Il Mondo del Latte - Giugno 2019

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IL MONDO DEL

IL MONDO DEL LATTE 6/2019

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CARLO MARIA FERRO, L’UOMO DELL’EXPORT UE, REGOLE CONDIVISE PER COMPETERE CONSUMI, LA GDO CON IL FIATO CORTO

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OPINIONI

L’Ue impari a stare in un mercato senza regole di Paolo De Castro

PROTAGONISTI

Carlo Maria Ferro: l’uomo dell’export 4 domande a… Domenico Raimondo, presidente del consorzio mozzarella di bufala campana e di Afidop

ORGANO UFFICIALE DI

ECONOMIA

Consumi, un 2019 alla finestra

MERCATI

Export in crescita grazie all’Asia I formaggi Ue vanno forte all’estero Esportazioni italiane di latte Borsa prezzi Dop, produzione in calo

IGIENE E SICUREZZA

Ispettori coreani in visita negli stabilimenti italiani La Lombardia punta su resistenza antimicrobica e benessere animale

NORMATIVE

Dop, la Corte Ue vieta l’evocazione figurativa L’esperto risponde

Organo ufficiale di ASSOLATTE e del Comitato Italiano FIL - IDF EDITORIALE IL MONDO DEL LATTE s.r.l. P.I. e C.F. 07208200159 www.assolatte.it Direzione, redazione, pubblicità: Via Adige, 20 - 20135 Milano tel. 02-72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Via Boncompagni, 16 - 00187 Roma tel. 06-42885648 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 337 del 23-4-1987

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GIUGNO

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ualche giorno fa abbiamo votato i nostri rappresentanti al Parlamento europeo che si insedierà i primi giorni di luglio. Comincia ora la nuova legislatura: l’Italia ha eletto 73 parlamentari che tra pochi giorni dovranno nominare – d’intesa con chi rappresenta gli altri 27 Paesi – il presidente della Commissione e i diversi commissari, veri e propri “ministri” IL MONDO DEL incaricati di lavorare ai singoli temi. Durante la campagna elettorale tutti hanno N. 6 dichiarato che dobbiamo contare di più, far sentire con maggior forza la nostra voce, che c’è tanto lavoro da fare. Siamo, ovviamente, d’accordo e speriamo che i neo eletti lavorino per raggiungere questi importanti obiettivi. È a Bruxelles, infatti, che si definiscono le strategie politiche ed economiche ed è lì che si devono rafforzare i legami con gli altri motori economici europei. La nostra casa comune è l’Europa: da più di sessant’anni ci garantisce pace e benessere, ci ha aiutato a dare stabilità alla nostra economia, ci ha regalato un enorme mercato da esplorare senza ostacoli e vincoli di sorta, ci ha dato regole armonizzate abbattendo tante barriere, una moneta unica che ci ripara dalla svalutazione. Non sempre condividiamo le decisioni prese dalle autorità comunitarie, ma – anche quando siamo critici – sappiamo che per far sentire la nostra voce in un mondo sempre più complesso, vasto e globalizzato, non possiamo che essere e sentirci europei. I prossimi anni saranno davvero importanti per l’Europa e per il nostro Paese. Ci sono molte decisioni da prendere e tante cose da fare per portare ricchezza ai nostri territori. L’agroalimentare è il più importante settore economico europeo. Merita quindi maggior attenzione, non solo nell’ambito della politica agricola, di per sé già molto importante, ma anche e soprattutto – permetteteci di dire – nella sua dimensione industriale, che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone in Europa e porta ricchezza e valore alle mille regioni d’Europa. Auguri di buon lavoro, quindi, a chi sta preparando le valigie per raggiungere la capitale europea per rappresentare tutti noi. Assolatte è pronta a dare il proprio contributo, come ha sempre fatto, e a collaborare con chiunque creda che il futuro dell’Europa dipende anche da quali decisioni vorrà prendere nella sua politica industriale.

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ROMA

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Amarcord Eda: i marketing standard Eda: Assolatte in cattedra contro le frodi alimentari Fil/Idf: La lotta agli sprechi del settore lattiero-caseario Ue: serve un’Europa più unita per competere nel mondo News

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EDITORIALE

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LATTE NEL

MONDO MENSILE

COMITATO ITALIANO FIL-IDF

Direttore responsabile: Adriano Hribal Coordinamento editoriale: Manuela Soressi Progetto grafico e impaginazione: Tina Liati Immagini: Fotolia Stampa: Miligraf srl s- Formello (RM) Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% Roma – aut mp-at/c/rm

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PREZZI DEGLI ABBONAMENTI: Italia: 118,00 euro Estero: 150,00 euro 1 copia: 11,50 euro Arretrati: 23,00 euro

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PROTAGONISTI

CARLO MARIA FERRO L'UOMO DELL'EXPORT IL PRESIDENTE DELL'AGENZIA ICE SPIEGA COME SI AIUTANO LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE ITALIANE A CONQUISTARE I MERCATI STRANIERI di Adriano Hribal

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a gennaio scorso, Carlo Maria Ferro è il nuovo presidente dell’Ice, l’agenzia italiana che si occupa di internazionalizzazione e di promozione del made in Italy all’estero. Nato 57 anni fa a Savona,

Ferro può contare su oltre 30 anni di carriera manageriale in aziende fortemente orientate alla competizione internazionale sui mercati globali. La sua vita professionale è infatti iniziata negli uffici dell’altoforno di

Taranto ed è continuata in grandi imprese tecnologiche, promuovendo alleanze e joint venture internazionali in molti importanti paesi. Prima della nomina all’agenzia del Mise era il presidente di St Microelectronics, una

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delle più importanti aziende europee di tecnologia. Il neo presidente conosce bene il mondo confindustriale, perché ha avuto importanti responsabilità come vicepresidente di Assolombarda con delega alle Politiche industriali e Fisco e come membro del consiglio direttivo del Digital innovation hub Lombardia. L’export è uno dei punti di forza del nostro settore, con più di 400.000 tonnellate di formaggi e un fatturato che supera i 3 miliardi di euro. Le imprese italiane stanno conquistando quote sempre più importanti, anche su mercati fino a pochi anni fa del tutto sconosciuti. Qual è il ruolo di Ice per contribuire a questa crescita? L’industria del settore lattierocaseario è un patrimonio dell’Italia e un pilastro del nostro comparto alimentare e viene riconosciuta come un'eccellenza del made in Italy in tutto il mondo. È un settore ricco di imprese piccole e medie e rappresenta il 13% del totale dell’export dei prodotti alimentari italiani (25,7 miliardi di euro, escluse le bevande). I servizi dell’agenzia Ice sono dedicati soprattutto alle Pmi. Dallo scorso anno abbiamo avviato diverse azioni promozionali verso Usa, Germania, Francia e Regno Unito, volte a far aumentare la quota di mercato dell’Italia rispetto alla concorrenza, grazie alla valorizzazione dell’offerta made in Italy. Particolare attenzione è stata dedicata soprattutto a Paesi come Canada e Giappone, con cui l’Ue ha firmato accordi di libero scambio, grazie ai quali si prevede l’intensificazione dei flussi di interscambio, nonché maggiori strumenti di contrasto al fenomeno dell’Italian sounding.

A febbraio scorso ho avuto modo di accompagnare oltre cento imprese italiane al Foodex di Tokyo – dove, tra quelli dei Paesi esteri, lo stand Italia era secondo per visibilità e superficie solo a quello della Cina – e ho constatato il focus sui formaggi. Mi ha fatto anche piacere che l’Ice abbia contribuito alla soluzione del tavolo di crisi degli allevatori sardi presso il Mipaaft con dieci azioni pratiche di supporto all’export del pecorino. Esportare al di fuori dei confini europei richiede una struttura aziendale che non tutti sono in grado di darsi. Regole, burocrazia, normative: tutto diventa difficile e complicato. La rete degli uffici Ice è in grado di fornire un servizio puntuale ed efficiente alle aziende? Affacciarsi fuori dai confini nazionali ed europei è sicuramente un'esperienza nuova rispetto alla tradizionale attività di vendita sul mercato nazionale che può talvolta frenare l’entusiasmo delle imprese meno strutturate. Questo è particolarmente rilevante per un tessuto di Pmi come quello italiano in generale e quello del settore lattiero-caseario in particolare. Per questo ho voluto accentuare il focus sulle Pmi nelle nuove linee di indirizzo dell’Agenzia Ice. Gli uffici della rete estera dell’Ice sono a disposizione delle nostre Pmi e lavorano in sinergia con le associazioni di categoria per rispondere a ogni richiesta di informazione necessaria per affrontare un mercato estero. Ogni ufficio dell’agenzia dispone di esperti di settore che seguono costantemente l’evoluzione dei settori di mercato di competenza e rappresentano un punto di riferimento per le aziende italiane. Le imprese che si rivolgono a

noi possono contare non solo su una profonda conoscenza dei mercati, ma anche su una rete di contatti locali che consentiranno loro di “intercettare” le tendenze della domanda locale. Tanti si lamentano che i fondi a disposizione della promozione del made in Italy sono dispersi in troppe iniziative – alcune di dubbia utilità – e che ci siano troppi enti nazionali e territoriali che presentano piani e progetti non coordinati. Cosa fare per ottimizzare gli investimenti pubblici e rendere più efficiente ed efficace il sistema? Certo i soggetti che si occupano a vario titolo di internazionalizzazione in Italia sono molti: ministeri, enti, Regioni, associazioni di categoria, Camere di commercio e adesso anche qualche città metropolitana. Sono convinto che il successo derivi da un gioco di squadra e ho operato dal primo giorno per abbattere i “silos” e liberare energie dalla dialettica alla cooperazione fra enti, verso i risultati comuni per le imprese. L’Ice è parte importante di questo sistema e si confronta in modo costruttivo con tutti. Dobbiamo fare sistema per promuovere le eccellenze del made in Italy nel mondo, riconoscendo che spesso cultura, territorio e prodotto sono fattori concomitanti di apprezzamento, particolarmente per prodotti Docg, Doc, Dop e Igp.

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PROTAGONISTI Una semplificazione migliorerebbe questo processo? Personalmente ritengo di sì, nella direzione sia dell’efficacia, sia dell’efficienza. Ma queste sono scelte che appartengono alla sfera politica, sono scelte di sistema e di ruoli. Noi in Ice, nel frattempo, ci concentriamo “a testa bassa” a fare bene e meglio il nostro lavoro e ad aprirci a fare sistema con tutti gli altri attori. E tanto c’è da migliorare anche da questo punto di vista. Io vengo da una cultura dove contano i risultati: le cose si fanno, non si passa il tempo a discutere chi le deve fare. Se poi domani ci saranno scelte organizzative nuove, l’Ice sarà pronta a svolgere il ruolo che le sarà attributo, sempre come “attore di sistema”. Ice e Assolatte collaborano a due progetti promozionali molto interessanti in Canada e Giappone, mercati in forte crescita anche grazie ai recenti accordi di libero scambio siglati dall’Unione europea. L’attività promozionale che aiuta i consumatori locali a conoscere il vero made in Italy può aiutare a combattere l’italian sounding nel mondo? Da diverso tempo l'Ice ha in atto azioni di comunicazione e di promozione dei prodotti made in Italy finalizzate a sviluppare nei consumatori esteri la conoscenza del valore aggiunto che un prodotto autentico italiano porta al consumatore. Dobbiamo puntare sempre di più alla tutela della proprietà intellettuale, delle indicazioni geografiche e contrastare la contraffazione di prodotti italiani. L’Ice ha messo a disposizione quattro desk anti contraffazione presso i suoi uffici di Istanbul, Pechino, New York e Mosca, ai quali aziende e associazioni possono rivolgersi per richiedere informazioni.

In futuro l’obiettivo è di fare leva sulle tecnologie digitali, rivolgendoci particolarmente alle medie e piccole imprese che hanno minore capacità autonoma di accedervi. Penso alle piattaforme internazionali di e-commerce, alla tracciabilità del prodotto con etichette smart, a nuovi modelli di offerta, a un big data dei buyer nel mondo. Sulla blockchain il ministero dello Sviluppo Economico sta preparando una strategia nazionale e l’Ice ne

è parte attiva. La tracciabilità dei prodotti serve a proteggere il brand, a indicare l’origine di una denominazione d'origine, a contrastare la contraffazione e il fenomeno dell’italian sounding, che interessa non solo il settore lattiero-caseario ma molte altre filiere. L’intenzione è utilizzare il protocollo blockchain per assicurare la disponibilità in rete di informazioni certificate accessibili a partire da un’etichetta.

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Amarcord: REGOLE EUROPEE UGUALI PER TUTTI QUARANT’ANNI FA, LA SENTENZA “CASSIS DE DIJON” GETTÒ LE BASI PER L’AFFERMAZIONE DEL PRINCIPIO DI LIBERA CIRCOLAZIONE DEI BENI

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a compiuto quarant’anni una sentenza della Corte di Giustizia europea che tanto ha inciso sugli scambi commerciali all’interno del territorio comunitario. Parliamo della sentenza “Cassis de Dijon”, emessa il 20 febbraio 1979. La vicenda vide l’Hessisches Finanzgericht, il Tribunale finanziario tedesco dell’Assia, sottoporre alla Corte di Giustizia europea questioni pregiudiziali sull’interpretazione del Trattato di Roma per quanto riguardava la compatibilità, col diritto comunitario, di una disposizione tedesca relativa allo smercio di bevande alcoliche, che prevedeva una gradazione alcolica minima per varie categorie di prodotti. Oggetto del contendere era, appunto, l’importazione in Germania dalla Francia del Cassis de Dijon, liquore di ribes nero con una gradazione alcolica tipica inferiore rispetto alla normativa tedesca. Ciò indusse l’amministrazione germanica a dichiarare non commercializzabile la merce sul territorio tedesco. Da qui la posizione della parte attrice, secondo la quale le disposizioni della Repubblica Federale di Germania costituivano una restrizione alla libera circolazione delle merci tra gli Stati membri. Fa sorridere il fatto che, a difesa delle proprie argomentazioni, la Repubblica Federale tedesca avesse posto

la tutela della salute e della protezione del consumatore. Argomentazione non condivisa dall’avvocato generale che, di contro, rilevava difficoltà nel comprendere come si potesse tutelare la salute del consumatore “imponendogli”, quale unica possibilità, bevande con gradazione alcolica superiore a quelle per le quali la parte attrice stava chiedendo la legittima commercializzazione sul territorio tedesco. Solo a titolo di promemoria, riportiamo quanto la Corte, sentite le argomentazioni delle parti, affermò a conclusione del procedimento: la nozione “di misura d’effetto equivalente a restrizioni quantitative all’importazione, di cui all’art. 30 del Trattato Cee, va intesa

nel senso che ricade del pari nel divieto contemplato da detta disposizione, la fissazione di una gradazione minima per le bevande alcoliche, fissazione contemplata nella legislazione di uno Stato membro, qualora si tratti dell’importazione di bevande alcoliche legalmente prodotte e messe in commercio in un altro Stato membro”. Dalla sentenza sul Cassis de Dijon è passata tanta acqua sotto i ponti e la Corte è stata interpellata innumerevoli volte su temi legati alla libera circolazione delle merci e alle restrizioni alle importazioni. Chissà se si arriverà a una vera, completa e totale armonizzazione delle regole europee. Le imprese e i cittadini ne trarrebbero certamente benefici.

