Il Mondo del Latte - Marzo 2018

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IL MONDO DEL

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2018 -

ANNO LXXII

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IL MONDO DEL

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uando si parla di marche, di prodotti o di settori, comunicazione e crescita vanno a braccetto. Gli esempi sono davvero tanti, sia nel passato che nel mondo di oggi. Penso alle tante campagne che hanno accompagnato lo sviluppo di prodotti e di aziende, con immagini e slogan che continuano a far vibrare le corde delle nostre emozioni anche dopo anni, che talvolta sono addirittura diventate parte della nostra vita. Si possono fare molti esempi sia del passato che del presente. Chi di noi non ricorda le campagne natalizie della Coca Cola, le pubblicità della Ferrero o quelle della Barilla, che alterna l’approccio bucolico a quello più legato agli affetti familiari. Chi di noi non conosce a memoria il jingle del Cornetto Algida? Indimenticabili il “Pitu Pitum Pah” di Susanna, Galbani con il suo slogan basato sulla fiducia, Kraft che promuoveva “cose buone dal mondo”, fino alla rivoluzione Parmalat, la prima azienda alimentare a entrare nel mondo dei testimonial sportivi. E, nei formaggi Dop, l’isola del tesoro del Parmigiano Reggiano, tante affissioni e campagne tv del Grana Padano. Gli esempi sono davvero numerosi. Se nel tempo non è cambiata la necessità di promuoversi e di comunicare, negli ultimi anni sono cambiati gli strumenti, il linguaggio, i mezzi. Dopo l’era Carosello, che metteva in scena veri e propri cortometraggi, con registi e attori di fama, è arrivata l’epoca degli spot: brevi, veloci, che devono colpire il telespettatore in pochi secondi. Con l’arrivo di Internet siamo stati testimoni di un nuovo cambiamento. Radio, tv e stampa sono state affiancate (talvolta sostituite) dall’attività sui social o con i blogger, che – si dice – hanno forte impatto sui consumatori a un costo limitato. In questo panorama, elettronica e food sembrano casi a sé. L’elettronica è emblematica: crea aspettative per i nuovi prodotti, preparando il lancio dell’ultimo modello di telefono o di tablet che diventa uno status symbol, un oggetto irrinunciabile anche se è molto simile a quello precedente, il quale – a sua volta – aveva prestazioni di gran lunga superiori alle nostre esigenze. Nell’alimentare, invece, sempre più spesso si investe nel filone della ristorazione, con alcuni chef che sono diventati vere e proprie star del piccolo schermo, anche grazie alla loro capacità di comunicazione: ingredienti, piatti e abbinamenti sono trattati quasi come opere d’arte. Panta rei, tutto scorre e passa, quindi, ma gli obiettivi sono sempre gli stessi: farsi conoscere e apprezzare, distinguersi dai concorrenti, entrare nelle grazie dei consumatori… vendere di più. Ma proprio perché tutto cambia e, con ogni probabilità, tutto in futuro cambierà, ci piacerebbe organizzare una mostra che racconti la storia del settore tramite le immagini pubblicitarie del passato. Stiamo contattando le aziende per cercare materiale e lanciamo un appello ai nostri lettori. Partecipate alla raccolta: chi ha in cantina o in archivio qualche bella locandina, un poster, una pagina di pubblicità del passato, ce la mandi. Ne faremo buon uso! Adriano Hribal

A IL MONDO DEL LATTE

IL MONDO DEL LATTE 3


SOMMARIO ATTUALITÀ PAG. PAG. PAG. PAG. PAG. PAG. PAG.

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MERCATI

Editoriale Amarcord Notizie Fil/Idf Notizie Eda: Commercio, l’Ue osi di più Notizie dalla Ue News Libri

PAG. 53 PAG. 58 PAG. 60

Verso il Sudamerica Latte, 2017 da record Prodotti lattiero-caseari: la borsa dei prezzi in Italia Esportazioni italiane di latte L’evoluzione delle Dop

PAG. 62 PAG. 64

IGIENE E SICUREZZA OPINIONI PAG. 8

PAG. 66 PAG. 68

C’è troppo latte, allarme dell’Ue sulla produzione di Paolo De Castro

Sicurezza alimentare: regole da cambiare? Italia dichiarata inadempiente sulle quote latte Attenzione ai claim quando si esporta in Cina

PAG. 70

PROTAGONISTI PAG. 34

NORMATIVE

Latte Alberti protagonista nella nascita di una filiera per il latte ligure

PAG. 72

GIOVANI ASSOLATTE PAG. 38

L’esperto risponde

IL MONDO DEL

L AT T E

Massimiliano Finco: quando il verde diventa business

N. 3

MARZO

2018 -

ANNO LXXII

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IL LATTE NEL MONDO MENSILE

Dop e Igp trainano il food made in Italy Italia, vegani in ritirata

POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE

70%

ROMA

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AUT MP-AT/c/RM

ECONOMIA

LATTE ALBERTI PUNTA SULLA FILIERA LIGURE I FORMAGGI DOP E IGP TRAINANO IL MADE IN ITALY FOCUS SUI CLAIM PER IL MERCATO CINESE ORGANO UFFICIALE DI

Organo ufficiale di ASSOLATTE e del Comitato Italiano FIL - IDF EDITORIALE IL MONDO DEL LATTE s.r.l. P.I. e C.F. 07208200159 www.assolatte.it Direzione, redazione, pubblicità: Via Adige, 20 - 20135 Milano tel. 02-72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Via Boncompagni, 16 - 00187 Roma tel. 06-42885648 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 337 del 23-4-1987

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ASSOLATTE

Direttore responsabile: Adriano Hribal Coordinamento editoriale: Manuela Soressi Progetto grafico e impaginazione: Tina Liati Immagini: Fotolia Stampa: Miligraf srl s- Formello (RM) Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% Roma – aut mp-at/c/rm Questa rivista è stata inviata tramite abbonamento: l’indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato, oltre che per l’invio della rivista, anche per l’invio di altre pubblicazioni e stampe o per l’inoltro di proposte pubblicitarie. Ai sensi della legge 675/96 è nel suo diritto richiedere la cessazione dell’invio e/o l’aggiornamento o la cancellazione dei dati in nostro possesso.

E DEL

COMITATO ITALIANO FIL-IDF

PREZZI DEGLI ABBONAMENTI: Italia: 118,00 euro Estero: 150,00 euro 1 copia: 11,50 euro Arretrati: 23,00 euro


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Amarcord:

QUANDO L’EUROPA ALLARGAVA I CONFINI

Tra un anno esatto, il Regno Unito lascerà l’Ue. Timori per l’eventuale comparsa di dazi in quello che è diventato il terzo mercato europeo per i nostri formaggi

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l negoziato per l’adesione della Gran Bretagna, dell’Irlanda, della Danimarca e della Norvegia alla Comunità si è basato su due principi fondamentali:“Esigere dai Paesi candidati l’accettazione dei trattati e della legislazione che ne discende, effettuare i necessari adattamenti nei vari settori in un periodo transitorio uniforme per tutti i nuovi Paesi membri”. Questi i cardini per l’ingresso di nuovi Paesi nella Comunità economica europea richiamati in una nota informativa diffusa dalla Commissione della Cee in occasione degli accordi di adesione dei quattro Paesi alla stessa, firmati a Bruxelles nel gennaio 1972. La nota riportava poi una sintesi delle disposizioni transitorie che nei cinque anni successivi avrebbero accompagnato l’integrazione dei nuovi Paesi nella Comunità economica europea. A 46 anni di distanza dall’accordo di adesione, ci troviamo ad attendere i termini della separazione che, tra un anno esatto, regolamenteranno da un lato la nuova vita dell’Unione a 27 e dall’altro quella del Regno Unito, non più aderente alla Ue. La data fissata per la Brexit è, infatti, quella del 29 marzo 2019. Quali saranno le conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Ue ancora non lo sappiamo. Tutto dipenderà da come procederanno i negoziati. Di certo ci sono molti timori per le ricadute

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negative che potrebbero derivare da questo storico divorzio; il primo in casa Ue. Nei 46 anni di convivenza il mercato inglese è diventato per l’Italia uno sbocco importantissimo per i prodotti lattiero-caseari. Siamo passati da poco più di 5mila tonnellate di esportazioni del 1991 (primo anno per il quale disponiamo delle

40mila tonnellate. In altri termini, la terza destinazione europea per i nostri formaggi. Per il momento, almeno per le indicazioni geografiche sembra ci sia l’intenzione reciproca delle parti di mantenere l’attuale sistema di tutela europeo. Con la Brexit però potrebbero arrivare i dazi ad arrestare questa crescita, con effetti ben più importanti

rilevazioni Istat) alle oltre 38mila del 2016. Parliamo di un incremento del 650 per cento. Dati che dimostrano l’apprezzamento che gli inglesi hanno per i nostri prodotti. Tra gennaio e novembre 2017 la domanda inglese per i prodotti lattiero-caseari rispetto all’anno precedente è cresciuta ancora di oltre il 13%, portandosi a quota

di quanto già il settore abbia dovuto affrontare con il bando imposto dalla Russia ai prodotti lattieri negli scorsi anni. Uno scenario che non ci auguriamo assolutamente. Difficile prevedere le conseguenze di un’eventuale hard Brexit tra due economie così interconnesse. Speriamo di non doverne in futuro raccontare altri.


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OPINIONE

C’È TROPPO LATTE ALLARME DELL’UE SULLA PRODUZIONE S

econdo il commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan esiste un “rischio molto evidente” di sovrapproduzione di latte sul mercato europeo. Le dichiarazioni, di fine gennaio, tengono conto non solo dell’aumento della produzione a livello Ue, ma anche del fatto che nei magazzini comunitari ci sono ancora quasi 380mila tonnellate di latte scremato in polvere, il grosso delle quali stoccate a seguito dell’intervento pubblico negli anni dell’ultima crisi europea del settore, tra il 2015 e il 2016. Hogan ha indirizzato il messaggio ai ministri dell’Agricoltura durante la prima riunione del Consiglio sotto guida della presidenza bulgara. Ha osservato che nell’Unione europea il 2017 è stato un anno eccellente per i prezzi del latte alla stalla: l’annata ha chiuso con quotazioni record. Nel mese di novembre si sono raggiunti a livello Ue oltre 38 centesimi al chilo, primato quasi assoluto per quel periodo dell’anno, superiore del 19% allo stesso periodo del 2016. NUMERI POSITIVI Secondo i dati della Commissione, nel 2017 le esportazioni totali di prodotti lattiero-caseari dell’Ue sono aumentate di circa il 20% in valore, con un guadagno di circa 1,4 miliardi di euro. Ma la congiuntura favorevole ha spinto gli allevatori a incrementare la produzione, specialmente negli ultimi mesi dell’anno. E tenuto conto della buona annata registrata anche nelle altre regioni concorrenti come Usa e Oceania, questa potrebbe non essere una buona notizia. L’equilibrio di mercato raggiunto a fatica dopo le quote, anche

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grazie a una domanda mondiale che ha ripreso a crescere, sembra di nuovo molto fragile. Gli aumenti di produzione più sensibili si sono registrati in Irlanda, Polonia, Regno Unito e Italia, oltre che nei più grandi produttori dell’Ue: Germania e Francia. Una crescita che secondo il Commissario è “insostenibile” sul lungo periodo. Dichiarazioni che sono un messaggio agli allevatori, che in diversi Paesi europei, come Germania e Irlanda, avevano espresso preoccupazione per la situazione del mercato. GLI INTERVENTI La raccomandazione di Hogan ai ministri, ma soprattutto agli operatori di settore, è stata di agire in modo responsabile, guardando ai segnali del mercato e comportandosi di conseguenza. Sulle riserve in magazzino, c’è cauto ottimismo dopo che a gennaio si è avuta una vendita di duemila tonnellate di latte scremato in polvere. Ma l’Ue ha preso tardivamente le misure necessarie per

di Paolo De Castro, parlamentare europeo

evitare l’immagazzinamento di nuove quantità senza una giusta giustificazione di mercato, introducendo un tetto all’intervento pubblico nel 2018. A parlare di crisi, certe volte, non si fa altro che chiamare la crisi! Ma la preoccupazione resta. I produttori irlandesi hanno

Phil Hogan, commissario europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale


già sollecitato l’intervento dell’Unione europea, con un nuovo programma di riduzione volontaria delle produzioni. Un intervento, insieme a una congiuntura che cominciava a migliorare e all’assorbimento dello shock del fine quote, è stato essenziale per uscire dalla crisi del 2015-2016. Ha costituito una prima risposta davvero europea agli squilibri di mercato e seguiva la scelta sciagurata del 2015 – con impatto vicino allo zero – di consegnare ai Paesi membri dotazioni finanziarie da I VANTAGGI DELL’OMNIBUS utilizzare per misure a livello Grazie all’Omnibus, le misure nazionale. Ammesso e non concesso che di stabilizzazione previste nell’ambito dell’art. la Commissione 222 del regolamento voglia utilizzare sull’Ocm unica (tra ancora questo SECONDO cui la pianificazione strumento, nel HOGAN della produzione regolamento LA CRESCITA utilizzata durante la Omnibus abbiamo NON crisi del prezzo del inserito misure SAREBBE latte), non dovranno perché questo più sottostare SOSTENIBILE possa avvenire in alla precedente tempi ragionevoli.

attivazione di misure eccezionali, quali il prezzo di intervento o la concessione dell’aiuto all’ammasso privato, ma potranno essere immediatamente avviate durante gravi squilibri di mercato e la loro durata potrà superare il limite di sei mesi attualmente previsto. Uno strumento che potrebbe anche evitare il ricorso massiccio all’intervento pubblico, che poi resterebbe da smaltire.


ATTUALITÀ_FIL/IDF

DIETE SOSTENIBILI: IL RUOLO DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI di Chiara Fabrizi

G

li aspetti nutrizionali dei prodotti lattiero-caseari e i risvolti ambientali legati alla loro produzione non possono essere trattati in maniera distinta, ma devono essere considerati in modo congiunto, se si vogliono assicurare diete equilibrate su entrambi i fronti. Per questo motivo la Federazione Internazionale del Latte ha organizzato il simposio Fil/Idf “The Role of Dairy in Sustainable Diets”. L’evento si è svolto a Siviglia, a inizio febbraio. Tra gli obiettivi del simposio anche quello di fornire indicazioni utili a definire la visione del settore per il futuro. Nel corso della prima giornata, presentazioni e confronto si sono concentrati sulle diete sostenibili e la percezione pubblica dei prodotti lattierocaseari come parte di una dieta nutriente ed equilibrata. L’intervento del direttore ricerche dell’Istituto nazionale francese per la ricerca in agricoltura (Inra) Nicole Darmon si è focalizzato sull’importanza di non limitarsi a considerare le diete sostenibili unicamente come diete con un basso impatto ambientale. Una dieta sostenibile, secondo l’esperta, dovrebbe essere culturalmente accettabile, economicamente

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fattibile e conveniente, oltre che adeguata dal punto di vista nutrizionale, sicura e salutare. Sia l’epidemiologia osservativa che i modelli dietetici possono essere utilizzati per identificare diete più sostenibili. A questo fine, Darmon ha presentato l’applicazione di entrambi gli approcci, nel contesto francese, focalizzando l’attenzione sul ruolo dei prodotti lattierocaseari nelle scelte alimentari più sostenibili. Anche Brad Ridoutt, principal research scientist presso l’ente di ricerca australiano Csiro, nel suo intervento sulla revisione critica delle strategie alimentari volte alla riduzione dell’impatto ambientale, ha evidenziato quanto bisogna essere cauti nel collegare la sostenibilità ambientale alle sole emissioni di gas ad effetto serra (Ghg) e basare i consigli dietetici esclusivamente su tali emissioni. L’elemento alimentare discrezionale e i benefici per la salute di alcune diete e alimenti spesso vengono trascurati. Qual è la prospettiva del consumatore e quale il ruolo della salute, della nutrizione e della sostenibilità come fattori trainanti delle scelte alimentari sono gli aspetti affrontati nel corso della seconda sessione,

con la presentazione degli studi effettuati sui consumatori: dalla mappatura delle percezioni e degli atteggiamenti all’importanza percepita di nutrizione, salute e sostenibilità rispetto ad altri attributi dei prodotti caseari, alle intenzioni e ai comportamenti d’acquisto, inclusa la disponibilità a pagare per prodotti lattiero-caseari con benefici per la salute e la sostenibilità. L’eccessiva enfatizzazione degli effetti negativi degli acidi grassi saturi (Sfa) e il cambiamento della percezione rispetto a questi nutrienti sono stati affrontati dal professor Philippe Legrand, direttore del laboratorio di biochimica e nutrizione umana dell’Inra. I risultati più recenti su dosi, effetti fisiologici, specificità e funzioni dei singoli Sfa – solitamente associati a conseguenze negative per la salute umana – appaiono, secondo l’esperto, più controversi. “Rapporti emergenti mostrano che tutti gli Sfa hanno ruoli biologici importanti e specifici nella cellula – ha detto – dimostrando che non possono più essere considerati come un singolo gruppo, in termini di struttura, metabolismo e funzioni. Anche per quanto riguarda

