Conca della Campania: dal Castrum alla residenza palaziale, di Fabio Cubellotti

Page 1



biblioteca di archeologia 4



Fabio Cubellotti

conca della campania: dal castrum alla residenza palaziale Le fasi storiche e architettoniche attraverso le indagini archeologiche e di archivio

ILPOLIGRAFO


Il volume è pubblicato con il contributo di

COMUNITÀ MONTANA “MONTE S. CROCE”

L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda le fonti non identificate. Quando non esplicitato nelle didascalie, le foto e gli elaborati grafici si intendono dell’autore. progetto grafico e redazione Il Poligrafo casa editrice Alessandro Lise © copyright giugno 2018 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it ISBN 978-88-9387-059-7


indice

9 Introduzione

11

I.

19 27

II.

45

III.

46

1. Il Castrum

62

2. Il Palazzo

79

3. Gli apparati decorativi

87 87 105 107

IV.

111

V.

Inquadramento storico e topografico-territoriale Analisi delle fonti letterarie

1. Il Palazzo residenziale in un documento del XVII secolo

Il sito: inquadramento generale

Le fasi edilizie e le tecniche costruttive: analisi delle murature del Castrum/Palazzo 1. L’Area 1000 (giardino pensile) 2. Il Castrum 3. Il Palazzo

Per una ricostruzione storica del Castrum/Palazzo: confronti e interpretazioni

129 Conclusioni

APPENDICE 133 Regesto delle fonti letterarie

APPARATI 141 Bibliografia 147 Tavole grafiche fuori testo



conca della campania: dal castrum alla residenza palaziale


al piccolo Nahele Cubellotti Ottaviano


introduzione

Guarda i confini antichi della Campania dal canto del Lazio novello, e dalla sinistra riviera del Garigliano, fra monti Aurunchi, e la terra di Galluccio memorabile per l’Assedio che vi fè Papa Innocenzo II. G.B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, 1703

La scelta di studiare il Castrum/Palazzo di Conca della Campania nasce, oltre che da un profondo affetto verso questo luogo, dal desiderio di contribuire scientificamente alla comprensione delle dinamiche storiche e architettoniche che nel corso dei secoli hanno portato all’attuale conformazione di quello che più comunemente viene definito il “Castello di Conca”. Il volume mira a conseguire uno studio integrato tra le fonti letterarie e il dato scientifico, ottenuto con il rilievo fotogrammetrico e quello del 3D image modeling, con la lettura stratigrafica delle unità murarie e con l’esame degli apparati architettonici. Sulla base di queste indagini tecnico-scientifiche si è potuti giungere alla proposta di un modello ricostruttivo 3D del Castrum sia del Palazzo, nelle loro successive fasi di vita. Il volume vuole essere un contributo di sensibilizzazione allo studio delle evidenze archeologiche e architettoniche del grande patrimonio culturale della Campania settentrionale. Le realtà abitative di questo territorio, infatti, sono sempre più caratterizzate da forti cali demografici dovuti, maggiormente, alle esigenze delle nuove generazioni di trovare migliori opportunità nei grandi centri urbani. Questa continua “migrazione” ha inciso sulla natura dei luoghi, che subiscono sempre più una parabola discendente. A tal proposito credo necessario sottolineare che l’unica vera opportunità per il territorio resta la scelta di una politica orientata verso la valorizzazione dei beni culturali e l’incremento delle attività turistiche ad essi connesse. Purtroppo la conoscenza e lo studio di questi luoghi sono troppo spesso legati alle sole tradizioni letterarie locali, che andrebbero integrate con una maggiore scientificità, nella consapevolezza che il vero significato

9


introduzione

di “monumento in quanto bene archeologico e architettonico” è simbolo di identità storica dei luoghi di appartenenza. È ancora molto scarso è il livello di sensibilità verso azioni di valorizzazione che debbano obbligatoriamente essere basate sullo studio approfondito dei luoghi. L’analisi scientifica del monumento, infatti, è il punto di partenza fondamentale e indispensabile per ogni successiva azione di tutela, salvaguardia, restauro conservativo, valorizzazione e, infine, divulgazione. Soltanto da quest’ultima operazione trarrà beneficio il turismo e lo sviluppo sostenibile per la promozione dei territori, come quello di Conca della Campania.

Debbo i miei ringraziamenti al Presidente della Comunità Montana Monte Santa Croce, Alberico di Salvo, per aver creduto nel progetto di questo libro sul Castrum/Palazzo di Conca della Campania; a Vincenzo Maddalena, che mi ha sempre efficacemente consentito l’accesso alla sua proprietà per effettuare la documentazione necessaria alla realizzazione di questo volume; al direttore dell’Archivio di Stato di Napoli dott. Paolo Franzese e alla dott.ssa Barbara Orciuoli e al personale che mi ha accolto con grande e costante disponibilità. Ai docenti del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali (DiLBeC) dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, che hanno sostenuto con generosità questo progetto di pubblicazione. A tal proposito ringrazio in primo luogo il professor Marcello Rotili, ordinario di Archeologia cristiana e medievale che, nella moltitudine dei suoi impegni scientifici, è riuscito a donarmi il suo tempo e i suoi fondamentali consigli. Il mio più affettuoso ringraziamento va alla professoressa Serenella Ensoli, docente di Archeologia classica e direttore delle Missioni archeologiche Italiane in Libia, Cipro e nell’Antica Palestina, la quale mi ha instancabilmente affiancato nella stesura e nella redazione del volume. Ella rappresenta, inoltre, per il percorso professionale che ho intrapreso, la mia “madre scientifica” nello studio dei siti monumentali del Mediterraneo orientale. Ringrazio ancora il professor Andrea Zezza, docente di Storia dell’arte moderna, per gli istruttivi suggerimenti sui Principi di Conca. L’ultimo e affettuoso grazie lo rivolgo al professor Nicola Busino, docente di Archeologia cristiana e medievale, per i suoi preziosi consigli. Ringrazio infine il professor Pierluigi de Felice, che con passione e generosità ha rivisto integralmente i testi, il sig. Pasqaulino Comparelli per le foto storiche, l’avvocato Maurizio Pisano che ha trovato, come sempre, il tempo per aiutarmi. Ancora un grazie particolare alla dottoressa Ilaria Campagnano per l’ottimizzazione della parte fotografica, e la mia famiglia per tutto quello che ha sempre fatto per me. Infine, il ringraziamento più grande lo devo alla dottoressa Maria Teresa Picillo, che è l’anima viva di ogni mia sfida.

