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San Leonardo, tra passato e futuro

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San Leonardo, luogo vivo, protagonista del proprio destino più di quanto non lo sia stato in passato. Fucina di idee e progetti, che oggi chiede che siano ascoltati

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DI SERENA SASSO

San Leonardo è il quartiere segnato dalla stazione. Un confine, che lambisce il centro storico, tracciato dalle rotaie dei treni che attraversano l’Italia in su e in giù. Una strada di binari che ha sempre segnato una distanza dalla città, facendolo considerare spesso periferia più di quanto non lo fosse in realtà, arrivando fino a toccare barriera Garibaldi, la vecchia Porta San Barnaba, ma oggi non è rimasta traccia della vecchia costruzione difensiva di un

SAN LEONARDO: DUE CASE CHE DIVENTANO QUARTIERE INDUSTRIALE

tempo. San Leonardo, luogo vivo, protagonista del propro destino più di quanto non lo sia stato agli inzi del novecento, un passato che racconta il fascino di un luogo che, se analizzato più approfonditamente, riesce a farci sentire la sua storia immersa nel presente e proiettata nel futuro: attraverso gli edifici, gli abitanti orgogliosi e resistenti e mai domi, i nuovi cittadini del duemila e le vecchie e nuove attività industriali, quelle che in passato hanno sacrificato un piano regolatore più coerente ad un area che si è fin da subito proposta come tessuto connettivo tra il centro della città e quelli che allora

Un abitante su quattro è di origine straniera. Un passato affascinante per capire il suo destino futuro

erano i campi attorno al nucleo urbano, fino a Cortile San Martino. Con quest’ultimo, San Leonardo, fino al 1923 faceva Comune, prima di essere poi inglobato per Regio Decreto da Parma. Nel 1979 si riunifica, come Circoscrizione, alla zona di Cortile San Martino, ma ritorna ad essere quartiere a sé stante nel 2002. Per capire oggi San Leonardo, si deve però ripercorrerne la storia. Popoloso e commerciale quartiere a nord del centro, è ora delimitato dal torrente Parma ad ovest, dalla Tangenziale nord a nord, da via Benedetta e via Mantova ad est e dalla linea ferroviaria Milano-Bologna a sud. Il nome del quartiere deriva dalla

chiesa omonima, mentre il suo stemma, la croce della città e un leone dorato, sda San Leonardo di Noblac. Il suo destino, dicevamo. A cavallo del ‘900 fu identificata dagli urbanisti del tempo, come zona industriale della città. Ma divenne presto anche densa zona residenziale-popolare. Date le sue caratteristiche il quartiere è rapidamente il principale luogo di espansione per l’industrializzazione a Parma: dal foro boario ai panifici, dal macello pubblico ai magazzini comunali, dalla stazione alle numerose officine di Via Trento e Via Palermo, dallo zuccherificio dell’Eridania, alle Vetrerie Bormioli. Nell’800, Via Trento (all’epoca Via Roma) presentava un paesaggio rurale: vi si contavano addirittura due sole case. Al contrario via San Leonardo aveva già, nei primi anni del ‘900, edifici e case padronali o botteghe. Luogo simbolo del quartiere è la chiesa di San Leonardo, edificata fra il 1928 ed il 1931, dall’architetto Camillo Uccelli, che si ispirò a motivi gotici e bizantini. Altro elemento storicamente importante è la famosa Madonnina, originariamente posta in angolo tra Via Venezia e Via San Leonardo, oggi riposizionata, in Via Trento, all’angolo con Via

Carta d’identità del Quartiere San Leonardo

Numero abitanti: 20.349 Età media abitanti (2020): 12,42% (0-14), 22,04% ( over 64) Livello anzianità: Età media 45,31 anni Sesso della popolazione: 48,64% maschi e 51,36% femmine Superficie: 4,44 Kmq Stranieri: 5.087 (25%) Numero scuole: 8 Densità popolazione per Kmq: 4.583 abitanti Costruzione della Chiesa di San Leonardo: 1928-1931

MAGAZINE A sinistra, in alto, porta San Barnaba, ora demolita, adesso barriera Garibaldi. Sotto come era via Trento (che allora si chiamava via Roma). Nell’altra pagina la chiesa di San Leonardo, dalla quale deriva il nome del quartiere