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ATTUALITÀ_FIL/IDF la prevenzione delle malattie cardiovascolari, i nuovi dati e la meta analisi consentono una visione equilibrata in termini di rischio e suggeriscono una rivalutazione delle raccomandazioni. Tali dati invitano a rivalutare le attuali raccomandazioni nutrizionali per gli acidi grassi saturi, come fatto in Francia”. Al ruolo dei prodotti lattieri come parte di diete nutrienti era dedicata la terza sessione. In quest’ambito sono stati presentati i risultati di una meta analisi che dimostra come non ci siano associazioni tra prodotti lattieri nel loro insieme (quelli ad alto o a basso contenuto di grasso o il latte) e mortalità, dovuta a qualunque causa, cardiopatia ischemica o malattie cardiovascolari. Da uno studio, condotto in Spagna, emerge che la riduzione del consumo di latte e di prodotti lattieri avrebbe un effetto negativo sulla salute, incluse carenze di calcio. Il programma del secondo giorno di lavori si è concentrato sull’impatto ambientale e socioeconomico del settore lattiero-caseario, sulla sua riduzione e sull’adattamento ai cambiamenti climatici. In quest’ambito Piercristiano Brazzale, esperto italiano Fil/ Idf e membro dello Scientific programme coordination committee della Federazione, ha spiegato quale sia l’impatto ambientale delle

Da sinistra: Anne Mottet, Judith Bryans, Mary Beth Hall e Jorgen Olesen

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produzioni alimentari. Esiste una moltitudine di indicatori e approcci attualmente disponibili per calcolarlo e ciò tende a confondere i consumatori e gli operatori. In quest’ottica, ha illustrato due differenti approcci adottati in Italia, allineati con altri studi internazionali. Studi grazie ai quali è possibile collegare il valore nutrizionale di ogni alimento con l’impatto ambientale calcolato con indicatori come la water footprint o il carbon footprint. L’intervento è servito anche a presentare un approccio olistico per adottare vari sistemi utili a dimostrare il reale effetto sull’ambiente dei prodotti lattieri e migliorarne, di conseguenza, l’immagine. “Bisogna far capire al consumatore che il reale impatto dei nostri prodotti è minore di quanto si creda – ha detto Brazzale – Se si considera una dieta basata sulle linee guida della dieta mediterranea su base settimanale e con 2.100 kcal al giorno di apporto

Piercristiano Brazzale, membro italiano della Fil/Idf

energetico di base, si vede che con l’assunzione di due porzioni giornaliere di prodotti lattierocaseari, l’impatto ambientale della componente ‘dairy’ della dieta, in termini di carbon e water footprint, è pari o inferiore alla componente di frutta e vegetali o della componente cereali”. Gli indicatori dell’impatto ambientale nel settore lattierocaseario non si limitano alle aziende lattiere, ma coprono l’intero settore, compresi i produttori di latte. Come spiegato da Eric Grande, regulatory affairs director di Lactalis, “il sistema di reportistica della corporate social responsibility delle nostre aziende casearie si basa su parametri di sostenibilità che mettono in evidenza non solo Ä il ‘valore’ delle aziende, ma


Centrale del Latte di Torino


ATTUALITÀ_FIL/IDF anche l’importanza dell’intera filiera lattiero-casearia e, in un approccio più globale, delle profonde interconnessioni tra i vari attori del settore caseario”. Non sono mancati, inoltre, interventi a favore della qualità delle proteine lattiere e nche nella prevenzione della malnutrizione. Il contenimento dell’impatto ambientale derivante dall’attività dell’uomo e l’adattamento ai cambiamenti climatici sono i due filoni tematici strettamente collegati e interconnessi trattati nella quinta sessione. Tra i relatori intervenuti Anne Mottet, rappresentante Fao, che ha illustrato il ruolo del bestiame e dei prodotti lattieri per la sicurezza alimentare e la nutrizione e, più in generale, il loro contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030. “La produzione animale, nelle sue molteplici forme, gioca un ruolo fondamentale nel sistema alimentare – ha spiegato Mottet – facendo uso di terre marginali, trasformando i prodotti secondari in prodotti alimentari, contribuendo alla produttività delle colture e trasformando le colture commestibili in alimenti altamente nutrienti e ricchi di proteine. Quantificare le risorse di terra e biomassa coinvolte nella produzione del bestiame e la produzione alimentare che generano, ma anche

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migliorare la nostra capacità di modellizzazione, includendo tendenze nelle preferenze del consumatore, cambiamenti nelle specie animali, impatti dei cambiamenti climatici e processi industriali per migliorare l’edibilità umana di certe materie prime per mangimi sono alla base di ulteriori ricerche nella sfida di nutrire in maniera sostenibile 9,6 miliardi di persone entro il 2050”. L’adattamento del settore lattiero-caseario al cambiamento climatico è stato oggetto dell’intervento anche del danese Jorgen Olesen, professore all’Aarhus University. Olesen ha esposto la sua esperienza nella quantificazione delle emissioni di gas serra dall’agricoltura e le possibili opzioni di mitigazione, inclusi studi sperimentali e di modellizzazione dei flussi di carbonio e azoto nei sistemi agricoli. Proprio in quest’ambito, il Dairy Sustainability Framework (Dsf) è stato sviluppato per fornire obiettivi globali e di allineamento delle azioni settoriali volte alla sostenibilità ed ha lanciato alcuni degli indicatori impiegati per la diffusione pubblica dei progressi industriali sul tema. “I consumatori vogliono sapere se gli alimenti che consumano sono stati prodotti in maniera

sostenibile e responsabile – ha affermato la presidente della Fil/Idf Judith Bryans –. L’utilizzo di questi indicatori permette al nostro settore di monitorare e riportare le proprie performance in qualità di produttore di alimenti di alta qualità e sostenibili che apportano elementi essenziali per una vita migliore”. Il simposio si è concluso con la presentazione della dottoressa Mary Beth Hall, del dipartimento dell’Agricoltura statunitense (Usda), sul rifiuto di alcune persone di consumare alimenti di origine animale; una posizione basata sulla convinzione che l’abolizione dei prodotti di origine animale aiuterebbe sia la salute umana che quella del pianeta. Con la sua presentazione, l’esperta statunitense ha invece mostrato i maggiori problemi che un’alimentazione completamente priva di alimenti di origine animale comporterebbe, ad esempio, per la popolazione americana nel raggiungimento dei fabbisogni nutrizionali, a partire da carenze nell’apporto di calcio, vitamina A e B12 oltreché alcuni importanti acidi grassi saturi. Non solo. L’eliminazione di qualunque alimento di origine animale assicurerebbe una riduzione dei gas serra solo del 2,6 per cento.



ATTUALITÀ_EDA

COMMERCIO, L’UE OSI DI PIÙ di Katia Bellantone

I

l 24 febbraio scorso si è svolto l’Eda Trade day, una giornata di incontri nella sede dell’associazione europea dell’industria lattierocasearia dedicata agli accordi commerciali dell’Unione europea e al ruolo che il nostro settore gioca nei negoziati. Per la verità sarebbe servita almeno una settimana per esaurire tutti gli argomenti e rispondere alle domande

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sollevate dalle industrie nazionali europee, tutte interessate ad aspetti diversi: latte in polvere, infant formula, indicazioni geografiche, ogni associazione di categoria tira l’acqua al proprio mulino. Un minimo comune denominatore, però, c’è. In Europa siamo tutti d’accordo: gli accordi commerciali fanno bene all’industria continentale, ma c’è un ma. L’Ue deve essere più

decisa in fase di negoziato, raggiungere risultati più ambiziosi molto più vigile nella fase di attuazione degli accordi, per garantire alle aziende di beneficiare delle nuove opportunità. Nella giornata tutta dedicata al commercio internazionale, si sono susseguiti una serie di illustrissimi ospiti, rappresentati delle istituzioni europee e non solo, per



ATTUALITÀ_EDA discutere degli accordi già dei negoziatori fino a oggi conclusi e che non smettono sono sempre stati esclusi i di creare preoccupazioni formaggi, la Commissione (Canada su tutti) e di quelli europea sarà in grado di in via di definizione, con raggiungere nei prossimi equilibri geopolitici in cui è giorni un’intesa con clausole difficile sostenere la centralità di accesso al mercato dell’export di formaggi, che che garantiscano ai nostri suscitano ansie e attirano la produttori di incrementare nostra massina attenzione. il loro export nei Paesi In apertura, John Clarke, del Sud America? Ovvio direttore della Dg Agricoltura che sì, è stata la risposta, accompagnata da un gran della Commissione europea sorriso. Non ci resta che e responsabile degli affari sperarlo! internazionali, ha presentato con obiettività e onestà uno I PROBLEMI DEL CETA scenario molto realistico. Gli Dopo l’iniezione di ottimismo accordi commerciali sono sul Mercosur è stato il turno per l’Unione europea uno del Canada. Qui la situazione strumento di diplomazia è diversa, il Ceta è stato prima che di opportunità approvato, i Paesi lo stanno economiche. Negoziare i capitoli sul comparto alimentare ratificando ed è già in corso di esecuzione. Ed è proprio è particolarmente complicato, questa fase che sta facendo perché sono settori delicati emergere alcuni su cui tutti gli comportamenti attori hanno già non chiari in merito un sistema di alla gestione delle norme consolidato, NEI nuove quote di un sistema che NEGOZIATI importazione che di spesso non include L’UNIONE fatto costituiscono il principio della SEMBRA una barriera territorialità e quindi GIOCARE all’ingresso dei il riconoscimento AL RIBASSO nostri prodotti sul del sistema europeo mercato canadese. delle Indicazioni Lynn Fortin, geografiche. consigliere per L’impressione – e l’Agricoltura del Canada presso al contempo il timore – è che l’Unione europea, arrivata da questi aspetti siano lasciati poco a Bruxelles direttamente volutamente alle ultime fasi da Ottawa, non ha riscontrato della negoziazione, per quel perturbazioni del mercato momento in cui, insomma, e anzi ha confessato che è ormai tutto il resto è stato stata molto toccata, al suo deciso e sarebbe troppo tardi arrivo nel Vecchio Continente, e politicamente inaccettabile dal sentimento anti-Ceta fare saltare l’intero accordo. Il della popolazione europea. risultato è – qualche volta – un In Canada è tutto l’opposto gioco al ribasso. Dopo aver citato l’accordo con il e i consumatori canadesi sono contenti e soddisfatti Giappone – su cui ci siamo già espressi e abbiamo manifestato di poter acquistare una più vasta gamma e quantità di le nostre perplessità – è stata prodotti europei a un prezzo più proprio questa la riflessione basso. Probabilmente sono i consegnata da Assolatte produttori canadesi di formaggi, in merito all’accordo con a cui sono attribuite le nuove il Mercosur che dovrebbe quote, che non sono altrettanto vedere la luce nelle prossime entusiasti e hanno messo in settimane. Se nelle varie offerte scambiate e rifiutate che piedi un sistema che “disturba” il nostro export. si sono susseguite sul tavolo

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USA “DISTURBATORI” Dulcis in fundo, la giornata dedicata al trade non poteva che concludersi con una finestra sugli Stati Uniti. Nostro ospite Tom Vilsak, segretario all’Agricoltura nel governo Obama e oggi presidente e amministratore delegato del Us Dairy export council. Naturalmente di mercato americano si è parlato poco, ma è stato interessante ascoltare l’ex ministro chiedere aiuto a noi europei per fermare le scorrette pratiche canadesi e di unire le forze per promuovere il consumo di latte e formaggi nel mondo, contro le vecchie e nuove campagne denigratorie che colpiscono i nostri interessi comuni. Il politically correct ha imposto all’intera platea di parlare di battaglie comuni, ma sapevano tutti che la presenza dell’ex segretario di Stato americano in Europa, a Bruxelles, aveva il primario obiettivo di ostacolare gli accordi commerciali che l’Ue sta concludendo con Messico e Mercosur e l’accordo di riconoscimento delle Indicazioni geografiche con la Cina. Sono proprio le aziende americane ad opporsi a tutte le nostre Ig e la loro visita nelle stanze dei bottoni europee non può che allarmarci.



ATTUALITÀ_UE

AFFONDO DELLA BULGARIA ALL’INDUSTRIA ALIMENTARE di Katia Bellantone

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opo dieci anni dalla sua adesione all’Ue, la Bulgaria presiede per la prima volta il Consiglio europeo. Difficile dire quale sarà l’imprinting che darà alla politica comunitaria nei prossimi mesi. Le prime dichiarazioni si concentrano su due temi: sostegno all’agricoltura e alla produzione e attenzione per la salute e la sicurezza alimentare. La Bulgaria ha una forte tradizione agricola da sostenere, anche perché beneficia di importanti fondi Pac, strumento che il governo bulgaro vuole modernizzare e semplificare. Per inciso, nonostante la recente entrata in vigore dell’Omnibus, la Commissione europea sembra intenzionata a presentare una proposta di revisione della Politica agricola comune. Sono molti gli scettici e chi pensa che nell’anno conclusivo della legislatura le istituzioni europee non saranno in grado di portare a compimento la revisione, ma è vero anche che il capitolo agricoltura (e relativo budget) è uno dei territori su cui si consumerà la battaglia per la definizione della prossima Commissione europea. Ma torniamo alla Bulgaria. Cosa offre all’industria lattiero-casearia europea? Ha una popolazione di poco più di 7 milioni di abitanti, un milione e 300mila pecore e 271mila vacche da latte. Ha una produzione annuale di un milione di tonnellate di latte vaccino e la trasformazione si concentra per lo più su prodotti freschi, formaggio, yogurt e latte. Gli sforzi per rendere più competitivo il settore sono stati trasversali, sia da parte dei produttori, con modernizzazione, qualità, ottimizzazione dei costi, sia da parte del governo, che ha contribuito a migliorare il mercato, con interventi per l’orientamento e la produttività. Il lattiero-caseario è al centro di questa strategia – con lo yogurt come prodotto nazionale conosciuto

Il viceministro all’Agricoltura bulgaro Tzvetan Dimitrov

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in tutto il mondo – e ha visto crescere le sue performance nel corso degli anni. Domanda interna ed export hanno avuto un trend positivo, con quest’ultimo cresciuto del 15% nell’ultimo biennio. Non sorprende quindi che il viceministro all’Agricoltura bulgaro Tzvetan Dimitrov parla di sostegno alla crescita per il settore lattiero-caseario europeo, miglioramento della competitività delle industrie con il contrasto alle pratiche commerciali sleali e un forte focus su salute e, soprattutto, benessere animale. Ma non è tutto oro quello che luccica: Dimitrov ha anche duramente attaccato l’industria alimentare europea, attribuendole il 90% delle responsabilità dell’obesità. In un video lanciato proprio dalla nuova presidenza, una voce fuori campo spiega che l’Ue è riuscita a garantire che il cibo che arriva sulle nostre tavole è sicuro, ma non necessariamente nutriente e sano. Peccato dimentichi che quello che mangiamo attiene alle nostre personalissime scelte. È il consumatore a elaborare per sé e per i propri figli una dieta giornaliera sana ed equilibrata, all’interno della quale inserire, perché no, un peccato di gola, senza che questo debba far scattare l’allarme obesità e malattie cardiovascolari. Non esistono cibi cattivi, lo diciamo da sempre! È la quantità consumata di certi alimenti (scelta che spetta a ognuno di noi) a renderli innocui o pericolosi per la nostra salute. E questo è un primo aspetto, di libertà personale, che evidentemente è ancora necessario ribadire. L’individuazione della food industry come nemico pubblico non fa sconti: prodotti di base della dieta quotidiana, prodotti della tradizione, merendine, dolci, bevande, ecc. Una tendenza alla semplificazione, quella fatta dalla presidenza bulgara, che danneggia e preoccupa. L’industria alimentare non è un insieme unico e ogni settore, oltre ad avere un ruolo diverso nell’equilibrio della dieta personale, ha un valore economico e culturale che Bruxelles per prima deve riconoscere. La vera sfida per l’Unione europea, oltre a garantire un mercato unico equo, competitivo e aperto, deve essere quella di far crescere consumatori consapevoli, che operino scelte responsabili grazie all’educazione alimentare, che sappiano attribuire agli alimenti il loro giusto valore.



ATTUALITÀ_NEWS CIBUS 2018, EDIZIONE SPECIALE NELL’ANNO DEL CIBO Cibus prepara un’edizione speciale per celebrare il 2018, proclamato dal governo italiano “Anno del cibo”, e per favorire la crescita produttiva e l’esportazione dei prodotti alimentari made in Italy. Dal 7 al 10 maggio sono attesi a Parma più di 3mila aziende espositrici e un numero crescente di operatori e buyer, sia italiani che internazionali. Per i prodotti più innovativi sarà allestita un’area dedicata, il programma di incoming dei buyer esteri è stato rafforzato, sarà inaugurato un nuovo padiglione espositivo. La 19esima edizione della kermesse emiliana avrà un nuovo padiglione, edificato per soddisfare una richiesta di espositori crescente in numero e superficie: un’area dedicata ai più innovativi e più originali prodotti alimentari immessi sul mercato, selezionati da una giuria di esperti. In occasione di Cibus 2018, sarà presentato il Padiglione 8 riservato alle collettive istituzionali, dedicato quindi alle specialità regionali e collettive istituzionali. Un nuovo layout che accoglierà le food court delle regioni

italiane con uno spazio dedicato alla ricettazione e allo show cooking area degustazione “all in one”, il tutto strutturato come una galleria di sapori e degustazioni, gestito da chef specializzati e scuole di ristorazione. Sarà più esteso il programma di convegni e seminari, con novità assolute come l’evento sul marketing instore organizzato da Università di Parma e Ipsos: nuove tecnologie di riconoscimento facciale del consumatore che entra nel punto vendita per promozioni personalizzate; scaffali lineari sperimentali con minore profondità di scelta, ma inalterato, spazio espositivo e ulteriori tematiche di attualità in ambito retail marketing. Il ruolo di Cibus di piattaforma per l’esportazione sarà confermato dall’arrivo a Parma dei buyer delle più importanti catene di distribuzione. Lo scouting e il recruiting dei buyer esteri è stato condotto insieme a Ice e attraverso un roadshow internazionale sviluppato nei principali mercati obiettivo.