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OPINIONE L’UE IMPARI A STARE IN UN MERCATO

SENZA REGOLE A

quasi due anni e mezzo Altri osservatori, perlopiù dal suo insediamento alla Casa francesi, indicano nell’Ue Bianca, è sempre più chiaro agroalimentare un gigante che per il commercio mondiale dai piedi d’argilla, forte di un c’è un prima e un dopo Donald avanzo positivo per gli scambi Trump. Il presidente americano nel settore che si è sviluppato sta continuando l’agenda del soprattutto dagli anni della suo predecessore Barack crisi in poi, ma debole per Obama, rivoluzionandone il il deficit di materie prime, metodo. Anche Obama si era soprattutto la soia che serve posto l’obiettivo – dopo le agli allevamenti. Non è un caso guerre fallimentari che Juncker, nella dell’era Bush firma del protocollo Jr – di riportare d’intesa con Trump tutto a casa. E per TRUMP STA dello scorso luglio, contenere la Cina abbia fatto inserire PROVANDO aveva concepito l’impegno europeo IN TUTTI un nuovo ordine a comprare più I MODI A commerciale soia americana. CONTENERE mondiale, con Cosa che, visti i PECHINO gli Usa perno di prezzi in picchiata due grandi trattati per gli agricoltori di Paolo De Castro, commerciali Usa, causati parlamentare europeo dinamici, provando proprio dalla guerra almeno a salvare l’idea di commerciale di Trump contro la multilateralismo: il Tpp con Cina, è venuta naturale e senza altissima. Ma lo scenario i Paesi del Pacifico senza la imposizioni. potrebbe cambiare in modo Repubblica Popolare e il Ttip Altri ancora, come l’agenzia repentino. L’importante è con l’Europa. Trump ha sbiadito delle Nazioni Unite su che l’Unione europea – che con maggiore decisione commercio e sviluppo Unctad, per come si è l’immagine di Washington insistono che l’Ue strutturata dagli gendarme del mondo. Si potrebbe addirittura anni Novanta in è ritirato dal Ttp, salvo poi approfittare delle BRUXELLES poi è un simbolo di cominciare a trattare solo tensioni tra Oriente DEVE multilateralismo, tra con il Giappone, e ha aperto e Occidente. DIFENDERSI gli esperimenti più un’era di tensioni commerciali Questo, forse, E ADATTARSI riusciti dell’epoca direttamente con la Cina. in uno scenario AI NUOVI dell’Organizzazione E l’Europa? Secondo alcuni, di tensione che, mondiale del tra cui il presidente della comunque, non SCENARI commercio, capace Commissione europea Jeanpuò durare a lungo. di dotarsi tra l’altro Claude Juncker, oggi gran parte Nel 2020 Trump di contrappesi alla delle tensioni commerciali nel si giocherà la globalizzazione che ignora le mondo nascono dalla contesa rielezione nei distretti rurali più specificità locali, e penso alle Washington-Pechino. E questo colpiti dalla sua politica di dazi Dop e Igp – sappia adattarsi ai avrebbe effetto indiretto anche che non riguarda solo la Cina, nuovi scenari. Quali che siano su economie fortemente ma tutti, e potrebbe toccare le relazioni tra Washington e esportatrici, come quella direttamente anche l’Europa. Pechino, l’Ue dovrebbe imparare tedesca. È tutto il mercato Ue a a difendersi, uscendo dalla essere in qualche modo saturo, LA TENSIONE USA-CINA retorica del “mercato più aperto soprattutto quando si parla dei Al momento in cui scrivo del mondo”. prodotti agroalimentari. queste righe la tensione resta

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Non perché non sia giusto battersi per l’apertura, ma perché questo atteggiamento dovrebbe collocarsi in un quadro di regole condivise. Dalla grande crisi finanziaria globale in poi queste regole hanno cominciato a scricchiolare e a Trump, uomo d’affari formatosi in uno dei mercati più spietati del mondo (l’immobiliare di New York) è bastato dare il colpo di grazia. FLESSIBILI SUL MERCATO Insomma, le altre potenze mondiali sono uscite dall’era del Wto e l’Ue dovrebbe agire di conseguenza, mantenendo margini di flessibilità e tenendo conto che mercati come quello americano e cinese sono comunque essenziali. Serve quindi una leadership europea coesa, capace di tenere testa alle forze centrifughe al suo interno e a scenari mutevoli al suo esterno ed essere reattiva, in grado di cambiare in tempi stretti. In un certo senso, la

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politica commerciale dell’Ue in questi anni potrebbe aver creato condizioni desiderabili per affrontare il nuovo scenario. La strategia di perseguire accordi commerciali con partner anche molto differenti tra loro ha significato diversificare gli sbocchi verso cui poter

destinare i prodotti Ue. Si tratta di capire se e quanto l’Ue sarà in grado di gestire la flessibilità garantita da questo network di alleanze commerciali. Una cosa sembra certa: non sarà facile, almeno non come accaduto negli ultimi trent’anni.

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MARKETING STANDARD GARANTISCONO LA QUALITÀ DEI PRODOTTI E TUTELANO I CONSUMATORI DA PUBBLICITA INGANNEVOLI di Katia Bellantone

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marketing standard sono una serie di norme europee che hanno l’obiettivo “da un lato, di migliorare la posizione di mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari e, dall’altro, di assicurare la corretta concorrenza tra i grassi da spalmare derivati dal latte e quelli di altre origini, a vantaggio sia dei produttori che dei consumatori” per citare il Reg. Ue n. 1234/2007. Che continua specificando che “la protezione della denominazione del latte e dei prodotti lattiero-caseari […] sono intese a tutelare il consumatore e a creare condizioni di concorrenza non distorsive tra i prodotti lattiero-caseari e i prodotti concorrenti in materia di designazione, etichettatura e pubblicità”. E ancora, che l’Organizzazione comune dei mercati stabilisce “norme intese a garantire un’elevata qualità del latte alimentare e dei prodotti da esso derivati, in modo da soddisfare le esigenze e le aspettative dei consumatori mediante un’offerta di latte di buona qualità e, nel contempo, stabilizzare il mercato in questo comparto”. Questa architettura normativa di regole e definizioni non è bastata, però, a tutelare il settore dalla concorrenza sleale e dalle campagne fuorvianti lanciate da parte dell’industria dei prodotti di origine vegetale. Ci ha pensato la Corte di Giustizia europea a ricordare il quadro di tutela, impedendo definitivamente l’utilizzo dei termini “latte” o “formaggio” per prodotti non interamente derivati dal latte. Mettendo la parola “fine” all’uso di denominazioni come “formaggio di soia”, “latte di riso” e simili. Non siamo ancora arrivati, tuttavia, alla correttezza e alla piena trasparenza e le norme non hanno impedito ad alcuni produttori di bevande vegetali di usare il marketing creativo per attirare il consumatore, strumentalizzando l’ottima reputazione dei prodotti a base di latte e la tradizionale affezione del consumatore per questo settore. Per fare un passo avanti in materia e scrivere regole che non siano facilmente bypassate, la Commissione europea ha avviato una consultazione per valutare le

norme esistenti e sull’eventuale necessità di introdurre nuove definizioni. Sia Assolatte che la European Dairy Association hanno risposto al sondaggio per mettere nero su bianco le esigenze del settore caseario europeo e nazionale. Le due associazioni hanno sottolineato come le nuove sfide arrivino proprio dai prodotti “alternativi” a base vegetale o, ancora più complicato, dai prodotti a composizione mista. Proprio per questo, chi trasforma latte accoglie con favore la definizione di nuovi marketing standard che fissino standard qualitativi e regole comuni per una competizione giusta e un’informazione chiara e non fuorviante per il consumatore, che della guerra latte vs bevanda a base di soia rischia di pagare il prezzo più alto.Servono nuove regole per chiarire definitivamente che i prodotti a base vegetale non sono assolutamente alternativi o sostitutivi in termini nutrizionali rispetto al latte e ai prodotti caseari. Assolatte ha anche sottolineato che la mancanza di una definizione europea di formaggio provoca un’inutile e pericolosa eterogeneità delle normative nazionali in materia. In Italia la definizione di formaggi è ancora legata a un regio decreto che risale del 1925 e la tecnologia limitata da norme che hanno più di quarant’anni. Divieti e vincoli non contemplati dalle nelle normative di altri Paesi Ue. Queste differenze comportano svantaggi competitivi enormi per le imprese che operano in Italia, considerato che entrano legittimamente nel nostro Paese prodotti ottenuti in modo difforme alla normativa nazionale. Gli standard europei avrebbero, quindi, almeno tre aspetti positivi: garantirebbero livelli qualitativi elevati e costanti in tutta Europa a vantaggio dei consumatori, permetterebbero una competizione equa all’interno del mercato unico, rafforzerebbero il posizionamento dell’intero comparto lattiero-caseario comunitario nel più ampio contesto della competizione globale.

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Abbiamo un latte di qualità per ogn ognuno di voi. Parmalat ha dedicato al latte tanta energia, migliorandolo con l’esperienza ed il lavoro. E per dare a ciascuno di noi la possibilità di scegliere, ne ha creato uno per ogni esigenza, mantenendolo sicuro e garantito attraverso un’accurata selezione delle materie prime in base a severi standard qualitativi e oltre un milione di rigorosi controlli all’anno, che lo rendono di assoluta qualità e fiducia. Parmalat è il buon latte che esaudisce i gusti e le necessità di tutti, anche in termini di qualità e sicurezza.

Nutriamo insieme l’oggi e il domani


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ASSOLATTE IN CATTEDRA

CONTRO LE FRODI ALIMENTARI di Katia Bellantone

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ell’antica Grecia, “opson” era un ingrediente chiave della cucina: la salsa che dava sapore alla parte principale del pasto. Con il tempo, il termine acquisì un’accezione più generale di piatto preparato. Tradotto in lingua moderna: piatto pronto. Da alcuni anni, Opson è una grande operazione congiunta di Europol ed Interpol che mira a contrastare contraffazione e frodi alimentari e a combattere le reti della criminalità organizzata alla base del commercio illegale di alimenti. Negli ultimi mesi l’operazione ha portato a sequestri in Germania, Francia, Portogallo, Danimarca, Grecia e Irlanda. In Italia ha interessato alcune partite di acqua minerale e vino, per problemi di contraffazione. L’operazione – alla quale partecipano 61 Paesi – è supportata dalle dogane, dalle forze di polizia e dagli enti regolatori nazionali e ha una sua

particolarità: prevede la collaborazione e la cooperazione tra organi pubblici e privati. Ed è in quest’ambito che a fine marzo a L’Aja si tenuto un importante seminario di formazione, incentrato su latte e prodotti caseari, uova e miele, al quale Assolatte è stata chiamata a dare il proprio contributo. Il tema delle frodi alimentari è molto delicato, ma troppo spesso viene strumentalizzato, ha sottolineato la Commissione europea in apertura di conferenza. I dati sui controlli svolti non devono spaventare, perché solo in minima parte le procedure portano a un accertamento di frode. Purtroppo, però, alcune sono eclatanti e hanno molta eco sui media, cartacei e on line. Ciò – sempre a detta della Commissione – incide negativamente sulla fiducia dei consumatori, che sono portati a dimenticare che l’Europa è

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ATTUALITÀ _EDA prima al mondo per sicurezza alimentare. Fuori dai confini europei, sono davvero pochi i Paesi in cui si può mangiare street food o bere acqua non confezionata senza incorrere in spiacevoli, se non pericolosi, malanni. In Europa, invece, è possibile grazie agli standard di qualità che il settore alimentare europeo si è dato e ai rigidi controlli ai quali viene sottoposto. È quindi scorretto e fuorviante, per il consumatore prima di tutto, fare generalizzazioni. Ed è proprio questo uno dei punti sollevati da Assolatte nel corso del seminario: i dati europei e italiani confermano che nella grande maggioranza dei casi le contestazioni riguardano lievi infrazioni amministrative – spesso legate alle norme sull’etichettatura – che non rientrano assolutamente nella fattispecie di frode alimentare. A trarre in inganno è la parola “frode” spesso usata dai media. Se è vero che non esiste una precisa definizione, la stessa Commissione europea sostiene che si può parlare di frode solo quando, oltre alla violazione, sono presenti intenzionalità, guadagno e inganno ai consumatori. Se non c’è dolo, quindi, non siamo di fonte a una frode. I dati confermano che la maggior parte dei problemi nasce per banali errori di interpretazione della grande mole di norme settoriali. Un esempio del quale si è parlato anche durante

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la conferenza è l’obbligo voluto da alcuni Paesi, tra cui l’Italia, di riportare in etichetta l’origine della materia prima. Obbligo disciplinato a livello nazionale da decreti, circolari e linee guida. Con il Parlamento e il Governo che vogliono continuamente introdurre nuovi e complicati obblighi e i regolamenti europei che incombono. Entreranno in vigore tra meno di un anno, ma le linee guida della Commissione sono ancora in fase di elaborazione. Non è quindi improbabile che le aziende, soprattutto le Pmi, facciano fatica a comprenderne i cavilli e commettano errori. Anche per Assolatte la mole di lavoro su questi temi è molto aumentata: fornisce servizi di consulenza alle aziende, risponde quotidianamente a quesiti di ogni tipo, dialoga con i ministeri e con la Commissione per spiegare le difficoltà delle aziende e i costi che esse devono sopportare per stare al passo con l’evoluzione normativa. La lotta alle frodi alimentari è una battaglia comune, che vede l’associazione in prima linea. I casi di frode infangano la reputazione di tutto il settore, compresa quella delle imprese virtuose. Ciò non toglie che occorrerebbero una maggior sensibilità delle istituzioni verso i problemi di chi produce e una forte semplificazione delle norme che gravano come pesanti fardelli sui bilanci aziendali. Talvolta senza motivo.

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LA LOTTA AGLI SPRECHI DEL SETTORE LATTIERO-CASEARIO Pierre Barrucand - presidente dell’IDF Standing Committee on Environment

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l settore lattiero-caseario è impegnato ad adottare pratiche sostenibili e, in ultima analisi, a contribuire in maniera determinante ai sistemi alimentari sostenibili. Affrontare lo spreco alimentare è una parte fondamentale di questo sforzo. Anche se il latte prodotto non è il principale alimento disperso (rappresenta solo l’8% del cibo sprecato in termini di calorie), un quinto dei prodotti caseari finisce per essere sprecato. Il problema più urgente è che il 55% dello spreco di prodotti caseari freschi è opera dei consumatori. Pertanto, ridurre gli sprechi richiede soluzioni innovative per aiutare i consumatori a ridurre i loro rifiuti. SIERO: L’UOVO D’ORO DELLA TRASFORMAZIONE LATTIERA A livello aziendale, gli impianti di lavorazione del latte stanno aprendo la strada a soluzioni innovative per aiutare a ridurre i rifiuti (fino al 12% di questi avviene nel corso di distribuzione, vendita al dettaglio, produzione e imballaggio). Una storia di successo della rivalorizzazione dei prodotti è il modo in cui il settore lattiero-caseario è riuscito a trasformare un precedente prodotto di scarto alimentare – il siero di latte – in un alimento nutriente e prodotto altamente prezioso e redditizio. Il siero di latte è un sottoprodotto della produzione casearia altamente nutriente ma, fino a poco tempo fa,

l’unica possibilità per il suo riutilizzo era nella produzione di mangimi per animali. Oggi, le proteine del siero del latte sono il sottoprodotto nutriente perfetto, ampiamente usato nella produzione di alimenti per sportivi, neonati, bambini piccoli, donne incinte, persone con bisogni speciali, ecc. AIUTARE I CONSUMATORI A RIDURRE LA QUANTITÀ DI CIBO SPRECATO Il settore lattiero-caseario ha anche messo in atto diverse iniziative con l’obiettivo di aiutare il consumatore a ridurre gli sprechi. In Svezia, ad esempio, vi sono realtà aziendali che hanno cambiato l’etichetta “Da consumarsi preferibilmente entro il” in “Da consumarsi preferibilmente entro il - spesso buono dopo” per incoraggiare gli acquirenti ad annusare e assaggiare i prodotti prima di buttarli via una volta che la data indicata è passata. L’etichetta “Best Before” non indica la sicurezza del prodotto, ma è invece la data raccomandata per gustare il prodotto al meglio delle sue caratteristiche di sapore o qualità. Se il latte viene tenuto al freddo e conservato correttamente, potrebbe rimanere fresco oltre la data di scadenza. Questa iniziativa è stata fatta con l’approvazione dell’agenzia alimentare svedese. Anche lavorare alle dimensioni delle porzioni può avere un impatto enorme. Riducendo, ad esempio, il numero di porzioni di burro nelle confezioni si potrebbero sprecare meno burro e risorse. Così come si possono

Pierre Barrucand incoraggiare i consumatori a utilizzare gli avanzi dei latticini fornendo siti di ricette online. SFORZI PIÙ AMPI DEL SETTORE PER RIDURRE GLI SPRECHI Il settore riconosce l’importanza di affrontare lo spreco alimentare a livello di azienda agricola, dove il latte viene scartato a causa di molte ragioni. Siamo in costante dialogo con gli agricoltori per migliorare le loro prestazioni in materia di salute animale, riducendo al minimo l’uso di antibiotici attraverso un’azione preventiva. Nel Regno Unito, ad esempio, il settore è impegnato in iniziative nazionali di lotta contro lo spreco e partecipa

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L’ESTRO


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a forum di dialogo nazionali sull’argomento. Il settore lattiero-caseario inglese ha fissato obiettivi chiari per ridurre gli sprechi alimentari nella propria catena di produzione. Sono state introdotte condizioni stringenti sul raffreddamento del latte e ci si concentra sul mantenere intatta la catena del freddo lungo tutta la nostra catena di produzione per garantire la massima durata possibile. US Dairy conferisce premi di sostenibilità ogni primavera per riconoscere allevamenti

meritevoli, imprese e sforzi comunitari che promuovono una leadership piena di risorse e dimostrano pratiche sostenibili. Le pratiche innovative negli allevamenti da latte includono la raccolta di rifiuti e scarti di cibo delle organizzazioni locali per fornire energia sufficiente per alimentare il caseificio, oltre a dirottare centinaia di tonnellate di rifiuti al mese dalle discariche locali. CONCLUSIONE Lungo tutta la filiera lattierocasearia ci sono tante iniziative entusiasmanti che contribuiscono a ridurre gli sprechi e ad aumentare l’efficienza. Tutto per soddisfare i principi della Dairy Declaration di Rotterdam, che devono contribuire in modo significativo agli obiettivi di sviluppo sostenibile: porre fine alla povertà e alla fame e proteggere l’ambiente. Insieme possiamo lavorare per sfamare le persone, non le discariche.

