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IL MONDO DEL
LATTE
SOMMARIO
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AMARCORD PAG. 2 Il packaging del futuro
fine gennaio la rivista Il Salvagente ha dedicato un lungo articolo al latte. Usando un metodo non ufficiale – quindi non utilizzabile per i controlli aziendali – sono stati analizzati MONDO ASSOLATTE 21 campioni di latte in commercio, alla disperata ricerca di PAG. 6 Il latte è sicuro. lo dice la scienza micotossine, antibiotici e altre sostanze. PAG. 9 Sostenibilità: «Sfida da vincere Obiettivo: presentare il nuovo metodo che permetterebbe unendo le forze» PAG. 17 Assolatte e Ice insieme per una campagna di individuare sostanze dove i sistemi ufficiali non arrivano. nella Gdo in Canada Ovviamente nell’interesse dei consumatori e della loro salute! PAG. 21 Assolatte in azione a San Francisco Come troppo spesso accade, i toni impiegati sono stati inutilmente PAG. 24 “Uomini e donne” , chi vince e chi perde allarmistici, da irresponsabili! nel match nutrizionale Assolatte ha risposto difendendo le aziende e i prodotti: l’allarme lanciato dalla rivista era del ATTUALITÀ IL MONDO DEL PAG. 30 Pratiche commerciali tutto ingiustificato. Infatti, il latte che entra negli sleali e trasparenza stabilimenti viene sottoposto a decine di controlli del mercato N. 3 e quello non conforme non viene destinato al PAG. 32 Ue: Le priorità consumo umano. dell’industria alimentare Senza dimenticare che anche il nuovo metodo presentate al (che sarà bene studiare per verificarne Parlamento europeo PAG. 34 News l’efficacia) ha confermato la correttezza PAG. 42 Libri dell’operato delle aziende: tutto il latte sottoposto al test è risultato sicuro e conforme alle leggi. L’OPINIONE Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire. PAG. 4 Bilancio Ue, la svolta Peccato, però, che l’allarmismo abbia fatto richiede più coraggio di Paolo De Castro nascere nuove preoccupazioni nei consumatori, già bombardati da fake news e cattiva ECONOMIA informazione. Per noi è evidente che abbiamo PAG. 45 Italiani sempre più davanti l’ennesima spregiudicata campagna salutisti e attenti alla sostenibilità denigratoria, una manna per i detrattori del nostro amato alimento, MERCATI una bufala spacciata per giornalismo d’inchiesta! PAG. 54 Export: sindrome cinese Chi lavora nel settore sa che l’uso degli antibiotici e degli altri PAG. 60 Produzione di latte: Italia a gonfie vele farmaci veterinari è sottoposto a regole ben precise. Che il loro PAG. 62 Esportazioni italiane di latte eventuale abuso è un problema serio, che non abbiamo mai PAG. 64 Borsa prezzi sottovalutato. Che prima di fissare i limiti dei residui medicinali PAG. 66 Dop, qualche nube all’orizzonte veterinari (Lmr), le autorità sanitarie valutano i rischi per le IGIENE E SICUREZZA categorie di consumatori più deboli e stabiliscono quantità PAG. 68 Ecco la procedura per esportare massime ben al di sotto delle soglie di rischio. Che le analisi in Indonesia ufficiali fotografano una situazione ben diversa da quella tratteggiata da Il Salvagente. Cosa non si fa per vendere qualche NORMATIVE copia in più o per un momento di celebrità. PAG. 72 L’esperto risponde
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AMARCORD
IL PACKAGING DEL FUTURO
GIÀ VENT’ANNI FA SI AFFACCIAVANO TEMI COME LO SMALTIMENTO E LE FUNZIONI “INTELLIGENTI” DELLE CONFEZIONI DEI CIBI
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iprendiamo da un numero della rivista internazionale per i clienti del gruppo Tetra Pak, pubblicato nel 2000, quelle che erano le previsioni circa le confezioni del futuro e le esigenze alle quali avrebbero dovuto rispondere negli anni a venire. Mentre – spiega l’autore – negli ultimi anni del ventesimo secolo “consumatori e uomini politici sono diventati più propensi ad accettare le confezioni dei cibi come una necessità”, l’industria delle confezioni non è stata a guardare, ma ha sviluppato nuovi materiali e nuove combinazioni e “si è sentita spinta dai suggerimenti dei consumatori […] a creare confezioni meno esigenti di risorse, più facili da aprire e […] di eliminazione più agevole”. “Probabilmente fra dieci anni il consumo di generi alimentari si svolgerà al di fuori delle pareti domestiche, nei ristoranti e nei bar, mentre i cibi pronti e i quick food saranno consumati sui posti di lavoro, nei luoghi di svago o durante gli spostamenti […] Le confezioni si dovranno adeguare ai nuovi modelli di vita […] si dovrà poterle aprire (e richiudere) con una mano sola, dovranno avere una forma che ne consentirà l’agevole sistemazione in tasca o in borsa, dovranno stare stabilmente sulla scrivania e mantenere il caldo o il freddo. Ma è ovvio che continueremo
anche a preparare i cibi in cucina. I negozi tradizionali di generi alimentari […] esigeranno soluzioni razionali per le confezioni al fine di ridurre i costi di smaltimento. Molte catene di negozi offriranno generi alimentari disponibili tramite ordinazioni telematiche e ciò porrà esigenze alle confezioni future. Altri penseranno a trasportare a casa nostra i generi ordinati e non sempre il loro trattamento sarà accurato. Aumenterà […] la richiesta di multipack e di grandi confezioni […] Le esigenze avanzate da clienti più anziani, una nuova classe dal forte potenziale d’acquisto, ci daranno confezioni corredate di grafica eloquente. Forse avremo anche confezioni intelligenti, capaci di autoimpostare il forno a microonde, di comunicarci se il contenuto è stato esposto a temperature inadatte, oppure di garantire che il prodotto sia ancora intatto”. Tante previsioni, tante funzioni e risposte alle esigenze
quotidiane. Molte di queste si sono rivelate perfettamente fondate, ad altre non siamo ancora arrivati. Come quelle che prevedono la lettura del codice a barre delle confezioni dal frigorifero per mettersi in contatto con il produttore, o quelle che prevedono la possibile modifica elettronica della veste grafica della confezione nel negozio o, addirittura, quelle che ipotizzano un rifornimento automatico del prodotto in esaurimento nel nostro frigorifero. “Forse possiamo sperare in confezioni future ecologicamente ancora più accettabili, la cui produzione esigerà meno risorse, contribuendo a ridurre il consumo di risorse ambientali in tutta la catena di distribuzione dei generi alimentari e producendo in tal modo un risparmio superiore al loro costo”. Su questo fronte tanti sono stati gli sviluppi e le innovazioni e molti sono quelli oggi richiesti al settore per il futuro prossimo.
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L’OPINIONE
BILANCIO UE, SVOLTA BILANCIO UE,LA FAR NOZZE COI FICHIPIÙ SECCHI? RICHIEDE CORAGGIO
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di Paolo De Castro dalla Brexit in nome della quale l dibattito sul bilancio ha chiesto tagli al bilancio Ue. pluriennale dell’Ue ha del La cosa preoccupante è che, paradossale. Al momento in nonostante questa esperienza, cui scrivo non si conoscono oggi sento raccontare le stesse ancora i risultati del primo cose e guardare all’Europa e vero confronto tra i leader al mondo con la stessa veduta Ue sul budget dell’Unione breve nel tempo e ristretta per il 2021-27. Ma è tutta nella portata. la discussione che presenta Nel maggio 2018 la palesi contraddizioni. Commissione europea Da un lato i proclami sull’Europa grande protagonista proponeva un bilancio settennale da 1.135 miliardi di nelle prove del nuovo scenario euro. Sembra un’enormità, ma globale, dall’altro il tornaconto il bilancio federale americano del proprio cortile. è circa trenta volte quella Si parla di un’Europa che deve cifra. L’Ue non è gli Usa, essere all’altezza di sfide certo. Parliamo comunque enormi come il cambiamento di un contributo chiesto ai climatico, la transizione Paesi per raggiungere quella tecnologica e l’intelligenza cifra pari all’1,11% del reddito artificiale, le migrazioni, che sia nazionale lordo. La proposta capace di contare anche sul della Commissione prevedeva piano della difesa. Gli Stati (e tagli alle politiche agricole e di conseguenza i loro cittadini), di coesione, giustificati da sanno che possono beneficiare della protezione che ci viene dal un lato con il venir meno del peso demografico, commerciale contributo del Regno Unito e dall’altro con la necessità e diplomatico di cui ancora gode il Vecchio continente in un di finanziare nuove politiche. Una minoranza di Paesi ha mondo mai così incerto, cui si alzato le barricate fissando la aggiunge l’incognita del futuro propria contribuzione a non più assetto delle relazioni con il dell’1 per cento. La presidenza Regno Unito. Gli Stati dicono finlandese prima e il nuovo di voler fare tutto questo, ma presidente del Consiglio Ue con meno impegni Charles Michel finanziari. È la poi hanno cercato stessa narrativa che ALCUNI di trovare un ha condizionato il compromesso. PAESI negoziato sull’attuale In questo contesto, quadro finanziario CHIEDONO mi onoro di pluriennale (2014UN TAGLIO far parte di un 2020). L’ex premier DELLE Europarlamento che britannico David RISORSE è stato coerente Cameron si era con le cose che fatto principale diciamo da sempre interprete di questa sul fatto che serve compattarsi storia, perché – diceva – se e “più Europa”. non l’avesse fatto il partito Coscienti dell’enormità delle della Brexit avrebbe vinto. partite che abbiamo davanti Oggi Cameron non è più sulla e del fatto che se vogliamo scena, spazzato via proprio
Paolo De Castro, europarlamentare giocarle alla pari con i nostri concorrenti naturali dobbiamo avere risorse adeguate, abbiamo chiesto un contributo dei Paesi membri pari all’1,3% del reddito nazionale lordo, in modo da mettere al riparo dai tagli i finanziamenti per gli agricoltori e le regioni svantaggiate senza dover rinunciare a costruire un’Ue più forte sui mercati digitali, capace di gestire i flussi migratori e di iniziare a costruire un’industria della difesa. L’assurdità del dibattito sui millesimi è più apprezzabile se si valuta che le differenze tra le diverse posizioni sono nell’ordine delle decine di miliardi. Ma spalmati su sette anni e 27 Stati. Per fare un esempio, il cosiddetto fondo per la transizione equa (7,5 miliardi che la Commissione europea vorrebbe mettere fuori dal
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L’ex premier britannico David Cameron quadro finanziario pluriennale per utilizzarlo a sostegno della transizione energetica nelle regioni legate alle fonti fossili), si muove tra i millesimi di quelle percentuali. Visto con la lente del quadro finanziario pluriennale, il “just transition fund” è una questione di arrotondamento. Eppure, un gruppo di Paesi chiede la sua collocazione all’interno del
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel bilancio Ue come condizione per approvarlo. Cosa fare del rebate, il rimborso sulla spesa Pac di cui il Regno Unito ha goduto per decenni, è un altro tema di scontro. E le frizioni si moltiplicano se si guarda ai contenuti delle politiche, con i leader che saranno chiamati sicuramente a decidere su alcune parti della riforma della Pac. L’Unione europea non è
perfetta, ma ha costruito la sua ricchezza e la sua forza come blocco commerciale e politico sull’integrazione più che sulla contribuzione al budget. Spero che i leader Ue vogliano ricordarsi di questo, e del fatto che l’Europarlamento ha un potere di veto e, allo stato attuale del dibattito, non escludiamo di poterlo usare per la prima volta.
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MONDO ASSOLATTE
IL LATTE È SICURO. LO DICE LA SCIENZA
di Massimo Forino
L’
articolo recentemente pubblicato da Il Salvagente sul tema dei residui di sostanze antibiotiche e antinfiammatorie nel latte ha suscitato un notevole clamore nei media e, conseguentemente, allarme nei consumatori. Ne parliamo con il professor Alfonso Zecconi, della sezione One Health Dsbco dell’Università di Milano. Professore, ha letto l’articolo? Cosa ne pensa? Ho visto il clamore mediatico suscitato da quanto riportato
da Il Salvagente, clamore che ritengo fosse il vero obiettivo di questa operazione. Infatti, i dati che vengono riportati si riferiscono a un’indagine svolta nel 2018, pubblicata poco tempo fa su una rivista scientifica, nella quale peraltro non si citano i prodotti come fa l’articolo de Il Salvagente. Ci si può chiedere quindi come mai, se l’obiettivo è difendere il consumatore e smascherare le truffe (come cita il sottotitolo della rivista), si sia aspettato
così tanto tempo per divulgare tali dati. Credo, purtroppo, che ancora una volta si sia cercato un effetto sensazionalistico, piuttosto che offrire un reale servizio al consumatore. Al di là della strategia comunicativa applicata dalla rivista, ritiene che ci siano rischi per chi consuma i prodotti indicati nell’articolo? Potrei rispondere in modo netto dicendo no, ma sono sicuro che non sarebbe sufficiente a tranquillizzare i consumatori.
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Come uomo di scienza, ma soprattutto come persona impegnata professionalmente da più di trent’anni a promuovere la più alta salubrità e qualità dei prodotti lattiero-caseari, so che per controbattere ad affermazioni che sostengono di salvaguardare la salute, dire che la cosa non ha senso non è sufficiente. La mia esperienza mi ha però dimostrato che i consumatori, se informati correttamente, hanno un’ottima capacità di riconoscere quello che è vero distinguendolo da ciò che è “tendenzioso”. Pertanto, credo sia utile fornire alcuni dati, così che chi legge possa tratte le proprie conclusioni. 1) I dati relativi alla concentrazione dei tre diversi principi attivi (un antibiotico e due antiinfiammatori) sono tutti al di sotto del limite massimo di residui (Mlr) per le tre sostanze definito dalla normativa europea. Tali limiti sono stati definiti dopo approfonditi studi che hanno indicato, a un livello molto inferiore a quello osservato, la quantità di sostanza che può essere ingerita senza pericolo dalle persone maggiormente vulnerabili. Tali limiti sono utilizzati in tutti i controlli che vengono effettuati sul latte all’origine per verificarne la salubrità e tali controlli sono molto frequenti, in diversi casi anche giornalieri, sulla produzione dei singoli allevamenti. 2) La frequenza di campioni “positivi” riguarda circa un terzo dei prodotti per gli antinfiammatori e il 15% circa per l’antibiotico amoxicillina. Tutti questi farmaci sono regolati dal “tempo di sospensione”, ovvero se un animale viene trattato con prodotti contenenti tali principi attivi, il suo latte può essere consegnato all’azienda lattiero-casearia solo dopo un numero di giorni definito a livello europeo che garantisca l’assenza di una concentrazione
superiore agli Mrl. Sicuramente è curioso il fatto che, nonostante le molecole a disposizione per i trattamenti antinfiammatori e antibiotici siano molto numerose, solo queste siano state trovate con frequenze che sono assolutamente non congruenti con i dati ufficiali dell’Ue relativi al consumo dei farmaci. Ad esempio, le penicilline (la categoria a cui appartiene l’amoxicillina), rappresentano il 27% degli antibiotici utilizzati in Europa nella terapia degli animali che producono alimenti (quindi non solo bovini da latte, ma anche suini, polli, bovini da carne, ecc.) e le preparazioni per la terapia delle mastiti in Italia rappresentano in totale solo lo 0,2% di questi trattamenti. Questi sono i numeri reali e certi, ma nell’articolo risulta che circa il 15% dei campioni sono positivi, come se ci fosse stata un’inusuale concentrazione di trattamenti proprio nel latte utilizzato per la produzione dei prodotti scelti per essere testati nell’articolo. Quindi sta dicendo che i dati sono sbagliati? Assolutamente no da un punto di vista analitico, ovvero le tecnologie applicate sono senz’altro attuali e accurate. L’articolo scientifico a cui fa riferimento l’inchiesta de Il Salvagente da questo punto di vista è ineccepibile. Credo, però, che il rigore legato alla scelta dei campioni e l’interpretazione dei dati dovrebbero essere valutati con maggiore attenzione e cautela per quanto riguarda l’articolo de Il Salvagente. Per esempio, se usiamo i dati proposti dalla rivista e consideriamo le tecnologie produttive per il latte pastorizzato e Uht, per ottenere le concentrazioni dichiarate di amoxicillina, il 35% delle bovine dovrebbe essere stato trattato e il loro latte appena raggiunto il livello minimo di concentrazione legale (Mlr) dovrebbe essere stato usato per la produzione dei prodotti citati
nell’articolo. Se consideriamo il desametasone, invece, il numero di animali necessari per avere le concentrazioni dichiarate è addirittura intorno al 90 per cento. È praticamente impossibile che questo possa essere avvenuto, perché del tutto incompatibile economicamente e legalmente con l’allevamento del bovino da latte. Infatti, se le bovine avessero richiesto una tale mole di trattamenti vorrebbe dire che non erano in grado di produrre latte e chi gli allevatori avrebbero speso cifre enormi e insensate per trattamenti farmacologici inutili. Possiamo dire che non corriamo rischi e che si tratta di allarmismi privi di fondamento? Per quanto riguarda la presenza delle sostanze incriminate nei latti testati, visto che sono rispettati i limiti di sicurezza, direi proprio che non corriamo rischi, tenuto anche conto di quanto detto in relazione alla “trasferibilità” del dato nella realtà produttiva. Questo non vuol dire che non si debba essere attenti a queste problematiche e che non si debba perseguire un sempre maggiore rigore nell’uso dei medicinali negli allevamenti. Non bisogna però dimenticare che i farmaci, così come ci permettono di curare le nostre malattie e di soffrire il meno possibile, hanno esattamente la stessa funzione negli animali e una lotta scriteriata contro l’uso dei medicinali in allevamento avrà il solo effetto di aumentare le sofferenze degli animali e peggiorare la salubrità degli alimenti. Il latte in Italia è un prodotto di altissima qualità e sicurezza, ed è materia prima per moltissimi nostri prodotti apprezzati nel mondo. Tuttavia, oggi ha molti nemici che, attraverso diversi mezzi, ne determinano un minor utilizzo. Questo non porterà a migliorare la salute della popolazione, ma otterrà l’effetto esattamente contrario.
