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Maturità, ritorno al passato
Per la prima volta dopo la pandemia, tutte le prove scritte (prima, seconda e terza solo per alcuni indirizzi, tra cui Esabac, Esabac Techno, licei internazionali) saranno a carattere nazionale, a eccezione degli istituti Professionali di nuovo ordinamento. Tra le novità va segnalata l’introduzione della seconda prova scritta per gli Istituti Professionali di nuovo ordinamento (come da Decreto Legislativo 61/2017). Ci sarà un’unica prova integrata che non verterà su discipline scolastiche ma sulle attività svolte durante il percorso di studi. Nel dettaglio, le commissioni declineranno le indicazioni ministeriali sulla base del percorso formativo effettivamente svolto e dei programmi degli istituti, in un’ottica di personalizzazione, partendo da una cornice nazionale generale di riferimento e dalla tipologia di prova individuata e trasmessa dal Ministero alle scuole, tramite plico telematico, il martedì precedente al giorno di svolgimento della prova. Per quanto riguarda gli orali, che prenderanno il via da uno spunto iniziale (un’immagine, un breve testo, un breve video) scelto dalla Commissione, verranno valorizzati il percorso formativo e di crescita, le competenze, i talenti, la capacità dello studente di elaborare, in una prospettiva pluridisciplinare, i temi più significativi di ciascuna disciplina. Questi ultimi saranno indicati nel documento del Consiglio di classe - che le scuole predisporranno entro il 15 maggio - di ciascuno studente.
Nell’ordinanza vengono individuate disposizioni relative alle situazioni delle studentesse e degli studenti più fragili: con disabilità, con disturbi specifici di apprendimento (Dsa), con bisogni educativi speciali (presenti anche nelle ordinanze precedenti) e che hanno frequentato corsi di istruzione funzionanti in ospedali, in luoghi di cura o nelle case di reclusione. Insomma, in netto anticipo rispetto agli scorsi anni, vengono fornite le linee guida di un esame che - dopo terremoti e scosse di assestamento dovuti alla pandemia -ora si prepara a un ritorno alla normalità.
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POLITICA • Si scaricano su Bruxelles colpe che non ha spesso per crearsi alibi. Il caso dell’europarlamentare Basso vittima di una fake
VANNI RAINERI
Ci abbiamo messo tanto per diventare italiani, e non è che ci siamo riusciti alla perfezione, ma quanto ci metteremo per diventare europei? Sempre più spesso l’Europa è vista come un ostacolo, come un insieme di stati concorrenti, spesso come un alibi per scaricare colpe e responsabilità.
CE LO CHIEDE L’EUROPA
È lo slogan principe che si va ripetendo, spesso per giustificare la necessità da parte della politica di assumere decisioni anche impopolari. Facile per chi deve prendere decisioni imputare a Bruxelles la paternità delle stesse, così come crearsi alibi per le cose che non funzionano. Una grande responsabilità in questo senso l’ha anche il mondo dell’informazione che tende a lisciare il pelo ai vari partiti. Quante volte ci capita di leggere titoli come “Ultimatum dall’Europa”, “L’Europa ci lascia soli” e via di questo passo? Quante volte leggiamo di imposizioni nei confronti di un’Italia vittima, e quanto spesso ci pensiamo in concorrenza con gli interessi di altri paesi europei, invece che sottolineare le sinergie che si creano e che ci possono favorire. Sembra che dimentichiamo che l’Europa siamo anche noi, e che il nostro peso nelle decisioni prese a Bruxelles non è irrilevante. L’Europa è una grande opportunità, ma nella gran parte dei casi è dipinta come un ostacolo. SE FOSSE COSÌ CON L’ITALIA Pensiamo un attimo se i discorsi che facciamo con gli altri paesi europei dovessimo farli tra le diverse regioni italiane. Come accetteremmo un titolo come “Ce lo chiede l’Italia” o “Ultimatum alla Lombardia da Roma?”. Sarebbe politicamente scorretto sottolineare le differenze tra una regione e l’altra, dando colpe
SICUREZZA