BENESSERE ANIMALE 2.0

In molti Paesi la sensibilità pubblica e le aspettative verso il tema del benessere animale sono cresciute. Per questo il settore lattiero caseario è ben consapevole della necessità di doversi porre in maniera proattiva per assicurare elevati standard di benessere animale e di salvaguardia della fiducia dei consumatori. A dieci anni dalla pubblicazione della prima guida FIL sul benessere e la salute animale nella produzione lattiera, la Federazione ha, dunque, aggiornato il documento, grazie anche al supporto tecnico della FAO e dell’OIE-World Organisation for Animal Health. Il documento “The IDF Guide to Good Animal Welfare in Dairy Production 2.0” (Bollettino FIL 498/2019) recepisce i nuovi dati scientifici, gli strumenti e gli standard ISO e OIE pubblicati sul tema in questo decennio e mostra come raggiungere gli obiettivi fissati negli standard ISO e OIE a livello pratico.

SPETTROMETRIA NEL VICINO INFRAROSSO

Latte e prodotti lattiero-caseari sono alimenti ampiamente consumati e commercializzati. Come per tutti gli alimenti, c’è grande richiesta di controlli di qualità e questi sono normalmente condotti attraverso analisi compositive rapide e affidabili utilizzando la spettroscopia del vicino infrarosso (NIR); metodica regolarmente applicata per l’assicurazione qualità nel settore lattiero-caseario da oltre 30 anni. Le prime applicazioni di questa tecnica riguardarono prodotti in polvere e formaggi, ma gli sviluppi negli hardware, nei software e nella chemiometria hanno

ampliato il campo di applicazione fino ad includere l’intera gamma di prodotti lattiero-caseari lungo tutta la filiera di produzione. La prima versione dello standard internazionale ISO 21543/IDF 201, pubblicata nel 2006 è stata, quindi, ora aggiornata per coprire un’ampia gamma di matrici in forme liquide, semisolide o solide ed i relativi approcci e procedure di misurazione. Il nuovo Bollettino “Application of Near Infrared Spectrometry for the Analysis of Milk and Milk products” (497/2019) raccoglie statistiche di calibrazione finora non pubblicate.

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LA TUA SCELTA

CONTA

Le sfide globali più importanti dei prossimi 20 anni saranno quelle legate alla sostenibilità alimentare ed ambientale. E ognuno di noi può fare la sua parte compiendo scelte informate e consapevoli, soprattutto a tavola, partendo dagli ingredienti giusti. E’ per questo che per il burro Bio Prealpi scegliamo solo le migliori panne provenienti esclusivamente da allevamenti di agricoltura biologica, che rispettano i criteri di sostenibilità e soprattutto, l’ambiente che ci circonda.

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ATTUALITÀ_UE

SERVE UN’EUROPA PIÙ UNITA PER COMPETERE NEL MONDO di Katia Bellantone

G

li sviluppi politici, economici e normativi dell’ultimo quinquennio hanno dimostrato chiaramente che il lavoro delle istituzioni europee ha un impatto diretto su tutti i temi centrali che incidono sull’industria agroalimentare del Vecchio continente, dalla sicurezza alimentare al mercato unico, dall’innovazione al commercio internazionale. È per questo che tutte le maggiori associazioni di rappresentanza industriale hanno uffici a Bruxelles e nella capitale europea fanno squadra con le corrispettive “sorelle” degli altri Paesi membri per avere più voce in Europa. Assolatte è presente a Bruxelles, è membro della European Dairy Association, che a sua volta ci rappresenta in Food&Drink Europe, la Federalimentare comunitaria. Allo stesso modo sono organizzati anche gli altri settori: i salumi, i vini, lo zucchero, le bevande spiritose, così come alcune aziende internazionali. Il food europeo è il più grande settore manifatturiero d’Europa, con un fatturato di oltre mille miliardi di euro, Conta 4,6 milioni di lavoratori che garantiscono 1,5 miliardi di pasti al giorno. Cifre da capogiro che non sono, però, sempre tenute nella dovuta considerazione dalle istituzioni comunitarie. In vista del nuovo Parlamento e delle nuove Commissioni, le maggiori associazioni europee, da Food&Drink Europe a Eda, hanno elaborato manifesti, redatto liste di priorità, cercato di attirare l’attenzione dei candidati, con i temi e le preoccupazioni più scottanti condivisi dall’intera industria alimentare europea.

In tutti i documenti che circolano, che si tratti di dossier di migliaia di pagine o brevi e intuitive infografiche, la parola chiave è competitività. Nel mercato interno prima di tutto, da perseguire attraverso l’armonizzazione delle norme nazionali. Basta ai decreti governativi sull’origine e alle iniziative pubbliche e private sull’etichettatura nutrizionale. Che il mercato europeo torni a essere unico e comune, quel grande spazio di libera circolazione delle merci che rispondono ai più alti standard in termini di qualità e sicurezza alimentare. Standard europei, appunto, che sono anche un valore aggiunto per la competitività delle nostre aziende sul mercato globale. Ed è questo il secondo punto. Continuare quell’ambizioso percorso di apertura di nuovi mercati attraverso gli accordi commerciali, negoziare la liberalizzazione dei nostri prodotti e la tutela delle nostre indicazioni geografiche per portare nel mondo il made in Europe. Su questi punti tutta l’industria europea è d’accordo. Su altri, invece, il consenso non è unanime, o la posizione dei vari protagonisti diverge leggermente: la Brexit, per esempio, la sostenibilità, la trasparenza, l’economia circolare e molto altro. Tutti dossier aperti che avranno un impatto sull’industria, per cui è necessario dialogare con le istituzioni. In poche parole: bisogna fare sistema per contare e per crescere! Ad elezioni concluse, è già tempo di rimettersi al lavoro con la strategia di sempre. Fare sistema per crescere.

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ATTUALITÀ_NEWS PROVOLONE DEL MONACO DOP, DE SIMONE E RUOCCO CONFERMATI AL VERTICE DEL CONSORZIO DI TUTELA Saranno Giosuè De Simone e Matteo Ruocco, rispettivamente presidente e vicepresidente, a guidare il Consorzio di Tutela del Provolone del Monaco Dop per il prossimo triennio 2019-2021. Questo il primo dei responsi dell’assemblea ordinaria ospitata nella sede consortile a Montechiaro di Vico Equense, coordinata dal direttore Vincenzo Peretti. Confermate anche le altre figure del direttivo con la presenza degli storici casari Peppe Albano della Verde Fattoria di Monte Comune e Salvatore Russo del caseificio Perrusio. Giuseppe Ferraiuolo rappresenta i caseifici aziendali. Ampio spazio agli allevatori. Il Provolone del Monaco Dop tutela la razza del bovino agerolese. Massima attenzione verrà data nei prossimi mesi proprio all’alimentazione e alla riproduzione degli animali che forniscono

il latte da utilizzare per la produzione del formaggio stagionato più famoso della regione Campania, secondo le modalità previste dal disciplinare di produzione. Grandi soddisfazioni, inoltre, continuano ad arrivare dal mercato e dai consumatori. La soglia di produzione continua a crescere, grazie anche all’ingresso di nuovi caseifici che assicurano qualità e continuità a quella già esistente. Obiettivi che consentono di guardare al futuro con ottimismo e puntare a fare crescere l’attenzione verso il prodotto. Prosegue la guerra alla contraffazione e rinnovata la convenzione con quanti dovranno vigilare per scoprire i tentativi di imitazione e di frode ai danni dei consumatori che purtroppo continuano a verificarsi.

CONSORZIO TUTELA FORMAGGIO ASIAGO DONA 10MILA EURO PER SALVAGUARDARE LE MALGHE DELL’ALTOPIANO Tenere accesi i riflettori sul futuro delle malghe. Questo l’imperativo del Consorzio Tutela Formaggio Asiago che, alla presenza del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ha consegnato all’Unione Montana “Spettabile Reggenza dei Sette Comuni”, la somma di 10.000 euro destinata a contribuire a salvaguardare il futuro delle malghe e dei pascoli dell’Altopiano dei Sette Comuni devastati dal maltempo di fine ottobre scorso. Il futuro dell’alpeggio nell’Altopiano di Asiago e dei Sette Comuni è strettamente legato al ripristino dei pascoli e dei boschi distrutti dal maltempo. Per questo, il Consorzio Tutela Formaggio Asiago ha scelto di destinare l’intero ammontare dei tradizionali donativi natalizi per sostenere l’Unione Montana “Spettabile Reggenza dei Sette Comuni”, l’ente preposto alla programmazione delle azioni

di messa in sicurezza delle malghe di proprietà comunale e al ripristino dei pascoli sensibilizzando, oltre che i soci, anche tutti i visitatori del proprio sito che, con gli acquisti online, hanno preso parte a questa corale gara di solidarietà. “Mantenere, valorizzare e mettere a sistema questo grande patrimonio di natura e tradizioni che la Storia ci ha consegnato – ha affermato presidente del Consorzio Tutela Formaggio Asiago Fiorenzo Rigoni – è un compito che sentiamo profondamente nostro. Ringrazio il presidente Zaia che non manca mai di sostenerci in questo impegno garantendo che continueremo a sforzarci nel diffondere i valori fondanti della produzione casearia più importante del Veneto, testimonianza di pratiche sostenibili, rispettose dell’ambiente e dell’equilibrio

naturale”. “Stiamo lavorando da mesi per garantire il ripristino delle condizioni di sicurezza nei boschi – ha detto il presidente dell’Unione Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni Emanuele Munari – permettendo, con la stagione estiva alle porte, la possibilità di pascolo”.

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ATTUALITÀ _NEWS _NEWS CENTRALE DEL LATTE SALERNO CELEBRA I 90 ANNI CON UNA COLAZIONE “DA RECORD” SUL LUNGOMARE Trasformare un rituale quotidiano come la prima colazione in un grande rito collettivo. È la sfida che Centrale del latte di Salerno ha deciso di lanciare con l’evento “Festa del latte – Tutti insieme per la colazione da record”, per celebrare il suo 90esimo compleanno e la celebrazione della Giornata mondiale del latte. L’azienda invita a fare colazione tutti insieme sul Lungomare Trieste di Salerno l’1 giugno. Sarà allestita una grande tavolata dove, con l’ausilio dei ragazzi dell’istituto alberghiero Virtuoso e di quelli dell’istituto turistico Giovanni XXIII, sarà servita una prima colazione a base di latte fresco, caffè, cornetti e frutta fresca. Oltre ai numerosi stand dei partner dell’iniziativa, fra cui le Op agricole, Legambiente e altri, saranno allestiti laboratori creativi, aree fitness e sport, dove praticare una serie di attività con dimostrazioni, lezioni di

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pallavolo, fitwalking e altre discipline. L’Ordine dei Medici di Salerno metterà a disposizione i suoi associati per fornire anche servizi diagnostici e consigli per una sana e corretta alimentazione e la Fondazione Veronesi con l’Anicav organizzerà una raccolta fondi per la ricerca. Sul palco, dopo i saluti istituzionali del titolare della Centrale, Angelo Mastrolia, del presidente della Regione Campania De Luca, del sindaco di Salerno Napoli e del presidente di Confindustria e Cciaa Salerno Prete. Seguirà la consegna degli attestati di riconoscimento ai dipendenti, ai concessionari e agli allevatori della Centrale del latte e la premiazione dei clienti vincitori del Grande Concorso “90 anni di regali”. Inoltre, saranno premiati il consumatore più fedele e il punto vendita più antico dell’azienda. Per l’occasione è stato creato l’hashtag #festadellatte.

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ATTUALITÀ _NEWS _NEWS PECORINO TOSCANO DOP, NASCE “PETTI ROSSO DI MANCIANO” È 100% toscano il “Petti Rosso di Manciano”, il nuovo Pecorino Toscano Dop del Caseificio Sociale Manciano nato dall’incontro con il Gruppo Petti e OL.MA Collegio Toscano degli Olivicoltori. Il nuovo formaggio porta avanti la tradizione casearia del Caseificio Sociale Manciano, nato nel 1961 in Maremma e da sempre attento a innovazione e qualità, e conta, per il trattamento in crosta, sul doppio concentrato di pomodoro toscano fornito dal Gruppo Petti, leader in Italia nella lavorazione del pomodoro, e sull’olio extravergine di oliva Toscano Igp messo a disposizione da OL.MA Collegio Toscano degli Olivicoltori. “Petti Rosso di Manciano” nasce per rafforzare il legame con il territorio toscano e porta sul mercato un prodotto naturale, senza conservanti e trattato esternamente con prodotti interamente toscani: il doppio concentrato di pomodoro toscano fornito da Gruppo Petti e l’olio extravergine di oliva Toscano Igp messo a disposizione da OL.MA. Collegio Toscano degli Olivicoltori. Il formaggio è a pasta tenera e compatta, con stagionatura minima di 20 giorni, come previsto dal Disciplinare di produzione del Pecorino Toscano Dop, ma ottimo da consumare dopo una stagionatura di 40/60 giorni.

LE NUOVE MOZZARELLINE LATTE FIENO DI BRIMI Brimi amplia la gamma Latte Fieno con le nuove Mozzarelline Latte Fieno in buste doypack da 135 grammi, prodotte con Latte Fieno proveniente dai masi di montagna dell’Alto Adige, dove le mucche vengono alimentate con erba fresca, fieno e piante di campo, escludendo mangimi insilati e Ogm. Il Latte Fieno è un latte che contiene Omega-3, alleati preziosi per la salute, ed è garantito dal marchio europeo Stg. La comoda grammatura da 7,5 grammi le rende perfette da gustare al naturale, come ingrediente nelle insalate o per piatti caldi e freddi.

“1111” LA CACIOTTA SOLIDALE PER RIMBOSCHIRE LA VAL DI FIEMME Gli studenti della Fondazione Edmund Mach e il Caseificio sociale Val di Fiemme-Cavalese hanno ideato una caciottina da vendere a valligiani e turisti. Parte del ricavato sarà donato dal Caseificio alla Magnifica Comunità di Fiemme per mettere a dimora nuove piantine di abete rosso in sostituzione di quelle distrutte dagli eventi atmosferici dell’autunno del 2018. Sono questi gli ingredienti del progetto “Per fare un albero ci vuole un… formaggio”. Si chiama “1111” la formaggella inventata dai ragazzi del quarto anno del corso di formazione professionale agroalimentare Fem, messa in vendita con l’obiettivo di rimboschire le foreste colpite dal maltempo. Il nome del prodotto richiama l’anno di fondazione della Magnifica Comunità di Fiemme, storico ente che, tra le sue funzioni, ha quella di mantenere e gestire il patrimonio boschivo locale. Sempre in omaggio al territorio di montagna, il formaggio fresco è rivestito da una muffa candida come la neve. La ricetta è basata sui vecchi appunti da studente di Lucio Partel, storico casaro al caseificio turnario di Ziano, recentemente scomparso, che a inizio anni ’50 aveva frequentato un corso di tecnica casearia a San Michele all’Adige. Il formaggio “1111”, venduto in piccole forme, è a pasta morbida con una lavorazione che prevede una maturazione veloce e il lavaggio con acqua al termine della cagliata.

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La nostra è una storia che inizia oltre cent'anni fa e arriva ad oggi quale emblema di un'eccellenza tutta italiana, capace, da quattro generazioni, di costruire la propria leadership nella produzione, stagionatura ed esportazione del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano.

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ALLEANZA TRA LE FIERE DI PARMA E DI FORLÌ Presentata a Forli durante Fieravicola l’alleanza strategica siglata tra Fiere di Parma e Fiera di Forlì. Sarà una nuova società a gestire i futuri investimenti finalizzati a valorizzare le fiere che si svolgono nel quartiere di Forlì (da FierAvicola a Caccia&Country), mettendoli in sinergia con il know how e le relazioni nazionali e internazionali di manifestazioni come Cibus e Cibus Tec. Il rilancio del quartiere forlivese passerà anche attraverso un rinnovato spirito di collaborazione con organizzatori terzi che potranno disporre di un quartiere moderno, efficiente e a costi accessibili. La nuova società avrà una governance condivisa che da un lato confermerà e valorizzerà il lavoro svolto dal Fiera di Forlì negli ultimi anni e dall’altro gestirà il piano industriale a cinque anni messo a punto dal Management delle due Fiere. “La firma di questo accordo quadro con Fiere di Parma – ha dichiarato il presidente della Fiera di Forlì Gianluca Bagnara – è il primo passo per integrare la nostra esperienza nel settore agrozootecnico con le competenze di una realtà di primaria importanza nel panorama fieristico internazionale, che ha all’attivo saloni di riferimento per il mondo del food come Cibus e CibusTec. Questa sinergia ci permetterà di rilanciare Fiera di Forlì e le sue manifestazioni, a cominciare da Fieravicola, rassegna che continuerà a essere organizzata a Forlì”. “È un accordo federante, rispettoso delle singole competenze, nell’ambito zootecnico e agroalimentare – ha sottolineato il ceo di Fiere di Parma Antonio Cellie – il nostro approccio, replicabile, è quello di non trasferire fiere da una città all’altra, sradicandole dai loro consolidati legami con il territorio, ma rilanciarle ottimizzandone i processi di gestione e internazionalizzazione. La sinergia tra Fieravicola, Cibus e Cibus Tec aprirà nuovi orizzonti per la valorizzazione della filiera avicola Made in Italy grazie ad un appuntamento che potrà sempre più confrontarsi con gli operatori internazionali alternandosi con l’omologa Viv di Utrecht”.

