0521 Il Mese Magazine n. 242

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MAGGIO 2023 numero 242 PRIMO PIANO Intervista all’assessora Chiara Vernizzi FOCUS QUARTIERI Vigatto: la storia di un comune conteso REPORTAGE Tra i capanni dell’Isola degli Internati O521 IL MESE MAGAZINE MENSILE DI APPROFONDIMENTO, ATTUALITÀ, SALUTE E CULTURA DI PARMA Protagonisti Intervista ad Andrea Gambetta L’evento Prima edizione del Farnese Festival Focus salute Epatite C: screening gratuito per i nati tra il 1969 e 1989 GROUP www.sinapsigroup.com Testata registrata Il mese Parma - gratuito Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99
ALLA SCOPERTA DEI NOSTRI CASTELLI
futuro più sostenibile. Proiettati verso un Le nostre due anime, per progetti unici. mingorisrl.com

Due viaggi per scoprire luoghi da noi poco distanti, ma ricchi di suggestione e fascino, ma ancora troppo poco conosciuti. I Castelli del Ducato di Parma e Piacenza e l’Isola degli Internati. Il circuito dei castelli, nato nel 1999, è cresciuto negli anni e oggi ci propone 33 luoghi, sorprendenti, 20 nel parmense, 12 nel piacentino e uno in lunigiana. Così come è incredibile andare ad esplorare i capanni dell’Isola degli Internati, a Gualtieri, che fu il rifugio umano e creativo di Antonio Ligabue. Un posto sospeso nel tempo, tra piccoli capanni mimetizzati nella vegetazione e relitti di navi da guerra che affiorano dall’acqua del Po. L’Isola degli internati, lembo di terra che pare debba il suo nome al fatto che, nel 1945, il comune la diede in concessione a quindici uomini sopravvissuti ai campi di concentramento. Il nostro viaggio prosegue, tra musica e arte, con la prima edizione del Festival Farnese, fortemente voluto dal Direttore del Complesso Monumentale della Pilotta Simone Verde e affidato alla direzione artistica di Fabio Biondi. Un evento destinato a crescere nel tempo e, a nostro parere, riuscire ad affermarsi come uno degli appuntamenti più prestigiosi. Siamo poi entrati in una delle istituzioni più importanti della nostra città, il Conservatorio Arrigo Boito, incontrando gli studenti provenienti da tutto il mondo e ripercorrendone

SIMONE SIMONAZZI

DIRETTORE 0521

DAVIDE BATTISTINI CEO SINAPSI

la storia. Siamo andati alla scoperta di uno dei più bei quartieri “periferici”, Vigatto, scoprendone le sue perle e soprattutto ricostruendo la sua anima anarchica, di un ex-comune, che non voleva essere annesso a quello di Parma, riuscendo a “resistere” fino al 1962. Abbiamo incontrato l’assessora alla Rigenerazione Urbana Chiara Vernizzi, con delega al commercio, che ci ha raccontato, cojn entusiasmo, la sua idea di città del futuro. Con Andrea Gambetta, presidente di Solares, abbiamo cercato di capire cosa significa esser produttore cinematografico, parlando del suo ultimo documentariioo “Sacchi, la favola di un visionario”. Un focus importante è poi quello sulla Fondazione Cariparma che, in un anno da record, ha erogato 23,9 milioni di euro e sostenuto 440 progetti. Tra le storie da raccontare, c’è sicuramente quella di Silvia Marchesini, atleta, psicologa e madre, che qualche settimana fa a realizzato il record mondiale dei 5000 metri stile delfino. E poi il nostro consueto approfondimento sulla sanità, in particolare la prevenzione, aderendo allo screening sull’epatite C, si può individuare precocemente il contagio e, grazie allle medicine attuali, ottenere una totale guarigione. E allora, perché non farlo?

EDITORIALE O521 IL MESE MAGAZINE Maggio 2023 | 0521Mag | 3

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CREDITS
PARMA

A PARMA E PIACENZA: CASTELLI DEL DUCATO Luoghi d’altri tempi, tra storia e leggenda. Ecco quali sono e quelli da visitare. E perché!

CITTÀ

12 “Sacchi, la favola di un visionario”

Il produttore Andrea Gambetta: “Per il grande allenatore il calcio è come una forma d’arte, pretendeva una vittoria per merito”

di Letizia Riccoboni

18 Conservatorio, storie di musica e studenti dal mondo

Amato da Maria Luigia e voluto da Verdi, oggi è una delle istituzioni più prestigiiose della nostra città di Isotta Violanti

Il mese Parma n. 242 - gratuito

Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99

Editori Edicta p.s.c.r.l. e Sinapsi Group

N° iscrizione al ROC: 9980

Registrazione ISSN: 1592-6230

via Torrente Termina, 3/b PARMA

Tel. 0521251848 - Fax 0521907857

Stampato in 7000 copie

Direttore responsabile: Simone Simonazzi - simonazzi@edicta.net

Art director: Pietro Spagnulo

Grafica: Davide Pescini

Redazione: Daniele Paterlini, Francesca Costi, Rosaria Frisina, Ilaria Gandolfi

Hanno collaborato: Caterina Canepari, Caterina Malfatto, Erika Martelli, Giulia Melassi, Letizia Riccoboni, Alice Simonazzi, Serena Sasso, Isotta Violanti

L’EVENTO

14 Festival Farnese

Il Direttore Simone Verde: “Dopo sei anni di lavoro, un sogno che si avvera” di Erika Martelli

IL PERSONAGGIO

20 Chiara Vernizzi

Rigenerare, per creare una nuova città

Simone Simonazzi

REPORTAGE

29 Tra i capanni dell’Isola degli internati

Quando l’acqua del Grande Fiume veniva utilizzata per cuocere la pasta di Alice Simonazzi

24 Malvasia E....

Sette appuntamenti per la rassegna enogastronomica lungo le strade dei Vini e dei Sapori di Emilia di Serena Sasso

26 “Fare la cosa giusta”

li Festival dell’economia di Parma, visto dai ragazzi dello staff del Bodoni di Erika Martelli

34 Fondazione Cariparma

Un 2022 da record: 23,9 milioni di contributi e 440 progetti sostenuti di Serena Sasso

36

Vigatto: il “bello” di stare in periferia

La storia di un Comune conteso da Parma fino al 1962 di Serena Sasso

40 Epatite C: screening gratuito

Per i nati tra il 1969 e il 1989, l’importanza della prevenzione per una malattia che oggi si può curare di Isotta Violanti

42 Silvia Marchesini

Il record del mondo dei 5000 delfino è di una parmigiana di Giulia Melassi

SOMMARIO O521 IL MESE MAGAZINE Maggio 2023 | 0521Mag | 5 06
DI DANIELE PATERLINI

A Parma e Piacenza: CASTELLI DEL DUCATO

Luoghi d’altri tempi, tra storia e leggenda. Ecco quali sono quelli da visitare. E perché!

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DI DANIELE PATERLINI
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Ii meraviglioso mistero e fascino dei castelli è qualcosa di ancestrale, che incanta sempre grandi e piccini, lasciandoci quasi indifesi di fronte alla maestosità dei luoghi e alla forza della rievocazione storica, che questi ci trasmettono. Un’atmosfera magica regna tra le imponenti mura di edifici risalenti a molti secoli fa, dove ancora sembrano echeggiare le voci degli antichi abitanti, mentre noi attraversiamo le stanze da semplici visitatori. E’ forse anche questo il grande successo del circuito dei castelli del Ducato di Parma e Piacenza, che dà visibilità, offre servizi e mette a sistema, 33 Castelli (20 nel parmense, 12 nel piacentino, 1 in Lunigiana). Fanno parte del circuito dei Castelli del Ducato 25 Comuni con monumenti e borghi storici, 9 luoghi d’arte e musei. Questo è il network-circuito che dal 1999 riunisce, coordina e promuove rocche, fortezze e manieri tutti aperti al pubblico, nei territori di Parma, Piacenza e Pontremoli, muovendo circa 600.000 visitatori all’anno. Grazie ad un consistente novero di proprietari privati ed enti pubblici, riuniti in rete in associazione senza scopo di lucro, In alcuni Castelli del Ducato abitano ancora oggi Principi, Conti, Marchesi, discendenti diretti di importanti casate che hanno contribuito a determinare, nei secoli, la storia d’Italia ed Europa: ad esempio, i nobili Gonzaga, Landi, Pallavicino, Meli Lupi. Abbiamo provato a proporvi un itinerario scegliendo quelli che secondo noi sono da visitare per primi, anche se, a chi avesse la fortuna di poterlo fare, consigliamo di dare una “sbirciatina” a tutti. Iniziamo dal Castello di Bardi, occupa una posizione spettacolare, dominando dall’alto la valle e il borgo. Varcato il

ponte levatoio, i cortili e gli esterni della fortezza trasmettono forza e richiami di antiche battaglie. Gli interni, invece, sono principalmente spogli ed ospitano alcuni spazi espositivi o ricostruzioni d’epoca. Il Castello di Bardi è accompagnato da una leggenda secondo la quale il fantasma di un cavaliere, Moroello, si aggirerebbe alla ricerca della sua amata Soleste. I due innamorati si tolsero la vita convinti l’uno della morte dell’altro, lasciando una scia di mistero che ancora aleggia nel castello. Un altro luogo unico è la Reggia di Colorno, il Palazzo Ducale di Maria Luigia d’Austria duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. La piccola Versailles. Luogo che richiama antichi splendori e ricchezze lontane. Una

A fianco: una veduta dall’alto del castello di Bardi, nella valle del Ceno che sorge su una roccia di Diaspro Rosso. La fortezza è conosciuta anche come castello dei Landi

In basso: Castello Malaspina Dal Verme, donato nel 1360 da Galeazzo Visconti a Isabella di Francia, diventa di proprietà della famiglia nel 1436. Si trova nel comune di Bobbio

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visita guidata permette di ammirare l’immensa estensione del palazzo con le sue sale affrescate ricche di decorazioni barocche. Gli arredi originali si sono persi, ma si può visitare l’antica chiesa e il bellissimo parco, il cui ingresso è gratuito. Se però ci si volesse immergere in quello che ancora oggi è uno dei luoghi che più di altri rievoca il passato, si deve visitare la Rocca Sanvitale di Fontanellato, che si erge, incantevole, al centro del borgo, circondata da un ampio fossato colmo d’acqua: racchiude uno dei capolavori del manierismo italiano, la saletta dipinta dal Parmigianino nel 1524 con il mito di Diana e Atteone. All’interno della Rocca si può ammirare, ancora intatto, l’appartamento nobile dei Sanvitale. Nella Rocca Sanvitale di Fontanellato, è inoltre visitabile l’unica Camera Ottica infunzione in Italia, all’interno della quale un sistema di specchi riflette l’immagine della piazza antistante su uno schermo. Un piccolo gioiello, ripreso anche da Bernardo Bertolucci, in uno dei suoi film. Poco distante la Rocca Meli Lupi di Soragna si presenta esterna-

mente con un aspetto affascinante, ma austero. Questo è dovuto ai numerosi interventi di ampliamento e ristrutturazione intervenuti nel corso dei secoli. L’interno, invece, è molto ricco e la visita guidata permette di attraversare splendidi saloni ancora

Sotto: la Rocca Viscontea a Castell’Arquato, in provincia di Piocenza, domina la Val d’arda ed è stata eretta a partire dal 1342 da Luchino Visconti