NONNO NANNI LANCIA UNA NUOVA LINEA BIO Stracchino, Robiola e Fresco Spalmabile. Sono le tre referenze che compongono la nuova linea biologica di Nonno Nanni. Le mucche, dalle quali proviene il latte biologico, crescono in allevamenti sicuri e selezionati, dove sono lasciate libere di pascolare. Vengono, inoltre, alimentate secondo il loro naturale fabbisogno, con foraggi di origine biologica, frutto di coltivazioni volte a mantenere la fertilità del suolo, a favorire la rotazione delle colture e a proteggere la biodiversità. I formaggi della nuova linea utilizzano, quindi, esclusivamente latte 100% biologico italiano, proveniente da filiere certificate. La lavorazione della materia prima ha luogo nello storico caseificio Nonno Nanni, attraverso processi

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rigorosamente tracciati. Da sempre l’impegno di Nonno Nanni è quello di offrire prodotti buoni e genuini, nel pieno rispetto dell’ambiente e degli animali: la nuova linea Nonno Nanni Biologico nasce con la volontà di continuare lungo la tradizione tracciata dalla linea classica, ma

avvicinandosi alle esigenze di quei consumatori che oltre a cercare in un prodotto bontà, genuinità e rispetto per l’ambiente, desiderano dei prodotti certificati bio. La nuova linea biologica è disponibile all’interno dei punti vendita della Gdo e del normal trade.


SABELLI RACCOGLIE FONDI PER LE ZONE TERREMOTATE Un segnale di rinascita nelle terre colpite dal violento terremoto che nell’agosto del 2016 ha scosso il Centro Italia. Sono state consegnate le targhe commemorative dei tre parchi giochi per bambini realizzati nei comuni piceni di Arquata del Tronto, Acquasanta Terme e Montemonaco, grazie ai contributi raccolti dall’iniziativa “Caciotta Solidale” promossa da Sabelli, storica azienda casearia di Ascoli Piceno specializzata nella produzione di mozzarelle e formaggi freschi. La cerimonia si è tenuta ad Arquata del Tronto alla presenza, tra gli altri, delle autorità cittadine dei tre centri interessati e dei due amministratori delegati del Gruppo Sabelli Angelo Galeati e Simone Mariani. Il progetto della “Caciotta Solidale” aveva preso il via già nell’autunno del 2016, poche settimane dopo il sisma, su iniziativa del caseificio piceno. Una speciale caciotta, riconoscibile grazie alla grafica studiata ad hoc e prodotta secondo gli alti standard qualitativi Sabelli, è stata distribuita per circa sei mesi in alcune delle principali catene italiane della Gdo. Per

ogni kg di prodotto venduto, un euro è stato messo a disposizione dell’iniziativa, consentendo di raccogliere 20mila euro, che sono stati investiti nell’acquisto di giochi e attrezzature per bambini da installare nei tre parchi del territorio Piceno, duramente devastato dal sisma di due anni fa. “La nostra azienda è strettamente connessa al territorio e subito dopo il

tragico sisma ci siamo chiesti come potevamo dare, oltre ai primi aiuti, un segnale concreto di speranza alle popolazioni colpite – spiegano Galeati e Mariani –. Abbiamo scelto di sostenere la ricostruzione di questi parchi perché vediamo nel gioco, momento di spensieratezza e aggregazione per eccellenza, un forte simbolo di ripresa della normale vita sociale e di contrasto allo spopolamento”.

BRIMI, NUOVO MULTIPACK DA TRE MOZZARELLE Brimi ha lanciato il nuovo formato della mozzarella Latte Fieno da 100 grammi. Si tratta di un multipack da tre mozzarelle. La referenza è prodotta con un particolare tipo di latte munto da mucche foraggiate in modo tradizionale solo con erba fresca, fieno e cereali, escludendo ogni mangime insilato e geneticamente modificato. Certificato dal marchio europeo Specialità tradizionale garantita (Stg), il latte fieno è considerato di altissima qualità perché contiene acidi Omega-3 e acidi linoleici, due nutrienti importanti per l’organismo.

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ATTUALITÀ _NEWS _NEWS IGOR RIPORTA SUL MERCATO I MARCHI DI SANTI Gli storici marchi di Santi, caseificio novarese fallito quattro anni fa, sono stati rilevati da Igor, azienda che produce Gorgonzola con sede a Cameri (No). Le forme nella stagnola con le celebri Quattrorose torneranno presto nei negozi: “Abbiamo investito una cifra importante – spiega l’amministratore delegato di Igor Fabio Leonardi –. I formaggi erborinati commercializzati con queste denominazioni storiche e molto conosciute si posizioneranno nella fascia premium, come il nostro Gran riserva. Saranno prodotti con lo stesso latte, le stesse ricette e anche con parte dello stesso personale che, proveniente dalla Santi ormai chiusa, negli anni è stato assunto da noi. Crediamo molto in questa operazione e puntiamo a far tornare nei negozi e sugli scaffali i marchi che molti ancora ricordano. La produzione avverrà in due caseifici artigianali, del gruppo Igor: la Pal di Prato Sesia e la Clin di Cameriano, altro

nome storico del settore”. Non è stato invece acquistato lo stabilimento fra Novara e Cameri: è proprio accanto a quello di Igor ed è rimasto abbandonato dopo la chiusura. “Non nascondiamo un interesse su quest’area – sottolinea Leonardi – che confina con il nostro impianto. In ogni caso la nostra area produttiva sta per raddoppiare. La parte nuova, ora in costruzione, è quasi ultimata e sarà inaugurata a settembre”. Già in passato la Igor aveva presentato una proposta per l’acquisizione di Santi, però non si è concretizzata.

Ora, guardando più in là, Leonardi ribadisce che l’area è sicuramente appetibile: “Al momento però una parte è ancora nelle mani delle banche e quella più datata è in cattive condizioni. Quindi parliamo di prospettive di medio-lungo periodo”. Santi fu fondata nel 1898 in Lomellina e trasferita a Novara nel 1930: Luigi Santi aveva avviato una società per la stagionatura del formaggio erborinato. Il caseificio si era gradualmente ampliato, aveva conquistato clienti in tutta Italia e in Europa. Poi la crisi, fino alla chiusura: ora almeno i marchi torneranno sul mercato.

AURICCHIO ACQUISISCE CASCINE EMILIANE Il gruppo Auricchio ha acquisito la maggioranza dell’azienda Cascine Emiliane, uno dei più noti stagionatori e confezionatori di Parmigiano Reggiano. Cascine Emiliane è una società molto conosciuta nel settore e con un’alta reputazione nel retail, sia in Italia che in tutta Europa. Da oltre 20 anni produce una selezione di altissima qualità di Parmigiano Reggiano. Cascine Emiliane sviluppa un fatturato di 45 milioni, con un export pari al 75% del venduto. La sede rimarrà a Castelnovo Sotto (Reggio Emilia), sotto la guida, nel ruolo di presidente, di Giuseppe Filippini, che conserva

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una quota del 10 per cento. Auricchio ha un fatturato di circa 250 milioni e un organico di 500 dipendenti.



ATTUALITÀ _NEWS _NEWS CONSORZIO GRANA PADANO DOP PER I BAMBINI DI HAITI A Rivoltella del Garda, si è tenuta l’assemblea generale del Consorzio Grana Padano, un’occasione di confronto sull’attività consortile dell’anno passato e sulle priorità per il 2018. Guardando ai numeri del 2017, il Grana Padano si conferma il prodotto Dop più consumato del mondo, con una produzione di 4.940.054 forme e una crescita dell’1,7% sull’anno precedente. Una produzione che – secondo le prime stime del Consorzio – in termini di valore lordo per il 2017 vale circa 1,3 miliardi di euro. Questo trend positivo è stato raggiunto anche grazie a un export

cresciuto del 2,5% rispetto al 2016, per un totale di circa 1,8 milioni di forme che hanno varcato il confine nazionale. Le priorità del 2018, presentate dal presidente Baldrighi e accolte dall’assemblea, riguardano il rafforzamento della posizione del Grana Padano Dop attraverso modifiche allo statuto, nuove azioni di marketing e interventi sul packaging

finalizzati alla miglior distinzione dei prodotti, soprattutto nella grande distribuzione e nel settore della ristorazione. L’assemblea è stata preceduta dalla cerimonia di consegna dei fondi raccolti con la vendita delle 300 forme di Grana Padano Dop, prodotte nel caseificio allestito ad Expo 2015, alla fondazione Francesca Rava Nph Italy per il reparto di malnutrizione dell’ospedale pediatrico Nph Saint Damien di Haiti. Grazie a questo sostegno, il reparto sarà dotato di un impianto per canalizzare i gas medicali ai posti letto dei bambini ricoverati.

CONSORZIO ASIAGO DOP DONA AI BISOGNOSI

MOZZARELLA DI BUFALA DOP VOLA A DUBAI PER GULFOOD

Il Consorzio di Tutela del Formaggio Asiago Dop ha donato al Banco Alimentare del Veneto oltre 20mila porzioni di Asiago Dop Stagionato a un centinaio di strutture caritative impegnate nell’assistenza alle famiglie bisognose del Veneto, tra cui case d’accoglienza, Caritas, San Vincenzo, banchi di solidarietà, empori solidali. “Abbiamo deciso di compiere un gesto di forte attenzione verso le famiglie in difficoltà – ha detto il presidente del Consorzio Tutela Formaggio Asiago, Fiorenzo Rigoni –. L’Asiago Dop Stagionato è un formaggio di grande qualità, che esprime i valori profondi dei nostri allevatori e della nostra terra. Qualunque siano le loro condizioni, tutte le famiglie meritano di avere momenti di serenità e, grazie alla preziosa collaborazione col Banco Alimentare del Veneto, siamo certi che il nostro prodotto sarà prontamente distribuito a chi ne ha più bisogno”. Il Consorzio Asiago Dop collabora con il Banco Alimentare del Veneto per la lotta allo spreco del cibo.

Dal 18 al 22 febbraio il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop ha partecipato a Gulfood, la principale fiera del settore food in Medioriente. La Bufala Dop era presente nell’ambito della collettiva organizzata dall’associazione dei formaggi a marchio Dop (Afidop) con Gorgonzola, Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano. Durante la kermesse si sono svolte presentazioni dei cinque grandi formaggi italiani Dop, degustazioni guidate rivolte agli operatori del settore (chef, ristoratori, stampa specializzata), attività di informazione sulle principali caratteristiche. Negli ultimi due anni sono triplicati i caseifici che esportano nel Paese asiatico ed è raddoppiata la quota di esportazione, verso quest’area per un valore che supera il milione di euro. Il mercato degli Emirati è costituito per il 100% dal canale Horeca, in particolare dal segmento dell’alta ristorazione di respiro internazionale. Una fetta in netta espansione è rappresentata dalla Mozzarella di Bufala Campana certificata halal e dai prodotti a denominazione di origine. Il numero dei consumatori di religione musulmana è in forte aumento, tanto che il 25% delle mozzarelle Dop sono destinate al mondo islamico.

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ATTUALITÀ _NEWS _NEWS CIBUS TEC 2019 SARÀ ANCORA PIÙ GRANDE Non più dieci, ma 11 filiere rappresentate: fa il suo ingresso il dolciario. Non più quattro, ma cinque padiglioni espositivi per rispondere alle richieste di partecipazione dei fornitori di tecnologie per il packaging, le carni, le bevande e i prodotti da forno. Non più 3mila, ma un programma di incoming che punta a ben 3.500 buyer provenienti da oltre 70 nazioni. Nasce nel segno dell’espansione la 52esima edizione di Cibus Tec, l’appuntamento verticale ad alta specializzazione di Kpe (Koeln Parma Exhibitions), braccio operativo di Fiere di Parma e Koelnmesse dedicato al food processing & packaging, in programma a Parma dal 22 al 25 ottobre 2019. Un’offerta espositiva unica che da 80 anni raccoglie il meglio della filiera meccanoalimentare: dalla selezione alla trasformazione, dal confezionamento alla logistica, in un mix virtuoso tra tradizione e innovazione che trova, proprio a Parma, le applicazioni più avanzate e raffinate. Grazie al supporto di Prosweets

Cologne e Ism (manifestazioni leader a livello internazionale organizzate da Koelnmesse GmbH), Cibus Tec apre le porte al settore delle tecnologie per i prodotti dolciari e snack, divenendo di fatto l’unica piattaforma italiana dedicata a un altro comparto strategico del meccano-alimentare made in Italy. Entro il 2019, grazie a Koelnmesse, Ice-Agenzia e Regione Emilia-Romagna, sarà attivata anche un’operazione di promozione che toccherà 25 tappe estere, tra manifestazioni e progetti speciali in Iran, Emirati Arabi e Africa.

L’APERITIVO MILANESE DIVENTA MADE IN SWITZERLAND Undici locali, sette specialità Dop, tanti eventi social in giro per Milano per rinnovare il momento dell’aperitivo con i formaggi dalla Svizzera. Tra marzo e aprile, una selezione di Formaggi dalla Svizzera trasformerà il rito irrinunciabile dell’happy hour di 11 locali, tra i più frequentati della movida meneghina, in un’esperienza gastronomica esaltante. A turno, ognuno di questi locali ospiterà all’ora dell’aperitivo un’esclusiva degustazione di finger food e assaggi gourmet a base di Emmentaler, Sbrinz, Gruyère, Tête de Moine, Appenzeller, Tilsiter e Vacherin Fribourgeois: le migliori varietà casearie elvetiche rigorosamente Dop. Si parte il 2 marzo dal Fiftyfive, location storica in zona Sempione, per poi toccare fino alla fine di aprile i lounge & cocktail bar delle zone più frequentate e amate dal popolo degli aperitivi: Colonne, Navigli,

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Arco della Pace, Porta Romana, Porta Venezia e centro. Tutti potranno divertirsi a scoprire e degustare, nel proprio locale preferito, le specialità a base di Formaggi dalla Svizzera proposte in un ricco buffet dedicato.



ATTUALITÀ _LIBRI A TAVOLA È GIÀ TARDI

L’INDUSTRIA INTELLIGENTE

Scritto dal nutrizionista-biologo Domenicantonio Galatà “A tavola è già tardi” (Lastaria Edizioni, 2017, 147 pp.), è un prontuario della buona alimentazione che insegna come fare la spesa (scegliere i prodotti, leggere l’etichetta, organizzare il frigorifero, ecc.) e come cucinare i cibi acquistati (metodi di cottura, materiali da preferire o evitare, accorgimenti importanti, ecc.), seguito da una corposa appendice di ricette con un occhio alla linea e l’altro al gusto. L’autore sostiene che la dieta non si fa a tavola, perché in sala da pranzo è già troppo tardi, ma al supermercato e in cucina: imparare ad acquistare e cucinare cibi gustosi e nutrienti, ma che non facciano ingrassare, per non doversi preoccupare quando è il momento di mangiare. E comunque, quando si è a tavola, una buona abitudine per restare snelli è masticare lentamente.

Innovazione tecnologica, modelli di responsabilità sociale d’impresa: ecco cosa rende l’Italia un Paese in cui si possa ancora sperare in un futuro competitivo a livello internazionale. Con esempi di imprese di piccole e grandi dimensioni, ne “L’industria intelligente” (Università Bocconi editore, 2017, 228 pp.) Fabrizio Onida spiega come l’Italia possa volare alto. La Grande Recessione che ha investito l’economia mondiale a partire dal 2007 ha provocato nel nostro Paese una caduta del Pil e degli investimenti fissi e un pesante deterioramento degli indicatori di finanza pubblica, con un aumento sensibile del rapporto debito pubblico/Pil. Nel testo, Onida sostiene che l’Italia nel 2017 ha mostrato segnali di una timida ripresa e per rafforzarli e tornare a crescere occorre delineare i contorni di una rinnovata politica industriale che abbia al suo centro l’accelerazione dell’attività innovativa delle imprese, e che favorisca nel contempo la mobilità delle risorse verso le imprese più produttive, innovative e aperte a forme avanzate di internazionalizzazione. Lo Stato dovrebbe promuovere progetti di ricerca per realizzare obiettivi di sviluppo e benessere collettivo e fare da aggregatore di energie innovative in un tessuto produttivo di piccole e medie imprese.

CROMORAMA Intrecciando varie storie e 400 illustrazioni, in “Cromorama” (Einaudi Editore, 480 pp.), Riccardo Falcinelli narra come si è formato lo sguardo moderno, attingendo all’intero universo delle immagini di pittura, letteratura, cinema, fumetti ma anche raccontando gli alimenti e gli oggetti quotidiani, che ci fa vedere in maniera nuova. Ogni società ha costruito sistemi simbolici in cui il colore ha un ruolo centrale. Nel mondo moderno sono la tecnologia e il mercato ad aver cambiato il modo in cui guardiamo le cose. E il caso del colore del burro è davvero emblematico.

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RISTORANTI DA SCOPRIRE Quante volte avete chiesto a un amico esperto “un buon indirizzo per andare a mangiare”? Quante volte, per un’occasione speciale o un viaggio, avete cercato il ristorantino giusto? In “Ristoranti da scoprire” (Giunti Editore, 2017, 256 pp.), il giornalista gastronomico Marco Bolasco cerca di dare risposte a queste domande in un singolare viaggio nell’Italia della buona tavola, alla scoperta di locali da conoscere perché ancora sconosciuti o perché vale la pena di riscoprirli. Ottime tavole, ma non ristoranti stellati, piuttosto il taccuino personale di un critico che ha girato il Belpaese alla ricerca del pranzo che merita. Perché un buon ristorante, in Italia, deve essere accogliente, avere una forte identità, saper raccontare una storia attraverso i suoi piatti, valorizzare i prodotti che usa. Dieci regole di base per la scelta del giusto locale accompagneranno il lettore in un viaggio originale, che è possibile iniziare anche dalla poltrona di casa con il libro in mano, ma che non potrà non condurre alla scoperta di imperdibili tasselli di cultura materiale italiana.


