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Rocchetta Mattei

Assessore Brianti, di cosa sof-

frono i cittadini di Parma in difficoltà?

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“Il mio assessorato si occupa di un settore, in questo particolare frangente, molto importante, che riguarda il sociale e il benessere, il welfare complessivo. Uno dei problemi più rilevanti a Parma è sicuramente quello dell’emergenza abitativa. Ma da quello che emerge stanno nascendo nuove situazioni di vulnerabilità e fragilità sociale, dovute in questo momento soprattutto al caro bollette e all’inflazione. Stiamo assistendo ad un processo di impoverimento che riguarda nuove fasce sociali, la classe media, che prima non veniva toccata dal disagio, ma ora è a forte rischio di un rapido impoverimento quando, ad esempio, qualcuno dovesse perdere il lavoro o subire un’improvvisa riduzione di salario”.

E quali sono le soluzioni che l’amministrazione propone?

“In questa fase delicata il Comune ha stanziato 1,8 milioni di euro a sostegno dei nuclei famigliari e delle attività commerciali, per compensare situazioni che, se non sotenute per tempo, potrebbero portare ad esempio a morosità o sfratti, innestando un meccanismo a catena che porterebbe immediatamente ad una crisi più grave ”.

Ma torniamo al suo impegno da assessore, cosa ha fatto per prima cosa?.

La Regione ha stanziato oltre 40 milioni per incrementare il contributo affitti

“La casa, il caro bollette, la disoccupazione e il disagio giovanile che cresce con 3000 nuovi casi. Sono questi i principali problemi dei cittadini in difficoltà”

“Nei primi mesi mi sono occupato prevalentemente di ascoltare, prendere visione delle cose e fare delle valutazioni sulla situazione nella quale ci troviamo. Frequento i luoghi dove operano le associazioni per rendermi conto in prima persona di come operano e sono strutturate, soprattutto in riferimento al terzo settore, che rappresenta uno degli elementi fondamentali per supportare la politica nell’affrontare le situazioni di vulnerabilità e fragilità. Spesso fanno un lavoro prezioso e silenzioso e conoscono meglio di tutti le reali condizione di vita delle persone, perché sono quotidianamente sul territorio. Per ora la principale emergenza è comunque quella abitativa, da affrontare nel breve periodo, ma anche in una visione di lungo termine”.

Quali soluzioni immediate avete individuato?

“La Regione ha stanziato oltre 40 milioni per incrementare il fondo affitti, si può presentare domanda su un’apposita piattaforma alla quale si accede con spid, inserendo i propri dati ISEE, si può ottenere un supporto fino a 1800 euro all’anno. Inoltre è stato stanziato un milione per rinegoziare affitti, con il fondo garanzia morosità/ riduzione costi, si tratta di un’azione che viene svolta insieme all’associazione dei proprietari e il sindacato degli inquilini”.

Cosa deve fare chi avesse bisogno di un sostegno?

“Il Comune ha predisposto una serie di azioni per sostenere i nuclei famigliari in difficoltà. Hanno accesso agli interventi economici i cittadini che si trovino in una condizione di disagio socio-economico valutato attraverso il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica (ISEE). L’attivazione dell’intervento di assistenza economica avviene dopo la valutazione da parte dell’Assistente Sociale del Servizio Sociale Territoriale del quartiere di residenza, che predispone, insieme al cittadino e alla sua famiglia, il Progetto sociale”.

Torniamo all’emergenza abitativa, come si sta muovendo l’amministrazione?

“Agiamo seguendo due direttive. La prima attraverso un’offerta di alloggi, non solo di edilizia residenziale pubblica (Acer), ma anche di edilizia residenziale sociale convenzionata a canone concordato. Contemporaneamente si deve procedere rapidamente al recupero di alloggi del Comune da mettere a disposizione di chi ne avesse bisogno, stiamo ultimando un

CARTA D’IDENTITÀ

Ettore Brianti

Competenze: Assessore alle Politiche Sociali

Deleghe: Politiche sociali, emergenza abitativa, welfare di comunità, contrasto alle povertà e alle fragilità, Politiche per la salute, TSO.

Breve Biografia: Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma dal 2018, è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Parma. Dal 2017 al 2019 ha fatto parte del Comitato tecnico di supporto alla “Cabina di regia per le Politiche sanitarie e sociali” della Regione Emilia-Romagna. Nel 2020 ha ricoperto il ruolo di sub-commissario delegato alla gestione complessiva dell’Azienda Unità sanitaria locale di Parma.

piano economico che sarà pronto in breve tempo. Allo stesso tempo stiamo lavorando per sviluppare un sistema provinciale di edilizia residenziale sociale che risponda all’alta richiesta di affitto, che arriva soprattutto dagli studenti universitari”.