10


i. inquadramento storico e topografico-territoriale

Situato sul versante NO del vulcano di Roccamonfina (fig. 1), su una fascia collinare delimitata da numerosi torrenti che ne solcano il territorio1, a 420 m d’altitudine, il territorio di Conca della Campania si estende per una superficie totale di circa 26,42 km2. Il comune di Conca confina a N con i territori di Galluccio e Mignano Montelungo, a E con Presenzano, a SE e S con Tora e Piccilli e Roccamonfina, mentre a NE il territorio è delimitato dal monte Cesima. La sua orografia si caratterizza per un alternarsi di piccole dorsali di origine vulcanica, incise dal continuo scorrere dei rivoli naturali che hanno contribuito a darne una particolare morfoscultura. Il sito, la posizione e le peculiari caratteristiche pedoclimatiche hanno contribuito significativamente a dare a ques’area una chiara e forte vocazione agricola (fig. 2). La particolare conformazione montuosa della zona ha favorito il fiorire di insediamenti difensivi che sin dalle epoche più remote hanno trovato in questi luoghi “arroccati” territori salubri e sicuri3. L’area del complesso vulcanico di Roccamonfina fu frequentata già in epoca preistorica durante la facies appenninica nell’età del Bronzo Medio. Successivamente il territorio venne occupato dagli Ausones, in epoca storica definiti Aurunci. A questi ultimi si sovrappose l’elemento Osco-Sidicino, come ci ricorda un’iscrizione, con dedica alla dea Mefine, databile a dopo il 300 a.C. e proveniente dal monte Fino (o Mefino), attuale Roccamonfina4.

1 2 3 4

Conca appartiene sia al bacino idrografico del Volturno sia a quello del Liri-Garigliano. Istat 2014. Cerchiai 1995. De Caro 2012.

11


capitolo primo

1. Veduta aerea del complesso vulcanico di Roccamonfina. Inquadramento territoriale (immagine satellitare da Google Earth). 2. Inquadramento territoriale, confini amministrativi del comune di Conca della Campania.

12


inquadramento storico e topografico-territoriale

3. TabulaPeutingeriana, segmento VI. Tratto stradale ad flexum Teano Sidicinum (http://luciodp.altervista.org/scuola/storia/mappe/peutingeriana.html).

13



ii. analisi delle fonti letterarie

Come anticipato, il toponimo di Conca inizia a comparire nei trattati e nelle fonti letterarie tra il IX e il X secolo, quando i suoi territori sono parte dei possedimenti del monastero di San Vincenzo al Volturno e poi dell’abbazia di Montecassino. Quest’ultima, in particolare, come riportato anche nei Chronica monasterii Casinensis, attuerà, già partire dal 744, una concreta politica di espansione territoriale grazie anche alla massiccia donazione di possedimenti terrieri concessa dal duca di Benevento, Gisulfo II, al cenobio stesso. Una pubblicazione del Pistilli, analizzando un privilegio del 25 aprile 928, già edito dal Fabiani1, propone una nuova identificazione dei confini territoriali della Terra di San Benedetto2 (fig. 8). In entrambi i lavori, tuttavia, il territorio di Conca, almeno al 928, non compare tra i possedimenti dell’abbazia. A confermare la ricostruzione proposta dai due autori è un placito del Chronicon Vulturnense ove viene riportata la notizia che nel 936 Conca, denominata come una pecia de Terra3, è parte dei possedimenti riuniti dall’abate Rambaldo sotto l’abbazia di San Vincenzo al Volturno4 (Reg. 1). Nello stesso testo si descrivono anche i confini della terra di Conca, tra i quali si riscontrano toponimi di località come

1

Fabiani 1981. Pistilli 2006. 3 Chronicon Vulturnense del Monaco Giovanni 1925, pp. 44-52. 4 Ibid. In particolare si descrive come l’abate Rambaldo riunisca numerosi territori sotto i possedimenti del monastero di San Vincenzo al Volturno e di cui riporta anche la descrizione dei confini. 2