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arredati. Lasciando la provincia di Parma, e inoltrandosi nel piacentino fino ad arrivare ad Agazzano, si trovano il Castello e la Rocca. Entrambi sono degli edifici davvero splendidi e imponenti, anche se hanno risentito del passare del tempo. La Rocca, più antica, presenta un interessante mix tra architettura difensiva medioevale e linee più signorili adatte ad una dimora rinascimentale. Il Castello di Agazzano, invece, è una residenza estiva nobiliare del XVIII secolo, ancora arredata con mobili d’epoca e suppellettili. Un luogo incantevole e che resta nella memoria di chi lo visita è il borgo medievale di Castell’Arquato, sempre a Piacenza. Ci si può perdere tra le antiche stradine, splendidamente ristrutturate, finché, si accede alla Piazza del Municipio: un tripudio di meraviglie medievali! Anche della Rocca Viscontea non rimane ormai molto, ma la salita al

mastio, l’alta torre del castello, regala un panorama splendido che spazia tra il borgo e le colline circostanti. Tra i castelli più belli del Ducato di Parma e Piacenza c’è sicuramente anche il Castello di Gropparello, a Piacenza. Circondato da un bel bosco e collocato in posizione strategica, è stato sapientemente organizzato dagli attuali proprietari, che ancora ci vivono, per ospitare e affascinare i più piccini con numerose iniziative ludiche e ricreative. E’ possibile, inoltre, visitare gli interessanti interni del palazzo. Tra i castelli visitabili c’è anche quello di Rivalta (Piacenza), che presenta ancora degli interni splendidamente conservati, si attraversa un piccolo borgo medievale davvero molto caratteristico. La visita del castello spazia dalla torre di guardia alle segrete, dalle cucine ad un piccolo museo con cimeli interessanti, dagli splendidi saloni ammobiliati alla cantina. Infine,

A destra il castello di Compiano, un tempo parte dello Stato dei Landi e Zecca, oggi inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia

Sotto la Reggia di Colorno, Venaria Reale costruita in stile neoclassico dall’architetto petitot, che intervenne sul progetto originario di Bigaud

un luogo che sembra catapultarci in un mondo ormai passato: stiamo parlando del minuscolo borgo medievale di Vigoleno: un gioiellino. All’arrivo, il borgo si presenta con una ampia piazza antistante l’ingresso, una porta su un rivellino medievale fortificato. Già da qui appaiono le mura merlate e le due torri principali. Si entra nel

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DI LETIZIA RICCOBONI

Èdisponibile su Amazon Prime Video il nuovo documentario sulla vita dell’allenatore di Fusignano “Arrigo Sacchi, la favola di un visionario”, diretto da Nevio Casadio, del quale la Fondazione Solares ha firmato la produzione esecutiva (distribuzione Medusa, produzione Verdiana). Arrigo Sacchi è uno dei personaggi più conosciuti al mondo e uno degli allenatori più proficui degli ultimi cinquant’anni, con due Coppe Campioni vinte e una finale Mondiale persa ai rigori. Conosciamo i suoi trofei, ma ora la sua storia viene ripercorsa anche attraverso le testimonianze di campioni, ma anche dei compaesani, per aiutarci a conoscerne gli aspetti più

“SACCHI, LA FAVOLA DI UN VISIONARIO”

Il produttore Andrea Gambetta:

umani e intimi. Nel film intervengono giocatori e uomini di sport che hanno fatto la storia del calcio e che hanno lavorato con Sacchi, come Gullit, Rijkaard, Maldini, Costacurta, Tassotti, Michele Uva, Ancelotti; persone che sono state ispirate dal suo modo di essere, dalla sua concezione del “gioco di squadra”, ed infine persone che lo hanno visto crescere nel piccolo paese di Fusignano. Il presidente della Fondazione Solares e produttore cinematografico Andrea Gambetta, spiega il perché della scelta

di questo film e cosa significa fare il produttore oggi.

Crede che la figura di Sacchi a livello calcistico sia ancora attuale, è questo uno dei motivi per cui è stato scelto per il documentario?

“Credo proprio di sì, nonostante io non sia un appassionato di calcio, la figura di Sacchi era ed è ancora oggi un simbolo. C’è un calcio prima e dopo Sacchi e sicuramente è ancora un riferimento sia teorico che tecnico che continua ad influenzare molti. Questo documen-

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”Per il grande allenatore il calcio è come una forma d’arte, pretendeva una vittoria per merito”

Sopra Ruud Gullit, campione olandese e giocatore protagonista del Milan di Sacchi, che vinse per due volte la Coppa dei Campioni nelle stagioni 1988-1989 e 1989-1990. A destra, in alto, il produttore

tario vuole raccontare da dove nasce questa sua cultura della squadra come un gruppo, un’unione alla pari di tutti coloro che ne fanno parte. Pensiero che sicuramente si trova in contrapposizione al ruolo del grande campione rappresentato invece da Maradona. Per Sacchi il calcio è come una forma di arte, pretendeva un bel gioco e una vittoria per merito senza inganni o sotterfugi.”

Attualmente c’è un altro allenatore visionario e innovativo come lo è stato lui a suo tempo?

“Direi Ancelotti, è cresciuto con Sacchi e sicuramente ne è ancora in parte influenzato. Entrambi emiliano-romagnoli, una bella similitudine, e sicuramente il loro retroterra culturale è ciò che ha trasmesso ad entrambi quei valori che gli hanno permesso di arrivare lontano.”

Come si svolge il lavoro del produttore?

“Il produttore si occupa della parte “strategica” se vogliamo, dobbiamo reperire

il budget economico per coprire tutti i costi, ma soprattutto valutare l’argomento in base a tale budget, in base al pubblico e anche a quelli per cui stai lavorando. La parte di analisi riguardante il pubblico è molto importante, bisogna capire chi sia il destinatario finale. Una volta fatto questo passaggio sarà più facile, per quanto possibile, sviluppare l’argomento scelto in modo che sia il più interessante e intrigante. Oggi sono disponibili numerosissimi materiali audiovisivi, diventa dunque difficile competere e ottenere l’attenzione del pubblico, è qui che entra in gioco il produttore con una strategia che aiuti non solo la realizzazione, ma anche la distribuzione della storia. Tutte queste analisi si svolgono sempre insieme al regista e all’autore perché, anche se bisogna cercare di ottenere il massimo dal budget a disposizione, è comunque importantissimo non snaturare l’argomento o il personaggio scelti.”

Quali sono le difficoltà di questo mestiere?

“Sicuramente si tratta di un campo in continuo cambiamento a livello di tecnologie, ma anche di contenuti. Restare al passo è sicuramente una sfida. Un altro fattore può riguardare il canale distributivo, ogni piattaforma ha i suoi standard. Le piattaforme globali cercano di imporre standard che possano essere validi per tutti i paesi quindi si perde un po’ di autenticità e si tende a creare opere “standardizzate”. Altre piattaforme possono avere standard diversi, ma che comunque in qualche modo limitano

la tua libertà artistica. Quindi bisogna cercare di far coincidere l’idea dell’autore, la visione del regista, il budget e l’argomento con tutto ciò.”

Come avviene la scelta del canale distributivo?

“Come ho detto in precedenza, il produttore deve formulare una strategia che includa anche la distribuzione, da subito. Spesso si tende a trascurare questa parte. Si analizzano l’argomento e il budget, si realizza l’opera e poi però non si riesce a trovare un canale distributivo che la accetti. Quindi il lavoro di mesi, se non anni, va perduto. Nella strategia iniziale bisogna sempre includere la parte legata alla distribuzione, anche perché la scelta del canale è strettamente collegata all’argomento trattato, al pubblico e tutti i fattori legati alla visione dell’autore. Io faccio spesso l’esempio di Daniele Segre, che ha sempre fatto lavori indipendenti come “Morire di lavoro”, un bellissimo documentario, che ha fatto più di 150 serate tra circoli, cinema, sindacati e associazioni sul territorio. Oggi se si arriva a 30, 40 serate lo si considera un successo, quindi è logico che se da un lato una diffusione capillare sul territorio prima aveva anche la possibilità di un ritorno economico per coprire parte della produzione, oggi bisogna pensare in maniera diversa. La televisione o una piattaforma hanno sicuramente una possibilità ben maggiore di visibilità, certo poi manca il contatto con il pubblico. E’ tutta una questione di equilibrio fra i vari elementi da tenere in conto e, ripeto, senza mai snaturare la storia.”

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Alcune immagini dei concerti che animeranno il Farnese Festival, a lato Fabio Biondi e l’orchestra Europa Galante

FARNESE FESTIVAL

Poco più di un anno fa, al Caffè del Teatro Regio, Antonio Bodria, sospirava disegnando nell’aria, con le dita, l’ampiezza del palazzo farnesiano che chiudeva la corte all’altezza del palazzo delle poste: “E’ incredibile che l’Ottocento di Verdi abbia potuto mettere in ombra il Seicento e il Settecento della cultura a Parma, ti rendi conto che Voltaire chiedeva, nelle sue lettere, cosa accadeva in questa piccola corte circondata dai campi? Tutta l’Europa guardava alla musica che si faceva qui”. Quando, alcuni mesi fa, in città cominciò a circolare la notizia di un festival dedicato alla musica barocca,

un momento istituzionalizzato che andava ad affiancare il festival autunnale dedicato a Verdi si stentava a crederci: è vero che Europa Galante, l’ensemble di eccellenza mondiale diretto da Fabio Biondi a Parma è nato ed è da sempre in residenza al Teatro Due, è anche vero che dal fondo musicale della Biblioteca Pala-

tina il maestro ha estratto perle rare e che Biondi ha sempre intrecciato la sua carriera mondiale con un’attenzione costante alla città in cui si è formato musicalmente come quando, lo ricordiamo tutti, ha riaperto dopo il confinamento pandemico la vita culturale cittadina con il magnifico “Trionfo del Tempo” in San Giovanni. Nessuno poteva immaginare però che il primo festival di musica barocca a Parma si sarebbe inaugurato con un cartellone tanto importante: da Claudio Monteverdi a Dario Castello, da Giovanni Legrenzi a Girolamo Frescobaldi, Isabella Leonarda, Luigi Boccherini a Carlo Frugoni e la presenza di soggetti artistici quali Concerto italiano di Rinaldo Alessandrini, Labarocca, Quartetto Vanvitelli

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Il Direttore Simone Verde: “Dopo sei anni di lavoro, un sogno che si avvera”
DI ERIKA MARTELLI

oltre alla Filarmonica Toscanini che ha inaugurato il cartellone sotto la guida di Enrico Onofri. L’invenzione, la polifonia, la composizione di armonie policrome sembrano da tempo caratterizzare la direzione di Verde al complesso museale più importante di Parma sostenuto, nella costruzione del Festival, anche dal Comune di Parma, dal Ministero della Cultura e dalla Fondazione Banca Monte: il biglietto di ingresso a prezzi davvero popolari è in sé una rivoluzione di intenti. Culturalmente Parma sembra acquisire, con questo festival, un tessuto musicale più solido, capace di attrarre il pubblico mondiale in modo più continuo, e sarà forse l’occasione per mettere a sistema le molte realtà del territorio senza antagonismi provinciali, con la lungimiranza necessaria per guardare all’eccellenza, includendo ad esempio chi opera sul fronte della formazione, chi sul fronte della valorizzazione della tradizione di