Un altro aspetto importante è quello delle politiche di inclusione lavorativa?

“Occorre essere vicino alle fasce deboli, anche in questo caso ci stiamo impegnando insieme a tanti soggetti coinvolti, che vanno dall’Unione Industriali alle agenzie del lavoro. Tutto questo è ciò che riguarda l’immediato, l’emergenza, ma stiamo anche sviluppando progetti di programmazione, per il futuro. Uno di questi è la creazione di un osservatorio delle politiche sociali, che realizzeremo all’interno dell’assessorato insieme a ricercatori, sociologi ed esperti di statistica dell’assessorato. Perché è importante anche avere una visione del futuro in proiezione di quello che accadrà. Per svolgere questo lavoro è fondamentale anche il coinvolgimento del terzo settore. L’obiettivo è quello di andare a redigere, tutti insieme, il prossimo piano sociosanitario regionale triennale”.

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C’è poi un’importante scadenza alla quale non è possibile derogare, che è quella degli interventi legati al PNRRr?

“Si, interventi che scadono nel 2026 e inevitabilmente andranno a coincidere con molte delle azioni di fine mandato di questa amministrazione. Per metterli a punto dovremo coinvolgere tutti gli attori: assessorati, partecipate, Parma Infrastrutture, ma anche Asp e Acer. Uno degli interventi più importanti riguarda Villa Parma, dove faremo un progetto di co-housing, immerso in un grande parco intergenerazionale, messo a disposizione di anziani e persone non autosufficienti, che condivideranno spazi insieme a studenti universitari. Si tratta di alloggi ERP, di Edilizia Residenziale Pubblica, l’abbattimento della palazzina storica inizierà il 25 aprile del 2023”.

Un altro progetto che rientra in quelli del Pnrr riguarda l’ex Romanini (ex Stuard)

“In questo caso sono previsti 20 posti in co-housing. Poi un terzo progetto è quello che riguarda Acer, che sarà impegnato in un’importante azione di efficientazione energetica e al recupero di appartamenti da adibire alla prima accoglienza. Parma Infrastrutture, invece, si occuperà di attivare in via Cecchi una stazione permanente di posta, garantendo un recapito a chi rischia di diventare irreperibile e quindi “invisibile” suo malgrado. Molte persone sono spinte sempre più ai margini, anche solo perché ad un certo punto risultano non più reperibili Un tema da non sottovalutare è quello del disagio giovanile. Sono sempre più i ragazzi che manifestano disturbi di autismo, psicosi e disturbi alimentari, o disadattamento scolastico. Sono più di 3000 i nuovi casi nella fascia 10-17 anni

e quindi neppure in grado di ricevere aiuti o comunicazioni che possano essere un importante sostegno sociosanitario in un determinato momento della propria vita. Un altro progetto delicatissimo è quello del “Dopo di Noi”, un necessario sostegno a famiglie preoccupate o spaventate per quello che sarà il futuro dei propri figli non autosufficienti, quando i genitori non ci saranno più. Queste persone vanno sostenute e inserite in percorsi certi e garantiti. Per fare questo occorre un impegno anche da parte del Comune.”

Il Comune ha poi un rapporto anche in relazione alla “Conferenza territoriale sociale e sanitaria?

“Stiamo lavorando per creare degli incontri il più condivisi possibile. Il Comitato di distretto è stato molto partecipato, con oltre 200 persone, ora creeremo dei gruppi di lavoro misti, che daranno vita a progetti e percorsi.

Parma sarà sede di formazione continua per accelerare il processo di sviluppo delle case di comunità

Le scelte fatte insieme, sono quelle che hanno più possibilità di concretizzarsi. Sarà Antonio Nouvenne a seguire come consigliere delegato i progetti relativi alle politiche d’integrazione tra ospedale e territorio.”

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello del disagio giovanile?

“Un tema che attraversa diversi assessorati, da quello della Bonetti a quello della Aimi, con le quali lavoreremo insieme. Stiamo assistendo ad un incremento di ragazzi presi in carico da neuropsichiatri infantili (+15%), che manifestano disturbi di autismo, psicosi e disturbi alimentari, disadattamento scolastico. Abbiamo più di 3000 nuovi casi nella fascia 10-17 anni”.

State investendo molto sulle Case di Comunità?