19


capitolo secondo

Sipizzanu, Caprile e Pratulongu5, ma soprattutto viene delineato anche il limite dei possedimenti del cenobio Cassinese definito ET fine terra Sancti Benedicti (Reg. 1) e che doveva ricadere subito a N di Conca (figg. 9-10). In effetti, una prima testimonianza dell’appartenenza della terra di Conca al monastero di Montecassino è documentata in una pergamena del 976, ove si legge che «l’abate Aligerno, assistito dal suo avvocato Gariperto, in cambio di venti libre di argento cineraceo, concede al figlio del Conte Atenolfo, Landone conte di Teano e ai suoi legittimi figli, i beni che il monastero ha nei territori di Atina, Conca e in Pilano, con i censi e i servizi dovuti dagli abitanti di quelle terre»6 (Reg. 2). Dal documento citato non si evince alcun riferimento a un centro fortificato di altura esistente nella zona al X secolo. Solo poco tempo dopo, in un diploma di Ottone III del 998, riportato dal Bloch7, compare per la prima volta il riferimento ad un Castellum de Conka in finibus Termolensis (Reg. 11). Dalla lettura comparata sia della pergamena sia del diploma (enunciati precedentemente) si può ipotizzare la nascita di un primo centro insediativo arroccato, Castrum/Castellum, sul finire del X secolo, in quell’arco temporale compreso tra il periodo di Landone di Teano e la riacquisizione del territorio di Conca, nel 998, da parte del monastero. A partire dalla fine del X secolo il toponimo Conca compare sempre associato alla definizione di Castrum/Castellum. Nel periodo precedente, Conca è citata anche nel Chronicon redatto dall’abate della Noce esclusivamente come loco8, in cui l’autore identifica il Castrum Pilanum del quale fa menzione Erchemperto9 (Reg. 3). La citazione congiunta dei toponimi di Conca e Pilano ha condotto gli studiosi10 locali a collocare il Castrum Pilanum nel territorio di Conca, teoria che, ad oggi, non è suffragata da riscontro con dati archeologici. Va osservato che, dall’analisi delle fonti letterarie esaminate, il toponimo di Pilano è citato già come Castrum da Leone Marsicano11 a partire dal 1022 (Reg. 4); pochi anni dopo, invece, lo stesso autore lo identifica come un semplice loco Pilano12 dove vi era una Ecclesia sancti Iohannis de Conca, 5 Queste località sono dislocate lungo il limite NO del comune di Conca, al confine con il comune di Roccamonfina, Sipizzanu (odierna Sipicciano nel comune di Galluccio) viene riportata anche nelle tavole IGM del 1942, in scala 1:25000 (tav. XIX) mentre sia Caprile sia Pratulongu sono toponimi ancora utilizzati nella tradizione orale locale. 6 Leccisotti 1973. 7 Bloch 1986, I, p. 358. 8 Conca compare anche in altri documenti ma sempre come località e non come Castrum (Regg. 1, 2, 3). 9 Il Castrum Pilanum è il luogo citato dallo stesso Erchemperto nel quale venne egli stesso fatto prigioniero e condotto a Capua. Sperduti 1999, pp. 94-95. 10 De Felice 1969; Riccio 2009. 11 Detto l’Ostiense, scrisse tra il 1098 e il 1100, dal libro I al capitolo 92 del II libro (a. 1057) e ancora tra il 1101 e il 1106 dal capitolo 93 del II libro al capitolo 33 del III (a. 1071 o 1075). Il monaco Guido continuò da Leone fino al 1127. Infine Pietro Diacono riprese dal 1128 alla fine (1129) dal capitolo 25 del III libro al capitolo 140 del IV. 12 Questa è anche l’ultima volta che si è riscontrata la citazione del toponimo di Pilano.

20


analisi delle fonti letterarie

8. Privilegio del 25 aprile 928 concesso dai principi Landolfo I e Atenolfo II, in Archivio di Montecassino, aula II, cap. X (Pistilli 2006)

21


capitolo secondo

17. Foglio XXXII dell’“apprezzo” notarile. Descrizione del Palazzo signorile.

38


analisi delle fonti letterarie

18. Foglio XXXIII dell’“apprezzo” notarile. Descrizione del Palazzo signorile.

39



iii. il sito: inquadramento generale

Il “Castello” di Conca della Campania, sito in piazza IV novembre, a ridosso del tratto di strada provinciale Sessa-Mignano (SP14), si estende su un’area pianeggiante a monte dal centro storico di Conca. Esso occupa un’area di circa m2 3000, difesa naturalmente dall’orografia del luogo e dai grandi fossati naturali che ne delimitano il confine sia a O sia a E. La realizzazione del complesso, in particolare del palazzo, è stata possibile solo grazie alla costruzione della sostruzione in blocchi di tufo quadrati scandita da possenti arcate (fig. 23). L’opera in questione delimita l’intero lato O della sella naturale lungo la quale si sviluppa l’abitato di Conca1; tale è fiancheggiato dalla via dei mulini che conduce a una delle porte di accesso al paese riportate nell’“apprezzo” con il nome di “porta delle moline” (figg. 4, 5, 23)2. L’intero abitato di conca è dominato, però, dal poderoso Castrum, che oggi è adibito a giardino pensile e che per semplicità sarà definito α (fig. 24, tav. A). A forma di quadrilatero irregolare, la struttura α prosegue in direzione N nei pressi di piazza IV Novembre, a E lungo la strada provinciale SP14, a S domina l’antistante piazza Erchemperto. Il lato O, visibile in un piccolo corridoio che lo separa dal muro perimetrale E del palazzo (definito γ, figg. 27, 32, 33), si interrompe in corrispondenza di un terzo elemento ci-

1 Ai piedi della sostruzione corre la cosiddetta “via dei Mulini” che si immette nella parte bassa del borgo attraverso un’apertura ad arco. Per quanto accennato, resta ancora molto da comprendere in merito allo sviluppo storico e urbano dell’abitato, lo studio e l’approfondimento di questo tema andrà sviluppato in altre sedi. 2 Il nome è dovuto alla presenza di mulini alimentati ad acqua ancora visibili e in parte ben conservati. Sembra opportuno ricordare che vi erano altre due porte: la porta di “Capo alla Terra”, sita sul lato NE, con le immagini di San Sebastiano e San Vincenzo Ferrerio, e la “Porta della fontana”, posta nella parte più settentrionale dell’abitato (cfr. p. 32).

45


capitolo terzo

lindrico indicato con β (fig. 24). Quest’ultimo si eleva per circa 11 m ed è raggiungibile esclusivamente dal giardino. Il palazzo γ, che presenta una forma a ferro di cavallo ed è fiancheggiato esternamente dalla SP14, occupa un’area di circa 2500 m2 e si articola su tre piani: terra, primo e secondo (o sottotetto). Per maggiore chiarezza, tale struttura sarà convenzionalmente divisa in tre corpi di fabbrica A, B, C (fig. 45). Anche se l’uso abitativo ha permesso un ottimo livello di conservazione delle murature esterne, i recenti lavori di risanamento post terremoto ascrivibili ai primi anni del 2000, insieme alla completa mancanza di analisi murarie e documentarie, hanno irreparabilmente cancellato le tracce delle originali distribuzioni interne insieme alla possibilità di ottenere dati di maggiore significato storico e architettonico. L’analisi di dettaglio che seguirà sarà focalizzata sulla descrizione dello status quo, con particolare attenzione alla lettura della stratigrafia muraria, avente lo scopo di comprendere le fasi edilizie e costruttive. 1.

