territori dell’architettura monografie
margherita petranzan | costruzioni a cura di GIZMO
ILPOLIGRAFO
territori dell’architettura monografie 09
margherita petranzan | costruzioni a cura di GIZMO
ilpoligrafo
a mia sorella Annamaria
ringraziamenti Uno speciale ringraziamento a mio marito Giuseppe, per aver sempre sostenuto il mio lavoro; a Marco Biraghi, Silvia Micheli e Mario Viganò per la cura attenta nel selezionare testi e progetti; a Beatrice Caroti, per il lavoro faticoso di impaginazione, revisione e controllo di testi e immagini; a Paolo Frizzarin per l’attenta e minuziosa elaborazione e riproduzione delle immagini fotografiche. Ringrazio inoltre sentitamente tutti gli amici che in questo libro hanno riflettuto sul mio fare. Un ultimo particolare ringraziamento va a Chiara Finesso, che ha accolto il libro in una prestigiosa collana di architettura della sua casa editrice. si ringraziano per il contributo alla pubblicazione Presidenza della Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano TMB - Tecnomeccanica Betto Dina Margutti Impresa Edile Bortoliero Alessandro Busca Paolo Soloni
in copertina Centro ergoterapico, Comunità alloggio “Cinque dita”, Monselice (Padova), 2006 fotografi Paolo Frizzarin con Sergio Cancellieri coordinamento editoriale Andrea Cescon progetto grafico a cura della casa editrice Laura Rigon redazione testi e impaginazione Beatrice Caroti Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore copyright © maggio 2013 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it www.poligrafo.it ISBN 978-88-7115-828-0
indice
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Massimo Cacciari
11 Per Margherita Petranzan Sergio Givone 13 L’eccezionalità della normalità Marco Biraghi 15 Professione architetto Silvia Micheli 21
Conoscere per costruire, costruire per conoscere Mario Viganò
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Il buon Dio abita nei particolari Alberto Giorgio Cassani
27 Architettura “paradossale” Margherita Petranzan 29 L’architettura nella società italiana Margherita Petranzan 35 Libro di carta e libro di pietra Margherita Petranzan il presente della memoria 41
Architettura, ovvero: il presente della memoria Margherita Petranzan 49
Strutture di relazione “nonostante tutto” Margherita Petranzan 53 Metamorfosi: forma rivelata Margherita Petranzan 56 Opere Casa M.T., Monselice, Padova, 1974
Casa A.B., Padova, 2008
Casa F.B, Padova, 2009
81 Un tema e tre parole chiave Franco Purini l’interno e l’intorno 87 L’interno e l’intorno Margherita Petranzan 91 Il tempo della simulazione Margherita Petranzan 94 Opere Complesso residenziale a schiera (32 alloggi), Monselice, Padova, 1978
Complesso residenziale a schiera (12 alloggi), Monselice, Padova, 1979
Complesso residenziale a schiera (10 alloggi), Monselice, Padova, 1982
Complesso residenziale IACP, Monselice, Padova, 1993
Complesso residenziale, Tribano, Padova, 2008
P.I.R.U.E.A. - PDR San Giacomo, Monselice, Padova, 2009
Recupero a uso direzionale ex scuola elementare, Piazzola sul Brenta, Padova, 2008
Complesso residenziale, Monselice, Padova, 2012
119 Su Margherita Petranzan Pietro Derossi il limite della misura 125 Il limite della misura Margherita Petranzan
Cinque abitazioni in linea, Stanghella, Padova, 1983
Casa M.P., Arre, Padova, 1995
Centro ergoterapico comunità alloggio “Cinque dita”, Monselice, Padova, 2006
130 Dismisura Margherita Petranzan
Casa R.B., Padova, 2007
Casa B.G., Monselice, Padova, 2010
131 Restauro Margherita Petranzan
128 Necessità e libertà in architettura Margherita Petranzan