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ATTUALITÀ _NEWS _NEWS FIORENZO RIGONI CONFERMATO PRESIDENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL FORMAGGIO ASIAGO Il consiglio d’amministrazione del Consorzio di Tutela del Formaggio Asiago ha confermato all’unanimità Fiorenzo Rigoni (nella foto) come presidente, che rimarrà in carica per un altro mandato. È stato confermato anche il vicepresidente Fabio Finco, dell’azienda Casearia Monti Trentini, mentre per la prima volta nella storia del consorzio entra nel consiglio d’amministrazione una malghese: Lorella Frigo. Le nomine concludono il percorso di rinnovo delle cariche avviato con l’assemblea dei soci lo scorso 4 maggio. Il nuovo consiglio è composto da: Fiorenzo Rigoni, presidente (Caseificio Pennar Asiago), Fabio Finco, vicepresidente (Casearia Monti Trentini), Gilberto Bertinazzo (Caseificio San Vito Povolaro), Sebastiano Bolzon (Caseificio San Rocco Tezze sul Brenta), Alessandro Mocellin (Latterie Vicentine), Mariano Panozzo (Panozzo

Giovanni), Marco Rossetto (Lattebusche), Domenico Sartore (Latterie Venete), Mauro Toniolo (Toniolo Casearia), Antonio Zaupa (Brazzale), Lorella Frigo (Malga Larici-Azienda Agricola Frigo).

IL CONSORZIO TUTELA TALEGGIO INVESTE IN COMUNICAZIONE Lo scorso 15 maggio, presso il megastore Mondadori di Milano si è tenuta l’assemblea annuale dei soci del Consorzio Tutela Taleggio. Il presidente Lorenzo Sangiovanni ha ricordato i numeri del formaggio lombardo. A 23 anni dal riconoscimento della Dop, il Taleggio è sempre più apprezzato in Italia e nei Paesi Ue ed extra Ue. Negli ultimi anni la produzione si è assestata intorno alle 8.800 tonnellate, pari a circa 4 milioni di forme prodotte. In Italia cresce il consumo al Sud e nelle Isole. Il 75% della

produzione (3 milioni di forme) viene commercializzato su tutto il territorio nazionale e il principale canale di vendita è rappresentato dalla Gdo. Grazie al lavoro svolto dal Consorzio e da tutti i soci, l’export incide per il 25% sul totale della produzione (circa 1 milione di forme). I Paesi Ue più importanti sono la Germania e la Francia, per il mercato extra Ue l’America. Il mercato estero per il Taleggio rappresenta una delle leve principali per accompagnare l’incremento della produzione nei prossimi

anni e l’obiettivo è di dare continuità a questa crescita. Riguardo alle azioni che il Consorzio intraprenderà per guidare la crescita del Taleggio nel prossimo biennio, Sangiovanni ha annunciato la collaborazione con l’agenzia Ideal e ha sottolineato la necessità di investire in comunicazione per raccontare al meglio ai consumatori i plus di prodotto, affinché la filiera si posizioni su una traiettoria di crescita forte e di lungo periodo. In un mercato globale sempre più aperto, è necessario comunicare in modo efficace, sia attraverso i canali tradizionali, sia attraverso i nuovi canali digitali. In questo senso, si è svolto un talk show condotto da Natasha Stefanenko con la nutrizionista Evelina Flachi e lo chef Gennaro Esposito, che ha intrattenuto il pubblico con uno show cooking che ha mostrato la grande duttilità del Taleggio Dop.

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ATTUALITÀ _NEWS _NEWS IL CONSORZIO DI TUTELA DEL GRANA PADANO DOP PUNTA SU BENESSERE ANIMALE E SOSTENIBILITÀ L’Assemblea generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano Dop ha confermato la leadership mondiale del formaggio certificato, consacrata dagli ottimi risultati raggiunti lo scorso anno. Nel 2018 la produzione è arrivata a 4.932.996 forme, di cui il 39% esportate (+5,4% rispetto al 2017). L’82% dei volumi che escono dai confini nazionali restano in Europa, con destinazione soprattutto in Germania (494.768 forme), Francia (225.856 forme) e Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) con 156.781 forme. A tracciare il bilancio annuale del Grana Padano Dop è stato il presidente del Consorzio, Nicola Cesare Baldrighi, che ha sottolineato l’importante ruolo giocato dall’associazione per la tutela della Dop: nel

2018 sono state eseguite 224 visite ispettive nei caseifici e 3.802 nei punti vendita italiani. Sono stati 2.968, invece, i controlli all’estero, puntando l’attenzione sulle imitazioni e sui prodotti di Italian sounding. Due i temi chiave sui quali il Consorzio dovrà impegnarsi nei prossimi mesi: benessere animale e sostenibilità ambientale. Quanto al primo l’obiettivo a breve termine è uno screening e un monitoraggio di tutte le stalle, mentre entro il gennaio 2020 il Consorzio ambisce ad accogliere nel registro delle stalle certificate Grana Padano solo quelle che avranno superato gli standard fissati dal Mipaaft. Sul fronte della sostenibilità, invece, il presidente ha ricordato che il Consorzio ha in corso un progetto comunitario,

condotto dal Politecnico di Milano, dall’Università Cattolica di Piacenza e da Origin Eu, attraverso il quale si sta monitorando la produzione di latte e di formaggio e l’impatto del relativo commercio sull’ambiente: le confezioni, il packaging e il problema correlato degli smaltimenti.

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Mandara, fotovoltaico e biomasse per una produzione "all green" Mangiare bene significa non solo sapere cosa si mangia, ma anche essere informati su come l'alimento è stato prodotto. Per questo motivo “Ilc La Mediterranea" ha intrapreso una strada “all green” per la produzione dei formaggi a pasta filata che l'hanno resa famosa non solo in Italia, ma in ben quattro continenti. Infatti, “Ilc la Mediterranea” è l'azienda

titolare dello storico brand dell'alimentare italiano Mandara che da oltre trent'anni delizia i palati dei suoi estimatori con prodotti come mozzarella, provola, bocconcini, ricotta, burrata e tanti altri piccoli capolavori con il colore e il sapore del latte. Ma torniamo ai sistemi di produzione. Da sempre sensibile alle tematiche

ambientali, “Ilc la Mediterranea”, guidata con mano sapiente dal patron Peppino Mandara e dai figli Silvia e Francesco, affiancati da un gruppo di collaboratori ormai diventati parte della famiglia, ha deciso di rendere ancor più sostenibile le attività di produzione nello stabilimento arancione – come la riconoscibilissima bufala che ne rappresenta il marchio – di Mondragone, in provincia di Caserta, terra di elezione per gli allevamenti bovini. L'azienda – che esporta non solo in Europa, ma anche in Australia, Giappone, Cina, Stati Uniti e Medio Oriente – ha scelto di utilizzare pannelli fotovoltaici fino a 200 KW per la produzione di energia elettrica necessaria per le varie fasi di lavorazione dei formaggi che poi finiranno sulle tavole dei consumatori. Che cosa significa questo? Che non si produce inquinamento per dare forma a una gustosa mozzarella Mandara, perché l'energia fotovoltaica è rinnovabile e arriva direttamente dal sole. Quindi, a monte dell'erogazione non ci sono centrali a carbone o di altra tecnologia inquinante. Una scelta che conferma la filosofia aziendale della “Ilc la Mediterranea” sulla sostenibilità e sull'attenzione e la cura per ogni fase produttiva e per l'ambiente, che di fatto la caratterizza anche come una delle realtà più importanti del mercato agroalimentare sul fronte della tutela del paesaggio. Per la produzione mensile di una grande azienda come la “Ilc la Mediterranea” è necessaria però una grande quantità di energia che i pannelli fotovoltaici da soli non riescono comunque a garantire. Allora, che cosa ha deciso di

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fare la famiglia Mandara per trasformare lo stabilimento arancione in un'azienda “verde”? Ha investito nella costruzione di un impianto biomassa che consente di produrre energia per l’80% del fabbisogno energetico aziendale sfruttando il siero, un sottoprodotto della produzione casearia. Una vera e propria rivoluzione che di fatto rende l'azienda del tutto autonoma dal punto di vista energetico e che abbatte del tutto la necessità di acquisire energia elettrica da altre fonti. Ma che cos'è e come funziona una centrale biomassa? Ve lo spieghiamo noi. Una centrale biomassa è una centrale elettrica (ma può essere anche termica) che per il suo funzionamento utilizza l’energia ricavabile da materia organica, senza però – ed è questa la cosa importante – la trasformazione della stessa attraverso processi biochimici (fermentazione, digestione anaerobica) o chimici. Con il termine biomassa potenzialmente si potrebbe indicare una qualsiasi materia di origine organica, tuttavia nel campo delle energie rinnovabili disciplinate per legge si definiscono le biomasse come “la parte biodegradabile dei prodotti residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze animali e vegetali) e dalla silvicoltura e da industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.

Il siero è la parte liquida del latte che si separa dalla cagliata durante la caseificazione. Contiene lattosio (50-75% della frazione secca), proteine (circa 8-14% della frazione secca), sali minerali (6-8%) e tracce di lipidi, oltre ai prodotti di degradazione del lattosio (acido lattico, glucosio, galattosio), in proporzione variabile a seconda del processo di caseificazione. Quindi, un prodotto naturale al 100% che offre un notevole contributo energetico. La “Ilc la Mediterranea”, inoltre, per completare la trasformazione in azienda “green” ormai da tempo acquista macchinari e impianti a ridotto impatto energetico e sta completando l'iter di adesione al progetto “Io sono ambiente” – varato dal ministero dell'Ambiente – per l'eliminazione di bottiglie e bicchieri di plastica dai distributori in azienda e la loro sostituzione con utensili biocompatibili.

Ma non è finita. Dalla partnership con la società «Italpack Cartons», azienda con know-how tecnologico trentennale acquisito nel gable top, sono nate due nuove linee di packaging in esclusiva per la “Ilc la Mediterranea”: l’Eco Carton, contenitore pronto all’uso, impilabile e sostenibile, pensato per alimenti sfusi; e l’EvoCup, appunto, un packaging innovativo che garantisce una sicurezza alimentare e una shelf-life dei prodotti identica ai contenitori tradizionali, utilizzando però l’85% di plastica in meno. Un'attenzione, quella alla tutela dell'ambiente, che da sempre contraddistingue la filosofia aziendale della “Ilc la Mediterranea”. In particolare, EvoCup è composto prevalentemente da materiale rinnovabile e riciclabile: la carta, con una sottile pellicola di polietilene, assicura la freschezza del prodotto e il mantenimento delle proprietà organolettiche. La “Ilc la Mediterranea”, nella sua storia ultratrentennale, si è dimostrata particolarmente attenta alla tutela dell’ambiente e all’efficienza energetica anche nel ciclo produttivo: oltre alle recenti innovazioni di cui abbiamo poc'anzi parlato, negli ultimi anni ha sviluppato pure un sofisticatissimo sistema di depurazione e filtraggio delle acque necessarie per la lavorazione dei latticini, che consente un ulteriore livello di controllo e di garanzia per tutti i consumatori.

I.L.C. LA MEDITERRANEA Spa - Viale dei Pini 28, 80131 Napoli - Tel. 0823.760211 e-mail: info@mozzarellamandara.com - www.mozzarellamandara.com

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PROTAGONISTI

4 DOMANDE A… DOMENICO RAIMONDO PRESIDENTE DEL CONSORZIO MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA E DI AFIDOP

1

La Mozzarella di Bufala Campana è una realtà in continua evoluzione e in costante ascesa. È una delle principali Dop italiane e mostra costanti aumenti della produzione certificata. Aumenti che negli ultimi cinque anni sono stati significativi. Come è cambiata negli anni la struttura dei consumi di questo prodotto? Negli ultimi tre anni la produzione certificata è cresciuta di circa il 20%. Nel nostro comparto sta assumendo una significativa importanza il canale Ho.re.ca. e in particolare la ristorazione. Numeri che sono la conferma della straordinaria versatilità in cucina della bufala campana, apprezzata da chef, pizzaioli e gourmand.

2

La Mozzarella di Bufala Campana è riconosciuta a livello internazionale come uno dei simboli del made in Italy alimentare, ma i numeri hanno ampi margini di crescita; in quale fase del percorso di internazionalizzazione del prodotto siete arrivati? Quali sono le principali sfide da vincere per consolidare l’export? Quali sono i mercati più interessanti? L’export è una voce sempre più importante per le vendite di Mozzarella Dop e vale il 33% della produzione. I Paesi europei (Germania e Francia in testa), fanno la parte del leone, ma Stati Uniti e Giappone sono mercati di grande interesse, accanto agli Emirati Arabi in forte ascesa e ai primi segnali di interesse da parte della Cina. La sfida da vincere riguarda senza dubbio il miglioramento della logistica: la Mozzarella di Bufala Campana è un prodotto fresco, particolarmente “sensibile” agli sbalzi termici. Oggi arrivare in altri Paesi richiede ancora troppo tempo e troppi costi, visto che in pratica paghiamo il doppio, dovendo spedire, insieme al prodotto, anche il relativo liquido di governo. Nei prossimi anni, dall’innovazione tecnologica potranno sicuramente arrivare risposte importanti su questo fronte.

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3

Il sistema della Mozzarella di Bufala Campana Dop è giovane, composto da piccole e medie imprese, perlopiù a conduzione familiare. Come contribuisce il Consorzio alla crescita del comparto? Proprio al fine di favorire la crescita abbiamo investito su una scuola di formazione interna, per creare le figure professionali che servono al futuro della filiera. Anche l’intera politica del Consorzio è volta ad aumentare il posizionamento del prodotto sul mercato. Assistiamo i nostri soci in tutte quelle che sono le esigenze e le difficoltà che possono trovare nella gestione quotidiana del lavoro, li informiamo puntualmente su nuove normative, circolari, regole e scenari esteri, importanti per definire il target d’investimento. Inoltre, abbiamo creato un vero e proprio magazine multimediale del Consorzio, “Bufala News”, attraverso il quale condividiamo sia internamente che all’esterno i progetti, le riflessioni e le azioni da mettere in campo per lo sviluppo della filiera.

4

Il Consorzio ha aperto la settimana di Tuttofood con un evento esclusivo alla Triennale di Milano; un mix di cibo e design all’insegna del made in Italy. Questo binomio può essere una carta vincente per raccontare le nostre eccellenze alle nuove generazioni? In occasione di Tuttofood abbiamo rinsaldato la strategia del Consorzio, che punta a legare eccellenze enogastronomiche e beni culturali, obiettivo che ha portato a spostare la sede dell’organismo negli spazi delle Regie Cavallerizze della Reggia di Caserta, più di due anni fa. Siamo convinti che il cibo è cultura e ci muoviamo di conseguenza, creando connessioni per mettere in rete due patrimoni che possono essere un volano decisivo anche per il turismo.

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ECONOMIA

CONSUMI, UN 2019 ALLA FINESTRA GDO IN STALLO, ANCHE SE IL CALO DEL 2018 DOVREBBE ARRESTARSI. PER CONQUISTARE I CONSUMATORI SEMPRE PIÙ INFEDELI NON BASTA RINNOVARE LO SCAFFALE, OCCORRE INTERPRETARE E ANTICIPARE I CAMBIAMENTI DEI LORO BISOGNI di Samuele Ferrigato

T

empi duri per la grande distribuzione organizzata. Dopo un 2018 contrassegnato da lacrime e sangue, il 2019 sembra mostrare almeno un arresto del calo dei volumi, ma nulla che possa far parlare di ripresa. I consumatori sono sempre più infedeli e il peso dell’e-commerce si fa sentire sempre più sulle spalle dei canali tradizionali. Anche la spinta propulsiva dei freschi, che negli ultimi tempi aveva tenuto a galla la barca, sembra perdere forza. Per le aziende del settore diventa fondamentale non solo intercettare, ma addirittura anticipare i bisogni dei consumatori. Questa, in estrema sintesi, la sostanza di una recente indagine Iri.

