Nietzsche e l'astronomia del XIX secolo, Il Poligrafo

Page 1

SAGGI

Irene Treccani

Nietzsche e l’astronomia del XIX secolo prefazione di Riccardo Pozzo

ILPOLIGRAFO



saggi 61



Irene Treccani

NIETZSCHE E L’ASTRONOMIA DEL XIX SECOLO prefazione di Riccardo Pozzo

ilpoligrafo


Il presente volume viene realizzato con il contributo del Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia dell’Università degli Studi di Verona

© Copyright ottobre 2015 Il Poligrafo casa editrice srl 35121 Padova piazza Eremitani – via Cassan, 34 tel. 049 8360887 – fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it ISBN 978-88-7115-885-3


INDICE

9 Prefazione Riccardo Pozzo 13

Elenco delle abbreviazioni

17

Introduzione

37

Parte Prima Le letture scientifico-astronomiche di Nietzsche

51 i. Le letture scientifiche degli anni Settanta 52 1. Johann Karl Friedrich Zöllner, Über die Natur der Kometen. Beiträge zur Geschichte und Theorie der Erkenntniss 59 2. Adolph Hirsch, Die Sternschnuppen 62 3. Johann Heinrich von Mädler, Der Wunderbau des Weltalls, oder Populäre Astronomie 67 4. Moritz Cantor, Mathematische Beiträge zum Kulturleben der Völker 68 5. Johann Müller, Pouillet’s Lehrbuch der Physik und Meteorologie 69 6. Hermann Kopp, Beiträge zur Geschichte der Chemie 70 7. Albert Ladenburg, Vorträge über die Entwicklungsgeschichte der Chemie in den letzten hundert Jahren 71 8. Friedrich Mohr, Theorie der Bewegung und Kraft als Grundlage der Physik und Chemie 72 9. Roger Boscovich, Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium


74 10. Anmerkungen über den Auszug, und die Kritik eines berlinischen Herrn Recensenten das Boscovich’sche System betreffend 74 11. Eduard Hagenbach e Julius Piccard, Festschrift zur Einweihung des Bernoullianums der Anstalt für Physik, Chemie und Astronomie in Basel am 2. Juni 1874 75 12. Balfour Stewart, Die Erhaltung der Energie 78 13. Eugen Lommel, Das Wesen des Lichts 80 14. Eugen Karl Dühring, Cursus der Philosophie als streng wissenschaftlicher Weltanschauung und Lebensgestaltung, Natürliche Dialektik. Neue logische Grundlegungen der Wissenschaft und Philosophie e Kritische Geschichte der allgemeinen Principien der Mechanik 83 15. Arthur Schopenhauer, Über den Willen in der Natur 84 16. Friedrich Reidt, Die Elemente der Mathematik. Eine Hülfsbuch für den mathematischen Unterricht an höheren Lehranstalten von Dr. Friedrich Reidt, ordenlichem Lehrer am Gymnasium zu Hamm 84 17. Paul Reis, Lehrbuch der Physik. Einschließlich der Physik des Himmels (Himmelskunde), der Luft (Meteorologie) und der Erde (Physikalische Geographie) 86 18. Friedrich Schoedler, Das Buch der Natur, die Lehren der Physik, Astronomie, Chemie, Mineralogie, Geologie, Botanik, Zoologie und Physiologie umfassend 88 19. Angelo Secchi, Die Einheit der Naturkräfte 92 20. Nietzsche lettore di Leopardi 97 ii. Le letture scientifiche degli anni ottanta 99 1. Alfons Bilharz, Der heliocentrische Standpunct der Weltbetrachtung. Grundlegungen zu einer wirklichen Naturphilosophie 100 2. Julius Robert von Mayer, Die Mechanik der Wärme 102 3. Otto Caspari, Der Zusammenhang der Dinge 104 4. Richard Anthony Proctor, Unser Standpunkt im Weltall 116 5. Le letture menzionate nella lettera del 20-21 agosto 1881 a Overbeck: Emile Littré, La science au point de vue philosophique e altri testi