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SOSTENIBILITÀ: «SFIDA DA VINCERE UNENDO LE FORZE»
ASSOLATTE RACCOGLIE LA SFIDA DEL GREEN DEAL, MA CHIEDE COLLABORAZIONE ALLE AZIENDE E STRUMENTI FINANZIARI ADEGUATI ALLE ISTITUZIONI
di Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte
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a sostenibilità è da sempre nelle tradizioni del settore lattiero-caseario, che sfrutta appieno la risorsa “latte”, massimizzando l’impiego di tutti i suoi componenti o sottoprodotti di lavorazione, riducendo sprechi e rifiuti. È infatti una caratteristica propria della tradizione italiana quella di
affiancare alla produzione di formaggi l’allevamento dei suini e la produzione di insaccati. Abbiamo lavorato a lungo perché i nostri sottoprodotti potessero essere impiegati o riutilizzati in modo tracciato e nel rispetto delle normative igienico-sanitarie e ambientali e Assolatte è stata tra
gli artefici della nascita del Conai, istituito per gli obiettivi indicati dall’Europa, praticamente annullando gli impatti post consumo degli imballaggi lattiero-caseari. Assolatte è stata in prima linea nella stesura del nuovo Bref per l’industria del Food Drink & Milk, che indica le migliori tecnologie da impiegare
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e i livelli di emissione da rispettare. Abbiamo sempre visto la sostenibilità come un’opportunità. Essa diventa problema solo quando si traduce in nuovi, incomprensibili e irrazionali obblighi imposti dall’alto. È giunto il momento di unire le forze, le idee e le esperienze, affinché il concetto di sostenibilità, per molti ancora astratto, diventi un’opportunità per tutti. Serve una visione d’insieme e di sistema. Serve poi un’attenta valutazione di impatto per i nuovi target, che valuti gli effetti sull’economia, sui mercati, sui rapporti di filiera. Ancora, ci vuole un confronto con le aziende già impegnate a cercare alternative produttive più sostenibili perché conoscono tempistiche e costi. Infine, servono strumenti finanziari: la strada verso il futuro richiede investimenti importanti ed è indispensabile avere il sostegno delle istituzioni. La sostenibilità sarà cioè “sostenibile” solo se non minaccerà la competitività delle aziende, quindi solo se in Europa tutte le aziende avranno gli stessi obblighi e i medesimi tempi per adeguarsi. Quindi, il percorso verso la sostenibilità deve restare competenza europea. Accettiamo la sfida, la vinceremo, ma obiettivi e risorse siano coerenti.
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Intervento di Alexander Anton, segretario generale Eda
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na conferenza sulla sostenibilità dei prodotti lattierocaseari all'inizio del 2020 è perfettamente coerente con la realtà politica a livello europeo. Il Green Deal ha stabilito che entro il 2050 l'Europa sarà climaticamente neutrale, passando attraverso emissioni di CO2 pari a zero. Un progetto che ci costringe a ripensare l'intera economia europea, compresa l'agricoltura e il settore lattiero-caseario. Proprio in questi giorni la Commissione si è impegnata a trovare un trilione (mille miliardi) di euro per finanziare questo progetto nei prossimi dieci anni. Il settore caseario applica da sempre una produzione sostenibile e questo è un punto di partenza importante per posizionarci in relazione alle sfide che ci aspettano, soprattutto per come viene percepita la sostenibilità dalla società oggi e come viene interpretata dalla politica. Abbiamo tutte le ragioni per andare avanti in modo proattivo. L'intera lactosphere europea vanta numeri positivi: a livello globale, la produzione di un litro di latte "produce" in media 2,4 kg di CO2, mentre in Europa arriviamo in media a 1,3 kg. Possiamo quindi dire che la produzione di latte e formaggio europei per l'esportazione è un'attività positiva per il clima. Negli ultimi trent'anni Assolatte e i suoi soci hanno utilizzato al massimo il potenziale della politica europea di qualità. Oggi è necessario investire le stesse energie per saldare il legame tra qualità e sostenibilità, integrando la nozione di sostenibilità nella strategia della qualità. Eda ha iniziato nel 2008 a raccogliere dati sulle emissioni di gas serra. Ma non ci siamo fermati qui. Con il progetto Pef abbiamo sviluppato una metodologia comprensiva di 17 indicatori ambientali tra cui la qualità dell'aria, del suolo e dell'acqua. Con questo progetto siamo andati ben oltre i gas serra, superando le richieste della Commissione. Ne siamo davvero orgogliosi.
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L’IMPRONTA AMBIENTALE DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI
a cura di Leonardo Graverini
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a Pef (Product environmental footprint) costituisce una metodologia armonizzata per misurare e comunicare le prestazioni ambientali dei prodotti lungo il loro ciclo di vita. A livello comunitario venne proposta con la Comunicazione della Commissione europea 2013/179 del 9 aprile 2013 nel contesto della tabella di marcia per l’uso efficiente delle risorse. Il suo obiettivo è quello di mettere a disposizione dei consumatori informazioni confrontabili e affidabili tra prodotti, per incentivare la diffusione e costruire un mercato unico dei prodotti verdi. Su questa base le imprese e le loro organizzazioni industriali furono invitate a partecipare, a titolo volontario, all’elaborazione di norme specifiche per categorie di prodotti e settori. Eda (l’Associazione europea dell’industria lattiero-casearia, alla quale per l’Italia aderisce Assolatte), rispondendo immediatamente a questa richiesta, ha realizzato, in collaborazione con alcuni partner, il Dairy Pef, un documento che sviluppa una metodologia specifica (nota come Pef category rules o Pefcrs) sull'impronta ambientale dei diversi prodotti caseari, analizzando diversi indicatori ambientali, non solo quelli focalizzati principalmente su carbonio o sul clima, anche a fini comparativi. La funzione delle Pefcrs è definire regole applicabili a specifiche categorie di prodotti, comprensive dei sistemi di verifica e conformità, e di definire gli strumenti di comunicazione ambientale B2B e B2C. In ben 168 pagine il Dairy Pef ha preso in esame cinque sottocategorie di prodotti
lattiero-caseari: latte alimentare, formaggi, latti fermentati, derivati in polvere del siero di latte, grassi lattieri, e ha fissato diversi obiettivi: - sviluppare regole applicabili alle aziende casearie europee; - garantire che i sistemi di valutazione tengano conto dell’ampia diversità di prodotti lattiero-caseari; - rendere le aziende capaci di valutare e confrontare le prestazioni ambientali dei prodotti basati su una valutazione globale dell’intero ciclo di vita; - raggiungere una vasta serie di obiettivi: eco design, processo di ottimizzazione, gestione della supply chain, comunicazione ambientale, policy making, ecc. La Commissione ha valutato positivamente il Dairy Pef realizzato da Eda, pubblicandolo nel proprio sito a inizio 2019. Il documento costituisce quindi una base comune sulla metodologia scientifica da utilizzare per
misurare e valutare le prestazioni ambientali delle cinque sottocategorie di prodotti lattierocaseari prese in considerazione, in relazione, ad esempio, ai cambiamenti climatici, all'uso dell'acqua o allo sfruttamento dei suoli, nonché per continuare il lavoro sui temi ambientali e contribuire a impostare l’eventuale futura legislazione comunitaria in materia, anche in riferimento al recente lancio del Green Deal, che intende portare l'Unione su un percorso di crescita sostenibile, e alla strategia “From farm to Fork”. Anche per le imprese si tratta di uno strumento importante, non solo per individuare dove è possibile intervenire per rendere più sostenibili i propri prodotti migliorandone le prestazioni nel tempo, ma anche per impostare la propria comunicazione sulla sostenibilità. Questo sarà un tema sempre più strategico, perciò anche FoodDrinkEurope ha cominciato a estrapolare una
IL GREEN DEAL EUROPEO Mobilitare la ricerca e promuovere l'innovazione Aumentare l'ambizione climatica dell'Ue per il 2030 e il 2050 Fornitura energia pulita, economica e sicura Mobilitare l'industria per un'economia pulita e circolare Costruire e innovare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse Finanziare la transizione
L'Ue come leader globale
Trasformare l'economia dell'Ue per un futuro sostenibile Il Green Deal Europeo
senza lasciare nessuno indietro
Ambire a inquinamento zero per un ambiente privo di sostanze tossiche Preservare e reintegrare ecosistemi e biodiversità Strategia Farm To Fork: un sistema alimentare equo, salutare ed ecologico Accelerare il passaggio a una mobilità sostenibile e intelligente
Non lasciare nessuno indietro
Un patto europeo per il clima
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GLI OBIETTIVI FISSATI DAL GREEN DEAL EUROPEO Obiettivo emissioni di gas a effetto serra al 2030: riduzione del 40% (fino al 55%)
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- 20%
- 50% ÙÚ - 50%
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Nel 2017, l'Ue ha già ridotto del 22%
- 45%
Riduzione prevista dall'Ue entro il 2030
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serie di principi fondamentali che dovrebbero orientare un corretto approccio europeo su come fornire l’informazione ambientale, in particolar modo nei confronti del consumatore. Circa l'80% dei cittadini europei acquista prodotti "ecologici", almeno occasionalmente. Tuttavia, qualificare un prodotto come ecologico è estremamente complesso. Oggi esistono oltre 450 sistemi di etichettatura ambientale a livello internazionale, riguardanti 25 settori industriali sul mercato; circa cento in Europa. Ciascuno di questi è basato su dati e metodi di calcolo differenti. La conseguente proliferazione di etichette genera confusione. Per questo è importante fondarsi sul Pef quale metodologia
armonizzata di misurazione e informazione al consumatore. Un approccio armonizzato nel contesto di un’adesione volontaria, ancorché applicando regole obbligatorie, assicurerebbe l'integrità del mercato unico e sarebbe in linea con un approccio aperto al commercio internazionale dell'Ue, garantendo anche la credibilità del sistema. Le informazioni ambientali utilizzate, oltre a essere scientificamente fondate, dovrebbero basarsi su dati verificabili, credibili, affidabili, completi, chiari, non fuorvianti e trasparenti. Dovrebbero basarsi su una vasta gamma di indicatori, evitando di concentrarsi solo sulle emissioni di carbonio, dato che potrebbe
LE FASI PIU' RILEVANTI DEL CICLO DI VITA DEI PRODOTTI CASEARI Fornitura Fornitura Sottocategoria di latte crudo Trasformazione ingredienti casearia non caseari
Imballaggio Distribuzione Fasi di utilizzo Fine vita
Latte alimentare Prodotti a base di siero di latte Formaggi Latti fermentati Burro Fonte: www.eurolik.org/eda
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favorire compromessi con un impatto negativo in altre aree ambientali. Andrebbe poi considerato che le informazioni ambientali, alle quali i consumatori riservano un grande interesse, non dovrebbero essere il motore principale nell’assunzione delle decisioni d'acquisto, né risultare troppo semplicistiche o semplificate. In altri termini, andrebbe rispettata la complessità del prodotto alimentare e della sua intera catena di produzione. Inoltre, nel settore alimentare le informazioni ambientali non dovrebbero essere utilizzate per mettere a confronto categorie diverse di prodotti. Nella metodologia Pef, infatti, le categorie e le sottocategorie sono concepite proprio per facilitare la comparabilità e il miglioramento nel tempo all'interno di una categoria specifica, il che permette anche di rispettare la funzione e la ragion d’essere di ogni tipologia di alimento. Le informazioni ambientali sui prodotti alimentari dovrebbero consentire al consumatore di prendere decisioni responsabili e sicure riguardo a ognuno dei molti profili e sfaccettature che interessano l’ambito del tutto particolare dell’alimentazione. Ciò significa che esse dovrebbero essere comprensibili e inequivocabili dal punto di vista scientifico e non dovrebbero andare a discapito di altre informazioni, a cominciare da quelle nutrizionali, o funzioni del prodotto. Infine, sarà necessario considerare i limiti di spazio imposti dagli imballaggi e, soprattutto, l’esigenza di non sovraccaricare il consumatore di una quantità eccessiva di informazioni in etichetta. Questo rischierebbe di creare confusione, piuttosto che favorire scelte più informate. A tal fine potrebbe essere utile ricorrere a canali informativi alternativi all'etichettatura, come per esempio il web.
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LA CARBON FARMING Intervento di Valeria Forlin, Direzione generale Clima - Commissione Europea
L
a Carbon farming è la nuova strategia delle istituzioni europee che vuole dare un nuovo strumento agli agricoltori riconoscendo il ruolo positivo che il settore primario svolge nell’assorbimento di anidride carbonica. Se è vero, infatti, che all’interno della filiera la produzione della materia prima è l’anello che ha l’impatto più rilevante sull’ambiente, è anche vero che foreste, pascoli, prati assorbono CO2, contribuendo in modo positivo a raggiungere la “neutralità carbonica”, obiettivo del Green Deal della Commissione europea.
per ridurlo. La carbon farming potrebbe diventare, insomma, una fonte di reddito per il settore primario. Naturalmente, parliamo di un progetto, più semplice a dirsi che a farsi e la Commissione europea sta lavorando a come strutturare un quadro normativo e operativo per la “carbon farming”. Cosa serve: prima di tutto
uno studio per elaborare orientamenti per la creazione e l'attuazione di programmi di stoccaggio del carbonio che si basano su casi già sperimentati. Sono poi in agenda eventi pubblici e workshop durante i quali la Commissione ascolterà gli operatori e raccoglierà idee, suggerimenti e dubbi. Tutto per rispettare l’ambiziosa
LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI: LA TABELLA DI MARCIA
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4.000 3.000 2.000
Mt CO2 eq
NON CO2 ALTRO NON CO2 AGRICOLTURA RESIDENZIALE TERZIARIO TRASPORTO INDUSTRIA ENERGIA TECNOLOGIE DI RIMOZIONE DEL CARBONIO LULUCF EMISSIONI NETTE
Differenti percorsi zero GHG portano a diversi livelli di emissione rimanente e assorbimento delle emissioni di GHG
1.000 0 2005
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In sostanza, secondo la strategia europea, gli agricoltori potrebbero bilanciare le proprie emissioni con lo stoccaggio di CO2. Addirittura, se la loro azienda assorbisse più anidride carbonica di quella prodotta, potrebbero vendere il surplus di assorbimento a chi ha un impatto ambientale molto elevato, ma poche alternative
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una metodologia condivisa e scientifica che quantifichi gli stock di CO2 assorbita, poi un mercato, quindi una domanda di acquisto di questi stock. A che punto siamo? Al momento la Carbon farming è solo un progetto, ma l’intenzione è di realizzarlo in tempi brevi. La Commissione ha infatti commissionato
tabella di marcia prevista dal Green Deal. Se verranno rispettati i tempi, ad aprile la Commissione dovrebbe pubblicare la “Climate law” e il “Climate Pact”, il piano d’azione per l’economica circolare. Per la fine dell’anno sono poi previsti i primi provvedimenti legislativi dedicati alle relazioni
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P E C I A L E S O S T E N I B I L I TÀ
tra consumatori e transizione verso un’economia verde. E perché il Green Deal non resti un libro dei sogni ma un percorso realizzabile, sono stati previsti importanti strumenti finanziari. Uno di questi è il Fondo innovazione. Finanziato con le risorse recuperate dal sistema Ets (il Sistema europeo per lo scambio di emissioni), il fondo ammonta a 10 miliardi di euro che verranno impiegati nei prossimi dieci anni per realizzare progetti di sperimentazione di nuove tecnologie volte a ridurre le emissioni. I primi bandi arriveranno presto.
IL DAIRY PEF Contributo di Helen Simonin, direttore del dipartimento sostenibilità Eda
L'
associazione europea lavora da molto tempo ai temi ambientali e ha una posizione molto chiara sulle politiche europee in materia. Il settore caseario fornisce un contributo chiave al sistema alimentare ed è certamente disposto a lavorare per renderlo ancora più sostenibile, senza perdere di vista la necessità di fornire alimenti sani e accessibili, prodotti sicuri e di alta qualità. Il Dairy Pef è l’esempio lampante dell’approccio
proattivo delle imprese, un documento che porterà ad aumentare in modo sensibile la sostenibilità del sistema. La metodologia elaborata, infatti, è completa e copre un'ampia gamma di criteri ambientali. Le imprese, quindi, sono pronte e hanno accolto con favore il Green Deal della Commissione europea, che ha lo scopo di giungere a un’Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. L’industria ha lavorato molto ed è pronta a fare ancora di più. Non vanno però dimenticati due dati di fatto: la produzione di materia prima è quella che incide di più a livello ambientale e il settore primario è l’anello della filiera che riceve maggiori sostegni dall’Europa, soprattutto attraverso la Pac. Nell’immaginario collettivo, invece, è l’industria ad inquinare di più. La stessa industria che ha già investito enormi risorse per giungere a una
produzione ancor più sostenibile e che ha elaborato il metodo per valutare l’impronta ambientale. Il tutto senza aiuti da parte delle istituzioni europee. Come spesso accade, quindi, bisogna essere capaci di rendere più visibili le positività del settore, l’alta qualità e la sicurezza dei prodotti europei, la loro importanza in una dieta equilibrata, l’apporto di nutrienti, la sostenibilità dei processi produttivi. Certo, ci sono ancora ampi margini di manovra e le sfide che il settore deve affrontare sono molte: dal benessere animale alla resistenza agli antibiotici, dalla riduzione delle plastiche e degli imballaggi al riutilizzo dell’acqua o all’impiego sempre più diffuso delle energie rinnovabili. L’industria europea è in prima linea in questa delicata fase di definizione dei target e dei nuovi obblighi. Il dialogo con i decisori europei è quindi indispensabile per trasformare le sfide in opportunità.