IGOR: DA TRE GENERAZIONI LA RICERCA DELL’ECCELLENZA

igorgorgonzola.com


ATTUALITÀ _LIBRI SANI E IN FORMA AD OGNI ETÀ

LE ARMI NASCOSTE DELLA MANIPOLAZIONE Perché siamo facilmente influenzabili? Perché finiamo per dire di sì? Quali sono le strategie più ingannevoli? Chi sono i manipolatori più pericolosi e come evitare di cadere nella loro rete? E se noi stessi, senza nemmeno accorgercene, lo fossimo? Per interesse, perversione o errore, ma spesso a fin di bene, la manipolazione è ovunque. Perché tutti, in fondo, manipolano tutti. A volte, non solo non ci rendiamo conto di essere manovrati, ma non siamo consapevoli che noi stessi adottiamo strategie per influenzare ed esercitare un controllo sugli altri, per persuaderli in modo più o meno trasparente a pensare o fare ciò che vogliamo, magari senza cattive intenzioni, perché nel gioco delle parti, carnefici, vittime e salvatori si alimentano e sostengono a vicenda. Lo spiega bene Christophe Carré in “Le armi nascoste della manipolazione” (Feltrinelli editore, 2018, 192 pp.). Senza demonizzazioni e con grande perspicacia, l’autore esplora le dinamiche e le modalità manipolatorie che ciascuno di noi sperimenta nel lavoro, nei rapporti di amicizia, in amore e nella relazione con i figli.

Come nutrirsi e come curare la propria salute in modo diverso da tutti gli altri. In “Sani e in forma ad ogni età” (Rizzoli editore, 2017, 228 pp.) Ciro Vestita, con Federica Alaura e Irene Gelli, offre una panoramica approfondita sulla corretta alimentazione e le buone abitudini che percorre l’intero arco delle nostre vite, partendo dalla gravidanza e passando per infanzia, maturità e vecchiaia. Quali sono i cibi migliori quando si aspetta un figlio? Ha davvero senso “arricchire” la nutrizione di un adolescente che fa tanto sport? E come cambiare regime una volta che l’appetito e il bisogno calorico si riducono negli anni d’argento? Il lettore può così comprendere ciò che succede al suo corpo con il passare del tempo e adattare le proprie abitudini.

MIRAGGI ALIMENTARI

LA BUONA CUCINA ITALIANA

Davvero il pesce fa bene alla memoria? Siamo sicuri che mangiare la pasta di sera faccia ingrassare, che la cioccolata provochi l’acne e l’ananas e il pompelmo facciano dimagrire? Secondo Marcello Ticca, uno dei massimi esperti italiani di alimentazione, siamo prigionieri di tanti luoghi comuni sul cibo, da sfatare per riappropriarci di uno stile alimentare più equilibrato e consapevole. E l’autore prova a farlo in “Miraggi alimentari, 99 idee sbagliate su cosa e come mangiamo” (Laterza editore, 2018, 256 pp.). Quello dell’alimentazione è un settore nel quale si scontrano preoccupazioni per la salute, attenzioni – a volte anche eccessive – per la forma fisica e mode più o meno fantasiose. Ecco perché intorno al cibo esiste da sempre una sterminata varietà di pregiudizi, luoghi comuni, false credenze e menzogne belle e buone. In alcuni casi si tratta di suggerimenti innocenti; in altri casi, invece, seguire certe indicazioni e certe promesse miracolose rischia di farci compiere scelte sbagliate o addirittura di compromettere il nostro benessere.

“La buona cucina italiana – I ristoranti del territorio” (Touring Club Italiano, 2018, 192 pp.) è la guida dedicata alla cucina e ai prodotti del territorio che, nella loro straordinaria varietà, rappresentano una componente determinante del patrimonio italiano, di innegabile valore storico-culturale. Un valore oggi ancor più evidente, dal momento che ricerche e dati assegnano alla varietà, all’autenticità e alla qualità del cibo che i territori italiani offrono, un indice di attrazione per i viaggiatori nazionali e internazionali di primissimo piano, quasi a pari merito con arte e cultura. Il libro narra, con la piacevolezza di un racconto, di decine di luoghi da nord a sud della Penisola, notevoli non solo per il loro patrimonio storico-artistico, ma anche per la loro precisa identità, rappresentata da prodotti e tradizioni gastronomiche pregevoli. In ogni luogo viene segnalato e raccontato il ristorante dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo che lì si trova e che, facendo parte dell’associazione, ha scelto di caratterizzare la sua linea di cucina con le tradizioni del territorio in cui opera, spesso da generazioni.

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PROTAGONISTI

NASCE UNA FILIERA PER IL LATTE LIGURE INIZIATIVA PROMOSSA DA ALBERTI, CIA E REGIONE PER VALORIZZARE IL TERRITORIO di Gianluca Pierangelini

P

rende ufficialmente vita, dopo un lungo periodo di pianificazione e organizzazione, il "Progetto di filiera con i Produttori Latte di Genova" promosso da Cia Liguria, in collaborazione con la Regione Liguria. L’iniziativa coinvolge l’intera filiera lattiero-casearia ligure e ha il preciso scopo di rilanciare e valorizzare la

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produzione di latte genovese. Il progetto è stato presentato alla stampa e agli operatori del settore lo scorso gennaio, nella sala della Trasparenza della Regione Liguria. COME FUNZIONA L'INIZIATIVA Il progetto è aperto a tutti gli attori della filiera che

possiedono i requisiti richiesti dal protocollo d'intesa. I produttori di latte, con sede produttiva in provincia di Genova, conferiscono la materia prima di loro produzione, verificata e controllata secondo le norme di legge, alle aziende trasformatrici che, a loro volta, si impegnano a ritirare la materia prima valorizzandola


VOCE AI PROTAGONISTI STEFANO MAI Assessore all’Agricoltura e all’Allevamento della Regione Liguria

attraverso la produzione di latte alimentare e prodotti caseari di qualità. L'ultimo passo è quello della grande distribuzione organizzata che si impegna a commercializzare e valorizzare tutti i PER LA GDO prodotti identificati dall'emblema del IN CAMPO progetto. COOP LIGURIA

E CARREFOUR

CHI PARTECIPA AL PROGETTO All'appello hanno risposto Latte Alberti, con lo storico marchio “Valli Genovesi” e il Caseificio Tentazioni Pugliesi: queste imprese ritirano giornalmente

IVANO MOSCAMORA Direttore Cia Liguria “Il nostro compito è stato principalmente quello di mettere in relazione i produttori di latte genovesi con i numerosi consumatori che continuano a dimostrare grande attenzione per il nostro territorio. È nata così l’idea di creare una filiera, coinvolgendo sia le aziende che trasformano e possono quindi valorizzare la materia prima locale sia la grande distribuzione, alla quale spetta naturalmente un ruolo centrale nel funzionamento di questa iniziativa. Abbiamo voluto trasformare l’attenzione e la solidarietà espressa dai consumatori per i nostri allevatori in un’azione di responsabilità sociale”.

VOCE AI PROTAGONISTI

"L’azione di responsabilizzazione sul consumatore finale è fondamentale nell’ottica della valorizzazione e promozione dei nostri produttori. Come ho sempre evidenziato, la creazione di un sistema di filiera del comparto latte è il percorso giusto per tutelare i nostri allevatori e l’intero settore lattiero-caseario, penalizzato dalla concorrenza delle produzioni dei Paesi esteri la cui qualità non è sempre paragonabile a quella che riusciamo a garantire noi".

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PROTAGONISTI

VOCE AI PROTAGONISTI MATTEO ALBERTI Responsabile comunicazione della Latte Alberti “Questo progetto può diventare una preziosa opportunità di rilancio dello storico marchio Valli Genovesi, col quale siamo già presenti sul mercato di Genova da qualche tempo. L’emblema grafico, col quale vengono contraddistinti i prodotti delle aziende aderenti, non è un marchio di origine, ma un marchio etico, che vuole segnalare ai consumatori le imprese e le catene distributive che ritirano il latte locale, lo utilizzano nella loro linea produttiva e praticano accordi economici conformi. La prospettiva concreta è quella di aumentare ancora la nostra raccolta in Liguria, anche se già nel 2017 la Latte Alberti ha raccolto gran parte della produzione regionale”.

GIUSEPPE AMBROSI Presidente di Assolatte

VOCE AI PROTAGONISTI

“Il Progetto è un bell’esempio della collaborazione tra industria e agricoltura. Soprattutto in alcune realtà, lavorare in un’ottica di filiera è essenziale per la salvaguardia delle produzioni locali che altrimenti potrebbero scomparire. Quindi un applauso alla Latte Alberti, una storica azienda imperiese che ha creduto fortemente in questo progetto e ha investito risorse economiche importanti, scommettendo sulla portata strategica dell’iniziativa per il territorio ligure e per il settore in generale”.

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il latte dalle aziende agricole Lavagè, Andrea Cavanna, Lorenzo Pesce, Marco Cosso. L’importanza che questo progetto di filiera ha per la produzione lattiera genovese è avvalorata dal peso che hanno i suoi attuali partecipanti. Gli allevamenti che hanno aderito al progetto nel 2017 hanno già conferito oltre 8.500 quintali di latte – ben oltre il 30% dell’intera produzione regionale e oltre il 50% della produzione della provincia di Genova – e la Latte Alberti è una delle principali realtà industriali regionali in grado di valorizzare la materia prima. Sul fronte della grande distribuzione organizzata, al momento hanno aderito Coop Liguria e Carrefour Italia. Il progetto rimane aperto a tutti gli attori della filiera interessati e l’auspicio dei promotori è proprio quello di raccogliere quante più adesioni possibili. IL MARCHIO VALLI GENOVESI La nascita del marchio risale agli inizi del Novecento, quando a Masone, in provincia di Genova, venne fondata una piccola centrale per la distribuzione del latte e dei suoi derivati. In questa


centrale confluiva il latte di diversi produttori che avevano fondato una cooperativa. A distanza di oltre un secolo, lo spirito di cooperazione tra i produttori è rimasto lo stesso e l’intuizione imprenditoriale della G. Alberti & C. Spa ha portato alla rinascita dello storico marchio. Inoltre, il forte legame con il territorio e la

stretta collaborazione con gli allevatori hanno permesso il raggiungimento di un importante obiettivo: raccogliere e trasformare il latte, coniugando la genuinità ai vantaggi di una moderna lavorazione, garanzia di sicurezza. Il progetto di filiera con i Produttori Latte di Genova rappresenta una risposta alla

crisi che ha interessato il settore lattiero genovese negli ultimi anni. L’iniziativa ha lo scopo di valorizzare la filiera locale che contribuisce fattivamente al mantenimento del territorio dal punto di vista economico e ambientale, rispondendo anche alle esigenze dei consumatori più sensibili.

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PROTAGONISTI GIOVANI

QUANDO IL VERDE DIVENTA BUSINESS

EFFICIENTAMENTO ENERGETICO, RIDUZIONE DELLE EMISSIONI, SVILUPPO DI NUOVI PRODOTTI NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE. TUTTI I PROGETTI DI MASSIMILIANO FINCO PER LA CASEARIA MONTI TRENTINI SPA di Gianluca Pierangelini

I

l nostro viaggio tra i Giovani di Assolatte fa tappa in Trentino, per incontrare Massimiliano Finco. La sua famiglia opera nel mercato lattiero-caseario italiano da quattro generazioni. La lavorazione del latte, infatti, è una tradizione intrapresa negli anni Trenta dal bisnonno Florindo. Vent'anni più tardi, Gianfranco Finco, attuale presidente dell’azienda e nonno di Massimiliano, stabilì la sua attività a Enego, sull'altopiano di Asiago. La passione per il formaggio e per la montagna ha coinvolto anche i figli che, nel 1989, hanno deciso di iniziare a

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sviluppare una nuova azienda in Valsugana. È così che è nata la Casearia Monti Trentini Spa. L’azienda della Valsugana abbina tradizione e qualità alle moderne tecnologie, offrendo al consumatore un prodotto che deriva da ingredienti tipici del territorio in cui opera: latte genuino, aria incontaminata, esperienza. Tutto il necessario per ottenere formaggi di qualità. Nella vasta gamma di prodotti offerti dalla Casearia Monti Trentini, gran parte delle referenze sono Dop: l’azienda ha infatti deciso di dedicarsi prevalentemente

alla produzione di Asiago, Grana Padano e Provolone Valpadana. Ma, come abbiamo detto, accanto alla tradizione c’è l’innovazione, ed è per questo che la famiglia Finco sta ragionando su come introdurre nuovi prodotti idonei alla preparazione di piatti pronti richiesti dalla grande ristorazione e dal segmento fast food. Molto probabilmente chi parteciperà alla definizione di queste nuove strategie sarà anche Massimiliano, nonostante il suo ruolo in azienda non riguardi né la produzione né l'area commerciale.


CONOSCIAMOLO MEGLIO

MASSIMILIANO FINCO Qual è secondo te la ricetta della felicità? Ci vogliono molti ingredienti e dosarli non è sempre facile: pazienza, rispetto ed educazione sono i principali per ogni occasione, serietà e tenacia aiutano ad affrontare le sfide di tutti i giorni, un pizzico di spensieratezza aiuta a godersi i momenti di relax con le persone che più ci stanno a cuore. La tua virtù principale? Tento sempre una mediazione nelle situazioni tese che possono sfociare in liti. Il tuo peggior difetto? Sono un po’ testardo. Quello che ti piace negli altri? La preparazione e le esperienze passate che condividono: si impara molto. Quello che non tolleri? L’arroganza e le bugie. Razionale o istintivo? Di solito razionale. Una persona che ammiri? Mio padre. Tre parole per descrivere il tuo carattere? Curioso, riflessivo e testardo. Che musica ti piace? Pop, che giornalmente viene mandata in onda da emittenti radio; mi fa compagnia durante le trasferte. Il prossimo viaggio, in una grande città o in un borgo medioevale? Penso sarà una capitale europea.

Entrato da poco a far parte del Gruppo Giovani di Assolatte, Massimiliano, classe ’85, si è laureato in Economia e Management a seguito di un percorso formativo svolto in parte all’Università di Trento e in parte all'Università Otto Von Guericke di Magdeburgo, in Germania.

Dopo diverse esperienze formative post laurea si è abilitato come dottore commercialista e in azienda si occupa di supporto tecnico amministrativo nelle fasi di pianificazione e gestione degli investimenti. Le sue competenze, però, spaziano in varie direzioni

e di recente ha seguito la gestione di alcune attività ambientali che consentiranno alla Casearia Monti Trentini di ridurre sensibilmente i consumi elettrici e idrici e di contenere le emissioni. Un tema attuale, che è al centro dell’attività dei Gia. Considerando l’attinenza del tema sostenibilità con l’attività dei Giovani di Assolatte, vuoi spiegarci meglio le iniziative intraprese nella tua azienda? Le iniziative che abbiamo posto in essere hanno avuto una prima fase comune: l’analisi e il monitoraggio dei nostri consumi termici ed elettrici. Dai risultati emersi ed elaborati da un professionista è scaturita l’opportunità di procedere con due interventi. Installeremo un impianto di cogenerazione ad alto rendimento che produrrà energia termica, che andremo a sfruttare nei nostri cicli produttivi, limitando l’utilizzo del vapore quale fonte di energia onerosa da ottenere, ed energia elettrica, che sarà nella quasi totalità auto-consumata dalla struttura produttiva. Installeremo un chiller con ciclo ad assorbimento che recupererà parte del calore generato dal cogeneratore, producendo acqua refrigerata da utilizzare nei nostri processi. Con questi investimenti verranno ridotte le emissioni di gas serra relative all’energia elettrica acquistata dalla rete, e sarà reso più efficiente l’approvvigionamento dell’energia sia elettrica che termica. Come pensi che questo tema possa essere approfondito dal gruppo Giovani Imprenditori di Assolatte? Quando mi sono affacciato alla tematica, mi sono reso conto che il tema è molto vasto e complesso, e ciò è stato confermato anche dall’incontro Gia in Assolatte

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PROTAGONISTI GIOVANI

GIUSTO APRIRE I MERCATI, MA SERVONO TUTELE PER LE DOP

del 4 dicembre scorso, in quanto le “sfaccettature” sono molte. Il team potrebbe sicuramente approfondire la tematica scindendola però in due attività. La prima, atta ad analizzare la struttura rappresentata da ciascun giovane, eseguendo un monitoraggio dei propri consumi e dell’impatto ambientale delle lavorazioni eseguite. Questa attività sarebbe da svolgere singolarmente, essendo un po’ invasiva. La seconda, quale momento di confronto con il gruppo Gia dei risultati ottenuti, approfondendo con tecnici esperti del settore le possibili strategie che la tecnica oggi offre. Si è parlato di prodotti innovativi, un’alternativa ai formaggi tradizionali, offerti dalla vostra produzione. Avete già trovato segmenti nei quali lanciarvi? Si, stiamo cercando di sviluppare nuovi prodotti per soddisfare anche i clienti con intolleranze, offrendo loro una linea di prodotti freschi senza

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lattosio, con standard qualitativi elevati. Affiancati a questi nuovi prodotti per intolleranti, abbiamo sviluppato nuove lavorazioni molto apprezzate dal mercato nordamericano. Sotto l’aspetto del packaging, stiamo sviluppano nuove confezioni e nuovi formati per soddisfare un ventaglio più ampio di esigenze che i nostri clienti ci sottopongono. Uno dei temi più attuali del nostro settore è il grado di tutela garantito alle Dop negli accordi internazionali. Qual è il tuo punto di vista sulla liberalizzazione dei mercati e sull’attuale riconoscimento internazionale delle certificazioni di qualità europee? Contrariamente a quanti la pensano come una minaccia, dal mio punto di vista la liberalizzazione dei mercati è anche un'opportunità, che consente alle nostre imprese di espandere i propri confini commerciali, di far assaporare ad altre culture i

nostri prodotti. Questo vale per i formaggi e per le altre leccornie della nostra cucina. La cosa che vorrei sottolineare però è che la liberalizzazione dei mercati, per essere un'opportunità deve avere alla base la chiarezza e trasparenza di quello che viene proposto sullo scaffale al consumatore. Ritengo doveroso evidenziare che non sempre il nostro legislatore (nazionale e/o comunitario) è riuscito fino in fondo a tutelare i nostri marchi e i nostri prodotti: pensiamo a quanti alimenti con una semplice bandiera tricolore vengono venduti come italiani, ma di italiano non hanno nulla; la conseguenza inevitabile è che il consumatore viene tratto in inganno dalla poca chiarezza e trasparenza. Auspico quindi che da parte delle istituzioni ci sia un concreto e continuo impegno nel contrastare politiche commerciali sleali che danneggiano tutto il nostro comparto.