118 6. Otto Liebmann, Zur Analysis der Wirklichkeit 119 7. Otto Caspari, Die Thomson’sche Hypothese von der endlichen Temperaturausgleichung im Weltall, beleuchtet vom philosophischen Gesichtspunkte 125 8. Johann Gustav Vogt, Die Kraft. Eine real-monistische Weltanschauung. Erstes Buch. Die Contraktionsenergie, die letztursächliche einheitliche mechanische Wirkungsform des Weltsubstrats 127 9. «Philosophische Monatshefte» 129 10. «Kosmos» 133 11. Reden di Emil Du Bois-Reymond 134 12. Pierre Foissac, Meteorologie 138 13. Werner von Siemens, Über die Zulässigkeit der Annahme eines elektrischen Sonnenpotentials und dessen Bedeutung zur Erklärung terrestrischer Phänomene 139 14. Auguste Blanqui, L’éternité par les astres 141 15. Gustav Teichmüller, Die wirkliche und die scheinbare Welt. Neue Grundlegung der Metaphysik 148 16. Angelo Secchi, Die Sterne. Grundzüge der Astronomie der Fixsterne 151 17. L’incontro personale con l’astronomo Ernst Wilhelm Leberecht Tempel Parte Seconda 161 tra conoscenze scientifiche e rielaborazione filosofica 165 i. Risultati astronomici e pensiero filosofico 165 1. Astrologia: l’uomo come fine 168 2. Astronomia: scienza anti-teleologica e anti-antropocentrica 192 3. L’immagine solare nel contesto storico-scientifico del XIX secolo 198 4. L’attività filosofica di Nietzsche e l’attività magnetica solare 209 5. La dissipazione solare e la dissipazione di saggezza di Zarathustra: la sovrabbondanza e lo sperpero contro il principio d’economia


225 6. Prospettivismo: tra parallassi stellari e perspicilla [Perspektive] 244 7. La velocità finita della luce, metafora di verità 245 7.1 La metafora della luce 248 7.2 La velocità della luce 255 7.3 Nietzsche e la svolta nella concezione della luce 257 7.4 La morte di Dio 260 7.5 L’avvento di Zarathustra 262 7.6 Le radici della svolta 271

ii. Forma e stile astronomici: metafore dotte e dotti riferimenti

Talete: astronomia e filosofia I caos e i labirinti delle vie lattee La luna: corpo grigio cenere e bugiardo Spazio finito e buio cosmico notturno Corpi oscuri e soli di diverso colore, alias stelle variabili a eclisse e stelle doppie 316 6. Stelle fisse [Fixsterne] e stelle erranti [Wandelsterne] 329 7. Le macchie solari

271 278 287 295 306

1. 2. 3. 4. 5.

339

Conclusioni

357

Bibliografia


Prefazione Riccardo Pozzo

La dissertazione di Irene Treccani è un’interpretazione molto ben investigata e argomentata del contesto delle fonti astronomiche di Friedrich Nietzsche. Merita appieno la concisa stringatezza del titolo, in quanto mantiene ciò che promette: una ricostruzione esaustiva delle annotazioni astronomiche del filosofo di Naumburg e un’altrettanto minuziosa ricostruzione delle sue letture. La dissertazione è dunque allo stesso tempo un contributo alla storia della filosofia e alla storia delle idee. Il lavoro si colloca nella scia delle ricerche di squisita filologia italiana di Giuliano Campioni, Maurizio Ferraris, Maria Cristiana Fornari e Franco Volpi; l’attenzione per le implicazioni sistematiche delle leggi della termodinamica la porta inoltre in una direzione vicina a quella presa da Günter Abel e Volker Gerhardt. Da un punto di vista metodologico, Irene Treccani lavora secondo il metodo della storia dei problemi, che nel suo caso sono centrati sulle nozioni di rivoluzione e anno luce. Notevoli le sue capacità in quanto storica dello sviluppo del pensiero di Nietzsche; e molto appassionante la sua ricostruzione delle fasi delle sue letture sulla base di una ricognizione tanto puntuale quanto partecipe delle riflessioni e delle lezioni – si pensi in primo luogo ai riferimenti a Copernico. L’occorrenza fondamentale è ovviamente N 1880 3 [125] (KSA 9: 87-88): “Wie man von Sternen spricht, deren Lichtstrahlen uns erst erreichen nachdem sie längst schon zerfallen sind, so strahlen die Irrthümer noch lange ihren Glanz fort, nachdem sie widerlegt sind”. Mentre non si può fare a meno di notare lo slittamento