STAGNAZIONE DURATURA Negli ultimi anni il mondo del consumo e dell’imprenditoria alimentare hanno mostrato un’effervescenza inaspettata, nonostante le difficoltà economiche che ancora attanagliano il nostro Paese. La domanda di prodotti alimentari ha beneficiato di una spinta importante dalla trasformazione valoriale che ha cambiato gli stili di consumo e ha permesso l’ingesso sul mercato di nuovi canali distributivi e di servizi di foodservice. Nel 2018, però,

molti trend sembrano essersi fermati in concomitanza con il peggioramento del quadro congiunturale. In questo contesto è difficile attendersi un nuovo rilancio, anche se le fette di domanda conquistate saranno ancora alimentate dal continuo rinnovo dell’offerta. Lo sviluppo della profondità assortimentale sarà tuttavia più lento rispetto agli anni scorsi. La stagnazione delle vendite si confronta con una crescente competizione fra canali di vendita sia all’interno del perimetro della Gdo sia

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all’esterno: canali specializzati, alcuni settori del foodservice e sviluppo dell’e-commerce. Negli ultimi quattro anni le vendite di alimentari e bevande nella Gdo sono cresciute a un tasso relativamente lento (+1,5% il Cagr a valore; +1% a volume). Una scarsa crescita che si accompagna alle difficoltà dell’economia generale sia sul fronte esterno, sia su quello interno. Lo scenario del comparto durante il 2019 sarà dunque influenzato anche dalla stagnazione economica che comunque comprime la domanda della maggior parte dei mercati di consumo. NUOVI TREND Nonostante le vendite restino sostanzialmente stabili, la composizione del paniere alimentare è in forte evoluzione. Dal 2015 a oggi circa il 5,5% delle vendite complessive è frutto di un migrazione degli acquisti fra le diverse micro categorie merceologiche. Un dato in buona parte spiegato dalla pressione esercitata dallo sviluppo di nuovi stili di consumo: gli italiani, pur non avendo accresciuto in maniera elevata la loro spesa, sono ben disposti ad assimilare nuove proposte in linea con il cambiamento dei loro valori e del loro stile di consumo, privilegiando gli alimentari freschi nel loro basket di acquisto. I fattori che spingono il paniere di spesa alimentare delle famiglie verso il fresco sono principalmente la crescente ricerca di garanzie sulla naturalità, l’eco-compatibilità e la salubrità nell’approccio al cibo. Il fenomeno ha inciso in maniera diversa fra i reparti dell’alimentare. Iri ha analizzato le 52 macro categorie (secondo lo standard definitorio Ecr) che compongono l’offerta alimentari+bevande, e ha osservare che questo cambiamento è stato molto complesso e articolato. Le prime dieci macro categorie

VENDITE DI ALIMENTARI CONFEZIONATI E BEVANDE: CRESCITA MEDIA ANNUA FRA 2015 E 2018 (%) 1,5

1,0

0,5

VENDITE A VALORE

VENDITE A VOLUME (*)

PREZZI MEDI

Fonte: IRI. Totale Canali Moderni- Volumi =Valori a prezzi costanti *

per variazione del mix di prodotto hanno visto spostarsi al loro interno dai 9 agli oltre 25 punti di quota fra le diverse categorie merceologiche che le compongono. Tra le macro categorie troviamo però anche situazioni dove la composizione dei panieri è mutata molto blandamente.Tuttavia, non esiste una relazione univoca fra cambiamento del mix degli acquisti nelle macro categorie e lo sviluppo del giro d’affari delle stesse. Ci sono casi dove forti mutazioni della composizione del paniere hanno portato a interessanti tassi di sviluppo delle vendite e altri dove invece questo non è successo. Oppure, casi dove i consumatori hanno mantenuto il proprio pattern di spesa e, nonostante ciò, si sono registrate crescite interessanti, in termini di denaro speso per una specifica occasione di consumo. Ad esempio, nelle bevande fresche, i succhi di frutta di gusto non tradizionale e i mix di frutta e verdura hanno guadagnato

quasi 16 punti di quota, a discapito soprattutto dei succhi d’arancia (-13 punti quota). Oppure, nelle uova fresche, le vendite delle tipologie allevate a terra/all’aperto sono cresciute di circa 15 punti di quota, sostituendo quasi interamente le tipologie da allevamento tradizionale in batteria. Scorrendo la top ten, merita menzione l’innovazione del caffè in capsule, le cui vendite crescono di circa 6 punti di quota sostituendo le tipologie di macinato tradizionali. In sintesi, l’evoluzione degli stili di consumo ha favorito, in media, un importante cambiamento del mix dell’offerta, ma non sempre questo ha incontrato appieno le mutate esigenze della domanda. Date le attuali tendenze sul mercato, per le aziende diventa determinante la capacità di convertire la propria offerta interpretando correttamente i trend specifici manifestati all’interno delle diverse occasioni di consumo.

INCIDENZA DELLE VENDITE DEI REPARTI ALIMENTARI E BEVANDE 2018

17,7%

2015

17,7%

BEVANDE

42,6%

44,4%

DROGHERIA ALIMENTARE

6,7%

6,7% GELATI/SURGELATI

33,0% 31,2% FRESCHI (*)

Fonte: IRI. Totale Canali Moderni. Vendite a valore: Quote in %.

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ECONOMIA PRIME 10 MACROCATEGORIE PER VARIAZIONE DEL MIX DI VENDITE FRA IL 2015 ED IL 2018 (PUNTI QUOTA MIGRATI) (+/-) 25,5

BEVANDE FRESCHE (+/-) 16,1

UOVA FRESCHE

(+/-) 15,8

GASTRONOMIA VEGETALE SOSTITUTIVA

(+/-) 10,8

PREPARATI/PIATTI PRONTI/SPECIALITÀ SPECIALITÀ ETNICHE

(+/-) 10,6

FRUTTA A PESO IMPOSTO

(+/-) 10,6 (+/-) 9,1

PREPARATI BEVANDE CALDE SUCCHI E NETTARI

(+/-) 8,8

PRODOTTI DIETETICI SALUTISTICI

(+/-) 8,8 (+/-) 8,6

RISO MEDIA POND. MACROCATEGORIE

(+/-) 5,6

Fonte: IRI. Totale Canali Moderni. Punti quota migrati fra i tipi di prodotto nelle Macrocategorie ECR.

Questa abilità, nel corso degli ultimi quattro anni, è sembrata più diffusa fra le piccole e medie aziende di marca che dominano i segmenti merceologici più dinamici. La marca del distributore, pur essendo presente in misura significativa in ogni segmento, non evidenzia una strategia complessiva mirata all’inseguimento dei fenomeni di domanda in più forte crescita, ma rappresenta un profilo evolutivo dinamico frutto della corsa a occupare tutti i micro segmenti. Al contrario, la grande industria di marca presidia i segmenti di mercato più stabili, mentre è relativamente poco presente dove si concentra la domanda più vivace. I NUOVI CANALI L’evoluzione degli stili di vita sta portando il comparto alimentare a competere sempre di più con nuovi canali distributivi come quello dell’ e-commerce e con i servizi di food service. Nonostante i supermercati restino il principale canale in cui i consumatori acquistano prodotti di largo consumo, il panorama del mercato grocery tradizionale è in continua

evoluzione. Secondo gli analisti Iri le vendite sul canale e-commerce cresceranno in Europa, in media, ad un ritmo del +54% nei prossimi cinque anni. Inoltre, il cambiamento delle modalità di accesso al consumo primario si confronta con la costante crescita del consumo fuori casa, una tendenza strutturale che non ha subito interruzioni nemmeno nelle fasi più acute delle crisi economiche che il Paese ha vissuto negli ultimi dieci anni. Una tendenza che si è accompagnata all’aumento dei punti di ristoro operanti sul territorio. Il consumo dei pasti fuori casa è ovviamente una perdita di atti d’acquisto nei negozi, ma è anche un segnale di richiesta di servizio da parte del consumatore moderno (soprattutto nei medi e grandi centri urbani), a cui la filiera del largo consumo alimentare deve dare ascolto per agganciare nuove opportunità di crescita. Ne è una prova il fatto che l’aumento delle consumazioni “away from home” convive con l’affermazione di modalità d’acquisto per il consumo domestico che intermediano la

visita al punto di vendita (o di consumazione) fisico, quali il food delivery e le piattaforme di spesa on line. La richiesta di servizio traspare anche dal comportamento all’interno dei negozi della Gdo. Ad esempio, nel 2018 le vendite di piatti pronti o preparazioni alimentari sono cresciute del 3,5% superando i 5 miliardi di euro di fatturato. Un dato significativo se confrontato con il calo di quasi 1 punto percentuale degli alimentari non trasformati o a basso contenuto di servizio. ANTICIPARE I BISOGNI Secondo i modelli previsionali di Iri, il comparto dell’alimentare e delle bevande nella Gdo è instradato in una nuova fase di stasi complessiva che dovrebbe perdurare almeno per l’anno in corso, a causa della congiuntura economica negativa e della perdita di atti di acquisto a favore di altri canali/mercati. Le previsioni per il 2019 indicano, infatti, che il calo dei volumi venduti si arresterà, ma che resteranno sui livelli del 2018 anche grazie alle attese di un maggiore sostegno economico alle famiglie.

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ECONOMIA ALIMENTARI E BEVANDE: QUOTE A VALORE PER CLASSI DI CRESCITA DELLE MICROCATEGORIE (CAGR 15-18)

54%

53%

45%

42%

44%

20%

24%

29%

37%

30%

26%

22%

26%

21%

25%

>+5%

FRA +2 E +5%

FRA -2 E +2%

FRA -2 E -5%

<-5%

ALTRI PRODUTTORI

TOP 25 PRODUTTORI

MDD

Fonte: IRI. Totale Canali Moderni. Microcategorie ECR classificate per classi di crescita delle vendite a valore (CAGR 2015-2018). Gruppi di Aziende per dimensioni del giro d’affari prezzi al pubblico. Vendite a valore: quote percentuali.

Si affievolirà il contributo dei nuovi trend di consumo, ma resterà la tendenza a

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riqualificare il carrello della spesa, spingendo così i prezzi medi. Aumenterà ulteriormente

l’infedeltà dei consumatori a canali e marche e sarà necessario considerare l’evoluzione del fenomeno e-commerce. I freschi, dopo la crescita registrata negli ultimi anni, rimarranno la componente più dinamica dell’alimentare confezionato. Per gli attori della filiera sarà dunque necessario impiegare strategie raffinate, in grado di cogliere il dinamismo, continuamente stimolato dai cambiamenti degli stili di consumo, che si insedia spesso all’interno di segmenti merceologici specifici. L’innovazione dovrà dunque interpretare correttamente, e spesso anticipare, i cambiamenti dei bisogni del consumatore; non sarà sufficiente rinnovare lo scaffale per avere automaticamente un riscontro positivo nel medio periodo da parte dello shopper.

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MERCATI

EXPORT IN CRESCITA

GRAZIE ALL’ASIA

INIZIO ANNO POSITIVO. GIAPPONE, CINA, COREA DEL SUD E SINGAPORE STANNO REGISTRANDO GLI INCREMENTI MAGGIORI di Gianluca Pierangelini

D

opo aver chiuso il 2018 con un altro risultato record sul fronte dell’export, anche il 2019 è iniziato con valori positivi che fanno ben sperare circa un ulteriore passo in avanti dei prodotti lattiero-caseari in ambito internazionale. Anno dopo anno, il nostro settore continua a conquistare spazio all’estero, sia consolidando i mercati tradizionali, sia conquistando quelli nuovi ed emergenti. I risultati di questa strategia – figlia del costante impegno delle aziende italiane – sono notevoli: nel 2018 l’export di settore ha superato complessivamente i 3 miliardi di euro. Nel quinquennio 2013-2018 ha registrato un vero boom, aumentando il fatturato del 30%.

Sulla base degli ultimi dati disponibili (febbraio 2019) si è registrato un ulteriore aumento dell’export del 16% in valore rispetto ai primi due mesi del 2018, soprattutto grazie alla performance dei formaggi, che nel primo bimestre dell’anno segnano un +14% in valore e un +11% in volume. Nonostante la crescita delle vendite estere dei formaggi italiani sia generalizzata, le performance migliori sono state messe a segno in Giappone (+35%), Cina (+31%), Corea del Sud (+22%) e Singapore (+20%). Restando sui cosiddetti “Paesi emergenti”, c’è da segnalare il boom delle esportazioni di formaggi italiani in Indonesia che nei primi due mesi del 2019 hanno raggiunto i 33.839 kg

rispetto ai soli 3mila del primo bimestre 2018. Nei mercati storici, si registra un’importante ripresa delle esportazioni verso Stati Uniti (+19%), Regno Unito (+7%) e Francia (+5%), destinazioni che alla fine dell’anno scorso avevano mostrato significativi cali degli acquisti. Continua a crescere la Germania che, con più di 11mila tonnellate di formaggio italiano importato, cresce del 25% rispetto ai primi due mesi del 2018. Guardando alle singole tipologie, si registrano variazioni positive per tutti i prodotti: insomma, un inizio anno davvero positivo. Il Provolone cresce del 30% sui mercati internazionali; il Pecorino – che nel 2018 ha sofferto un brusco calo

BERTOZZI Strada Roma, 1/A

GENNARO AURICCHIO

GLI ESPORTATORI

AMBROSI

SPA

Produzione, stagionatura e confezionamento Dop Italiane. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Provolone, Pecorino Romano, Taleggio, Asiago, Paste filate, Mascarpone, Ricotta.

Via Ottorino Ambrosi,1 25014 Castenedolo (BS) Tel. 030/2134811 Fax 030/2733121 info.export@ambrosi.it www.ambrosi.it

SPA

43044 Collecchio (PR) Tel. 0521/333911 Fax 0521/333900 info.export@ambrosi.it www.bertozzi.com

AGRIFORM Via Rezzola, 21

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Provolone piccante, dolce, giovane, affumicato e stravecchio. Pecorino Romano, Gorgonzola, caciotte, pecorini freschi e stagionati, ricotte, Grana Padano, Parmigiano Reggiano,Taleggio.

SCA

37066 Sommacampagna (VR) Tel. 045/8971800 Fax 045/ 515974 export@agriform.it www.agriform.it

Via Dante, 27 26100 Cremona Tel. 0372/403311 Fax 0372/403350 info@auricchio.it www.auricchio.it

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MERCATI

04069061

040620

04064050

04069075

1.410 775 1.147 355 488 240 157 173 80 158 59 43 39 41 5.165 5 15 9 9 55 125 24 4 64 10 5.485 27 53 5.565 38 5.603

1.458 791 637 271 414 239 125 44 59 102 36 57 19 39 4.291 3 6 2 31 42 185 97 27 47 65 4.796 55 126 4.977 25 5.002

726 1.486 596 318 190 252 274 157 19 232 30 177 20 38 4.515 11 6 2 3 18 96 62 17 15 23 4.768 17 49 4.834 9 4.843

995 1.108 441 181 185 123 128 43 11 50 15 43 10 15 3.348 2 1 1 3 11 19 43 17 26 11 3.482 13 79 3.574 12 3.586

467 601 64 95 59 59 80 43 42 23 3 5 3 2 1.546 1 2 1 4 2 56 18 8 5 9 1.652 3 28 1.683 4 1.687

12 6 2 5 3 1 1 1 1 1

PAESI

FRANCIA GERMANIA REGNO UNITO SPAGNA BELGIO AUSTRIA PAESI BASSI DANIMARCA LUSSEMBURGO SVEZIA PORTOGALLO GRECIA FINLANDIA IRLANDA TOTALE UE A 15 CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REP. CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA 1TOTALE UE A 28

0 0 1 34 1 0 0 0 1 1 1 0 1 0 39 1 1 41 0 41

04069023 - 04069025 - 04069027 - 04069029 - 04069037 - 04069078 - 04069032 - 04069035 - 04069085 -0406907404069079 -04069076 -04069089

82 118 54 42 24 15 22 8 7 15 2 1 1 4 395 0 0 1 2 28 9 3 1 49 4 492 0 7 499 2 501

040630

214 126 63 21 31 33 25 13 2 18 2 3 1 1 553 0 2 0 1 5 26 5 1 8 1 602 10 8 620 1 621

68 159 57 8 23 5 22 7 2 11 22 6 5 1 396 1 1 0 3 3 11 6 2 1 2 426 1 3 430 1 431

84 95 12 38 3 34 6 31

36 2 3 12 33 1 7

4

18 5 1

68 341 86 424 39 25 56 27 4 20 2 76 2 4 1.174 1 11 2 1 33 22 53 8 23 7 1.335 15 48 1.398 4 1.402

2 2 311 1

04069073 04069001

118

1 2 5 5 1 2 1 329 8 1 338 338

TOTALI

04069099

FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE

04069063

FORMAGGI FUSI

04069069 04069018 04069021 04069050 04069039 9082-9084 04069081 04069092 9093 04069086 04069013 04064010 4090 04069015 04069017

