteo D’Agostini
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Il Comune di Fumone e l’Associazione culturale Il Guitto ringraziano: l’Avv. Bruno Marucci, Presidente del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi e l’Assessore Regionale Rapporti con il Consiglio, Ambiente, Rifiuti Mauro Buschini che hanno partecipato attivamente e fattivamente alla realizzazione della giornata di studi; Umberto Caponera, abile moderatore in occasione del Convegno ma anche conoscitore profondo della realtà della comunità e del territorio di Fumone; Giuseppe Cino, la cui dedizione e laboriosità sono state vitali per l’anima scientifica del progetto; i relatori, di alto profilo scientifico, che hanno trattato, documentandoli, gran parte dei temi connessi con il contesto dell’area, con la formazione e la vita stessa del lago. Si ringraziano i rappresentanti istituzionali dei quattro Comuni rivieraschi, il GAL Ernici Simbruini, la XII Comunità Montana, i Carabinieri Forestale e le Guardie Parco. Siamo grati all’Archivio di Stato di Frosinone, e in particolare il sig. Giulio Bianchini, che sempre ci supporta con entusiasmo nelle nostre attività di ricerca; all’Associazione Sylvatica, che ha avuto un ruolo importante nelle attività del Convegno e con la quale abbiamo intrapreso una proficua collaborazione; al club Carpe Diem, sempre presente quando si parla di Canterno; a Francesco Culicelli, ideatore e amministratore del prezioso forum http://www.montiernici.it/index.php; ad Alberto Bevere per le splendide foto proiettate in loop durante il Convegno, ringraziamo altresì lui, Francesco Caponera e Paolo Fabrizi per i prodotti grafici che hanno gentilmente realizzato; Marco Sabene e Damiano Sinibaldi per aver pazientemente lavorato alla stampa delle mappe; la tipografia Emme Tre di Anagni. Rivolgiamo il nostro sentito grazie, infine, a tutti i partecipanti senza i quali non sarebbe stato utile progettare nulla di ciò che è stato fatto. Ci auguriamo che questo Convegno sia stato un piccolo seme nella strada della collaborazione tra Istituzioni, Enti, Amministratori, Associazioni e cittadini.
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Stampato presso Tipografia Acropoli - Via Mediana Chiappitto, 5 - Alatri (FR) nel mese di ottobre 2017
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Associazione culturale Il Guitto Fumone
info.ilguitto@gmail.com