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i sono parole che diventano improvvisamente di moda! Accade spesso anche nel settore alimentare. Qualche esempio? Biodiversità. Coniata per indicare l’infinita varietà di forme di vita sulla terra, biodiversità è diventata uno dei cavalli di battaglia di Expo Milano 2015. Quanti incontri, convegni e dibattiti ne hanno parlato! Al padiglione di Eataly perfino una mostra di quadri e una compilation di canzoni più o meno note avrebbero dovuto dimostrare una “biodiversità OPINIONI tutta italiana”. Che c’azzeccassero la musica e IL MONDO DEL Nomi dei sostitutivi: i quadri con la biodiversità nessuno ha voluto serve più creatività approfondirlo. N. 9 di Paolo De Castro Distintività. Anche questo è un neologismo oggi molto in voga, anche se si fa fatica a trovarlo sui PROTAGONISTI vocabolari. Probabilmente piace perché è nella Maria Chiara Gadda: natura dell’animo umano cercare di distinguersi “Diamo più valore dalla massa. Sentirsi un po’ speciali è molto alle eccellenze” consolatorio. Associare la distintività a una Koelnmesse: zucchina o a un piatto di pasta al pomodoro l’Expo del futuro? sembra però una forzatura. Reale e virtuale Potremmo andare avanti, ma preferiamo chiudere Laboratori Rocchi, con quella che da qualche tempo a questa parte è pionieri della diventata una parola magica, un abracadabra che Food Safety risolve ogni problema: filiera. Di filiera sono gli accordi e le politiche virtuose. Di filiera deve MERCATI essere la tracciabilità delle produzioni, perché i consumatori Ceta: Assolatte chiede “hanno il diritto di sapere da dove arrivano i cibi che comprano”. il rispetto delle regole Sembra di essere tornati a scuola, quando la maestra si Latte, bene l’Italia, mistero Francia assentava e chiedeva al malcapitato di turno di scrivere alla Esportazioni italiane di latte lavagna l’elenco dei buoni e dei cattivi. Chi non sposa la filiera Borsa prezzi è, ovviamente, un cattivo! Dop, produzione in altalena In realtà, come ha ricordato anche il nostro presidente Giuseppe Ambrosi durante l’ultima assemblea, gli accordi di filiera non IGIENE E SICUREZZA sono un uovo di Colombo, ma la scoperta dell’acqua calda, Si fa presto a dire export: perché chiunque lavori nel settore sa che deve aver cura dei un mondo di problemi sanitari propri fornitori e ha interesse a crescere con loro. Se non lo facesse, sarebbe un pessimo imprenditore. Per questo, bisogna NORMATIVE stare attenti a chi si propone come unico interprete di rapporti L’esperto risponde costruiti negli anni: lo fa solo per propria convenienza.
Amarcord Eda: incontro in Commissione sull’origine in etichetta Fil/Idf: gli animali da latte sono amici dell’ambiente Ue: nuovi eurodeputati sotto la lente News
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Organo uffi f ciale di ASSOLATTE e del Comitato Italiano FIL - IDF EDITORIALE IL MONDO DEL LATTE s.r.l. P.I. e C.F. 07208200159 www.assolatte.it Direzione, redazione, pubblicità: Via Adige, 20 - 20135 Milano tel. 02-72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Via Boncompagni, 16 - 00187 Roma tel. 06-42885648 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 337 del 23-4-1987
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PROTAGONISTI
"DIAMO PIÙ VALORE ALLE ECCELLENZE" MARIA CHIARA GADDA, CAPOGRUPPO DEL PD IN COMMISSIONE AGRICOLTURA ALLA CAMERA, SPIEGA LA SUA RICETTA PER L'AGROALIMENTARE ITALIANO di Massimo Forino
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aria Chiara Gadda è capogruppo del Partito democratico in Commissione Agricoltura alla Camera dei D p De pu utati tati ta ti.. Tr Tren enta en t nove ta no ove e ann nni, i,, alla al la sua sec econ onda on da leg da egis i la atu t ra a, è lo lomb mba bar arda da del ella la provi vinc inc cia di Varese Vare se,, in inge gegn ge gner gn ere e gest ge estio iona nale le la laur aur u ea eata ta a al Po Polite liite t cnico o di Milano. Segue e con n pa passione i temi aliime ment ment ntar arii ed ed è sta tata t p om pr o otric ce di una Legge che po ort rta il suo o nom ome e ((n n. 16 166 de d l 20 016 16), ) rel elattiv va al rec ecup up u per ero di ec cced den e ze ze alime lime ment ntar nt ari, di farrma mac ci e alttrii prodo ro odo dott ttii tt pe er solid dariet età à so oci cial ale. e. La co cosidd o detta leg egge g “an anti tispre re eco o”.. Come ridur urre re gli li sprrech hi hi lung lu ng go le le cat aten e e pr en p od odut u tive per rend pe nder nd ere e piiù efffic ficien iente ie e vi virt irt r uo oso il si sist stem st ema em a a imen al im menttare re? ?N Ne ell lla a legg gg ge che po porrta r t il suo nome,, avet av ete affr fron onta ato o il te tem ma cons co se en nte t n nd do e fa faci cili lita tand an o l don la naz azio ione io ne di al a iim men entti ti e alttr al tri pr prod o ot otti ti.. Un n bilan illan anci co dopo do po o tre e ann nnii da d ll lla a le l gg ge? ? L Ital L’ Ittalia ia rappresenta ta a un mode mo dell llo un unic ico ic co al al mon o do o in term miin ni di leg gis isla la aziione e e di buon ne prrat atic iche ic he terrriito tori rial alii legate al recu cupe pero pe o delle e eccedenzze pe per so soli lida dari r et età à so oci c al a e. La Legg g e 166 6 de del 2 16 20 6 ha de defi fini nito ni o un q qu uad adro o norm no norm rmattiiv vo ch chiia iaro, iaro ro, in grad ro ra ado do
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CONOSCIAMOLA MEGLIO
MARIA CHIARA GADDA La ricetta della felicità? Sapere di avere bisogno gli uni degli altri. Tre parole per descrivere il suo carattere? Mmm… complicato. Quello che le piace negli altri? La generosità e le persone dirette che non si nascondono dietro a giri di parole. Quello che non tollera? L’ignoranza abbinata all’arroganza. La persona che ammira di più? Mia madre. È stata una donna di grande carattere nel momento del dolore e di grande cuore nella vita. Il libro preferito? La "Trilogia della pianura" di Kent Haruf. Il film che ha amato di più? Posso dire il genere che non amo: il fantasy. Colazione: dolce tradizionale o salata continentale? Salata. Nel suo frigo cosa non manca mai? Bresaola, yogurt, Parmigiano Reggiano e frutta. Il posto in cui vorrebbe tornare? Siria e Cuba mi sono rimaste nel cuore.
di coordinare disposizioni civilistiche, fiscali e igienicosanitarie. Abbiamo semplificato gli adempimenti per le imprese e ottenuto una disciplina tributaria completa delle cessioni gratuite, abrogando le precedenti disposizioni. La 166 premia un elemento sempre più riconosciuto dai cittadini: la responsabilità sociale d’impresa. Non è casuale che questa norma sia nata in Italia: il nostro agroalimentare è un mix sapiente di qualità della materia prima, trasformazione e gusto. Soprattutto, è capacità di raccontare un'“esperienza”. Il cibo è un bene prezioso, che
va condiviso. Per anni il dibattito sullo spreco si è focalizzato sull’aspetto ambientale, senza pensare all’aspetto più rilevante che è la disparità nell’accesso alle risorse e a una dieta sana ed equilibrata. Le donazioni hanno raggiunto un incremento medio nazionale del 20-25%, ed è cresciuta la varietà di alimenti recuperati, dai prodotti freschi ai cibi cotti. Dare priorità alla gestione dell’eccedenza anziché allo spreco, significa dare nuova vita a prodotti idonei per il consumo, che per diverse ragioni perdono il loro valore commerciale. La donazione interviene a valle. Prevenire
significa investire in innovazione di processo e logistica efficiente e ripensare il ciclo produttivo secondo un modello di economia circolare. Molti nostri soci lamentano una scarsa attenzione della politica alle istanze industriali. Il made in Italy nasce nei nostri stabilimenti e raggiunge i quattro angoli del pianeta, tutto in assenza di una vera politica industriale. Perché non aprire una seria riflessione sul futuro del sistema agroindustriale italiano? Tutti parlano di made in Italy, ma non va sostenuto solo a
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PROTAGONISTI parole. Per competere a livello globale affermando la qualità e l’unicità dei nostri prodotti è necessario liberare il nostro sistema produttivo da alcune fragilità strutturali. Il settore primario è ancora troppo frammentato, e scontiamo deficit infrastrutturali. Abbiamo un cuneo fiscale elevato, un difficile accesso al credito, e non si è mai fatta una seria riflessione sulla produttività. Con industria 4.0 si sono premiate le imprese che investono in innovazione e formazione, ma non è pensabile che questi strumenti vengano rimessi in discussione a ogni legislatura, ci vuole continuità. Scontiamo un ritardo rispetto a Paesi come la Germania, che hanno sostenuto la formazione tecnica professionale dei loro ragazzi oltre a quella universitaria. Potrei continuare, ma credo che la prima buona regola per un legislatore dovrebbe essere di evitare una certa schizofrenia normativa che determina costi e incertezza per le imprese. Le esportazioni sostengono la nostra economia, ma vanno rilanciati i consumi interni con politiche attive del lavoro. Cittadini e imprese pagano a caro prezzo l’instabilità, e l’assenza di fiducia nel futuro immobilizza molte risorse nel risparmio. In tutti i settori di punta della nostra economia la produzione di materie prime non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno industriale e la domanda interna. Siamo famosi nel mondo per quanto sanno fare artigiani e industriali, che portano valore aggiunto al Paese. Cosa si può fare per valorizzare questa specificità tutta italiana? L’Italia non è mai stata autosufficiente in termini di materie prime. Questo non ha impedito al nostro sistema agroalimentare di crescere, coniugando capacità nella trasformazione e sapienza
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nell’accostare sapori e ingredienti. Il salto di qualità è arrivato quando le aziende hanno saputo “raccontarsi”, elevare gli standard qualitativi, e investire in diversificazione di prodotto e mercato. L’immagine dei prodotti italiani è stata trainata anche da milioni di nostri concittadini emigrati all’estero, sui quali dovremmo investire in termini di relazioni istituzionali. Rispetto a pratiche sleali come contraffazione e italian sounding, abbiamo uno strumento potente, quello degli accordi commerciali. Le nostre Dop e Ig in molti Paesi non sono nemmeno riconosciute e tutelate, e certamente non si proteggono da sole in un mercato globale caratterizzato da politiche aggressive di Paesi come la Cina o dal ritorno dei dazi come vorrebbero gli Stati Uniti. L’isolamento fa male all’Italia e gli accordi con altri spazi commerciali sono uno strumento per trainare le nostre esportazioni e allineare standard qualitativi, ambientali e di sicurezza. Si continua a parlare di km zero in un Paese che esporta cibo e vino in tutto il mondo e che basa la propria crescita sull’export. Non le sembra un paradosso? Se questa filosofia prendesse piede nei Paesi dove esportiamo le nostre eccellenza, cosa succederebbe? Il km zero è una possibilità, ma certamente non l’unica strada. “Vicino” e “piccolo” non sono necessariamente sinonimo di qualità. Mi pare invece che in questa legislatura la produzione normativa sia sbilanciata verso una visione limitata dell'economia e della società. Le ultime leggi approvate su filiera corta, chilometro zero e vendita diretta creano confusione, e non vanno nemmeno nella direzione di trasparenza e corretta informazione per i cittadini. I consumatori sono sempre più sensibili alla
qualità, all’impatto sociale e ambientale delle produzioni e le aziende lo hanno compreso da tempo. Ad esempio, la legge sul biologico che ho promosso (già approvata alla Camera), consentirà a un settore in crescita di strutturarsi e uscire da una concezione minoritaria. Va usato il buonsenso, evitando inutili contrapposizioni tra metodo biologico e convenzionale, semplicemente perché il biologico non è conveniente a ogni costo e a ogni latitudine. L’Italia è tra i Paesi con il maggior numero di regole e una burocrazia che rende difficile fare impresa. Da anni si promette un codice per semplificare e modernizzare il sistema. Alle parole, però, non seguono i fatti. Anzi, la sensazione è che si fissino regole sempre più complicate, che appesantiscono il lavoro delle imprese. Non è il momento di dare il via a questo processo? Quando in Parlamento sento parlare di semplificazione mi preoccupo, perché se si interviene in modo sbagliato si ottiene l’effetto opposto. Abbiamo norme stratificate e contraddittorie che vanno rese coerenti, e al nostro agroalimentare servono politiche di filiera. Mi sono convinta che la burocrazia sia talvolta espressione di una pubblica amministrazione che, debole di strumenti, scarica l’onere del controllo sulle imprese attraverso gli adempimenti. È necessario proseguire il percorso avviato nella scorsa legislatura, che oggi sembra interrotto, di digitalizzazione della Pa. Questo non significa trasporre la carta in formato elettronico, ma rivedere processi e interoperabilità delle banche dati. Quante volte l’impresa fornisce lo stesso dato a diversi enti pubblici?
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Amarcord: QUANTO LATTE MANCA ALL’APPELLO GIÀ NEGLI ANNI OTTANTA LAMENTAVAMO UN DEFICIT PRODUTTIVO
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n tuffo all’inizio degli anni ’80. Durante l’Assemblea annuale di Assolatte, l’allora presidente Gianni Prevosti illustrava la “situazione del rifornimento del latte e di generi alimentari nel nostro Paese”. “La panoramica che ci compete, considerata nell’arco di un quarto di secolo circa, pone in risalto i seguenti elementi: nel ’58 l’importazione lattiero-casearia era costituita da 28mila tonnellate di formaggio, da 19mila tonnellate di burro e da 1.688 tonnellate di latte liquido, di origine jugoslava. Nello scorso anno (il 1982,
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n.d.r.) abbiamo importato 267mila tonnellate di formaggi, poco più di 50mila tonnellate di burro; un milione e 700mila tonnellate di latte liquido, 251mila tonnellate di polvere di latte, 2.947 tonnellate di latti concentrati zuccherati e oltre 9.000 tonnellate di caseina, per un valore complessivo di 2.235 miliardi in cifra tonda. La spesa giornaliera, per il rifornimento estero, si attesta su 6,12 miliardi di lire”. Cifre che, già allora, evidenziava Prevosti “dicono tutta l’importanza del deficit lattiero italiano e non si scorge come mettere rimedio
a questo pericoloso scivolo, perché nell’ipotesi, tutta da verificare, di una possibile ripresa produttiva interna, quest’ultima troverebbe serio ostacolo nella fase di collocamento dei derivati lattieri, per effetto del regime di costo troppo elevato, che il consumatore, per chiari segni, dimostra di non accettare”. “L’altro lato della medaglia “import/export” – continuava il presidente – dice che la principale voce di esportazione, costituita dal formaggio, ha segnato un calo: dalle 38.194 tonnellate dell’81 siamo scesi a 36.368 tonnellate dell’82”. Oggi continuiamo a essere “tributari dall’estero” (2 miliardi e 900 milioni di euro di prodotti lattierocaseari importati nel 2018) e a denunciare il costante squilibrio tra la materia prima necessaria e quella disponibile a livello nazionale, ma i numeri sono cambiati e di molto. L’industria lattiero-casearia italiana è cresciuta e il suo “saper fare” e i suoi prodotti sono riconosciuti in tutto il mondo. A fronte delle 521mila tonnellate di formaggi importati lo scorso anno per un valore di 1,7 miliardi di euro, le nostre produzioni casearie richieste oltre confine hanno superato le 418mila tonnellate per ben 2,8 miliardi di euro. Numeri che trovano conferma nei dati del primo quadrimestre di quest’anno con quasi 140mila tonnellate di formaggio esportato per un valore di 960 milioni di euro.