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Dal 6 al 19 giugno, biglietti prenotabili a www. biglietterialatoscanini. it; per il programma dettagliato www. complessopilotta.it

liuteria, della ricerca filologica, chi su quello della sperimentazione contemporanea sotto un unico cielo in cui sarà utile coinvolgere tutta la comunità locale, a partire dai più giovani. Dal punto di vista musicale, si tratta forse di proporre, con questo festival, un diverso rapporto tra musica e canto. Biondi parlava, in

un suo intervento al Due di qualche anno fa, di “stile misto”: “lo stile di coloro che, come Bach e Telemann hanno cercato di uscire fuori dalle limitazioni ‘razziste’ di generi e linguaggi”, l’idea di far convivere diverse espressioni interessandosi sempre a linguaggio degli altri. Restituire Parma al suo tessuto paritario di rapporti con Cremona, Venezia, Brescia, Parigi significa forse allora ripensarne la centralità futura. “Con il Farnese Festival all’interno di uno dei più straordinari teatri al mondo – afferma il direttore artistico Fabio Biondi – si rende giustizia a un repertorio legato alla ricca vita musicale della città di Parma che, fra il 600 e 700, ospitò tra i più insigni Maestri dell’epoca: figure come Monteverdi, Farinelli, Carestini, Giacomelli, Mozart”. “Un’iniziativa che testimonia la vivacità del progetto sviluppato dal Complesso Monumentale della Pilotta”, afferma il direttore Simone Verde – finalizzato al rinnovamento della struttura, al riallestimento delle sue collezioni e alla creazione di un centro culturale di respiro internazionale, che è stato premiato da un largo consenso di pubblico”. Sarà proprio Biondi con Europa Galante, ad aprire martedì 6 giugno alle 20.30

al Teatro Farnese, un programma che, partendo da uno dei protagonisti della vita musicale italiana della prima metà del ‘600, qual è Girola -

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mo Frescobaldi, si conclude con uno dei capolavori di Claudio Monteverdi, musicista che nel 1619 inaugurò proprio il teatro. Andrà quindi in scena Il Combattimento di Tancredi e Clorinda accompagnato da Dario Castello e Giovanni Legrenzi sempre esponenti della scuola musicale veneziana. L’orchestra Europa Galante ritorna mercoledì 7, interpretando brani di Luigi Boccherini e ancora giovedì 8, con Invenzioni e Stravaganze, il 600 musicale italiano all’epoca del Teatro Farnese. Sabato 10, in scena l’orchestra LaBarocca di Milano, diretta da Ruben Jais, che presenta Scipione in Cartagine, opera seria in tre atti del compositore parmigiano Geminiano Giacomelli, su libretto di Carlo Innocenzo Frugoni. Il 17 “Come veggiamo usarsi ne’ madrigali moderni”, un repertorio di madrigali di Claudio Monteverdi, Giovanni Battista Fontana, Marco Uccellini, interpretati da Concerto italiano, diretto da Rinaldo Alessandrini. Il Farnese Festival si chiuderà il 19, con un concerto promosso dalla Toscanini, con la presenza del mezzosoprano Giuseppina Bridelli e l’esibizione del Quartetto Vanvitelli.

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DI ISOTTA VIOLANTI

Quando ci si affaccia in Conservatorio si varca un luogo speciale, e lo si sa già prima di entrare, perché, salendo da Strada del Conservatorio, le note dei cantanti e degli strumentisti raggiungono limpide le orecchie dei passanti. Ma è attraversando i due storici chiostri, che il linguaggio universale della musica fa spazio a quello delle parole e delle voci degli studenti di diversa nazionalità. Infatti già da parecchi anni giovani di tutto il mondo vengono affascinati dalla storia e dal prestigio del Conservatorio di Parma e partono, percorrendo migliaia di chilometri da casa, scegliendo di studiare nel cuore della nostra città, in quel

Sotto: particolare dell’ingresso al Conservatorio Arrigo Boito. A destra un concerto nel cortile interno

CONSERVATORIO: STORIE DI MUSICA E STUDENTI DAL MONDO

luogo che fu lo stesso Giuseppe Verdi a impegnarsi, per destinarlo ad essere un Conservatorio di musica, istituzione autonoma dello Stato italiano. Lo fece aiutando l’allora sindaco di Parma Giuseppe Mariotti a ottenere un apposito Regio decreto nel 1888, che nel 1919 viene intitolato ad Arrigo Boito. Ma la storia del Conservatorio non si intreccia solo con il celebre compositore e parte ancora più da lontano, da Napoleone e Maria Luigia. Infatti quando nel 1808 l’edificio era un ancora un Ospizio delle Arti, la duchessa volle che diventasse un posto dove impartire lezioni di canto ai giovani orfani, gettando le

fondamenta per farlo divenire quello che è oggi. Un Conservatorio che ha allievi che arrivano dal Sud America, Corea, Cina, Turchia, Moldavia... ragazzi e ragazze che vengono a Parma non senza sacrifici, spesso senza conoscere a fondo la lingua italiana (elemento importantissimo per la comprensione dei testi operistici), ma anche per sopravvivere in una nazione straniera. Ma il Conservatorio, per gli studenti, non è un viaggio di sola andata, Per dare la possibilità anche agli allievi italiani di avere contatti con altre realtà musicali, sono stati istituiti nel tempo anche numerosi progetti di Erasmus e gemel-

Amato da Maria Luigia e voluto da Verdi, è oggi una delle istituzioni più prestigiose della città. Ma anche una delle meno conosciute

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laggi con altre istituzioni musicali europee ed internazionali. Si è così creata negli anni una grande e solida rete di rapporti, costellata da masterclass con musicisti di fama internazionale, periodi di gemellaggio con paesi quali Stati Uniti, Georgia, Germania e numerosi concerti di alto livello. Ma non solo il canto lirico attira studenti da tutto il mondo: sono molte le classi strumentali del Boito che contano iscrizioni di allievi stranieri e sono molti i ragazzi che dopo aver concluso il percorso di studi (spesso anche durante), ottengono risultati eccezionali. Nicolás Cortés Castillo, ex allievo di tuba, ci racconta come in Sudamerica sia consuetudine andare ad approfondire lo studio in Europa quando si è meritevoli: “sono arrivato in Italia grazie ad un mio amico trombonista con cui studiavo a Santiago del Cile e che è venuto qui a studiare prima di me. Il suo isegnante mi ha consigliato di studiare con il docente di tuba, consiederato molto bravo”. Ora Nicolás collabora con molte orchestre della zone ma abbiamo voluto anche chiedergli quali sono state le maggiori difficoltà incontrate in questo percorso

e cosa consiglia a chi viene da fuori a studiare come lui: “Parma, nonostante sia una città con una grande tradizione musicale ed un conservatorio riconosciuto in tutta Europa, è una città piccola e quando si viene da una città molto grande (ndr Santiago del Cile) ci si ritrova con poche attività concer-

tistiche. All’inizio può essere di aiuto per avere più tempo da dedicare allo studio ma il consiglio che mi sento di dare è quello di guardare sempre anche al di fuori delle città più piccole per avere più possibilità e crescere come musicisti”.

Un importante cambiamento si verificò verso la fine degli anni ’70, quando prese il via a Parma il primo Liceo artistico a indirizzo musicale all’interno del Conservatorio stesso, finche poi nel 2010, con la riforma Gelmini, diventò ufficialmente Liceo Musicale.

Nei successivi anni si arrivò all’avvio in fase sperimentale, del Triennio superiore e del Biennio specialistico, caratterizzati dall’acquisizione di nuove competenze all’interno della formazione accademica tradizionale, rendendo così il dipoma accademico una vera e propria laurea riconosciuta a livello europeo. Il 24 Novembre 2008 si inaugurò l’Auditorium del Carmine. La chiesa gotica, che era già stata sottoposta a tentativi di rinnovamento, si trasforma in una suggestiva sala da concerto, che diventa poi un punto di riferimento per la vita culturale di Parma.

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CHIARA VERNIZZI: RIGENERARE, PER CREARE UNA NUOVA CITTÀ

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O521 IL MESE MAGAZINE
DI SIMONE SIMONAZZI

Tanta voglia di fare, cambiare, modificare, in meglio. Chiara Vernizzi dirige un assessorato che si muove tra la difficoltà di gestire un commercio in crisi e l’entusiasmo di riprogettare luoghi da far rinascere, per essere trasformati in ambienti che abbiano un ruolo da protagonisti per il nostro futuro. In altre parole, ridisegnare la città. E sicuramente, quello che si potrà fare, lei, lo farà, senza lasciare indietro nessuna opportunita. Almeno a giudicare da come le si illumina lo sguardo, quando inziamo a parlare di quali potrebbero essere gli interventi più importanti e urgenti sul territorio: un argomento che ha studiato approfonditamente e che insegna tutt’ora all’università.

Ma, però, partiamo dal commercio. Che situazione ha trovato?

“La situazione del commercio è complessa, non solo a Parma, in realtà, ma anche a livello nazionale. Il piccolo

CARTA D’IDENTITÀ

Chiara Vernizzi

Competenze: Assessora alla Rigenerazione Urbana

Deleghe

Rigenerazione Urbana, Urbanistica, Attività economiche e pianificazione per il commercio, Edilizia privata, TSO

Bio

Dopo il diploma al Liceo Classico G.D. Romagnosi (1986), si laurea in Architettura. E’ Professore Ordinario di Disegno presso il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma. Ricopre anche la carica di delegata del Rettore per l’Orientamento.

commercio è in crisi da molti anni per dinamiche di varia natura: prima di tutto l’apertura delle grandi strutture dei centri commerciali che hanno un po’ penalizzato i negozi di vicinatoe e il post pandemia che ha dato un imput molto forte al commercio online.”

Aumentano anche i negozi sfitti?

“Si, i negozi sfitti sono l’aspetto tangibile di questa crisi. Ci impegneremo per avere un’interlocuzione con i proprietari, per capire come riuscire ad agevolarli e incentivare in qualche modo la riapertura delle attività, magari anche in maniera temporanea, con delle iniziative legate a delle esposizioni.”

Quali soluzioni avete individuato?

“Stiamo cercando ovviamente di intervenire su questo fronte con modalità diverse: da un lato ripartire con degli incentivi per le nuove aperture, erano iniziative che erano state svolte anche nel mandato precedente. Adesso abbiamo riassestato un po’ i nostri bilanci, abbiamo recuperato delle risorse di cui avevamo bisogno per ripartire. Attiveremo dei nuovi bandi, che mantengano le garanzie necessarie, perché impegnamo soldi pubblici, ma che alleggeriscano e allevino alcuni aspetti, per non mettere in difficoltà i giovani imprenditori.”

Un altro tema importante è quello della rigenerazione urbana

“La rigenerazione urbana e la valorizzazione degli spazi pubblici, in particolare quelli del commercio, o quelli su cui il commercio insiste maggiormente, sono temi che mi stanno particolarmente a cuore. Questo è un tema del centro storico, dove si manifesta con certe caratteristiche, ma riguarda anche altre parti della città, e quindi adesso stiamo ragionando su un piano che possa valorizzare gli assi commerciali,coinvolgendo anche le

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“Le priorità? L’area dell’ex-Tep e lo scalo merci. Ma anche l’ex Bormioli e la Spip. La più critica? La stazione. Ricordo con affetto quando c’erano i tram, un errore toglierli”
Nella foto Chiara Vernizzi Assessora alla Rigenerazione Urbana del Comune di Parma, con delega alle attività economiche

vie e le strade più periferiche, magari rendendole protagoniste con iniziative ed eventi.”

Una delle idee della scorsa amministrazione era quella di eleminare il rapporto con le associazioni i di categoria e arrivare a un contatto diretto con i commercianti “Noi cerchiamo di fare un’altra cosa, per noi le associazioni di categoria sono degli interlocutori e con loro stiamo facendo tantissimi ragionamenti, non solo per quanto riguarda la parte di rigenerazione urbana o del commercio in senso stretto, ma anche in generale per tutto quello che può impattare sul centro storico, come il lavoro dell’assessore Borghi, ovvero la viabilità, la pedonalizzazione, la restituzione degli spazi ai pedoni.

