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“Si per uso medico, no alla legalizzazione”

“Si alla cannabis per uso medico, no alla legalizzazione”

GILBERTO GERRA AUSL: “NELLA PIANTA SONO CONTENUTI 85 CANNABINOIDI, MA NON TUTTI SONO STATI STUDIATI. IL CONSUMO? INIZIA GIÀ A 13 ANNI”

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“La cannabis medica ha cominciato ad essere usata per contrastare la nausea nei malati di cancro durante la chemio. Nei pazienti con glaucoma, l’estratto della pianta è invece capace di ridurre la pressione interna dell’occhio - afferma il dott. Gilberto Gerra, responsabile del Programma Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Parma -; in altri casi viene utilizzata per migliorare gli aspetti del dolore già trattati da altri farmaci. È assolutamente legittimo e legale fare uso di questa sostanza quando viene prescritta e controllata da un medico, seguendo tutti i criteri di registrazione e di autorizzazione; in altri casi il consumo è vietato dalla legislazione internazionale. Parlare di legalizzazione è un tema delicato, per il dottor Gerra, nel quale si intrecciano aspetti che riguardano anche la giurisdizione internazionale e che pongono il problema di definire i confini di quello che può essere considerato un uso clinico della cannabis. “Nella pianta sono contenuti 85 cannabinoidi, o poco più a detta di qualcuno, ma non tutti sono stati studiati; di conseguenza, non si conoscono tutti gli effetti che essi comportano – prosegue Gerra -. Anche dal punto di vista medico c’è stato un entusiasmo ideologico, che talvolta ha determinato una ricerca poco approfondita e troppo superficiale sulla cannabis”. Oggi le convenzioni internazionali consentono l’uso medico della pianta, ma non solo: ci sono eccezioni che consentono agli Stati Membri delle Nazioni Unite di non punire e non incarcerare chi detiene e fa uso della sostanza a scopo personale, oppure nei casi di “minor natura”, in quei soggetti coinvolti in reati droga-correlati di modesta gravità, che non comportano comportamenti violenti, affiliazione al crimine organizzato e che non coinvolgono minorenni. È quindi consentito allo Stato di offrire opportunità di tipo psico-sociale alternative al carcere e alla punizione. Ma oggi quanti fanno uso delle cosiddette droghe leggere? Esistono dei dati, che ci fornisce uno studio dell’Istituto di Fisiologia clinica del CNR di Pisa. “Dalle ricerche si evince che il 34% del campione ha provato la cannabis almeno una volta nella vita, di cui 37% tra ragazzi e 30% tra le ragazze; il 5% degli studenti italiani è ad alto rischio di diventare un consumatore dipendente. Il dato più allarmante riguarda la percentuale di ragazzi che fa uso di cannabis sotto i 13 anni: ben il 4%”. “La cannabis è una sostanza complessa che comporta conseguenze ancora non del tutto chiare – continua Gerra – e l’utilizzo di questo farmaco fuori da un controllo medico rappresenta una condizione di rischio. L’esposizione alla cannabis si associa a deficit e disfunzioni cognitive, soprattutto problemi per la memoria a breve termine, forme di malumore, pensieri paranoidi, e nei peggiori casi possono insorgere quadri clinici simili alla psicosi. Tutte condizioni di rischio a livello celebrale che sono ancora poco approfondite e che nel dibattito sulla legalizzazione. Un altro aspetto critico è che l’abuso continuo della cannabis comporta l’instaurarsi della dipendenza. Questo avviene spesso nei giovani con difficoltà psicologiche preesistenti, problematiche familiari e relazionali, caratteristiche attribuibili a un pattern genetico che aumentano il rischio di dipendenza. Al contrario, per chi utilizza la cannabis in maniera sporadica, e non è portatore di situazioni personali o socio-economiche difficili, il rischio di abuso e di dipendenza è minore. E’ difficile predire l’entità del rischio per ogni singola persona, ma gli adulti dovrebbero orientare i giovani con messaggi coerenti: approfondire la ricerca a scopo medico sui derivati della cannabis; depenalizzare l’uso di marijuana, non punire e non incarcerare, cercare un dialogo con le persone coinvolte; non legalizzare l’uso non-medico per sottolinearne la pericolosità per le persone più vulnerabili.