PROVOLONE

ALTRI FORMAGGI MOLLI

ALTRI FORMAGGI DURI

ALTRI FORMAGGI

04061050 -04061080

ALTRI FORMAGGI SEMIDURI

ASIAGO, CACIOCAVALLO, MONTASIO E RAGUSANO

GORGONZOLA

GRATTUGIATI

0406 1030

PECORINO

CODICE DOGANALE

RICOTTA E ALTRI FORMAGGI FRESCHI

MOZZARELLA

(IN TONS)

GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO

ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI IN EUROPA (gennaio 2019)

23 6 11 12 170 1 1 172 1 173

38 84 15 168 11 1 35 3 1 1 1 8 1

6 10 23

367

39

1 3 1 2 1 1 376 1 1 378 1 379

1 1 41 250 291 291

5.658 5.692 3.177 1.938 1.509 1.028 948 573 228 653 177 422 100 149 22.242 26 44 19 58 227 556 325 98 254 134 23.983 402 405 24.790 98 24.888

GLI ESPORTATORI

BRAZZALE

SPA

Gran Moravia, burro, Grana Padano, Asiago, Verena, provolone dolce e piccante, pasta filata, Parmigiano Reggiano

Via Pasubio, 2 36010 Zané (VI) Tel. 0445/313900 Fax 0445/313991 info@brazzale.com www.brazzale.com

FORGRANA CORRADINI SPA Parmigiano Reggiano, Grana Padano in forma e confezionato sottovuoto, Grattugiati di fresco con scadenza lunga e disidratati da 5 g, 40 g, 100 g, 1000 g, Shaker da 80 g, 250 g, Parmigiano biologico forveggie per alimentazione vegetariana - provoloni dolci e piccanti mozzarella - Pecorino Romano e Sardo. Caciotte peperoncino e altri gusti Via 200 Biolche, 6 42016 Guastalla Reggio Emilia Tel. 0522 833818 Fax 0522 833426 forgrana@forgranacorradini.it www.forgranacorradini.it

SAVIOLA SPA Produzione, stagionatura e confezionamento Grana Padano e Parmigiano Reggiano

Via Arini, 42 46012 Bozzolo (MN) Tel. 0375/313411 Fax 0375/310319 info@saviola.it www.saviola.it

48 IL MONDO DEL LATTE

22-5 mercati SPF.indd n 6 giugno 19export IMDL.indd 48 48

23/05/19 16:00 10:52 27/05/19


•pubb._B.CASALINGO_OK_250

17-05-2011

9:55

Pagina 1


MERCATI

5.269 4.843 328 17 81 26 1.208 121 1.087 40 19 4 17 430 164 7 25 13 13 208 156 147 9 2

3.839 3.586 214 1 38 1 52 17 35 5 2

12 11 224 29 27 2

5.356 5.002 323 14 17 17 146 8 138 10 1 0 9 621 169 262 3 13 14 160 38 28 10

6.691 1.088 32.887 5.977

6.188 1.186 24.040 6.026

7.131 2.288 75.005 24.087

13 489 217 25

ALTRI FORMAGGI ERBORINATI

6.043 5.603 347 5 88 18 99 1 98 13

PAESI EUROPA UNIONE EUROPEA SVIZZERA C.S.I. ALTRI PAESI EUROPEI AFRICA NORD AMERICA CANADA USA CENTRO E SUD AMERICA BRASILE MESSICO ALTRI PAESI DEL CENTRO SUD ASIA GIAPPONE CINA INDIA HONG KONG SINGAPORE ALTRI PAESI ASIATICI OCEANIA AUSTRALIA NUOVA ZELANDA ALTRO TOTALE MONDO -TONNELLATE di cui extra Ue -MIGLIAIA DI EURO di cui extra Ue

FORMAGGI FUSI

040620

04069099

04069073

040630

04064010 04064090

1.443 1.402 16 14 11 43 129 8 121 8 0 0 8 222 43 9 45 15 2 108 35 31 4 0

570 338 167 3 62 3 69 1 68 5

391 379 11

185 173 8

1 1 31 12 19 3 2

4 1 0

5 65 14 1

1 13 1

6

9 6 35 9 9

1 1 10 52 51 1

6 0

1.880 478 10.883 3.178

722 384 4.345 2.400

491 112 2.793 695

193 20 710 84

04064050

04069063

04069069 04069021 04069039 04069081 04069086 04069013 04069015 04069017

3 161 94 26 0 7 3 31 15 15 0 1

1.778 1.687 80 5 6 3 23 1 22 1 0 0 1 68 43 0 0 1 0 24 32 31 1 0

451 431 17 1 2 2 1.093 15 1.078 4 2 1 1 53 41 1

4.074 488 34.736 3.779

1.905 218 11.580 1.562

1.620 1.189 11.080 7.226

11 17 16 1

PROVOLONE

04069061

ALTRI FORMAGGI

04061050 04061080

PECORINO

GRATTUGIATI

CODICE DOGANALE

GORGONZOLA

GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO

04061030

MOZZARELLA

RICOTTA E ALTRI FORMAGGI FRESCHI

(IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)

ALTRI FORMAGGI DURI

ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI NEL MONDO (gennaio 2019)

1

0

1

1.592

GLI ESPORTATORI

BERNERI CIRESA

SPA

SRL

CASEIFICIO DEFENDI LUIGI SRL Taleggio, Gorgonzola, Bufaletto, Mozzarella, Baffalo Blu, F. Bio.

Via Vittorio Emanuele, 62 23815 Introbio (LC) Valsassina Tel. 0341/980540 Fax 0341/981294 ciresa@ciresa.it www.ciresa.it

Via delle Industrie, 6 24040 Lallio (BG) Tel. 035/200991 Fax 035/201190 berneri@berneri.it www.berneri.it

GELMINI CARLO SRL

MARIO COSTA SPA

CASEARIA SPA

Via Papa Giovanni XXIII, 15 20080 Besate (MI) Tel. 02/90.50.92.4 Fax 02/90.09.80.30 info@caseificio-gelmini.it www.caseificio-gelmini.it

Via dell’Industria, 26 Località Orfengo 28060 Casalino (NO) Tel. 0321/877566 Fax 0321/877578 e-mail: info@mariocosta.it www.mariocosta.it

Via F.lli Chighine, 9 07047 Thiesi (SS) Tel. 079/886009 Fax 079/886 724 info@pinnaspa.it www.fratellipinna.com

24043 Caravaggio (BG) tel. 0363 301022 info@caseificiodefendi.it www.caseificiodefendi.it

F.LLI PINNA AZIENDA

50 IL MONDO DEL LATTE

22-5 mercati SPF.indd n 6 giugno 19export IMDL.indd 50 50

23/05/19 16:00 10:53 27/05/19

22-5 merc


123 108 15 0 0 1 22 0 22 0 0 0 0 6

239 229 10 0 0 1 4 0 4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 11 11 0

196 195 0 0 1 0 2 1 1 0 0

2 0 0 0

6 1 1 0 1

255 26 1.592 172

201 6 1.450 41

154 46 1.122 557

0 3 0 0 0 1

0 0 0

TOTALI

FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE

FONTINA FONTAL

ASIAGO CACIOCAVALLO MONTASIO RAGUSANO

ITALICO TALEGGIO

ALTRI FORMAGGI MOLLI

ALTRI FORMAGGI SEMIDURI

CACIOTTE, SCAMORZE E FORMAGGI SEMIDURI

CRESCENZA, ROBIOLA E SIMILI

ALTRI FORMAGGI ERBORINATI

04064010 04069092 04069089 04069023 04069025 04064090 04069093 04069074 04069029 04069037 04069078 04069032 04069035 04069085

04069018 04069079 04069075 04069076 04069001 04069050 04069082 04069084

237 205 30 0 2 3 0 0 0 2 0

76 41 35 0

2 0 12 0 0 0

1 20 0 20 0 0 0 0 14 2 0 0 1 0 11 0 0 0

160 152 7 0 1 0 29 0 29 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 3 3 0

343 138 1.844 802

257 60 1.881 487

192 40 1.278 270

129 88 791 505

2 101 87 0

222 197 22 3

4 29 1 28 0 0 0 0 2 0 0 0 2 18 17 1 0

51 37 10 3 1 0 54 0 54 0 0 0 0 2 0 0 0 1 0 1 1 1 0

291 291

108 71 774 486

394 103 1.102 487

3 3 96 96 4 3

1 0

26.920 24.899 1.640 66 315 107 3.013 186 2.827 187 26 5 156 2.260 879 331 73 76 50 852 417 388 29 6 32.928 8.029 219.893 58.821

delle esportazioni – riprende quota e segna un +16 per cento. Continuano a crescere il Gorgonzola (+13%) e la mozzarella (+12%), così come il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, che insieme crescono dell’8 per cento. I grattugiati nei primi due mesi dell’anno sono cresciuti del 14%, migliorando i risultati positivi dei grandi formaggi duri italiani. I risultati sono positivi e va sottolineato, ma ricordiamo anche che il 2018 si è chiuso con un aumento più contenuto rispetto agli anni precedenti (+0,7% a volume e +3% a valore), a dimostrazione che le sfide e le difficoltà che animano il mercato internazionale sono ancora molte. Gli accordi di libero scambio stanno dimostrando la loro capacità di facilitare gli investimenti degli operatori europei, superando almeno parte delle difficoltà che ostacolano le vendite estere, ma le insidie che minacciano il commercio internazionale – due su tutte i dazi Usa e la Brexit – devono essere uno stimolo per tutti per fare di più nel garantire nuovi sbocchi per le esportazioni italiane.

O

5/19 10:53

TRENTIN

SPA

Parmigiano Reggiano Grana Padano Pecorino Romano Gorgonzola Pecorini Toscani/Sardi Provolone/Taleggio Mozzarella di Bufala Mascarpone/Ricotta

Via Genova 19(z.i.) 37053 Cerea (VR) Tel. 0442/398111 Fax 0442/398150 commerciale@trentingroup.it www.trentingroup.it

ZANETTI

SPA

Produzione, stagionatura, confezionamento e commercio di: Grana Padano, Parmigiano Reggiano, burro, provoloni, pecorini, Taleggio, Fontina, Asiago, mozzarelle, mascarpone, ricotta, Gorgonzola.

Via Madonna, 1 24040 Lallio (BG) Tel. 035/201511 Fax 035/691515 zanetti@zanetti-spa.it www.zanetti-spa.it

IL MONDO DEL LATTE 51

22-5 mercati SPF.indd n 6 giugno 19export IMDL.indd 51 51

26/05/19 16:00 09:01 27/05/19


MERCATI

EXPORT POSITIVO PER I FORMAGGI UE I

prodotti lattiero-caseari made in Europe sono sempre più apprezzati nel mondo e i volumi esportati crescono di anno in anno. Si tratta di una tendenza consolidata, che vede una

costante crescita dell’export di latte scremato in polvere e formaggi, mentre burro e latte intero in polvere mostrano tassi negativi. Attenzione: gli aumenti delle vendite all’estero dei prodotti

ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI EUROPEE (MIGLIAIA DI TONNELLATE) 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0

2010 BURRO

2015 FORMAGGI

1016 2017 LATTE SCREMATO IN POLVERE

2018 LATTE INTERO IN POLVERE

L’ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DI ALCUNI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI Il burro e le materie grasse lattiere restano su quotazioni inferiori a quelle dello scorso anno e mostrano limitata volatilità rispetto al passato. Lo stesso fanno i formaggi. In aumento le quotazioni del latte in povere.

€/100 kg

BURRO 700 650 600 550 500 450 400 350 300 250 200

5

375

200

350

180 160 140

20

25

30

20

25

30

35

40

45

50 settimane

325 300 275

120 100

15

CHEDDAR

220

€/100 kg

€/100 kg

LATTE SCREMATO IN POLVERE

10

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50 settimane

250

5

10

15

35

40

45

50 settimane

Fonte: MMO – Regolamento Ue n. 2017/1185

52 IL MONDO DEL LATTE

22-5 mercato latte 52 produzioni 1+mezza SPF.indd 52 n 6 giugno 19 mercati IMDL.indd

23/05/19 16:00 10:56 27/05/19

22-5 merc


5/19 10:56

in crescita sono di gran lunga superiori alle riduzioni di quelli in calo, per cui il bilancio complessivo resta comunque molto positivo. Altro aspetto da non trascurare è che parliamo di volumi importanti: nel 2018, l’export europeo di formaggi ha superato le 830mila tonnellate e i 4 miliardi di euro; il latte scremato in polvere le 820mila tonnellate, per un fatturato

DESTINAZIONI DEI FORMAGGI EUROPEI 2018 (migliaia di tonnellate) EXTRA-UE

832,5

USA

133,6

GIAPPONE

106,6

SVIZZERA

61,6

COREA DEL SUD

37,4

ARABIA SAUDITA

34,6

AUSTRALIA

25,8

LIBANO

22,3

CANADA

20,2

EMIRATI ARABI UNITI

18,3

MESSICO

12,8

22-5 mercato latte 53 produzioni 1+mezza SPF.indd 53 n 6 giugno 19 mercati IMDL.indd

realizzato al di fuori dei confini europei superiore ai 1,4 miliardi di euro. Guardando ai formaggi - prodotti che più degli altri interessano il nostro Paese - l’inizio del terzo millennio ha registrato numeri molto positivi: tra il 2000 e il 2018, il +82%. Mediamente, ogni anno le vendite sono cresciute del 4,5%. Anche il 2018, nonostante le défaillances di alcune destinazioni, ha portato a casa un notevole +3,9% (+3.900 tonnellate). Analizzando le singole destinazioni, vediamo che i migliori risultati relativi sono stati messi a segno da Canada (+30,3%), Giappone (+12,4%) e Libano (+7,7 per cento). I risultati più deludenti, invece, sono stati registrati negli Stati Uniti (-5,0%), in Arabia Saudita (-14,1%) e in Sud Corea (-17,3 %). Parlando in termini assoluti, i maggiori aumenti sono stati ottenuti in Giappone (+11.800 tonnellate) e in Canada (+4.700 tonnellate). Più di 20.000 tonnellate sono state invece perse per i cali registrati in Usa, Corea del Sud e Arabia Saudita.

23/05/19 16:00 10:56 27/05/19


MERCATI

ESPORTAZIONI ITALIANE

DI LATTE

IL M O N D O D E L

L AT T E N. 6

GIUGNO

2019 -

ANNO

IL LATTE

LXXIII -

NEL MONDO MENSILE

0401 1010 2011 2091

0401 1090 2019 2099

3

1

LATTE SFUSO IN CISTERNA

ROMA

LATTE IN CONFEZIONI

PAESI AUSTRIA BELGIO DANIMARCA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GRECIA IRLANDA LUSSEMBURGO PAESI BASSI PORTOGALLO REGNO UNITO SPAGNA SVEZIA TOTALE UE A 15 CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REPUBBLICA CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA TOTALE UE A 28 TOTALE PAESI TERZI DI CUI: ALBANIA LIBIA CINA HONG KONG TOTALE GENERALE -TONNELLATE -MIGLIAIA DI EURO

MENTO POSTALE SPEDIZIONE IN ABBONA POSTE ITALIANE SPA

70%

CODICE DOGANALE

AUT MP-AT/c/RM

GENNAIO 2019 (IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)

DI ORGANO UFFICIALE

19 3 58

1.028

1 1 1 1.035

1 1 2 310

10

22 50 13 1 439

E DEL

DF COMITATO ITALIANO FIL-I

3

2 1 1 2 89

ASSOLATTE

ABBONATEVI ALLA RIVISTA MENSILE IL MONDO DEL

L AT T E

Organo ufficiale di ASSOLATTE e del COMITATO ITALIANO FIL-IDF

1.095

5 444

1.095

444

1.095

4.699

12

523 3.428 244 3

6

5.143 3.141

1.107 310

5

Il costo dell’abbonamento per l’anno 2019 è di: € 118,00 per l’Italia - € 150,00 per l’estero (Una copia € 11,50 - Arretrati € 23,00)

“Editoriale Il Mondo del Latte s.r.l.” 20135 Milano - Via Adige, 20 Tel. 02.72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Internet: www.assolatte.it

54 IL MONDO DEL LATTE

16-5 mercati latte MSPF.indd 54 n 6 giugno 19esportazione IMDL.indd 54

23/05/19 16:00 10:57 27/05/19


DA TRE GENERAZIONI LA RICERCA DELL’ECCELLENZA

igorgorgonzola.com


MERCATI

BORSA PREZZI

ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI ITALIANI DESCRIZIONE MILANO BURRO PASTORIZZATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI)

BURRO DI CREMA DI LATTE SOTTOPOSTA A CENTRIFUGAZIONE REG. CE N. 1234/2007 BURRO DI CENTRIFUGA ZANGOLATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI) GRANA PADANO STAGIONATURA DI 16 MESI E OLTRE GRANA PADANO STAGIONATURA DI 9 MESI GRANA PADANO CON BOLLO PROVVISORIO 60-90 GG. FUORI SALE PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 24 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 18 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 12 MESI E OLTRE GORGONZOLA MATURO DOLCE GORGONZOLA MATURO PICCANTE ITALICO MATURO TALEGGIO FRESCO FUORI SALE TALEGGIO MATURO PROVOLONE VALPADANA FINO A 3 MESI DI STAGIONATURA PROVOLONE VALPADANA OLTRE 3 MESI DI STAGIONATURA LODI LATTE SPOT ITA PARMIGIANO REGGIANO (BORSA DI RIFERIMENTO COMPRENSORIALE-PARMA) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>30 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>24 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>18 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>12 MESI)

16-5 mercati prezzi MSPF.indd 56 n 6 giugno 19borsa IMDL.indd 56

2019 MARZO MEDIA

2018 MARZO MEDIA

. VAR.