Sul tema della pedonalizzazione i tempi sono molto cambiati?

”Molto, non c’è più la chiusura che c’era una volta. Abbiamo lavorato con le associazioni di categoria, fin dalla prima sperimentazione avvenuta nel periodo natalizio, quindi anche propizio in un qualche modo, c’è stata apertura anche da parte dei singoli commercianti. Addirittura, alla fine di questa sperimentazione, i commercianti delle vie che

non erano state interessate ci chiedevano di essere inclusi anche loro, cosa non semplice perché c’è il tema, poi, di come riorganizzare la viabilità, gli accessi legittimi dei residenti. E’ molto complicato nel nostro centro storico.”

Si parlava anche di una pedonalizzazione più ampia, è possibile?

“Va studiata in maniera mirata, stiamo ragionando sempre sul fine settimana, in modo da non mandare in crisi tutto il sistema degli accessi e di vita. Stiamo facendo uno sforzo molto grande, ma equilibrato per portare avanti questa visione, che va nella direzione non solo del raggiungimento della neutralità carbonica del 2030, ma anche di quella che è la logica della sostenibilità, dell’utilizzo di una mobilità diversa.”

Una delle idee era quella di mettere il tram su rotaia…

“Questo mi fa un po’ rimpiangere quello che c’era e quello a cui abbiamo rinunciato, perché Parma aveva già una rete tramviaria che la collegava con i principali centri, ma è stata smantellata. Il piano urbanistico generale mette insieme tutte queste visioni di città.”

La rigenerazione urbana

“Questo è un tema molto difficile. Le zone da rigenerare sono evidenti. Dalle grandi aree che riguardano siti che sono dismessi dal punto di vista industriale, come l’area dell’ex Bormioli (ma

in questo caso è un pò più complicato, perché l’area è privata), alle aree pubbliche, in tutto o in parte o attraverso delle partecipate, come quella dell’ex Tep, un’area strategica che si colloca a ridosso del centro storico. Poi ci sono anche aree importanti come quella della stazione, incompleta, con lo stralcio a nord della parte già realizzata. Ma sono tutte zone con complessità enormi legate a configurazioni di tipo urbanistico che non sono più attuali per quelle che possono essere le esigenze del mercato e della società di oggi.”

Poi ci sono altre aree, tra cui lo scalo merci.

“Sono temi annosi, sono aree sulle quali si sono già espresse tante progettualità, perché sono strategiche: sia per la loro collocazione a ridosso del centro; sia perché sono aree non risolte, da bonificare. E poi c’è anche l’area Spip e quella a fianco all’Ikea, che non hanno mai conosciuto una conclusione e sono già fortemente degradate. Sono aree sulle quali stiamo ragionando, si cerca di valutare attraverso il privato se si riesce a trovare un percorso per arrivare a rigenerarle.”

Se si dovesse dare una priorità di intervento?

“Quelle di proprietà dell’amministrazione, quindi dove possiamo intervenire con maggiore facilità: ex-Tep e lo scalo merci. Queste sono le aree sulle quali spero di poter costruire un percorso, reperire fondi, che poi è il tema fondamentale, perché tutti gli interventi di rigenerazione sono impegnativi dal punto di vista economico.

Ma parlare di rigenerazione urbana, non significa solo grandi interventi?

“Va fatto un cambio di passo culturale anche sulle operazioni di rigenerazione urbana più piccole, perché dobbiamo abituarci a considerare normale sostituire edifici che non sono più performanti dal punto di vista sismico ed energetico, ma anche distributivo e funzionale. Questo non riguarda il patrimonio storico, è ovvio, ma ci possono essere anche ai margini del centro o nelle prime periferie storicizzate, palazzine degli anni cinquanta poco performanti. La città che non può espansiondersi,

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deve crescere in modo diverso, deve ‘crescere costruendo sul costruito’”

Cosa cambierà in futuro?

“Cambierà molto, perché ci saranno due modi diversi di lavorare sul territorio urbanizzato, che viene perimetrato e calcolato a quella che era la sua fotografia il primo gennaio 2018. E’ un territorio che la Regione verificherà, e su questo si lavorerà sul costruito, non utilizzando le stesse categorie di una volta. Ragioneremo sulla tipologia di tessuto che sarà diverso nel centro storico, nel capoluogo, nelle frazioni, piuttosto che un insediamento in tessuto di tipo produttivo, che potrà essere un produttivo di tipo industriale, oppure artigianale, misto, più leggero, direzionale o commerciale. E poi c’è tutto il tessuto che è al di fuori e sono i ragionamenti che consentiranno l’espansione della città entro il 3% secondo delle strategie che riguardano vari aspetti: la sostenibilità, il verde, la creazione di poli funzionali che possano costruire la famosa città dei 15 minuti. Tutto questo da da qui al 2050, che è l’orizzonte temporale del piano che la legge ci pone come limite per intervenire.”

Tornando al commercio, i quartieri

su cui vorreste intervenire prima?

“I quartieri su cui intervenire sono quelli di cui ha parlato il sindaco già in campagna elettorale, come il San Leonardo, l’Oltretorrente, ma anche il centro storico, perché sappiamo che si sta verificando un certo svuotamento di negozi, come nella parte finale di via Garibaldi o alcune zone di via della Repubblica. Colpisce sempre vedere un negozio vuoto da tempo dove c’era il Libraccio, che è proprio davanti al Comune. Poi c’è la Ghiaia, che ha una serie di problematiche tutte sue, che presto affronteremo.”

Ci parli di San Leonardo e Oltretorrente?

”Abbiamo incontrato i commercianti del San Leonardo e quelli dell’Oltretorrente, per ragionare con loro sul tema specifico del commercio, della sicurezza, del decoro, che è una delle deleghe dell’assessore Borghi. Stiamo cercando di vedere come poter intervenire in questi comparti, quindi con incentivi da una parte, ma anche progetti diversi che possano valorizzare gli spazi e riqualificarli. Occorre tornare ad investirci, nel rispetto delle peculiarità delle diverse vocazioni, da un San Leo -

nardo alla zona del centro storico sulla destra del torrente Parma.”

Il Montanara rimane un esempio?

“Montanara ha questa grande ricchezza, il rapporto tra associazioni e commercianti ha giocato un ruolo incredibile e strategico. Abbiamo visto che nessuno ha le forze di fare le cose da solo, occorre “fare sistema, fare rete”, perché l’amministrazione da sola non arriva dappertutto.

Come è arrivata dall’università all’assessorato? Con quali obbiettivi?

“Conoscevo il sindaco, perché era un docente universitario, eravamo insieme nel gruppo di lavoro “Parma città universitaria”. Un giorno è arrivata la chiamata, pensando a figure tecniche che potessero portare delle competenze e una visione diversa, di chi la città la conosce perché l’ha studiata, analizzata. Io non avevo mai pensato a un ruolo di questo genere, ma è molto stimolante e interessante. Soprattutto credo di aver mantenuto, nell’affrontare i problemi, uno sguardo ancora molto vicino a quello dei cittadini.”

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Malvasia, un vino dagli ampi orizzonti e con tante potenzialità da esprimere. Un vitigno che si differenzia da altri per la lunga e secolare storia, che si radica fin nel Rinascimento e giunge ai giorni nostri arricchita di interpretazioni e abbinamenti. Una storia che diventa mito e che offre spunti inediti per proposte inattese, confermando la

MALVASIA E…

Malvasia come un vino che sa sempre sorprendere.

Da queste premesse è partito il progetto “Malvasia e…” una rassegna enogastronomica in sette appuntamenti promossa da GAL del Ducato nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 (Azione Specifica 19.2.02 della Misura 19 in Emilia Romagna) in collaborazione con Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini, Strada del Fungo Porcino di Borgotaro e Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma e con il contributo di Emilia Wine Experience, iniziativa di promozione del territorio.

La rassegna è articolata in due fasi, una primaverile e una autunnale. In quella primaverile, iniziata a maggio, e che proseguirà fino al 19 giugno, proponendo week end dedicati nelle aree di ciascuna Strada dei Vini e dei Sapori coinvolta. Protago -

di Parma e Piacenza.

nisti saranno i ristoratori e i viticoltori che proporranno abbinamenti inediti tra piatti della tradizione e creativi con il vino Malvasia.

Si tratta quindi di un vero e proprio percorso di esperienza alla scoperta delle potenzialità di un vino ricco di storia e per guidare meglio i ‘golosi’ che vorranno partecipare, sono state individuate tre figure storiche, legate in vario modo alla Malvasia, che offriranno il pretesto per tre chia -

vi di lettura diverse della proposte enogastronomiche.

Si parte con Giacomo Casanova, l’avventuriero settecentesco che visse proprio nel periodo in cui la Malvasia era il vino più diffuso e apprezzato dalle corti europee. Casanova ci guiderà idealmente nel percorso “Malvasia e… Sregolatezza” lungo la Strada del Fungo Porcino. In Val Taro, nel parmense, durante il fine settimana del 3-4 giugno quando,

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”Non c’è aroma più delizioso, non c’è nettare più allettante della Malvasia di Maiatico” Ecco la rassegna enogastronomica “Malvasia e…”, lungo le Strade dei Vini e dei Sapori di Emilia
DI SERENA SASSO

nei locali aderenti alla Strada, si potranno scoprire abbinamenti inediti, come Malvasia e fungo prugnolo o Malvasia e trota. E le degustazioni (a numero chiuso su prenotazione) al

Museo del Fungo Porcino ad Albareto saranno occasione per conoscere le diverse vinificazioni del vitigno. Leonardo da Vinci, artista e scienziato, fu anche agronomo ed enologo e visse nel periodo in cui i veneziani impiantarono su larga scala il vitigno in Italia. Va da sé dedicargli il secondo percorso “Malvasia e… Genio”: dopo il primo week end 19-21 maggio, si replica il 9-11 giugno: nei menù proposti dai ristoratori della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini troveremo abbinamenti ‘geniali’, combinazioni di sapori raramente sperimentate, supportate egregiamente dal vino Malvasia, capaci di generare sorpresa e sicuro apprezzamento nella clientela. La rassegna si svolgerà in territorio piacentino e prevede degustazioni nella cantina Fratelli Piacentini di Ziano Piacentino nella giornata del 9 giugno. Terzo percorso è quello dedicato all’iconica figura di Giuseppe Garibaldi. “Non c’è aroma più delizioso, non c’è nettare più allettante della Malvasia di Maiatico” ricordava l’Eroe dei Due Mondi a proposito del suo soggiorno di alcuni giorni ospite della Marchesa Teresa AraldiTrecchi. “Malvasia e… Ardimento” è quindi il titolo della rassegna che si è svolto nei week end del 20-21 maggio, in concomitanza con il Festival della Malvasia di Sala Baganza e replicherà il 17-18 giugno lungo la Strada del Prosciutto di Parma sulle colline parmensi. Combinazioni audaci tra Malvasia e sapori tipici del territorio, per due fine settimana all’insegna della buona tavola. Il programma prevede anche una tappa di degustazione all’agriturismo Lamoretti di Casatico per degustare coraggiosi incontri tra eccellenze del territorio.

L’edizione autunnale della rassegna parlerà di bellezza. Un programma tutto da scoprire, “Malvasia e… Bellezza” sarà la celebrazione corale delle Strade a Maria Luigia, amata Duchessa di Parma e Piacenza.