ECONOMIA

DOP E IGP TRAINANO IL FOOD

MADE IN ITALY PERFORMANCE INCORAGGIANTI PER I FORMAGGI CERTIFICATI SECONDO IL RAPPORTO ISMEA-QUALIVITA 2017, I DATI SONO TUTTI CON IL SEGNO PIÙ di Samuele Ferrigato

N

iella classifica dei primi dieci prodotti alimentari Dop e Igp italiani per valore alla produzione, la metà sono formaggi, con i primi due posti della graduatoria occupati da Grana Padano e Parmigiano Reggiano. In generale, la categoria dei formaggi certificati è quella con il maggior volume d’affari (3,7 miliardi) e un’incidenza del 57% sul totale del comparto food. Il 37% della produzione finisce oltreconfine, per un valore di 1,65 miliardi: poco meno della metà del valore di tutte le esportazioni agroalimentari italiane. Forse per chi lavora in questo settore si tratta di numeri noti, ma se a metterli nero su bianco è Ismea nel suo annuale rapporto sulle Indicazioni geografiche, vale la pena analizzarli nel dettaglio. I dati sono relativi al 2016 e confrontati con quelli del 2015. Per quanto riguarda il 2017, le rilevazioni di Assolatte confermano queste tendenze.

42 IL MONDO DEL LATTE


rapporto al totale di dicembre 2016 e alla fine dell’anno si contano complessivamente 295 prodotti food e 523 wine. A livello europeo i formaggi sono al secondo posto per numero di prodotti certificati (239), secondi solo all’ortofrutta (383). Anche restringendo il campo all’Italia i formaggi conquistano la piazza d’onore dietro l’ortofrutta, con 53 denominazioni contro 111.

SEMPRE PIÙ CERTIFICAZIONI Si rafforza il primato mondiale dell'Italia per numero di prodotti Dop e Igp, con 818 Indicazioni geografiche registrate a livello europeo. Un primato che ci vede superare Francia (678), Spagna (327), Grecia (253) e Portogallo (178). Nel corso del 2017, l’Italia ha registrato 4 nuove denominazioni: l’olio e.v.o. Marche Igp (Marche), i Vitelloni Piemontesi della Coscia Igp (Piemonte e Liguria) appartenenti alla categoria delle carni fresche, il formaggio Ossolano Dop (Piemonte), e fra gli ortofrutticcoli la Lenticchia di Altamura Igp, (Puglia, Basilicata). Con le nuove registrazioni il comparto Food registra nel 2017 un incremento del +1,0% in

PRODUZIONI IN CRESCITA Il comparto esprime i risultati più alti di sempre anche sui valori produttivi, con 14,8 miliardi di valore alla produzione e 8,4 miliardi di euro all'export. Dati che testimoniano una crescita del +6% su base annua e un aumento dei consumi nella Gdo del +5,6% per le vendite

food a peso fisso e del +1,8% per il vino. Il settore food, che nel 2016 conta 83.695 operatori (+5% sul 2015), vale 6,6 miliardi di euro alla produzione e 13,6 miliardi al consumo, con una crescita del +3% sul 2015, con l'export che continua a crescere (+4,4%) e un trend che nella Gdo supera il +5,6% per il secondo anno consecutivo. Il comparto wine – oltre 3 miliardi di bottiglie – vale 8,2 miliardi di euro alla produzione, con una crescita del +7,8% e sfiora i 5 miliardi di valore, all'export (su un totale di 5,6 miliardi del settore).

PRODUZIONE CERTIFICATA PER CATEGORIA IN VOLUME (2016)

517

FORMAGGI

208

2015 2016

MIGLIAIA TONS. (+2,9%)

MIGLIAIA TONS. (+3,2%)

PRODOTTI A BASE DI CARNE

582

MIGLIAIA TONS. (-11,5%)

ORTOFRUTTICOLI E CEREALI

95

MIGLIAIA TONS. (+2,0%)

ACETI BALSAMICI

14

MIGLIAIA TONS. (-1,7%) MIGLIAIA TONS. (+1,4%)

CARNI FRESCHE

55

MIGLIAIA TONS. (+45,0%)

ALTRI PRODOTTI

2 STG

MIGLIAIA TONS. (+69,0%)

Fonte: Indagine Ismea-Qualivita 2017

10 OLI E GRASSI

IL MONDO DEL LATTE 43


ECONOMIA Anche il trend degli ultimi 10 anni mostra una crescita continua del sistema Dop Igp che ha così affermato il proprio peso economico nel Paese fino a rappresentare il 4,9% dell'industria alimentare e l'11,3% dell'export

18% per numero di prodotti certificati). Continua a crescere la quantità certificata (+2,9%) che supera le 517mila tonnellate di prodotto, con aumenti più che proporzionali in termini di valore alla produzione (+3,1%) e di valore

della categoria, circa l’82% del valore (produzione e consumo) e oltre l’86% del valore all’export dei formaggi Dop Igp. I primi dieci prodotti, invece, rappresentano la quasi totalità della categoria in termini di volume e di valore

PRODUZIONE CERTIFICATA PER CATEGORIA A VALORE (2016) ORTOFRUTTICOLI 4,6% OLI D'OLIVA 1,0% CARNI FRESCHE

FORMAGGI 3.748 MIL. € (+3,1%)

1,3%

PRODOTTI A BASE DI CARNE 2.018 MIL. € (+10,7%)

ORTOFRUTTICOLI E CEREALI

308 MIL. € (-24,9%) PRODOTTI A BASE DI CARNE

ACETI BALSAMICI 385 MIL. € (+1,8%)

OLI E GRASSI 69 MIL. € (+3,1%)

CARNI FRESCHE

ALTRI PRODOTTI

0,2%

ACETI BALSAMICI

5,8%

86 MIL. € (-0,8%)

ALTRE CATEGORIE 15 MIL. € (+46,6%) Fonte: Indagine Ismea-Qualivita 2017

agroalimentare nazionale. Il sistema delle Dop Igp in Italia garantisce qualità e sicurezza anche attraverso una rete che, alla fine del 2017, conta 264 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf e oltre 10mila interventi annui effettuati dagli organismi di controllo pubblici. FORMAGGI LOCOMOTIVA La survey Ismea conferma come i formaggi siano la principale categoria Dop e Igp in termini di volume d’affari, con un valore alla produzione che supera i 3,7 miliardi di euro, per un’incidenza del 57% sul totale del comparto food (rispetto a un peso del

44 IL MONDO DEL LATTE

30,4%

FORMAGGI

56,5%

6,6 MILIARDI € VALORE ALLA PRODUZIONE 2016 +3,3% SU 2015

al consumo (+3,8%). La quantità esportata, pari al 34% della produzione certificata complessiva, mostra risultati che migliorano quelli già eccellenti del 2015: con quasi 1,65 miliardi di euro, l’export cresce del +3,3% e rappresenta il 49% del totale delle esportazioni del comparto food. Le principali denominazioni – Grana Padano Dop, Parmigiano Reggiano Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Gorgonzola Dop – rappresentano da sole oltre l’80% della produzione

(96%). Fra i prodotti principali, trend particolarmente positivi a livello di produzione certificata e valore al consumo per Mozzarella di Bufala Campana Dop (+8% e +7,9%), Pecorino Romano Dop (+18% e +25%), Pecorino Toscano Dop (+32% e +10%) e Provolone Valpadana Dop (+12% e +9%). Sul fronte export buoni risultati per i formaggi Grana Padano (+4%), Parmigiano Reggiano (+9%),



ECONOMIA VALORE AL CONSUMO PER CATEGORIA (2016) ORTOFRUTTICOLI 6,5% OLI D'OLIVA 0,9% CARNI FRESCHE

FORMAGGI 6.786 MIL. € (+3,8%)

1,5%

PRODOTTI A BASE DI CARNE 4.660 MIL. € (+4,5%)

ORTOFRUTTICOLI E CEREALI

883 MIL. € (-9,8%) PRODOTTI A BASE DI CARNE

34,2%

ACETI BALSAMICI 970 MIL. € (+1,6%)

OLI E GRASSI 118 MIL. € (+14,8%)

CARNI FRESCHE

13,6 MILIARDI €

198 MIL. € (-1,0%)

ALTRI PRODOTTI 0,2% ACETI BALSAMICI

FORMAGGI

49,7%

7,1%

VALORE AL CONSUMO 2016 ALTRE CATEGORIE* 26 MIL. € (+41,9%)

+3% SU 2015

*Comprensivo del valore al consumo Mozzarella STG Fonte: Indagine Ismea-Qualivita 2017

VALORE ALL’EXPORT PER CATEGORIA (2016) FORMAGGI 1.648 MIL. € (+3,8%)

ACETI BALSAMICI

26,0%

PRODOTTI A BASE DI CARNE 571 MIL. € (+4,5%)

CARNI FRESCHE

0,1%

OLI D'OLIVA ORTOFRUTTICOLI E CEREALI

1,7%

228 MIL. € (-9,8%)

PRODOTTI A BASE DI CARNE ACETI BALSAMICI 882 MIL. € (+1,6%)

16,8%

OLI E GRASSI 56 MIL. € (+14,8%)

CARNI FRESCHE

3,5 MIL. € (-1,0%)

ORTOFRUTTICOLI

6,7%

3,4 MILIARDI € VALORE DELL'EXPORT 2016

+4,4% SU 2015 Fonte: Indagine Ismea-Qualivita 2017

46 IL MONDO DEL LATTE

FORMAGGI

48,6%



ECONOMIA Mozzarella di Bufala Campana (+11%), Gorgonzola (+7%) e, in generale, sembrano esserci risultati migliori per i formaggi di latte vaccino rispetto a un calo delle esportazioni per i pecorini Dop. Valle Padana, Campania e Sardegna rappresentano le aree territoriali con maggiore

food, pari a 6,6 miliardi di euro nel 2016, si concentri prevalentemente nelle regioni del nord: il 58% è realizzato nel nord-est e il 27% nel nordovest, mentre nelle regioni del sud, isole e centro si originano, rispettivamente, produzioni pari al 6%, 5% e 4% del valore complessivo.

del food italiano Dop e Igp, seguite da Udine e Bolzano. Il comparto dei formaggi Dop e Igp dà lavoro a quasi 28mila addetti. Lombardia ed Emilia-

OVERVIEW E DATI PRODUTTIVI 2016 DEI FORMAGGI SU TOTALE FOOD DOP E IGP E STG

50

NUMERO RICONOSCIMENTI

18%

2

VALORE PRODUZIONE

57%

1

VALORE EXPORT

49% 6,8

517.423 PRODUZIONE CERTIFICATA +2,9% SU 2015

MILIARDI €

TONNELLATE

3,7 MILIARDI €

VALORE ALLA PRODUZIONE +3,1% SU 2015

34%

1,6

VALORE AL CONSUMO +3,8% SU 2015

MILIARDI €

VALORE ALL’EXPORT +3,3% SU 2015

PRODUZIONE ESPORTATA 178.294 TONNELLATE

Fonte: Indagine Ismea-Qualivita 2017

impatto delle filiere casearie certificate Dop e Igp. L’IMPATTO TERRITORIALE Lo studio dell’impatto economico delle filiere delle indicazioni geografiche negli areali di riferimento, mostra come il valore complessivo alla produzione del comparto

48 IL MONDO DEL LATTE

L’Emilia-Romagna da sola copre il 42% del valore, la Lombardia il 23% (le prime due regioni rappresentano quasi i due terzi del totale nazionale): le prime cinque province per impatto economico si trovano nel territorio delle due regioni e coprono il 49% del valore

Romagna sono le regioni più coinvolte per valore della produzione. Parma è la prima provincia con 459,5 milioni di euro, seguita da Mantova con 418,7 e Brescia con 320,8. Per completare la top ten ci sono Reggio Emilia, Modena, Novara, Vicenza, Caserta, Piacenza e Salerno.



ECONOMIA

ITALIA, VEGANI IN RITIRATA SECONDO IL RAPPORTO EURISPES 2018, LA PERCENTUALE DI ITALIANI CHE SEGUE UNA DIETA PRIVA DI ALIMENTI DERIVATI DA ANIMALI, COME LATTE E FORMAGGI, È SCESA ALLO 0,9%, L'ANNO SCORSO ERANO IL 3 PER CENTO di Simone Martarello

V

egetariani “nì”, vegani no. Questa la fotografia degli italiani che rinunciano alla carne nella propria dieta scattata dall’ultima edizione del Rapporto Eurispes. Rispetto alla ricerca dello scorso anno, infatti, la percentuale di connazionali che oltre a non consumare carne, non porta in tavola anche i derivati dell’allevamento o della pesca, come latte, latticini, uova, pesce e formaggi, è drasticamente calata, dal 3 allo 0,9 per cento. Anche se sono numeri destinati a oscillare di anno in anno e se il mercato italiano è sempre meno strategico per le aziende lattiero-casearie del nostro Paese, si tratta comunque di una buona notizia, che può contribuire al rilancio dei consumi di latte e derivati. UN POPOLO DI ONNIVORI Stando ai dati dell’istituto presieduto da Gian Maria Fara, quella dal veganesimo è una vera e propria fuga, perché negli ultimi 12 mesi è diminuita anche la percentuale aggregata di vegetariani e vegani, passata dal 7,6 al 7,1% (ed era l’8,1% nel 2015),

50 IL MONDO DEL LATTE


mentre aumenta la quota di vegetariani, che dal 4,6% di un anno fa sono diventati il 6,2 per cento. L’Eurispes spiega queste variazioni affermando che molti consumatori alternano periodi di vegetarianesimo ad altri di veganesimo. Tra questi ultimi non mancano individui che seguono diete ancora più estreme: un terzo del campione si dichiara crudista, il 23% è fruttariano, il 12,8% segue la dieta paleo. Non mancano gli intervistati che hanno ammesso di essere tornati onnivori dopo aver seguito diete vegetariane o vegane. In base alle informazioni raccolte, Eurispes afferma che la maggior parte di vegetariani e vegani uomini over 65 sceglie questi tipi di alimentazione per ragioni salutistiche (38,5%), mentre il 20% di donne e giovani rinuncia alla carne per il benessere degli animali. Sono meno del 4%, invece, gli italiani che seguono questi regimi alimentari per motivi ambientali. L’OFFERTA A SINGHIOZZO A livello di offerta, Eurispes ha eseguito una ricerca sui 225.490 ristoranti recensiti in Italia stabilendo che il 23,4% propone menù vegetariani e il 17,2% menù vegani: percentuali molto alte rispetto a quanti dichiarano di aver aderito a questi stili alimentari. Al contrario, il campione che ha risposto al questionario Eurispes ha affermato che mangiare in aereo, treno, nave e negli autogrill è spesso un problema se ci si attiene a un’alimentazione vegetariana e vegana (73,6%), ma anche trovare qualcosa da mettere sotto i denti nei ricevimenti di cerimonie, feste o eventi può essere difficoltoso (67,6 per cento). Le mense nei luoghi di lavoro si sono in parte attrezzate per accogliere i

mentre il 57% si è rivolto ai discount (-6,2%). Gli italiani amano portare in tavola i prodotti made in Italy (74,1%). Molti (53,1%) acquistano spesso prodotti con marchio Dop, Igp, Doc. In oltre la metà dei casi (59,3%) a essere privilegiati sono i prodotti a km zero e nell’80,4% quelli di stagione. Più basso invece, il numero (39,4%) di chi acquista spesso prodotti biologici. Il 75,4% dei consumatori controlla l’etichettatura e la provenienza degli alimenti; evita di comprare prodotti nei negozietti etnici (62%) e di marche che non conosce (66,9 per cento). Il 59,9%, inoltre, I VEGANI preferisce non acquistare TRA LA POPOLAZIONE prodotti ITALIANA contenenti olio di palma.

lavoratori vegetariani e vegani: non riscontra problemi il 44% di chi vi usufruisce. Mentre mangiare al bar può essere complicato per il 55,4 per cento. L’indagine Eurispes ha anche chiesto alla popolazione in generale cosa pensa di vegetariani e vegani. Ne emerge un’opinione pubblica divisa quasi esattamente a metà: il 50,6% degli intervistati ritiene questi stili di vita rispettabili o ammirevoli, il 49,4% giudica le diete veg meno positivamente o, addirittura, estreme e radicali.