2019 APRILE MEDIA

2018 APRILE MEDIA

. VAR.

2,26 3,86 4,11 2,06 8,45 7,95 6,58 13,35 12,38 10,95 5,65 6,65 5,15 4,65 5,50 5,72 6,03

3,03 4,50 4,75 2,83 7,07 6,10 5,00 11,70 10,72 9,75 5,30 6,30 5,10 4,30 5,15 5,48 5,78

-25,41% -14,22% -13,47% -27,21% 19,52% 30,33% 31,60% 14,10% 15,49% 12,31% 6,60% 5,56% 0,98% 8,14% 6,80% 4,38% 4,33%

2,25 3,85 4,10 2,05 8,45 7,95 6,58 13,35 12,38 10,95 5,65 6,65 5,15 4,65 5,50 5,73 6,03

3,47 4,98 5,23 3,27 7,12 6,15 5,05 11,70 10,72 9,75 5,30 6,30 5,10 4,30 5,15 5,47 5,78

-35,16% -22,69% -21,61% -37,31% 18,68% 29,27% 30,30% 14,10% 15,49% 12,31% 6,60% 5,56% 0,98% 8,14% 6,80% 4,75% 4,33%

411,88

293,13

40,51%

392,50

302,50

29,75%

14,250 13,350 12,550 NQ

12,150 11,550 10,850 10,100

17,28% 15,58% 15,67% NQ

14,500 13,300 12,500 NQ

12,150 11,550 10,850 10,100

19,34% 15,15% 15,21% NQ

23/05/19 16:00 10:58 27/05/19


GIUGNO


MERCATI

FORMAGGI DOP PRODUZIONE IN CALO

I

dati relativi al primo quadrimestre 2019 hanno confermato una flessione complessiva nella disponibilità di formaggi Dop. Infatti, ad eccezione di Gorgonzola (+8% nei primi 4 mesi), Mozzarella di Bufala Campana (+1,9%) e Provolone Valpadana (+13,6%), tutti gli altri prodotti hanno registrato volumi complessivamente inferiori a quelli del 2018. Se questo è il dato globale, uno sguardo alle rilevazioni dei singoli mesi permette di avere un’idea più chiara delle tendenze in atto, che – guardando ai numeri – sembrano in evoluzione. Nei due formaggi duri più importanti, ad esempio, al di là di un dato medio ancora caratterizzato da segno meno, si vede una ripresa produttiva. Dopo molti mesi di produzioni inferiori a quelle del 2018, infatti, si notano segnali e segni positivi, con il numero di forme di Grana Padano che ad aprile sono aumentate dell’1,2% e quelle di Parmigiano Reggiano dello 0,4%.

Anche l’Asiago sembra mostrare una tendenza analoga: aprile, infatti, si è chiuso con un deciso recupero delle forme prodotte (+7,2%) dopo un primo trimestre all’insegna del segno meno. Andamento opposto si osserva, invece,nella più importante Dop del Mezzogiorno, la Mozzarella di Bufala Campana, che nel mese di marzo ha fatto registrare un dato negativo (-0,6%): erano tre anni che non si vedevano rallentamenti in questo segmento. Un rallentamento peraltro annunciato, dovuto a una minore disponibilità di latte e non a scelte o strategie dei trasformatori. Produzioni in calo si registrano anche nel Taleggio, nel Quartirolo Lombardo e nel Pecorino Romano. Il calo vistoso del più importante formaggio di pecora italiano (-26,7% nel primo quadrimestre dell’anno) merita qualche riflessione. Prima di tutto va ribadito che è un bene che, dopo gli eccessi del 2018, le consegne di latte ovino e le forme prodotte siano diminuite in modo importante. La crescita

dello scorso anno aveva gettato le basi della crisi che tutti ricordiamo, che non è stata ancora superata. Un contenimento delle produzioni può quindi aiutare a risolverla. Se è vero, poi, che mancano ancora mesi alla fine dell’anno in corso e che le rilevazioni su un singolo quadrimestre possono essere poco significative, è improbabile che la coda della campagna cambi in modo determinante i volumi prodotti: con buone probabilità, si tornerà su livelli inferiori alle 30.000 tonnellate, forse più vicini alle attuali dimensioni del mercato. Meriterebbero, infine, una riflessione approfondita le contestazioni dei pastori di inizio anno, con le accuse al Consorzio e al piano produttivo. Dai giorni delle proteste non sono cambiate né la governance consortile, né i contenuti del piano, però la produzione è in calo. Forse chi voleva scaricare sul prossimo ogni responsabilità aveva una visione parziale dei problemi.

ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE DEI PRINCIPALI FORMAGGI DOP (2019 VS 2018 - IN %) ASIAGO

-1,3 GORGONZOLA

8,0 GRANA PADANO

-1,3 -0,3 MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA

1,9 PARMIGIANO REGGIANO

-0,3 MONTASIO PROVOLONE VALPADANA

13,6 TALEGGIO

-1,9 QUARTIROLO

-1,5

PECORINO ROMANO

-26,7 GENNAIO

FEBBRAIO

MARZO

APRILE

1°QUADRIMESTRE

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IGIENE & SICUREZZA

ISPETTORI COREANI IN VISITA NEGLI STABILIMENTI ITALIANI AUDIT POSITIVO. ACCOLTA LA RICHIESTA DI ASSOLATTE DI INFORMARE ANCHE LA NOSTRA AMBASCIATA IN CASO DI NON CONFORMITÀ DEI PRODOTTI di Ettore Soria

S

i è svolta poche settimane fa una visita ispettiva di due ispettori coreani in alcuni stabilimenti lattiero-caseari di Lombardia, Veneto e Campania. L’ispezione è stata organizzata e coordinata dal Minsal e da Assolatte che ha seguito la missione. L’audit degli stabilimenti è stato sostanzialmente positivo; gli ispettori coreani sono rimasti sorpresi dal matrimonio tra tecnologia tradizionale e processi produttivi moderni. Nell’exit meeting gli ispettori hanno comunque suggerito di migliorare alcuni aspetti. Eccoli: gestione dei sistemi di

lotta agli infestanti mediante l’impiego di lampade di cattura; modalità di manipolazione dei prodotti esposti, incoraggiando l’utilizzo di guanti monouso; criteri costruttivi e di manutenzione degli impianti (segregazione delle aree a più alto rischio rispetto a quelle a basso rischio; mantenimento di idonee condizioni strutturali); gestione degli accessi alle diverse aree dello stabilimento da parte del personale (stazione di disinfezione degli accessi; percorsi distinti e identificazione del personale addetto alle diverse aree mediante codici colore);

migliore separazione dei sottoprodotti dai prodotti edibili; applicazione puntuale delle procedure igieniche di prerequisito (Sps e Ssop); rivalutazione dell’Haccp anche alla luce dei diversi criteri legali stabiliti dalla normativa coreana: ad esempio, il livello di sensibilità dei metal detector. Quest’ultimo aspetto è stato comune a tutti gli stabilimenti, perciò si dovrà verificare con i fabbricanti di tali macchinari se può essere aumentata la sensibilità. In preparazione della visita, la nostra associazione aveva redatto un documento in cui venivano confrontati i parametri microbiologici coreani con quelli comunitari. Per quanto riguarda le non conformità microbiologiche, le aziende non venivano a conoscenza delle medesime rilevate in dogana: infatti, le comunicazioni erano note al solo importatore che, a sua volta, non le trasmetteva. Assolatte ha chiesto agli ispettori coreani di modificare l’attuale procedura, prevedendo un'informativa alla nostra Ambasciata che, a sua volta, avrebbe informato il ministero della Salute. La proposta è stata accettata.

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Ogni giorno selezioniamo il miglior latte delle Murge e lo lavoriamo artigianalmente, nel pieno rispetto della tradizione. Chi assaggia la deliziosa bontĂ dei formaggi fatti come una volta, non torna piĂš indietro.


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IGIENE & SICUREZZA

RESISTENZA ANTIMICROBICA E BENESSERE ANIMALE IL NUOVO PIANO REGIONALE INTEGRATO DELLA SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA 2019-23 DELLA REGIONE LOMBARDIA SI CONCENTRA SU ETICA, PROTEZIONE DEGLI INTERESSI DEI CONSUMATORI, SEMPLIFICAZIONE E TRASPARENZA di Ettore Soria

P

resentato nelle scorse settimane il piano regionale integrato della sanità pubblica veterinaria 2019-2023 della Regione Lombardia. Rispetto al precedente, è sviluppato ulteriormente il percorso iniziato con il Piano 20152018, in continuità alla logica ispiratrice dei piani precedenti, basandosi sui seguenti obiettivi strategici: 1. La tutela della salute come diritto fondamentale, l’etica, nonché la promozione del benessere e della qualità della vita; 2. La centralità della persona e la protezione degli interessi dei consumatori; 3. La flessibilità, la semplificazione e la trasparenza nel processo di erogazione delle prestazioni; 4. La partecipazione e la responsabilizzazione degli operatori economici e sanitari.

VECCHI E NUOVI OBIETTIVI Uno degli aspetti importanti della nuova edizione del Piano è l’armonizzazione delle attività regionali per la prevenzione veterinaria con i Regolamenti 2017/625 sui controlli ufficiali e 2016/429 sulle zoonosi. Attori principale sono i Dipartimenti veterinari che coprono sei macro-aree di intervento: verifica della sicurezza dei prodotti di origine animale; tutela della sicurezza ambientale; promozione del benessere e dell’interazione uomo-animale; controllo delle malattie a carattere zoonosico; prevenzione delle malattie animali; promozione della sostenibilità e della competitività delle produzioni agrozootecniche regionali. Per il nostro settore gli obiettivi strategici previsti e raggiunti nel precedente quadriennio erano:

Riduzione della prevalenza di Listeria monocytogenes in taluni prodotti Dop; Riduzione della prevalenza di E. coli Vtec nei formaggi a latte crudo; Supporto all’internalizzazione delle imprese del settore alimentare; Piano Paratubercolosi bovina. Tale risultato è il frutto della costante attività formativa e informativa svolta dai Dipartimenti veterinari delle Ats, in collaborazione con le associazioni di categoria e dell'aumentata sensibilità degli allevatori nei confronti dei danni sanitari ed economici causati da tale malattia. UN SETTORE TRAINANTE "Il comparto lattiero-caseario lombardo risulta essere tra i più rilevanti del sistema Paese in termini di produzioni di qualità, volumi produttivi e opportunità di mercato, anche al di fuori dei

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IGIENE & SICUREZZA confini nazionali" ha evidenziato il direttore dell’Unità operativa veterinaria Piero Frazzi. Infatti, analizzando i dati di produzione emerge che conta oltre dieci produzioni casearie Dop, alcune di queste tra le più conosciute della produzione nazionale (Gorgonzola, Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Provolone Valpadana, Taleggio), e 5.681 allevamenti da latte, corrispondenti a una produzione totale di oltre 4.700.000 tonnellate di materia prima all’anno, ovvero il 42% della produzione nazionale. La rilevanza del comparto lombardo emerge anche dall’analisi del valore del suo export. Nel 2017 l’Italia ha esportato prodotti alimentari di origine animale per un valore di 10,3 miliardi di euro, 2,9 miliardi dei quali generati dalla Lombardia (28% del volume nazionale). Tra i segmenti produttivi costituenti la categoria, emerge tra le più importanti l’industria lattiero-casearia: nel 2017 ha esportato prodotti per un valore di circa 1,2 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 40% del valore di esportazione dello specifico comparto a livello nazionale. Quindi, il settore lattiero-caseario risulta essere un’importante fonte di produzioni di qualità, apprezzate non solo sul suolo nazionale, ma anche al di fuori. Quest’ultima in particolare risulta essere una caratteristica fondamentale per la sostenibilità di lungo periodo del comparto, chiamato a misurarsi – in un sistema economico globalizzato – con realtà produttive estere caratterizzate da vantaggi competitivi molto differenti, basati, ad esempio, sul costo inferiore della materia prima o sulla possibilità di conseguire maggiori economie di scala, grazie alle maggiori dimensioni aziendali. I VINCOLI SANITARI È stato ribadito che l’export rappresenta una grande

opportunità per l’economia nazionale e regionale, poiché permette alle imprese di raggiungere nuovi consumatori e ampliare i propri mercati di riferimento, consentendo di conseguenza di espandere il proprio volume di affari. Data la rilevanza del comparto per il sistema regionale e nazionale, l’osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia ha analizzato e approfondito le criticità riscontrate dalle imprese lombarde all’interno dei processi volti all’esportazione di prodotti lattiero-caseari, al fine di comprendere come l’innovazione digitale possa supportare lo snellimento degli adempimenti burocratici e rendere maggiormente efficaci ed efficienti i flussi informativi tra nodi della filiera. L’analisi dell’osservatorio si è concentrata in particolar modo sull’ultimo punto. Gli aspetti legali sono uno dei pilastri più vincolanti di un modello di export, poiché possono comportare vere e proprie barriere per la commercializzazione. Tra questi rientrano anche le certificazioni sanitarie che oggi corrispondono a un “vincolo all’ingresso” per i prodotti alimentari di origine animale in alcuni Paesi che richiedono particolari requisiti zoo-sanitari come la Paratubercolosi (esempio Cina e Unione Doganale), per non parlare delle procedure di iscrizione in lista, in alcuni casi assai complesse (esempio la Malesia o l’autorizzazione all’esportazione in Cina dei latti alimentari e fermentati). Per questo motivo è stato ricordato che la Regione Lombardia ha predisposto un piano di controllo e certificazione nei confronti della succitata malattia bovina: per esportare in Cina i conferenti latte devono aderire

al piano e avere la qualifica Ptex1 che rappresenta il requisito minimo per l’abilitazione all’esportazione. ESEMPIO UNICO IN ITALIA Nel nuovo Piano ci saranno due obiettivi particolarmente rilevanti: la resistenza antimicrobica (Amr) e il benessere animale. Sul primo aspetto inciderà anche l’istituzione della ricetta elettronica per ora attuata completamente solo dalla Lombardia. Nel suo intervento in rappresentanza di Assolatte, Antonio Auricchio (nella foto in basso) ha sottolineato che la combinazione tra Controllo ufficiale e autocontrollo aziendale in Lombardia costituisce una garanzia

di sicurezza per i Paesi terzi che hanno potuto verificare direttamente l’efficacia del sistema. Quindi, ha voluto evidenziare come una qualità superiore non si ottiene solo facendo un prodotto buono, perché non si può prescindere dal garantire la sicurezza dell’alimento. I lavori sono stati conclusi dalla responsabile della Direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione Gaetana Ferri che ha voluto evidenziare come il Piano costituisca un esempio unico in Italia e semplifichi il lavoro del ministero della Salute.