134 Opere
design
Restauro scientifico Villa Nani Mocenigo,
225 Il pensare come “limite” del fare Margherita Petranzan
Monselice, Padova, 1978
Casa M.L., Monselice, Padova, 1990
Casa B.S., Monselice, Padova, 1992
Casa C.B., Padova, 2003
Casa F.S., Padova, 2002
Casa C.D., Padova, 2006
Sistema Totem
Complesso di edifici in area centrale, Monselice, Padova, 2008
Poltrone Tavoli
Edificio a uso uffici e sala polivalente, Monselice, Padova, 2008
Letti
159 tre aspetti in successione Francesco Taormina
231 Oltre la differenza Margherita Petranzan 233 Opere
Mobili vari
253 Didattica della critica / critica della didattica Saverio Pisaniello 255
165 Il mondo dell’artificio Margherita Petranzan
Lavorare con Margherita Petranzan. La persona, la figura professionale, l’opera nel suo farsi Roberto Rossato
167 Casa Margherita Petranzan
dialoghi con Margherita Petranzan
il mondo dell’artificio
169 Abitare Margherita Petranzan
259
Intervista-dialogo Valle-Petranzan, l’opera in memoria
172 Opere
265
Progetto di villa con interno, dialogo tra Aldo Rossi e Margherita Petranzan
273
Dialogo tra Margherita Petranzan e Renzo Piano a Punta Nave, Genova, nello studio di Renzo Piano
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Intervista di Margherita Petranzan a Giancarlo De Carlo
285
Dialogo con Pio Baldi sulla città contemporanea
295
Abitare la barbarie, intervista con Margherita Petranzan a cura di Massimiliano Cannata
Casa F.C., Collesano, Palermo, 2011
Edificio a uso residenziale (11 alloggi), Mestre, Venezia, 1998
Albergo, Monselice, Padova, 1996
Edifici residenziali, Piano di recupero, Rovigo, 1999
Casa Z., Padova, 2012
Casa P.M., Monselice, Padova, 2009
Condominio C., Monselice, Padova, 2001
Casa G.P., Monselice, Padova, 2005
193 Per Margherita Petranzan Massimo Donà
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riviste
Anfione e Zeto
197 Su “Anfione e Zeto” Margherita Petranzan 201 Architettura dell’identità o della differenza? Margherita Petranzan 208 La verità dell’apparenza in architettura Margherita Petranzan Paradosso 211 Su “Paradosso” Margherita Petranzan 215 Disegnavo un filo d’erba e riflettevo Roberto Masiero 219 Eutektos Valeriano Pastor
Francesca Gelli intervista Margherita Petranzan
311 Margherita Petranzan Paolo Valesio 312 www.margheritapetranzan.it Paolo Frizzarin 315
Profilo biografico di Margherita Petranzan
massimo cacciari
Margherita Petranzan appartiene alla “squadra”, numerosa una volta, ma ora, temo, in via di estinzione, degli “architetti colti”. Ciò che mai ne ostacola o riduce la competenza professionale è la volontà propria dell’architetto di costruire, e non limitarsi all’idea, al progetto, al bel disegno. Con Margherita abbiamo condiviso, da questo punto di vista, esperienze importanti, in particolare negli anni in cui abbiamo insieme preparato la rivista di filosofia “Paradosso” con tanti amici, che tali sono rimasti per me e per lei, da Vitiello a Sini, da Givone a Marramao, da Curi a Donà. Quel lavoro nel campo propriamente filosofico si accompagnava, per Margherita, con un altro, complementare e ancor più faticoso, per la rivista di teoria dell’architettura “Anfione e Zeto”. Una bella rivista, dove davvero costruire e pensare si fondono. È con grande piacere, per tutti questi motivi, che aggiungo il mio ricordo e l’espressione della mia stima e amicizia in questo libro che le è dedicato.
Complesso di edifici in area centrale, Monselice (PD), 2008.
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il presente della memoria
Casa A.B., Padova, 2009.