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OPINIONE
NOMI DEI SOSTITUTIVI, SERVE PIÙ CREATIVITÀ L
e imitazioni a base fondamentali sull’informazione vegetale di carne e prodotti dei consumatori, il nostro caseari sono in aumento patrimonio culturale e il in Europa e, secondo i loro concetto di innovazione. sostenitori, diventeranno Il dibattito è aperto anche normalità sulle tavole degli nel mondo ambientalista, europei. Per ora si vede cioè tra coloro che sono stati il movimento di capitali, indicati frettolosamente come soprattutto nel settore delle sostenitori di questi prodotti. carni. Alcuni tradizionali Molti di essi presentano “campioni” della produzione e come un valore la capacità di commercializzazione di carne imitare sapore e consistenza (come Tyson negli Usa), hanno degli originali. Ma in una investito massicciamente sui discussione all’Europarlamento “sostitutivi” a base vegetale un’eurodeputata vegetariana di hamburger e bistecche, o è intervenuta dicendo, più o addirittura su prodotti realizzati meno: “se io sono vegana, in laboratorio. perché devo mangiare qualcosa Da oltre 30 anni molte che imita il sapore e la denominazioni del settore sono consistenza di carne o latte?”. riservate ai prodotti lattierocaseari per garantire che i IL NODO SOSTENIBILITÀ consumatori non siano indotti Per alcuni, “salsiccia in errore quando si tratta delle vegetariana” e “latte di caratteristiche di questi prodotti soia” sono un passaggio relative alla loro composizione fondamentale per ridurre naturale. Poco prima delle l’impatto ambientale della elezioni europee i deputati produzione alimentare. hanno deciso di proporre un Altri invece mettono emendamento alla riforma apertamente in discussione della Pac per estendere questa questo aspetto, facendo prerogativa anche ai prodotti a notare che alcuni dei processi base di carne. produttivi di questi alimenti Questa iniziativa segue vegetali consumano più energia idealmente la sentenza della del processo di produzione Corte di giustizia tradizionale e che dell’Unione europea utilizzano Ogm. del 2017 che Inoltre, le imitazioni riconfermava la BISOGNA sono un paradosso protezione delle nell’epoca in cui DIFENDERE denominazioni del l’informazione e la I NOMI latte e dei prodotti trasparenza verso GENERICI caseari. A prima i consumatori “YOGURT” vista si tratta di un rivestono un E “LATTE” classico scontro ruolo sempre più tra conservatori importante. e innovatori. Parliamo ad Ma non è così esempio del semplice. Quando si esamina processo produttivo: in più da vicino il merito del moltissimi prodotti d’imitazione dibattito, le imitazioni la trasparenza è molto scarsa. vegetali sollevano questioni Inoltre, quando sono disponibili
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di Paolo De Castro, parlamentare europeo
maggiori informazioni, queste non servono a liberare il campo da fraintendimenti o da errate percezioni. La più comune delle quali è la sensazione di “sostituzione”, mentre dovrebbero essere chiari e dire ai propri consumatori che essi non stanno semplicemente sostituendo un prodotto con un altro. La somiglianza nell’aspetto e nella consistenza non garantisce lo stesso apporto nutrizionale. Una bevanda a base vegetale non sostituisce il latte in termini di nutrizione. La mancanza di informazione crea grandi ambiguità e secondo una recente indagine condotta in Francia, il 20% dei consumatori crede che le bevande a base di piante sostituiscano
perfettamente il latte e che siano sufficienti a soddisfare i bisogni nutrizionali dei bambini. Ma c’è un altro paradosso: se proteggiamo il nostro patrimonio regionale con le Dop e le Igp, anche perché sono un patrimonio culturale, dovremmo essere coerenti e difendere le denominazioni tradizionali di latte, yogurt, salsiccia o mortadella. Nei supermercati del Nord Europa i prodotti autentici e quelli di imitazione si trovano su scaffali molto vicini, con il rischio di aumentare la confusione. SPINTA A INNOVARE Ultimo aspetto non trascurabile è legato all’innovazione, che fa tendenza. Grazie al dono della creatività, gli innovatori – e penso a personaggi come l’imprenditore Elon Musk – portano l’umanità a traguardi mai raggiunti. Ora, non capisco perché questa narrativa non valga anche nell’agroalimentare. L’innovazione è creatività e deve
Elon Musk
esserlo anche nel marketing. Per questo credo che sia giusto – oltre che corretto – chiedere ai produttori delle referenze vegetali che vogliono proporsi come alternativi ai derivati del latte o della carne di essere creativi anche nella denominazione dei loro prodotti. Per restare all’esempio di Musk, oggi il nome Tesla è diventato sinonimo di “auto elettrica”.
Per questo la volontà degli eurodeputati di mantenere le norme per il settore lattierocaseario e di estenderle alle carni non dovrebbe essere considerata dagli innovatori come un attacco, ma piuttosto come un’opportunità di creare nuove denominazioni, guadagnando l’apprezzamento del consumatore verso i prodotti e la creatività di chi li produce.
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B2CHeese. Bergamo, 17-18 ottobre
Il mondo del formaggio va avanti veloce
From milk to market è lo slogan che spiega in sintesi B2CHeese, la fiera internazionale per operatori del settore lattiero-caseario che avrà luogo a Bergamo il 17 e il 18 ottobre 2019, all’interno dell’evento Forme. L’innovativo format fieristico esplorerà l’arte casearia in tutte le sue sfumature, offrendo un’inedita integrazione tra esposizione fieristica, business, formazione e cultura. All’interno di B2CHeese sarà possibile conoscere lo stato dell’arte del settore, incontrare buyer internazionali e presentare i propri prodotti agli occhi di un pubblico sensibile e attento, composto da una varietà di figure professionali, competenti e interessate. Di particolare interesse l’Incoming Buyers Program,
ideato per raggiungere i buyer nazionali e internazionali e in generale per supportare la partecipazione dei top decision maker per tutti i settori rappresentati. Gli espositori hanno la possibilità di segnalare clienti o prospect, chiedendo che siano inseriti nel programma e quindi accedano a tutte le facilitazioni di viaggio e di soggiorno previste. La serietà e l’autorevolezza di B2CHeese sono confermate dal comitato tecnico scientifico che ne orienta l’attività. Un organismo di cui fanno parte componenti di alto profilo, provenienti da diversi mondi. Sono presenti accademici, studiosi, giornalisti e personalità del mondo delle imprese e delle istituzioni, con competenze ed esperienze professionali collegate al mondo lattierocaseario e a settori connessi, o che ne promuovono lo sviluppo. Ci sarà spazio anche per
la tecnologia digitale con l’introduzione di Cheese hunter, l’app innovativa che consente ai buyer di trovare il produttore con le caratteristiche ideali per le loro esigenze. Una vetrina virtuale, un moderno sistema di matching che accorcia le distanze e abbatte le barriere del contatto tra chi produce e chi acquista. La location è il moderno polo fieristico di Bergamo, con oltre 173.000 metri quadrati di cui 21.000 coperti. La città è servita dall’aeroporto internazionale il Caravaggio, il casello autostradale dell’autostrada A4 e la stazione ferroviaria di Bergamo collegano la città al sistema infrastrutturale italiano e internazionale. Completano la logistica i servizi di Atb, Sab e numerosi altri servizi di autotrasporti per collegamenti rapidi e continui tra Fiera, città, provincia e altri capoluoghi.
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ORIGINE IN ETICHETTA INCONTRO IN COMMISSIONE di Katia Bellantone
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a European Dairy Association è stata chiamata a parlare a un incontro organizzato dalla Commissione europea per un confronto tra istituzioni, organizzazioni e consumatori sugli effetti dei decreti che in alcuni Paesi europei impongono alle aziende di indicare l’origine della materia prima in etichetta. Le posizioni dei vari interlocutori si sono dimostrate davvero molto lontane: da un lato gli Stati che hanno seguito e sostenuto l’esperienza iniziata in Francia (Italia, Portogallo, Finlandia, Spagna, Grecia e Romania), dall’altra chi produce e compra, rappresentato da Eda per il settore lattiero-caseario, Clitravi per le carni, Copa-Cogeca per il mondo agricolo e Beuc per i consumatori. I dati presentati dai rappresentanti dei diversi Stati sembrano molto chiari: le norme nazionali non servono ai consumatori, ma a sostenere la produzione locale di materie prime. È stato proprio il ministro francese (come detto la Francia è stata la prima a regolamentare la materia) a dichiarare che i consumatori d’Oltralpe chiedono di conoscere l’origine degli ingredienti, ma poi non tengono conto di questa informazione nelle proprie scelte di acquisto, decidendo in base al prezzo, non alla provenienza dei prodotti. Finlandia, Portogallo e Grecia hanno evidenziato che, grazie alle loro norme nazionali, le aziende di trasformazione sono state invogliate ad acquistare più materie prime nazionali. Ismea ha parlato dell’Italia, ma senza dati sui recenti consumi e quindi si è basata sulle indagini che più di due anni fa avevano portato il Governo a intervenire sulla materia. Tutti d’accordo su un punto: è necessaria un’armonizzazione europea. Eda si è concentrata sulle debolezze e sulla confusione normativa creata dai diversi decreti che hanno portato a una pericolosa frammentazione del mercato interno. In particolare, l’associazione dell’industria
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casearia europea ha segnalato l’impatto negativo che le norme sull’origine hanno sugli scambi intracomunitari, sia in quantità che in valore e ha voluto ribadire che non esistono correlazioni tra origine, qualità e sicurezza.
Sono valori comuni in tutto il continente, patrimonio del mercato unico, che garantisce standard di sicurezza alimentare uguali per tutti i cittadini europei. A Bruxelles anche i rappresentanti del mondo agricolo si sono dichiarati contrari alle norme nazionali sull’origine, tant’è che perfino Copa-Cogeca ha sparato contro le norme nazionali, sostenendo la necessità di regole uguali per tutti. Una discussione vivace quella di fronte alla Commissione europea, che purtroppo ancora una volta si è limitata ad ascoltare, neanche fosse una semplice spettatrice, e non la protagonista di un film che nei prossimi mesi dovrà per forza arrivare ai titoli di coda.
Abbiamo un latte di qualità per ogn ognuno di voi. Parmalat ha dedicato al latte tanta energia, migliorandolo con l’esperienza ed il lavoro. E per dare a ciascuno di noi la possibilità di scegliere, ne ha creato uno per ogni esigenza, mantenendolo sicuro e garantito attraverso un’accurata selezione delle materie prime in base a severi standard qualitativi e oltre un milione di rigorosi controlli all’anno, che lo rendono di assoluta qualità e fiducia. Parmalat è il buon latte che esaudisce i gusti e le necessità di tutti, anche in termini di qualità e sicurezza.
Nutriamo insieme l’oggi e il domani
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GLI ANIMALI DA LATTE SONO AMICI DELL’AMBIENTE MIGLIORANO LA SALUTE, I MEZZI DI SUSSISTENZA E IL PAESAGGIO di Caroline Emond, direttore generale della Fil/Idf
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ei mesi passati il tema di come sviluppare sistemi alimentari sostenibili è stato sotto i riflettori, oltreché uno dei temi chiave dell’Environment assembly delle Nazioni Unite a Nairobi, alla quale ho avuto l’onore di prendere parte. Nutrire (non solo alimentando con cibi “vuoti”) una popolazione mondiale in crescita attraverso l’uso efficiente delle risorse disponibili è la sfida che dobbiamo intraprendere tutti insieme. L’unica via per rispondere alla sfida e realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è quella di includere alimenti ricchi di nutrienti, vari sistemi di agricoltura sostenibile e un’ampia gamma di tecnologie innovative. Come ogni settore, anche quello lattiero-caseario riconosce la propria impronta ambientale. Con l’aumento della domanda mondiale di latte e prodotti lattierocaseari, anche le emissioni di gas serra sono cresciute, ma meno di quanto non abbia fatto la produzione. Il settore lattiero-caseario è proattivo e ha assunto concreti impegni per ridurre le emissioni, a livello nazionale o attraverso la Dairy Declaration of Rotterdam. Inoltre, abbiamo
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fatto grandi progressi nel miglioramento dell’efficienza. È importante ricordare il ruolo rilevante che gli animali da latte svolgono in un sistema alimentare. Il latte e i prodotti lattieri forniscono nutrienti essenziali e che sono un’importante fonte di proteine di alta qualità, grassi, calcio, iodio, vitamine e minerali. Molti, però, non conoscono gli altri importanti contributi dati dagli animali lattieri ai mezzi di sussistenza e all’ambiente. Il bestiame contribuisce al sostentamento di 430 milioni di agricoltori. Anche gli animali da latte aumentano il capitale finanziario delle famiglie, forniscono un meccanismo di risparmio e fungono da attività liquide o come garanzia del credito per garantire gli obiettivi di sussistenza. Il settore lattiero-caseario può giocare un ruolo importante nell’emancipazione delle donne: dei 133 milioni di fattorie esistenti a livello mondiale, 37 milioni sono guidate da donne. Nei
Paesi in via di sviluppo il settore lattiero-caseario ha il potenziale per aumentare il livello di istruzione delle donne e ridurre le disparità di genere. Inoltre, il pascolo degli animali aiuta a modellare gli ecosistemi, poiché i ruminanti possono svolgere un ruolo simile a quello degli erbivori selvatici che si nutrono di vegetazione e mantengono il paesaggio. E poi concimano i terreni coltivati e le praterie e migliorano la biodiversità e la formazione del suolo. Gli allevatori di animali lattieri possono preservare la biodiversità attraverso il controllo di animali selvatici ed erbe infestanti e la gestione del rischio di incendi dannosi. In Europa il pascolo estensivo del bestiame è la chiave per il mantenimento di habitat di praterie permanenti con alti livelli di biodiversità. Nelle savane africane la pastorizia è spesso compatibile con la fauna selvatica e può arricchire i paesaggi e la loro biodiversità.