Il Castrum 1.1 La struttura α

Come già accennato precedentemente, la struttura α presenta la forma di un quadrilatero irregolare, frutto di rifacimenti e riprese murarie succedutesi nelle varie epoche storiche (fig. 24). Orientato in senso NS, il Castrum presenta un’altezza irregolare che varia da 7 a 9 m nel punto di massima altezza e si estende su una superficie di 670 m2 (limiti esterni). L’angolo NO (fig. 27) presenta una conformazione a scarpa, definita da due lati rettilinei. Il primo, con andamento NS si interrompe in corrispondenza della struttura circolare β; il secondo, con direzione OE, forma un angolo a scarpa con il lato E. Quest’ultimo, rettilineo per circa m 18, assume a SE una forma semicircolare di circa 7 m di larghezza (fig. 25). Il lato S, prospiciente piazza Erchemperto, presenta una forma irregolare che termina ad angolo retto e, proseguendo a forma di C aperta, ritorna verso N e chiude lungo il lato E del Palazzo (γ). In questo punto vi è un’area di risulta, compresa tra il Palazzo e il limite S del muro di sostruzione. Il muro di contenimento, con i bastioni di rinforzo, costruito a blocchi di tufo squadrati, permette di percepire il salto di quota presente tra l’area E del complesso e quella S e O. La fitta vegetazione compromette l’accessibilità e la visibilità (fig. 26). La struttura α compone una piccola cinta fortificata costruita in bozze di tufo locale, tra il grigio-scuro e il giallo3, la cui messa in posa, nei punti di maggiore conservazione, ben ricalca i piani di posa (le giornate di lavoro)4. I blocchi utilizzati sono di forma irregolare a doppia fila, sovrapposti con pietrame sciolto a risarcire i cunei e gli interstizi (fig. 34). La malta, di co-

3 Il tufo utilizzato è di tipo giallo o grigio-bruno, proveniente dalle cave dell’areale di Roccamonfina. 4 In particolare ci si riferisce al lato E del Castrum prospiciente la SP14 e il lato O che si interrompe vicino alla struttura cilindrica β.

46


il sito: inquadramento generale

22. Conca della Campania, veduta del lato SE-NO. 23. Conca della Campania, veduta del lato SO del complesso Castrum-Palazzo. (foto concesse dal sig. Pasqualino Comparelli)

47


capitolo terzo

27. Castrum, angolo NO. 28. Lato E della struttura Îą e torre semicircolare. 29. La struttura Îą, lato S, veduta SE. 30. Angolo NE della struttura Îą e torretta circolare.

50


il sito: inquadramento generale

51


capitolo terzo

31. Il Castrum, struttura Îą, lato N. 32. Corridoio di risulta tra il lato O della struttura Îą e quello E del Palazzo, sullo sfondo la struttura cilindrica. Vista NS. 33. Corridoio di risulta tra il lato O della struttura Îą e quello E del Palazzo, veduta SN.

52


il sito: inquadramento generale

53


capitolo terzo

secolo; l’architrave e parte dei piedritti laterali, infatti, sono definiti da un solco continuo arricchito da delicate bugne a punta di diamante finemente scolpite, evidenziate da un listello tondo rivolto verso l’interno, mentre una fascia lisciata rimarca i margini esterni. Il tutto è inquadrato, in alto, da una lunga banda modanata a doppio listello sia curvo che piatto, la stessa composizione stilistica si ha anche per gli elementi laterali, arricchiti, in alto da una voluta a contorno tondo che descrive un fiore a cinque petali, in basso invece chiude ad angolo retto verso il margine interno del portale. Di notevole pregio decorativo sono le due volute che occupano gli angoli alti del portale (tavv. V-VII). Questo sembra ascriversi, seppur in una riproposizione più “tarda”, a quel modello stilistico catalano che trova particolare spinta sotto la famiglia Marzano e diffuso in tutta l’area della Campania settentrionale. Il territorio di Conca, feudo del ducato di Sessa, è stata certamente influenzato da questi influssi culturali sebbene poi manchino ad oggi espliciti riferimenti alla potente famiglia feudale. 3.2 Gli apparati decorativi Gli accessi rilevati sono per lo più relativi alle porte che mettono in comunicazione gli ambienti del palazzo. Tali accessi sono definiti da quattro piedritti laterali, sormontati da un architrave a forma di U, in blocchi di tufo squadrati. Essi presentano una modanatura con un singolo listello tondeggiante sottolineato, verso il limite esterno, da una fascia liscia. Risulta, invece, privo di decorazione il quarto basso dei piedritti laterali26 (fig. 73). Di semplici conci appositamente squadrati sono invece composti i varchi di collegamento dei vani del secondo piano dell’ala A del palazzo, così come l’accesso alla torretta SO (fig. 40). Un’altra tipologia decorativa caratterizza le bocche di lupo dei locali al piano terra, in particolare la cavallerizza e gli ambienti che definiscono il lato N. Tali aperture costruite, come gli accessi, con piedritti laterali sormontati da un architrave a U27, mostrano una semplice modanatura con taglio a 45° che delimita i bordi interni. È interessante notare che la stessa tipologia di finestra si riscontra anche lungo il lato N del Campanile della Collegiata di San Pietro28, sita al centro del borgo di Conca (figg. 74-75). Al primo livello gli interventi recenti hanno riportato in luce due archi gemini a sesto ribassato disposti uno lungo la parete E e l’altro lungo la parete N, ascrivibili ad un unico ambiente angolare. Gli archi, quello E meglio conservato, sono stati costruiti con conci di tufo che verso l’interno presentano la modanatura con taglio a 45° gradi, mentre in basso vi sono posti

26 Resti di blocchi di tufo riportanti questo tipo di modanatura sono stati rinvenuti riutilizzati all’interno della muratura, probabilmente in seguito ad interventi di ristrutturazione del palazzo. 27 La stessa tipologia costruttiva, ma priva di modanatura con taglio a 45°, è utilizzata per le aperture presenti lungo il lato N dell’ala C e quelli E e O dell’ala A. Così come l’apertura che mette in comunicazione l’ambiente t e v dell’ala A. 28 Comparelli 2005.

80


il sito: inquadramento generale

67. Palazzo, portale di accesso, lato E. 68. Napoli, Palazzo Conca. Esempio di portale ad arco ribassato inscritto in una cornice rettangolare.