metamorfosi: forma rivelata margherita petranzan
Credo che l’architettura abbia poco o nulla a che fare con la ricerca di forme interessanti, o con le inclinazioni personali [...] è sempre oggettiva ed è l’espressione dell’intima struttura dell’epoca nel cui contesto si colloca. (Ludwig Mies van der Rohe, L’architettura della nostra epoca, 1965)
Andare “oltre la forma”, subendo di necessità continue metamorfosi 1, è caratteristica della dimensione umana e di tutte le sue manifestazioni e produzioni. Infatti la persona, che è per definizione maschera, oltre a subire l’attacco del tempo che le “impone” continue mutazioni sul piano fisico, che la preparano, avviandola lentamente e consapevolmente verso la “dissoluzione”, cavalca metamorfosi da cui non può prescindere, a cui non può sottrarsi, proprio per la sua intrinseca natura, che contempla la compresenza di più individui in uno stesso che è già duale, solo per il fatto che in esso esiste una sfera “spirituale” ingabbiata da una “fisica” corruttibile2. Così ogni cosa costruita, per essere tale e per mostrarsi compiuta deve passare attraverso una serie infinita di trasformazioni “necessarie”, perché concorrono alla definizione della sua identità. È sostanziale, ad esempio, il contributo ai mutamenti di forma del prodotto architettonico da parte dei vari materiali che entrano in gioco a “comporre” la costruzione, e che, a loro volta, si trasformano, anche se, grazie a questo processo, si radicano nella nuova forma assumendo in essa una precisa e continuamente diversa identità. Bisogno di radicamento e trasformazione continua, ricerca e negazione di forma al contempo: questa è dunque la contraddizione fondamentale cui l’architettura, speculum humanae naturae, è da sempre sottoposta. Non si può dimenticare, però, che esiste sempre un’identità da cui tutto parte e che mai si annulla, ma, tuttavia, difficilmente si riconosce. Ciò significa che nei vari processi di trasformazione si mescolano e si coniugano i risultati che si mostrano, in successione, come forme compiute e rivelate, anche se solo in apparenza. Il mattone, ad esempio, rimane mattone, pur trasformandosi in muro quando si unisce al cemento; nel muro l’identità del mattone si è modificata nella somma di due identità che hanno dato origine a qualcosa di nuovo anche se diverso dalle due precedenti “entità” di partenza. Tale diversità non è però “sostanziale”, ma solo “apparente” perché ciò da cui tutto è partito rimane pur sempre presente e riconoscibile nel risultato modificato. Il fenomeno della metamorfosi, in architettura, si presenta dunque in maniera enigmatica e come tale va affrontato. L’apparenza di diversità è un enigma e contemporaneamente fonte di meraviglia perché ogni forma, distinguendosi, si impone nella sua compiutezza e unicità come risultato di una catena di trasformazioni spesso incontrollabili sia per la loro natura che per la loro quantità. Tutto ciò che concorre a formare la “cosa” costruita, se all’inizio è ben distinguibile e incontaminato, poi lentamente si lascia contaminare e si riorganizza, plasmato, all’interno di nuovi e impensabili risultati e di complessi sistemi relazionali. “In tale spazio stanno insieme incanto e spaesamento”3. Tale spazio è lo spazio dell’architettura, che è la città. Più spaesamento che incanto si prova però, oggi, nel percorrere le strade delle città guardandole dal di fuori e immaginando la vita all’interno delle costruzioni.
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Spaesamento legato alla perdita di quell’unità inscindibile – di cui parlava Bacone – tra il vivere dentro le case e il guardarle dal di fuori, nel senso che la visione aperta alla bellezza dei fabbricati vicini dovrebbe concorrere alla godibilità estetica dell’interno in cui si abita. La varietà che, teorizzava l’Alberti, nella città dovrebbe essere fondamento di armonia, intesa come “unità nel molteplice e diversità nell’identico”, è straordinariamente presente oggi, unicamente però come frammentazione gratuita e, molto spesso, appunto, spaesante. Il grande sforzo, dunque, di chi si accinge a “inserire edifici” all’interno di un organismo urbano contemporaneo in preda a continue e casuali, per non dire dissolute, metamorfosi, consiste nell’interpretare lo “spirito del tempo” per garantire, attraverso un sano abitare, una equilibrata fruibilità di tutti gli spazi necessari allo svolgimento della vita nel complicato sistema metropolitano dell’attuale villaggio globale. “Nel molteplice ridotto a pura quantità non può esservi infatti concinnitas ma pura standardizzazione, oppure massa plumbea: nella cui greve opacità il molteplice si unifica ammucchiandosi e amalgamandosi”4. Molteplicità e diversità, con funzioni sublimate in rappresentazioni molto spesso volgari, possono dunque costituire una risposta – così come normalmente viene fatto nelle smisurate periferie delle città – ai bisogni di qualità di tutti gli spazi abitabili dell’uomo contemporaneo? Oppure sono forse necessarie ulteriori e robuste metamorfosi di interi ed estesi agglomerati urbani? [articolo pubblicato in Derossi Associati. Villaggio Olimpico a Torino, lotto 5, “Anfione e Zeto”, 20, Il Poligrafo, Padova 2008, pp. 11-12]