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LE ALTERNATIVE ECOFRIENDLY PER LA TRASFORMAZIONE Contributo di Pierre Barrucand, responsabile progetti sostenibilità Atla
I
capitoli su cui è possibile intervenire per una produzione ecofriendly sono quattro: le autorizzazioni degli impianti, la gestione delle acque, i cambiamenti climatici e gli imballaggi. Per quanto riguarda le autorizzazioni degli impianti, il documento di riferimento sono le Bat Conclusions for Food, Drink and Milk (Conclusioni sulle migliori tecniche disponibili). Pubblicate lo scorso dicembre, le Bat sono il riferimento da usare per definire o aggiornare i criteri di autorizzazione agli impianti. Relativamente all’enorme capitolo acqua e suoi
riutilizzi e alla gestione delle acque reflue, acquistano un’importanza strategica le tecniche di trattamento integrato anaerobico/aerobico e i bioreattori a membrane. Per adempiere agli obblighi che l’Unione europea sta definendo per combattere il cambiamento climatico sarà poi necessario concentrarsi sull’efficienza energetica. Infine c’è il capitolo plastica e imballaggi, da ridurre attraverso l’utilizzo di alternative che sono già sul mercato e che, per esempio, non contengono alluminio. Sia a livello europeo che mondiale le best practice sono
EFFLUENTE PROGRESSIVO CASEARIO
TECNOLOGIE A MEMBRANA
DALLE ACQUE
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COMBINAZIONE AEROBICO ANAEROBICO
ELETTROCOAGULAZIONE
ALGHE
ê ê ê ê ê RECUPERO ORGANICO E NUTRIZIONALE + BIOMASSE
ALIMENTAZIONE
20% 10% 30%
GLI INVESTIMENTI E L'INNOVAZIONE NECESSITANO DEL SOSTEGNO FINANZIARIO DEI GOVERNI
ALL'ACQUA "DI RISORSA"
FORNITURA DI ENERGIA GAS DI RAFFREDDAMENTO EFFICIENZA ENERGETICA
60%
SEPARARE E TRASFORMARE I RESIDUI
"DI RIFIUTO"
LA POTENZIALE RIDUZIONE DELLE EMISSIONI NEL SETTORE LATTIERO-CASEARIO 1990 - 2030
ACQUA DI TRATTAMENTO DI ALTA QUALITÀ
PRODUZIONE DI BIOGAS
FERTILIZZANTE IN AGRICOLTURA
RIUTILIZZO DELL'ACQUA
molteplici: ingegneri ed esperti sono impegnati nello sviluppo di nuove tecnologie a favore di una produzione ecofriedly. Le alternative, però, oltre a funzionare nel lungo periodo, devono adempiere agli obblighi già esistenti, per esempio rispetto all’uso delle sostanze chimiche. Resta fondamentale quindi avere un approccio integrato e uno scambio continuo di esperienze tra i vari soggetti coinvolti.
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MONDO ASSOLATTE
ASSOLATTE E ICE INSIEME PER UNA CAMPAGNA NELLA GDO IN CANADA di Gianluca Pierangelini
I
l Canada è un mercato molto importante per le esportazioni lattiero-casearie italiane. I risultati ottenuti nel periodo post Ceta, l’accordo di libero scambio entrato in vigore nel settembre 2017, hanno confermato il grande interesse che i consumatori canadesi riservano ai nostri prodotti. Nel primo anno di applicazione dell’accordo – che tra le altre cose ha previsto un progressivo incremento dei contingenti a dazio zero per l’importazione di formaggi europei – l’export caseario dell’Italia è aumentato addirittura del 35 per cento. Prendendo in esame un periodo più significativo, che include solo in parte i benefici derivanti dal Ceta, in dieci anni le importazioni dall’Italia sono aumentate dell’89% in valore e del 52% in volume. Nonostante il boom di acquisti registrato negli ultimi anni, ci sono ancora buone opportunità di crescita che gli operatori italiani possono cogliere. Quindi, al fine di sostenere il
Lidia Bastianich
vantaggio competitivo dell’Italia e aumentare la quota di mercato in Canada, Assolatte e Ice hanno pianificato nel mercato nordamericano una campagna promozionale dedicata ai formaggi made in Italy all’insegna dello slogan “The Extraordinary Italian Cheese”. La campagna si è dimostrata utile anche per riequilibrare l’andamento delle importazioni di formaggio dall’Italia, che nei primi mesi del 2019 registravano una marcata flessione. Infatti, secondo gli ultimi dati disponibili, ci si avvia verso un pieno recupero del mercato grazie anche agli effetti dalla campagna Assolatte-Ice che si è concentrata nell’ultimo trimestre del 2019. Le ragioni del calo registrato all’inizio dello scorso anno non possono essere riconducibili al Ceta, ma devono essere ricercate altrove: l’offerta di formaggio sul mercato canadese è aumentata – sia
attraverso la produzione locale che per le importazioni dall’Europa e dai Paesi firmatari del Cptpp – e questo fa sì che la tendenza della domanda del consumatore risulti sempre più mutevole, portando a un fisiologico assestamento del mercato. In questo senso, era essenziale puntare i riflettori sui prodotti italiani, così da riconquistare l’attenzione dei consumatori canadesi. Oltre agli aspetti congiunturali, la campagna si è posta anche l’obiettivo di diversificare
David Rocco
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l’offerta di formaggi made in Italy, di insistere affinché il formaggio italiano entri a far parte delle abitudini culinarie locali e di contrastare il diffuso fenomeno dell’Italian sounding in un mercato che è il terzo al mondo per consumo pro capite e che ha registrato la più forte crescita negli ultimi cinque anni. Il piano ha previsto la realizzazione di numerose degustazioni in molteplici punti vendita del Paese che hanno coinvolto tutti i principali player del settore: dalla Gdo agli specialty store, compreso il nuovo punto vendita Eataly, che
ha aperto i battenti a Toronto lo scorso novembre. Si sono svolte oltre 600 ore di degustazione animate da cheese ambassador in circa 118 eventi presso più di 30 specialty store dislocati nelle principali province del Paese (Ontario, Quebec, British Columbia). Le attività presso la Gdo hanno interessato cinque catene: Fortinos, Federated Co-Op, Sobeys, Longos, Euromarché. Circa 280 punti vendita coinvolti per l’organizzazione di 700 degustazioni animate da personale in grado di educare
e indirizzare i consumatori all’acquisto dei formaggi italiani. Le degustazioni sono state affiancate da inserzioni pubblicitarie sui magazine e flyer delle catene coinvolte. Inoltre, la campagna ha interessato anche il “Devour Film & Food Festival 2019 – Spotlight Italy”, il più importante festival del cinema & food al mondo, che quest’anno ha celebrato il cibo e la cinematografia italiana. Nel corso degli eventi “Spotlight Italy” sono stati realizzati workshop e degustazioni di formaggi italiani guidate da famosi chef e influencer (tra cui Lidia Bastianich e David Rocco) per catturare l’attenzione del pubblico presente. Il tutto per un totale di più di un migliaio di ore di degustazione, oltre 300 punti vendita tra Gdo e specialty store coinvolti e massima visibilità dei formaggi italiani in occasione delle principali manifestazioni che hanno riguardato il food made in Italy in programma nel periodo della campagna: l’inaugurazione del punto vendita Eataly a Toronto e il Devour Festival. Il successo della campagna 2019 sarà sicuramente un elemento determinante per la valutazione di ulteriori attività promozionali in Canada nei prossimi mesi.
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ASSOLATTE IN AZIONE A SAN FRANCISCO di Gianluca Pierangelini
L’
Italia è stata protagonista dell’ultima edizione del Winter Fancy Food di San Francisco (1921 gennaio 2020), non solo perché è stata nominata Country partner di entrambe le manifestazioni Fancy Food Show, ma anche perché sono state messe in campo specifiche azioni a supporto delle categorie colpite dai dazi. Come noto, l’aumento delle tariffe previsto dall’amministrazione statunitense nell’ambito della disputa con l’Ue sul settore aeronautico ha colpito soprattutto l’alimentare italiano, coinvolgendo in particolar modo i nostri formaggi.
A questo proposito, Ice e Assolatte hanno intrapreso iniziative promozionali volte a sensibilizzare i visitatori riguardo all’unicità dei nostri prodotti, difficilmente reperibili sul mercato Usa in caso di ulteriori incrementi delle tariffe. È stata allestita un’area Taste IT Live dal nome “Aperitivo italiano: enjoy!”: uno spazio animato con un programma di presentazioni delle principali categorie di formaggi italiani, guidate da un esperto. I formaggi, con salumi e drink sono stati serviti presso la lounge della Specialty food association. Nello spazio Italia, invece, ogni giorno dalle 15.30 alle 17 era in
programma l’happy hour con degustazione di formaggi, salumi e cocktail preparati al momento. Inoltre, è stata organizzata una cena con oltre 200 tra espositori italiani, operatori locali e membri della stampa di settore. Con l’occasione, è stato allestito un tavolo display con i prodotti degli espositori e una grande postazione centrale per la degustazione dei prodotti colpiti dai dazi. Gli aperitivi all’italiana, così come gli altri momenti di degustazione, hanno attirato l’attenzione di molti visitatori e operatori del settore, che hanno avuto l’opportunità di interagire con i principali
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player italiani e discutere dei nuovi equilibri commerciali tra Stati Uniti e Unione europea. La promozione delle categorie colpite dai dazi non si è esaurita con il Winter Fancy Food. Assolatte sta portando avanti con Ice l’organizzazione di un piano strategico per supportare i prodotti oltreoceano usufruendo del fondo straordinario messo a disposizione dall’Agenzia. Il piano prevede numerose iniziative per la valorizzazione dei prodotti attraverso degustazioni in store presso alcuni punti vendita delle principali catene della Gdo e specialty store, con la distribuzione di materiale illustrativo e descrittivo delle caratteristiche organolettiche di ciascuna referenza.
Inoltre, nell’edizione 2020 del Summer Fancy Food, previsto per il prossimo giugno, l’Italia sarà ancora Country partner e saranno messi a disposizione spazi espositivi presso il padiglione Ice, così da contribuire direttamente alla sensibilizzazione dei visitatori trade. Il commercio internazionale sta vivendo un periodo turbolento e il nostro export – una voce che continua comunque a collezionare record importanti – è messo a dura prova da eventi di portata generale: prima l’embargo russo, poi i dazi Usa e la Brexit. Si tratta di criticità complesse, dove entrano in gioco molti interessi, quindi difficilmente risolvibili
nell’immediato. La politica discute, si confronta sulle possibili soluzioni, ma agli operatori non vengono fornite risposte capaci di sopperire alle perdite economiche che queste criticità hanno generato o che genereranno ancora nei prossimi mesi. Per questo è necessario approfittare di ciò che si ha a disposizione e i piani promozionali Ice, insieme ai fondi comunitari per la promozione dei prodotti alimentari, sono l’unico strumento che – seppur non risolutivo – danno agli operatori l’opportunità di mantenere alta l’attenzione sui prodotti italiani nei mercati esteri più complessi.
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“UOMINI E DONNE” DALLA TV ALLA TAVOLA
CHI VINCE E CHI PERDE NEL MATCH NUTRIZIONALE LUI DIMAGRISCE PIÙ IN FRETTA, LEI SI STRESSA DI PIÙ. LUI HA BISOGNO DI PIÙ ENERGIA, LEI DI PIÙ CALCIO. ALLE PECULIARITÀ E ALLE DIFFERENZE TRA I DUE SESSI NEL RAPPORTO CON IL CIBO È DEDICATO L’ULTIMO NUMERO DELLA NEWSLETTER NUTRIZIONALE DI ASSOLATTE "LATTENDIBILE" di Carmen Besta
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a parità tra uomini e donne? Non c’è nemmeno quando si parla di nutrizione. Anzi, mano a mano che la ricerca scientifica avanza, emerge con sempre maggiore chiarezza ed evidenza come maschi e femmine abbiano differenti necessità nutrizionali. Dispendio calorico, velocità del metabolismo, fabbisogno di specifici nutrienti, facilità a perdere peso, attitudine allo stress e resistenza ossea: su tutti questi punti uomini e donne hanno esigenze diverse e che cambiano nel corso della vita.
Ma, allora, chi vince nella partita nutrizionale uomini contro donne? A spiegarlo, con un’ampia raccolta di studi scientifici, è l’ultimo numero de "Lattendibile", la newsletter nutrizionale di Assolatte, che mette a confronto peculiarità e caratteristiche dei due sessi in fatto di alimentazione e necessità nutrizionali. FABBISOGNO CALORICO: VINCONO GLI UOMINI A titolo di esempio, se consideriamo un uomo e una donna quarantenni,
normopeso e con lo stesso livello di attività fisica (moderata), possiamo stimare che il fabbisogno energetico giornaliero della donna si aggira intorno alle 2.050 kcal e quello dell’uomo a 2.775 kcal. Un gap calorico non da poco, che corrisponde a circa 80 grammi di pasta + un panino + un frutto + un cucchiaio di olio + un bicchiere di vino. Le differenze biologiche tra i due sessi non si limitano alle calorie: moltissimi studi clinici hanno dimostrato che le donne hanno specifiche necessità di micronutrienti, variabili nel
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Abbiamo un latte di qualità per ogn ognuno di voi. Parmalat ha dedicato al latte tanta energia, migliorandolo con l’esperienza ed il lavoro. E per dare a ciascuno di noi la possibilità di scegliere, ne ha creato uno per ogni esigenza, mantenendolo sicuro e garantito attraverso un’accurata selezione delle materie prime in base a severi standard qualitativi e oltre un milione di rigorosi controlli all’anno, che lo rendono di assoluta qualità e fiducia. Parmalat è il buon latte che esaudisce i gusti e le necessità di tutti, anche in termini di qualità e sicurezza.
Nutriamo insieme l’oggi e il domani
MONDO ASSOLATTE corso della vita, come calcio, ferro e acido folico. In pratica, il piatto di donne e uomini dovrebbe avere composizioni diverse. ATTITUDINE A DIMAGRIRE: MEGLIO I MASCHI Non è solo una sensazione ma un dato di fatto: le donne fanno più fatica a dimagrire. Lo dimostra uno studio condotto da un pool di università di Europa e Oceania, da cui è emerso che la stessa dieta ipocalorica faceva perdere chili e grasso più rapidamente agli uomini rispetto alle donne. La spiegazione? Il corpo maschile ha più massa muscolare (e, quindi, “brucia” di più) e le sue cellule grasse sono regolate da geni specifici, che fanno eliminare l’adipe più in fretta. Poi c’è il diverso e più stabile assetto ormonale che consente agli uomini di controllare e gestire meglio le restrizioni caloriche. Una buona notizia per tutti coloro che vogliono perdere peso è che non si devono eliminare i formaggi. Eliminarli in virtù del loro contenuto di grassi è un dettame nutrizionale obsoleto e superato dalle moderne evidenze scientifiche che, invece, individuano nell’indice glicemico l’elemento fondamentale per il dimagrimento e la salute. Il formaggio costituisce una fonte proteica privilegiata e, come tale, deve entrare in una dieta sana ed equilibrata, anche a ridotto valore calorico. Infatti, 50 grammi di formaggio apportano circa 150-200 calorie (a seconda della tipologia), ossia quanto 100 grammi di salmone o 75 grammi di prosciutto crudo o una porzione di uova strapazzate. RISCHIO DI STRESS: MAGGIORE PER LE DONNE Conciliare carriera e famiglia, occuparsi del ménage domestico e del lavoro fuori
LE DONNE E LA GRAVIDANZA A parità di peso corporeo, in generale, le donne hanno meno tessuto metabolicamente attivo rispetto agli uomini, il che significa un metabolismo basale più basso. Per agevolare le funzioni riproduttive Madre Natura ha previsto che l’organismo femminile avesse più grasso di deposito a disposizione. L'aumento di peso in gravidanza è, dunque, un evento assolutamente fisiologico: il corpo accumula le riserve energetiche necessarie al feto per svilupparsi correttamente. La gravidanza è un momento particolare in cui il corpo ha bisogno di essere ben nutrito, seppur nel rispetto del fisiologico aumento di peso raccomandato dai ginecologi.