81


capitolo terzo

69. Carinola, Palazzo Petrucci. Esempio di portale ad arco ribassato inscritto in una cornice rettangolare (Cundari 2005). 70. Ariano Irpino, Duomo. Esempio di portale con decorazione in bugnato a punte di diamante (Cundari 2005). 71. Conca della Campania, Palazzo Sarao. Portale ad arco ribassato inscritto in una cornice rettangolare.

82


il sito: inquadramento generale

72. Conca della Campania, portale Palazzo Saraceni, presenta la medesima modanatura a singolo listello tondeggiante degli accessi interni del Palazzo 73. Palazzo, accesso al primo piano dell’ala C. 74. Palazzo, cavallerizza lato giardino, bocca di lupo modanata con taglio a 45°.

83


capitolo terzo

75. Conca della Campania, collegiata di San Pietro. Finestra modanata con taglio a 45°. 76. Conca della Campania, angolo NE del Palazzo, dettaglio delle arcate tamponate. 77. Carinola, Palazzo Petrucci. Dettaglio del loggiato angolare (http://lebellezzedelmassico.blogspot.com/2016/12/carinola-il-palazzo-petrucci.html).

84


il sito: inquadramento generale

78. Conca della Campania, Palazzo principesco, finestra lungo il lato sud dell’ala A. 79. Conca della Campania, Palazzo Saraceni.

85


capitolo terzo

simmetricamente due elementi scolpiti ad altorilievo (tavv. X-XI), mentre per l’arco N, conservato solo in parte, vi è un diverso soggetto sempre ad altorilievo. Questa disposizione, seppur in modo meno articolato, sembra richiamare il più famoso Palazzo Petrucci a Carinola (figg. 76-77). Insieme all’arco descritto, è stato rinvenuto anche un piedritto sempre in tufo che, coperto da intonaco bianco, si compone di due blocchi verticali e un terzo nella parte alta che conserva ancora una porzione dell’architrave. Questo elemento dimostra sia la tamponatura dell’arco sia la creazione di una nuova apertura, quasi sicuramente una finestra, che però prevede una tipologia di decorazione diversa; la modanatura dei blocchi utilizzati, infatti, è composta da tre listelli tondeggianti inquadrati da una fascia più larga che definisce i margini dell’apertura. Questi rifacimenti hanno comportato la tamponatura degli archi come dimostrano i numerosi e grossi frammenti in cocciopesto. Questa tipologia di decorazione, con fascia liscia e modanature a listelli tondeggianti, si riscontra anche per le finestre degli ambienti l, m e n (figg. 57, 77). Un’ultima segnalazione è relativa al Palazzo Saraceni, sito nel borgo di Conca, che presenta un portale con singolo listello tondo, del tipo riscontrato nel Palazzo oltre a due finestre: la prima è una bifora con coppia di archeggiature su una colonnina a sviluppo elicoidale (fig. 79), la seconda è invece a singola apertura incorniciata da una ricca decorazione.

86


iv. le fasi edilizie e le tecniche costruttive: analisi delle murature del castrum/palazzo

L’analisi delle stratigrafie murarie si occupa principalmente degli apparati murari esterni del Castrum. Si tenterà, per quanto fattibile e attuabile, una descrizione delle tecniche costruttive e, ove possibile, la loro identificazione. Scopo principale è quello di comprendere gli interventi e le fasi strutturali che hanno caratterizzato l’evoluzione architettonica del Castrum. La mancanza di fonti letterarie quanto l’incuria che, sin dagli anni del dopo guerra, ha sempre contraddistinto questo sito, rende l’analisi storica del Castrum molto complessa. È opportuno ribadire che la mancanza di un’indagine archeologica e l’attuale stato di abbandono lasciano aperti inevitabilmente quesiti e necessari approfondimenti in merito alla lettura stratigrafica, che solo un mirato progetto di indagine archeologica potrebbe aiutare a superare. 1.

L’Area 1000 (giardino pensile)

Seppur descritte separatamente in precedenza, le strutture α e β saranno ora trattate in un unico complesso di “azioni” strutturali e pertanto inserite nell’Area 1000 (fig. 80, tav. B). Quest’ultima, di forma irregolare, occupa una superficie totale di circa 600 m2 e si configura come una struttura fortificata di modeste dimensioni. L’aspetto odierno è il risultato delle diverse fasi costruttive, che ne hanno plasmato la forma nel corso del tempo. Esse saranno, con i limiti del caso, identificate e documentate con appropriata analisi stratigrafica muraria e conseguente assegnazione delle Unità Stratigrafiche Murarie. Per praticità la lettura stratigrafica eseguita sarà presentata per ogni singolo lato esterno dell’Area 1000.