Metamorfosi: dal greco metå (metà), al di là, oltre, e morfÆ (morphè) forma con base mor, con il senso di apparire, farsi ammirare, che originariamente corrisponde all’ebraico mar’e che significa forma, apparenza, rivelazione; in G. Semerano, Le origini della cultura europea, II, Olschki, Firenze 1994. 2 Nietzsche nei Discorsi di Zarathustra parla delle tre metamorfosi a cui ogni individuo è sottoposto e che deve consapevolmente cavalcare: “tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo” (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, Milano 1968). 3 “D’altra parte, è lo stesso Platone a notare come la meraviglia insorga con lo smarrimento e la vertigine. Teeteto, infatti, comunica a Socrate la sua meraviglia con queste parole: ‘in verità, o Socrate, io sono straordinariamente meravigliato di quel che sono queste ‘apparenze’; e talora, se mi ci fisso a guardarle, realmente ho le vertigini’. La meraviglia non è banale spigolatura, ma senso di vertigine dinanzi alle cose e perciò ‘visione inaugurante’” (S. Natoli, L’incessante meraviglia, Lanfranchi, Milano 1993). 4 R. Assunto, La città di Anfione e la città di Prometeo, Jaca Book, Milano 1984.
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Casa R.B., Padova, 2007. Vista della loggia sul cortile.
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casa m.t. monselice, padova, 1974
con giuseppe bovo foto: paolo frizzarin L’abitazione è collocata all’interno di un grande lotto di terreno in zona artigianale, a ridosso del colle “la Rocca” di Monselice. Una sezione operata sulla linea di simmetria di una normalissima abitazione a due falde inclinate, un successivo slittamento e successive sezioni operate sui volumi hanno generato un impianto che ha permesso soluzioni di distribuzione degli spazi esterni e interni funzionali all’ingresso della luce solare e al luogo col quale si relaziona.
Vista prospettica del caminetto; prospetto sud; prospetto ovest; pianta piano terra. Vista dal giardino verso l’ingresso.
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Vista assonometrica; dettaglio lato ovest; esecutivi del portone scorrevole. Finestra d’angolo; vista dal giardino verso l’ingresso.
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cinque abitazioni in linea stanghella, padova, 1983 con giuseppe bovo
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Prospetto nord; sezione a-a; prospetto ovest; prospetto est. Pianta piano primo; pianta piano terra.
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casa r.b. padova, 2007
con giuseppe bovo collaboratore: roberto rossato foto: paolo frizzarin La logica compositiva è funzionale all’orientamento delle varie zone abitabili rispetto alla luce e alla distribuzione delle diverse funzioni in rapporto al contesto. Livelli e materiali diversi segnalano e distinguono i volumi.
Pianta coperture; pianta piano primo; pianta piano terra. Dettaglio del volume soggiorno; dettaglio dell’ingresso; vista angolare sud-ovest della loggia.
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Prospetto est; esecutivi del rivestimento della scala d’ingresso. Dettaglio della scalinata d’ingresso con cilindro rosso; vista prospettica del lato nord con ingressi garage.
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Esecutivi del portone (accesso carraio e recinzione); esecutivi del prospetto ovest. Prospetto sud-ovest; esecutivi della lampada della colonna interna.
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complesso residenziale a schiera (10 alloggi) monselice, padova, 1982
con giuseppe bovo, aldo peressa, domenico schiesari, massimo trevisan foto: paolo frizzarin Situato a ridosso della collina di Montericco, è composto da dieci alloggi organizzati su tre livelli che assecondano, attraverso terrazzamenti, il naturale andamento del terreno. Sopra i garage, che formano il primo terrazzamento, si sono ricavati giardini pensili privati e sul retro, al piano della zona giorno, altri giardini con ingressi di servizio attraverso piccole logge. Gli appartamenti sono quindi proiettati sul verde e constano di terrazzi a tutti i livelli, compresa la zona notte.