“L’uso della cannabis è già depenalizzato”

PER LA DOTT.SSA SILVIA CODELUPPI UN USO CONTINUATIVO HA EFFETTI SIGNIFICATIVI SULLO SVILUPPO DEL CERVELLO DEGLI ADOLESCENTI

“Quello che il referendum chiede di abrogare è la parte relativa ad alcuni articoli della legge 309/90 che fanno riferimento alla coltivazione di cannabis per uso personale, alla pena della reclusione con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito, alla sanzione amministrativa nella sospensione della patente di guida” afferma la dott.ssa Codeluppi, che non ha firmato per la depenalizzazione della Cannabis in Italia. Il referendum rappresenta, dunque, un esercizio democratico che consentirà ai cittadini di esprimersi a favore o contro l’abrogazione di queste norme di legge. Ma qual è la situazione reale dell’utilizzo di sostanze psicotrope? Secondo la dottoressa “siamo circondati da una cultura dominante che enfatizza, con i suoi modelli, l’uso di droghe, stigmatizzandone però la dipendenza. La nostra è infatti una società che promuove modelli di consumo sempre più esasperati ed eccessivi”. Possiamo definirla una “società additiva” legata ad una naturale tendenza alla dipendenza, alla nostra voglia di essere diversi. Relativamente alla questione della legalizzazione della cannabis, in direzione della quale si andrà se saranno abrogate le norme referendarie, per la dott.ssa Codeluppi vi sono aspetti positivi e contrari che sostengono le due opzioni. Gli aspetti negativi della legalizzazione sono un chiaro segnale di pericolo per i giovani che fanno uso della sostanza: “I dati diffusi nella relazione annuale al parlamento per il 2020 indicano un uso elevato tra i giovanissimi in quanto è facile reperirla sul mercato. Le evidenze scientifiche mostrano che un uso continuativo di cannabis ha effetti significativi sullo sviluppo del cervello degli adolescenti”. La legalizzazione potrebbe, quindi, ridurre l’uso o questo è già avvenuto? Vi sono conseguenze nell’uso di cannabis? Sicuramente la sostanza legalizzata diminuirebbe le interazioni dei consumatori con la criminalità organizzata che detiene il traffico delle sostanze stupefacenti, oltre che indebolire le organizzazioni criminali”. La questione, quindi, è molto complessa e un confronto serio andrebbe fatto analizzando gli studi scientifici, i dati e le esperienze anche di altri paesi per avere un quadro più completo di quello che comporterebbe la legalizzazione della Cannabis.

STUDENTI: “Non si tratta di una vera droga, perciò firmiamo”

A rilasciare le proprie opinioni in merito alla legalizzazione della Cannabis, sotto forma di sondaggio, c’è un gruppo di studenti universitari di Parma. La maggioranza del campione esaminato ha tra i 23 e i 27 anni e, come si evince dal grafico riportato, poco meno della metà, il 47,4%, ha provato la marjuana almeno una volta nella vita. Le motivazioni che hanno spinto i giovani a fumare Cannabis, se pur un’unica volta o sporadicamente, sono legate principalmente al divertimento. “Fare un’esperienza”: questa la risposta più comune. Sebbene soltanto il 21,1% degli intervistati abbia firmato a favore del referendum abrogativo per depenalizzare il consumo di Cannabis in Italia, la maggioranza, ovvero il 73,7%, è pro alla legalizzazione. Pareri differenti sul perché aprire le porte alla legalità; tra i motivi più frequenti ci sono regolarizzare, interrompere il traffico illegale gestito dalle mafie attraverso l’istituzione di un monopolio statale (73,7%) e incrementare l’uso terapeutico. C’è anche chi sostiene la depenalizzazione definendo la Cannabis “non una droga”. Non mancano motivazioni contrarie, che premono sulla pericolosità della sostanza, sul rischio di dipendenza e sul possibile utilizzo anche di altre droghe. Il 68,4% del campione non crede, infatti, che legalizzare indurrebbe i giovani a fumare meno.

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