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Tra Palazzi, Castelli e Musei: il percorso culturale
Da qui a seguire troverete una guida dettagliata delle bellezze del nostro territorio con i maggiori punti di interesse artistico, storico, culturale delle tradizioni del nostro territorio. Una guida dettagliata tra Palazzi, Musei, Castelli e luoghi d’interesse che vi faranno conoscere ed apprezzare ancor di più le meraviglie del territorio.
PALAZZO D’AVALOS. A due passi da Piazza Rossetti e alle spalle della Concattedrale di San Giuseppe, c’è il Palazzo d’Avalos, simbolo della città nonché uno dei più significativi esempi di architettura rinascimentale abruzzese della seconda metà del Cinquecento di stampo romano. Il Palazzo d’Avalos, che sorge su preesistenze romane e altomedievali, fu fatto costruire nel 1472 dal feudatario Giacomo Caldora su di una esistente struttura del 1300. Il Palazzo, dapprima devastato durante l’incursione delle armate turche di Pialy Pascia nel 1566, conobbe poi una rivisitazione ad opera della famiglia dei d’Avalos che prese il controllo della città trasferendo poi la sua corte a Palazzo dando così un forte impulso all’abbellimento e allo sviluppo del centro storico. Durante i tre secoli di signoria dei d’Avalos e fino all’occupazione francese del 1799, il Palazzo assunse l’aspetto di una reggia. Fu alla fine del XVII secolo che furono realizzati il grande scalone, il teatro e la cisterna nel cortile. Dopo l’abbandono della signoria dei d’Avalos, gli ambienti del palazzo furono progressivamente frazionati. I lavori di restauro di Palazzo d’Avalos iniziarono quando il Comune di Vasto ne concluse l’acquisizione (nel 1974). Il complesso dispone di sale ed ambienti predisposti e utilizzati per eventi e mostre temporanee e da gennaio di quest’anno ospita anche nuovi preziosi reperti di proprietà del nobile casato. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ha infatti disposto la consegna - in giudiziale custodia alla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara - di dieci ante di porte caratterizzate da raffinati decori che presentano immagini dipinte su lamine d’oro e raffigurano scene bucoliche ricche di colori e di particolari e
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di vari elementi architettonici in marmo policromo rintracciati nel corso di lunghe e meticolose indagini condotte dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che potrebbero essere parte di un altare che si presume fosse collocato nella cappellina interna di Palazzo d’Avalos. Il Palazzo d’Avalos oltre ad incantarvi per la sua maestosità, vi incanterà anche per lo splendido e meraviglioso GIARDINO NAPOLETANO presente al suo interno e che è stato riportato all’antico splendore da un restauro che gli ha restituito l’originale impianto tardo settecentesco. Il Giardino Napoletano è infatti a forma di croce con vialetti ortogonali coperti da un pergolato.Al centro del Giardino - dove prima sorgeva un padiglione sorretto da colonne e due fontane ornamentali con giochi d’acqua che rendevano ancor più gradevole le passeggiate e le soste nel giardino - ora è presente un pozzo circondato da quattro panchine in maiolica. Accanto al verde ornamentale e lungo il muro che costeggia il Palazzo, potrete ammirare anche molti reperti archeologici. Da non perdervi assolutamente è la camminata tra siepi di bosso e cespugli di rose che vi condurrà all’incantevole e romantica terrazza panoramica che si affaccia sul suggestivo Golfo d’Oro. All’interno di Palazzo d’Avalos troverete poi il Museo Archeologico, il Museo del Costume, la Pinacoteca e la Galleria d’Arte Contemporanea. Il Museo Archeologico, posto al pianoterra del complesso, fu fondato nel 1849 come Gabinetto Archeologico Comunale di Vasto. È uno dei più antichi d’Abruzzo e al suo interno potrete ammirare non solo i reperti archeologici che testimoniano le fasi storiche dall’Età del Ferro al periodo frentano (dal IX al III secolo a. C.), ma anche quelli della fondazione e dello sviluppo della città romana di Histonium. Presenti inoltre anche reperti
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dell’Altomedioevo messi a disposizione dai cittadini ed ampliati successivamente dallo storico direttore Luigi Marchesani nel corso di rinvenimenti in città e nel territorio e i corredi funebri delle necropoli del Tratturo e di Villalfonsina oltre ai bronzetti votivi dei santuari locali tra cui il guerriero offerente con corazza anatomica. Tra i pezzi più significativi c’è il raro sarcofago bisomo di Publio Paquio Scaeva e una lastra di bronzo in lingua osca. All’interno invece del Museo del Costume, istituito nel 2000 per iniziativa del Lions Club Host Vasto, potrete ammirare i preziosi abiti ed i corredi abruzzesi risalenti al periodo compreso tra gli inizi dell’800 e i primi del ‘900 che accompagnavano le spose che lasciavano la casa paterna. Gli abiti e i corredi sono stati donati da famiglie vastesi che grazie ai lori gesti hanno contribuito alla costituzione di questo ricco e particolare Museo. Ad arricchirlo anche culle, port-enfants, corredini per neonati, attrezzi da lavoro femminile, manichini che indossano abiti da cerimonia e una serie di splendide litografie dell’artista illustratore vastese Pier Canosa raffiguranti i tradizionali costumi d’Abruzzo. Al primo piano del complesso, nell’ala orientale e in quella meridionale, troverete invece la Pinacoteca che ospita la ricca e preziosa Collezione Palizzi, opere donate alla città nel 1898 dai fratelli Giuseppe, Filippo, Nicola e Francesco Paolo Palizzi nati a Vasto. Fondata il 25 aprile