87


capitolo quarto

1.1 Il lato E Lungo il lato E sono state individuate varie Unità Stratigrafiche Murarie (USM), tra queste ultime l’USM 1010 (fig. 81, tavv. A-B), la cui quota di fondazione non è più visibile perché obliterata dalla costruzione della prospiciente strada Sessa Mignano / SP14. Le sue dimensioni hanno un’altezza irregolare compresa tra i 4 e i 6 m, una larghezza, alla base, di circa 21 m, che rastrema fino a circa 16 m verso l’alto. Conformata a scarpa, l’USM 1010 è costruita a filari di pietre a bozze di tufo1, la cui regolarità nella messa in opera viene interrotta in modo sporadico e discontinuo da blocchi in tufo irregolari di forma più grande, anche di tipo basaltico2, e da piccole risarciture con pietrame meglio addensato. Il tutto è allettato con abbondante malta molto coesa, dal colore ocra-grigio, ricca di inclusi che variano dal grigio al nero. La tipologia della messa in opera della muratura consente di leggere tutti i piani di posa o cosiddette “giornate di lavoro” nonché, lungo la torre semicircolare, i fori di alloggio dell’impalcato di 0,20 ∑ 0,30 m (figg. 34, 82). L’USM 1010, a N, si appoggia a un corpo cilindrico conservato per un’altezza di circa 2 m con diametro di circa 4 m (fig. 83). Questo, ascrivibile a una piccola torretta, presenta una prima parte, quella subito a contatto con la scarpa di rinforzo, che conserva l’originale muratura USM 1005, mentre la parte sommitale è frutto dei restauri di epoca moderna, come evidenziati dalle UUSSMM 1020, a sua volta tagliata da un’apertura rettangolare (USM 1170). Le due unità stratigrafiche sono caratterizzate da diverse tipologie di messa in opera: la prima, 1005, fascia il corpo cilindrico ed è costruita con una muratura in scapoli di tufo giallo perlopiù squadrati e disposti in modo casuale; la seconda, 1020, presente sulla parte sommitale, è ottenuta con pietrame di piccole dimensioni coeso con malta di colore grigio. L’USM 1170 è un’apertura rettangolare in 1020. Per quanto fortemente rimaneggiate, le UUSSMM 1005 e 1020 ricalcano in buona parte l’originaria struttura della torretta NE. Ciò è confermato da due foto storiche degli anni successivi alla Seconda Guerra mondiale. La prima immagine ritrae uno scorcio dell’attuale piazza IV Novembre e nel lato di destra è visibile la forma di 1005, che risulta molto più alta e conserva ancora parte della copertura. Nella seconda immagine (1984), invece, è ben visibile lo stato di abbandono con profonde lesioni (figg. 84-85). L’USM 1005 sembrerebbe appoggiarsi3 al muro USM 1025, che è eretto con piccoli blocchetti di tufo grossolanamente squadrati, alternati a scagliame di tufo di piccola dimensione. Questi ultimi sono allettati da malta di colore grigio con piccoli inclusi di natura vulcanica (fig. 81, tav. XIV). All’USM 1025, lun1 Fiorani 1996, pp. 118-142. Nel tentativo di una catalogazione delle tecniche edilizie nell’area del Lazio meridionale, l’autore colloca questa “tipologia” costruttiva nel periodo compreso la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. 2 Ballini - Frullani - Mazzetti 1989. 3 Purtroppo la cattiva pulizia e l’impossibilità di verificare in modo ravvicinato la muratura, non permette una precisa definizione del rapporto stratigrafico, possibile solo con un’indagine archeologica.

88


le fasi edilizie e le tecniche costruttive

80. Area 1000, pianta d’insieme. 81. Lato E del Castrum: USM e fasi costruttive.

89


capitolo quarto

82. Area 1000, USM 1010: dettaglio della malta di allettamento. 83. Lato N del Castrum occupato dalla torretta circolare (UUSSMM 1005, 1020).

84. Conca della Campania, piazza IV Novembre. Foto storica del 1924 (collezione privata del sig. Pasqualino Comparelli).

90


le fasi edilizie e le tecniche costruttive

91


capitolo quarto

85. Conca della Campania, torretta NE, USM 1005, foto degli anni ’80 con la torretta visibilmente danneggiata (De Felice 1984). 86. Area 1000, torretta circolare USM 1005. Angolo NO con definizione delle UUSSMM. 87. Area 1000, fotopiano lato N: vista di insieme con evidenza le UUSSMM.

92


le fasi edilizie e le tecniche costruttive

88. Area 1000, parapetto lato giardino: in evidenzia i resti della merlatura.

93


I. Veduta NE-SO aerea del complesso Castrum/Palazzo (foto aerea gentilmente concessa da Marco Cirillo).


II.

Veduta area del complesso Castrum/Palazzo.

III.

Veduta zenitale del giardino pensile.

(foto aeree gentilmente concesse da Marco Cirillo)



XIV.

Castrum, lato E. Fotopiano con UnitĂ Stratigrafiche Murarie.

XV.

Castrum, lato N. Fotopiano con UnitĂ Stratigrafiche Murarie.

XVI.

Torretta NE del Castrum con USM 1005 e1020.


XXVII.

Affresco, vestibolo del Palazzo lato S, registro 4°. Dettaglio delle figure femminili.

XXVIII.

Affresco del vestibolo del Palazzo lato S, registro 4°. Dettaglio di coppia di cavalli.


XXIX. Affresco del vestibolo del Palazzo, lato N, registro 6°. Dettaglio della figura maschile.


conclusioni

potenziale storico, in termini di scoperta e raccolta di dati sensibili, determina l’esigenza di un’oculata azione di salvaguardia e valorizzazione. Questo studio ne rappresenta, senz’altro, il punto di partenza per la conoscenza del Castrum-Palazzo attraverso la ricostruzione storica e archeologica delle fasi di vita del monumento. L’indagine di questo complesso è stata affrontata per la prima volta con metodi scientifici, benché rimangano numerosi gli interrogativi legati sia al Castrum sia al Palazzo. Molte altre sono, però, le acquisizioni derivanti dalle indagini svolte: in primo luogo l’accertata successione cronologica tra la costruzione del Castrum e quella del Palazzo; in secondo luogo la natura militare e difensiva nonché di presidio, che diverrà simbolo di nobiltà al momento della costruzione della residenza principesca. Come nuclei promotori dell’abitato concano, orbitarono intorno ad esso casali che oggi, in gran parte, sono frazioni del Comune di Conca. L’accurato lavoro di analisi stratigrafica delle murature ha permesso l’identificazione delle fasi costruttive e la catalogazione delle strutture architettoniche, anche grazie agli importanti dati ottenuti con la realizzazione di rilievi grafici e topografici, sino ad ora mai eseguiti. Fondamentale è stata, altresì, la produzione di una dettagliata documentazione fotografica della parte accessibile del complesso monumentale. Lo studio del Castrum-Palazzo è stato complesso anche a causa della scarsità di riferimenti bibliografici e, pertanto, tutti i dati che ne risultano sono i primi ad essere editi, benché suscettibili di importanti sviluppi. L’analisi delle fonti letterarie, di cui si presenta per la prima volta il regesto, peraltro arricchito di nuove acquisizioni, ha permesso di storicizzare le fasi costruttive. Tutto quanto ottenuto dalle operazioni di raccolta, analisi e definizione dei dati ha una funzione fondamentale anche in chiave di salvaguardia. Quest’ultima, in contesti come quelli di Conca, risulta di fondamentale importanza per la preservazione, presente e futura, del monumento. È da questa consapevolezza che è nata l’idea di creare modelli 3D che consentano, da una parte, una rapida comprensione del monumento nel suo insieme e, dall’altra, salvaguardare il complesso architettonico. Le ipotesi ricostruttive, basate su lettura stratigrafica muraria, oltre al carattere scientifico per la riproduzione virtuale delle fasi edilizie, possono essere utilizzate anche per un’azione futura di divulgazione del monumento. È in questa direzione che è stata orientata la scelta di pubblicare questi dati, che seppur ancora passibili di arricchimento potranno senz’altro essere di grande importanza anche per il recupero e la valorizzazione del Castrum-Palazzo.