La rassegna è l’espressione del successo del progetto di cooperazione

IL PROGRAMMA DELLA RASSEGNA

Malvasia e… Sregolatezza con la Strada del Fungo Porcino di Borgotaro

13-14 maggio e 3-4 giugno

Malvasia e… Genio con la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini

19-21 maggio e 9-11 giugno

Malvasia e… Ardimento con la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma

20-21 maggio e 17-18 giugno

IL CALENDARIO DELLE DEGUSTAZIONI

(Tutte le degustazioni sono a prenotazione obbligatoria)

Malvasia e… Sregolatezza degustazione presso le due sedi del Museo del Fungo Porcino di Borgotaro

12 maggio, Borgo Val di Taro (Pr) - ore 17:30

1 giugno, Albareto (Pr) – ore 18:00

Malvasia e… Genio degustazioni in Cantina

19 maggio, Vigolzone (Pc) – Cantine La Tosa - ore

18:30

9 giugno, Ziano Piacentino (Pc) - Cantina Fratelli Piacentini – ore 18:30

Malvasia e… Ardimento degustazioni

21 maggio, Sala Baganza (Pr) – Festival della Malvasia

Show Wine Tasting a cura di Antonella Pizzi presso lo stand della Strada del Prosciutto di Parma

17 giugno, Casatico (Pr) - degustazione presso l’Agriturismo Lamoretti

transnazionale “Il Mito della Malvasia – Malvasia Myth”, nato con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la Malvasia e le zone in cui viene coltivata e prodotta attraverso la ricostruzione della sua storia dall’origine e diffusione nell’area del Mediterraneo ai giorni nostri, al fine di renderla un vero e proprio attrattore turistico. Il partenariato è composto da tre GAL, tutti appartenenti a territori in cui la Malvasia è una eccellenza: GAL Parnonas (Regione di Arcadia, Grecia), GAL del Ducato (Parma e Piacenza), GAL dell’Istria Centrale (Croazia).

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Le ragazze e i ragazzi del Bodoni si interrogano sulle declinazioni possibili tra consumismo ed ecologia. Trecento relatori su otto sedi, dal ministro Gilberto Pichetto Fratin al fisico Andrej Gejm ad Henry Sanderson autore de “Il prezzo della sostenibilità”dedicato al tema dell’auto elettrica: per tre giorni l’evento proosso da Italypost, Fondaione Symbola e inserto Economia del Corriere della Sera, ha attirato un importantissimo pubblico locale professionista e non del riuso, della logistica verde, dell’imballaggio economico, dell’artigianato intelligente. A sostenere l’importante macchina organizzativa che ha portato sul palco il sindaco Michele Guerra, Davide Bollati di Davines, Maria Paola Chiesi, Nicola Bertinelli del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giampiero Maioli di Crédit Agricole tra gli altri, c’erano quasi sessanta giovanissimi studenti di economia dell’Istituto Bo -

“FARE LA COSA GIUSTA”

doni di Parma, volontarie e volontari coordinati da Alessia Trombin per tre giorni impegnati ad organizzare pubblico, ospiti, sale, a dare informazioni sul programma della riuscitissima kermesse. “L’adesione è stata del tutto ina-

Il Festival dell’economia di Parma visto dai ragazzi dello staff del Bodoni

spettata – commenta Valentina Luconi, responsabile degli stages della scuola del Parco Ducale: i ragazzi avevano già svolto le ore obbligatorie di stages, ma il loro entusiasmo non poteva lasciarci indifferenti, dopotutto la nostra scuola ha una importante tradizione di lavoro e innovazione fondato sull’economia sostenibile, tema che ci vede spesso impegnati in collaborazioni Erasmus con altri istituti europei.” “Le conferenze sono state davvero appassionanti, commenta Camilla, ci sono molti elementi che mi hanno fatto riflettere su dibattiti che già avevamo fatto a scuola, e poi è stato bello sentirsi utili”. Per

Taouba è il primo stage a contatto col pubblico: “Mi piacerebbe rifare questa esperienza, ho dovuto affrontare diversi problemi, anche imprevisti, è stato come affacciarsi alla vita professionale”. “E’ chiaro che progettare una start up oggi -commenta Sebastian, diplomando all’indirizzo tecnologicosignifica assumersi la responsabilità della sostenibilità. I prodotti sostenibili sono considerati di standard migliore e la reputazione finanziaria delle aziende sostenibili è sempre più accreditata: questa è senza dubbio la sfida della nostra generazione”.

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Effettuare un check-up completo della propria auto è una buona norma da ripetere stagionalmente, soprattutto in vista dell’estate, tempo di viaggi. La corretta manutenzione del proprio veicolo influisce su consumi, prestazioni e longevità della vettura. Ecco i controlli da effettuare che consigliamo:

1.CONTROLLO DEI TERGICRISTALLI

Il gelo può aver intaccato l’efficacia delle gomme dei tergicristalli: è consigliato farli controllare ed eventualmente sostituirli. È necessario anche controllare la quantità e la qualità del liquido pulente, utilizzandone uno specifico per la stagione. Ad esempio, durante il periodo estivo esistono dei liquidi apposta per rimuovere più facilmente i moscerini.

2.LIVELLO DELL’OLIO

È importante considerare i chilometri che sono trascorsi dall’ultimo cambio olio. Un livello errato dell’olio può causare gravi danni al motore della tua automobile, quindi è fondamentale controllarlo regolarmente e sostituirlo o rabboccarlo se necessario.

3.CONTROLLO DELLA BATTERIA

Sia le alte temperature estive che il freddo invernale deteriorano la batteria dell’auto. Se possibile, lascia la tua vettura in garage oppure al riparo dal sole diretto in modo da evitare che si surriscaldi.

4.IMPIANTO FRENANTE

Non sottovalutiamo l’importanza di viaggiare in totale sicurezza! Ricordati di controllare i tre componenti dell’impianto frenante: le pastiglie, i dischi e il livello dell’olio. Questi controlli vengono effettuati ogni volta durante la Revisione Ministeriale ma ti consigliamo di esaminarli in previsione dell’estate e dei lunghi viaggi.

5.SOSTITUIRE FILTRO ARIA E FILTRO ANTIPOLLINE

Primavera stagione di allergie! Oltre che il filtro dell’aria è bene cambiare anche quello antipolline, per rendere

CHECK UP STAGIONALE

LA CORRETTA MANUTENZIONE DEL PROPRIO VEICOLO INFLUISCE SU CONSUMI, PRESTAZIONI E LA LONGEVITA’ DELLA VETTURA

l’abitacolo un luogo “sicuro” soprattutto se soffri di allergia!

6.SOSTITUIRE GLI PNEUMATICI INVERNALI

È necessario farsi trovare pronti entro il 15 maggio con le gomme estive o le 4 stagioni. Le gomme invernali infatti

non sono adatte alle alte temperature: si deteriorano più velocemente e sono meno efficienti rispetto alle estive. Ricordati anche di controllare la pressione prima di partire per un viaggio on the road per evitare spiacevoli sorprese!

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O521 IL MESE MAGAZINE

IL RIFUGIO DI LIGABUE TRA I CAPANNI DELL’ISOLA DEGLI INTERNATI

Quando l’acqua del Grande Fiume veniva utilizzata per cuocere la pasta e si pescava il pesce gatto. Un luogo ancora sospeso nel tempo

DI ALICE SIMONAZZI

“Questo era il rifugio di Antonio Ligabue, un giorno organizzammo un incontro per vedere un suo dipinto - ci racconta un anziano signore che ci accompagna in barca, per visitare l’Isola degli Internati -. Fissammo il luogo dell’incontro, proprio qui, indicando un punto tra i fitti pioppi, era ormai sera e lui ci disse di rimanere ad alcune decine di metri di distanza. Ci posizionammo di fronte a lui. Ligabue srotolò il suo dipinto e stavamo per combinare il prezzo, quando, anche perché stava scendendo il buio, uno di noi fece alcuni passi in avanti, per vedere meglio. A quel punto Antonio indietreggiò e strappò la tela e scomparve, andandosene di fretta. Era fatto così. Era matto.” Ci

accolgono in questo modo, navigando in questo luogo irreale, bellissimo, tra i relitti di navi: le chiamano la Zibello e la Ostiglia, lunghe una cinquantina di metri e con una portata di oltre 5.000 quintali, pare siano state costruite nel cantiere della Giudecca a Venezia, col metallo donato dall’Austria come debito di guerra. Servivano per trasportare cereali e idrocarburi all’epoca. Sull’ipotesi di recupero si è parlato spesso in passato: Ma sono imbarcazioni importanti e sarebbe quasi impossibile poterle recuperare senza danneggiarle. “Stanno bene qui, l’area è comunque valorizzata dal punto di vista storico”, dicono. Ligabue, le navi fantasma che affiorano dall’acqua, ma anche le palafitte, sette e di proprietà della provincia, ma ora

A lato: la mappa di quella che una volta era l’Isola degli Internati, oggi diventata terraferma

Sotto: un’immagine del luogo dove si andava a rifugiare Antonio Ligabue per dipingere i suoi quadri

O521 IL MESE MAGAZINE 30 | 0521Mag | Maggio 2023

date in concessione, con le famiglie che il fine settimana si ritrovano per pranzare insieme. E poi il cinema, come ci raccontano con orgoglio: “Qui hanno girato un film, ci dicono, mentre ci mostrano le tacche di quando il Po ha esagerato, riempendo di acqua anche le casette sopraelevate. “Una piena eccezionale, ma da allora sono stati alzati gli argini e l’acqua non arriva più”. Ma facciamo un passo indietro, per capire come mai esista un luogo che sembra essere fuori dal tempo, sulla riva del fiume Po, all’interno del territorio di Gualtieri, a Reggio Emilia. Si ritiene che il nome sia dovuto alla concessione, nel 1945, di questo territorio ad un gruppo di ex prigionieri della Seconda Guerra Mondiale. Vista penuria e il degrado economico esistente, il Comune aveva deciso di affidare in gestione quel lembo di terra a quindici uomini del paese che erano sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. Al termine della guerra, le autorità locali

provarono, in questo modo, a reinserire gli ex combattenti e prigionieri dei campi di concentramento nel mondo del lavoro. L’attività prevalente era lo sfruttamento del legname presente nella zona. Attualmente il territorio, che non è più una isola in seguito al cambio della conformazione del fiume e delle aree limitrofe avvenuto nel tempo, è divenuto in parte un’oasi naturalistica, con una pista ciclabile che permette percorsi cicloturistici. È inoltre presente un piccolo porticciolo al quale possono attraccare barche private. Negli anni parte del territorio chiamato Isola degli Internati è stato sfruttato anche come cava di sabbia, oltre che per la già citata attività legata alla produzione del legno. “Il Po non era certo il fiume che è oggi. Si pescava il pesce gatto in abbondanza: il nostro sostentamento. Per i giovani il fiume era come il mare, ricordo quando andavamo a farci il bagno dentro. Le donne, invece, nelle golene ci lavavano i panni. Sì, perché allora,

Ligabue, le navi fantasma che affiorano dall’acqua, ma anche i capanni, moderne palafitte. L’Isola degli Internati è un luogo sospeso nel tempo, ora diventata oasi naturalistica

quella del Po, era un’acqua che “sgureva”, come si usa dire nel nostro dialetto, ovvero lavava bene anche senza l’aiuto di troppi detersivi. Era un’ acqua cristallina, tanto è vero che i marinai la utilizzavano per cucinare la pasta.” Su l’Isola degli Internati si può anche arrivare percorrendo la pista ciclabile che unisce Gualtieri, Boretto e Guastalla, fino ad arrivare nella golena del Po, ci sono luoghi conosciuti soltanto da pescatori e barcaioli che possono esplorare le anse del fiume.