IL RUOLO DEI LATTICINI IN GRAVIDANZA In gravidanza l’alimentazione richiede qualche accorgimento dietetico in più: aumenta leggermente il fabbisogno calorico e quello di proteine e alcuni nutrienti come acido folico, calcio e vitamina D, fondamentali per la formazione dello scheletro, come dimostrato da vari studi. Esigenze facili da rispettare consumando ogni giorno 3-4 porzioni di latte e derivati, come previsto dalle linee guida, magari scegliendoli a minor contenuto di grassi per contenere le calorie in caso di sovrappeso. Si tratta comunque di quantità compatibili anche con una dieta a contenuto calorico moderato, poiché bastano 40-60 grammi di formaggio per coprire già un terzo del fabbisogno giornaliero di calcio. Particolarmente importante durante i nove mesi di gestazione è anche non abolire latte e derivati, neppure in caso d’intolleranza al lattosio, poiché il calcio legato alla caseina è decisamente più biodisponibile per l’organismo rispetto a quello vegetale: in questo caso, basta scegliere latticini delattosati che conservano integralmente il contenuto di nutrienti. Si sta facendo strada anche la teoria molto interessante secondo cui una dieta equilibrata, che includa ogni giorno alimenti probiotici come i latti fermentati per ridurre l'infiammazione, possa cambiare alcuni parametri della gravidanza. Un recente studio norvegese in cui sono stati esaminati i dati raccolti da circa 70.000 donne incinte ha evidenziato l’utilità di consumare latticini ricchi di probiotici per diminuire il rischio di due condizioni associate a un alto grado d’infiammazione dell’organismo, come il parto prima della 37esima settimana di gravidanza e la gestosi. Anche se sono necessarie altre ricerche prima che si possano formulare raccomandazioni definitive, inserire in gravidanza una porzione giornaliera di latticini probiotici costituisce comunque un’abitudine sana e benefica.
casa: la vita delle donne è fatta di complicati equilibrismi e le espone a un maggior rischio di stress (anche cronico), rispetto agli uomini. Il che le porta, tra l’altro, ad aumentare più facilmente di peso (specialmente sull’addome) anche perché, avendo un sistema di regolazione emotiva più complesso degli uomini, sono
più portate all’uso del cibo come “comfort food” per abbassare lo stress. In effetti ci sono alimenti che aiutano a ridurre l’intensità dello stress e a migliorare il benessere psicofisico. Tra i più efficaci ci sono i formaggi, perché hanno un invidiabile mix di sostanze “euforizzanti”: i formaggi sono ottime fonti di triptofano, che stimola la
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MONDO ASSOLATTE DONNE E SINDROME PREMESTRUALE
LATTICINI NELLA SINDROME PREMESTRUALE
Le statistiche dicono che ne soffrono otto donne su dieci. In maniera variabile. Anche se, chi più chi meno, tutte le donne avvertono i cambiamenti e i disagi che il corpo subisce ogni mese. Colpa dell’impennata ormonale in cui si alternano estrogeni e progesterone che causa un aumento del liquido interstiziale, provocando gonfiori alle gambe, tensione a seno e ventre e aumento di peso. L’azione del progesterone, in particolare, influenza tutte le altre molecole di segnale (leptina, grelina, ecc.) aumentando l’appetito e la voglia di carboidrati. A complicare la situazione ci si mette la tendenza alla depressione dovuta all’aumento delle monoamminossidasi (Mao) nel cervello, che provocano una diminuzione di serotonina deputata a tenere alto il livello dell’umore. Ci sono poi l’irritabilità e gli scatti d’ira causati da una minor produzione di endorfine. Le tante donne che soffrono di sindrome premestruale devono, purtroppo, fare i conti ogni mese con le ripercussioni di questa situazione sullo stile di vita e i rapporti interpersonali.
Una dieta corretta può ridurre l’intensità di questi disturbi perché da una parte promuove il drenaggio dei tessuti e dall’altra aiuta a ridurre ansia e malumore. Una ricerca su questa patologia ha coinvolto 1.000 donne affette da sindrome premestruale e 2.000 senza questa problematica, di età compresa tra i 27 e i 44 anni, ottenendo dati interessanti per quanto riguarda l’approccio dietetico. Nello specifico, si è dimostrato che una maggiore assunzione di alimenti ricchi di vitamina D diminuisce del 41% i sintomi tipici. Risultati analoghi si sono ottenuti con l'assunzione di calcio: le consumatrici abituali di alimenti che ne sono ricchi (in media 1.283 mg al giorno) hanno mostrato un’insorgenza di problematiche premestruali inferiore del 30% rispetto a quelle che seguivano una dieta povera di calcio (in media 529 mg al giorno). Pertanto, i ricercatori suggeriscono di integrare nella dieta quotidiana le corrette quantità di alimenti, per assumere giornalmente almeno 800 mg di calcio e 5 µg di vitamina D. Entrambe queste sostanze sono contenute in latte, anche in versione scremata, yogurt e formaggi, .
produzione di serotonina; di vitamina B2 e di zinco, indispensabili per combattere l'irritabilità, e di calcio che ha la capacità di rilassare il sistema nervoso e muscolare. Oltre ad attivare la secrezione di neurotrasmettitori efficaci per contrastare l’ansia (come dopamina e serotonina), i latticini innescano anche la produzione dell’acidoamminobutirrico (Gaba) che ha un riconosciuto effetto rilassante. FABBISOGNO DI CALCIO: UGUALE PER TUTTI Tra i 30 e i 59 anni, ossia nella fase della vita cruciale per mantenere la massa ossea, il fabbisogno quotidiano di calcio è lo stesso per tutti: 1.000 mg al giorno. Per le donne è più difficile soddisfare questa raccomandazione, perché negli oltre 30 anni di menopausa che si trovano a vivere, il loro organismo assorbe meno il calcio introdotto con gli alimenti e usa di più quello depositato
nelle ossa. Ecco perché alle donne in menopausa i Larn suggeriscono di assumere 1.200 mg di calcio al giorno. I latticini, ricorda Assolatte, sono tra le migliori fonti
di calcio e vitamina D (indispensabile per fissarlo nelle ossa), insieme a verdure (come cavoli e rucola), uova e pesci grassi (come sardine, sgombro e salmone).
GLI ALIMENTI AMICI DELLE DONNE Il nuovo numero de Lattendibile, la newsletter di Assolatte realizzata dalla nutrizionista e giornalista Samantha Biale Pochi mesi fa il ministro della Salute ha firmato il decreto relativo al piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere. L’esigenza di questo nuovo punto di vista, che pone l’Italia all’avanguardia in Europa, nasce dalla crescente consapevolezza delle differenze tra uomo e donna quando GLI ALIMENTI si parla di personalizzazione delle terapie e, AMICI DELLE DONNE naturalmente, anche della dieta. Le donne, infatti, hanno particolari esigenze nutrizionali, che cambiano durante ogni fase della vita, e i latticini sono un valido alleato. № 77
Le donne hanno particolari esigenze nutrizionali, che cambiano durante ogni fase della vita. E i latticini sono un valido ALLEATO.
di SAMANTHA BIALE
IL REGIME ALIMENTARE? DIVERSO FRA DONNA E UOMO
NUTRIZIONISTA E GIORNALISTA
“Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” è il titolo del libro più famoso al mondo sui rapporti di cop-
pia. Oltre alle differenze sul modo di affrontare la vita, ben descritte dall’Autore, è cognizione scientifica che uomini e donne - per specificità anatomiche e funzionali -
hanno differenti necessità nutrizionali. Pochi mesi fa è stato firmato dall’allora ministro della Salute Giulia Grillo il decreto relativo al piano per l’applicazione e la diffusio-
ne della Medicina di Genere, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018, approvato in Conferenza Stato-Regioni. L’esigenza di questo nuovo punto di vista, che pone l’Italia all’avanguardia in Europa, nasce dalla crescente consapevolezza delle differenze tra uomo e donna quando si parla di personalizzazione delle terapie e, naturalmente, anche della dieta. Delle differenze fra uomo e donna in rapporto all’alimentazione si è occupata una vasta review italiana pubblicata su Molecular Aspects of Medicine (16) che pone in rilevo, in particolare, le peculiarità legate al diverso assetto ormonale.
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LE DONNE E IL PESO CORPOREO È un dato di fatto: le donne fanno più fatica a dimagrire …
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LE DONNE E LA ROBUSTEZZA OSSEA La densità minerale ossea è una questione chiave …
LE DONNE E LA GRAVIDANZA A parità di peso corporeo, le donne hanno meno tessuto metabolicamente attivo ...
Lattendibile ®
è la newsletter di
Uomini e donne hanno un diverso fabbisogno energetico dovuto al peso corporeo, alla massa muscolare e al metabolismo basale. Scorrendo i LARN, si evince che i primi hanno fabbisogni medi nettamente superiori alle seconde. A titolo di esempio, se consideriamo un uomo e una
donna quarantenni, normopeso e con lo stesso livello di attività fisica (moderata, senza attività fisiche auspicabili), possiamo stimare che il fabbisogno energetico giornaliero della donna si aggiri intorno alle 2050 kcal e quello dell’uomo a 2775 kcal. Un gap calorico non da poco che corrisponde a circa 80 grammi di pasta + un panino + un frutto + un cucchiaio di olio + un bicchiere di vino. Ma le differenze biologiche tra i due sessi non si limitano alle calorie: moltissimi studi clinici hanno dimostrato che le donne hanno specifiche necessità di micronutrienti, variabili nel corso della vita, come calcio, ferro e acido folico. In pratica, quindi, il piatto di donne e uomini dovrebbe avere composizioni diverse.
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LE DONNE E LO STRESS È un tipico esempio pratico di “squilibrio” di genere…
LE DONNE E LA SINDROME PREMESTRUALE Le statistiche dicono che ne soffrono otto donne su dieci ...
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LE DONNE E LA MENOPAUSA In questa fase della vita, il corpo vive grandi cambiamenti. Già a partire dalla peri-menopausa ...
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PRATICHE COMMERCIALI SLEALI E TRASPARENZA DEL MERCATO di Katia Bellantone
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fine gennaio si è riunita la Commissione affari economici e per il commercio internazionale della European Dairy Association. Poche le novità sul capitolo trade: si aspetta senza grandi speranze la decisione dell’amministrazione Trump in merito al possibile aumento dei dazi sui prodotti europei (mentre andiamo in stampa non ci sono novità, ndr). Maggiore attivismo c’è invece sulla Brexit ora che il Regno Unito è formalmente uscito dall’Unione europea. Passato il momento emotivo – il voto in aula a Bruxelles ha segnato un pezzo di storia – bisogna pensare agli aspetti pratici, economici e commerciali. Eda ha messo a punto un documento che verrà approvato dal board e trasmesso alla Commissione, in cui si chiede il mantenimento dello status quo delle norme che regolano il traffico di merci tra Gran Bretagna e il resto d’Europa. In sede Eda è emersa particolare preoccupazione, e il documento riflette questa sensibilità, sulle regole di origine e sul fatto che l’accordo commerciale Ue-Uk non dovrebbe prevedere tariffe o quote, strumenti che si utilizzano quando ci sono ampie differenze di prezzo nei mercati, non di certo il caso della Gran Bretagna. Più delicati i temi che riguardano l’equilibrio del mercato comune. Commissione europea e Stati membri sono impegnati nella trasposizione nazionale della Direttiva pratiche commerciali sleali, approvata nel dicembre 2018. Uno degli aspetti più importanti e ancora irrisolti riguarda le competenze nei casi transnazionali, quelli che coinvolgono, per esempio, i contratti tra un’azienda italiana e una centrale d’acquisto Svizzera. La Commissione europea ha aperto un dialogo costante con gli Stati membri, ci sono riunioni frequenti e sono state attivate chat per rispondere ai dubbi dei legislatori nazionali. Punto fondamentale, la Commissione europea continua a ribadire che la Direttiva crea standard minimi, ma gli Stati
membri sono incoraggiati ad andare oltre, innalzando il livello di tutela. L’associazione europea è molto preoccupata per il tema della trasparenza del mercato. La Commissione europea sta lavorando con fretta all’implementazione del regolamento dello scorso dicembre, anche se gli aspetti da definire con gli Stati membri sono ancora numerosi. In uno scambio di opinioni con la Commissione i delegati Eda hanno sottolineato che il settore è già molto trasparente, sono previste comunicazioni costanti dei prezzi e maggiori informazioni potrebbero mettere a rischio anche la competitività degli allevatori. Il tutto senza considerare le clausole di confidenzialità. L’obiettivo della Commissione europea è costruire un data base dove si veda il trend dei prezzi, per garantire stabilità ai redditi di allevatori e agricoltori. Queste sono le maggiori novità che occuperanno il settore nei prossimi mesi: maggiori comunicazioni e informazioni più dettagliate sui prezzi alla stalla e più chiarezza nei contratti di acquisto.
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ATTUALITÀ_UE LE PRIORITÀ DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE PRESENTATE AL PARLAMENTO EUROPEO di Katia Bellantone
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ualche settimana fa, Federalimentare è sbarcata a Bruxelles per incontrare gli italiani eletti lo scorso maggio al Parlamento europeo. Obiettivo: illustrare le priorità dell’industria alimentare e affrontare temi che sono spesso all’ordine del giorno sulla stampa, discussi trasversalmente da tutti i partiti, spesso strumentalizzati. All’evento della federazione hanno partecipato molti deputati europei di tutti i gruppi politici, i rappresentati delle istituzioni italiane, la rappresentanza permanente e chi a Bruxelles si occupa di politica alimentare, sicurezza e informazione ai consumatori. Molto utile, quindi, la missione dei vertici associativi, guidati dal presidente Vacondio, che ha ricordato a tutti il ruolo chiave dell’industria alimentare, che lo scorso anno ha fatturato 145 miliardi di euro, di cui 35 dovuti all’export. Un grande settore che, nonostante le difficoltà, porta a casa risultati importanti e che ripone molte aspettative sulla politica comunitaria. La prima è garantire il corretto funzionamento del mercato unico attraverso una regolamentazione migliore, ma soprattutto armonizzata. Perché avere regole comuni in Europa è fondamentale, ha ricordato il presidente, e incide sulla competitività del made in Italy e delle aziende. L’industria ha chiesto poi che venga riconosciuto il suo ruolo nel percorso verso l’economia verde. Le aziende sono protagoniste nella transizione verso la produzione sostenibile, sono pioniere di nuove tecnologie e di processi di trasformazione a ridotto impatto ambientale, ma con grande valore economico e sociale.
Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare
Da tempo Le industrie alimentari sono impegnate a 360 gradi su questi temi e lavorano lungo tre direttrici: ambientale, sociale ed economica. Fondamentale insistere sull’export, visto il lavoro fatto per la promozione del made in Italy. Il settore si aspetta il sostegno delle istituzioni per abbattere le troppe barriere tariffarie e non tariffarie che frenano in modo determinante l’entrata dei nostri prodotti sui mercati esteri. Ampio spazio è stato dedicato ai temi dell’etichettatura, sia in riferimento all’origine della materia prima, sia ai profili nutrizionali nel fronte pacco. Sul primo punto, la posizione della politica nazionale – anche di quella che lavora tra Strasburgo e Bruxelles – è sempre la medesima: conoscere l’origine dell’ingrediente primario è uno strumento fondamentale per sostenere il settore agricolo e rafforzare la fiducia dei consumatori. Durante l’incontro, però, è emerso che troppi dimenticano che al di là di ogni retorica, l’Italia è un Paese di trasformatori e che legare l’origine della materia prima al made in Italy è controproducente. Così come è pericoloso alimentare la contrapposizione consumatori-industria in un Paese come l’Italia in cui gli standard di sicurezza sono elevatissimi e la qualità dei prodotti è garantita da controlli molto severi. Totale intesa, invece, sull’etichettatura fronte pacco: tutti contro il nutriscore, tutti a favore del sistema a batteria proposto dall’Italia come strumento di informazione ai consumatori e di lotta al sistema francese. Il sistema italiano – da poco formalizzato a Bruxelles per le verifiche di rito – è stato presentato da Andrea Ghiselli del Crea e da Marco Silano dell’Istituto superiore Sanità, che hanno mostrato le differenze tra batteria e nutriscore e i risultati della sperimentazione italiana.
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ATTUALITÀ_NEWS CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO E WHOLE FOODS ACCORDO PER AUMENTARE LE VENDITE IN USA, CANADA E UK Il Consorzio Parmigiano Reggiano ha firmato un accordo con Whole Food Markets per aumentare i volumi della Dop in oltre 500 punti vendita tra Stati Uniti, Canada e Regno Unito. La catena americana si impegna a dare un’adeguata presentazione del prodotto all’interno dei supermercati per aiutare i consumatori a distinguere il Parmigiano Reggiano dai prodotti similari. Whole Foods Markets, fondato nel 1980 ad Austin (Texas) e acquistato nel 2017 da Amazon per 13,7 miliardi di dollari, può contare su una rete distributiva di 487 negozi negli Usa, 14 in Canada e 7 nel Regno Unito. Tre Paesi che rientrano nella Top 5 dei maggiori importatori di Parmigiano
Reggiano al mondo: gli Stati Uniti (10.439 tons) sono il secondo mercato dopo la Francia, il Regno Unito (6.940 tons) il quarto, il Canada (3.030 tons) il quinto. L’accordo punta a sviluppare tre azioni che saranno intraprese dal colosso di Austin per incrementare le vendite e, allo stesso tempo, offrire un posizionamento adeguato al Parmigiano Reggiano. In primis, Wfm organizzerà due eventi
all’anno per aumentare la visibilità e la partecipazione del pubblico alla cerimonia di apertura della forma di Parmigiano Reggiano: un vero e proprio show che attira foodies e curiosi all’interno dei punti vendita. Tali eventi avranno le forme di Parmigiano Reggiano al centro, e in ogni punto vendita l’apertura a mano della forma sarà il momento clou da cui partire per fornire informazioni al consumatore sulla qualità del prodotto e promuoverne l’acquisto. La seconda prevede uno scambio di informazioni e dati di marketing raccolti tramite la rete e i social media. Infine, Wfm collocherà materiali informativi del Consorzio in ogni supermercato.
PECORINO SICILIANO DOP, CRESCE LA PRODUZIONE Cresce la produzione del Pecorino Siciliano Dop, il formaggio più antico prodotto in Sicilia. Le numerose attività promosse dal Consorzio di Tutela nel corso degli anni e il costante impegno dei soci riflettono l’andamento crescente del marchio in sul mercato. I dati di produzione testimoniano l’incremento di interesse da parte del mondo caseario verso questa produzione. “Un trend in crescita da dieci anni – afferma Massimo Todaro, consigliere del cda del Consorzio di Tutela del Pecorino Siciliano – anche se prima c’e stato un incremento maggiore, nel senso che se prima si cresceva del 18-20%, negli ultimi due anni si registra una crescita del 10-12% l’anno. La produzione del 2019 si attesta a quasi 70 tonnellate di prodotto marchiato. La potenzialità del territorio siciliano è senza dubbio immensa: in questo momento 70 tonnellate ci sembrano tante, ma se ci confrontiamo con la produzione di altri pecorini in Italia siamo nell’ordine dell’1-2% quindi il territorio siciliano e la produzione di latte possono raggiungere ben altri livelli”. La caseificazione del Pecorino Siciliano Dop avviene esclusivamente dal latte intero crudo di
pecore allevate al pascolo spontaneo nel territorio siciliano. Il periodo di produzione è compreso tra ottobre e giugno. L’utilizzo dei metodi tradizionali, la salatura praticata manualmente e la stagionatura di almeno 4 mesi in locali ad areazione naturale rendono questo formaggio un’eccellenza casearia dalle caratteristiche irripetibili.