130


appendice



regesto delle fonti letterarie

Chronicon Volturnense, a cura di V. Federici, II, Roma 1925, pp. 44-52 e 49. Consignaciones quoque fecit pater Rambaldusdeterris multis in Tiano, in Bairano, in Conca e in Torcino, que omnia iusto iudicatu, et celebri placitosub> iuri monasterii recollegit, [...] octavadecima pecia ad Conca, e ipsa terra colle, qui dicitur Sipizzanu, et sicut descendit ipsa Rave usque at Sanctum Vitum, et sicut vadit ipsum rivum ad Sanctum Vitum, fine colle de Vuardia, et fine monte de Caprile et modicun coniungit cum terra, quae dicitur de Forcanisi, et fine terra Sancti Benedicti, et fine vadu de Cicercle, et sicut vadit ipsu limite ad primu lacu de Pratulungo1, et vadit peripsu turno usque a Sipizzanu, et quomodo descendit ipse monte de Caprile usque ad via, que dicitur Francisca, et de alia parte quomodo currit, et vadit ipse monte de Vuardia, cum medietate de ipso castello.

Abbazia di Montecassino, I registri dell’archivio, a cura di T. Leccisotti, VIII, Roma 1973, p. 151, n. 2094. L’autore riporta il testo di una pergamena del 976 rinvenuta a Montecassino ove si legge che: L’abate di Monte Cassino, Aligerno, assistito dal suo avvocato Gariperto, in cambio di venti libre di argento “cineraceo”, concede al figlio del Conte Atenolfo, Landone conte di Teano e ai suoi legittimi figli, i beni che il monastero ha nei territori di Atina, Conca e in Pilano, con i censi e i servizi dovuti dagli abitanti di quelle terre.

1 “Pratulongu” farebbe ricondurre alla località oggi definita Patroluongo, territorio a confine tra Conca, Roccamonfina e Sipicciano.

133


appendice

Chronica sacrii monasterii Casinensis dell’abate della Noce, liber I, Caput notae a del De Oblatione et studio Herchemperti Monachi.

XLVII,

Adelgarius quidam Nobilis is studio Herchemperti Monachi:Castrum Pilanum incoluisse, quod intra fines Comitatus Teanensis in agro Castri, quod dicitur Conca, describitur nostro leoni lib. 2 cap. 36 e lib 3 cap 19 Hinc proclive est inferre, Pilanum illud possessum fuisse ab jus genitore Adelgario, genere plane nobili e Langobardo, ut e status rerum, e ipsa nomina fatis ostendunt.

Chronica sacrii monasterii Casinensis dell’abate della Noce, liber II, caput XXXVI del De Oblatione Insule, que Limatavocatur. E Odem quoque tempore Pandulfus, & Gifulfus Teanenses Comites, proclamante eodem Abate in judicio Capuani Iudicis, e Archiepiscopi, manifestaverunt se et renuntiaverunt nobis totam pertinentiam de Cesima, apposita nichilominus poena centum librarum auri, si eandem renuntiationem removere aliquo modo temptavissent. Id ipsum etiam fecerunt filij* Vnzonis de castro Conca, & de omnibus pertinentijs ipsius. e de Pilano, e Sancta Felice, e Cesima, proclamante Andrea Praeposito nostro in placito Antonij Capellani, & Benzonis missi Heinrici Imperatoris, apposita pena, si removerent, quinque milium bizanteorum [...].

Chronica monasterii Casinensis, liber II, cap. 82, auctor Leone, anno 1049. Intera cum quidam Capuanorum nobiles pro castro quodam hujus monasterii, quod Conca vocatur, multas cum abate contentions fecissent, sed Benedicio patre javante praevalere illi nil valuissent, quadam die consilio habito stantnerunt praedatum in terram istam venire […].

Chronica monasterii Casinensis, liber II, cap. 18, auctor Leone, anno 1066. Pro e Teramensi vero castro datum est illi castrum, quod vocatur Conca, quod ipse nobis dudum reddiderat, una cume curte sancti Felicis de Miniano [...].

Chronica monasterii Casinensis, liber II, cap. 19, auctor Leone, anno 1058-1071. Ecclesia sancti Iohannis de Conca, loco Pilano.

Chronica monasterii Casinensis, liber III, cap. 61, auctor Petro, anno 1216. Per eo etiam dies Romualdus presbyter feci cartam huic monasterio de sancto Johanus in Conca cum attinentiis suis.

H. Bloch: May 25, 998: MG., DD. II, DO III, no. 291, p. 776, 13. […] in finibus Termulensis civitatis curtem de Petra fracida (no. 113), ripam de Ursa, Montebellum, castellum de Conka, curtem de Capriata.

134


regesto delle fonti letterarie

H. Bloch, Montecassino in the middle Ages, II, p. 766. The list in the Diplomae of Emperor Henry III of febrary 3, 1047 (DH. III. 184). Nel Diploma di Enrico III si riportano i beni concessi in Liburia, al no. 104 la concessione di un castellum de Conca.

H. Bloch, Montecassino in the middle Ages, II, p. 654. The list in the privilege of Pope Victor II of june 1057 (Fl. 4368). Nell’elenco dei privilegi si riporta al no. 73 la concessione di Conca.