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ATTUALITÀ _FIL/IDF IL SETTORE LATTIERO-CASEARIO STA RIDUCENDO L’INTENSITÀ DELLE EMISSIONI DI CARBONIO
Il settore lattiero-caseario ha fatto grandi passi avanti nella riduzione delle emissioni per kg di latte, cioè quell’indicatore che chiamiamo intensità delle emissioni di gas serra. Secondo una recente relazione Fao, tra il 2005 e il 2015 l’intensità delle emissioni del settore lattiero-caseario è diminuita di quasi l’11 per cento. Nello stesso periodo, la produzione lattierocasearia è aumentata del 30 per cento. In altre parole, il settore fornisce più latte e prodotti caseari da un numero inferiore di animali. Esistono diverse pratiche che gli agricoltori stanno mettendo in atto per ridurre l’intensità delle emissioni, come l’utilizzo di tecniche di alimentazione innovative, il passaggio da letami a concimi compostati, la diffusione del fertilizzante al momento ottimale e con la migliore tecnologia, la riduzione dell’uso di energia da combustibili fossili in azienda e l’assicurazione del più alto livello di salute degli animali e dell’allevamento, per citarne alcuni. In Francia, ad esempio, implementando molte delle pratiche sopra citate, gli agricoltori sono stati in grado di ridurre il numero di vacche da latte del 6% aumentando la produzione di latte del 4,6 per cento. Nel frattempo l’intensità di gas serra è diminuita di quasi il 15 per cento. Bisogna sapere che l’intensità dei gas serra è diversa dalle emissioni complessive di gas serra. Poiché il numero di animali da latte è aumentato a livello mondiale, principalmente nei Paesi in via di sviluppo, le emissioni di gas serra nel settore lattiero-caseario globale sono aumentate del 18 per cento. Ma continuando a concentrarsi sulla riduzione dell’intensità delle emissioni, l’obiettivo è di mantenere costante il numero di animali in tutto il mondo o di ridurli, producendo la stessa quantità di latte. Ciò avrà l’effetto di ridurre le emissioni complessive. Per utilizzare nuovamente l’esempio della Francia, implementando le migliori pratiche, le emissioni complessive di gas serra (in equivalente CO2) del settore lattiero-caseario del Paese sono diminuite di quasi l’8 per cento. Gli scienziati hanno scoperto che il bestiame genera il 14,5% delle emissioni globali di gas serra antropogeniche (Ghg). Secondo la Fao il settore lattiero-caseario rappresenta solo il 4% di tutte le emissioni di gas serra antropogeniche. Tuttavia, è importante notare che queste stime sono, probabilmente, troppo alte perché non tengono conto del fatto che il metano ha una vita breve e scompare molto più rapidamente dall’atmosfera rispetto alla CO2. Ma queste stime presuppongono che il metano rimanga nell’atmosfera tanto quanto la CO2, il che fornisce un’impressione sbagliata. Anche non volendo considerare gli animali da latte, ciò influirebbe in maniera minima sulle emissioni globali di gas serra. Studi scientifici hanno dimostrato che se ogni persona eliminasse dalla propria dieta carne e latticini, otterremmo una riduzione delle emissioni di gas serra del solo 2,6%; di contro, la perdita nutrizionale e i maggiori costi dovuti a diete più care potrebbero contrastare i benefici. I combustibili fossili, come sottolineato da molti scienziati del clima, restano i principali responsabili della produzione di gas serra. UN RUOLO CRUCIALE
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IL SETTORE LATTIERO UTILIZZA LE RISORSE IN MANIERA EFFICIENTE
Un quarto dell’area agricola mondiale consiste di pascoli non convertibili, definiti anche “terre marginali”. Se dovessimo escludere il bestiame dalla produzione alimentare lasceremmo le terre marginali, che potrebbero essere dedicate esclusivamente al pascolo dei ruminanti, non sfruttate. Inoltre, come dimostrato da un esperto Fao, l’86% dei mangimi non sono commestibili per l’uomo, consistenti in foraggio e residui di colture e sottoprodotti che altrimenti rappresenterebbero un onere ambientale. Per i ruminanti solo il 5% del mangime compete direttamente con il cibo idoneo all’alimentazione umana (principalmente cereali e alcune farine di soia). Il bestiame, quindi, contribuisce alla sicurezza alimentare mondiale avendo bisogno del solo 0,6% delle proteine commestibili per l’uomo per produrre 1 kg di proteine animali, che hanno un valore biologico superiore e che li rendono netti contributori nella produzione di proteine edibili. Si potrebbe notare che il 30% del cibo prodotto a livello mondiale è sprecato e questo tema va affrontato. Se parliamo di cibo sprecato, i prodotti lattiero-caseari rappresentano l’8% delle calorie totali, e la maggior parte dello spreco è dovuta al consumatore finale. In ogni caso, il settore lattierocaseario continua a cercare soluzioni innovative per ridurre lo spreco di cibo. Si tratta di una tematica che, insieme ad altre questioni ambientali, sarà trattata durante l’Idf World Dairy Summit 2019 a Istanbul, a fine settembre.
Gli animali lattieri migliorano la salute, la sussistenza e l’ambiente e utilizzano le risorse in maniera efficiente. Mentre il settore lattiero-caseario prosegue nei propri impegni di riduzione dell’impronta ambientale e delle emissioni di gas serra, è importante non perdere di vista il ruolo fondamentale che gli animali da latte giocano nel creare un sistema alimentare sostenibile e nell’assicurare che le persone possano disporre di alimenti veramente nutrienti e salutari.
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NUOVI EURODEPUTATI SOTTO LA LENTE TUTELA DELLE DOP, RAPPORTI INTERNAZIONALI E MERCATI. TRE DOMANDE "INTERESSATE" A IRENE TINAGLI E MARCO CAMPOMENOSI, DA POCO ELETTI DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO
IRENE TINAGLI CLASSE 1972, TOSCANA, ELETTA TRA LE FILA DEL PARTITO DEMOCRATICO, È AL SUO PRIMO MANDATO AL PARLAMENTO EUROPEO. ECONOMISTA CON ALLE SPALLE UN CURRICULUM ACCADEMICO DI TUTTO RISPETTO, È ESPERTA DI INNOVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL CAPITALE UMANO. È MEMBRO DELLA COMMISSIONE PER IL COMMERCIO INTERNAZIONALE E PER I PROBLEMI ECONOMICI E MONETARI
Per le nostre aziende la tutela delle Indicazioni geografiche è una priorità. Altri Paesi europei non hanno gli stessi interessi e questo a volte indebolisce la posizione dei negoziatori europei negli accordi commerciali. Come trovare unità in Europa?
La tutela delle Indicazioni geografiche è una priorità anche per l’Europa e, nonostante alcune differenze sostanziali tra Paesi membri, l’esclusività della competenza europea in materia commerciale fa sì che non ci siano dubbi sulla centralità di questo sistema di protezione come uno dei maggiori interessi offensivi quando negoziamo con
i Paesi terzi. Il sistema di protezione delle Indicazioni geografiche rappresenta uno strumento fondamentale per tutelare il carattere distintivo dei prodotti locali, regionali e nazionali dell’Ue, nonché competenze tradizionali e i posti di lavoro a essi connessi. Grazie alla politica commerciale continentale, si cerca di conseguire nei Paesi terzi con i quali commerciamo una protezione analoga a
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ATTUALITÀ _UE quella europea, al fine di intensificare le misure contro la contraffazione. L’Italia è campione per numero di Indicazioni geografiche registrate in Europa e ci batteremo affinché la loro protezione rimanga una priorità nei negoziati commerciali con i Paesi terzi. L’attenzione per gli alimenti, la loro qualità e la loro origine è notevolmente aumentata negli ultimi anni, portando con sé da un lato più responsabilità per i produttori, dall’altro l’opportunità di maggiore e migliore promozione dei nostri prodotti alimentari. Quindi, che fare di fronte a consumatori che vogliono fare scelte d'acquisto sempre più consapevoli? Alla narrativa negativa sui prodotti “stranieri” (anche europei), si deve rispondere con più informazione. Le politiche portate avanti dall’ex ministro all’agricoltura Maurizio Martina sull’obbligatorietà di inserire in etichetta l’origine di alcuni prodotti (latte, pasta, pomodoro), andavano proprio in questa direzione: ma non possiamo limitarci a legiferare a livello nazionale, serve un cambio di passo che elimini distorsioni di concorrenza tra i produttori nei diversi Stati membri. In questa legislatura lavoreremo affinché l’Europa faccia la sua parte e la Commissione europea apra una seria discussione sulla revisione del Regolamento sull’informazione al consumatore. Venendo al capitolo sull’agroalimentare negli accordi commerciali, mi preme ricordare che già esistono strumenti per tutelare il settore agricolo, più in particolare i prodotti più vulnerabili, a partire dai meccanismi di salvaguardia, utilizzati per limitare l’impatto di un’apertura commerciale verso partner competitivi proprio in quel campo. Ne è un esempio il grande successo
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che abbiamo raggiunto come Italia, con l’attivazione della clausola di salvaguardia a tutela della filiera del riso lo scorso gennaio. Un altro elemento essenziale, in questo frangente, sono gli studi di impatto che la Commissione europea mette in campo prima dell’avvio dei negoziati, per valutare le conseguenze e dare la misura del rischio per alcuni settori specifici europei. Gli accordi commerciali, però, oltre a porre evidenti sfide, creano grandissime opportunità: basti pensare che se è vero che l’export delle nostre produzioni avviene già verso moltissimi Paesi, proprio grazie agli accordi commerciali può avvenire in condizioni molto più favorevoli, eliminando la competizione sleale di chi sfrutta la fama dei nostri prodotti e in particolare delle nostre eccellenze agroalimentari, dal Grana Padano al Gorgonzola, protette in Europa grazie al Regolamento sulle Indicazioni geografiche. I rapporti con gli Stati Uniti restano una grande incognita. Nella lista di prodotti europei su cui il presidente Trump minaccia dazi al 100% sono presenti molti prodotti italiani, dalla pasta ai formaggi. I nostri imprenditori temono un nuovo effetto embargo russo. Come evitarlo? La grande incognita è creata principalmente dall’imprevedibilità d’azione dell’amministrazione Trump, che ha portato avanti con molti partner una strategia della tensione basata sulla minaccia dell’imposizione di dazi, appunto, in barba alle regole Omc. Il governo italiano in carica è alleato agli Usa negli ideali protezionisti e
questo nella pratica proprio non aiuta, anzi danneggia i produttori italiani. A livello europeo, lo scorso aprile, il Consiglio ha autorizzato l’avvio dei negoziati con gli Stati Uniti approvando due mandati: uno sulla soppressione dei dazi sui beni industriali e l’altro sulla valutazione della conformità. Mi preme ricordare che, nonostante le forti pressioni dello stesso presidente Trump, l’Unione europea ha deciso di escludere da questi negoziati il capitolo sull’agroalimentare. Credo che in questo frangente starà alla Commissione europea trovare il giusto bilancio tra la distensione e stabilizzazione delle relazioni con un partner così strategico e il rifiuto a negoziare sotto minaccia. Del resto, reazioni negative all’atteggiamento protezionista Usa sono già arrivate dalla stessa base produttiva statunitense. Quali sono le sfide più importanti da affrontare nei prossimi anni in Commissione Inta? Sono appena arrivata in Commissione Inta, ma si respira già un’aria frizzante per la recente conclusione dell’Accordo di Associazione con i Paesi Mercosur, i cui negoziati erano stati avviati nel lontano 1999, e che ci riserviamo di esaminare accuratamente non appena il testo dell’accordo sarà disponibile. Oltre a questo importante scrutinio, la nostra Commissione sarà chiamata a seguire gli sviluppi in merito alle relazioni commerciali con Stati Uniti e Cina, alla riforma dell’Omc, così come ci sarà grande attenzione ai capitoli sullo sviluppo sostenibile, al commercio online, al tema della reciprocità degli appalti e della protezione degli investimenti.
MARCO CAMPOMENOSI CLASSE 1975, LIGURE, CAPO DELLA LEGA AL PARLAMENTO EUROPEO. CONOSCE MOLTO BENE LE DINAMICHE EUROPEE E SIEDE NELLE COMMISSIONI PER IL COMMERCIO INTERNAZIONALE E IN QUELLA PER I TRASPORTI E IL TURISMO
Per Pe er le e nostre nostre e aziende azie az ende la tutela tutel e a delle el dell de lle ll e Indicazioni geografiche ge eog ogra rafic ra fi he e Altrii è una priorità. i ità Alt Paesi europei non hanno gli stessi interessi e questo a volte indebolisce la posizione dei negoziatori europei negli accordi commerciali. Come trovare unità in Europa? Le Indicazioni geografiche e il regime dei prodotti di qualità sono patrimonio comune dell’Ue e l’Italia, più di tutti gli altri, deve tradurre in elemento di vantaggio il gran numero di produzioni agroalimentari tutelate. Su questo aspetto dobbiamo essere "modello" per gli altri Paesi europei. Nessuno come noi – salvo forse la Francia – può vantare lo stesso blasone e la stessa leva di marketing. Il nostro sistema organizzativo e di trasformazione industriale è un modello da imitare, sul quale costruire strumenti ad hoc. Dietro alle grandi denominazioni italiane esiste un "contratto" tra i diversi attori della filiera che funziona. Se il legame con il territorio venisse valorizzato meglio, e
se su questo valore l’Europa investisse anche in termini di promozione del patrimonio culturale, tutti ne avrebbero benefici. Per questo nei negoziati tra l’Ue e gli altri Paesi abbiamo bisogno di una grande attenzione al tema della tutela dei prodotti di qualità e alle loro filiere, perché la prima regola da seguire per vincere la competizione in un mercato così complesso è "distinguersi" ed essere riconoscibili. Le peculiarità, la salubrità e la tradizione dei nostri prodotti sono il motivo per cui il mondo compra non solo "italiano", ma più in generale compra in modo consapevole, dimostrando interesse per i legami territoriali di quel prodotto. Tutti gli Stati membri possono, in modo diverso, riconoscersi in questo valore. Uniti restano una grande incognita. Nella lista di prodotti europei su cui il presidente Trump minaccia dazi al 100% sono presenti molti prodotti italiani,
dalla pasta ai formaggi. I nostri imprenditori temono un nuovo effetto embargo russo. Come evitarlo? La sbagliata gestione da parte dell’Ue della crisi diplomatica con la Russia ci ha insegnato che i mercati di destinazione per il nostro agroalimentare non sono elementi intercambiabili; non è facile, quindi, trovare alternative altrettanto valide al venir meno di una piazza fondamentale come stava diventando quella russa. Esiste un problema "strutturale" di costruzione dell’Ue; gli Usa stanno usando in modo molto personale gli strumenti di difesa commerciale, ma lo fanno anche per rispondere a una posizione "dominante" di alcuni Stati europei in settori strategici e, per competenza esclusiva dell’Ue in tema commerciale, non possono che rifarsi in modo generalizzato nei confronti di tutti. Questo è un grande limite, forse un limite del multilateralismo commerciale, che ci porta però
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ATTUALITÀ _UE alla soluzione di emergenza, da perseguire subito con decisione: evitare a tutti i costi che sui prodotti italiani, sull’agroalimentare in primis, si apra un fronte di dazi insostenibili all’importazione, pregiudicando seriamente il mercato più interessante per il made in Italy dopo quello comunitario. In quest’ottica le relazioni bilaterali tra il Governo italiano e quello statunitense tornano a essere elemento fondamentale per evitare il peggio e per disegnare un compromesso finale rispettoso della nostra posizione univoca all’interno dell’Ue. Quali sono le sfide più importanti da affrontare nei prossimi anni in Commissione Inta? Mi immagino una Commissione che voglia assecondare cittadini e imprese che chiedono un nuovo approccio
in tema commerciale. Vorrei che il Parlamento stimolasse le altre istituzioni comunitarie sul principio non più derogabile che apertura al libero commercio e tutela del mercato interno sono elementi inscindibili. Pensare solo all’abbattimento delle tariffe e alla generale deregulation delle norme che possono intaccare i nostri standard significa aumentare il volume degli scambi commerciali, ingenerando però una spirale al ribasso in termini di prezzi e di standard qualitativi non sostenibile per le piccole e medie aziende europee. Serve, invece, accompagnare l’apertura a nuovi mercati con la ferma tutela del mercato interno, verificando le conformità e il rispetto dei nostri standard produttivi e ambientali da parte dei prodotti extra Ue. Se esiste un modo per rendere "corretto" un modello di sviluppo basato sulla globalizzazione è proprio
quello di non rinunciare a scrivere regole uguali per tutti, a costruire un terreno di gioco dove possa effettivamente emergere il merito. Vorrei che la legislatura appena iniziata scrivesse nuovi strumenti che "uniscano" le esigenze di tutti, strumenti per far coesistere gli interessi di chi produce e di chi trasforma. Mi piacerebbe che non parlassimo più delle opportunità del made in Italy agroalimentare in un accordo commerciale dovendo misurare l’impatto negativo dell’ingresso a dazio "zero" di prodotti agricoli che arrivano sui nostri mercati da tutto il mondo. È giunto il momento di mettere mano a una macchina europea che ha bisogno di una profonda revisione. L’Europa cresce se torna a valorizzare la sua produzione e se tutela il proprio valore, dotandosi degli strumenti necessari a distinguersi e dando nuove possibilità ai suoi cittadini e alle sue imprese.