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ATTUALITÀ _NEWS ARRIGONI BATTISTA, SEI MEDAGLIE AI WORLD CHEESE AWARD L’azienda Arrigoni Battista si è nuovamente distinta tra le eccellenze italiane al prestigioso contest internazionale World Cheese Awards 2019, in un’edizione ancora più significativa poiché tenutasi per la prima volta in Italia, a Bergamo, patria del settore agroalimentare lombardo e del caseificio stesso. Tra i 3.804 formaggi in gara provenienti da tutto il mondo, valutati da 260 giudici internazionali, Arrigoni Battista ha conquistato sei medaglie, un bottino mai raggiunto prima, confermandosi portabandiera della tradizione casearia lombarda. Eccole nel dettaglio. Medaglia d’Oro al “BerghemBlu Riserva”, erborinato che costituisce una selezione d’eccellenza del BerghemBlu. Una vittoria che Arrigoni Battista dedica proprio alla città di Bergamo, trattandosi di un formaggio che omaggia il territorio bergamasco sia nel naming, sia nei sapori e nella tradizione.
Medaglia d’Oro anche al Maggengo, formaggio della Linea Unici, ispirato al tipico primo taglio del fieno, il più importante perché ricco e profumato di essenza delle terre lombarde. Medaglia d’Argento al Gorgonzola Dop Piccante, che ancora una volta arricchisce il proprio palmares arrivando alla decima medaglia in sei anni, di cui cinque ai World Cheese Awards. Medaglia d’Argento al Lucifero, erborinato della Linea Unici caratterizzato dall’aggiunta di peperoncino. Medaglia di Bronzo al Capriccio, formaggio molle a pasta fresca dalla forma allungata, prodotto con latte vaccino e destinato al consumo fresco. Si tratta della prima medaglia vinta da Arrigoni Battista con un formaggio fresco. Medaglia di Bronzo al BerghemBlu, erborinato sapientemente nato dai maestri stagionatori di Arrigoni Battista, che riporta alla luce sapori e profumi ormai dimenticati, tipici dei primi grandi erborinati italiani. “Siamo particolarmente orgogliosi di aver vinto ben sei medaglie – ha detto il presidente Marco Arrigoni (nella foto) – le medaglie, però, sono solo il risultato finale di un grande lavoro di squadra, perché senza le persone non esisterebbero né successi e nemmeno l’azienda”. Forte di questi nuovi riconoscimenti (che portano a 41 i premi vinti negli ultimi 15 anni), dal 23 al 26 febbraio Arrigoni Battista ha partecipato alla 16esima edizione del Salon du Fromage et des Produits Laitiers a Parigi. I buyer internazionali che hanno visitato lo stand hanno potuto conoscere valori, premi e prodotti dell’azienda lombarda.
A CREMONA C’È “FORMAGGI & SORRISI” “Formaggi & Sorrisi”, evento pensato per valorizzare i prodotti caseari italiani e tutti i derivati del latte torna a Cremona dal 17 al 19 aprile 2020 con grandi novità. Da quest’anno non solo formaggi, ma verranno proposti anche prodotti per speciali abbinamenti come composte, marmellate, mostarde, aceti e mieli e tutte le eccellenze gastronomiche che esaltano il connubio al palato con i formaggi. Un appuntamento per appassionati e addetti ai lavori per degustare, acquistare e conoscere meglio uno tra i prodotti made in Italy più apprezzati e imitati al mondo. Un ricco calendario di eventi dedicati al grande pubblico di tutte le età, con spettacoli di animazione e intrattenimento, showcooking, degustazioni guidate, laboratori esperienziali e disfide, sculture di formaggio, affiancati a momenti informativi e culturali, tra i quali mostre, itinerari turistici, tavole rotonde, convegni, dimostrazioni dei metodi di arte casearia e didattica per grandi e piccoli.
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ATTUALITÀ _NEWS #STAYCREMOSO, LA NUOVA CAMPAGNA DI PHILADELPHIA PENSATA PER I NUOVI CANALI DI COMUNICAZIONE #Staycremoso è la nuova campagna Philadephia in corso di svolgimento con appuntamenti su tutto il territorio nazionale: flashmob, incontri con persone dello spettacolo, eventi presso i punti vendita, oltre a un sito dedicato (www.staycremoso.it) e un concorso. A supporto di questa rivoluzione anche una campagna multicanale che fino al 29 marzo vede coinvolti i principali siti di informazione, le piattaforme Waze e Spotify nonché Instagram e Facebook, tramite l’attivazione di noti influencer in linea con il mood “cremoso” di Philadelphia. Il lancio ufficiale è stato in piazza Gae Aulenti a Milano a metà gennaio con due flashmob che hanno visto 77 performer eseguire la coreografia ideata da Nikos Lagousakos, coreografo e regista di fama internazionale.
Tra le produzioni più importanti a cui ha lavorato ci sono le cerimonie di apertura di chiusura delle Olimpiadi di Atene 2004, delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006 e dei Giochi Panamericani a Lima, in Perù, del 2019, di cui è stato direttore creativo. Le tappe successive sono state Napoli,
Sanremo, Torino e Roma. Da marzo #Staycremoso è sbarcata nelle stazioni ferroviarie di Milano Centrale e Roma Termini. I viaggiatori in partenza o in arrivo possono salutare “in grande” i propri cari, proiettando sugli schermi delle stazioni i propri selfie attraverso una IGstory.
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calcio, basso contenuto di grassi. Il marchio, attivo dal 1958, propone anche referenze a base di latte di capra e vaccino.
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DA TRE GENERAZIONI LA RICERCA DELL’ECCELLENZA
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ATTUALITÀ _NEWS NESTLÉ E UNIVERSITÀ FEDERICO II DI NAPOLI INSIEME PER SVILUPPARE PACKAGING SOSTENIBILI Nestlé e l’Università Federico II di Napoli hanno dato vita a una collaborazione per identificare strategie innovative per l’adozione di nuovi packaging sostenibili. La sinergia si pone tre obiettivi principali: identificare strategie innovative di nuovi materiali polimerici; mettere a punto nuovi materiali eco friendly di confezionamento più idonei alla conservazione di alimenti, al fine di preservarne proprietà organolettiche, nutrizionali e salutistiche; mettere a punto processi produttivi già esistenti utilizzando gli attuali impianti di confezionamento. La partnership nasce dall’impegno preso da Nestlé che punta a rendere il 100% dei suoi imballaggi riciclabili o riutilizzabili entro il 2025. In Italia, Nestlé ha già raggiunto il 95% di materiale riciclabile all’interno dei packaging dei propri prodotti, trovandosi perfettamente in linea con gli obiettivi. In questa direzione, l’Università mette a disposizione il Dipartimento di Scienze Chimiche, un centro d’eccellenza nel campo della scienza dei polimeri, che dispone delle risorse e
del know-how necessari per svolgere attività di ricerca scientifica nel campo dello sviluppo di materiali polimerici innovativi. “A oggi Nestlé ha già raggiunto il 95% di materiale riciclabile all’interno dei propri packaging – ha detto la Corporate affairs director di Nestlé Manuela Kron – un percorso che portiamo avanti da diversi anni, arrivato ormai all’ultimo miglio. Per arrivare al 100% entro il 2025 ci avvaliamo delle migliori partnership internazionali, al fine di sviluppare soluzioni all’avanguardia a sostegno di un packaging sempre più sostenibile. E ora siamo molto soddisfatti di poter annoverare anche un’eccellenza italiana come l’Università Federico II di Napoli tra i nostri partner”.
“La collaborazione con Nestlé ci permette di approfondire lo studio di soluzioni e nuovi materiali innovativi – ha precisato la professoressa Finizia Auriemma, responsabile del progetto – per un utilizzo sempre più attento e consapevole delle risorse e puntando alla totale riciclabilità dei materiali”. Non è la prima volta che Nestlé e il Dipartimento di Scienze Chimiche incrociano le loro strade: già 10 anni fa nell’ambito del progetto Axia – in collaborazione con la Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) – la Federico II aveva ricevuto il sostegno di Nestlé per la ricerca di nuovi materiali polimerici per l’imballaggio rigido e flessibile di alimenti.
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vasetti da 125 grammi, ideali anche come spuntino o come snack leggero fuoripasto.
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ATTUALITÀ _LIBRI COMUNICAZIONE INTEGRATA MICROBIOTA. L’AMICO E REPUTATION MANAGEMENT INVISIBILE PER IL BENESSERE Cambia la società, cambiano i consumatori, si evolvono le tecnologie per la comunicazione. Di conseguenza si devono aggiornare strategie, strumenti e tecniche della comunicazione integrata per le imprese, le organizzazioni e le istituzioni. La ricerca del consenso e la costruzione della reputazione passano attraverso professionalità nuove e metodi e linguaggi aggiornati. Formazione continua e curiosità sono gli ingredienti del successo nella professione del comunicatore. L’obiettivo di “Comunicazione integrata e reputation management” (Luiss University Press 2019, 595 pp.), curato da Gianluca Comin, è offrire un’approfondita analisi dell’evoluzione avvenuta nell’ambito della corporate communication, a fronte di tale processo inarrestabile di innovazione dei canali utilizzati, da cui si rende indispensabile integrare un orientamento e-business nell’ambito dei processi e sistemi di comunicazione. Il volume è arricchito dalla partecipazione di professionisti di fama.
Pesa poco meno del cuore ed è composto da un numero di cellule superiori a quello del nostro corpo che le ospita. Non compare su nessuna carta anatomica, pur giocando un ruolo importante nel nostro benessere e, purtroppo, anche nella comparsa di molte patologie. La scienza è sempre più attenta al microbiota, l’insieme delle cellule batteriche che vivono nell’apparato digerente, e in particolare nell’intestino, e ci offre anche una serie di indicazioni utili per mantenere in salute questa megalopoli di abitanti che devono convivere al meglio per favorire il nostro benessere. Di questo tratta “Microbiota. L’amico invisibile per il tuo benessere a tutte le età” (Gribaudo editore 2020, 199 pp.) curato da Federico Mereta e Silvia di Maio. Il volume, destinato al pubblico più vario, nasce grazie alla Fondazione Istituto Danone. Il testo affronta il mondo invisibile del microbiota: cos’è, come funziona, la sua importanza, la sua unicità, traducendo concetti scientificamente complessi in maniera semplice, in modo da avvicinare esperti e lettori in questa scoperta di un amico invisibile.
GIALLO. STORIA DI UN COLORE
MANGIARE BENE, DORMIRE MEGLIO
Dopo i volumi dedicati al blu, al nero, al verde e al rosso “Giallo” (Ponte alle Grazie editore 2019, 240 pp.) continua il lavoro che Michel Pastoureau ha dedicato negli ultimi vent’anni alla storia sociale e culturale del colore. Una grande opera che nella sua ricchezza di riferimenti dotti e popolari diventa un modo sorprendente per raccontare l’evoluzione della nostra società, dalle origini a oggi. Colore caldo e luminoso, oppure elusivo, malsano, traditore? Il limitato interesse che suscita nella vita quotidiana dura da almeno cinque secoli, benché avesse goduto in passato di un notevole prestigio. Colore della luce e della ricchezza per gli Antichi, di grande importanza religiosa per Greci e Romani, simbolo dell’oro e dell’immortalità per Celti e Germani, non era caduto in disgrazia fino al Medioevo. È in quell’epoca che, in contrapposizione al giallo felice dell’oro, del miele e del grano, del potere e dell’abbondanza, si fa strada il giallo demoniaco della falsità, della malattia e della follia.
“Mangiare bene, dormire meglio” (Gribaudo editore 2019, 180 pp.), di Lorenza Dadduzio, Elvira Greco e Luisa Piva, è un libro dedicato a chi, più o meno consapevolmente, non ha un buon rapporto con il sonno. Cosa c’entra il cibo con il sonno? Più di quanto si creda. Infatti, gli ingredienti che utilizziamo ogni giorno per preparare i piatti che mangiamo liberano determinati ormoni o ne inibiscono altri, influiscono sulla digestione o vanno a sovreccitare la mente e il corpo. Ed è vero anche il contrario: la qualità del sonno determina il nostro rapporto con il cibo, per esempio modificando la capacità di metabolizzare gli zuccheri, o influenzando il senso di sazietà. Ecco, dunque, un libro a metà strada fra ricettario e manuale, con tantissimi piatti dall’antipasto al dolce, ma anche un originale test, consigli, suggerimenti e… ricette della buonanotte, consultabili sul sito www.cucinamancina.com
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ECONOMIA
ITALIANI SEMPRE PIÙ SALUTISTI E ATTENTI ALLA SOSTENIBILITÀ LA SESTA EDIZIONE DELL’OSSERVATORIO IMMAGINO NIELSEN GS1 ITALY RILEVA UN CARRELLO DELLA SPESA CON PIÙ FIBRE, PIÙ PROTEINE E MENO ZUCCHERI. MA È L'ECO FRIENDLY LA STELLA POLARE TRA GLI SCAFFALI di Samuele Ferrigato
N
el piatto degli italiani ci sono più fibre e proteine, meno carboidrati (in particolare meno zuccheri) e una quota stabile di grassi. Il che si traduce in un minor apporto calorico medio. A risentirne sono anche i consumi di formaggi, yogurt e latte. L’analisi condotta dall’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy nei mesi da giugno 2018 a giugno 2019 ha confermato alcuni trend nutrizionali già rilevati nell’anno precedente e ha portato alla luce nuovi fenomeni. In questo periodo è proseguita, seppur su livelli più contenuti, la crescita dell’intake di fibre (+1,5% contro il +2,2% dell’anno precedente) e si è consolidato l’aumento dell’apporto di
proteine (+0,4% dopo il +0,8% dell’anno precedente). Nei 12 mesi monitorati ha cambiato segno il trend dei grassi, che risultano stabili: -0,1% a fronte del +0,9% dell’anno precedente. Stesso andamento per la componente dei grassi saturi, in calo annuo dello 0,2%, dopo il +0,1% dell’anno scorso. Da sottolineare, inoltre, l’accelerazione nel calo dei carboidrati (-1% dopo il -0,4% della rilevazione precedente), con il trend negativo degli zuccheri che si mantiene costante (-1,9 per cento). Questa dinamica tra le varie componenti nutrizionali determina un lieve calo dell’apporto calorico medio
(-0,4%), che nella rilevazione precedente era invece leggermente cresciuto (+0,2%). IL PANIERE GREEN La sostenibilità è il trend topic anche nel largo consumo. La sesta edizione dello studio Nielsen ha così deciso di dedicare un focus a questo comparto, creando un paniere green composto da 19.182 prodotti che, nei mesi monitorati, hanno sfiorato i 7 miliardi di euro di sell-out nel canale iper+super. Rispetto ai 12 mesi precedenti, la crescita a valore è stata del 3,4 per cento. Commisurando questo carrello della spesa eco friendly al totale del largo consumo rilevato dall’Osservatorio Immagino, si
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ECONOMIA scopre che già oggi il 18% dei prodotti a scaffale e il 19,4% del giro d’affari dei punti vendita rientra nel mondo green, perché presenta on pack almeno un claim che ne comunica e valorizza l’impegno sul fronte della sostenibilità. Il paniere green si può dividere in varie categorie. La più pesante in termini di
dell’agricoltura sostenibile, cresciuta complessivamente del 5,7% a valore: il biologico ha continuato a espandersi, come accade da anni e anche l’uso di ingredienti naturali è in forte crescita. Inoltre, tra i prodotti più dinamici ci sono quelli da filiera certificata e quelli biologici per il cura persona. L’Osservatorio Immagino ha
LA COMPOSIZIONE DEL METAPRODOTTO IMMAGINO CARBOIDRATI
20,4 G
DI CUI ZUCCHERI
8,1 G
GRASSI
8,6 G
DI CUI GRASSI SATURI
2,8 G
PROTEINE
6,3 G FIBRE
2,1 G