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NORMATIVE

DOP, LA CORTE UE VIETA L’EVOCAZIONE FIGURATIVA ANCHE L’USO DI SEGNI GRAFICI O IMMAGINI CHE RIMANDINO ALL’AREA GEOGRAFICA ALLA QUALE È COLLEGATA UNA DENOMINAZIONE D’ORIGINE PUÒ COSTITUIRE UN RICHIAMO ILLEGITTIMO di Leonardo Graverini

N

el numero di novembre 2016 de “Il Mondo del Latte” (pagg. 76/78) ci occupammo della sentenza dalla Corte di Giustizia europea 21 gennaio 2016 nella Causa C 75/15 “Calvados” c/“Verlados”, con la quale la Corte ha fissato alcuni criteri – ulteriori a quelli già stabiliti nelle Cause C-87/97 Gorgonzola c/ Cambozola e C-132/05 “Parmesan” – per valutare, da parte dei giudici nazionali, se l’uso di un determinato termine nella denominazione di vendita – o più in generale nell’etichettatura – di un prodotto non Dop possa o meno considerarsi evocativo di una Dop. Una recente sentenza della stessa

Corte interviene nuovamente sull’evocazione delle Dop, affrontandola questa volta non dal punto di vista terminologico, ossia della denominazione dei prodotti, ma figurativo, vale a dire in relazione ai segni e alle immagini rappresentate in etichetta. DON CHISCIOTTE E I MULINI Si tratta della sentenza 2 maggio 2019 nella causa C-614/17 sollevata dalla Fundación Consejo Regulador, che tutela la Dop spagnola “Queso Manchego” (di seguito menzionata come “Fundación” nei confronti della Industrial Quesera Cuquerella SL (di seguito menzionata come “Iqc”),

un’azienda che commercializza tre suoi formaggi non Dop (denominati “Adarga de Oro”, “Super Rocinante” e “Rocinante), utilizzando etichette che contengono il disegno di un cavaliere che assomiglia alle raffigurazioni abituali di Don Chisciotte della Mancia, di un cavallo magro e di paesaggi con mulini a vento e pecore, nonché i termini “Quesos Rocinante” (Formaggi ronzinanti). Tali immagini e il termine “Ronzinante” fanno riferimento al romanzo Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes, dove “Ronzinante” è il nome del cavallo montato da Don Chisciotte. Inoltre, il termine “adarga” (piccolo scudo in cuoio), è utilizzato

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NORMATIVE nel suddetto romanzo per indicare lo scudo utilizzato da Don Chisciotte e i mulini a vento contro i quali Don Chisciotte combatte sono un elemento caratteristico del paesaggio della Mancia. Anche questa volta la questione verte sull’interpretazione dell’’art. 13, paragrafo 1, lettera b, dove si dispone che i nomi registrati delle Dop e delle Igp siano protetti contro “qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, anche se l’origine vera dei prodotti o servizi è indicata o se il nome protetto è una traduzione o è accompagnato da espressioni quali ‘stile’, ‘tipo’, ‘metodo’, ‘alla maniera’, ‘imitazione’ o simili, anche nel caso in cui tali prodotti siano utilizzati come ingrediente”. Il caso è nato da un ricorso della Fundación al giudice spagnolo, dove si sosteneva che le etichette utilizzate dalla Iqc per i tre formaggi, nonché l’utilizzo dei termini “Quesos Rocinante” costituiscono un’evocazione illegittima della Dop “Queso manchego”. I giudici spagnoli di primo e secondo grado avevano respinto il ricorso sulla base del rilievo che i segni e le denominazioni utilizzati da Iqc per commercializzare i suoi tre formaggi non presentavano alcuna somiglianza visiva o fonetica con le Dop “Queso manchego” e che l’utilizzo di segni come la denominazione “Rocinante” o l’immagine del personaggio letterario Don Chisciotte della Mancia evocano la regione spagnola La Mancia e non necessariamente la Dop in questione. La Fundación ha impugnato le sentenze dinanzi al Tribunale Supremo Spagnolo, il quale ha sospeso il procedimento al fine di sottoporre alla Corte europea le seguenti tre questioni pregiudiziali per poter decidere sul caso: 1. se l’evocazione (vietata dall’articolo 13, paragrafo 1, lettera b), del Reg. Ue n. 510/2006), debba necessariamente derivare dall’uso di denominazioni che presentano una somiglianza visiva, fonetica o concettuale con la denominazione di una Dop o se possa derivare dall’uso di segni figurativi che la evochino; 2. se l’uso di segni che evocano la regione cui è associata la Dop possa essere considerato un’inaccettabile

evocazione della stessa Dop anche nel caso in cui colui che utilizzi tali segni sia un produttore stabilito nella regione cui è associata la Dop, ma i cui prodotti non siano protetti da tale Dop; 3. se la nozione di consumatore medio normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto, alla cui percezione deve fare riferimento il giudice nazionale per determinare se esista un’evocazione, debba intendersi riferita a un consumatore europeo o possa essere riferita solo al consumatore dello Stato membro in cui si fabbrica il prodotto che dà origine all’evocazione dell’indicazione geografica protetta o cui è associata geograficamente la Dop, e in cui esso si consuma maggiormente.

L’EVOCAZIONE DI UNA DENOMINAZIONE REGISTRATA PUÒ DERIVARE DALL’USO DI SEGNI FIGURATIVI In relazione alla prima questione, la Corte Ue afferma che, secondo una giurisprudenza costante, l’interpretazione di una disposizione del diritto comunitario deve tener conto non soltanto della lettera della stessa, ma anche del suo contesto e degli scopi perseguiti dalla normativa di cui è parte e che da questo punti di vista l’articolo 13, paragrafo 1, lettera b), del Reg. Ue n. 510/2006 prevede una protezione delle denominazioni registrate contro qualsiasi evocazione, anche se l’origine vera del prodotto è indicata, e che l’utilizzo del termine “qualsiasi”

rispecchia la volontà del legislatore dell’Unione europea di proteggere le denominazioni registrate, considerando che un’evocazione si produca mediante un elemento denominativo o un segno figurativo. Il criterio determinante per stabilire se un elemento evochi una Dop è quello di accertare se tale elemento possa richiamare direttamente nella mente del consumatore, come immagine di riferimento, il prodotto che beneficia di tale denominazione e, in linea di principio, non si può escludere che i segni figurativi siano in grado di operare un tale richiamo. Inoltre, afferma la Corte Ue, l’evocazione mediante segni figurativi di una Dop non può essere esaminata solo alla luce della lettera c) dell’art. 13, paragrafo 1, del Reg. Ue n. 510/2006, che in aggiunta alla lettera a dello stesso articolo tutela le denominazioni registrate contro “qualsiasi altra indicazione falsa o ingannevole relativa alla provenienza, all’origine, alla natura o alle qualità essenziali dei prodotti usata sulla confezione o sull’imballaggio, nella pubblicità o sui documenti relativi ai prodotti considerati nonché l’impiego, per il condizionamento, di recipienti che possono indurre in errore sull’origine”. Infatti, secondo la Corte, la lettera c) riguarda la natura degli atti vietati, vale a dire il carattere falso e ingannevole di indicazioni relative alla provenienza, all’origine, alla natura o alle qualità essenziali del prodotto, e non gli elementi da considerare per determinare l’esistenza di siffatte indicazioni false o ingannevoli. Inoltre, la sentenza rileva che il Reg. Ue n. 510/2006 persegue

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NORMATIVE

l’obiettivo di garantire, in conformità ai suoi considerando 4 e 6, che il consumatore disponga di un’informazione chiara, succinta e credibile sull’origine del prodotto e che un simile obiettivo è meglio garantito se la denominazione registrata non può essere oggetto di un’evocazione per mezzo di segni figurativi. Di conseguenza, la Corte ha risposto alla prima questione dichiarando che l’articolo 13, paragrafo 1, lettera b), del Reg. Ue n. 510/2006 deve essere interpretato nel senso che l’evocazione di una denominazione registrata può derivare dall’uso di segni figurativi, spettando comunque al giudice nazionale valutare, in concreto, se determinati segni figurativi siano idonei a richiamare direttamente nella mente del consumatore i prodotti che beneficiano di una denominazione registrata. A quest’ultimo riguardo, la sentenza precisa però che sebbene la valutazione spetti al giudice nazionale, la Corte Ue può, dove necessario, fornire precisazioni dirette a guidare il giudice nazionale nella sua decisione. A tale proposito, si legge nella decisone, il giudice nazionale deve sostanzialmente fondarsi sulla presunta reazione del consumatore, essendo essenziale che quest’ultimo effettui un collegamento tra gli elementi

controversi: nel caso di specie, segni figurativi che evocano l’area geografica il cui nome fa parte di una denominazione d’origine, e la denominazione registrata. A questo riguardo, spetta a tale giudice valutare se il nesso tra tali elementi controversi e la denominazione registrata sia sufficientemente diretto e univoco, se esista una vicinanza concettuale con la Dop “Queso manchego”, di modo che il consumatore, in loro presenza, sia indotto ad avere in mente soprattutto tale denominazione in relazione all’area geografica alla quale essa è collegata, vale a dire la regione La Mancia. Infine, il giudice nazionale dovrà valutare se si debba considerare congiuntamente l’insieme dei segni, figurativi e denominativi, che appaiono sui tre formaggi di Iqc, per effettuare un esame globale che tenga conto di tutti gli elementi che hanno un potenziale evocativo.

L’EVOCAZIONE PUÒ ESSERE ILLECITA ANCHE SE I SEGNI FIGURATIVI SONO UTILIZZATI DA UN PRODUTTORE STABILITO NELLA STESSA REGIONE DELLA DOP EVOCATA Sulla seconda questione, invece, la Corte rileva che la formulazione del più volte citato art. 13, paragrafo 1, lettera b) non prevede alcuna deroga in favore di un produttore stabilito in un’area geografica corrispondente alla Dop e i cui prodotti, senza essere protetti da tale Dop, sono simili o comparabili a quelli protetti da quest’ultima. Di conseguenza, tale articolo deve essere interpretato nel

senso che l’utilizzo di segni figurativi che evocano l’area geografica alla quale è collegata una denominazione d’origine può costituire un’evocazione della medesima anche nel caso in cui i suddetti segni figurativi siano utilizzati da un produttore stabilito in tale regione.

IL CONSUMATORE MEDIO AL QUALE RIFERIRSI PER DETERMINARE SE ESISTA UN’EVOCAZIONE ILLECITA È IL CONSUMATORE EUROPEO, COMPRESO UN CONSUMATORE DELLO STATO MEMBRO IN CUI SI FABBRICA E SI CONSUMA MAGGIORMENTE IL PRODOTTO CHE DÀ LUOGO ALL’EVOCAZIONE Sulla terza questione, la Corte europea sottolinea che la nozione di “consumatore medio normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto” deve essere interpretata in modo da garantire una protezione effettiva e uniforme delle denominazioni registrate contro qualsiasi evocazione nell’intero territorio dell’Unione europea. Quindi, detta nozione deve intendersi riferita a un consumatore europeo, compreso un consumatore dello Stato membro in cui si fabbrica e si consuma maggiormente il prodotto che dà origine all’evocazione della denominazione protetta o a cui tale denominazione è associata geograficamente. Anche in questo caso spetta al giudice nazionale valutare se gli elementi figurativi e denominativi relativi ai formaggi non Dop, fabbricati o consumati maggiormente in Spagna, evochino nella mente dei consumatori di tale Stato membro l’immagine di una denominazione registrata, che in tal caso dovrà essere protetta contro un’evocazione che avrebbe luogo nell’intera Unione.

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NORMATIVE_L’ESPERTO RISPONDE NEL CASO DI UN’ETICHETTA MULTILINGUA, LE INFORMAZIONI SULL’ASSENZA DI LATTOSIO VANNO TRADOTTE IN TUTTE LE LINGUE? È POSSIBILE RIPORTARLE SOLO IN ITALIANO?

nei Paesi di commercializzazione del prodotto. Solo a titolo di esempio, non in tutti i Paesi dove esiste la possibilità di evidenziare l’assenza di lattosio, il residuo massimo di lattosio è – come in Italia – 0,1g/100 g di prodotto. Infatti, ci sono Paesi dove il limite è inferiore. La raccomandazione è quindi quella di limitarsi a riportare l’informazione sull’assenza di lattosio, oltre a tutte le indicazioni aggiuntive richieste dal dicastero, solo in lingua italiana e solo sui prodotti che hanno un tenore di lattosio massimo che non supera quello eventualmente stabilito da disposizioni locali dei Paesi di destinazione. Ciò per evitare che le informazioni fornite in lingua italiana ed eventualmente comprese da un consumatore estero, possano risultare in contraddizione con la normativa locale.

?

Nonostante la Commissione europea abbia riconosciuto l’importanza delle informazioni sull’assenza di lattosio e il fatto che le stesse dovrebbero essere regolamentate a livello europeo, ciò non è stato ancora fatto. Le indicazioni fornite dal ministero della Salute su richiesta di Assolatte valgono esclusivamente per i prodotti commercializzati in Italia. L’evidenziazione dell’assenza di lattosio e le eventuali modalità con cui fornire tali informazioni in altri mercati andranno verificate caso per caso sulla base delle disposizioni vigenti

NEL CASO DI UNA CONFEZIONE REGALO, COSTITUENTE L’UNITÀ DI VENDITA PER IL CONSUMATORE, NELLA QUALE SONO CONTENUTI ALIMENTI CONFEZIONATI NON VENDIBILI SINGOLARMENTE (COME FORMAGGI E CONFETTURE), È CORRETTO RIPORTARE TUTTE LE INFORMAZIONI OBBLIGATORIE PER I SINGOLI PRODOTTI (INCLUSA LA DICHIARAZIONE NUTRIZIONALE), SULL’ETICHETTA CHE VIENE ESPOSTA SULLA CONFEZIONE ESTERNA (UNITÀ VENDITA CONSUMATORE)? IN CASO DI RISPOSTA POSITIVA, È POSSIBILE APPORRE SUI SINGOLI PRODOTTI CONTENUTI ALL’INTERNO DI UNA TALE CONFEZIONE DELLE ETICHETTE RECANTI TUTTE LE INFORMAZIONI OBBLIGATORIE PREVISTE AD ECCEZIONE DELLA DICHIARAZIONE NUTRIZIONALE?

La normativa richiede che le informazioni obbligatorie sugli alimenti siano apposte in un punto evidente in modo da essere facilmente visibili, leggibili ed eventualmente indelebili. Esse non devono in alcun modo essere nascoste, oscurate, limitate o separate da altre indicazioni scritte o grafiche o altri elementi suscettibili di interferire.

L’ART.14 COMMA 7 BIS DEL D.LVO 109/1992 PREVEDEVA CHE LE CONFEZIONI REGALO, CONTENENTI PIÙ ALIMENTI CONFEZIONATI DI DIVERSA NATURA, POTESSERO RIPORTARE AL LORO ESTERNO SOLO IL TMC O LA DATA DI SCADENZA DEL PRODOTTO AVENTE LA DURABILITÀ PIÙ BREVE. TALE DISPOSIZIONE È ANCORA VALIDA O OGGI È OBBLIGATORIO RIPORTARE SULL’ETICHETTA ESTERNA DELLA CONFEZIONE REGALO ANCHE IL TMC/SCADENZA E IL LOTTO DI OGNI SINGOLO COMPONENTE?

L’art.14 comma 7 bis del D.lvo 109/1992 è stato abrogato. Ne consegue che anche per le confezioni regalo (come ad esempio quelle natalizie), tutte le indicazioni obbligatorie

Dunque, se tutte le informazioni obbligatorie necessarie sono riportate sulla confezione esterna costituente l’unità di vendita, accessibili dunque al consumatore nelle modalità contemplate dalla normativa, non si riscontrano problemi legati al fatto che le tabelle nutrizionali riferite ai prodotti contenuti nella confezione compaiano solo su tale imballo esterno e non anche sulle confezioni dei singoli formaggi in esso contenuti. Vale la pena, però, porre attenzione all’ipotesi in cui la confezione (unità di vendita), possa essere acquistata da qualcuno intenzionato ad aprirla successivamente per rivendere singolarmente i prodotti in essa contenuti. In tal caso, l’etichettatura di questi, mancando la dichiarazione nutrizionale, sarebbe sanzionabile. Onde evitare tale ipotesi, il suggerimento è quello di riportare sui singoli prodotti contenuti all’interno dell’unità di vendita l’indicazione “non vendibile singolarmente”. È possibile non riportare alcune indicazioni obbligatorie sulla confezione esterna costituente l’unità di vendita se quest’ultima è trasparente, permettendo perciò in modo visibile e chiaramente leggibile l’accesso a tutte informazioni richieste riportate sui singoli prodotti o quando tale accesso alle informazioni è possibile perché la confezione esterna è liberamente apribile dal consumatore prima dell’acquisto.

da riportare sui prodotti preimballati devono essere apposte sulla confezione-unità di vendita così da essere accessibili e leggibili dal consumatore, salvo il caso in cui esse siano visibili dall’esterno, oppure che la confezione esterna sia liberamente apribile dal consumatore prima dell’acquisto. Ciò vale anche per Tmc e/o data di scadenza e lotto. Nel caso dei Tmc/scadenze, queste saranno quelle di ogni singolo prodotto contenuto nella confezione regalo costituente l’unità di vendita. Non è più possibile riportare solo la data del prodotto con vita più breve. Nel caso del lotto, tale indicazione non è richiesta quando il termine minimo di conservazione o la data di scadenza figurano con la menzione almeno del giorno e del mese.

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IL MONDO DEL

IL MONDO DEL LATTE 6/2019

L AT T E GIUGNO

2019 -

ANNO

LXXIII -

LATTE NEL MONDO MENSILE

POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE

70%

ROMA

AUT MP-AT/c/RM

N. 6

IL

CARLO MARIA FERRO, L’UOMO DELL’EXPORT UE, REGOLE CONDIVISE PER COMPETERE CONSUMI, LA GDO CON IL FIATO CORTO

ORGANO UFFICIALE DI

24-05 cover CARLO MARIA FERRO SF.indd 1

ASSOLATTE

E DEL

COMITATO ITALIANO FIL-IDF 29/05/19 09:51


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