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Uno di questi luoghi è il Porto Vecchio dove oggi troviamo i relitti di un rimorchiatore e due bettoline mitragliate e poi bombardate da un aereo alleato nella primavera del 1944. Ma non sarà solo il paesaggio naturalistico a sorprendere durante una gita. La zona tra l’Isola degli internati e il Porto Vecchio è costellata di piccoli capanni su palafitta. Mimetizzati tra la vegetazione, nei pressi di sistemi di piloni un tempo votati alla pesca, costituiscono una forma di architettura resiliente che si lega perfettamente al paesaggio nel quale si inseriscono. Alcuni spiccano a cinque e più metri d’altezza, altri galleggiano su barconi in cemento, altri ancora sono vecchie roulotte sollevate su pali. Tutti in ogni caso rappresentano un inestimabile

patrimonio di edilizia spontanea che in pochi conoscono. La popolazione che abita queste “seconde case” di fiume, una volta all’anno, a settembre, un sabato e una domenica po -

meriggio, permettono di scoprirle e visitarle, offrendoci un caffè in riva all’acqua, un bicchiere di vino in una veranda pensile e un po’ di ristoro con focacce, erbazzoni tradizionali e

O521 IL MESE MAGAZINE

altri prodotti del territorio. Offrendo generosamente cibo, bevande, ma anche intrattenendoci con racconti, storie e leggende e addirittura, come nel nostro caso, portandoci in giro su una piccola barca a motore. Si perché oltre ai resti delle barche riaffiorate, ci sono i capanni degli ex pescatori, utilizzati ormai per pranzi e grigliate domenicali e ritrovi tra amici e familiari. Venire qui ci offre la possibilità di possibilità di vedere l’isolotto sul quale c’è la baracca nella quale si ritirava Ligabue nei suoi momenti di isolamento dalla “inciviltà”, e le barche che riaffiorano dall’acqua. “Questo però - ci tengono a dirci, per non creare troppe illusioni -, solo quando il livello del Po non è molto alto.” Tutte le singolari casette al sabato e alla domenica sono piene di vita, di schiamazzi e di risate, di bambini e adulti intenti a fare grigliate, un po’ come se fossero nella casa di villeggiatura insomma. I capanni che incontriamo percorrendo le stradine sterrate sono

tutti meravigliosi e diversi tra loro, uno di questi ha addirittura la roulotte attaccata all’abitazione. Ultimo capanno che avvistiamo nel nostro giro magico, ha pareti dipinte ed è molto grazioso. Sin dai primi del 900 i capanni venivano utilizzati per la pesca, che a differenza di oggi, anche a livello di qualità di pesce, è andata decisamente calando. “Una volta nel Po c’erano svariate qualità di pesce buonissimo, tra le quali gli storioni, ad oggi invece l’inquinamento e il predominio del pesce siluro, tutt’altro che buono da mangiare, ma che si nutre di altre qualità di pesce, popolandosi sempre di più, sono state tra le cause della progressiva riduzione della pesca. E così i capanni, già dagli anni 70 sono stati dismessi.” I capanni, di fatto,solitamente si ereditano dai vecchi pescatori, se si è di famiglia, oppure tramite passa parola e comunque a titolo amichevole tramite anziani che decidono di cederli, dopo averli costoditi gelosamente, anche se

In alto a destra, il relitto di una delle navi da guerra che affiorano dalle acque del Po. A fianco, uno dei sette capanni che un tempo erano dei pescatori, ora dati in concessione ad alcune famiglie, sempre ospitali con i visitatori

ufficialmente rimangono concessioni della Provincia. E dopo essersi lasciati alle spalle l’Isola degli Internati, si deve, per ora, solo immaginare un luogo dove si potrà fare tappa dalla primavera del 2024, quando a Palazzo Bentivoglio, riaprirà, completamente ristrutturato, il nuovo Museo Antonio Ligabue.

Maggio 2023 | 0521Mag | 33

Il Presidente Magnani:

“Sono davvero orgoglioso dei nostri risultati - afferma Franco Magnani, Presidente di Fondazione Cariparma -, ci confermiamo al fianco del nostro territorio sulle emergenze di oggi, ma con lo sguardo oltre le sfide del domani e questo è un fatto importante, per noi tutti.” Con il Bilancio 2022 Fondazione Cariparma

Fondazione Cariparma:

UN 2022 DA RECORD!

si attesta la performance più alta dal 2010 pari a 37,2 milioni di avanzo d’esercizio, dato che supera del 17% la media dell’ultimo triennio. L’esercizio 2022 ha registrato proventi ordinari pari a 46 milioni di euro, grazie anche alla contribuzione della Banca conferitaria Crédit Agricole Italia S.p.a. A questi si aggiungono 3,9 milioni di proventi straordinari netti derivanti dall’attività di gestione del portafoglio titoli. Il risultato 2022 ha permesso di incrementare ulteriormente il Fondo di Stabilizzazione delle Erogazioni, che si attesta ad oltre 80 milioni di euro, pari a quattro volte la capacità erogativa annuale della Fondazione stessa. Nel

2022 Fondazione Cariparma ha deliberato contributi per 23,9 milioni di euro a sostegno di 440 progetti di utilità sociale. Più nel dettaglio, la Fondazione ha contribuito a sostenere 241 progetti nell’ambito dei servizi alla persona, con un impegno economico di 12.677.569 euro; 197 progetti nel campo arte e ambiente, con un mecenatismo che ha un valore di 10.332.161 euro; 2 progetti a favore della ricerca scientifica, con risorse per 900.000 di euro. Fondazione Cariparma si conferma ancora una volta tra i primi investitori sociali del territorio parmense, nel 2022, infatti, il suo perimetro d’azione, in termini di copertura geografica degli interventi,

conta l’89,1% delle risorse assegnate tra Parma e provincia e il 10,9% a progetti nazionali co-partecipati con altre fondazioni di origine bancaria e coordinati da Acri. Il supporto di Fondazione Cariparma interessa in prima battuta le realtà private, che vengono sostenute per il 55,6% verso un impegno del 38,7 % nei confronti degli Enti Pubblici e il restante 5,7% per progetti a realizzazione diretta. Il Rapporto di Monitoraggio e Valutazione ha infine evidenziato che l’80,7% delle erogazioni per importo è avvenuto tramite lo strumento del bando e solo 19,3% tramite assegnazione diretta, inoltre, il 33,4 % degli importi erogati riguarda i servizi, il 21,65% l’ac-

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“23,9 milioni di contributi per 440 progetti sostenuti”
DI SERENA SASSO

quisto di attrezzature o automezzi, il 10,70% le attività a valenza formativa e didattica e il 22,70% gli eventi culturali e la valorizzazione del territorio. Infine, il 99,6% dei destinatari delle iniziative concluse è costituito da cittadini con

quasi totale trasversalità di età e genere e il 56,5% delle iniziative hanno impattato sulle nuove generazioni, a conferma dell’attenzione meticolosa di Fondazione Cariparma nel voler contribuire allo scenario futuro, agendo sempre con uno sguardo attento alle emergenze di oggi ma rivolto oltre le sfide del domani. “Una gestione patrimoniale attenta e oculata – afferma Maria Laura Bianchi, Vice Presidente, ci ha permesso di accantonare nel Fondo di Stabilizzazione delle Erogazioni fino a quattro volte la nostra capacità erogativa annuale”. Mentre Antonio Lunardini, Direttore Generale di Fondazione Cariparma dice “A un anno dalla mia nomina non posso che essere orgoglioso e soddisfatto dei dati

Il Direttore Generale Antonio Lunardini:

“Ad un anno dal mio insediamento, non posso essere che orgoglioso e soddisfatto dei risultati”

che emergono dal nostro bilancio.” “Il 53% delle risorse sono state destinata a progetti afferenti all’ambito dei “Servizi alla Persona” – spiega Marcella Saccani, membro del Consiglio di Amministrazione di Fondazione Cariparma - coerentemente a quello che è il contesto attuale: le disuguaglianze aumentano e le fragilità evolvono. Ci siamo concentrati molto sui temi dell’inclusione e della conciliazione, e quindi della gestione vita privata e vita lavorativa a fronte di situazioni di difficoltà, come ad esempio con Spazio Akela – un progetto meraviglioso, che abbiamo supportato fin dall’inizio - dedicato a bambini e bambine, adolescenti con autismo e disabilità intellettiva e alle loro famiglie. Infine sono molto orgogliosa di un dato che abbiamo commentato oggi in presentazione, quel 56,5% delle iniziative supportate che hanno impattato sulle nuove generazioni, a testimonianza di una Fondazione certamente proiettata nel futuro”. L’attenzione di Fondazione Cariparma ai bisogni della persona e della famiglia si è consolidato negli anni come un filo rosso che attraversa Parma e la sua provincia: un legame con la comunità parmense che si è rafforzato in maniera sempre più stretta e definita in quella cultura del welfare, che tenta di rispondere ai complessi bisogni di una società in continua e rapida evoluzione.

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A lato il vecchio municipio di Vigatto, a Corcagnano, per anni Comune “ribelle”, che non voleva accettare di sottostare a quello di Parma

Vigatto, il quartiere del Campus, è la zona periferica probabilmente preferita dai cittadini di Parma, lo dimostra il fatto che negli ultimi anni ha conosciuto un’intensa espansione demografica. Il quartiere, che si trova circa 8 km dal centro della città, è composto prevalentemente da campagna, con le sue sette frazioni di Corcagnano, Vigatto, Alberi, Gaione, San Ruffino, Carignano, e

VIGATTO: IL “BELLO” DI STARE IN PERIFERIA

Panocchia e presenta un paesaggio morbido e gradevole, scelto da oltre 11.500 persone, come luogo dove stabilire la propria residenza (53,7 Kmq, per una densità di 216 ab/Kmq). Ma Vigatto non è solo un luogo tranquillo dove vivere, lungo la riva sinistra del torrente Parma. Nella sua zona più vicina alla città, al confine con il Montanara, da qualche anno è stato realizzato prima il “Parco area delle scienze”, il più importante polo universitario sul nostro territorio, che si estende su un’area di settantasette ettari nel verde nella zona sud della

città: dove hanno sede i dipartimenti di area scientifica, sedi amministrative, aule e biblioteche dei Dipartimenti scientifici, mense e impianti sportivi. E più recentemente anche la “Scuola per l’Europa”, che si affaccia anche su via Langhirano, dove si ritrovano

studenti provenienti da tutta Europa e possono frequentare i corsi dall’inizio dell’età scolastica, fino alla soglia degli studi universitari, donando un sapore di internazionalizzazione all’intero quartiere. Ma Vigatto, pur mantenendo una vocazione prevalen-

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La storia di un Comune conteso da Parma fino al 1962, che si è battuto fino alla fine per restare autonomo e rimasto per anni “sospeso”

temente agricola, ha sviluppato anche interessanti insediamenti produttivi e artigianali, che si è concentrano nella località di Alberi. La forte tensione ad essere un’area territoriale autonoma e autosufficiente deriva certamente dal fatto che fino al 1962 era un Comune, con la sede del municipio a Corcagnano. Un percorso amministrativo, quello di questo quartiere, del tutto anomalo, per lungo tempo al centro di un’insolita contesa con il Comune di Parma, che si è protratta per molti anni. Nel 1943, i cinque comuni

Carta d’identità del Quartiere Vigatto

Numero abitanti: 11.636 (5,9% del totale della città)

Età media abitanti (2020): 14,21% (0-14) - 19,86% (over 64)

Livello anzianità: Età media 44,10 anni

Sesso della popolazione: 49,10% maschi e 50,90% femmine

Superficie: 53,65 Kmq

Stranieri: 1.284 (11,03%)

Numero scuole: 11 (dal nido alle medie)

