Nel Goceano e Monteacuto, zone remote e assai defilate della Sardegna cinquecentesca, videro la luce alcuni dei dipinti più enigmatici della pittura mediterranea. Per niente iberici e polemicamente rivolti alla maniera moderna italiana, essi aprono una serie di interrogativi sulla provenienza del loro
artefice, per convenzione chiamato Maestro di Ozieri. Nel 1930 lo storico dell’arte tedesco Hermann Voss, intercettando alcune Crocifissioni poi confluite nel corpus del pittore, ne segnala l’eterogeneità del linguaggio: il patetismo sottile e
aspro della messa in scena e le cromie guardano in direzione nordica, il riferimento privilegiato è Matthias Grünewald. A mischiare le carte sulla provenienza dell’artista giunge anche la fulminante chiosa di Federico Zeri: si potrà definire il Maestro di Ozieri un pittore sardo nella stessa misura in cui
Chopin può dirsi risolto nell’etichetta di compositore polacco. Quale poteva essere, dunque, la reale identità artistica del pittore?