I CONSUMI ALIMENTARI Più in generale, il report di Eurispes dice che nell’ultimo anno per l’acquisto di generi alimentari il 69,7% (+1,7%) dei consumatori italiani ha cambiato marca di un prodotto se più I VEGETARIANI conveniente

0,9%

6,2%

TRA LA POPOLAZIONE ITALIANA

49,4%

DEGLI ITALIANI GIUDICA NEGATIVAMENTE LE DIETE VEGANE

53,1%

GLI ITALIANI CHE ACQUISTANO PRODOTTI DOP

IL MONDO DEL LATTE 51



MERCATI

VERSO IL SUDAMERICA SI LAVORA A NUMEROSI ACCORDI CON GLI STATI E LE ASSOCIAZIONI DELL’AMERICA LATINA, DOVE CRESCONO PIL E RICHIESTA DI CIBO di Filippo Bordieri

I

l nostro settore vive di continui alti e bassi. Siamo da poco usciti da una crisi senza precedenti e già vediamo all’orizzonte elementi di instabilità del mercato europeo con la repentina inversione di tendenza del prezzo del burro e l’aumento delle produzioni di latte. L’unica certezza che rassicura le nostre aziende è il costante andamento positivo delle esportazioni. Nel 2017 l’export di formaggio italiano nel mondo ha segnato un +6,6%, in totale coerenza con l’andamento degli ultimi dieci anni. L’obiettivo dell’industria alimentare di arrivare a 50 miliardi di export nel 2020 non è irrealizzabile e le nostre aziende sono tra quelle che più stanno contribuendo al raggiungimento di questo traguardo. Ci sono tutte le condizioni per poterlo fare: il made in Italy alimentare gode di buona salute, i nostri prodotti raggiungono

mercati sempre più lontani, la strategia commerciale dell’Unione europea offre diverse opportunità economiche, puntando su nuovi mercati dalle grandi potenzialità. Ed è proprio su questi che si concentrano le risorse del nostro settore. L’America Latina, ad esempio, rientra tra le regioni più interessanti ed è una priorità per l’Ue. Con una popolazione complessiva di circa 630 milioni di abitanti, una costante crescita del Pil pro capite e una particolare attenzione nei confronti della varietà culinaria e del cibo in generale, i Paesi dell’America meridionale offrono tutte le condizioni per garantire un progressivo aumento degli acquisti dei nostri prodotti alimentari, anche quelli ad alto valore aggiunto. L’Ue, dal canto suo, ha dimostrato interesse nei confronti della regione latino-americana: ha siglato un accordo commerciale

con la Comunità andina (Colombia, Ecuador e Perù), sta ultimando i negoziati per l’accordo di libero scambio con il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), lavora sulla modernizzazione dell’accordo globale con il Messico e ha da poco avviato le trattative per la modernizzazione dell’accordo di associazione con il Cile, ponendo grande attenzione al miglioramento delle relazioni commerciali in entrambi i casi. I nove Paesi coinvolti negli accordi rappresentano le economie più importanti di tutta l’area e sono alcune tra le principali destinazioni dei nostri formaggi verso il Sud. Del totale delle esportazioni casearie italiane destinate all’America Latina, il 60% è arrivato in questi mercati, che nel 2017 hanno mostrato una crescita del 33% (quella dell’intera regione è stata del 10 per cento).

BERTOZZI

GENNARO AURICCHIO

GLI ESPORTATORI

AMBROSI

SPA

Produzione, stagionatura e confezionamento Dop Italiane. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Provolone, Pecorino Romano, Taleggio, Asiago, Paste filate, Mascarpone, Ricotta.

SPA

Strada Roma, 1/A 43044 Collecchio (PR) Tel. 0521/333911 Fax 0521/333900 info.export@ambrosi.it www.bertozzi.com

AGRIFORM Via dei Ponticelli,1 25014 Castenedolo (BS) Tel. 030/2134811 Fax 030/2733121 info.export@ambrosi.it www.ambrosi.it

SPA

Provolone piccante, dolce, giovane, affumicato e stravecchio. Pecorino Romano, Gorgonzola, caciotte, pecorini freschi e stagionati, ricotte, Grana Padano, Parmigiano Reggiano,Taleggio.

SCA

Via Rezzola, 21 37066 Sommacampagna (VR) Tel. 045/8971800 Fax 045/ 515974 export@agriform.it www.agriform.it

Via Dante, 27 26100 Cremona Tel. 0372/403311 Fax 0372/403350 info@auricchio.it www.auricchio.it

IL MONDO DEL LATTE 53


MERCATI

04069061

040620

04064050

04069075

04069023 - 04069025 - 04069027 - 04069029 - 04069037 - 04069078 - 04069032 - 04069035 - 04069085 -04069075 - 04069079 -04069076 -04069087

27.592 4.543 11.728 4.323 6.126 2.298 1.574 1.979 2.461 1.597 609 530 347 417 66.124 51 132 62 52 484 1.059 397 110 500 100 69.071 235 602 69.908 601 70.509

20.534 7.725 7.047 3.043 3.824 2.799 1.286 439 519 941 337 424 276 309 49.503 28 44 20 561 515 2.569 954 520 660 542 55.916 484 1.199 57.599 341 57.940

7.363 13.699 5.912 3.251 2.063 1.947 2.374 1.395 257 2.114 253 1.752 232 461 43.073 74 57 37 34 253 1.006 613 164 347 176 45.834 99 414 46.347 250 46.597

8.883 8.812 4.433 1.818 1.740 937 1.243 336 156 417 84 386 67 165 29.477 29 16 8 23 107 209 380 103 281 98 30.731 124 429 31.284 202 31.486

3.691 4.522 874 916 574 400 858 610 206 338 20 88 40 22 13.159 11 10 5 25 20 440 192 66 46 90 14.064 28 205 14.297 56 14.353

151 192 29 34 45 73 10 10 13 6 5 39 1 9 617 5 1

955 552 526 276 258 145 152 102 81 138 7 12 14 20 3.238 2 4 4 139 330 46 89 8 324 20 4.204 7 48 4.259 65 4.324

10 11 42 1 17 6 710 4 5 719 14 733

040630

3.982 1.753 1.001 454 370 425 472 204 30 168 21 161 4 16 9.061 4 17 1 12 91 83 63 8 104 14 9.458 80 120 9.658 11 9.669

710 1.245 570 127 315 87 527 92 19 113 12 82 61 17 3.977 7 34 2 5 27 89 86 13 19 13 4.272 13 16 4.301 36 4.337

875 633 276 208 47 582 92 54 4 59 13 40 10 15 2.908 13 52 14 62 29 30 45 3 140 11 3.307 91 310 3.708 72 3.780

145 32 114 227 332 12 94

832 3.050 1.047 1.503 420 227 562 247 180 193 14 572 7 99 8.953 45 112 28 24 322 404 494 96 244 65 10.787 102 326 11.215 208 11.423

144 50 6 1.156 1 1 1 207 3 51 69 117 5 1.611 7 23 1.641 13 1.654

TOTALI

04069099

FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE

04069063

FORMAGGI FUSI

0406901 04069069 04069021 9019-905 04069039 9082-9084 0406908 04069081 9093 04069086 0406401 04069013 4090 04069015 04069017

PROVOLONE

ALTRI FORMAGGI MOLLI

ALTRI FORMAGGI DURI

ALTRI FORMAGGI

04061050 -04061080

PAESI

FRANCIA GERMANIA REGNO UNITO SPAGNA BELGIO AUSTRIA PAESI BASSI DANIMARCA LUSSEMBURGO SVEZIA PORTOGALLO GRECIA FINLANDIA IRLANDA TOTALE UE A 15 CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REP. CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA 1TOTALE UE A 28

ALTRI FORMAGGI SEMIDURI

ASIAGO, CACIOCAVALLO, MONTASIO E RAGUSANO

GORGONZOLA

GRATTUGIATI

0406 1030

PECORINO

CODICE DOGANALE

RICOTTA E ALTRI FORMAGGI FRESCHI

MOZZARELLA

(IN TONS)

GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO

ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI IN EUROPA (gennaio-ottobre 2017)

04069073 04069001

378 752 235 1.711 243 23 138 69 8 12 11 85 3 13 3.681 5 2 2 2 32 27 31 1 18 9 3.810 8 28 3.846 8 3.854

1 26 42 90 141

300 1

1 2 1 305 1.014 1.319 1.319

76.091 47.511 33.792 17.917 16.399 9.955 9.472 5.678 3.934 6.240 1.436 4.177 1.062 1.563 235.227 276 481 184 940 2.428 5.978 3.437 1.163 2.817 1.149 254.080 1.282 4.739 260.101 1.877 261.978

FORGRANA CORRADINI SPA

SAVIOLA SPA

Gran Moravia, burro, Grana Padano, Asiago, Verena, provolone dolce e piccante, pasta filata, Parmigiano Reggiano

Parmigiano Reggiano, Grana Padano Confezionamento sottovuoto Grattugiati di fresco e disidratati da 5 g ed oltre.

Produzione: Grana Padano, Parmigiano Reggiano.

Via Pasubio, 2 36010 Zané (VI) Tel. 0445/313900 Fax 0445/313991 info@brazzale.com www.brazzale.com

Via 200 Biolche, 6 42016 Guastalla Reggio Emilia Tel. 0522 833818 Fax 0522 833426 forgrana@forgranacorradini.it www.forgranacorradini.it

BRAZZALE

54 IL MONDO DEL LATTE

SPA

Via Arini, 42 46012 Bozzolo (MN) Tel. 0375/313411 Fax 0375/310319 info@saviola.it www.saviola.it



MERCATI

76.042 70.509 4.998 33 502 58 729 11 718 119 6 11 102 3.765 1.682 95

61.367 57.940 3.029 103 295 111 1.600 93 1.507 366 8 2 356 6.703 2.789 1.906 37 192 173 1.606 467 412 55

51.110 46.597 3.755 198 560 387 14.097 3.141 10.956 895 249 316 330 4.325 1.686 220 131 102 112 2.074 1.581 1.529 52 20

33.387 31.486 1.535 11 355 22 286 89 197 15 2

15.318 14.353 876 53 36 22 396 40 356 27 15 2 10 554 334 4 2 7 1 206 133 132 1

70.614 12.674 269.198 64.607

72.415 25.818 719.462 251.003

34.787 3.301 285.608 24.878

PAESI EUROPA UNIONE EUROPEA SVIZZERA C.S.I. ALTRI PAESI EUROPEI AFRICA NORD AMERICA CANADA USA CENTRO E SUD AMERICA BRASILE MESSICO ALTRI PAESI DEL CENTRO SUD ASIA GIAPPONE CINA INDIA HONG KONG SINGAPORE ALTRI PAESI ASIATICI OCEANIA AUSTRALIA NUOVA ZELANDA ALTRO TOTALE MONDO -TONNELLATE di cui extra Ue -MIGLIAIA DI EURO di cui extra Ue

68 44 1.876 300 248 52 1 81.014 10.505 383.427 54.825

04069063

04069069 04069021 04069039 04069081 04069086 04069013 04069015 04069017

4.520 4.337 155 9 19 19 13.211 380 12.831 78 55 10 13 545 450 10 1 15 2 67 154 137 17 1

16.450 18.528 2.097 14.191 99.094 119.968 14.453 82.601

GRATTUGIATI

04064050

13 935 464 133 8 102 26 202 141 137 4 1

FORMAGGI FUSI

040620

PROVOLONE

04069061

ALTRI FORMAGGI

04061050 04061080

PECORINO

CODICE DOGANALE

GORGONZOLA

GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO

04061030

MOZZARELLA

RICOTTA E ALTRI FORMAGGI FRESCHI

(IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)

ALTRI FORMAGGI DURI

ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI NEL MONDO (gennaio-ottobre 2017)

04069099

04069073

040630

11.993 11.423 234 192 144 293 866 103 763 176 81 5 90 1.609 394 361 118 73 21 642 277 260 17 2

5.733 3.780 1.302 29 622 46 1.025 19 1.006 130 47 2 81 1.104 133 118

3.976 3.854 115 5 2 13 475 63 412 50 22 2 26 90 13 3

1.806 1.654 139

71 57 725 153 151 2

6 6 62 493 479 14

7 1 111 2 2

15.216 3.793 96.542 24.206

8.191 4.411 48.017 27.501

5.097 1.243 30.207 8.129

2.101 447 7.715 1.765

13 147 21 2 19 1 1 124 3 2

GLI ESPORTATORI

BERNERI CIRESA

SPA

CASEIFICIO DEFENDI LUIGI SRL

SRL Taleggio, Gorgonzola, Bufaletto, Mozzarella, Baffalo Blu, F. Bio.

Via Vittorio Emanuele, 62 23815 Introbio (LC) Valsassina Tel. 0341/980540 Fax 0341/981294 ciresa@ciresa.it www.ciresa.it

Via delle Industrie, 6 24040 Lallio (BG) Tel. 035/200991 Fax 035/201190 berneri@berneri.it www.berneri.it

GELMINI CARLO

MARIO COSTA SPA F.LLI PINNA AZIENDA

SRL Via Papa Giovanni XXIII, 15 20080 Besate (MI) Tel. 02/90.50.92.4 Fax 02/90.09.80.30 info@caseificio-gelmini.it www.caseificio-gelmini.it

56 IL MONDO DEL LATTE

24043 Caravaggio (BG) tel. 0363 301022 info@caseificiodefendi.it www.caseificiodefendi.it

CASEARIA SPA Via dell’Industria, 26 Località Orfengo 28060 Casalino (NO) Tel. 0321/877566 Fax. 0321/877578 e-mail: info@mariocosta.it www.mariocosta.it

Via F.lli Chighine, 9 07047 Thiesi (SS) Tel. 079/886009 Fax 079/886 724 info@pinnaspa.it www.fratellipinna.com

04 04


2.641 2.622 6 10 3 10 59 14 45 0

57 49

73

15 35

8

1

15 1 49 5 4 1

2

1 7 9 9

2.441 169 15.353 1.390

2.788 166 18.858 1.223

4.869 4.776 76 13 4 2 1.011 14 997 1

10 0

1 86 16 4 2 7

585 545 2

32 30 19 11 18

5 3 30 10 7 3 1

1.180 384 8.626 3.164

2.365 711 12.624 4.048

TRENTIN

TOTALI

FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE

FONTINA FONTAL

ASIAGO CACIOCAVALLO MONTASIO RAGUSANO

ITALICO TALEGGIO

04069018 04069079 04069075 04069076 04069001 04069019 04069050 04069082 04069084

1.730 1.654 69 4 3 29 10

942 796 142 3 1 28 111 20 91 16 1

2.334 2.272 53 6 3 23 16 2 14 2 1 1

ALTRI FORMAGGI MOLLI

ALTRI FORMAGGI SEMIDURI

CACIOTTE, SCAMORZE E FORMAGGI SEMIDURI

CRESCENZA, ROBIOLA E SIMILI

ALTRI FORMAGGI ERBORINATI

04064010 04069088 04069087 04069023 04069025 04064090 04069093 04069027 04069029 04069037 04069078 04069032 04069035 04069085

57 36 22 14

1.628 1.541 81 2 4 5 312 13 299 5 3 1 1 51 38

1.036 733 299 1 3 16 434 37 397 4 1 1 2 11 6

1 4 283 283

9 12 11 1

3 6.005 1.229 44.786 7.240

2.032 491 13.544 3.404

1.321 1.319 1 1 3 1 2 12 12 42 33

1 6

1 1 11 31 30 1

441 332 106 2 1 7 249 3 246 8 1 2 5 18 2

1.787 1.054 12.088 7.024

735 403 5.384 2.770

9 3 3

282.194 261.978 16.971 674 2.571 1.180 34.911 4.045 30.866 1.905 492 355 1.058 20.712 8.637 2.867 301 679 449 7.779 4.120 3.875 245 47

1.381 345.127 83.149 62 3.472 2.193.973 530 584.761

I volumi attuali non sono significativi: in quest’area, lo scorso anno abbiamo esportato 2.128 tonnellate, la maggior parte delle quali sono arrivate in Brasile, a Cuba, in Messico e in Cile. Tuttavia, considerando l’imminente miglioramento delle relazioni commerciali, questi dati possono essere considerati come un buon punto di partenza. L’interesse per questa regione è dimostrato anche dal fatto che, proprio lo scorso anno, Unioncamere Emilia-Romagna – con la partecipazione delle Cámara Agroindustrial de Tandil (Argentina), Cámara de Comercio de Valledupar (Colombia) e Cámara de Comercio Italiana en Argentina (Argentina) – ha dato vita al progetto Focal che ha come obiettivo la valorizzazione dei distretti lattiero-caseari attraverso le buone pratiche delle nostre aziende e al contempo quello di rafforzare la propensione dell’industria lattiero-casearia italiana all’internazionalizzazione e alla cooperazione. Iniziative simili, accompagnate da un accesso preferenziale dei nostri prodotti, possono essere una grande opportunità per le nostre aziende esportatrici e per la crescita dell’intero settore.