vendite, con oltre 2,8 miliardi di euro di valore nell’anno finito a giugno 2019, è quella delle risorse naturali, che include l’uso di una minor quantità di plastica negli imballaggi o l’uso di materiale di riciclo. Al secondo posto c’è il gruppo dei claim che riguardano i metodi sostenibili applicati in agricoltura e negli allevamenti, con 2,2 miliardi di euro di giro d’affari. Segue il gruppo delle indicazioni sulla responsabilità sociale (come l’impegno delle aziende nel garantire condizioni lavorative sostenibili e la salvaguardia delle foreste), con 2,1 miliardi di euro e, a distanza, quello dei prodotti realizzati nel rispetto degli animali od ottenuti secondo i protocolli della pesca sostenibile, con 437 milioni di euro di vendite. Nel periodo analizzato, l’area più vivace è stata quella
registrato per i prodotti su cui viene comunicato l’utilizzo sempre più sostenibile delle risorse naturali un aumento delle vendite che hanno segnato un +3,9% annuo: tra questi prodotti quelli che segnalano
l’impegno per ridurre l’impatto ambientale e le emissioni di CO2, l’uso di materiale riciclato e di componenti più facili da smaltire, ma anche le innovazioni introdotte per aiutare a ridurre gli sprechi domestici di prodotto. È aumentato del 2,3% il sellout dei prodotti che riportano sull’etichetta un claim o una certificazione riferita al rispetto degli animali. Infine, ha segnato un +1,4% il paniere dei prodotti attenti alla responsabilità sociale e ambientale e dotati delle principali certificazioni di settore.Complessivamente, gli yogurt sono la categoria con il maggior giro d’affari, seguiti dalle verdure confezionate, dai formaggi spalmabili dolci, da latte e derivati, dalle uova fresche e dai prodotti da forno. Tra le categorie merceologiche, a sviluppare la percentuale più rilevante del giro d’affari sono le verdure di quarta gamma (17,2% di quota), il latte fresco (14,8%), i formaggi freschi tradizionali (8,5%), la crescenza (8,2%), la pasta di semola (6,7%) e gli affettati (4,2%). Ad aver contribuito di più alla crescita sono stati il latte fresco (grazie alla maggiore domanda e all’apprezzamento da parte dei consumatori), la pasta di semola (per effetto dell’ampliamento dell’offerta) e gli affettati (trainati da un allargamento dell’assortimento
IL PESO DEL MONDO DELLA SOSTENIBILITÀ PER REPARTO
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ECONOMIA IL PESO DEL CLAIM MANAGEMENT SOSTENIBILE DELLE RISORSE PER REPARTO
IL PESO DEL CLAIM SOSTENIBILITÀ PER REPARTO
totale di rifiuti prodotti ogni anno in Italia, che è calcolata in 30 milioni di tonnellate (fonte: Ispra “Rapporto Rifiuti Urbani” 2018). Considerando gli attuali 60 milioni di abitanti in Italia, possiamo stimare che ogni nuovo nato venga alla luce con un carico di circa 50 kg di packaging da smaltire. DOP, GRANA IN EVIDENZA L’“italianità” è entrata prepotentemente, e sembra stabilmente, nel carrello della spesa: ormai un prodotto su quattro acquistato in supermercati e ipermercati riporta sull’etichetta un
a scaffale e da una maggiore domanda). I prodotti con claim senza Ogm sono oltre mille e hanno generato un fatturato pari a circa 420 milioni, con un trend negativo rispetto all’anno precedente (-1,2 per cento). Questi prodotti fanno riferimento prevalentemente al mondo del fresco (56,1%) e alla drogheria alimentare (29,1%). Le referenze con questo claim sono cresciute principalmente nelle categorie degli yogurt (con yogurt magro e yogurt funzionale), della carne bovina, dei surgelati, di latte e panna fresca. Invece si evidenziano contrazioni di venduto in latticini Uht, pane e sostitutivi, uova fresche e vegetali conservati. IL RUOLO DEL PACKAGING Nell’era del climate change e della questione ambientale, il packaging dei prodotti di largo consumo assume un nuovo ruolo. Non è più cruciale solo lungo la supply chain ma lo è anche nelle scelte d’acquisto dei consumatori. Per quanto rimanga centrale e imprescindibile la sua funzione di conservare e proteggere i prodotti lungo l’intera loro vita commerciale from farm to fork, oggi il packaging è oggetto di discussione. Infatti, le considerazioni e le preoccupazioni riguardo
all’impatto sull’ambiente delle confezioni in cui sono venduti i prodotti presenti nel carrello della spesa si stanno ritagliando sempre più spazio nel dibattito pubblico. Quanto pesano realmente le confezioni sul totale dei prodotti acquistati? L’Osservatorio Immagino stima che gli acquirenti di prodotti grocery all’interno di ipermercati e supermercati hanno portato a casa nell’ultimo anno oltre 1,2 milioni di tonnellate di packaging, rappresentate soprattutto dai contenitori delle bevande (500mila tonnellate) e dei prodotti della drogheria alimentare (450mila tonnellate). Riparametrando i valori della tara in tonnellate sul numero di confezioni vendute nell’intero mondo della distribuzione moderna (ossia ipermercati, supermercati, libero servizio, discount e specialisti drug), si arriva a quasi 3 milioni di tonnellate. È questo il peso effettivo del packaging determinato dagli acquisti di prodotti di largo consumo degli italiani. Una cifra enorme, che rappresenta in modo chiaro l’impatto ambientale generato in un anno dal confezionamento del largo consumo. La spesa complessiva di largo consumo degli italiani incide per il 10% circa sulla quantità
IL PESO DEL CLAIM AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO SOSTENIBILI PER REPARTO
IL PESO DEL CLAIM BIOLOGICO/ EU ORGANIC DEL REPARTO
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ECONOMIA IL PESO DEL CLAIM FILIERA/ TRACCIABILITÀ PER REPARTO
riferimento alla sua origine nazionale. Però nel 2019, dopo un paio di anni di crescite costanti e sostenute, il mercato dei prodotti connotati dai claim che rimandano all’italianità comincia a mostrare i primi segni di rallentamento. Tra giugno 2018 e giugno 2019, le vendite di questo paniere sono cresciute di un +1,3% a fronte del +3,5% dell’anno precedente. La frenata è dovuta a due fattori concomitanti: l’aumento più contenuto dell’offerta di nuovi prodotti e il lieve calo della domanda. Infatti, tra giugno 2018 e giugno 2019, la componente di domanda si è “sgonfiata” ed è stata soprattutto la crescita dell’offerta a sostenere le vendite dei claim che richiamano l’italianità. Performance positiva anche per le vendite di prodotti Dop (+1,8%), anche se molto più contenuta rispetto all’anno precedente (+5,2%). Le più positive sono state messe a segno dai formaggi tipo grana, dai formaggi da tavola, da arance, aglio, pomodori e cipolle confezionate. FRESCHI, MENO LATTE Nel corso dell’ultimo anno, l’evoluzione dell’offerta e dei consumi nell’area del fresco ha portato a un metaprodotto più sano. Ossia con un apporto
IL PESO DEL CLAIM SENZA OGM PER REPARTO
IL PESO DI 100% INGREDIENTI NATURALI PER REPARTO
stabile di calorie (-0,1%) e proteine (+0,1%), più ricco di fibre (+3%), e con meno carboidrati (-1,1%), zuccheri (-1,9%) e grassi (-0,4 per cento). L’aumento della componente di fibre si deve all’aumento degli acquisti di pasta fresca non ripiena, yogurt bicompartimentale, sughi e salse pronte, snack salati e yogurt funzionali. Le maggiori vendite di pasta fresca non ripiena, formaggi a pasta filata, affettati, snack salati e formaggi grana e simili compensano le riduzioni di uova, latte fresco, burro, mozzarelle e altri formaggi mantenendo sopra media l’incidenza delle proteine. Il calo dei consumi di formaggi in genere contribuisce anche alla riduzione della componente lipidica del metaprodotto del comparto del fresco. Infine, la riduzione della componente degli zuccheri è determinata dai minori consumi di latte fresco, yogurt magro e intero, formaggi dolci e succhi freschi.
0,2% del giro d’affari (contro il +1% dell’anno precedente), confermando la tendenza al rallentamento delle vendite, al declino dello sviluppo di nuovi prodotti da parte delle aziende, che ha lasciato l’offerta sostanzialmente invariata, e all’esaurimento della loro distintività presso i consumatori. Ciò non toglie che il paniere dei prodotti free from continui a essere tra i più importanti tra quelli rilevati dall’Osservatorio Immagino, con una quota del 18,1% sui prodotti in assortimento e del 26,9% sulle vendite a valore registrate in supermercati e ipermercati.
STABILE IL "FREE FROM" Stabilità per il mondo dei prodotti alimentari che dichiarano in etichetta l’assenza di almeno una componente. L’anno finito a giugno 2019 si è chiuso con un calo dello
"RICH-IN", AVANTI PIANO I prodotti che comunicano sulla confezione l’alta presenza o l’aggiunta di componenti positive (vitamine, oligoelementi, sali minerali, fibre) continuano a guadagnare spazio nella spesa alimentare degli italiani, ma meno che nel recente passato. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Immagino, i 6.340 prodotti accompagnati da un claim dell’area del richin hanno visto aumentare le vendite dell’1,7% contro il +5,2% dei 12 mesi precedenti. Il giro d’affari ha superato i 2,5 miliardi di euro, sfiorando il 10% di quota sul totale
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ECONOMIA dell’alimentare rilevato, e ha inciso per il 9,3% sull’offerta dei prodotti alimentari confezionati del panel Immagino. Il rallentamento della crescita dei prodotti rich-in rilevato si deve in particolare alla frenata dell’offerta: se nell’anno finito a giugno 2018 l’assortimento a punto vendita era cresciuto dell’8,1%, l’anno successivo è aumentato del 5,4 per cento. I PRODOTTI "SENZA" I prodotti alimentari privi di glutine o lattosio sono ormai una presenza abituale nel carrello della spesa degli italiani. Nell’anno terminato a giugno 2019 hanno rappresentato il 13,3% dell’offerta e hanno generato il 14,4% del giro d’affari di tutto il perimetro alimentare dell’Osservatorio Immagino (esclusi acqua e alcolici). In valore si tratta di un comparto che con oltre 9mila prodotti genera 3,6 miliardi di euro di vendite, in crescita annua dell’1,9 per cento. Un trend positivo, ma meno brillante di quello ottenuto nei 12 mesi precedenti, quando le vendite erano cresciute del 3,2 per cento. Da segnalare anche il rilevante calo dell’intensità promozionale scesa al 31 per cento.
Dietro questo trend c’è una minore spinta dell’offerta, che è ferma al 2,7% del paniere alimentare dell’Osservatorio Immagino, ma che comunque ottiene riscontri positivi nelle categorie del latte fresco e degli yogurt funzionali, oltre che nei panificati e nelle bevande vegetali. LIFESTYLE, PIÙ OFFERTA Nell’anno finito a giugno 2019 i prodotti definiti come identitari hanno superato la soglia delle 10mila referenze a scaffale e dei 2,7 milioni di euro di giro d’affari. In 12 mesi le vendite di prodotti biologici, veg, kosher e halal sono aumentate del 3,7%, rallentando la crescita dell’8,9 registrata l’anno precedente. Il mercato del lifestyle continua a essere sostenuto dall’ampliamento dell’offerta, con un aumento del numero di referenze del 9,6% nell’ultimo anno. In controtendenza appare la quota delle vendite in promozione, che è diminuita, passando dal 31,7% al 29,9 per cento. A rallentare sono stati soprattutto i prodotti etichettati come biologici. LOGHI E CERTIFICAZIONI Anche nel corso dell’ultimo anno i loghi, i simboli e i “bollini” che offrono plus aggiuntivi ai
COME SI COMPONE IL METAPRODOTTO IMMAGINO (100 G/ML) METAPRODOTTO
VALORI MEDI
TREND % VALORI MEDI A.T.* GIUGNO 2019 VS 2018
TREND % VALORI MEDI A.T.* GIUGNO 2018 VS 2017
ENERGIA (kcal)
181,6
-0,4
0,2
PROTEINE (g)
6,3
0,4
0,8
CARBOIDRATI (g)
20,4
-1,0
-0,4
8,1
-1,9
-2,0
8,6
-0,1
0,9
2,8
-0,2
0,1
2,1
1,5
2,2
IMMAGINO
di cui zuccheri totali (g) GRASSI (g) di cui grassi saturi (g) FIBRE (g)
+ A. T. = anno terminante Informazioni relative alle tabelle nutrizionali di 64.050 prodotti. Il contenuto di fibre è definito su 40.020 prodotti
consumatori si sono confermati un elemento distintivo per le aziende e per i loro prodotti. In particolare le certificazioni legate alla corporate social responsibility (Csr), fornendo garanzie reali e verificate sulle materie prime e sui processi produttivi utilizzati, stanno mostrando di rispondere in maniera concreta alle forti esigenze di sostenibilità espresse dai consumatori. A fine giugno 2019, i prodotti di quest’area hanno raggiunto i 3,67 miliardi di euro di vendite, pari a una quota del 10,3% sul giro d’affari totale degli oltre 106 mila prodotti di largo consumo, food e non food, rilevato dall’Osservatorio Immagino. Il tasso di crescita annuo è stato del +2,1%, pari un punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente, nonostante un rallentamento superiore a tre punti del trend dell’offerta. Resta molto alta la promozionalità che, sebbene diminuita in un anno del -1%, arriva al 40,5% delle vendite totali. GLI INGREDIENTI "DA BERE" L’analisi condotta sul periodo giugno 2018 - giugno 2019 ha confermato il successo di alcuni ingredienti già diffusi, ma ne ha segnalato anche di nuovi ed emergenti, sottolineando ancora una volta l’importanza degli ingredienti “da bere”. La conferma viene dall’arrivo sul mercato di due new entry, entrambe arrivate nel food dal mondo del beverage, che si affiancano agli ingredienti virtuosi ormai consolidati monitori dall’Osservatorio Immagino. La prima di queste novità è l’acqua di cocco, che in un anno ha visto crescere del +91,7% le vendite dei prodotti in cui è presente, soprattutto grazie a integratori e a gelati. L’altra new entry è il thè matcha, che ha fatto registrare un +134,9% nelle vendite, trainate dalla crescita in yogurt funzionali e bevande base thè.
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MERCATI
SINDROME CINESE
GLI EFFETTI DEL VIRUS SUL NOSTRO EXPORT LATTIERO-CASEARIO IN CINA, CHE NEL 2019 HA RAGGIUNTO I 20 MILIONI DI EURO di Gianluca Pierangelini
L’
emergenza sanitaria globale dichiarata dall’Oms per il diffondersi dell’epidemia di coronavirus è una realtà con la quale dobbiamo fare i conti da un punto di vista sanitario, l’aspetto più urgente e importante, ma anche commerciale. Il diffondersi di questo virus ha generato il blocco di molte attività in Cina, una delle principali potenze economiche al mondo. A lungo andare il coronavirus rischia di trasformarsi in un’epidemia anche per il commercio internazionale e per l’economia globale. É indispensabile concentrare le energie per trovare soluzioni sul piano sanitario. Tuttavia, non possiamo esimerci dal fare valutazioni sull’impatto che questa epidemia potrebbe
avere anche sul commercio internazionale, soprattutto in un contesto già viziato dalle tensioni derivanti dai dazi Usa e dall’incognita Brexit. Il Pil della Cina rappresenta il 17% di quello globale, quindi la ricaduta economica del virus avrà un inevitabile impatto sull’economia mondiale. Il problema ora riguarda perlopiù la fornitura di materie prime. La logistica cinese è paralizzata, tanto che in alcune aree del Paese è stata limitata la circolazione dei mezzi di trasporto e diversi scali marittimi stanno rallentando le attività di carico e scarico a causa della carenza di mezzi e personale. Il Consiglio per la promozione del commercio internazionale di Pechino sta emettendo specifici certificati (cd “di
forza maggiore”) così da permettere alle aziende cinesi di giustificare la loro eventuale inadempienza dei contratti nei tempi previsti a causa dei comprovati disagi che interessano i servizi di trasporto via terra, aria o mare. L’impatto del virus sull’economia di settore sarà limitato se si considerano i volumi registrati finora, ma ingente se si considerano le prospettive che offre il mercato cinese. L’Italia non compare tra i principali fornitori di formaggio della Cina, ma le cose stavano cambiando. I consumatori cinesi si stanno interessando ai nostri prodotti e l’export caseario italiano in Cina è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni.
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Produzione, stagionatura e confezionamento Dop Italiane. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Provolone, Pecorino Romano, Taleggio, Asiago, Paste filate, Mascarpone, Ricotta.