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
CIBUS TEC 2019 FA IL PIENO DAL 22 al 25 OTTOBRE Alle FIERE DI PARMA Tremila top buyer provenienti da 70 Paesi, espositori italiani e internazionali in crescita del 30% e la sezione Dairy che arriva a 600 aziende. Un team di lavoro coeso, una vision di lungo periodo per passare da “manifestazione” a “piattaforma globale” ospitando tutte le tecnologie di tutti i settori. E una partnership, quella con Koelnmesse che ha generato un sodalizio straordinario. Sono questi gli ingredienti del successo di Cibus Tec (22-25 ottobre), che a tre mesi dal suo inizio a Fiere di Parma fa il pieno: crescita del 30% degli espositori e del 25% dell’area espositiva. Nel complesso 1.300 aziende (+30% rispetto la precedente edizione) che potranno attingere, anche grazie al supporto di Ice-Agenzia, al più grande programma top buyer di tutte le fiere FoodTec. “Un successo che ci gratifica ma non ci ferma – dichiara il brand manager Fabio Bettio – con il nostro partner stiamo già pensando a un'iniziativa sulla digitalizzazione delle macchine alimentari”. Parola chiave di questa 52a edizione, infatti, è internazionalizzazione. Saranno presenti in fiera 400 brand esteri della tecnologia Food&Beverage provenienti da 25 nazioni con una crescita del 30% rispetto al 2016.
Tra i Paesi più rappresentati la Germania. Seguono Paesi Bassi, Danimarca, Svizzera, Francia. Ben nutrite anche le partecipazioni di aziende provenienti da Cina, Usa e Turchia. Sono 40mila i visitatori attesi di cui il 25% esteri. Risultati importanti, ottenuti anche grazie all’alleanza strategica con Koelnmesse che consente a Cibus Tec di far parte, dal 2016, della più grande piattaforma mondiale permanente del meccanoalimentare: un circuito virtuoso di oltre 11mila imprese che annovera Anuga, Cibus, Ism, Anuga FoodTec, Prosweets Cologne e altre dodici manifestazioni. Una vetrina globale, quella di Cibus Tec con 1.300 espositori (nel 2016 erano 1.000), tecnologie per tutte le filiere dell’agroalimentare (Frutta e Vegetali, Latte e derivati, Carne e Prodotti Ittici, Piatti
Pronti) e l’ingresso di un nuovo comparto: Prodotti da Forno e derivati dai Cereali, Snack e Prodotti Dolciari. Per la prima volta, negli 80 anni di storia del salone, un intero padiglione sarà dedicato alle soluzioni tecnologiche più innovative per il settore beverage (Latte, Succhi, Acque, Soft Drinks, Birra, Liquori e Vino) potendo contare sulla presenza di oltre 150 tra i principali fornitori italiani ed internazionali. Cambio di passo anche del comparto packaging: dal confezionamento primario all’imballaggio, dal fine line alla logistica con una crescita dell’area del 40% rispetto alla precedente edizione. Infine, si consolida la sezione Dairy che nel 2019 arriverà a contare ben 600 aziende. Tutti i settori, tutte le tecnologie. Ad andare in scena a Fiere di Parma, insomma, non sarà più semplicemente
una “manifestazione" dedicata al processing, ma una “piattaforma” tecnologica completa e unica sul mercato. “Cibus Tec – aggiunge Bettio – sarà anche uno straordinario volano per l'export delle tecnologie made in Italy perfettamente sincrone alla domanda internazionale che richiede specializzazione e competenza distintive”. Per aiutare l’export delle aziende italiane, infatti, Cibus Tec organizzerà il più grande top buyer program di tutte le fiere FoodTec che porterà a Parma più di 3.000 operatori internazionali prevenenti da 70 Paesi, e due iniziative speciali organizzate da Ice-Agenzia: India Educational & Business
Program e Lab Innova che vedranno aziende indiane e africane fare shopping dai nostri espositori delle tecnologie più raffinate del Food & Beverage. Focus tematici della manifestazione saranno sostenibilità, riduzione delle contaminazioni alimentari e degli sprechi, efficientamento energetico, sicurezza alimentare fino alle intelligenze artificiali. Temi che stanno orientando in misura crescente l’evoluzione del settore, e che troveranno ampio riscontro nel programma di eventi collaterali. Si inseriscono in questo solco l'International Biofilm summit, la più importante conferenza mondiale dedicata alle problematiche da biofilm nell’industria alimentare, i workshops organizzati da Ehedg (European Hygienic Engineering
and Design Group) e dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Tecnologi alimentari. E ancora, il Diu Design for Intended Use For Food Packaging Showcases organizzato da Netherlands Packaging Center, Logisticamente On Food 2019 realizzato con Logisticamente e The future of Juice in collaborazione con Ifu. Va invece nella direzione dell’innovazione tecnologica, Cibus Tec Industry, il progetto che riprodurrà in fiera quattro linee altamente automatizzate e funzionanti dedicate al settore caseario, delle carni, dei piatti pronti e dei prodotti da forno. Un appuntamento, quello di Parma, che è un viaggio nelle innovazioni tecnologiche del presente, che stanno già cambiando il futuro del Food&Beverage.
www.cibus.it
ATTUALITÀ_NEWS A PARMA IL TERZO INTERNATIONAL BIOFILM SUMMIT IN COLLABORAZIONE CON CIBUS TEC Dopo Bruxelles nel 2015 e Lisbona nel 2017, l’International Biofilm Summit (Ibs) riunirà a Parma il 23 e 24 ottobre 2019 i migliori esperti accademici e industriali in materia di sicurezza alimentare e contaminazione da biofilm nell’industria alimentare e delle bevande. L’edizione di quest’anno affronta il tema: “Contaminazione da biofilm: la più grande minaccia alla redditività per l’industria food&beverage”. L’Ibs è destinato agli esperti di food&beverage, quality manager, responsabili di produzione, sia di aziende industriali, sia di aziende che si occupano di igiene, pionieri che vogliono anticipare e comprendere la scienza dietro al controllo dei biofilm. Gli argomenti dell’edizione di quest’anno sono: monitoraggio delle zoonosi e delle epidemie di origine alimentare nell’Unione europea, l’uso di tecnologie di sequenziamento del Dna per indagini sulle vie di contaminazione nell’industria alimentare, tolleranza antimicrobica dei biofilm multispecie in birrifici, gestione della Listeria Monocytogenes, ecc. “Siamo estremamente orgogliosi del fatto che è stato possibile collaborare con Cibus Tec, un riferimento mondiale – spiega il ceo di Realco e presidente del comitato Ibs George Blackman – questo sottolinea l’interesse che l’industria pone nei confronti della questione della contaminazione da biofilm, che è una delle principali minacce del mercato. Più di sette richiami alla settimana in Europa sono collegati a un agente patogeno in grado di generare biofilm, quindi è una vera preoccupazione per gli industriali. Non solo in termini di salute pubblica, dato che quasi tremila persone muoiono ogni anno negli Stati Uniti a causa di una malattia derivata dagli alimenti, ma anche per quanto riguarda la redditività, dato che si stima che le crisi da contaminazione costino diversi miliardi di euro ogni anno. E
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questo senza considerare tutti i rischi legati alla gestione della responsabilità e della reputazione”. Questo è precisamente il motivo per cui l’Ibs è stato istituito: aumentare la sensibilizzazione sui biofilm – una delle principali cause di contaminazione – e diffondere le migliori pratiche per aiutare a prevenire i disastri indotti. I biofilm sono creati da un accumulo di batteri che sviluppano una matrice protettiva composta da polimeri organici, che consente ai batteri di resistere agli strumenti di pulizia e disinfezione convenzionali, aiutandoli così a moltiplicarsi in modo esponenziale. Questo problema è di vasta portata, in quanto riguarda l’intero settore: dai birrifici e bevande analcoliche alle industrie di trasformazione di carne, pesce e prodotti lattiero-caseari. In effetti, si stima che il 60% delle malattie trasmesse dagli alimenti siano causate da biofilm sulle superfici delle attrezzature per la trasformazione degli alimenti. Il summit mira a dare soluzioni concrete per liberarsi dei biofilm. “Siamo particolarmente lieti di dare il benvenuto al Biofilm Summit quest’anno – aggiunge il brand manager di Cibus Tec Fabio Bettio – questo evento unico nel suo genere attrae i migliori cervelli all’avanguardia della scienza in generale e della R&S industriale in particolare, per perfezionare sempre più i processi, garantire la qualità del cibo e allo stesso tempo favorire una migliore conservazione. Lungo la strada, l’ovvio scopo è quello di ridurre al minimo lo spreco di cibo ogni anno, più di un miliardo di tonnellate di cibo è sprecato a causa delle contaminazioni. Possiamo aspettarci che l’eradicazione dei biofilm prolungherà la durata di conservazione dei prodotti finali e, di conseguenza, questi impatti finanziari diretti saranno ridotti. E quale migliore piattaforma per discutere di questi argomenti se non Cibus Tec?”.
Se non è D.O.P. non è Stelvio Consistenza morbida, gusto unico e intensamente aromatico – lo Stelvio D.O.P. convince anche i palati piú esigenti. Nasce dal latte fresco raccolto da 300 masi di montagna situati ad oltre 1.000 metri di altitudine in Alto Adige. Stelvio D.O.P. – una storia lunga oltre un secolo.
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Stelvio D.O.P. – unico formaggio di origine protetta dell’Alto Adige. • Foraggi privi di organismi geneticamente modificati • Stagionatura minima 60 giorni • Genuinità e tradizione artigianale altoatesina
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ATTUALITĂ€ _NEWS _NEWS GALBANINO SENZA LATTOSIO Con oltre 14 milioni di famiglie consumatrici il mercato italiano dei formaggi senza lattosio è in continua crescita, come mostra il trend degli ultimi quattro anni con volumi venduti raddoppiati. Sono sempre piĂš numerose le persone che scelgono di introdurre questa tipologia di prodotti nella propria alimentazione quotidiana e per dar loro una piĂš ampia scelta Galbani ha deciso di proporre l’amato Galbanino, in versione senza lattosio. L’ultimo arrivato nella famiglia Galbani è pensato per venire incontro alle esigenze dei tanti consumatori con intolleranze, di tutti coloro che faticano a digerire il lattosio o di chi predilige la leggerezza senza rinunciare ai piaceri del palato. “Galbanino è un vero e proprio simbolo dell’azienda – ha detto il direttore marketing di Galbani Mauro Frantellizzi – e la scelta di introdurlo nel mercato del senza lattosio testimonia la nostra volontĂ di rispondere alle esigenze del consumatore contemporaneo che, a causa di intolleranza o alla ricerca di un prodotto leggero ma gustoso, predilige questa tipologia di alimentiâ€?.
DA MILA YOGURT DA BERE DELATTOSATO Mila ha ampliato la gamma degli yogurt da bere senza lattosio con una nuiova referenza al gusto cocco, che va ad aggiungersi ai gusti fragola e banana. Lo yogurt da bere senza lattosio al gusto cocco di Mila si presenta in bottiglietta richiudibile da 200 grammi, adatta anche per il consumo fuori casa, come merenda per i bambini o come “spezzafameâ€? di metĂ giornata. Lo yogurt da bere è prodotto con latte 100% dell’Alto Adige.
ATTUALITÀ _NEWS _NEWS TECNOLOGIA IN CAMPO PER VIVISMART DI DANONE Dopo la prima fase che ha coinvolto 1.200 persone, è andata in scena la seconda parte del progetto ViviSmart voluto da Danone, Barilla e Coop per educare a modelli alimentari corretti. In questo segmento è scesa in campo la tecnologia per invogliare sempre più famiglie a scoprire come perseguire uno stile di vita sano partendo dall’alimentazione. Ad affiancare le iniziative rivolte direttamente ai bambini e alle scuole, ha proposto una vera e propria campagna di edutainment, rivolta agli abitanti di Milano, Bari, Parma e Genova attraverso il gioco e le nuove tecnologie: prima di fare la spesa, le persone coinvolte hanno avuto la possibilità di fare una “spesa multimediale simulata” attraverso un visore – l’Oculus Go – e un totem interattivo. Proprio il visore ottico Oculus Go da 32 Gb è stato il premio messo in palio per incentivare i consumatori a partecipare.