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Sezione; vista della zona giorno; vista prospettica del complesso da sud-est. Prospetto; dettaglio del serramento; dettaglio della scala a chiocciola; pianta zona giorno; pianta zona notte.
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Schizzi iniziali della pianta piano terra; pianta piano primo; pianta piano secondo; sezione trasversale. Dettaglio prospetto sud; dettaglio prospetto nord.
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su “anfione e zeto” margherita petranzan
“Anfione e Zeto”, fondata nel 1988 da Margherita Petranzan – con la collaborazione di Edoardo Benvenuto, Massimo Cacciari, Giuseppe Mazzariol, Adolfo Natalini, Valeriano Pastor – e da lei attualmente diretta, nasce dall’esigenza di fare il punto sull’opera di architettura, considerata un importante momento di definizione delle strutture urbane e di riflessione sul loro grado di abitabilità. Pone inoltre al centro della sua analisi critica quanto viene realizzato nell’ambito dell’architettura contemporanea, rappresentando l’opera nel suo farsi. La rivista è divisa in parti che testimoniano la complessità del fare architettonico e le sue molteplici e necessarie relazioni: la prima, intitolata Opera e dedicata all’intervento progettuale, è costituita da varie sezioni che ne analizzano la consistenza e lo contestualizzano; la sezione centrale, Theorein, è la parte tematica, che sviluppa una riflessione teorica, autonoma e rigorosa attorno a una parola, provocata dall’opera architettonica, isolata e interrogata nel suo stesso statuto di possibilità originante; la seconda parte, denominata Varietà, è luogo d’incontro e di scontro tra diversi saperi e pratiche, libero da troppo rigide coerenze, che non teme di accostare tra loro mondi apparentemente lontani. Intermezzo, benjaminiana costellazione di eventi e frammenti, crocicchio di strade che qui s’incontrano ma anche si dipartono, costituisce un momento di riflessione aperta a ospitare, su uno stesso piano e con gli stessi diritti, progetti di architettura, opere prime, arti, interviste, libri, mostre, concorsi, prodotti di industrial design, musica contemporanea, sofisticati rilievi e analisi del degrado del patrimonio architettonico e monumentale esistente; privilegiando soprattutto quei luoghi in cui questi differenti linguaggi dialogano tra loro, pur parlando una propria lingua. “Anfione e Zeto” presenta l’opera nel suo farsi e si interessa dei luoghi comuni. Anfione e Zeto (i dioscuri tebani) sono stati scelti da Margherita Petranzan come fortemente rappresentativi della dimensione dell’architettura, essendo due aspetti diversi e non antagonisti di una stessa realtà. Valéry li ha fusi in un’unica figura (Amphion) privilegiando la parte poetica, creativa dell’architettura e l’ha trasformato in melodramma. “Ho scritto dunque Anfione e l’ho chiamato melodramma… L’azione, limitata com’è, dev’essere subordinata alla sostanza significativa e poetica di ciascuno dei suoi momenti. Anfione, uomo, riceve da Apollo la lira. La musica nasce sotto le sue dita. Al suono della musica nascente le pietre si muovono, si uniscono: l’architettura è creata”. Questa immagine ha grande fascino e incanta, anche se chi opera in architettura conosce la “fatica” che lo spostamento reale dei materiali comporta. Ecco perché si è ripristinata la figura di Zeto, colui che fatica portando le pietre sulle spalle, colui che ricorda l’ancoraggio alla terra, la struttura, le tecniche. Le ultime due sezioni, Architetture poetiche e Codex Atlanticus, si concentrano sul rapporto tra il mondo della poesia e quello delle altre arti, tra la poesia italiana e non italiana, soprattutto (ma non esclusivamente) poesia delle due Americhe. Con la rivista vengono attivati anche i “Quaderni di Anfione e Zeto”, progettati in funzione di un maggiore approfondimento della conoscenza dell’opera di architettura, entrando con
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Schizzi di Margherita Petranzan su veline per il numero 0 di “Anfione e Zeto�.
199
a
33,00
ISBN 978-88-7115-828-0