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MERCATI
04069061
040620
04064050
04069075
28.194 9.137 12.418 5.353 6.296 2.980 1.772 1.973 1.069 2.067 846 689 473 581 73.848 96 165 113 94 588 1094 280 42 746 169 77.235 279 560 78.074 568 78.642
20.725 7.036 6.740 3.715 4.661 2.731 1.362 585 662 752 453 478 381 389 50.670 30 64 20 301 492 1.970 1.431 697 555 855 57.085 509 1.420 59.014 346 59.360
8.006 15.540 6.442 3.736 2.033 2.354 2.910 1.588 270 2.388 370 1.811 241 464 48.153 96 78 23 26 188 1.233 766 211 210 237 51.221 164 649 52.034 224 52.258
10.178 11.517 3.980 2.146 2.016 1.149 1.570 409 120 506 153 525 114 183 34.566 28 17 8 24 144 303 488 190 504 126 36.398 151 634 37.183 272 37.455
4.296 5.379 786 1.034 618 536 874 549 165 273 41 58 22 24 14.655 10 20 5 29 18 585 255 69 52 106 15.804 36 297 16.137 62 16.199
124 87 29 39 30 29 8 9 10 4 4 5 1 9 388 4 4 1 0 10 12 14 1 20 5 459 5 8 472 13 485
PAESI
FRANCIA GERMANIA REGNO UNITO SPAGNA BELGIO AUSTRIA PAESI BASSI DANIMARCA LUSSEMBURGO SVEZIA PORTOGALLO GRECIA FINLANDIA IRLANDA TOTALE UE A 15 CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REP. CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA 1TOTALE UE A 28
04069023 - 04069025 - 04069027 - 04069029 - 04069037 - 04069078 - 04069032 - 04069035 - 04069085 -0406907404069079 -04069076 -04069089
932 1.133 608 261 309 152 182 87 66 167 26 49 15 75 4.062 1 7 5 25 275 86 41 7 797 46 5.352 4 85 5.441 54 5.495
040630
3.241 1.903 645 365 493 406 510 90 27 211 36 68 13 16 8.024 1 46 1 14 80 212 75 6 80 16 8.555 62 116 8.733 20 8.753
792 1.340 719 161 353 77 395 88 18 115 32 83 45 18 4.236 7 73 3 15 33 127 66 15 24 19 4.618 14 40 4.672 32 4.704
929 952 145 256 43 434 75 72 5 56 11 33 5 34 3.050 10 2 11 2 26 44 44 4 37 13 3.243 60 24 3.327 10 3.337
275 27 43 109 310 13 30
1.002 3.795 959 1.777 542 288 600 219 143 239 44 649 27 89 10.373 41 157 26 7 340 297 522 93 333 62 12.251 168 454 12.873 66 12.939
164 51 4 1.026 1 1 5 1 237 6 49 43 95 2 1.466 9 30 1.505 18 1.523
TOTALI
04069099
FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE
04069063
FORMAGGI FUSI
04069069 04069018 04069021 04069050 04069039 9082-9084 04069081 04069092 9093 04069086 04069013 04064010 4090 04069015 04069017
PROVOLONE
ALTRI FORMAGGI MOLLI
ALTRI FORMAGGI DURI
ALTRI FORMAGGI
04061050 -04061080
ALTRI FORMAGGI SEMIDURI
ASIAGO, CACIOCAVALLO, MONTASIO E RAGUSANO
GORGONZOLA
GRATTUGIATI
0406 1030
PECORINO
CODICE DOGANALE
GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO
MOZZARELLA
(in tons)
RICOTTA, MASCARPONE E ALTRI FORMAGGI FRESCHI
LE ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI IN EUROPA (1 gennaio - 31 ottobre 2019)
04069073 04069001
389 920 213 2.254 217 19 170 55 10 20 18 119 4 16 4.424 8 4 2 6 29 68 72 16 9 4.638 8 11 4.657 11 4.668
2 5 17 43 168 4
239
20 1 173 11 444 0 1.065 1.509 1.509
79.085 58.766 33.727 21.211 17.938 11.168 10.501 5.892 2.565 6.962 2.089 4.571 1.341 1.898 257.714 333 638 223 544 2.480 6.038 4.103 1.551 3.469 1.676 278.769 1.469 5.393 285.631 1.696 287.327
GLI ESPORTATORI
BRAZZALE
SPA
Gran Moravia, burro, Grana Padano, Asiago, Verena, provolone dolce e piccante, pasta filata, Parmigiano Reggiano
Via Pasubio, 2 36010 Zané (VI) Tel. 0445/313900 Fax 0445/313991 info@brazzale.com www.brazzale.com
FORGRANA CORRADINI SPA Parmigiano Reggiano, Grana Padano in forma e confezionato sottovuoto, Grattugiati di fresco con scadenza lunga e disidratati da 5 g, 40 g, 100 g, 1000 g, Shaker da 80 g, 250 g, Parmigiano biologico forveggie per alimentazione vegetariana - provoloni dolci e piccanti mozzarella - Pecorino Romano e Sardo. Caciotte peperoncino e altri gusti Via 200 Biolche, 6 42016 Guastalla Reggio Emilia Tel. 0522 833818 Fax 0522 833426 forgrana@forgranacorradini.it www.forgranacorradini.it
SAVIOLA SPA Produzione, stagionatura e confezionamento Grana Padano e Parmigiano Reggiano
Via Arini, 42 46012 Bozzolo (MN) Tel. 0375/313411 Fax 0375/310319 info@saviola.it www.saviola.it
56 IL MONDO DEL LATTE
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MERCATI
CODICE DOGANALE
PAESI EUROPA UNIONE EUROPEA SVIZZERA C.S.I. ALTRI PAESI EUROPEI AFRICA NORD AMERICA CANADA USA CENTRO E SUD AMERICA BRASILE MESSICO ALTRI PAESI DEL CENTRO SUD ASIA GIAPPONE CINA INDIA HONG KONG SINGAPORE ALTRI PAESI ASIATICI OCEANIA AUSTRALIA NUOVA ZELANDA ALTRO TOTALE MONDO -TONNELLATE di cui extra Ue -MIGLIAIA DI EURO di cui extra Ue
04061030
04061050 04061080
04069061
040620
04064050
04069063
84.866 78.642 5.062 105 1.057 203 743 54 689 115
56.715 52.258 3.548 231 678 421 16.566 3.143 13.423 820 172 294 354 4.943 1.822 176 56 93 114 2.682 2.005 1.938 67 8
40.010 37.455 2.110 26 419 30 392 139 253 29 1
115 5.465 3.008 275 10 116 82 1.974 503 418 85
63.481 59.360 3.704 211 206 143 2.219 195 2.024 188 17 2 169 6.706 2.348 2.057 28 138 177 1.958 366 267 99
28 1.191 612 176 0 91 30 282 243 241 2
17.179 16.199 869 49 62 18 361 63 298 24 6 3 15 641 445 5 2 4 1 184 278 274 4
4.949 4.704 150 15 80 25 11.946 451 11.495 70 34 11 25 442 291 21 14 5 5 106 218 206 12
91.895 13.253 455.928 70.401
73.103 13.743 296.410 73.004
81.478 29.220 912.230 328.380
41.895 4.440 377.386 37.647
18.501 2.302 114.059 16.817
17.650 12.946 131.445 90.500
ALTRI FORMAGGI ERBORINATI
FORMAGGI FUSI
PROVOLONE
ALTRI FORMAGGI
ALTRI FORMAGGI DURI
PECORINO
GORGONZOLA
GRATTUGIATI
GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO
MOZZARELLA
(in tons - dati provvisori istat)
RICOTTA, MASCARPONE E ALTRI FORMAGGI FRESCHI
LE ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI NEL MONDO (1 gennaio - 31 ottobre 2019)
04069099
04069073
040630
04064010 04064090
13.566 12.936 180 226 224 436 1.371 240 1.131 268 91 43 134 2.266 438 321 217 106 18 1.166 364 345 19 2
4.824 3.337 774 64 649 44 841 42 799 227 24 23 180 743 183 92 14 84 46 324 190 184 6 1
4.821 4.668 141 10 2 9 663 123 540 60 16 2 42 147 9 2 2 7 7 120 563 554 9
1.657 1.523 75
2.353 2.240 63 28 22 35 12 1 11 2 0 0 2 60 32 0 0 1 1 26 14 13 1
18.273 5.337 125.361 36.574
6.870 3.533 43.953 24.007
6.263 1.595 35.387 10.402
1.828 305 6.928 1.243
04069069 04069021 04069039 04069081 04069086 04069013 04069015 04069017
59 3 11 1 10 14 14 143 1 8 2 1 131 0
2.476 236 15.850 1.703
GLI ESPORTATORI
BERNERI CIRESA
SPA
SRL
CASEIFICIO DEFENDI LUIGI SRL Taleggio, Gorgonzola, Bufaletto, Mozzarella, Baffalo Blu, F. Bio.
Via Vittorio Emanuele, 62 23815 Introbio (LC) Valsassina Tel. 0341/980540 Fax 0341/981294 ciresa@ciresa.it www.ciresa.it
Via delle Industrie, 6 24040 Lallio (BG) Tel. 035/200991 Fax 035/201190 berneri@berneri.it www.berneri.it
GELMINI CARLO SRL
MARIO COSTA SPA
CASEARIA SPA
Via Papa Giovanni XXIII, 15 20080 Besate (MI) Tel. 02/90.50.92.4 Fax 02/90.09.80.30 info@caseificio-gelmini.it www.caseificio-gelmini.it
Via dell’Industria, 26 Località Orfengo 28060 Casalino (NO) Tel. 0321/877566 Fax 0321/877578 e-mail: info@mariocosta.it www.mariocosta.it
Via F.lli Chighine, 9 07047 Thiesi (SS) Tel. 079/886009 Fax 079/886 724 info@pinnaspa.it www.fratellipinna.com
24043 Caravaggio (BG) tel. 0363 301022 info@caseificiodefendi.it www.caseificiodefendi.it
F.LLI PINNA AZIENDA
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14-2 merc
657 523 75 59 3 11 1 10 14
14 143 1 8
2 1 131 0
828 305 928 243
04064010 04069092 04069089 04069023 04069025 04064090 04069093 04069074 04069029 04069037 04069078 04069032 04069035 04069085
2.949 2.922 8 12 7 1 34 13 21 1 0
1
1 0 0 6 32 28 24 4 21
2.476 236 15.850 1.703
3.058 136 22.028 927
1.429 515 10.908 5.421
1 72 33 11 28 0
TOTALI
FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE
FONTINA FONTAL
ASIAGO CACIOCAVALLO, MONTASIO RAGUSANO
ITALICO TALEGGIO
04069018 04069079 04069075 04069076 04069001 04069050 04069082 04069084
3.218 2.680 522 9 7 35 11 7 4 30
1.083 914 162 6 1 21 223 29 194 14 1 0 13 39
2.353 2.240 63 28 22 35 12 1 11 2 0 0 2 60 32 0 0 1 1 26 14 13 1
ALTRI FORMAGGI MOLLI
ALTRI FORMAGGI SEMIDURI
CACIOTTE, SCAMORZE E FORMAGGI SEMIDURI
CRESCENZA, ROBIOLA E SIMILI
ALTRI FORMAGGI ERBORINATI
FORMAGGI FUSI
0630
3 27 759 679 4
3.798 3.593 172 31 2 3 465 40 425 14
3
14 116 18 6 2 3 1 86 20 9 11 1
4.081 1.401 22.348 8.976
4.417 824 34.542 6.724
8 1 67 25 25
1.650 1.567 75 1 7 2 327 4 323 7 0 2 5 54 29 1 0 0 0 24 27 25 2
815 485 327 1 2 8 474 38 436 24 4 10 10 24 12 0 0 12 95 84 11
469 335 107 23 4 5 417 4 413 3 0 0 3 25 3 0 2 7 0 13 13 13 0
2.067 500 13.968 3.423
1.440 955 9.524 6.137
932 597 6.659 4.017
1.511 1.509 2 15 7 8 102 102 57 18 4 17 18 5 5
309.914 287.327 18.049 1.048 3.490 1.239 37.091 4.594 32.497 2.012 366 393 1.253 23.893 9.948 3.182 347 676 507 9.233 4.957 4.625 332 37
1.690 379.346 92.019 181 4.574 2.639.488 1.148 727.451
Dal 2015 a oggi il valore delle vendite è raddoppiato e nel 2019 sono stati superati i 20 milioni di euro di export. Un risultato incredibile, se si considera che nel 2010 non si arrivava a 2 milioni: nei dieci anni presi in esame il tasso di crescita medio annuo delle esportazioni è stato del 38,7%. Esportiamo in Cina perlopiù formaggi freschi (circa il 70% del totale), ma i margini di crescita in un mercato di oltre un miliardo di consumatori sempre più attenti alla qualità e interessati ai prodotti italiani sono infinite. Al momento è difficile valutare l’impatto dell’epidemia sull’interscambio con la Cina, ma è possibile che l’emergenza rallenti la crescita del mercato a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, compromettendo i risultati raggiunti finora. Più passa il tempo e più cresce il rischio di ridimensionare l’importanza di un partner commerciale che si stava mostrando sempre più solido. L’auspicio è che si trovi presto una soluzione che consenta anche il ripristino dei flussi commerciali.
O
2/20 17:50
TRENTIN
SPA
Parmigiano Reggiano Grana Padano Pecorino Romano Gorgonzola Pecorini Toscani/Sardi Provolone/Taleggio Mozzarella di Bufala Mascarpone/Ricotta
Via Genova 19(z.i.) 37053 Cerea (VR) Tel. 0442/398111 Fax 0442/398150 commerciale@trentingroup.it www.trentingroup.it
ZANETTI
SPA
Produzione, stagionatura, confezionamento e commercio di: Grana Padano, Parmigiano Reggiano, burro, provoloni, pecorini, Taleggio, Fontina, Asiago, mozzarelle, mascarpone, ricotta, Gorgonzola.
Via Madonna, 1 24040 Lallio (BG) Tel. 035/201511 Fax 035/691515 zanetti@zanetti-spa.it www.zanetti-spa.it
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MERCATI
PRODUZIONE DI LATTE: ITALIA A GONFIE VELE A
nche il 2019 si è chiuso con un aumento della produzione di latte in Europa, seppure più limitato di quello messo a segno nel 2018, ma che ha comunque portato a un nuovo record di volumi di latte disponibile: più di 158 milioni di tonnellate. Dalla fine del regime quote, la produzione lattiera europea è aumentata di circa 5 milioni di tonnellate. Soffermiamoci sulle tendenze e sugli ultimi mesi. Prima di tutto, è evidente che le dinamiche produttive non sono omogenee né dal punto di vista temporale, né da quello geografico. Nel corso dell’anno, infatti, abbiamo assistito a cambiamenti anche importanti, non uguali nei diversi Paesi, che dimostrano una certa elasticità della capacità produttiva europea. Sono sempre più marcate, poi, le differenze tra i diversi Stati membri. Sono passati ormai cinque anni dalla fine delle quote. Per trent’anni, il sistema ha congelato gli equilibri tra i differenti Paesi: ognuno aveva un proprio quantitativo di riferimento, sulla base di una fotografia scattata nel 1984. Per crescere bisognava comprare “diritti” produttivi da qualcun altro o sperare nella ridistribuzione delle quote ritirate. Con la morte del sistema, i vecchi equilibri rischiano di saltare e nuovi possibili protagonisti bussano alle porte.
Basta guardare le variazioni registrate negli ultimi anni nei diversi Stati membri per capire i nomi di questi nuovi potenziali protagonisti. A fronte di una crescita complessiva del 3,5% rilevata tra il 2015 e il 2019, i due colossi lattieri europei (Germania e Francia, che da sole rappresentano un terzo della produzione totale) hanno mostrato variazioni molto inferiori. La Germania è cresciuta meno della metà, con un incremento delle consegne di circa mezzo milione di tonnellate. La Francia ha addirittura perso capacità produttiva, sacrificando circa 1 milione di tonnellate di latte negli ultimi quattro anni. Anche Olanda e Regno Unito si sono posizionate su livelli di crescita inferiori a quelli medi europei. Con quest’ultimo Paese che si trova ora ad una svolta: come gestirà il proprio import-export dopo la Brexit, partendo dal presupposto che la produzione nazionale non copre i fabbisogni interni? Irlanda e Italia, invece, spiccano per la crescita della propria capacità produttiva (+26,4% l’Irlanda e +12,2% l’Italia). La metà della crescita complessiva degli ultimi cinque anni è stata garantita dall’aumento delle consegne dei due Paesi. Anche gli allevatori polacchi continuano a investire nel latte: la loro produzione complessiva ha superato gli otto milioni di tonnellate: +26% rispetto a quando le quote impedivano la crescita.
L’ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DI ALCUNI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI BURRO 650 600 550 500 450 400 350 300 250 200
LATTE SCREMATO IN POLVERE 280 260 240 220 200 180 160 140 120 100
SIERO IN POLVERE 100 90 80 70 60 50 40
Fonte: Mmo – Regolamento Ue n. 2017/1185
Le prime settimane del 2019 hanno confermato la sostanziale stabilità delle quotazioni delle materie grasse lattiere, che restano su valori bassi. In crescita, invece, la polvere di siero.
60 IL MONDO DEL LATTE
14-2 merc 20 produzione MSPF.indd 60 n 3 marzo interno.indd 60
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14-2 merc
2/20 17:51
LA PRODUZIONE DI LATTE NEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI IRLANDA
5,8%
BELGIO
2,5%
POLONIA
1,9%
REGNO UNITO
1,9% 2,0%
-0,2%
GERMANIA FRANCIA
-3,6%
1,6%
-0,3% 12,2%
-1,1%
OLANDA
2,9%
-0,1%
ALTRI
1,5% 0,5%
UNIONE EUROPEA 2019 vs 2018
14-2 merc 20 produzione MSPF.indd 61 n 3 marzo interno.indd 61
6,5%
-0,4%
ITALIA
7,4% 7,8%
0,1%
DANIMARCA
26,4%
3,5%
2019 vs 2015
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MERCATI
PAESI AUSTRIA BELGIO DANIMARCA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GRECIA IRLANDA LUSSEMBURGO PAESI BASSI PORTOGALLO REGNO UNITO SPAGNA SVEZIA TOTALE UE A 15 CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REPUBBLICA CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA TOTALE UE A 28 TOTALE PAESI TERZI DI CUI: ALBANIA LIBIA CINA HONG KONG TOTALE GENERALE -TONNELLATE -MIGLIAIA DI EURO
14-2 mercati n 3 marzo 20esportazione interno.indd latte 62 V MSPF.indd 62
0401 1010 2011 2091
0401 1090 2019 2099
39 3
13
175 57 625
48 608 1.178
4 31 7 74 12 1.027
2 2 16 35 27 1.929
2 10 34
1
3.304 1 151 1 424 22 4.976
62 1 1 74 3
52 5.028 23 5.051
2.071 2 1 2.074 4 2.078
29.519
2.471
3.689 16.972 5.077 108
46 1.643 405 3
34.570 22.341
4.549 2.860
anno
lXXiV -
mondo menSile
rm auT mp-aT/c/
LATTE SFUSO IN CISTERNA
2020 -
–
LATTE IN CONFEZIONI
marzo
nel
roma
TARIFFA DOGANALE
N. 3
laTTe
70%
1 GENNAIO - 31 OTTOBRE 2019 (IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)
L AT T E
il
poSTale
DI LATTE
L IL M O N D O D E
o in abbonamenT e Spa Spedizione poSTe iTalian
ESPORTAZIONI ITALIANE
e di organo ufficial
aSSolaTTe
e del
fil-idf comiTaTo iTaliano
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L AT T E
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Il costo dell’abbonamento per l’anno 2020 è di: € 118,00 per l’Italia - € 150,00 per l’estero (Una copia € 11,50 - Arretrati € 23,00)
“Editoriale Il Mondo del Latte s.r.l.” 20135 Milano - Via Adige, 20 Tel. 02.72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Internet: www.assolatte.it
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L’INTENSITÀ
MERCATI
BORSA PREZZI
ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI ITALIANI DESCRIZIONE MILANO BURRO PASTORIZZATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI)
BURRO DI CREMA DI LATTE SOTTOPOSTA A CENTRIFUGAZIONE REG. CE N. 1234/2007 BURRO DI CENTRIFUGA ZANGOLATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI) GRANA PADANO STAGIONATURA DI 16 MESI E OLTRE GRANA PADANO STAGIONATURA DI 9 MESI GRANA PADANO CON BOLLO PROVVISORIO 60-90 GG. FUORI SALE PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 24 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 18 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 12 MESI E OLTRE GORGONZOLA MATURO DOLCE GORGONZOLA MATURO PICCANTE ITALICO MATURO TALEGGIO FRESCO FUORI SALE TALEGGIO MATURO PROVOLONE VALPADANA FINO A 3 MESI DI STAGIONATURA PROVOLONE VALPADANA OLTRE 3 MESI DI STAGIONATURA LODI LATTE SPOT ITA PARMIGIANO REGGIANO (BORSA DI RIFERIMENTO COMPRENSORIALE DI PARMA) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>30 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>24 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>18 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>12 MESI)
14-2 mercati prezzi MSPF.indd 64 n 3 marzo 20borsa interno.indd 64
2018 2019 DICEMBRE DICEMBRE MEDIA MEDIA
.