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ATTUALITÀ _NEWS LATTERIA SOCIALE MERANO RINNOVA I FROZEN YOGURT
LATTERIA TRE CIME LANCIA IL DOBBIACO GOLD EDITION Per soddisfare la richiesta di prodotti naturali e di qualità da parte dei consumatori, Latteria Tre Cime, la storica cooperativa altoatesina di Dobbiaco (Bz) presenta L’Originale Dobbiaco “Gold Edition”: prodotto realizzato con Latte Fieno Stg proveniente dai masi dell’Alta Pusteria. L’Originale Dobbiaco “Gold Edition” è un formaggio semiduro da taglio molto apprezzato per la sua versatilità. Lo si riconosce dalla forma a parallelepipedo o a stanga, e i vari gradi di stagionatura gli conferiscono un sapore unico, delicato ma deciso. Noto anche come “formaggio da cuocere”, è perfetto per l’aperitivo, accompagnato a un buon bicchiere di vino, abbinato alla frutta fresca, oppure gustato in un croccante panino che, grazie alla forma a parallelepi-pedo, garanti-sce sempre una fetta perfetta.
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Latteria Sociale Merano ha presentato il Frozen Yogurt in una nuova veste grafica, più colorata e accattivante, e con una gamma arricchita di tre nuovi gusti: “Nocciola”, nel formato da 250 grammi, “Caramello salato” nel formato monoporzione da 80 grammi, “Vaniglia e lampone” nel formato monoporzione da 80 grammi. La nuova referenza è priva di lattosio ed è realizzata con il 75% di yogurt e latte fresco dell’Alto Adige, senza Ogm e senza glutine. Inoltre, contiene fermenti lattici vivi e attivi, utili per l’equilibrio della flora intestinale. La gamma si completa con i gusti già da tempo disponibili in Gdo: “Ribes, Mirtillo e Melograno” (formato da 80 grammi), “Bianco naturale”, “Frutti di Bosco” e “Cocco” (in formato da 250 grammi).
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Secure admission tickets at www.anuga.com/tickets
Koelnmesse S.r.l. Viale Sarca 336/F, Edificio 16 20126 Milano, Italia Tel. +39 02 8696131, Fax +39 02 89095134 info@koelnmesse.it
ATTUALITÀ _NEWS _NEWS PECORINO TOSCANO DOP, EXPORT IN CRESCITA DEL 25% Lo scorso anno l’export del formaggio Pecorino Toscano Dop è cresciuto del 25%, con una produzione certificata di 3.345 tonnellate, pari a oltre 1,3 milioni di forme. Sono state, dunque, le esportazioni a trainare la produzione. Questo formaggio, tuttavia, a livello nazionale ha registrato una flessione, con un calo del 13% delle vendite dovuto all’andamento della domanda interna. Il dato relativo alla vendita è di 2.328 tonnellate di Pecorino Toscano Dop tra fresco e stagionato. Il fatturato al consumo si aggira intorno ai 50 milioni, di cui 35 in Italia e 15 all’estero. Fuori dall’Italia il Pecorino Toscano si conferma apprezzato negli Stati Uniti e in Canada, ma trova successo anche in Australia e in Asia. “I dati del 2018 alternano luci e ombre rispetto alla produzione e alle vendite di Pecorino Toscano Dop – ha affermato il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Toscano Dop, Carlo Santarelli – il calo delle vendite registrato in Italia si è fatto sentire nei nostri caseifici e negli allevamenti che, anche grazie al supporto della Regione Toscana, stanno riuscendo
a tenere testa a questa crisi. A dare le maggiori soddisfazioni sono stati i mercati esteri che, mai come nel 2018, hanno richiesto il prodotto”. Intanto, proseguono le iniziative promozionali, soprattutto all’estero: dopo il Summer Fancy Food di New York, degustazioni e masterclass negli Usa e in Canada proseguono fino alla fine del 2019.
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PROTAGONISTI
L'EXPO DEL FUTURO? REALE E VIRTUALE L'AD DI KOELNMESSE ITALIA THOMAS ROSOLIA SPIEGA COME LA FIERA LAVORA PER SVILUPPARE IL BUSINESS DELLE AZIENDE di Adrianoo Hribal
K
oe elnmesse è un colosso fieristico di rile evanza internaziionale, forte di olt ltre 80 tra fie ere, mostre ed event n i organizz zzatii a Colonia e nei pi più impo portan nti mercati mon ndiali. V re e propr Ve prie e “busines ss plat pl a fo orm” che che moltto spesso o vantano la lea va eade ership negli oltre e 80 settori industriali in n cui da a quasi cent’anni l'o organizzzazione è impegnata.. Un ente fieristico di lu unghiss sima tradizione, ma ch he gu uarda costant ntem emente al fut utu uro: ne è un esemp mpio pio o “Koelnme ess sse 3.0 0”, ” un piia ano no dii investtimenti di oltre 600 d 00 mili l oni di euro o ch he en ntro tro il tr 203 30 per err mett tte erà di d fare de d l qua artiere fi fie eris stico di Co Colo oni nia nia il più i imp por tan nte e mo mode dern rno rn o spazio es sposittiv i o citttttad adiino a liivelllo mond diale e. Un na de d lle e “p punte di di dia am man nte te” ” che h emergono g nell complesso l e variegato programma fieristico è indubbiamente il mondo del food&beverage, da sempre uno dei settori in cui Koelnmesse è un partner di riferimento internazionale per tutte le industrie del settore. A partire da Anuga, rassegna che anche nel comparto lattiero-caseario gode di grande fama. Abbiamo così deciso di saperne di più incontrando Thomas Rosolia,
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amministratore delegato di Koelnmesse Italia. La garanzia del successo di una fiera dipende dalla capacità di far incontrare mercati e persone in modo efficiente e professionale. Quali sono i vostri punti di fforza? In cosa vi distinguete da altri expo? Credo che il primo fattore da evidenziare sia la grande
esperienza di Koelnmesse, un ente fieristico che ha sempre saputo e voluto restare al passo con i tempi, sia dal punto di vista degli spazi fieristici – oggi possiamo indubbiamente vantare uno dei più importanti e moderni centri fieristici al mondo – che della capacità di creare “contenitori aggiornati” sulle reali esigenze delle imprese. È una filosofia, una strategia
che accomuna le tante fiere che organizziamo ogni anno e che nell’agroalimentare ha indubbiamente uno dei propri punti di forza. Penso ad Anuga, la piĂš grande vetrina mondiale del settore agroalimentare che raccoglie al proprio interno dieci saloni specializzati. Un format che modelliamo costantemente sulle richieste dei nostri partner e che ci ha portato agli eclatanti risultati dell’ultima edizione, nel 2017, quando arrivarono a Colonia poco meno di 7.200 espositori, di cui mille italiani, su una superficie di 267mila metri quadrati e con un pubblico che ha raggiunto la cifra record di 165mila operatori, il 75% stranieri, giunto in Germania da 98 Paesi. Numeri eccezionali che hanno caratterizzato anche “Anuga Dairyâ€?, nel padiglione 10.1, al quale hanno partecipato ben 418 espositori, di cui l’87% dall’estero. L’Italia è stato il Paese con la piĂš folta rappresentanza e i nostri imprenditori hanno indubbiamente potuto avvantaggiarsi dei 52mila visitatori interessati al mondo del lattiero-caseario, di cui piĂš del 60% arrivati ad Anuga da oltreconfineâ€?. Oltre che in Italia e in Germania, le vostre ďŹ ere del food si svolgono in Medio Oriente, Asia e Sudamerica. Quali sono le piĂš importanti e quali le nuove destinazioni a cui state pensando? Il nostro primo impegno è essere presenti nei mercati piĂš interessanti per i nostri espositori, incrementando le loro opportunitĂ di business dove registriamo segnali di crescita nei tanti segmenti del food&beverage. Ăˆ nato cosĂŹ il grande successo di Thaifex a Bangkok (la prossima edizione si terrĂ dal 26 al 30 maggio 2020, ndr) che in diciassette edizioni è diventato il salone internazionale di riferimento
india
per il settore alimentare nel Sud-est asiatico, regione che sta attraversando una fase di forte espansione, con una crescita economica del 78% prevista nel periodo 20172030. Paesi in cui la middle class diventa sempre piĂš numerosa e desiderosa di avvicinare prodotti e servizi “diversiâ€?, anche per quanto concerne il food&beverage. Gli analisti concordano nell’affermare che i Paesi Apac nel 2030 saranno uno dei piĂš importanti mercati di consumo al mondo e Thaifex sarĂ la porta di ingresso in questo scenario, oltre che il luogo privilegiato per le imprese asiatiche che vorranno confrontarsi con il resto del mondo. Basta guardare ai numeri dell’ultima edizione, conclusasi lo scorso 1 giugno. Ha occupato 53.863 metri quadrati, di cui oltre 14mila impegnati da espositori esteri, il 10% in piĂš rispetto all’edizione 2018. In crescita anche gli espositori totali (2.745 contro i 2.537 del 2018), con 1.404 partecipazioni da oltre confine (furono 1.266 nel 2018),
arrivati da 42 Paesi. Siamo molto soddisfatti anche dei 67mila visitatori arrivati da 134 Paesi, con Cina, Malesia, Filippine, Cambogia e Stati Uniti nelle prime posizioni. In Cina, dal 15 al 17 aprile 2020, proporremo Anufood China a Shenzen, dopo cinque edizioni a Pechino, per sfruttare le potenzialitĂ del sempre piĂš interessante mercato della Cina meridionale e la vicinanza di Hong Kong e Taiwan. La sola Shenzen nel 2017 ha importato prodotti alimentari per un valore pari a 8,18 miliardi di dollari statunitensi, di cui il 14,1% erano proposte del lattiero-caseario, dunque nella “top threeâ€? dei prodotti maggiormente importati. Saremo anche in India, a Mumbai, con la quattordicesima edizione di Annapoorna-Anufood India dal 29 al 31 agosto di quest’anno, un appuntamento consolidato per gli operatori locali del food&beverage in un mercato indubbiamente complesso, ma estremamente interessante, cosĂŹ come Anufood Brazil, svoltasi lo scorso marzo a San Paolo; un'esperienza appena cominciata – siamo alla
IL MONDO DEL LATTE 47
x
PROTAGONISTI seconda edizione – ma molto promettente. E poi abbiamo Alimentec a Bogotà, da cui ci attendiamo grandi cose per l'undicesima edizione, dal 9 al 12 giugno 2020, un evento che sta consolidando il proprio ruolo di fiera di riferimento nel mondo sudamericano. Brasile e Colombia, oltre a essere le principali economie dell’America Latina, stanno assistendo a una costante crescita della classe media e di una particolare attenzione dei consumatori verso prodotti internazionali di qualità. Abbiamo creato un vero e proprio network – a cui vanno aggiunte le rassegne Wine & Gourmet Japan a Tokyo e Yummex Middle East a Dubai – in quelli che sono i mercati e le aree economiche più interessanti, un principio che ci sta guidando nella valutazione di nuove opportunità di cui, però, è ancora prematuro parlare. La realtà virtuale sta diventando sempre più presente nelle nostre vite. Come potrebbe essere utilizzata per migliorare i servizi di un evento fieristico? Il mondo digitale è un tema sul quale gli organizzatori di fiere lavorano da tempo. Sul tavolo ci sono nuove opportunità e modalità di comunicazione, di servizio, di creazione di nuovi business, potendo integrare in modo nuovo i classici “servizi fieristici” e rendendo tutto molto più trasparente, così che espositori e visitatori possano disporre di strumenti con i quali valutare più rapidamente e con grande precisione i ritorni dei loro investimenti in fiera. Non riteniamo, come ovvio, che le modalità di incontro “vis à vis” possano essere sostituite, per quanto ci sia una trasformazione evidente nelle nuove “consuetudini” degli utenti, dinamiche che ci trovano pronti a rispondere con una serie di strumenti e di
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canali del tutto innovativi. Un'esposizione fieristica è un organismo complesso che ha una missione ben precisa: permettere alle persone di incontrarsi, mettere in “contatto diretto” la domanda e l’offerta. Il “mondo digitale” è uno strumento a cui ricorriamo con crescente interesse e soddisfazione da almeno vent’anni, perché ci permette di creare relazioni dinamiche e “alternative” tra espositori e visitatori: un trasferimento continuo di informazioni, una condivisione di opportunità che rende ancora più proficuo il momento fieristico. Sarei banale se dicessi che si potrebbe gestire in modo rivoluzionario l’accesso a informazioni grazie alle quali
ottenere il meglio dalla propria presenza in fiera o addirittura di “esserci”, in qualche modo, a chi è a migliaia di chilometri di distanza, ma non è questa la nostra mission. Decisamente più interessante, a mio avviso, è valutare quale tipo di arricchimento, quali nuove opportunità potrebbero garantire sistemi di realtà aumentata applicati al contesto fieristico. Cosa succederebbe se un visitatore, guardando i prodotti di uno stand attraverso un visore, potesse immediatamente disporre di informazioni da poter gestire, condividere, memorizzare? Ci stiamo lavorando, pronti a individuare – come sempre nella nostra storia e in tutte le nostre fiere – come fare ancora di più e meglio.