Densità popolazione per Kmq: 216,89 abitanti

Frazioni: Vigatto, Corcagnano, Alberi, Panocchia, Quercioli, Fontanini, Gaione, San Ruffino

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di Cortile San Martino, Golese, San Pancrazio Parmense, San Lazzaro e Vigatto vennero aggregati a Parma. Una scelta che quest’ultimo non accettò di buon grado e subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale si oppose costituendo il Comitato per l’autonomia del Comune di Vigatto, che con una raccolta di firme chiese al Ministero dell’Interno la ricostitu-

zione del comune di Vigatto. Dopo un parere inizialmente contrario, l’istanza venne accettata, e il 4 novembre

1951 un decreto del Presidente della Repubblica ricostituiva il comune di Vigatto. Ma la disputa non finì qui, il

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decreto venne impugnato dal Comune di Parma e il Consiglio di Stato il 13 giugno 1959 ne dispose l’annullamento, in quanto mancava una legge istitutiva del comune di Vigatto. Tale sentenza non trovò però applicazione pratica e per molti anni lo status amministrativo di Vigatto non fu chiaro: non era certo se fosse un comune autonomo o parte del comune di Parma, situazione che creò non pochi problemi sul piano amministrativo. La questione si chiuse definitivamente il 26 ottobre 1962, quando il sindaco di Parma, ing. Giacomo Ferrari, con una cerimonia presso il municipio di Corcagnano, prese in consegna il comune di Vigatto, trasferendolo al comune di Parma. Una legge comunale sul decentramento assegnò poi Vigatto alla circoscrizione Montanara. E’ del maggio 2002 la riforma dell’ordinamento comunale sul decentramento, quando vennero creati i quartieri autonomi del comune di Parma, tra cui quello

di Vigatto, che mantiene la sede nei locali di quello che nel frattempo è divenuto l’ex municipio. Storicamente il nome ha origine dall’unione di due parole latine: Vico (nuclei di case più o meno raggruppate) e Catulo (probabilmente il fondatore). Le trasformazioni nel tempo (VicusCautli, ViCatuli, VicaGattuli) hanno portato all’attuale denominazione Vigatto. I cui primi cenni storici risalgono al 1004. In epoca Napoleonica, nel quadro di una nuova suddivisione amministrativa del territorio circostante a Parma, un decreto del 1806 creò 13 comuni autonomi (chiamati col termine francese Mairies), tra cui quello di Vigatto. Il nuovo comune comprendeva le frazioni di Alberi, Antognano, Carignano, Corcagnano, Gaione e San Ruffino. La frazione di Panocchia, inizialmente assegnata al comune di San Martino Sinzano, entrò a far parte del comune nel 1809. Dal maggio 2002, con una riforma dell’ordinamento comunale

In alto, la Scuola per l’Europa, edificata all’interno dell’area scientifica del Campus, importante polo universitario.

A sinistra la chiesa di San Pietro, nota anche come Pieve di Vigatto.

In altro a destra, un’immagine del vecchio municipio, sede del Comune di Vigatto

sul decentramento, vennero creati i quartieri autonomi del comune di Parma, tra cui quello di Vigatto. La sede amministrativa è a Corcagnano, nei locali dell’ex municipio.

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EPATITE C: SCREENING GRATUITO PER I NATI TRA IL 1969 E IL 1989

Continua anche tutto l’anno 2023 lo screening per la diagnosi precoce dell’epatite C. Un’iniziativa del Ministero della Salute, promossa dalla Regione Emilia-Romagna, realizzata dalle Aziende sanitarie e rivolta ai nati tra il 1969 e il 1989. Ci sono ancora 6 mesi, dunque, per

aderire e sottoporsi ad un semplice e gratuito esame del sangue.

“L’epatite C – spiega Maria Cristina Davighi, medico responsabile dell’ambulatorio di epatologia dell’Ospedale di Vaio e referente dello screening - è un’infezione del fegato causata dal virus dell’epatite C che può

evolvere in malattie gravi come la cirrosi e il tumore al fegato. La maggior parte delle persone con epatite C cronica non ha sintomi gravi o generali come stanchezza e depressione. Contro l’epatite C non esiste un vaccino, ma è disponibile una terapia sicura ed efficace – sottolinea la dot-

O521 IL MESE MAGAZINE 40 | 0521Mag | Maggio 2023
L’epatite C può evolvere in malattie gravi come la cirrosi e il tumore al fegato. Oggi, non esite un vaccino, ma è possibile una terapia sicura ed efficace
DI ISOTTA VIOLANTI
S A L U T E

toressa - e i dati lo confermano: circa il 95% delle persone trattate guarisce completamente”.

Obiettivo dello screening è proprio la diagnosi precoce, necessaria per iniziare la terapia ed evitare possibili complicanze. Inoltre, lo screening è anche utile per interrompere la circolazione del virus che si può trasmettere con il contatto di sangue infetto. A Parma e provincia, nel 2022 – anno di avvio dello screening - l’Ausl ha invitato a fare il test circa 134.000 persone, di queste hanno accettato di sottoporsi al prelievo poco meno di 33.000. Lo screening, ad oggi, ha consentito di diagnosticare l’epatite C in 19 persone, che in questo modo hanno avuto immediato accesso alla terapia.

Nel corso del 2023, vengono rinno -

Circa il 95% delle persone trattate intervenendo tempestivamente, riesce a guarire definitivamente

vati gli inviti tramite SMS e lettera visibile sul fascicolo sanitario elettronico a chi non ha risposto alla “prima” chiamata, ma per aderire è sufficiente essere nati tra il 1969 e il 1989 e prenotare l’appuntamento per il prelievo. “Rinnovo l’appello a partecipare allo screening – conclude Davighi – E’ un’opportunità offerta gratuitamente per tutto il 2023, un’occasione utile alla salute del singolo e dell’intera collettività, che auspico non vada sprecata”.

COME PRENOTARE LO SCREENING?

Per chi è nato tra il 1969 e il 1989, aderire allo screening è semplice e gratuito. Non serve la ricetta del medico, ma è necessaria la prenotazione dell’esame (che si chiama HCV Reflex). La prenotazione si può fa -

re on line con Cupweb tramite FSE, oppure rivolgendosi agli sportelli CUP dell’Ausl o nelle farmacie che effettuano questo servizio. Chi ha in programma altri esami del sangue può approfittarne e sottoporsi ad un unico prelievo: è sufficiente farne richiesta al momento della prenotazione. Si ricorda che per sottoporsi a questo esame non è necessario essere a digiuno.

L’ESITO DELL’ESAME

Se negativo, il referto viene trasmesso tramite FSE. Se positivo, quindi in caso di infezione, il cittadino viene contattato da un professionista delle Aziende sanitarie di Parma per fissare la visita specialistica (sempre senza prescrizione, né pagamento di ticket).

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Silvia Marchesini, nuotatrice parmigiana ha realizzato un nuovo record di 5000 metri in vasca corta a delfino. Una grande impresa sportiva, ma il fatto è che lei non è solo un’atleta, ma anche psicologa e psicoterapeuta di professione, Si è raccontata in un’intervista intensa che si muove tra il nuoto e la sua carriera lavorativa. Silvia Marchesini che già nel 2021 aveva battuto il record di 3000 metri a delfino in vasca lunga fermando il cronometro a 1h07’42”, ha deciso di rimettersi in gioco stabilendo un risultato mai esistito prima d’ora. Tesserata Master con il Villa Bonelli, il 26 marzo 2023 è stata la prima donna a realizzare il record del mondo nuotando sui 5000 metri a delfino in vasca corta, registrando un tempo di 1h53’22”. “Un’impresa ardua, programmatio per l’8 marzo del 2020, ma poi rinviato a causa del covid, portato a termine dopo mesi e mesi di allenamenti rigidi e impegnativi. E è lei stessa a raccontare quando a deciso di

Intervista a Silvia Marchesini:

RECORD DEL MONDO 5000 DELFINO

diventare una nuotatrice.

“Già alle elementari, verso la terzaquarta, mi piaceva andare in acqua e i miei genitori mi hanno assecondato. Ho nuotato per un po’, fino alle medie, sono andata anche a gareggiare in Jugoslavia, poi gli impegni scolastici mi hanno fatto interrompere l’attività, continuavo solo in estate per divertimento.

Nel corso degli anni ho avuto una famiglia e due figli e, oltre al mio lavoro come psicoterapeuta, ho avviato un servizio educativo per la primissima infanzia. Ma quando ho avuto un po’ più di tempo disponibile, ho subito ripreso. Mi sono accorta che il nuoto cominciava ad avere una diffusione popolare, un po’ come la corsa, la maratona, così ho

preso contatto con gruppi di nuotatori, che si rimettevano in competizione, i cosiddetti “gruppi master”, e mi sono affiliata a una squadra, con la quale mi alleno tutt’ora, partecipando a diverse gare, ufficiali e non ufficiali. Nuotare con dei compagni di squadra rende tutto più motivante, meno faticoso.” Come si è avvicinata al nuoto?

O521 IL MESE MAGAZINE 42 | 0521Mag | Maggio 2023
S A L U T E

“Mio papà era una persona molto dinamica e amante della montagna. Mia mamma, invece amava il mare. Quando andavamo al mare non stavamo fermi in una spiaggia, ma andavamo ad esplorarne altre che, spesso, raggiungevano a nuoto. E’ stato mio papà che mi ha insegnato a nuotare. Mi ricordo ancora che mi diceva: ‘dai vieni con me, andiamo a nuotare al largo’; e io, essendo piccola, usavo il salvagente, e una volta vidi mio papà che trafficava con questo salvagente per tirare via piano piano l’aria rimasta. E’ così che ho imparato.”

Come si concilia la passione sportiva con la carriera lavorativa?

“La mia passione sportiva e la mia carriera lavorativa sono proprio intrecciate. Nuotare mi serve per stare bene, per lavorare bene. Anche se a volte, quando

nuotare è impegnativo, diventa quasi come un lavoro. Ma è necessario perché mi fa sentire bene con me stessa, un senso di coesione del sé, una terapia mente-corpo. Mentre nuoto penso solo a quello, ed è bello in sé, poi delfino ancora di più, è il più bello di tutti e il più elegante di tutti.”

Quanti allenamenti alla settimana fa per raggiungere tali risultati?

“Faccio dai quattro ai cinque allenamenti alla settimana, per una durata di un’ora-un’ora e mezza. Tre volte alla settimana, con il mio gruppo abbiamo delle tabelle di allenamento. Quest’anno, per preparare il record dei 5000 delfino, una o due volte alla settimana, ho lavorato senza la mia squadra, facendo allenamenti mirati. Nuotate intensive a delfino, con attenzione soprattutto all’aspetto tecnico e anche a memorizzare lo schema motorio del tipo di velocità che devo sostenere. Quando esco dagli allenamenti, non sono distrutta, anzi sto bene.”

Che tipo di lavoro si deve fare per prepararsi a questa competizione?

“Ho fatto un lavoro che si avvicina alla meditazione, alla ricerca della miglior bracciata, la più propulsiva, quella che mi garantisce maggiore fluidità, che mi faccia sentire nel flusso della vita. Nuotando ottengo un senso di appagamento, al di la del risultato, non deve

diventare mai un’ossessione. Il nuoto mi migliora, anche nel lavoro con i miei pazienti, con cui lavoro, principalmente come terapeuta in uno studio. E’ un tipo di riconoscenza di te stessa attraverso anche il corpo.”

Sa riconoscere che cosa la spinge a resistere?

“Sono una donna abbastanza determinata, non tendo a procrastinare. Cosa mi spinge a resistere? Una sfida con me stessa.”