.
VAR.
2020 GENNAIO MEDIA
2019 GENNAIO MEDIA
VAR.
1,75 3,35 3,60 1,55 8,35 7,21 5,93 11,77 10,97 9,36 5,75 6,75 5,15 4,75 5,60 5,82 6,12
2,48 4,08 4,33 2,28 7,86 7,27 6,06 13,11 12,07 10,47 5,45 6,45 5,10 4,48 5,33 5,58 5,88
-29,44% -17,89% -16,86% -32,02% 6,23% -0,83% -2,15% -10,22% -9,11% -10,60% 5,50% 4,65% 0,98% 6,03% 5,07% 4,30% 4,08%
1,75 3,35 3,60 1,55 8,38 7,10 5,88 11,69 10,89 9,22 5,75 6,75 5,15 4,75 5,60 5,83 6,13
2,45 4,05 4,30 2,25 8,31 7,73 6,43 13,32 12,34 10,86 5,53 6,53 5,10 4,58 5,43 5,65 5,95
-28,57% -17,28% -16,28% -31,11% 0,84% -8,15% -8,55% -12,24% -11,75% -15,10% 3,98% 3,37% 0,98% 3,71% 3,13% 3,19% 3,03%
427,08
444,38
-3,89%
396,25
421,25
-5,93%
13,225 12,225 11,325 NQ
13,925 13,025 12,225 NQ
-5,03% -6,14% -7,36% NQ
13,150 12,150 11,250 NQ
14,200 13,300 12,500 NQ
-7,39% -8,65% -10,00% NQ
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LA TUA SCELTA
CONTA
Le s de globali più importanti dei prossimi 20 anni saranno quelle legate alla sostenibilità alimentare ed ambientale. E ognuno di noi può fare la sua parte compiendo scelte informate e consapevoli, soprattutto a tavola, partendo dagli ingredienti giusti. E’ per questo che per il burro Bio Prealpi scegliamo solo le migliori panne provenienti esclusivamente da allevamenti di agricoltura biologica, che rispettano i criteri di sostenibilità e soprattutto, l’ambiente che ci circonda.
Ottima scelta.
MERCATI
DOP, QUALCHE NUBE ALL’ORIZZONTE M entre aspettiamo che arrivino maggiori informazioni sulle produzioni 2020 per capire le possibili tendenze dell’anno, ci prendiamo il tempo per qualche riflessione sul 2019. I sette formaggi Dop più importanti del quadrilatero formato da Lombardia, Piemonte, EmiliaRomagna e Veneto hanno mostrato una crescita complessiva del 3% circa. Anche se quasi tutti i prodotti hanno iniziato l’anno con il freno tirato, al termine dei dodici mesi la stragrande maggioranza dei formaggi in questione ha chiuso con valori positivi più o meno elevati. Le sole eccezioni sono state l’Asiago (-1,4%) e il Quartirolo Lombardo (-1,6%). Complessivamente la crescita è stata di 13.000 tonnellate, pari a circa 165.000 tonnellate di latte equivalente. Un dato che deve far riflettere sul ruolo sempre più importante dei grandi formaggi Dop nel panorama lattiero-caseario nazionale. Basti pensare che l’aumento complessivo delle consegne nella macro area che stiamo considerando è stata di 80.000 tonnellate: l’aumento di domanda di latte arrivata dalle imprese dei big seven ha assorbito
il doppio del latte in più prodotto dalle stalle delle quattro regioni durante il 2019. È sempre più chiaro, quindi, che assistiamo a un costante spostamento di latte verso le produzioni certificate e a una concentrazione della produzione Dop, che favorisce i prodotti di maggior successo. Guardando alle performance dei singoli formaggi, spicca il dato del Provolone Valpadana (+12%), ma in termini assoluti la medaglia d’oro va al Grana Padano, cresciuto di circa 8.700 tonnellate. I due terzi della crescita complessiva sono quindi legati alla performance del Grana, la cui produzione sfiora ora le 200.000 tonnellate annuali. Altre 4.000 tonnellate arrivano da Parmigiano Reggiano e Gorgonzola, più o meno egualmente suddivise. Questi numeri sembrano confermare che le imprese del segmento Dop sono ottimiste, forti di una crescente domanda internazionale di prodotti di qualità e di un export che continua ad assorbire volumi importanti di formaggi italiani. All’orizzonte, però, si affollano
alcune nubi che preoccupano. Ci riferiamo alla vicenda dei superdazi voluta dal governo statunitense, una spada di Damocle sui grandi formaggi italiani che fa male al settore e potrebbe cadere a mo’ di mannaia se l’amministrazione Trump decidesse nuovi incrementi tariffari. C’è poi la Brexit, un percorso ad ostacoli con il quale – nei prossimi mesi – tutti dovranno confrontarsi, per dare un futuro agli scambi con un partner di tutto riguardo. E, come se non bastasse, l’epidemia del Coronavirus che ha colpito soprattutto la Cina secondo tutti avrà effetti importanti sull’economia mondiale e sul commercio internazionale. Non si può escludere, quindi, che nei prossimi mesi le imprese avranno un approccio più prudente. Per dirla col Manzoni: “Adelante con juicio”.
L’ANDAMENTO PRODUTTIVO DEI FORMAGGI DOP NEL 2019 20,5
8,9
8,0
1,3 -1,4
-0,3 -0,3
-2,1 -1,5
1° QUADRIMESTRE 2019
ASIAGO
GORGONZOLA
12,0
8,9
7,2 6,9 3,6
2,5
-1,1 -4,7
-1,8
-0,1
1,5
0,0
-1,4
-1,6
-6,7
2° QUADRIMESTRE 2019
GRANA PADANO
3,6 4,6
4,4
1,6
3° QUADRIMESTRE 2019
PARMIGIANO REGGIANO
PROVOLONE VALPADANA
TOTALE
TALEGGIO
QUARTIROLO
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DA S E M P R E S O L O 1 00% L ATTE DEL
IGIENE & SICUREZZA
ECCO LA PROCEDURA PER ESPORTARE IN INDONESIA
È RICHIESTA LA COMPILAZIONE DI UN QUESTIONARIO MOLTO DETTAGLIATO PER FORNIRE TUTTI I DATI SULLO STABILIMENTO PRODUTTIVO di Ettore Soria
L'
Indonesia è una destinazione nuova per quanto riguarda l’esportazione di formaggi italiani, con un bacino di 265 milioni di potenziali consumatori. Assolatte ha preso contatto con l’ambasciata italiana a Giacarta, coadiuvata dal ministero della Salute italiano, per la nuova procedura circa l’autorizzazione degli stabilimenti lattiero-caseari dopo l’impasse del 2016. Le aziende dovranno compilare
il “Questionario per la valutazione di impianti per la trasformazione del latte nel Paese che desidera esportare prodotti lattieri in Indonesia”. Il documento è assai complesso. Vediamo come è strutturato. INFORMAZIONI GENERALI Sono chiesti i dati informativi sullo stabilimento, la data di costruzione, le eventuali ristrutturazioni, la superficie occupata, la tipologia di
prodotto fabbricato e quello che si intende esportare in Indonesia. UBICAZIONE DELLO STABILIMENTO Bisogna indicare se lo stabilimento è situato in una zona industriale, agricola o residenziale, se si trova in un ambiente ragionevolmente privo di inquinanti (odore, fumo e polvere) provenienti da raffinerie, discariche cittadine, impianti chimici, impianti di
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IGIENE & SICUREZZA smaltimento delle acque reflue, ecc., quali industrie sono adiacenti e la tipologia della loro produzione, allegando un piano di localizzazione che mostri chiaramente l'ambiente circostante in cui si trova lo stabilimento. Il layout dello stabilimento deve riportare i locali e le fasi produttive che vengono eseguite, compresi gli impianti presenti e il flusso dei prodotti e dei lavoratori. Bisogna poi riportare con quali materiali sono costruiti i pavimenti, le pareti interne, i soffitti, le sovrastrutture, i sistemi di illuminazione, di ventilazione e di pulizia all’entrata dei locali o delle aree di lavorazione. APPROVVIGIONAMENTO DELL’ACQUA Bisogna comunicare se l'acqua viene da un sistema pubblico o da pozzi, se c'è una clorazione, quali analisi batteriologiche e chimiche sono effettuate, quali metodi analitici sono impiegati, la disponibilità dei dati. Tutte queste informazioni devono essere allegate al questionario. RISORSE UMANE Va esplicitato il numero complessivo della forza lavoro, ripartita nelle rispettive mansioni (impiegati, tecnici, operai, ecc.) e il loro abbigliamento nelle rispettive mansioni, indicando dove avviene il lavaggio degli indumenti. È necessario inquadrare – nel rispetto della normativa nazionale – il loro status sanitario. FONTE DELLA MATERIA PRIMA Va indicato l’approvvigionamento del latte (da allevamento nazionale, da fonte estera, ecc.) e dei prodotti trasformati, qual è la tipologia di contratto di acquisto. Deve essere fornito un diagramma di flusso della procedura di pastorizzazione,
una descrizione delle fasi di trasformazione di ciascun prodotto esportato in Indonesia (es. tempo e temperatura di pastorizzazione), allegando i diagrammi di flusso del processo e mostrando chiaramente i punti critici di controllo (Ccp). PROGRAMMA DI SICUREZZA ALIMENTARE È richiesto se il sistema fa riferimento ai 7 principi dell’Haccp, allegando copia del piano sempre riferita ai prodotti esportati in Indonesia. Per quanto riguarda le analisi di laboratorio, deve essere indicato se avvengono in loco o presso laboratori esterni accreditati. In tutti i casi bisogna allegare alcuni rapporti di prova. Vanno anche riportati i criteri su cui si basa l’accettazione o il rifiuto delle materie prime e dei prodotti finiti per cui sono anche chiesti i sistemi di richiamo e tracciabilità. L’azienda deve disporre delle Procedure operative standard di sanificazione (Ssop); dovrà essere allegata una breve descrizione e il funzionario responsabile preposto.
Sono da allegare anche copie degli ultimi record giornalieri di trattamento di pulizia e sanificazione delle strutture e delle attrezzature. PARAMETRI OPERATIVI Bisogna fornire i dati relativi alla quantità giornaliera media di latte lavorato, al numero dei giorni lavorativi, alle quantità trasformate per ogni prodotto, al sistema di refrigerazione e la sua capacità. Relativamente al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti, è necessario predisporre lo schema di trattamento degli effluenti, il centro designato, la frequenza delle operazioni, ecc. È richiesta una breve descrizione del programma di controllo dei parassiti implementato con il relativo layout in cui è indicato il loro posizionamento. Come si vede, la documentazione consiste, in sostanza, in un audit cartaceo e fotografico a distanza, non escludendo eventuali video che verranno esaminati dal Directorate general of livestock and animal health services indonesiano.
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NORMATIVE_L’ESPERTO RISPONDE a cura di Leonardo Graverini
NEL CASO DI UN CLAIM NUTRIZIONALE DI TIPO COMPARATIVO DI CUI AL REG. UE N. 1924/2011 VOLTO A VALORIZZARE LA RIDUZIONE PERCENTUALE DI UN DETERMINATO NUTRIENTE, SI DEVONO RISPETTARE DETERMINATE MODALITÀ PER INDICARE IN ETICHETTA IL TERMINE DI PARAGONE?
se non accompagnata dal termine di paragone in maniera graficamente adeguata, potrebbe indurre il consumatore in errori di valutazione sul dato fondamentale del reale quantitativo della sostanza nutritiva recata dall’alimento e, quindi, della reale portata nutrizionale dell’alimento. Si tratta di un’interpretazione più volte ribadita dall’Autorità garante e per la quale non sono dati font o dimensioni predefiniti. Sta al professionista proporre l’indicazione in maniera che non vi sia il rischio che al consumatore possa “sfuggire”, nella lettura dell’etichetta e del claim in particolare, quale sia il termine di paragone specifico.
LA NOSTRA AZIENDA COMMERCIALIZZERÀ A PROPRIO NOME ALCUNI FORMAGGI FUSI CHE SARANNO PRODOTTI DA UNA SOCIETÀ TERZA IN OLANDA. SUCCESSIVAMENTE, TALI PRODOTTI (CONFEZIONATI SINGOLARMENTE ALL’INTERNO DI UN FOGLIO DI ALLUMINIO) SARANNO INVIATI A UNO STABILIMENTO IN BELGIO PER ESSERE POSTI ALL’INTERNO DI UN SACCHETTO IN PLASTICA CHE RAPPRESENTA L’UNITÀ DI VENDITA EFFETTIVA DEL PRODOTTO. SECONDO LA SOCIETÀ TERZA È SUFFICIENTE APPORRE IL MARCHIO SANITARIO DELLO STABILIMENTO BELGA E NON C'È NECESSITÀ DI APPORRE IL MARCHIO DELLO STABILIMENTO OLANDESE. TALE INTERPRETAZIONE È CORRETTA? OPPURE ANDREBBE RIPORTATO IL MARCHIO DELLO STABILIMENTO OLANDESE IN CUI VIENE
EFFETTIVAMENTE PRODOTTO IL FORMAGGIO, OPPURE ANDREBBERO RIPORTATI ENTRAMBI?
NEL NOSTRO STABILIMENTO APPONIAMO L’INDICAZIONE DELLA TARA NELLE ETICHETTE DEI PEZZI. INSERIRE LA TARA IN ETICHETTA PESO (PEZZO E CARTONE/UNITÀ DI VENDITA) È OBBLIGATORIO PER LEGGE? O L’INDICAZIONE PESO “NETTO” È SUFFICIENTE? E PER IL PESO FISSO DOVE LA DICITURA PESO NETTO NON COMPARE? CAMBIA QUALCOSA A LIVELLO LEGISLATIVO TRA LA VENDITA ALL’INGROSSO E AL DETTAGLIO?
in grammi. Oltre al peso all'origine dell'imballaggio devono essere indicati, in termini percentuali, con caratteri indelebili e chiaramente leggibili, gli scostamenti massimi che si possono verificare in rapporto alla variazione del tasso di umidità atmosferica e all'eventuale permanenza dell'imballaggio negli ambienti termicamente condizionati adibiti alla conservazione dei prodotti. Il fabbricante dell'imballaggio deve indicare su di esso, con caratteri indelebili e chiaramente leggibili, anche il nome e la residenza o, se si tratta di società, la denominazione o ragione sociale e la sede legale. Per quanto concerne la vendita al consumatore finale di prodotti confezionati in quantità unitarie costanti (quello che nella domanda si definisce “peso fisso”), sarebbe preferibile tecnicamente usare la dicitura “quantità nominale” anziché quella di “peso netto”, ancorché nessuna delle due sia richiesta o prevista come obbligatoria dal Reg. Ue n. 1169/2011. Per la vendita al dettaglio, l’indicazione di quantità va fornita rispettando: - se si tratta di alimenti preimballati (che possono essere confezionati sia in quantità unitarie costanti che non), il citato Reg. Ue n. 1169/2011 (nello specifico l’art. 23 e l’allegato IX) ed è sufficiente indicare la cifra e l’unità di misura (evitando di farle precedere da diciture tipo “peso” (o meglio “massa”), “peso netto” o altre del genere); - se si tratta di alimenti sfusi, la legge n. 441/1981 e il Dm 21 dicembre 1984 già menzionati.
Secondo l’interpretazione dell’Agcm occorre che il termine di paragone venga indicato “nel medesimo spazio visivo e in stretta contiguità, adottando la medesima evidenza grafica” del claim nutrizionale. Sempre l’Agcm ritiene che l’enfasi data al claim,
L’obbligo dell’indicazione della tara è previsto dall’art. 3 della legge n. 441/1981 solo nel caso di vendita all'ingrosso. I primi due commi di tale articolo dispongono infatti che “La vendita all'ingrosso delle merci, il cui prezzo sia fissato per unità di peso, deve essere effettuata, da chiunque, a peso e al netto della tara, salvo che si tratti di prodotti che possono essere venduti a pezzo o a collo a norma dell'articolo 6, lettera c). Sugli imballaggi utilizzati per i suddetti prodotti venduti a peso netto deve essere riportato esternamente, anche a mezzo di etichettatura, in aggiunta alle indicazioni previste dalle norme in vigore, il peso dell'imballaggio stesso”. Tali disposizioni sono integrate dalle norme di esecuzione del Decreto Ministeriale 21 dicembre 1984. L'indicazione del peso dell'imballaggio deve essere effettuata, con caratteri indelebili e chiaramente leggibili, in chilogrammi oppure, se il peso dell'imballaggio non supera il chilogrammo,
Il marchio di identificazione deve essere quello dello stabilimento che effettua l’ultima manipolazione/lavorazione, giacché è solo fino a questo punto che possono verificarsi rischi di contaminazione del prodotto. Infatti l’Allegato II, lettera A, punto 2 del Reg. Ce n. 853/2004 prevede: “2) È tuttavia necessario applicare un nuovo marchio al prodotto laddove vengano rimossi l'imballaggio e/o la confezione, oppure qualora esso sia ulteriormente trasformato in un altro stabilimento. In questi casi il nuovo marchio deve indicare il numero di riconoscimento dello stabilimento in cui hanno luogo tali operazioni”. Da quanto ci ha evidenziato risulterebbe che lo stabilimento che effettua l’ultima manipolazione/lavorazione è quello olandese. Il marchio di identificazione sarà in tal caso quello di questo stabilimento.
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