SPA

Parmigiano Reggiano Grana Padano Pecorino Romano Gorgonzola Pecorini Toscani/Sardi Provolone/Taleggio Mozzarella di Bufala Mascarpone/Ricotta Via Genova 19(z.i.) 37053 Cerea (VR) Tel. 0442/398111 Fax 0442/398150 commerciale@trentingroup.it www.trentingroup.it

ZANETTI

SPA

Produzione, stagionatura, confezionamento e commercio di: Grana Padano, Parmigiano Reggiano, burro, provoloni, pecorini, Taleggio, Fontina, Asiago, mozzarelle, mascarpone, ricotta, Gorgonzola. Via Madonna, 1 24040 Lallio (BG) Tel. 035/201511 Fax 035/691515 zanetti@zanetti-spa.it www.zanetti-spa.it IL MONDO DEL LATTE 57


MERCATI

LATTE, 2017 DA RECORD A

preoccupazioni, perché il mercato interno, soprattutto per alcuni prodotti, è maturo e i consumi ristagnano. Gli esperti sono divisi: c’è chi sostiene sia giusto stare a guardare, lasciando alla capacità autoregolatoria del mercato la responsabilità di creare equilibrio tra domanda e offerta. E c’è chi sostiene l’esatto contrario e chiede di agire reintroducendo nuovi meccanismi di contingentamento. Almeno di tipo volontario. Mentre ci si interroga sul futuro, la produzione aumenta di mese in mese. Se è vero che la Germania ha chiuso il 2017 con una produzione analoga al 2016, ANDAMENTO PRODUZIONE LATTE 2017, UE E ITALIA la progressione registrata è impressionante: negli ultimi mesi GEN./NOV. 2017: +15% dell’anno gli aumenti sono passati NOV. 2017: +6,0% dall’1 al 6 per cento. La Francia viaggia in modo costante su tassi FI +1,7% +1,1% di crescita del 5%, il Regno Unito +2,4% +1,2% SE +1,1% +4,6% +2,9% +1,8% si è posizionato sul +7%, l’Olanda +0,2% +0,4% produce il 3-4% più dell’anno scorso. EE +4,3% +1,3% +29,0% DK E gli allevatori italiani? Non stanno +7,1% +1,7% IE LV 21,3% LT +0,2% +1,1% +6,2% +9,1% a guardare. In tutte le regioni più NL UK +1,1% +2,8% +16,1% -1,7% +3,9% +0,2% +2,1% vocate si registrano consegne in +7,8% +2,9% PL -6,6% DE +4,7% BE +0,6% crescita e anche in molte regioni del +1,5% CZ +5,4% SK +3,3% +6,4% -8,3% +0,0% +11,1% +0,3% +1,4% sud, dove eravamo abituati a numeri +10,2% FR +2,2% AT -0,3% +0,7% HU +3,0% +2,3% negativi, gli allevatori sembrano +5,4% +1,3% RO +10,2% +4,4% +3,3% +7,6% PT HR SL intenzionati a ripartire. Mentre ES +12,0% +0,2% +0,6% +2,9% +4,6% +1,5% +5,9% +2,7% +1,0% +5,0% alcuni temono che gli aumenti BG +12,1% IT +8,3% siano deleteri per il mercato e per i +3,6% EL +4,5% +4,2% +0,9% prezzi alla stalla, altri si sfregano le -1,7% mani: poter produrre senza vincoli permetterà ai migliori di affermarsi.

nche il 2017 si è chiuso con un aumento della produzione di latte in Europa, con tassi di crescita superiori alle previsioni. Il che conferma che, in vista dell’addio alle quote, gli allevatori si sono organizzati, talvolta secondo strategie di sistema pensate a tavolino, altre volte in maniera del tutto autonoma. Tra il 2013 e il 2017 la produzione europea è aumentata del 10%: la diponibilità di latte è cresciuta di circa 15 milioni di tonnellate, più di quanto produca l’Italia in un anno! Con la produzione, però, crescono le

ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI

BURRO 2017 2018 2016

5

15

20

25

30

35

40

45

2016

200

2017

180

10

15

20

58 IL MONDO DEL LATTE

25

30

35

40

45

50

2016

2017

160 2018 140

settimane

€/100 kg

2018

5

50

LATTE SCREMATO IN POLVERE 220

settimane

€/100 kg

CHEDDAR 380 360 340 320 300 280 260 240 220 200

10

settimane

€/100 kg

Le prime settimane del 2018 mostrano una certa stabilità nelle quotazioni delle commodity. Dopo mesi in cui, settimana dopo settimana, molti prezzi rotolavano a valle, oggi le quotazioni sembrano essersi assestate. Difficile dire se la discesa riprenderà. Molti temono di sì. La disponibilità di materia prima è in aumento e i magazzini sono già pieni. La sola incognita è la produzione in Nuova Zelanda.

700 650 600 550 500 450 400 350 300 250 200

120 100

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

52



MERCATI

BORSA PREZZI

ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI ITALIANI DESCRIZIONE MILANO BURRO PASTORIZZATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI)

BURRO DI CREMA DI LATTE SOTTOPOSTA A CENTRIFUGAZIONE REG. CE N. 1234/2007 BURRO DI CENTRIFUGA ZANGOLATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI) GRANA PADANO STAGIONATURA DI 12-15 MESI E OLTRE GRANA PADANO STAGIONATURA DI 9 MESI E OLTRE GRANA PADANO CON BOLLO PROVVISORIO 60-90 GG. FUORI SALE PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 24 MESI E OLTRE PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 18 MESI E OLTRE PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 12 MESI E OLTRE GORGONZOLA MATURO DOLCE GORGONZOLA MATURO PICCANTE ITALICO MATURO TALEGGIO FRESCO FUORI SALE TALEGGIO MATURO PROVOLONE VALPADANA FINO A 3 MESI DI STAGIONATURA PROVOLONE VALPADANA OLTRE 3 MESI DI STAGIONATURA LODI LATTE SPOT ITA PARMIGIANO REGGIANO (BORSA DI RIFERIMENTO COMPRENSORIALE-PARMA) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>30 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>24 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>18 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>12 MESI)

2016 2017 DICEMBRE DICEMBRE MEDIA MEDIA

VAR.

2018 GENNAIO MEDIA

2017 GENNAIO MEDIA

VAR.

2,96 4,26 4,51 2,76 7,48 6,45 5,28 11,55 10,58 9,60 5,35 6,35 5,15 4,35 5,20 5,52 5,82

3,25 4,20 4,35 3,05 8,09 7,06 5,89 10,83 10,08 9,26 5,20 6,20 5,00 4,20 5,05 5,27 5,57

-8,92% 1,43% 3,68% -9,51% -7,54% -8,64% -10,36% 6,65% 4,96% 3,67% 2,88% 2,42% 3,00% 3,57% 2,97% 4,74% 4,49%

2,53 3,83 4,08 2,33 7,35 6,35 5,21 11,64 10,66 9,69 5,35 6,35 5,15 4,35 5,20 5,53 5,83

3,13 4,08 4,23 2,93 8,15 7,20 6,02 11,05 10,30 9,60 5,20 6,20 5,00 4,20 5,05 5,27 5,57

-19,17% -6,13% -3,55% -20,48% -9,82% -11,81% -13,46% 5,34% 3,50% 0,94% 2,88% 2,42% 3,00% 3,57% 2,97% 4,93% 4,67%

386,25

411,25

-6,08%

353,13

380,00

-7,07%

12,05 11,45 10,75 10

11,65 11,075 10,5 9,875

3,43% 3,39% 2,38% 1,27%

12,05 11,45 10,75 10

11,925 11,375 10,775 10,175

1,05% 0,66% -0,23% -1,72%



MERCATI

ESPORTAZIONI ITALIANE

DI LATTE

IL MOND

O DEL

L AT T E N. 3

MARZO

II ANNO LXX

2018 -

-

IL LATTE NEL MONDO MENSILE

PAESI AUSTRIA BELGIO DANIMARCA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GRECIA IRLANDA LUSSEMBURGO PAESI BASSI PORTOGALLO REGNO UNITO SPAGNA SVEZIA TOTALE UE A 15

LATTE SFUSO IN CISTERNA

0401 1010 2011 2091

0401 1090 2019 2099

55 3 1

23 2

170 1.861 640 4 10 12 111 5 2.872

1 35 203 4.001

1 3 15 82 1 4.367 5

CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REPUBBLICA CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA TOTALE UE A 28

8 1 1 3.255 3 36 1 486 7 6.670 2 120 6.792 13

1 115 1.930 1 25 1 52 6.497 3 1 6.501 4

TOTALE PAESI TERZI DI CUI:

54.959

434

ALBANIA LIBIA CINA HONG KONG

3.993 45.354 1.906 203

1 278 4

TOTALE GENERALE -TONNELLATE -MIGLIAIA DI EURO

61.764 37.934

6.939 3.974

62 IL MONDO DEL LATTE

NTO ABBONAME IZIONE IN SPA SPED

LATTE IN CONFEZIONI

ANE POSTE ITALI

TARIFFA DOGANALE

POSTALE

70%

ROMA

-AT/c/ AUT MP

RM

DALL’1 GENNAIO AL 31 OTTOBRE 2017 (IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)

LLA FILIERA

I PUNTA SU

RT LATTE ALBE I FORMAGGI FOCUS SUI ORGANO

DI UFFICIALE

DOP E IGP

TRAINANO

LIGURE

IL MADE IN

ITALY

O CINESE R IL MERCAT

CLAIM PE

ASSOLATTE

E DEL

-IDF IANO FIL COMITATO ITAL 26/02/18 09:27

ABBONATEVI ALLA RIVISTA MENSILE IL MONDO DEL

L AT T E Organo ufficiale di ASSOLATTE e del COMITATO ITALIANO FIL-IDF

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MERCATI

DOP SENZA FRENI I

nizio d’anno all’insegna della crescita, salvo poche eccezioni, per la produzione delle principali Dop italiane. Le prime rilevazioni del 2018 mostrano tassi superiori a quelli medi dello scorso anno. Non tragga in inganno il Gorgonzola: nei primi mesi del 2017, infatti, c’era stato un vero e proprio boom, con un aumento delle produzioni che a gennaio aveva raggiunto il 10 per cento. La fiducia di molti si contrappone alle preoccupazioni di tanti, che si chiedono quali effetti avranno

sul mercato questi nuovi aumenti. Le quotazioni reggeranno o si assisterà a una crisi dei prezzi da sovrapproduzione? Si deve produrre sempre di più, lavorando sulle quantità, anche a costo di sacrificare qualcosa sui prezzi, o è meglio contenere i volumi, per avere maggior forza contrattuale con la Gdo? Sono temi sempre all’ordine del giorno, soprattutto da quando la normativa comunitaria ha previsto la possibilità di programmare le produzioni.

ANDAMENTO PRODUTTIVO DELLE DOP (IN %)

2017

GENNAIO ‘18

-1,0 0,0

ASIAGO

3,7

GORGONZOLA

0,6 1,7

GRANA PADANO

3,6 6,4

MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA

3,7 5,2 6,3

PARMIGIANO REGGIANO QUARTIROLO LOMBARDO

-7,7 -6,4 -0,2

TALEGGIO -10

2,1 -8

-6

-4

-2

0

2

4

6

8

Le leggi dell’economia dicono che una crescita non coerente con la domanda può creare problemi e avere effetti sui prezzi, ma è evidente che nei sistemi complessi come quelli dei formaggi Dop, dove il numero di produttori è di gran lunga inferiore a quello di chi affronta il mercato all’ingrosso e al dettaglio, non tutti la pensano allo stesso modo. E i piani produttivi non possono essere utilizzati per fissare prezzi di mercato, nemmeno a titolo orientativo o di raccomandazione. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane, dopo le assemblee dei consorzi, che nel primo trimestre di ogni anno chiamano a raccolta i soci per fare il bilancio dell’anno precedente e pianificare quello in corso. Grazie alla capacità dei nostri imprenditori, le esportazioni continuano a crescere a tassi interessanti e le Dop sono un vero e proprio pilastro del nostro export caseario: in alcuni Paesi d’oltreoceano, esportiamo quasi solo queste! Attenzione, però, perché nel 2017 l’export caseario complessivo è cresciuto più di quello dei grandi formaggi Dop. Con le sole eccezioni del Pecorino Romano (che ha messo a segno un aumento davvero importante delle vendite all’estero, recuperando la flessione registrata nel 2016) e dei grattugiati, categoria molto ampia, che non comprende solo Dop.

LE ESPORTAZIONI DI FORMAGGI DOP (VARIAZIONI % SUL 2016) 35

29,3

30 25

TONNELLATE

EURO

20,3 15,6

20 15 10

6,6

9,4

6,9

5,9 6,5

5

1,5 1,7

1,4

1,7 2,4

0

-2,3

-5

-1,2

-0,8 -4,9

-10

-11,5

-15

TOTALE

GRANA PADANO FIORE SARDO PARMIGIANO PECORINO REGGIANO ROMANO

64 IL MONDO DEL LATTE

FORMAGGI GORGONZOLA GRATTUGIATI

PROVOLONE

TALEGGIO

ASIAGO CACIOCAVALLO MONTASIO RAGUSANO

FONTINA



IGIENE & SICUREZZA

SICUREZZA ALIMENTARE: REGOLE DA CAMBIARE? TANTI GLI ASPETTI POSITIVI DEL REG. CE N. 178/2002, MA QUALCHE CORREZIONE È POSSIBILE, SOPRATTUTTO SULL'UNIFORMITÀ di Ettore Soria

L

a Commissione Ue ha diffuso il report sulla valutazione del Reg. Ce n. 178/2002 in materia di sicurezza alimentare. Questo regolamento, adottato nel 2002, è il fondamento da cui ha origine un gran numero di specifiche normative comunitarie sui prodotti alimentari, padre da ultimo del pacchetto “igiene”, ma anche della nuova normativa sui controlli ufficiali (Reg. Ue n. 625/2017). Ci si è chiesti se, dopo 15 anni, sono ancora attuali i principi contenuti, se risponde alle nuove esigenze, se può essere semplificato con riduzione dei costi. A queste domande è stata data risposta con due studi tra il 2014 e il 2015. La valutazione mostra che il regolamento è ancora attuale ed è adatto alla maggioranza delle condizioni in essere: crescita e competitività, mondializzazione, qualità e sicurezza alimentare, protezione degli interessi dei consumatori. È invece meno attuale e utile

66 IL MONDO DEL LATTE

sotto il profilo di garanzia per una diminuzione degli sprechi alimentari, fronte che sta assumendo un profilo rilevante nelle normative igienicosanitarie in discussione. Nel complesso, sono stati raggiunti i principali obiettivi, vale a dire garantire – per quanto riguarda il cibo – alti livelli di protezione della salute umana, assicurando al contempo l'efficace funzionamento del mercato interno. Le derrate alimentari sono oggi più sicure rispetto a prima del Reg. Ce n. 178/2002: ad esempio, per quanto riguarda la lotta alla

salmonella, si ha un livello d'impatto minore sui pesticidi e sui medicamenti veterinari. L'applicazione sistematica dei principi di analisi dei rischi nella legislazione alimentare dell'Ue ha portato a un rafforzamento generale sulla protezione della salute pubblica. IL RUOLO DELL'EFSA La creazione dell’Efsa ha consentito all’Ue di dotarsi di un sistema di valutazione scientifica più solido e le sue risorse conoscitive scientifiche, la qualità del suo contributo tecnico, la raccolta dei dati, così come


l’armonizzazione dei metodi di valutazione dei rischi, hanno fatto progredire considerevolmente il sistema. Inoltre, l’Efsa ha migliorato la cooperazione fra gli organismi nazionali e internazionali, così come la circolazione di conoscenze scientifiche fra Commissione Ue e Stati membri. Tutto questo si è tradotto in una percezione comune dei rischi, riducendo il duplicarsi di medesime attività o di approcci differenti. L’Ue è ricorsa al principio di precauzione in limitati casi, proprio per garantire la sicurezza dei consumatori, ma, a livello nazionale, non è sempre evidente che le misure adottate siano riconducibili al profilo di sicurezza e non a valutazioni su altri aspetti. Alcune incoerenze sono state constatate nell’applicazione del principio stesso dell’analisi del rischio. Un esempio è il recente caso dell’acido deidroacetico (E 265): è un additivo vietato che è stato rilevato nei rivestimenti di formaggi (provenienti dalla Spagna), in molti Paesi dell’Unione. I tempi di attivazione dell’allerta

sono stati di molti mesi con le autorità spagnole recalcitranti a dare risposte. Inoltre, va rilevato come la legislazione di molti Paesi terzi si sia ispirata alla normativa comunitaria, soprattutto per quanto concerne il sistema di tracciabilità delle derrate alimentari; il sistema Ue ha consentito di affrontare efficacemente le emergenze straordinarie. Una delle conseguenze positive è squisitamente economica: il commercio intracomunitario è cresciuto del 72% nel corso dell’ultimo decennio. Non da meno, è rilevante lo sviluppo delle esportazioni: con +6,3% si è raddrizzata la bilancia commerciale che nel 2003 era deficitaria per 3 miliardi di euro; mentre nel 2013 aveva un segno positivo di oltre 10 miliardi. ALCUNE CRITICITÀ Tuttavia, sono state rilevate alcune criticità. In alcuni casi la differente applicazione fra Stati membri ha falsato la competitività fra imprese perché variano le procedure circa l’obbligo di ritiro dei prodotti a seconda che siano

considerati sicuri o meno. Inoltre l’armonizzazione sui materiali a contatto con gli alimenti arricchiti con vitamine e con minerali è solo parziale. Differente è anche la pubblicità sui problemi di sicurezza alimentare, sugli approcci diversi in materia di controlli ufficiali e le differenti disposizioni sanzionatorie. Critica è poi la trasparenza nell’analisi del rischio: su base normativa, l’Efsa deve fondare la sua valutazione dei dossier su studi effettuati dall’industria e questo è percepito come una mancanza di trasparenza. Poi, ci sono fattori che minacciano la capacità dell’Efsa di mantenere un alto livello scientifico (come la difficoltà a far partecipare nuovi membri nei gruppi scientifici anche per la riduzione dei budget pubblici). Infine, pesa la lunghezza delle procedure, che rallenta, ad esempio, il processo di commercializzazione dei nuovi additivi. SI PUÒ FARE DI PIÙ È stato evidenziato che il Reg. Ce n. 178/2002 ha chiaramente distinto le responsabilità fra Osa e Autorità pubblica lungo tutta la catena alimentare. La maggioranza degli operatori consultati ritiene corretti i costi aggiuntivi del sistema, proprio per l’efficienza dimostrata nella gestione delle crisi alimentari. Non si ravvisano, infatti, particolari esigenze di semplificazione o alleggerimento delle disposizioni vigenti. Tuttavia, si potrà intervenire su specifici settori in materia di armonizzazione, sulle autorizzazioni per le microimprese, facilitando l’accesso al mercato, sui trattamenti di irraggiamento per alcuni alimenti, sui materiali a contatto.