del 1849 come antiquarium civico, all’interno della Pinacoteca potrete ammirare anche le opere di Gabriele Smargiassi, Francesco Paolo Michetti e Giulio Aristide Sartorio. Infine nella Galleria d’Arte Contemporanea potrete ammirare due importanti collezioni che vi consigliamo di visitare: la Mediterrania e Segni d’Arte. La prima è composta da ottanta opere di quattro artisti italiani quali Bonichi, Carmassi, De Stefano, Falconi e di quattro artisti spagnoli - Mensa, Orellana, Ortega, Quetglas - frutto della donazione Paglione-Olivares alla città di Vasto che pur nella loro diversità testimoniano l’appartenenza ad uno stesso ambito geografico e culturale. La seconda invece riunisce in sé le opere non figurative a firma di artisti diversi, raccolte da collezionisti locali. Altra bellezza che vi farà rimanere senza fiato per la sua maestosità è il Castello Caldoresco sito nella centralissima Piazza Barbacani e a due passi dal Municipio. Si tratta di uno dei monumenti più rappresentativi della città di Vasto che fu fatto edificare da Giacomo Caldora sui resti di una precedente fortificazione. La sua parte più interessante ed antica è quella che si affaccia su piazza Barbacani,
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Nel 1494 il Castello subì però un assedio durato tre mesi conto le truppe del Re Ferdinando I d’Aragona. Diverse le trasformazioni subite nel corso dei secoli: tra il 1605 e il 1697 fu infatti adibito a carcere e nel 1713 venne invece rafforzato e restaurato. Verso la metà dell’Ottocento venne infine utilizzato come abitazione residenziale. La parte più antica è quella che si affaccia su piazza Barbacani. Il Castello è infine inserito nella serie filatelica ordinaria italiana degli anni ottanta denominata “Castelli d’Italia”. Oggi, in quanto proprietà di privati ed in parte adibito ad uso residenziale e commerciale, il Castello non è purtroppo visitabile. Due invece i palazzi storici di San Salvo che meritano attenzione. Il Palazzo De Vito sito in piazza San Vitale e fa parte dell’antico borgo murato sorto intorno all’abbazia medievale di San Salvo successivamente intitolata ai Santi Vito e Salvo. Il Palazzo nel corso degli anni ha subito diverse ristrutturazioni. Gli ambienti al piano terra inizialmente erano utilizzati come frantoi, opifici e magazzini e ancor’oggi al suo interno ci sono tracce di archi e volte originarie. L’altro palazzo storico è il Palazzo Di Iorio Bruno. Un edificio cinquecentesco che si affaccia su Piazza San Vitale. Inizialmente fu realizzato con il pianterreno e un piano superiore, ma nel XX secolo è stato sopraelevato. Al suo interno presenta un interessante ambiente seminterrato, voltato a mattoni e allineato alla superficie di calpestio dell’età romana. Alla vista il Palazzo mostra una facciata che è stata restaurata nel 2013 con le murature del pianterreno in pietra spaccata o scalpellata, alternata con ricorsi di mattoni. La muratura del secondo piano è invece in laterizio. La parte originale della facciata è incorniciata da due possenti mattoni. Nel Novecento sono stati poi aggiunti i balconi con le mensole in pietra e con le ringhiere in ferro battuto. All’interno si trova un arco a sesto ribassato e modanato, sorretto da due spallette lisce, ed elementari capitelli, entro cui si trova la porta.
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CASTELLO DI MONTEODORISIO.
Sito nella parte più alta del borgo di Monteodorisio, il Castello è realizzato con ciottoli di fiume, interi o lavorati, provenienti dal fiume Sinello, misti ad argilla. Il luogo venne scelto sia per l’avvistamento facilitato dei nemici sia per la fuga in caso di assedio. Ad oggi del Castello sono visibili solo due lati della forma trapezoidale, ossia il lato nord-ovest ed il lato sud-est nonché tre torrioni siti su tre dei quattro punti cardinali. I torrioni hanno invece pianta circolare con quello a ovest che ha un coronamento a beccatelli privi di caditoie mentre quello a nord presenta un motivo architettonico fatto con mattoni posti a lisca di pesce. La parte nord è composta da muri spessi quattro metri e alti 14 con delle aperture strombate per i cannoni. Nella parte più alta di questa facciata vi è un’ampia finestra con arco a tutto sesto. Questa parte, insieme alle torri è la più antica. Il Castello di Monteodorisio è oggi sede anche del Museo Civico, del Centro di documentazione dell’Ordine Francescano in Abruzzo e Molise e dell’Archivio documentario ed iconografico (Beni Culturali d’Abruzzo e Molise) e al suo interno è presente il Museo per l’economia tra l’antichità ed il Rinascimento. Momento che assolutamente non dovrete perdervi è lo spettacolo dei colori che durante il tramonto si riflettono sulle antiche pietre del castello. Magnifico il panorama che potrete ammirare.
STORIA DEL CASTELLO DI MONTEODORISIO. Il Castello fu edificato intorno al XI secolo con molta probabilità dai Normanni perché nel 1905 appare in una cessione di beni indirizzata dal Conte dei conti Roberto di Loritello al vescovo teatino Rainolfo. Nella cessione insieme al castello furono donate in perpetuo alla Diocesi teatina anche le due chiese ad esso afferenti: quella di San Salvatore al suo interno e quella di San Pietro all’esterno. Nel 1256 fu poi dato in feudo a Corrado d’Antiochia, nipote di Federico II. Subì poi diverse cessioni fino a quando nel 1423 Giacomo ed Antonio Caldora si insediarono nella fortezza apportando considerevoli ampliamenti. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento il feudo passerà definitivamente ai d’Avalos.
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