PROTAGONISTI
ROCCHI, I PIONIERI DELLA FOOD SAFETY NATO PER TESTARE IL LATTE DESTINATO AL PARMIGIANO REGGIANO, IL LABORATORIO D'ANALISI BOLOGNESE HA FESTEGGIATO 70 ANNI DI ATTIVITÀ di Gianluca Pierangelini
E
ra il 1949 quando nella piccola Bazzano, un comune della provincia bolognese, è stato fondato il “Laboratorio Rocchi dr. Eugenio” con lo scopo di fornire al settore agroalimentare un servizio di analisi privato ed indipendente. Oggi Paolo Rocchi festeggia i 70 di attività del laboratorio che è stato pensato e creato dai genitori Eugenio e Francesca. Erano i primi anni del secondo dopoguerra, un momento in cui l’Italia era frastornata dai recenti avvenimenti bellici, ma al tempo stesso si rimboccava
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le maniche per ricominciare e ricostruire. Questo fu l’approccio con cui i coniugi Rocchi decisero di intraprendere il loro percorso innovativo: usare la chimica per conoscere il livello di qualità degli alimenti prima che questi venissero immessi sul mercato e creare così una nuova professione. All’epoca chi necessitava di analisi, di solito grandi aziende, aveva laboratori interni. Per le analisi una tantum ci si rivolgeva alle università e ai laboratori di igiene. I laboratori privati semplicemente non
esistevano, così come pochi pensavano alle analisi come mezzo di prevenzione e controllo prima dell'immissione degli alimenti sul mercato. Le analisi non intervenivano nelle fasi produttive e non interagivano con esse in termini qualitativi, semplicemente controllavano il prodotto finito. Gli anni hanno dimostrato che quell’idea innovativa era il futuro. Col tempo, sempre più aziende iniziarono a chiedere servizi al Laboratorio Rocchi e non solo nella provincia di Bologna o nel Nord Italia. Molte richieste arrivano
CONOSCIAMOL0 MEGLIO
PAOLO ROCCHI Quali sono i suoi hobby? Sono un collezionista di vinili e un appassionato di oggettistica e strumentazioni tradizionali legate alla produzione casearia. Un posto in cui vorrebbe tornare? Il Molise è una regione che mi ha fatto innamorare fin dalla mia prima visita ed è legato alla mia prima esperienza professionale: non perdo occasione per tornarci. Lo sport preferito? Il calcio. La squadra del cuore? Il Bologna. Sul suo comodino ci sono? Alan Ford e Diabolik. Il cantante preferito? Françoise Hardy. Cucina tradizionale o innovativa? Entrambe. Il piatto preferito? Spaghetti aglio, olio e peperoncino. Il formaggio più buono? Il Parmigiano Reggiano. Nel suo frigo non manca mai? Il vino. Il suo motto? Usare il buon senso. Il film che ha amato di più? "Il laureato". E il libro? In generale testi di carattere tecnico, non sono un lettore di romanzi.
anche dal meridione. Così nel 1979, a trent’anni dall’avvio dell’attività, nasce a Foggia la “Rocchi Prelevatori”. A oggi, dunque, grazie alla sinergia tra le due realtà, i Laboratori Rocchi coprono con il proprio operato tutto il territorio nazionale, dal Nord al Centro-Sud. Oltre mezzo secolo di attività costituisce un patrimonio di esperienza decisamente raro per un laboratorio di analisi che tuttora vanta un pool di professionisti affidabili. Flessibilità e dinamismo sono alla base dell’aggiornamento e dell’adeguatezza delle
prestazioni: oggi i Laboratori Rocchi si rivolgono alle imprese agroalimentari, alla grande distribuzione, alle realtà commerciali e a tutto il settore ambientale, offrendo l’esperienza e la competenza di un organico formato da tecnici e professionisti abilitati e altamente specializzati. I Laboratori garantiscono formazione continua e aggiornamento normativo in materia di sicurezza alimentare e ambientale. I referti analitici forniti possiedono valore legale grazie all’iscrizione agli albi e ai collegi professionali di competenza. x
IL MONDO DEL LATTE 51
PROTAGONISTI
Laboratorio Rocchi dr. Eugenio Srl e Rocchi Prelevatori Srl, nel rispetto della propria autonomia e indipendenza, operano sinergicamente per rispondere alle esigenze dei clienti a diffusione nazionale. La scintilla è scoccata con il latte, ma negli anni i Laboratori Rocchi si sono specializzati in analisi, certificazioni, consulenze tecniche e formazione sia in campo ambientale che per tutto il settore alimentare. Il Laboratorio Rocchi ha festeggiato i suoi primi 70 anni con una grande festa al castello di Vignola. Come scoccò la scintilla in suo padre? Si tratta di un'intuizione dettata dall’osservazione che nel settore del Parmigiano Reggiano si verificavano numerosi difetti sul prodotto in fase di stagionatura, compromettendo la commercializzazione finale, e, inoltre, la resa risultava insoddisfacente. Mio padre pensò che i controlli preliminari sulle materie prime e nelle fasi di produzione dovevano essere la chiave per comprendere l’origine dei problemi e
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prevenirli. Infatti, ad esempio, il problema della resa fu risolto con le analisi del latte, che rivelarono l’esistenza della pratica dell’annacquamento da parte degli allevatori. Quali sono i principali fattori che hanno permesso ai Laboratori Rocchi di proseguire con successo l’attività nei suoi settant’anni di storia? La vicinanza al cliente, la curiosità e l’interesse per la soluzione dei problemi, la formazione e l'aggiornamento continui, l’adeguamento costante del laboratorio alle tecniche analitiche emergenti, pur mantenendo una struttura organizzativa di tipo artigianale che ha evitato la spersonalizzazione dei rapporti interni ed esterni. Il buon cibo di una volta alla prova dei fatti: come valuta il livello di sicurezza alimentare del settore lattiero-caseario italiano, magari a confronto con i principali player mondiali? Premesso che la mia esperienza è limitata alla realtà europea, il livello di sicurezza alimentare italiano, come noto, è molto elevato e questo
grazie anche a una particolare sensibilità dei nostri legislatori che in tempi antichi hanno normato il settore, sviluppando un diffuso sistema di controlli ufficiali e contribuendo alla formazione di tecnici pubblici e privati che, ciascuno nel proprio ambito, hanno favorito la formazione di imprenditori di alto profilo. In ambito comunitario, devo prendere atto che alcuni Paesi dell’Est hanno intrapreso solo di recente una politica di valorizzazione della qualità del prodotto lattierocaseario. Per una realtà che festeggia i 70 anni di vita è fondamentale celebrare la storia, ma è altrettanto importante valutare le prossime mosse per restare competitivi: come vede il futuro dell’azienda? Tenuto conto del permanere di molteplici difficoltà, dettate dalla volontà di mantenere una struttura aziendale di piccolemedie dimensioni, a fronte della diffusione di strutture laboratoristiche con impronta di tipo industriale, credo che sia opportuno scommettere sull’aggregazione e la specializzazione.
MERCATI
CETA: ASSOLATTE CHIEDE IL RISPETTO DELLE REGOLE L’EXPORT DI FORMAGGI ITALIANI IN CANADA È AUMENTATO DEL 30%. MA IL SISTEMA DI ASSEGNAZIONE DELLE QUOTE VA RIVISTO di Gianluca Pierangelini
I
termini del Ceta soddisfano le esigenze delle aziende italiane. Grazie all’intesa, lo scorso anno l’Italia ha aumentato del 30% l’export di formaggi verso Ottawa, consolidando la sua leadership. Ma ci sono alcuni problemi. Già nel 2018 Assolatte aveva chiesto di rivedere il sistema di gestione del contingente varato dal Governo canadese che aveva provocato tassi di utilizzo troppo bassi nei primi nove mesi dell’anno e un boom delle importazioni nell’ultimo trimestre. Andamento che aveva generato incertezza tra gli operatori europei e squilibri sul mercato canadese. Il sottoutilizzo delle quote è sostanzialmente dovuto ai criteri con cui il Canada ha deciso di distribuire il contingente. Gli importatori storici – quelli
che hanno rapporti consolidati con le aziende europee e una maggior dimestichezza nel commercializzare i formaggi del Vecchio continente – sono penalizzati dal sistema, che favorisce le piccole realtà. L’allocazione avviene sulla base del market share e i piccoli importatori sono destinatari di quantità limitate di prodotto, generando ordini difficili da soddisfare da parte dei fornitori europei. La polverizzazione delle quote favorisce il loro trasferimento (più che altro affitto) tra importatori e genera un mercato parallelo che influisce negativamente sui flussi di export e sui prezzi. Lo scorso anno questo valzer ha fatto rimandare gli ordini fino all’ultimo momento utile. Quando gli operatori canadesi sono stati
costretti a utilizzare tutte le quote per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dal Ceta hanno riempito i magazzini, bloccando gli acquisti nei primi mesi dell’anno successivo. I prezzi dei formaggi europei in Canada sono calati per eccesso di offerta e inevitabilmente sono diminuiti gli ordini transoceanici, vista la disponibilità di prodotto a costi più bassi nel mercato locale. E così si andrà avanti fin quando il sistema non cambierà. Non solo, il meccanismo di gestone delle quote viene utilizzato anche come compensazione dei “danni” subiti dai produttori locali che hanno visto aumentare in modo importante le importazioni casearie. Infatti, anche l’accordo con i Paesi del Pacifico e quello con Usa e Messico hanno
BERTOZZI Strada Roma, 1/A
GENNARO AURICCHIO
GLI ESPORTATORI
AMBROSI
SPA
Produzione, stagionatura e confezionamento Dop Italiane. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Provolone, Pecorino Romano, Taleggio, Asiago, Paste filate, Mascarpone, Ricotta.
Via Ottorino Ambrosi,1 25014 Castenedolo (BS) Tel. 030/2134811 Fax 030/2733121 info.export@ambrosi.it www.ambrosi.it
54 IL MONDO DEL LATTE
SPA
43044 Collecchio (PR) Tel. 0521/333911 Fax 0521/333900 info.export@ambrosi.it www.bertozzi.com
AGRIFORM Via Rezzola, 21
SPA
Provolone piccante, dolce, giovane, affumicato e stravecchio. Pecorino Romano, Gorgonzola, caciotte, pecorini freschi e stagionati, ricotte, Grana Padano, Parmigiano Reggiano,Taleggio.
SCA
37066 Sommacampagna (VR) Tel. 045/8971800 Fax 045/ 515974 export@agriform.it www.agriform.it
Via Dante, 27 26100 Cremona Tel. 0372/403311 Fax 0372/403350 info@auricchio.it www.auricchio.it
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MERCATI
04069061
040620
04064050
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04069023 - 04069025 - 04069027 - 04069029 - 04069037 - 04069078 - 04069032 - 04069035 - 04069085 -0406907404069079 -04069076 -04069089
7.709 3.279 4.595 1.734 2.231 1.034 655 687 377 669 269 199 169 191 23.798 20 52 33 31 216 570 112 16 278 43 25.169 107 195 25.471 174 25.645
7.397 2.799 2.611 1.214 1.863 975 512 233 264 349 154 164 113 163 18.811 11 24 7 126 178 781 549 244 202 349 21.282 214 600 22.096 118 22.214
2.995 6.119 2.522 1.328 801 959 1.135 577 104 951 121 660 90 165 18.527 31 34 8 9 65 457 270 79 78 90 19.648 63 248 19.959 62 20.021
4.062 4.589 1.610 802 790 460 530 149 46 218 56 168 39 68 13.587 10 5 3 9 51 92 189 70 105 46 14.167 60 252 14.479 94 14.573
1.759 2.207 314 380 244 220 341 216 124 106 13 20 10 10 5.964 4 7 2 11 7 231 100 26 21 42 6.415 11 109 6.535 20 6.555
44 30 11 17 13 10 2 7 4 2 1 1 1 3 146 2 1 0 0 4 4 6 1 7 2 173 2 3 178 2 180
390 447 242 111 93 63 78 38 27 67 7 5 5 25 1.598 1 2 2 10 109 48 19 3 286 18 2.096 2 31 2.129 15 2.144
04069099
040630
1.078 675 227 118 149 154 184 43 10 77 12 22 2 5 2.756 0 11 0 6 30 93 17 3 28 5 2.949 26 41 3.016 5 3.021
294 523 257 49 137 32 195 37 8 44 25 30 18 4 1.653 3 4 0 10 12 50 25 5 7 8 1.777 5 12 1.794 10 1.804
374 382 57 116 16 185 30 43 2 22 2 10 2 9 1.250 4 1 4 1 9 17 20 2 7 4 1.319 23 10 1.352 3 1.355
110 10 16 42 128 4 15
336 1.279 351 845 201 104 230 81 29 97 12 251 6 30 3.852 11 65 9 2 130 90 186 31 94 20 4.490 56 163 4.709 23 4.732
PROVOLONE
55 20 2 402 1 87 1 21 21 39 572 4 10 586 6 592
04069073 04069001
157 380 79 1.104 78 5 81 16 3 7 6 28 1 5 1.950 3 3 1 3 11 5 17
1 17 19 101
138
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7 4 2.004 2 4 2.010 3 2.013
3 192 0 494 686 686
GLI ESPORTATORI
BRAZZALE
SPA
Gran Moravia, burro, Grana Padano, Asiago, Verena, provolone dolce e piccante, pasta filata, Parmigiano Reggiano
Via Pasubio, 2 36010 Zané (VI) Tel. 0445/313900 Fax 0445/313991 info@brazzale.com www.brazzale.com
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FORGRANA CORRADINI SPA
SAVIOLA SPA
Parmigiano Reggiano, Grana Padano in forma e confezionato sottovuoto, Grattugiati di fresco con scadenza lunga e disidratati da 5 g, 40 g, 100 g, 1000 g, Shaker da 80 g, 250 g, Parmigiano biologico forveggie per alimentazione vegetariana - provoloni dolci e piccanti mozzarella - Pecorino Romano e Sardo. Caciotte peperoncino e altri gusti
Produzione, stagionatura e confezionamento Grana Padano e Parmigiano Reggiano
Via 200 Biolche, 6 42016 Guastalla Reggio Emilia Tel. 0522 833818 Fax 0522 833426 forgrana@forgranacorradini.it www.forgranacorradini.it
TOTALI
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FORMAGGI FUSI
04069069 04069018 04069021 04069050 04069039 9082-9084 04069081 04069092 9093 04069086 04069013 04064010 4090 04069015 04069017
FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE
ALTRI FORMAGGI MOLLI
ALTRI FORMAGGI DURI
ALTRI FORMAGGI
04061050 -04061080
PAESI
FRANCIA GERMANIA REGNO UNITO SPAGNA BELGIO AUSTRIA PAESI BASSI DANIMARCA LUSSEMBURGO SVEZIA PORTOGALLO GRECIA FINLANDIA IRLANDA TOTALE UE A 15 CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REP. CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA 1TOTALE UE A 28
ALTRI FORMAGGI SEMIDURI
ASIAGO, CACIOCAVALLO, MONTASIO E RAGUSANO
GORGONZOLA
GRATTUGIATI
0406 1030
PECORINO
CODICE DOGANALE
RICOTTA E ALTRI FORMAGGI FRESCHI
MOZZARELLA
(IN TONS)
GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO
ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI IN EUROPA (1 gennaio - 30 aprile 2019)
Via Arini, 42 46012 Bozzolo (MN) Tel. 0375/313411 Fax 0375/310319 info@saviola.it www.saviola.it
26.705 22.719 12.892 7.861 6.761 4.205 4.007 2.228 998 2.664 698 1.560 456 678 94.432 100 209 70 218 915 2.439 1.531 546 1.159 634 102.253 575 2.172 105.000 535 105.535
MERCATI
PAESI EUROPA UNIONE EUROPEA SVIZZERA C.S.I. ALTRI PAESI EUROPEI AFRICA NORD AMERICA CANADA USA CENTRO E SUD AMERICA BRASILE MESSICO ALTRI PAESI DEL CENTRO SUD ASIA GIAPPONE CINA INDIA HONG KONG SINGAPORE ALTRI PAESI ASIATICI OCEANIA AUSTRALIA NUOVA ZELANDA ALTRO TOTALE MONDO -TONNELLATE di cui extra Ue -MIGLIAIA DI EURO di cui extra Ue
27.836 25.645 1.809 35 347 142 298 4 294 42
21.881 20.021 1.500 91 269 136 5.665 812 4.853 318 70 116 132 2.009 803 64 29 40 43 1.030 715 683 32 4
15.594 14.573 852 6 163 9 130 44 86 14
42 2.039 1.125 109 10 51 28 716 237 198 39
23.852 22.214 1.498 68 72 51 738 50 688 36 9 0 27 2.375 740 684 13 78 76 784 115 69 46
30.594 4.949 150.780 26.474
27.167 4.953 106.084 25.739
30.728 10.707 336.015 116.781
0 04069063
04069069 04069021 04069039 04069081 04069086 04069013 04069015 04069017
14 417 197 76 0 32 10 102 84 84 0
6.966 6.555 367 22 22 7 117 12 105 10 3 1 6 286 196 2 1 2 1 84 135 134 1
1.896 1.804 65 8 19 8 4.583 107 4.476 19 6 5 8 168 123 4 1 2 2 36 71 67 4
16.248 1.675 143.682 13.811
7.521 966 46.061 7.033
6.745 4.941 47.705 31.826
GRATTUGIATI
04064050
FORMAGGI FUSI
040620
PROVOLONE
04069061
ALTRI FORMAGGI
04061050 04061080
PECORINO
CODICE DOGANALE
GORGONZOLA
GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO
04061030
MOZZARELLA
RICOTTA E ALTRI FORMAGGI FRESCHI
(IN TONSS - DATI PROVVISORI ISTATT)
ALTRI FORMAGGI DURI
ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI NEL MONDO (1 gennaio - 30 aprile 2019)
04069099
04069073
040630
4.946 4.732 80 76 58 209 493 38 455 105 38 14 53 869 206 84 100 41 6 432 120 110 10
1.995 1.355 408 30 202 15 297 3 294 118 14 19 85 265 60 26 13 31 16 119 100 97 3 1
2.071 2.013 55 2 1 2 152 44 108 22 6 1 15 45 3 1 1 2 2 36 181 177 4
656 592 33
6.742 2.010 45.374 13.312
2.791 1.436 17.378 9.398
2.473 460 12.330 2.900
722 130 2.708 505
31 2 2 2 1 1 61 4 1 56 0
GLI ESPORTATORI
BERNERI CIRESA
SPA
CASEIFICIO DEFENDI LUIGI SRL
SRL Taleggio, Gorgonzola, Bufaletto, Mozzarella, Baffalo Blu, F. Bio.
