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Tumore al seno, la medi cina personalizzata è la nuova frontiera
Tumore al seno, la medicina personalizzata è la nuova frontiera
IL PROF. ANTONINO MUSOLINO, RESPONSABILE DELLA BREAST UNIT DI PARMA, FIRMA UNA RICERCA INNOVATIVA SULLA FARMACOGENETICA
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Il principio è la farmacogenetica, l’obiettivo: terapie personalizzate per combattere il tumore al seno. In sintesi: utilizzare la firma genetica dei pazienti per orientare la scelta terapeutica in termini di efficacia della cura. Un risultato possibile, che è stato dimostrato da uno studio condotto dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, pubblicato sulla rivista scientifica della Società europea di oncologia ESMO Open (vedi box), a firma del prof. Antonino Musolino, responsabile della Breast Unit delle aziende sanitarie di Parma, alla guida del progetto insieme all’Unità Operativa di Oncologia medica diretta da Francesco Leonardi.
La ricerca è un esempio di medicina personalizzata, quali sono le conseguenze nella pratica clinica della Breast Unit?
“I riflessi dello studio sono immediati. Utilizziamo già i test genetici per verificare la predisposizione alla malattia, il rischio ereditario, tramite la ricerca delle mutazioni nei geni BRCA 1 e BRCA 2. Ora i test avranno una ripercussione anche sulle decisioni terapeutiche da adottare in modo personalizzato e mirato.”
Quali novità dalla Breast Unit?
“C’è una novità importante che vorrei segnalare. Da tre mesi abbiamo attivato prestazioni ambulatoriali extraospedaliere sul territorio, partendo dalla Casa della Salute di Langhirano. Un percorso già intrapreso con gli screening, ai quali ora si aggiungono anche le visite oncologiche, i follow up e le attività terapeutiche che non necessitano di essere effettuate in ospedale. L’idea è di allargarsi gradualmente ad altri distretti del parmense per promuovere la medicina territoriale. Il futuro dell’assistenza è la prossimità, presidi vicini alle case delle persone per dare una risposta di salute che vada incontro ai pazienti e alle loro famiglie”.
Il tumore al seno resta il più diagnosticato tra le donne, lo ha confermato anche l’ultimo report 2020 presentato in occasione della Giornata mondiale del cancro. È un dato preoccupante?
“Un dato che va letto. Quello che conta dal punto di vista epidemiologico è la riduzione della mortalità che è costante e progressiva negli ultimi 15 anni. Ciò è dovuto a due fattori: gli screening, che consentono la diagnosi precoce, e l’utilizzo delle terapie sistemiche e biologiche che affiancano l’intervento chirurgico.”
Quanto la pandemia ha inciso sull’attività di prevenzione?
“Premetto che l’attività oncologica a Parma non si è mai fermata, sono state
I risultati dello studio in sintesi
La ricerca pubblicata sulla rivista scientifica della Società europea di oncologia ESMO Open analizza le differenze tra le persone nell’azione dei farmaci, per individuare il profilo genetico delle pazienti e sviluppare una terapia mirata. Sono 15 i centri di Oncologia medica in Italia che hanno aderito al progetto “ERIGE” condotto su 83 donne affette da una forma di carcinoma mammario chiamato “triplo negativo metastatico” caratterizzato da un’elevata aggressività, che vede la chemioterapia spesso come l’unica alternativa possibile. Le analisi di farmacogenetica realizzate nei laboratori CoreLab dell’Ospedale di Parma hanno permesso di individuare i fattori genetici che potessero predire il risultato terapeutico di due farmaci chemioterapici (Eribulina e Gemcitabina) valutati nell’ambito dello studio. I risultati della ricerca evidenziano come la combinazione dei due farmaci si sia dimostrata attiva ed efficace nel trattamento del carcinoma mammario con tassi di risposta elevati e con tossicità moderata. In particolare, le analisi effettuate hanno permesso di evidenziare un pannello di geni che permettono di prevedere il risultato terapeutico e la tossicità di questo regime chemioterapico.
sempre garantite ai malati l’assistenza e le terapie anche nel periodo più critico dell’epidemia. Nel 2020, nei mesi iniziali del lockdown sono stati interrotti, purtroppo, gli screening mammografici, una decisione imposta dalla situazione di emergenza sanitaria nazionale. Appena è stato possibile, da giugno, sono stati ripresi a pieno ritmo e ora stiamo recuperando il ritardo subito. L’invito è come sempre di aderire agli screening, di non aver paura di sottoporsi ai controlli in ospedale perché tutti i percorsi sono stati predisposti in sicurezza sia per i pazienti sia per gli operatori”.
di Rosaria Frisina