Qual è stata l’esperienza più bella della sua vita sportiva?

“A me piacciono gli allenamenti più che le gare. Mi sono divertita molto quando ho fatto Alcatraz, perché il risultato è stato inaspettato, e poi per il luogo. Io sono nata negli Stati Uniti e lì ho le mie radici, mi ha dato un po’ un senso di continuità nuotare nell’oceano. E poi le nuotate in mare, quelle belle lunghe, oppure i risultati non previsti, i campionati che ho vinto.”

Che consiglio si sente di dare a chi ha intrapreso il suo stesso percorso?

“Avere tanta determinazione, costanza e disciplina. Hai presente quando sei un bambino e non sei ancora capace di leggere, ecco imparare a leggere è abbastanza complicato, difficile, ma una volta che impari ti si apre un mondo. Ecco per me è un po’ la stessa cosa che mi è capitata con il nuoto.”

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”Nuotare con dei compagni di squadra rende tutto più motivante, meno faticoso”

Diagnostica per immagini di qualità e all’avanguardia. È l’obiettivo che ha portato Valparma Hospital ad investire sulla tecnologia TC Aquilion Prime SC di Canon. Una tecnologia avanzata che sfruttando l’intelligenza artificiale permette di ottenere immagini approfondite, garantendo una durata sensibilmente ridotta dell’esame e una minore dose

TAC, A VALPARMA HOSPITAL SI FA CON LA TECNOLOGIA

radiante. La TC Canon Aquilion Prime viene impiegata per una serie di esami fondamentali per la diagnosi precoce di numerose patologie: toraciche; coronariche; dei seni paranasali; addominali.

TAC DEL TORACE, tramite la tecnologia Aquilion Prime che si affida all’intelligenza artificiale è un esame diagnostico che permette la valutazione tridimensionale del parenchima polmonare e delle strutture mediastiniche in caso di patologie infiammatorie acute o croniche, patologie neoformative e vascolari. La necessità di avere dati quantificabili e confrontabili di un paziente per valutare l’evoluzione di patologie croniche, ha contribuito all’introduzione clinica della TC quantitativa affiancata alla TC qualitativa o descrittiva, fondamentali per lo studio di: patologie flogistiche; enfisema; edema polmonare; interstiziopatia; patologie neoplastiche.

TAC CORONARICA viene effettuata per studiare le condizioni delle arterie coronarie, responsabili della vascolarizzazione cardiaca, sia per quanto riguarda la presenza di malattia della parete, che ne riduce il diametro, sia per individuare malformazioni che in alcune situazioni possono ridurre l’apporto di sangue al cuore. Attualmente l’esame

TRA I VANTAGGI:

TEMPI RIDOTTI

E BASSA DOSE

RADIANTE. INDAGINI APPROFONDITE PER LA DIAGNOSI DI DIVERSE PATOLOGIE: TORACICHE; ADDOMINALI; CORONARICHE; SENI

PARANASALI

viene utilizzato anche come controllo in pazienti già sottoposti a procedure di rivascolazizzazione con stent coronarici o by-pass.

DENTALSCAN E SENI PARANASALI. Il Dentalscan (o TC dentale) è un software di ricostruzione dedicato allo studio delle arcate dentarie applicato ad un’acquisizione dei mascellari con TAC. L’indagine radiografia panoramica delle arcate dentarie è alla base delle cure odontoiatriche, tuttavia in presenza di alterazioni radiografiche o di condizioni cliniche non supportate da informazioni significative, è richiesto l’approfondimento diagnostico con indagini che restituiscano la tridimensionalità anatomica. Il Dentalscan per-

mette la valutazione della cresta alveolare e delle strutture ossee mascellari e mandibolari, con un dettaglio che con TC Aquilion di Canon arriva a 0,5 mm.

TAC ADDOMINALE, rappresenta l’indagine di II livello attualmente più utilizzata nello studio di tutte le patologie addominali, in quanto permette di rispondere in modo adeguato a tutti e tre i livelli diagnostici posti da una situazione patologica: identificazione di una lesione, cioè scoprire all’interno di un organo o apparato la presenza di un reperto patologico; caratterizzazione, cioè stabilire con altissima probabilità di che tipo di lesione si tratti (tumorale o non, benigna o maligna); stadiazione, cioè descrivere l’estensione della malattia, dato fondamentale per guidare il corretto trattamento terapeutico. Con la nuova apparecchiatura per la TC Canon Aquilion Prime si possono indagare tutte le patologie di tutti i distretti addominali non solo in campo oncologico, ma anche ad esempio nello studio dei calcoli dell’apparato urinario, dove in circa 4 secondi si possono identificare calcoli di 1 mm senza le difficoltà tipiche dell’ecografia (meteorismo intestinale, pazienti in sovrappeso).

(In collaborazione con Valparma news)

O521 IL MESE MAGAZINE 44 | 0521Mag | Maggio 2023

NUOVA SALA OPERATORIA PER BORGOTARORO

Sono due le importanti novità per l’attività chirurgica dell’Ospedale di Borgotaro: al secondo piano del “Santa Maria” sono state attivate da alcuni giorni la terza sala operatoria e due postazioni di osservazione post-operatoria. Si tratta di un nuovo spazio che mette a disposizione di tutte le specialità chirurgiche, una nuova superficie di circa 250 metri quadrati.

Le caratteristiche principali della nuova sala e dei due posti letto di osservazione post-operatoria, che renderanno possibile la necessaria assistenza ai pazienti sottoposti agli interventi, sono tecnologie all’avanguardia, maggiore comfort per il personale e standard igienico-sanitari in grado di ridurre ulteriormente il rischio di infezioni.

I lavori di realizzazione di questa sezione del comparto operatorio sono iniziati alla fine del 2020 e sono stati organizzati in differenti step, che hanno dovuto tener conto della pandemia e delle attività di consolidamento antisismico, ancora in corso nella struttura. La prima fase ha visto il trasferimento al terzo piano dell’ambulatorio di Endoscopia digestiva e Gastroenterologia.

AMPLIATA ANCHE L’ATTIVITÀ CHIRURGICA

Al loro posto sono stati realizzati i nuovi locali chirurgici che costituiscono, insieme alle altre due sale, un blocco operatorio omogeneo al secondo piano dell’edificio. Il costo è stato di circa 1,5 milioni di euro provenienti da fondi della Regione Emilia-Romagna

In occasione dell’inaugurazione dei nuovi spazi il commissario straordinario dell’Ausl Massimo Fabi ha sottolineato che “In questa occasione rafforziamo e consolidiamo un percorso di integrazione che vede le professionalità dei nostri tre ospedali provinciali lavorare sempre più in sinergia – aggiunge poi Fabi – la realizzazione di questo nuovo blocco operatorio sia un segnale di quanto le politiche della Regione Emilia-Romagna siano vicine alle necessità di salute della popolazione,

pur nella consapevolezza che a livello nazionale la sanità sta attraversando un momento tutt’altro che facile.”

“Sono convinto che questa inaugurazione di oggi – ha detto il Presidente del Comitato di distretto Valli Taro e Ceno Davide Riccoboni – ripaghi del lavoro di squadra che vede fianco a fianco aziende sanitarie, amministratori, professionisti e mondo del volontariato. Partecipazione, condivisione e programmazione: sono queste – ha concluso Riccoboni – le tre direttrici sulle quali dobbiamo continuare a muoverci perché i progetti continuino a trasformarsi in servizi.”

Con la disponibilità di queste novità per l’attività operatoria, verrà ampliata anche l’offerta chirurgica dell’Ospedale di Borgotaro. Grazie ad una sempre più stretta collaborazione con i professionisti dell’Ospedale Maggiore di Parma e dell’Ospedale di Vaio a Fidenza, sono stati già effettuati interventi di chirurgia tiroidea da équipe miste delle due Aziende sanitarie. Saranno inoltre garantiti interventi di chirurgia uro-ginecologica, oltre che un ritorno delle attività di chirurgia otorinolaringoiatrica.

Maggio 2023 | 0521Mag | 45
CON LA DISPONIBILITÀ DI QUESTA STRUTTURA, VERRÀ

Èfinita la scuola e molti studenti hanno iniziato le vacanze. Un po’ dispiace che finisca un altro anno e lasciare i compagni è triste. Alcuni ritorneranno in classe dopo l’estate con gli stessi compagni e gli stessi insegnanti; altri invece cambieranno totalmente. Fine della scuola significa, in questo caso, un salto!

Si va alle medie: Chi finisce la scuola elementare, conclu-

FINE DELLA SCUOLA: STIAMO CRESCENDO!

de un periodo lungo 5 anni vissuto con tante esperienze, momenti belli, trascorsi insieme ad un gruppo di compagni che pian piano sono diventati amici ma anche momenti difficili, in cui la scuola è stata vissuta da casa. A settembre cominceranno le medie: affronterete un percorso diverso, più simile a quello dei grandi. Ci saranno nuovi compagni e compagne di scuola, materie e più professori. Si scopriranno tante novità positive!

Si va alle superiori: Chi finisce la scuola media quest’anno passerà all’ultimo percorso scolastico prima della vita da adulti. Può essere un periodo con tante ansie e paure tipiche

di quando si cresce. È importante condividere con i propri genitori le emozioni, gioie e paure: loro ci sono già passati! E i compiti? Ognuno di noi ha le sue caratteristiche: chi studia meglio al mattino, chi al pomeriggio, e chi distribuisce l’impegno durante la giornata. In generale è meglio cercare di fare qualcosa tutti i giorni, nelle ore più fresche ed organizzarli durante tutta l’estate. Cercare di farne di più durante i giorni di vacanza calmi, ed evitare di fare i compiti se c’è un’occasione. E leggete tanto: libri, giornalini, tutto quello che vi appassiona, è un bellissimo modo per svagarsi e al tempo stesso imparare! Buone vacanze!

La nostra Associazione, operativa dal 2010 a Parma e provincia, ha l’obiettivo di diffondere la musicalità nella nostra comunità, a partire dalle famiglie.

Offriamo corsi per tutte le età: Neonati (0-9 mesi) e Classi miste (0-5 anni), corsi di propedeutica per bimbi da 5 a 9 anni, corsi chitarra per ragazzi da 7 a 12 anni, corsi per donne in gravidanza, corsi di chitarra per genitori con esperienze divertenti, giocose e rilassanti!

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Flexpoint Performing Arts Academy

è un punto di riferimento per chi vuole studiare danza con qualità e serietà. La proposta spazia dalla danza classica alla danza moderna, passando per il Modern jazz, la danza contemporanea, il Tip tap e il musical. Fondamentale la preparazione atletica dei ballerini con il metodo Bodycode System e il Pilates si pone come obiettivo la prevenzione degli infortuni e il perfezionamento della prestazione atletica e artistica. Il riequilibrio posturale viene proposto anche a ragazzi e adulti non ballerini ma che vogliono migliorare la condizione fisica a 360 gradi.

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ARP dance offre corsi di Danza Classica, basati sulla tecnica Vaganova, e Moderna/Contemporanea a partire dai 4 anni con i corsi propedeutici di Primi Passi e Avvio alla Danza. Si affiancano attività come Laboratori coreografici e di teatro: per gli allievi più grandi partecipazioni ad eventi, spettacoli e stage. Tante le attività motorie per la salute: Sbarra a terra, Pilates e lo Yoga. “La danza sviluppa qualità che aiutano la crescita per i più piccoli e il benessere per tutte le età, è una sintesi di corpo, cuore e mente” (Annarita Pozzessere, direttrice artistica, docente, coreografa, abilitata all’insegnamento dal Teatro alla Scala).

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