Via Vittorio Emanuele, 62 23815 Introbio (LC) Valsassina Tel. 0341/980540 Fax 0341/981294 ciresa@ciresa.it www.ciresa.it
Via delle Industrie, 6 24040 Lallio (BG) Tel. 035/200991 Fax 035/201190 berneri@berneri.it www.berneri.it
GELMINI CARLO SRL
MARIO COSTA SPA
CASEARIA SPA
Via Papa Giovanni XXIII, 15 20080 Besate (MI) Tel. 02/90.50.92.4 Fax 02/90.09.80.30 info@caseificio-gelmini.it www.caseificio-gelmini.it
Via dell’Industria, 26 Località Orfengo 28060 Casalino (NO) Tel. 0321/877566 Fax 0321/877578 e-mail: info@mariocosta.it www.mariocosta.it
Via F.lli Chighine, 9 07047 Thiesi (SS) Tel. 079/886009 Fax 079/886 724 info@pinnaspa.it www.fratellipinna.com
58 IL MONDO DEL LATTE
24043 Caravaggio (BG) tel. 0363 301022 info@caseificiodefendi.it www.caseificiodefendi.it
F.LLI PINNA AZIENDA
456 377 77 2 0 8 60 6 54 2 0 0 2 18
945 899 31 10 5 8 4 0 4 0 0 0 0 20 13 0 0 1 1 5 11 11 0
942 931 2 5 4 0 7 4 3 1 0
8 0 0 0
18 11 11 0 7
988 89 6.330 668
988 57 7.019 365
562 185 4.197 1.951
1 38 0 27 0 3
0 0 0
TRENTIN
TOTALI
FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE
FONTINA FONTAL
ASIAGO CACIOCAVALLO MONTASIO RAGUSANO
ITALICO TALEGGIO
ALTRI FORMAGGI MOLLI
ALTRI FORMAGGI SEMIDURI
CACIOTTE, SCAMORZE E FORMAGGI SEMIDURI
CRESCENZA, ROBIOLA E SIMILI
ALTRI FORMAGGI ERBORINATI
04064010 04069092 04069089 04069023 04069025 04064090 04069093 04069074 04069029 04069037 04069078 04069032 04069035 04069085
04069018 04069079 04069075 04069076 04069001 04069050 04069082 04069084
1.181 1.007 172 0 2 14 10 7 3 17 0 3 14 330 295 1
316 180 134 1 1 6 147 6 141 8 2 4 2 4 0 0
6 1 27 4 4 0
1 169 2 167 7 0 0 7 46 7 2 2 2 0 33 8 5 3
655 621 31 1 2 1 126 2 124 3 0 1 2 45 26 0 0 0 0 19 10 9 1
1.556 549 8.479 3.430
1.532 340 11.506 2.818
840 219 5.641 1.497
535 355 3.373 2.128
1.301 1.192 96 13
0 4 54 50 4 0
187 138 38 9 2 4 174 1 173 0 0 0 9 2 0 1 2 0 4 2 2 0 376 238 2.652 1.589
686 686
3 3 96 96 14 11
1 2 0
799 113 2.184 589
114.362 105.535 7.248 379 1.200 481 13.175 1.142 12.033 819 148 164 507 9.058 3.807 1.084 171 294 187 3.515 1.858 1.711 147 12 139.907 34.372 959.498 262.814
previsto TQR. In breve tempo la quantità di formaggi acquistati dall’estero dal Canada è triplicata, generando panico tra i produttori locali. È dalla necessità del governo di gestire questa situazione che deriva un’alta percentuale di quote assegnata ai produttori, che potrebbe diventare il 100% dei quantitativi disponibili ogni anno se l’esecutivo accettasse la proposta fatta dai farmer nell’ambito del processo di revisione. Non va dimenticato che il Ceta prevede un aumento del contingente tariffario in sei anni, la cui gestione deve essere trasparente e prevedibile, ridurre al minimo i costi di transazione per gli operatori commerciali e massimizzare i tassi di utilizzo, evitando speculazioni. I criteri di ammissibilità e il metodo di assegnazione devono comportare l’allocazione delle quote agli operatori che hanno più probabilità di utilizzarli e non creare ostacoli alle importazioni. Questo ha fatto sapere Assolatte alla Global Affairs Canada. I principi su cui si è fondata l’intesa non sono gli stessi con cui si è disegnato il meccanismo di gestione delle quote e questa stortura va sistemata al più presto.
SPA
Parmigiano Reggiano Grana Padano Pecorino Romano Gorgonzola Pecorini Toscani/Sardi Provolone/Taleggio Mozzarella di Bufala Mascarpone/Ricotta
Via Genova 19(z.i.) 37053 Cerea (VR) Tel. 0442/398111 Fax 0442/398150 commerciale@trentingroup.it www.trentingroup.it
ZANETTI
SPA
Produzione, stagionatura, confezionamento e commercio di: Grana Padano, Parmigiano Reggiano, burro, provoloni, pecorini, Taleggio, Fontina, Asiago, mozzarelle, mascarpone, ricotta, Gorgonzola.
Via Madonna, 1 24040 Lallio (BG) Tel. 035/201511 Fax 035/691515 zanetti@zanetti-spa.it www.zanetti-spa.it
IL MONDO DEL LATTE 59
MERCATI
LATTE, BENE L’ITALIA. MISTERO FRANCIA
A
nche se in modo non sempre lineare, perché alcuni mesi hanno fatto registrare risultati negativi, in Europa la produzione di latte aumenta in media di 1 milione e mezzo di
L’ANDAMENTO DELLE (1° QUADRIMESTRE 2019) BURRO SMP WMP LATTE ALIMENTARE LATTE FERMENTATO
FR -2,8% -0,9% -9,3% -1,7% -3,0%
DE 3,0% -12,1% -8,2% 0,6% 0,9%
tonnellate ogni anno, concentrandosi nei Paesi a maggior vocazione. All’interno di questo panorama, i primi mesi del 2019 hanno mostrato tassi di crescita inferiori a quelli tendenziali, a causa di una partenza al rallentatore, a PRODUZIONI EUROPEE sua volta strascico degli ultimi mesi del 2018. Con la primavera, la disponibilità di latte in Europa è di nuovo aumentata (+1,3% ad aprile) e molti prodotti che derivano dal latte sono in ripresa. È il caso del burro, che nel primo quadrimestre ha messo a segno un interessante +2,4%, trainato dal +3% della Germania, il più importante produttore continentale. In leggera crescita anche le UE UK PL NL produzioni di latte scremato 2,4% 13,9% 1,7% -5,1% in polvere (+0,3%) e di latte 0,3% 43,1% 10.9% -15,5 fermentato (+0,5 per cento). -11,5% -11,1% -9,8% -11,2% Meno brillante il latte intero -1,9% 3,6% 3,7% in polvere, in calo dell’11,5%, 0,5% -10,3% 4,0% 2,8 una riduzione più importante di quella registrata nel 2018.
L’ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DI ALCUNI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI Mentre in Italia alcuni chiedono aumenti del prezzo del latte alla stalla, le quotazioni europee sono tutte in calo e su prezzi di gran lunga inferiori a quelli degli ultimi due anni. Stabili le quotazioni del latte scremato in polvere che, fino a qualche settimana fa, mostrava una tendenza in aumento.
€/100 kg
BURRO 700 650 600 550 500 450 400 350 300 250
5
LATTE SCREMATO IN POLVERE
10
15
20
25
30
35
40
45
25
30
35
40
45
50 settimane
SIERO IN POLVERE
220
180 €/100 kg
€/100 kg
200
160 140 120 100
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50 settimane
110 100 90 80 70 60 50 40
5
10
15
20
50 settimane
Fonte: Mmo – Reg. Ue n. 2017/1185
60 IL MONDO DEL LATTE
In calo anche la produzione di latte alimentare, che registra una perdita dell’1,9%, ma che in Germania, Regno Unito e Polonia ha messo a segno risultati incoraggianti e in controtendenza. Passando ai formaggi, a livello europeo si nota
L’ANDAMENTO DELLA UNGHERIA ESTONIA PORTOGALLO SLOVACCHIA DANIMARCA ROMANIA OLANDA GERMANIA ITALIA GRAN BRETANIA POLONIA UNIONE EUROPEA CROAZIA REP. CECA FINLANDIA FRANCIA SVEZIA AUSTRIA LITUANIA BULGARIA SLOVENIA GRECIA LETTONIA BELGIO SPAGNA - 25,4%
una sostanziale stabilità produttiva (+0,5% nel primo quadrimestre 2019), che non deve però trarre in inganno. Infatti, alcuni Paesi - non solo l’Italia, dove la produzione casearia è particolarmente sviluppata - mostrano PRODUZIONE CASEARIA (1° QUADRIMESTRE 2019) aumenti rilevanti, probabilmente perché indirizzano sui + 15,5% formaggi parte del + 4,0% latte precedentemente + 3,8% utilizzato per le polveri + 3,8% di latte. Aumentano i + 3,4% competitor europei? + 3,1% Tra i grandi produttori, + 2,4% l’Italia si posiziona bene + 2,2% sia in termini percentuali + 1,7% (l’aumento è il triplo di + 1,5% quello medio europeo), + 0,9% sia in termini assoluti. + 0,5% Merita un commento + 0,5% a parte la Francia. Da tempo il secondo - 0,1% produttore europeo di - 0,1% latte procede a rilento, - 0,3% riducendo la produzione - 0,3% (-3% nei tre anni) e - 1,1% pure quella casearia. - 2,6% Le ragioni di questa - 3,0% contrazione non sono - 6,2% chiare, soprattutto perché - 6,7% le quotazioni del latte - 7,5% alla stalla appaiono più - 9,0% interessanti di quelle di qualche anno fa.
MERCATI
ESPORTAZIONI ITALIANE
DI LATTE
DEL
IL M O N D O
L AT T E N. 9
SETTEMBRE
2019 -
ANNO
IL LATTE NEL MONDO
LXXIII -
MENSILE
LATTE SFUSO IN CISTERNA
0401 1010 2011 2091
0401 1090 2019 2099
14 1
8
–
LATTE IN CONFEZIONI
CIPRO ESTONIA LETTONIA LITUANIA MALTA POLONIA REPUBBLICA CECA SLOVACCHIA SLOVENIA UNGHERIA TOTALE UE A 25 BULGARIA ROMANIA TOTALE UE A 27 CROAZIA TOTALE UE A 28 TOTALE PAESI TERZI DI CUI: ALBANIA LIBIA CINA HONG KONG TOTALE GENERALE -TONNELLATE -MIGLIAIA DI EURO
62 IL MONDO DEL LATTE
POSTALE NTO IN ABBONAME IZIONE NE SPA SPED POSTE ITALIA
PAESI AUSTRIA BELGIO DANIMARCA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GRECIA IRLANDA LUSSEMBURGO PAESI BASSI PORTOGALLO REGNO UNITO SPAGNA SVEZIA TOTALE UE A 15
70%
ROMA
TARIFFA DOGANALE
/c/RM AUT MP-AT
1 GENNAIO - 30 APRILE 2019 (IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)
ICIALE DI ORGANO UFF
59 20 269 2 9 4 15 6 399
16 129 1.174
1 1 2 12 9 1.352
1 4 12
1
1.209 1 48
42
74 257 8 1.939
1.469 1
31 1.970 7 1.977
1.470 1 1.471
17.616
1.324
1.330 12.444 2.125 64
16 1.082 190
19.593 12.280
2.795 1.451
ASSOLATTE
E DEL
FIL-IDF COMITATO ITALIANO
ABBONATEVI ALLA RIVISTA MENSILE IL MONDO DEL
L AT T E
Organo ufficiale di ASSOLATTE e del COMITATO ITALIANO FIL-IDF
Il costo dell’abbonamento per l’anno 2019 è di: € 118,00 per l’Italia - € 150,00 per l’estero (Una copia € 11,50 - Arretrati € 23,00)
“Editoriale Il Mondo del Latte s.r.l.” 20135 Milano - Via Adige, 20 Tel. 02.72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Internet: www.assolatte.it
Le sfi s de globali più importanti dei prossimi 20 anni saranno quelle legate alla sostenibilità alimentare ed ambientale. E ognuno di noi può fare la sua parte compiendo scelte informate e consapevoli, soprattutto a tavola, partendo dagli ingredienti giusti. E’ per questo che per il burro Bio Prealpi scegliamo solo le migliori panne provenienti esclusivamente dda allevamenti ll ti di agricoltura i lt bi biologica, l i che h rispettano i tt i criteri it i di sostenibilità e soprattutto, l’ambiente che ci circonda.
Ottima scelta.