IL MONDO DEL LATTE 67


IGIENE & SICUREZZA ITALIA DICHIARATA INADEMPIENTE

SULLE QUOTE LATTE

SECONDO L'UE IL NOSTRO PAESE NON SI È MAI IMPEGNATO DAVVERO PER RISCUOTERE LE SOMME DOVUTE DAGLI ALLEVATORI Ettore Soria

N

ate nel 1984, le quote latte sono state abolite il 31 marzo 2015, ma non per l’Italia che ha “sapientemente” voluto perpetrare il ricordo quotidiano. Il versamento del prelievo supplementare è stato un incubo che ha portato la fantasia italiana ai massimi livelli, a sublimi escamotage

68 IL MONDO DEL LATTE

normativi, comunque sempre sulle spalle della "signora Giuseppina", ma non su chi aveva contribuito al danno economico. TRE INFRAZIONI Nell’ambito del contendere, il 24 gennaio 2018 la Corte di giustizia europea ha pronunciato una sentenza nella quale condanna l’Italia,

in quanto ha omesso di garantire che il prelievo supplementare dovuto per la produzione realizzata in eccesso nel nostro Paese rispetto al livello della quota nazionale a partire dalla prima campagna di effettiva imposizione del prelievo supplementare in Italia (1995/1996) e fino all’ultima nella quale è stata accertata


una produzione in eccesso (2008/2009) fosse pagato dai produttori interessati. In sostanza, è stato accertato che: y l’Italia non ha addebitato ai singoli produttori il superamento del proprio quantitativo disponibile; y non ha verificato l’effettivo pagamento da parte dei singoli produttori delle somme imputate, previa notifica dell’importo dovuto da parte dell’acquirente; y non ha iscritto a ruolo i soggetti inadempienti ed eventualmente riscosso coattivamente presso gli stessi. I RICORSI E I BLOCCHI Nel periodo dal 1995/1996 al 2001/2002, i produttori italiani avevano prodotto quantitativi di latte superiori a quelli di riferimento e, pertanto, avrebbero dovuto versare alla Ue un importo di 1.386.475.250 euro a titolo del prelievo supplementare. L’esazione non era intervenuta a causa delle sospensive accordate dai Tar e ancora oggi la riscossione del prelievo supplementare incontra una serie di difficoltà, le quali hanno prodotto, in particolare, un vasto numero di cause pendenti che può continuare a ritardare gli effettivi pagamenti ancora per molto tempo. La Commissione emanò la Decisione Ce n. 530/2003 circa la compatibilità con il mercato comune di un aiuto che l’Italia intendeva concedere ai suoi produttori. Tale aiuto portava la nostra amministrazione a sostituirsi all'Ue nel pagamento degli importi da essi dovuti alla Comunità a titolo del prelievo supplementare sul latte e sui prodotti lattiero-caseari per il periodo dal 1995/1996 al 2001/2002, consentendo agli stessi produttori di estinguere il debito mediante pagamenti differiti eseguiti su vari anni e senza interessi.

Questa procedura era stata eccezionalmente considerata compatibile con il mercato comune a condizione che: É l’importo fosse interamente rimborsato mediante rate annuali di uguale importo, É il periodo di rimborso non superasse i 14 anni, a decorrere dal 1° gennaio 2004. Le autorità italiane – per evitare tensioni – emanarono provvedimenti di rateizzazione degli importi supplementari.

di riferimento nazionali il prelievo supplementare dovuto singolarmente; ´ nel calcolare il debito individuale corrispondente; ´ nel controllare il pagamento effettivo di tale debito da parte degli interessati e, in caso di mancato versamento, nel recuperare le somme dovute. Per questi motivi, la Corte (Quarta Sezione) ha dichiarato che l’Italia è

Reg. Ce n. 1258/1999 relativo al finanziamento della politica agricola comune Art. 3 "La Commissione definisce le modalità di applicazione del presente articolo secondo la procedura di cui all’articolo 23, paragrafo 2". Art. 4 "Il prelievo è interamente ripartito, ai sensi degli articoli 10 e 12, tra i produttori che hanno contribuito a ciascun superamento dei quantitativi di riferimento nazionali di cui all’articolo 1, paragrafo 2. Fatto salvo l’articolo 10, paragrafo 3, e l’articolo 12, paragrafo 1, i produttori sono debitori verso lo Stato membro del pagamento del contributo al prelievo dovuto, calcolato ai sensi del capo 3, soltanto per il superamento dei rispettivi quantitativi di riferimento disponibili".

RACCOLTA INSUFFICIENTE Dopo aver raccolto informazioni sull’insufficienza delle somme riscosse in Italia a titolo del prelievo supplementare dovuto dai produttori di latte nel contesto dei sistemi di rateizzazione, la Commissione ha ritenuto che Roma non avesse adempiuto ai propri obblighi, consistenti: ´ nel ripartire integralmente tra i produttori che hanno contribuito a ciascun superamento dei quantitativi

venuta meno agli obblighi derivanti dal regime delle quote latte. La portata della sentenza riguarda il solo accertamento dell’assenza di strumenti normativi effettivi per la riscossione che, qualora non venissero emanati o attuati, porterebbero la Commissione ad aprire presso la Corte una causa per la richiesta delle somme riconducibili ai prelievi supplementari che sarebbero poi trattenute dai fondi destinati all’Italia.

IL MONDO DEL LATTE 69


IGIENE & SICUREZZA

ATTENZIONE AI CLAIM QUANDO SI ESPORTA IN CINA PECHINO HA REGOLE MOLTO RIGIDE PER LE INDICAZIONI NUTRIZIONALI STAMPATE SULLE ETICHETTE DEI PRODOTTI ALIMENTARI. ECCO UN BREVE VADEMECUM PER EVITARE BRUTTE SORPRESE

di Nicola Aporti*

A

nche se non è ancora un mercato pienamente maturo, in Cina i claim stanno acquistando sempre più importanza nel marketing del settore alimentare. Sarà per la preoccupazione dei consumatori cinesi per l’inquinamento e le innumerevoli frodi alimentari patite, sarà per la tradizione culturale che associa la cura del corpo all’alimentazione (la medicina tradizionale cinese è un chiaro esempio di questo), i claim sono un’arma molto utilizzata dai vari brand per sedurre gli shopper. Occorre però fare molta attenzione alle problematiche legali, dato che ci sono claim regolati e altri non regolati, e tutti potenzialmente nascondono insidie. I claim di tipo nutrizionale sono regolati piuttosto rigidamente. La normativa ne prevede di tre tipi: di contenuto, comparativi e di funzione. CLAIM DI CONTENUTO I claim di contenuto sono riferibili solo a 37 elementi nutrizionali (calorie, carboidrati, proteine, sodio, grassi, minerali, vitamine,

70 IL MONDO DEL LATTE

ecc.); si esprimono mediante “senza…”, “basso contenuto di…”, “ricco di…”, “fonte di…”. Le espressioni del claim (ovviamente in lingua cinese) e dei relativi sinonimi sono rigidamente normate, di fatto sono espresse su liste positive. La normativa definisce con precisione i requisiti quantitativi per poter utilizzare ogni singolo claim. A titolo di esempio, il claim “ricco in proteine” è ammissibile se l’alimento ha un contenuto proteico superiore al 20% degli NRV (Nutrient Reference Values) ogni 100 grammi. Il claim “senza lattosio” è ammissibile se il contenuto di questo

zucchero è inferiore o uguale a 0,5%; il claim “senza colesterolo” richiede una soglia inferiore o uguale a 5 mg ogni 100 g (o 100 ml). CLAIM COMPARATIVI I claim di tipo comparativo – piuttosto rari e utilizzati prevalentemente quando non ci sono i requisiti per poter utilizzare il claim di contenuto – si esprimono come “a maggior (o minore) contenuto di…” con riferimento a un alimento preso come parametro di paragone. I requisiti per poter utilizzare questi claim sono sostanzialmente suddivisi in un delta (in positivo o negativo) di almeno il 25% con riferimento al parametro di paragone. Il parametro di paragone


deve essere (piuttosto genericamente…) un alimento dello stesso genere e “noto ai consumatori”. CLAIM DI FUNZIONE I claim di funzione esprimono la funzione benefica che un determinato elemento nutriente svolge sul corpo umano. Sono attualmente previsti 65 claim nutrizionali (che possono essere utilizzati tali e quali, senza alcuna modifica), ma solo con riferimento a un elemento nutrizionale, per cui il prodotto in questione già possiede i requisiti, per poter utilizzare anche un claim di contenuto o comparativo. GLI ALTRI CLAIM Il claim nutrizionale riferito a un elemento nutrizionale non obbligatorio (ad esempio il colesterolo, ovvero gli zuccheri) rende obbligatoria l’indicazione in tabella nutrizionale di quell’elemento. Anche una generica menzione alla

“ricchezza di micronutrienti” o “abbondanza di minerali” richiede un’indicazione in etichetta dei micronutrienti cui si fa riferimento. Gli elementi nutrizionali la cui indicazione in etichetta è obbligatoria sono: energia, carboidrati, proteine, grassi e sodio. Il claim “senza glutine” pare finalmente ammesso a seguito di un regolamento del 2015 (in vigore dal 2016) che lo permette in conformità con i requisiti Codex Alimentarius (livello di glutine non superiore a 20 mg/kg). I claim “biologico”, “organic” o equivalenti sono ammissibili (anche in lingua straniera), solo se il prodotto ha ottenuto la certificazione “biologica” cinese, emessa da enti certificatori affiliati al ministero dell’Agricoltura di Pechino. In mancanza di questa certificazione tale claim è vietato. Il claim “naturale” pare a oggi non normato (fatta eccezione

per alcuni prodotti quali “acqua naturale” e vari tipi di additivi naturali), pertanto la sua ammissibilità o meno è soggetta alla regola generale della veridicità del claim. Ovviamente, in assenza di specifiche norme o anche solo di linee guida, la valutazione della veridicità del claim è sottoposta all’interpretazione soggettiva della singola autorità o giudice. Per i brand che sempre piu numerosi utilizzano claim in lingua cinese sulla confezione del prodotto occorre dunque fare molta attenzione. Irregolarità nei claim possono costare care: dal rimborso integrale del prodotto al consumatore fino a danni punitivi che possono arrivare al 1.000% del prezzo pagato, oltre ovviamente a una forte pubblicità negativa sui social network cinesi.

* Head of Corporate & Food Regulatory Hfg

ATTUALITÀy NEWSy OPINIONE y PROTAGONISTIy A T T E INTERVISTE L yGIOVANIyECONOMIAyIGIENE &SICUREZZAy MERCATIy NO RMATIVEy ATTUALITÀy NEW Sy OPINIONEy PROTAGONIS TIy INTERVISTEy GIOVANIy E CONOMIAy IGIENE&SICURE ZZAy MERCATIy NORMATIVE IL MOND

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MONDO

MARZO

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2018 -

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IL MONDO DEL

ASSOLATTE

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-IDF IANO FIL COMITATO ITAL

26/02/18 09:27

L AT T E

Organo ufficiale di ASSOLATTE e del COMITATO ITALIANO FIL-IDF


NORMATIVE_L’ESPERTO RISPONDE

Quanto sostiene il vostro cliente è corretto. L’obbligo di riportare la dichiarazione nutrizionale sugli alimenti vale per i prodotti preimballati. Le disposizioni relative all’etichettatura dei prodotti sfusi (prodotti alimentari non preconfezionati o generalmente venduti previo frazionamento, anche se originariamente preconfezionati, prodotti confezionati sui luoghi di vendita a richiesta dell’acquirente e prodotti preconfezionati ai fini della vendita immediata) sono da ricercare ancora nell’articolo 16 del Decreto legislativo n. 109/1992 (per la verità ancora per poco, perché si è in attesa della pubblicazione ed entrata in vigore di una nuova normativa che tuttavia non modificherà gli obblighi sul punto). Per gli sfusi, la normativa nazionale prevede che nelle fasi precedenti la vendita al consumatore, debbano essere riportate la denominazione di vendita, l’elenco

degli ingredienti, il nome e l’indirizzo del responsabile dell’immissione in commercio e il lotto. Informazioni alle quali si aggiunge, come detto, quella sulle sostanze allergeniche. Tali informazioni possono essere riportate soltanto su un documento commerciale relativo a detti prodotti, se è garantito che tale documento sia unito ai prodotti cui si riferisce al momento della consegna oppure sia stato inviato prima della consegna o contemporaneamente a questa. Il Regolamento Ue n. 1169/2011, invece, non disciplina i prodotti sfusi se non per l’introduzione dell’obbligo di fornire indicazione sugli ingredienti allergenici (art. 44) e quello di ordine generale che richiede all’Osa venditore di trasmettere all’operatore che riceve i prodotti ogni altra informazione necessaria a consentire a quest’ultimo di adempiere a sua volta agli obblighi di informazione del consumatore finale o di etichettatura che lo riguardano (art. 8, comma 6). Circa il dubbio sul fatto che l’informazione nutrizionale non arrivi al consumatore, vale la pena fare una riflessione. L’apposizione della dichiarazione nutrizionale sulla forma di un formaggio destinato alla vendita sfusa (etichetta/pelure, ecc.) difficilmente è leggibile dal consumatore che si trova al di là del banco taglio e non è detto che vi sia la certezza che l’informazione compaia su tutte le fette in cui sarà porzionato il formaggio, anche qualora riportata più volte sull’etichetta. Di contro, l’inserimento della dichiarazione nutrizionale nel libro ingredienti permetterà a tutti i consumatori interessati a tale informazione di potervi accedere.

ABBIAMO DUE DOMANDE IN TEMA DI INDICAZIONE NUTRIZIONALE: È OBBLIGATORIO RIPORTARE L’INDICAZIONE NUTRIZIONALE ANCHE SUL CARTONE IN CUI SONO POSTE LE SINGOLE UNITÀ DI VENDITA PER IL TRASPORTO? ESISTONO TOLLERANZE PER I VALORI NUTRIZIONALI MEDI PER 100 g INDICATI IN ETICHETTA?

L’indicazione nutrizionale non è compresa tra quelle previste dall’art. 8, paragrafo 7, comma 2, del Reg. Ue n. 1169/2011, quindi non è necessario ripeterla sull’imballaggio esterno contenente le singole unità di vendita. Le tolleranze analitiche dei tenori nutrizionali dichiarati in etichetta sono quelle stabilite dalla Commissione europea, d’intesa con gli Stati membri, nel 2012 e recepite a livello nazionale dalla Circolare DgSan 24708 del 16 giugno 2016.

È POSSIBILE INSERIRE NELL’ETICHETTA DI UNA MOZZARELLA UN CLAIM DEL TIPO ‘’FATTO CON IL [...] % DI LATTE’’? HO IL DUBBIO CHE POSSA SUGGERIRE AL CONSUMATORE CHE L’ALIMENTO POSSIEDA CARATTERISTICHE PARTICOLARI, QUANDO IN REALTÀ TUTTI GLI ALIMENTI ANALOGHI POSSIEDONO LE STESSE CARATTERISTICHE. ESISTONO PERÒ DEI LIMITI ENTRO I QUALI UN’INDICAZIONE DI QUESTO TIPO PUÒ ESSERE RITENUTA NON INGANNEVOLE? AD ESEMPIO UTILIZZANDO CARATTERI NON ECCEDENTI UNA DETERMINATA ALTEZZA O EVITANDO DI DARE AL CLAIM ECCESSIVA ENFASI GRAFICA?

valutazione va fatta sempre caso per caso, potendo situazioni apparentemente simili condurre a risultati diversi. Il messaggio in questione, per esempio, potrebbe forse essere legittimo se utilizzato per distinguere prodotti che impiegano anche materia prima diversa dal latte (ad esempio crema), oppure se esso, in ragione del target specifico di consumatori ai quali il prodotto è destinato (per esempio i bambini), assume chiaramente il solo semplice significato di sottolineare il profilo nutrizionale dell’alimento “formaggio” come categoria, senza l’intento di distinguere quello specifico prodotto da altri analoghi (ossia da altri formaggi similari con esso in diretta concorrenza) dal punto di vista di una presunta e inesistente maggior quantità percentuale di latte. Nel caso della mozzarella, invece, ci sembra che non ci sarebbero alternative sul significato del messaggio e che pertanto siano fondate le perplessità sul fatto che esso risulterebbe suggerire al consumatore che il vostro prodotto possiede caratteristiche particolari (una maggior percentuale di latte), quando in realtà tutte le mozzarelle condividono le stesse caratteristiche.

VENDIAMO ALLA DISTRIBUZIONE FORMAGGI DEL PESO DI CIRCA 3 kg CHE L’ACQUIRENTE DESTINA ALLA VENDITA A BANCO TAGLIO PREVIO FRAZIONAMENTO. COME DOBBIAMO COMPORTARCI IN MERITO ALLA DICHIARAZIONE NUTRIZIONALE? L’ACQUIRENTE SOSTIENE CHE NON È NECESSARIO RIPORTARLA IN ETICHETTA, POICHÉ LE INFORMAZIONI NUTRIZIONALI, CHE NOI COMUNQUE GLI FORNIAMO CON LA DOCUMENTAZIONE COMMERCIALE, SONO GIÀ INSERITE NEL LIBRO INGREDIENTI CONSULTABILE NEL REPARTO. COM'È POSSIBILE GARANTIRE COSÌ CHE L’INFORMAZIONE NUTRIZIONALE ARRIVI AL CONSUMATORE FINALE?

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Quando si utilizzano messaggi pubblicitari (qual è quello in questione), occorre sempre molta prudenza e grande attenzione ai criteri normativi sulle pratiche leali d’informazione dettati, tra l’altro, dall’ art. 7 del Reg. Ue n. 1169/2011. È compito di chi utilizza il messaggio provarne la lealtà e ogni 72 IL MONDO DEL LATTE




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