H. Bloch, Montecassino in the middle Ages, II, p. 658. The list in the privilege of Pope Stephen IX of February 27, 1058 (IP VIII p. 139 no. 81). Nell’elenco dei privilegi si riporta al no. 82 la concessione di Conca.

H. Bloch, Montecassino in the middle Ages, II, p. 660. The list in the privilege of Pope Nicholas II of March 8, 1058 (Fl. 4397). Nell’elenco dei privilegi si riporta al no. 55 la concessione di un castellum qui vocatur Conca.

H. Bloch, Montecassino in the middle Ages, II, p. 917. The list in the Diploma of Lothair III of 1137 (Fl. 4397). Nel Diploma di Lotario III si riportano i beni elargiti all’abbazia, al no. 106 la concessione della chiesa di San Pietro in Conca.

E. Gattola, Historia abbatiae Cassinensis per secolorum series distributa, I, pp. 146-148 (SAECULUM SEXTUM – CAENOBI CASSINENSIS AB ANNO 1000-1100, sotto l’abate Richerio nel 1038). [...] castellum de Concha, et cellam de cesame, et s. Benedicti in Suessa.

E. Gattola, Historia abbatiae Cassinensis per secolorum series distributa, I, pp. 147-148. Desiderius Beneventanus a XIII call. Maii anni 1058 ad. XVI call. rinnova il privilegio e riceve il Castellum, «qui vocatur Conca». […] In primis Monastriium D. Salvatorepositum ad pedem ipsius Montis, Atque Monastrium S. Dei Genetricis, virginis Maria e, qui vocatur Plumbarola, seu, et castellum S. Petri ad pedem ipsius Montis, quod ab antiquis dietum est castrum casini, è […] curtem S. Urbani in Comino, cellam S. Pauli ibidem, et S. Nazarii, et S. Valentini, ac S. Salvatoris, cellam S. Benedicti in Venafro. […] castellum, quod dicitur Capriata, et Francilionis, et S. Johannis, Curtem San Felicis, castellum, qui vocatur Conca, cellum S. Benedicti in Cesania, S. benedicti in Teano.

135


apparati

Rotili M., C. Ebanista C. (a cura di) 2009, La Campania fra tarda antichità e alto Medioevo. Ricerche di archeologia del territorio, Atti della Giornata di studio (Cimitile, 10 giugno 2008), Cimitile. Salvatore D. 1939, Notizie storiche sulla terra di Mignano, Cassino. Sammartino G. 2005, L’organizzazione territoriale benedettina e le fasi dell’incastellamento nella Terra Sancti Benedecti, «Studi Cassinati. Bollettino Trimestrale di Studi Storici del Lazio Meridionale», 2, 2005, pp. 66-74. San Vincenzo al Volturno. Cultura, istituzione, economia 1996, a cura di F. Marazzi, Roma 1996, pp. 41-94. Sgrosso I., Aiello R. 1963, Bocca eruttiva presso Presenzano (Caserta), «Boll. Soc. Nat.», 72, 1963, pp. 285-294. Sirano F. 2002, Presenzano/Rufrae per una nuova immagine della piana nell’antichità, in Presenzano ed il monte Cesima: archeologia arte e storia di una comunità, Atti del convegno di studi di Presenzano del 22 giugno 2002 editi dal comune di Presenzano e dalla comunità montana Monte Santa Croce con il contributo della Regione Campania, a cura di D. Caiazza, Piedimonte Matese, pp. 61-97 (Quaderni Campano-Sannitici, III). — 2003, Rufrae. Presenzano, Caserta, in Lo Sguardo di Icaro. Le collezioni dell’Aerofototeca Nazionale per la conoscenza del territorio, a cura di M. Guaitoli, Roma, pp. 297-298. Sperduti G. 1999, Erchemperto. La storia dei Longobardi, Cassino (Collana di studi storici medioevali, 6). Sthamer E. 1995, L’amministrazione dei castelli nel regno di Sicilia sotto Federico II e Carlo I d’Angio, Bari. Tavole di ragguaglio 1877, Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle varie province del regno (approvate con RD 20 maggio 1877), Roma 1877. Tosti L. 1842, Storia della Badia di Montecassino, vol. I, Napoli. Valente F. 2003, Il nucleo fortificato di Roccapipirozzi, Piedimonte Matese. Vellucci M. 1995, I Comuni del territorio. Venditti A. 1972, Presenze ed influenze catalane nell’architettura napoletana del regno d’Aragona (1442-1503), «Napoli Nobilissima», XI, fasc. I-III, 1972, pp. 33-45. Vetere B. 1993, Aversa normanna, città e contadoelementi urbanistici ed emergenze cultuali, in Tra Nord e Sud. Gli allievi per Cosimo Damiano Fonseca nel sessantesimo genetliaco, a cura di G. Andenna, H. Houben, B. Vetere, Galatina. Vitolo G. 2000, Il Medioevo: i caratteri originali di un’età di transizione, Milano. Von Falkenhausen V. 1983, I Longobardi meridionali, in Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, III, Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino, pp. 249-364.

146


tavole grafiche fuori testo



elenco delle tavole

Tav. A. Pianta del Castrum e dei piani terra, primo e secondo dell’ala A del Palazzo Tav. B. Pianta delle fasi del Castrum e sezione-prospetto Lato E e N Tav. C. Pianta delle fasi del Castrum, sezioni-prospetto Lato E e N e proposta ricostruttiva


TAVOLA A. PIANTA DEL CASTRUM E DEI PIANI TERRA, PRIMO E SECONDO DELL’ALA A DEL PALAZZO

Pianta del Castrum e del piano terra dell’ala A del Palazzo


tavola a

Pianta del Castrum e del primo piano dell’ala A

LEGENDA


tavola c

Area 1000: pianta della III fase castrum


tavola c

Area 1000: sezione-prospetto lato N del castrum

Area 1000: sezione-prospetto lato E del castrum

LEGENDA


tavola c

Castrum/Palazzo: pianta della IV fase

LEGENDA



Finito di stampare nel mese di giugno 2018 per conto della casa editrice Il Poligrafo presso Q&B Grafiche di Mestrino (Padova)




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.