MERCATI
BORSA PREZZI
ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI ITALIANI DESCRIZIONE MILANO BURRO PASTORIZZATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI)
BURRO DI CREMA DI LATTE SOTTOPOSTA A CENTRIFUGAZIONE REG. CE N. 1234/2007 BURRO DI CENTRIFUGA ZANGOLATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI) GRANA PADANO STAGIONATURA DI 16 MESI E OLTRE GRANA PADANO STAGIONATURA DI 9 MESI GRANA PADANO CON BOLLO PROVVISORIO 60-90 GG. FUORI SALE PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 24 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 18 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 12 MESI E OLTRE GORGONZOLA MATURO DOLCE GORGONZOLA MATURO PICCANTE ITALICO MATURO TALEGGIO FRESCO FUORI SALE TALEGGIO MATURO PROVOLONE VALPADANA FINO A 3 MESI DI STAGIONATURA PROVOLONE VALPADANA OLTRE 3 MESI DI STAGIONATURA LODI LATTE SPOT ITA PARMIGIANO REGGIANO (BORSA DI RIFERIMENTO COMPRENSORIALE DI PARMA) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>30 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>24 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>18 MESI) PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA (>12 MESI)
2019 GIUGNO MEDIA
2018 GIUGNO MEDIA
. VAR.
2019 LUGLIO MEDIA
2018 LUGLIO MEDIA
. VAR.
2,01 3,61 3,86 1,81 8,63 7,98 6,61 13,35 12,38 10,95 5,65 6,65 5,15 4,65 5,50 5,73 6,03
4,13 5,75 6,00 3,93 7,22 6,25 5,20 11,70 10,72 9,75 5,30 6,30 5,10 4,30 5,15 5,47 5,78
-51,33% -37,22% -35,67% -53,94% 19,25% 27,68% 27,12% 14,10% 15,49% 12,31% 6,60% 5,56% 0,98% 8,14% 6,80% 4,75% 4,33%
1,87 3,47 3,72 1,67 8,65 8,00 6,63 13,35 12,38 10,95 5,65 6,65 5,15 4,65 5,50 5,73 6,03
3,63 5,25 5,50 3,43 7,14 6,17 5,12 11,76 10,74 9,75 5,30 6,30 5,10 4,30 5,15 5,48 5,78
-48,48% -33,90% -32,36% -51,31% 21,15% 29,66% 29,49% 13,52% 15,27% 12,31% 6,60% 5,56% 0,98% 8,14% 6,80% 4,56% 4,33%
418,13
384,38
8,78%
456,00
383,34
18,96%
14,250 13,300 12,500 NQ
12,225 11,575 10,850 10,100
16,56% 14,90% 15,21% NQ
14,250 13,275 12,500 NQ
12,500 11,700 10,925 10,100
14,00% 13,46% 14,42% NQ
L’AMABILITÀ
MERCATI
DOP, PRODUZIONE IN ALTALENA
N
el primo semestre di quest’anno, le produzioni casearie dei formaggi Dop italiani hanno mostrato un andamento molto altalenante. Guardando le rilevazioni mensili, infatti, salta all’occhio che la maggior parte dei formaggi ha proceduto con il piede sul freno. Il caso più eclatante è il Pecorino Romano, la cui flessione era peraltro molto attesa, per i problemi nati a causa della sovrapproduzione dello scorso anno. Tuttavia, il trend in flessione non ha caratterizzato solo il re dei formaggi di pecora. Anche Asiago, Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Taleggio e Quartirolo hanno registrato produzioni minori rispetto a quelle del 2018.
Solo Gorgonzola, Mozzarella di Bufala Campana e Provolone Valpadana hanno mostrato tassi di crescita positivi. Le ragioni del rallentamento quasi generalizzato possono essere ricondotte alla minore disponibilità di latte rispetto al 2018: basta guardare i volumi di materia prima consegnati nelle quattro regioni leader (-1,8%) per notare la correlazione. Certo, non si possono escludere altre variabili, come l’azione regolatoria di alcuni piani produttivi, oppure le preoccupazioni delle imprese sul futuro andamento dei mercati. L’incidenza di questi fattori, però, è difficilmente valutabile e misurabile. Tra l’altro, i prodotti Dop sono molto diversi tra di loro e hanno differenti potenzialità e dinamiche di crescita sia sul mercato interno, sia su quello internazionale. Con la primavera il vento sembra essere cambiato. Le consegne di latte sono progressivamente cresciute e con esse sono aumentati i volumi produttivi dei diversi formaggi Dop. In alcuni casi la crescita è stata importante. Basti pensare che Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno
chiuso il primo semestre con un record assoluto di forme prodotte, recuperando la flessione del primo trimestre. Da segnalare la strana flessione registrata a giugno nella produzione di Gorgonzola, che cresceva, in controtendenza, nei mesi in cui gli altri frenavano e ora invece rallenta mentre gli altri crescono. Infine, da tenere sotto osservazione il Pecorino Romano: la produzione continua a essere inferiore a quella della precedente campagna, ma i tassi di decrescita si vanno riducendo di mese in mese.
L’ANDAMENTO DELLE PRODUZIONI DOP NEL PRIMO SEMESTRE 2019 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40
-0,6%
+4,1%
+1,8%
+1,7%
+0,2%
+0,3%
+19,4%
-5,6%
-50
-21,6%
-60 ASIAGO
GORGONZOLA GRANA PADANO MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA GENNAIO
66 IL MONDO DEL LATTE
FEBBRAIO
PARMIGIANO REGGIANO MARZO
PROVOLONE VALPADANA APRILE
TALEGGIO
MAGGIO
QUARTIROLO
GIUGNO
PECORINO ROMANO
IGIENE & SICUREZZA
SI FA PRESTO A DIRE EXPORT
UN MONDO DI PROBLEMI SANITARI EXCURSUS TRA VINCOLI E REGOLE IN VIGORE NEI PRINCIPALI PAESI DI DESTINAZIONE DEI NOSTRI FORMAGGI di Ettore Soria
P
roblematiche sanitarie che gli operatori incontrano e ruolo (importante e collaborativo) dei servizi veterinari che hanno la missione di far crescere l’export dei prodotti alimentari lombardi. Se ne è parlato a Brescia, nel corso di un convegno organizzato dall'Azienda sanitaria locale. FEDERAZIONE RUSSA, LA LISTA Per quanto riguarda il settore lattiero-caseario si è partiti dall’Unione doganale per alcune riflessioni. La prima nasce dal fatto che gli stabilimenti autorizzati a spedire verso
68 IL MONDO DEL LATTE
Mosca e negli altri Paesi della Federazione devono essere iscritti nella lista del Rosselkhoznadzor (Servizio federale per la sorveglianza veterinaria e fitosanitaria) e oggi vige l’embargo solo verso la Federazione Russa. Quindi, solo gli stabilimenti elencati nella lista possono esportare in Bielorussia, Kazakistan e Armenia. Pertanto, è auspicabile che il ministero della Salute avvii una procedura per creare liste autonome per i singoli Paesi dell’Unione doganale; un tentativo fu fatto dal Kazakistan nel 2016, senza che si sia mai arrivati alla fase applicativa.
CINA, GIOIE E DOLORI La Cina è un Paese di sempre maggior interesse per le nostre esportazioni. La buona notizia arriva dalla revisione dello standard Gb 5420 sui formaggi: scompaiono i parametri per lieviti e muffe, mentre sono introdotti (per tipologia di formaggio molle, semi duro, duro, molto duro) i contenuti di acqua nella sostanza magra e di grasso sul secco. Per quanto concerne il recente standard Gb 2762/2017 sui limiti massimi dei contaminanti negli alimenti, la norma prevede numerosi
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IGIENE & SICUREZZA metalli non contemplati nella normativa comunitaria. Ciò dovrà essere considerato dagli Osa al prossimo audit delle autorità cinesi. Un’altra problematica è la documentazione necessaria per l’estensione dell’esportazione relativa ai latti alimentari e fermentati, assai complessa. COREA, QUANTI GUAI Di recente la Corea ha inviato in Italia una missione ispettiva per verificare gli standard di sicurezza igienico-sanitaria in alcuni stabilimenti lattieri dislocati in varie regioni. Sono state rilevate alcune non conformità: gestione dei sistemi di lotta agli infestanti mediante l’impiego di lampade di cattura; manutenzione degli impianti (segregazione delle aree a più alto rischio rispetto a quelle a basso rischio); mantenimento di idonee condizioni strutturali; gestione
I LIMITI DEI CONTAMINANTI IN CINA PIOMBO - LATTE E DERIVATI 0,6 MG/KG - LATTE CRUDO, LATTE PASTORIZZATO, LATTE STERILIZZATO, LATTE FERMENTATO, LATTE AROMATIZZATO, LATTE IN POLVERE, SIERO DI LATTE IN POLVERE DEMINERALIZZATO: 0,05 MG/KG (0,020 MG/KG EX REG. CE N. 1881/2006) MERCURIO (TOTALE) LATTE E DERIVATI - LATTE CRUDO, LATTE PASTORIZZATO, LATTE STERILIZZATO, LATTE AROMATIZZATO, LATTE FERMENTATO: 0,01 MG/KG ARSENICO (TOTALE) LATTE E DERIVATI - LATTE CRUDO, LATTE PASTORIZZATO, LATTE STERILIZZATO, LATTE AROMATIZZATO, LATTE FERMENTATO: 0,01 MG/KG - LATTE IN POLVERE: 0,5 MG/KG STAGNO ALIMENTI INFANT FORMULA: 50 MG/KG CROMO LATTE E DERIVATI - LATTE CRUDO, LATTE PASTORIZZATO, LATTE STERILIZZATO, LATTE AROMATIZZATO, LATTE FERMENTATO: 0,3 MG/KG - LATTE IN POLVERE: 2,0 MG/KG
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degli accessi alle diverse nel campo di applicazione aree dello stabilimento da e saranno gli importatori a parte del personale (stazione dover garantire la sicurezza di disinfezione degli accessi; alimentare dei prodotti modalità di manipolazione dei che entrano in Canada, prodotti esposti; applicazione coinvolgendo di conseguenza puntuale delle procedure gli esportatori. igieniche di prerequisito (Sps I fornitori stranieri, inclusi e Ssop). i produttori italiani, Un aspetto comune a tutti sono chiamati a fornire gli impianti all’importatore visitati è stato canadese la quello del grado documentazione PARAMETRI di sensibilità sufficiente a DIVERSI PER LA del filtro per i dimostrare corpi estranei RILEVAZIONE l’attuazione nei metallici diversi propri processi DEI METALLI dal ferroso; produttivi di IN COREA, la normativa sistemi di EMBARGO coreana prevede controllo capaci RUSSO, NOVITÀ un filtro con di identificare ed IN CANADA E IL una dimensione analizzare i rischi uguale o minore GORGONZOLA (batteriologici, a 2 millimetri chimici e fisici), SECONDO GLI di gran lunga implementare AMERICANI inferiore agli le misure standard europei. di controllo, Pertanto, identificare i bisognerà verificare se le punti di controllo critici (Ccps) apparecchiature europee ed effettuare le opportune possono raggiungere questo verifiche. grado di sensibilità. Infatti, il Sfcr obbliga gli importatori canadesi ad NUOVE NORME IN CANADA adottare piani preventivi di In Canada una nuova controllo (Preventive Control normativa igienico-sanitaria Plans, Pcp) che dimostrino che sugli alimenti (Safe Food gli standard sulla sicurezza for Canadians Act and alimentare nei Paesi di Regulations), sul modello del provenienza dei prodotti Fsma americano, è entrata in importati siano almeno vigore il 15 gennaio 2019. equivalenti a quelli applicati I prodotti lattieri rientrano da Ottawa.
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NORMATIVE_L’ESPERTO RISPONDE A cura di Leonardo Graverini
NELL’ETICHETTA DI UN FORMAGGIO IDONEO AI VEGETARIANI VORREMMO APPORRE LA DICITURA “PER VEGETARIANI”. DEVE ESSERE RIPORTATA ANCHE L’INDICAZIONE “SENZA CAGLIO ANIMALE” OPPURE È UN CLAIM PUBBLICITARIO?
Né a livello nazionale una normativa sulla c prodotti idonei ai co esiste una definizion di "consumatore veg prodotto come idone attualmente alla resp
È CORRETTA LA TESI DELLE AUTORITÀ DI UN ALTRO PAESE UE SECONDO LE QUALI I CONSERVANTI CONTENUTI ALL’INTERNO DEL RIVESTIMENTO PLASTICO CON CUI VIENE RICOPERTO UN FORMAGGIO DEVONO ESSERE INDICATI NELLA LISTA INGREDIENTI, ANZICHÉ ESSERE CITATI COME TRATTAMENTO IN CROSTA? OCCORRONO ALTRE INDICAZIONI DI ETICHETTATURA?
I rivestimenti in ques “materiale a contatto dal Reg. Ce n. 1935/ contatto con la crost Dunque, devono esse cessione di qualsiasi quelle che avvengono quest’ultima fa parte tale, deve rispettare Inoltre, va considerat a prolungare la cons le condizioni dei prod in modo da incorpora rilasciano sostanze n suo ambiente, o le as normativa come “ma oggetti che controlla
È POSSIBILE OMETTERE L’INDICAZIONE DEL SIEROINNESTO NATURALE TRA GLI INGREDIENTI DI UNA MOZZARELLA DI LATTE DI BUFALA DA ESPORTARE VERSO PAESI TERZI?
Non esistono norme aventi forza di legge di portata generale valide indifferentemente per tutti i Paesi Extra-Ue che disciplinino l’omissione o meno dell’indicazione del sieroinnesto naturale nell’elenco degli ingredienti. Ogni Stato ha le proprie normative di etichettatura, che possono differire anche significativamente le une dalle altre, per cui è opportuno che la legislazione applicabile in ciascun Paese di 72 IL MONDO DEL LATTE
venditore, tenuto conto che la scelta vegetariana può essere dettata da diverse e distinte motivazioni, perlopiù dietetico/ he ciascuna categoria vere differenti esigenze menti, anche per quelli ori vegetariani vale il tura volontaria dovrebbe iani". Mancando una one “senza caglio animale” ria (ossia pubblicitaria) e pediscano di apporla sulla
finiti dalla normativa come sono disciplinati da norme
e sostanze che il nte cedere al formaggio etto ingredienti/additivi tarsi di additivi ammessi rispettate le condizioni e i additivi e devono essere maggio come additivi, goria di appartenenza; e, soprattutto, se non si può sumatore possa ingerire un insieme al formaggio, sarà come “istruzione per l’uso”, formaggio è ricoperto da che dev’essere rimosso alimento. Per i materiali e si in contatto con prodotti pecifica prevede che questi chettati per consentire al arti non commestibili; a tale 50/2009 prescrive apposite e ad altri specifici obblighi
destinazione venga identificata e verificata con gli operatori che in quel Paese importano la vostra mozzarella di latte di bufala. Invece, per quanto concerne l’Unione europea, l’omissione dell’indicazione è legata ai casi in cui è prevista la possibilità di non indicare una sostanza quando questa è utilizzata quale coadiuvante tecnologico, in base all’art. 20 del Reg. Ue n. 1169/2011 e alla definizione che di “coadiuvante tecnologico” data dal Reg. Ce n. 1333/2008, fermo restando che spetterà all’operatore dimostrare che il modo e lo scopo dell’utilizzo di quella sostanza corrispondono effettivamente a quest’ultima definizione.