Ortles. Tra i primi anni del Novecento fino a poco prima della Seconda Guerra Mondiale, il San Leonardo cresce favorito prima dall’arrivo del tram, poi dall’avvento del trasporto pubblico su gomma e poi anche dalla costruzione delle nuove case popolari – Case Gasparri – costruite in economia per sopperire all’aumento demografico e alla necessità urbanistica dell’epoca. Dopo gli orrori e la distruzione della guerra, che non risparmiarono questo quartiere dal dolore e dalla fame di quegli anni, dagli anni Cinquanta San Leonardo torna a crescere. Oggi è caratterizzato da un’alta densità abitativa e varietà di negozi, si sviluppa attorno a via Trento e via San Leonardo, E’ un quartiere dalla forte connotazione sociale, multietnica ed urbana, è da anni oggetto di ampi interventi di riqualificazione, già realizzati o in fase di realizzazione: la stazione, i 31.471 del comparto Pasubio, il centro commerciale Euro Torri e l’ex area industriale della vetreria Bormioli Rocco. Molti interventi sono rimasti purtroppo incompiuti a causa della crisi finanziaria del Comune di Parma nel 2011, soprattutto tra via Palermo, via San Leonardo e via Trento, oggetto di un

grande tentativo di riqualificazione urbana, che avrebbe dovuto essere gestito dalla società partecipata Stu Pasubio, ma che si è arenato dopo i primi interventi. Ora si susseguono altre proposte, una delle quali, il Nopa District, un progetto di riconversione dell’intero distretto, con un investimento di circa 50 milioni di euro e due anni di lavori. Un progetto che però prevede un forte incremento di aree commerciali, che lascia non poche perplessità tra i residenti, che temono una nuova speculazione che non porterà vantaggi per far rivivere un quartiere, il cui sviluppo porta purtroppo con sé le difficoltà legate all’inquinamento, alla viabilità e ai conseguenti ostacoli che si incontrano nell’urbanizzazione delle aree. Ma porta anche tante associazioni tese al volontariato, al sociale e allo sviluppo culturale e sportivo. La vicinanza al centro e tante aree verdi rendono il San Leonardo un quartiere in continua evoluzione e con grandi potenzialità. E i suoi abitanti lo sanno.

La chiesa di San Leonardo

La chiesa di San Leonardo è un luogo di culto cattolico dalle forme neobizantine, situato in via San Leonardo 11 a Parma, in provincia e diocesi di Parma; l’edificio dà il nome al quartiere in cui sorge. Derivato da un antico oratorio in posizione extra moenia, l’edificio fu rifatto in stile neobizantino nella prima metà del XX secolo. Un oratorio dedicato a san Leonardo esisteva nella zona della Madonnina già nel 964: verso l’anno 1000 divenne priorato conventuale dipendente dall’abbazia di San Benedetto in Polirone e i benedettini vi eressero accanto un lazzaretto e ospizio per pellegrini. Il 1º novembre 1298 il cardinale Gerardo Bianchi cedette il priorato e i suoi beni ai cistercensi che li utilizzarono per costruire il monastero di San Martino de’ Bocci.[1] Nel 1546 l’oratorio venne fatto abbattere dal duca Pier Luigi Farnese assieme a tutti gli edifici e agli alberi che si trovavano nel raggio di un miglio all’esterno delle mura cittadine (la cosiddetta “Tagliata”, a fini difensivi) [1]: il tempio fu ricostruito nel 1587 in un’area vicina e fu consacrato il 4 ottobre dello stesso anno. Agli inizi del XX secolo la zona della Madonnina conobbe un notevole sviluppo urbanistico e demografico e l’oratorio si rivelò insufficiente alla crescente popolazione: la chiesa fu riedificata tra il 1928 e il 1931 dall’architetto Camillo Uccelli su un terreno donato dalle sorelle Ferrari. Il nuovo edificio fu consacrato il 3 novembre 1935. La chiesa è realizzata in forme eclettiche di ispirazione vagamente bizantina. L’edificio, preceduto da un profondo pronao, è a tre navate separate da ventotto colonne in marmo veronese, con un profondo presbiterio circondato da deambulatorio con abside semicircolare. La facciata è realizzata in mattoni rossi faccia a vista. La chiesa conserva una Crocifissione secentesca di Giovan Battista Bolognini, una Madonna del Rosario di Giovanni Maria Conti della Camera e

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