“Occorre mettere in atto un cambiamento culturale, procedere nello sviluppo delle Casa di Comunità, che prima erano Case della Salute, che devono diventare un luogo della partecipazione e non solo luogo della cura. Un luogo di confronto e discussione nel quartiere, un luogo di prevenzione. I punti di comunità sono una risorsa in città, che solo Parma ha sviluppato in maniera concreta, dove sono presenti molti volontari. I cittadini accedono in maniera differenziata. Il PNRR prevede che diventino sede elettiva di presa in carico delle persone, che prolunghino il più possibile il tempo in cui le persone possano restare nelle loro residenze domiciliari, ritardando il periodo di non autosufficienza e invecchiamento attivo. Parma sarà sede di formazione continua e permanente, di volontari e cittadini, per accelerare il processo di sviluppo della Case di Comunità

Un’idea che rivoluziona le abitudini della cura tradizionale?

“Si e coinvolge anche temi importanti come la telemedicina, la digitalizzazione. L’obbiettivo è riservare le cure ospedaliere solo alla cronicità e ai casi gravi”.

Per Parma è un periodo di grandi cambiamenti anche per quel che riguarda la struttura amministrativa delle due aziende sanitarie ?

“Siamo in un momento storicamente di svolta, con la fusione nel nostro territorio delle due principali aziende ospedaliere, l’Ausl e l’Azienda Ospedaliera. Un processso che reputo molto importante”.

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ROCCHETTA MATTEI UN CASTELLO INCANTATO NEL BOLOGNESE

Costruito dal conte Cesare Mattei, fondatore dell’elettromeopatia, il castello è oggi visitabile per un’esperienza suggestiva e fuori dal tempo

DI FELICIA VINCIGUERRA

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Apochi chilometri da Porretta Terme, nel verde tra le montagne dell’Appennino Bolognese, sorge un castello che non passa inosservato per la sua imponenza e per il suo fascino architettonico, oltre che per la sua assoluta unicità. Si tratta della Rocchetta Mattei, un castello incantato che si trova nel territorio di Grizzana Morandi, “il paesaggio più bello del mondo”, come lo aveva definito il maestro Giorgio Morandi. E non poteva che trovare collocazione migliore questo atipico castello, la cui storia è arricchita di interessanti e affascinanti aneddoti e curiosità. La Rocchetta Mattei è stata eretta nella seconda metà dell’Ottocento dal conte Cesare Mattei, un personaggio molto attivo socialmente e culturalmente in quello che era il vivace clima della Bologna ottocentesca: letterato, è stato fondatore di una scienza medica alternativa chiamata elettromeopatia, i cui rimedi hanno attraversato l’ oceano e raggiunto personaggi di spicco di tutto il mondo. Come si diceva, la storia del castello è colma di particolari curiosi, che si scoprono visitando le sale, in un percorso tra mistero e incanto che ripercorre proprio alcune tappe della vita del conte: ad oggi la Rocchetta è visitabile solo con visita guidata, proprio per restituirle quella voce narrante che il tempo ha portato via, spogliando il castello di tutto l’arredamento interno. La struttura è stata costruita nel cor-

Il Cortile dei Leoni (figura a destra) è ispirato al più ampio cortile dell’Alhambra di Granada e rappresenta il gusto moresco del conte Mattei

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so del tempo da Cesare Mattei, che più volte ha modificato ed edificato, creando quasi un labirinto di torri, scalinate, cortili monumentali, che spaziano dallo stile neomedievale al neorinascimentale, dal moresco (molto amato dal Mattei) al Liberty. Sarà suo figlio adottivo, Mario Venturoli, a portare a termine e concludere la realizzazione della Rocchetta. Prima di addentrarci nelle sale della Rocchetta per scoprirne la bellezza, è bene conoscere più a fondo la storia di Cesare Mattei, un personaggio decisamente estroso, un creativo dell’epoca, che ebbe diverse importanti relazioni con rinomati personaggi come Paolo Costa, Gioacchino Rossini, che si serviva peraltro dei suoi rimedi, e Marco Minghetti. Ricevette proprio il titolo di conte da Papa Pio IX nel 1847. Nel corso della metà della sua vita decise di lasciare la città e trasferirsi in un luogo più intimo, a seguito della morte della madre e della delusione di una carriera politica. Acquistò la Rocchetta nel 1850, dove sorgevano le rovine di un castello medievale che apparteneva a Matilde di Canossa, e inziò la costruzione, che durerà per tutta la sua vita. Fu proprio la Rocchetta il luogo che ha ispirato in Mattei lo studio, e poi la successiva divulgazione, della medicina alternativa, che prese il nome di Elettromeopatia, una pratica diffusa poi in tutto il mondo e che diede al conte molto lustro. L’elettromeopatia nacque dalla volontà di Cesare Mattei di trovare un’alternativa alle cure derivate dalla medicina tradizionale, che non avevano sortito alcun effetto positivo sulla madre. Nell’elaborazione della pratica, trovò ispirazione nelle teorie di Samuel Hahnemann, fondatore dell’omeopatia. Mattei nel giro di qualche anno mise a punto una scienza basata sull’abbinamento di granuli, estratti da piante officinali, sulla cui metodologia non sappiamo niente. I preparati vennero esportati anche

L’iconica Cappella è una delle sale più fascinose del castello. Le sue decorazioni sono realizzate con materiali locali tra i quali gesso, cemento, mattoni e gesso

all’estero, tant’è che da un deposito centrale a Bologna si arriverà ad avere, nel 1884, 107 depositi sparsi in tutto il mondo. Un successo oltreoceano, accompagnato però da una forte delusione familiare quando Mattei affidò la gestione finanziaria delle sue attività al nipote Luigi, che causò una gravissima crisi alle sue spalle, tale da portare il conte a diseredare i familiari. Ormai in tarda età Mattei si affidò al suo collaboratore fidato Mario Venturoli, che adottò, così da

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diventare unico erede. Alla morte di Cesare Mattei, nel 1896, furono vani i tentativi di proseguire la pratica dell’elettromeopatia; nel 1959 la Rocchetta venne venduta alla moglie di un commerciante locale, Primo Stefanelli, che la gestì fino a quando non venne definitivamente abbandonata negli anni 80. La storia, per fortuna, non finisce qui e anzi arriva ai giorni nostri, perché nel 2005 la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (Carisbo) decide di acquistare il castello, per dargli nuova vita e soprattutto per restituirgli il valore che merita. Dopo un lungo lavoro e uno studio progettuale, la Rocchetta è stata restaurata fedelmente, un processo che dura ancora oggi, e che tutti possiamo ammirare, grazie appunto alla Fondazione e al Comune di Grizzana Morandi che ne ha in mano la gestione. La visita guidata permette di riportare il visitatore indietro nel tempo: entrando negli spazi del castello, quasi perdendosi nel groviglio di sale, scalinate e cortili, si possono ammirare tutte le contaminazioni frutto della grande personalità del conte e del suo immenso amore per l’arte. Da una stanza all’altra, a distanza di un solo passo, ci si stupisce della forte compresenza di elementi dal medievale al moresco, fino al liberty inserito poi da Venturoli. Tra i richiami decorativi più importanti, vi sono l’Alhambra di Granada per il Cortile dei Leoni e la Grande Moschea di Cordoba per la cappella dove il conte è sepolto. Grazie proprio alle suggestive atmosfere, la Rocchetta Mattei è stata set cinematografico di alcuni importanti film, tra cui “Enrico IV” di Marco Bellocchio del 1984. Nel corso della visita, si possono ammirare gli spazi più suggestivi del castello. Si comincia con la sala dei NoIn basso la Sala della pace e, nella pagina a destra, il portale d’ingresso al Cortile dei leoni

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vanta, in origine concepita da Mattei come mausoleo dedicato alla Regina Vittoria, poi diventata sala da ballo con Mario Venturoli. Al suo interno, spicca il colorato rosone con l’immagine del Conte, circondato da una corona d’alloro come i poeti dell’epoca. I visitatori percorrono una lunga scalinata in pietra, decorata con statue ottocentesche, che porta all’ingresso principale e girano il castello seguendo un incantevole percorso ricco di scoperte, che passa, in ordine sparso, dalla sala rossa o studio del conte, dal cortile dei leoni, quest’ultimo molto suggestivo, ispirato all’Alhambra di Granada; si visita la tomba del conte realizzata dalle Ceramiche Minghetti e si prosegue per il Giardino pensile con una vista da togliere il fiato sull’appennino bolognese. Uscendo dal cortile dei leoni, si scende una scala a chiocciola in pietra che regala una sorpresa resa possibile da un’illusione ottica, che conclude il percorso. Altre sale fascinose sono la sala della musica, la camera di Mario Venturoli, la sala della pace, come tutto d’altronde che ti lascia col fiato sospeso e col naso all’insù. A distanza di secoli, il castello ha ancora una sua vita, sia grazie alla possibilità di visitarlo, ma anche grazie anche alla possibilità di prenotarlo per eventi privati, come matrimoni o feste. Entrarci è un’esperienza incredibile, emozionante, ed è bello sapere che un posto così incantato, quasi fuori dal tempo, abiti ancora nelle nostre vite. Quando si cammina tra una spazio e l’altro, si percepisce tutta la sua storia,

La Scala nobile è una grande scala a chiocciola in pietra, che crea una illusione ottica tutta da scoprire, grazie all’alternanza di due cromie che si rincorrono sulle pareti

se ne sentono addirittura i rumori e si capisce quanto bene abbia fatto al territorio quel periodo così socialmente vivace degli anni di Mattei.

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