prefazione

semantico presente nella lettera 436 a Malwida von Meysenbug, datata Roma, marzo 1875, per la posizione visionaria sull’amore nutrito dalle affinità elettive: “Nur im Lichtstrahl von Ottiliens Liebe sieht Eduard so aus, wie er billigerweise immer erscheinen sollte” (KGB II/5: 36). Certo, l’uso di schede di prestito o cataloghi di biblioteche private o pubbliche per interpretare l’opera di un filosofo è sempre problematico e spinoso. Poiché non sempre è dato sapere con sicurezza se un certo volume è stato letto o meno. Poiché anche in caso di lettura certa, solo la sua presenza indiscutibile nei testi scritti dal suo possessore è indice di un influsso. Poiché infine ciò che è comune alla tradizione e allo sfondo culturale è di regola l’aspetto men creativo della riflessione filosofica. Eppure, le indagini di Irene Treccani testimoniano che l’analisi delle letture offre preziose indicazioni, che lei sa interrogare con finezza storiografica, si pensi in primo luogo all’intero plesso di motivi, pensieri e teoremi legati alla luce. Raramente è dato trovare in una dissertazione un’indagine al contempo approfondita e rigorosamente argomentata su un problema in apparenza non centrale nel pensiero di un filosofo.




NIETZSCHE E L’ASTRONOMIA DEL XIX SECOLO

Frantumi di stelle: da questi frantumi costruii un mondo. Friedrich Nietzsche


Alle stelle che s’accendono quando qualcuno ne ha bisogno


Introduzione

Questo lavoro ha avuto inizio nel 2009, Anno Internazionale dell’Astronomia, dalla volontà di spiegare l’utilizzo, da parte di Nietzsche, di numerose immagini celesti quali espressioni figurate di molti dei suoi pensieri. Data l’abbondanza e la precisione di quelle figure astrali all’interno del suo filosofare, si è ipotizzata da subito la possibilità di un’influenza scientifica sulla sua riflessione. Approfondendo tale supposizione, è emerso però come essa fosse tutt’altro che scontata perché: 1. la stessa modalità espressiva nietzscheana aveva nascosto quell’influenza storico-teoretica, 2. la storia delle interpretazioni nietzscheane, avendo in parte dimenticato l’esistenza di un proficuo scambio tra la filosofia di Nietzsche e le scienze ottocentesche, aveva ignorato il ruolo giocato dall’astronomia nel suo pensiero. 1. Per quanto riguarda la modalità espressiva nietzscheana è bene ricordare che, in quelli che oggi vengono chiamati Frammenti postumi [Nachgelassene Fragmente] ma che originariamente erano semplicemente i propri quaderni di lavoro, Nietzsche, scrivendo per se stesso, tralasciava spesso le fonti dei passi che trascriveva. E quando capitava che citasse per esteso un riferimento bibliografico, egli non aggiungeva null’altro che potesse far capire qualcosa di più circa la lettura da parte sua di tale opera o gli interessi da lui nutriti nei suoi confronti. Nelle opere a stampa, invece, egli era solito dissimulare o addirittura eludere le citazioni o i riferimenti alle sue fonti, anche, ovviamente, i riferimenti alle fonti




introduzione

scientifiche che, per gli interpreti di Nietzsche e gli storici della filosofia, sono ardui da riconoscere. Così egli riportò, talvolta, degli interi passi tratti da un autore, tacendo il fatto che si trattasse di citazione. Altre volte virgolettò i passi riportati, senza tuttavia precisarne la fonte. Altre volte ancora, invece, sintetizzando idee altrui, indicò unicamente il nome dell’autore, senza specificare però né il titolo del libro né il passo cui si riferiva. Solo nel suo epistolario egli specificò frequentemente tutti i riferimenti necessari all’individuazione di un’opera citata, spesso perché, proprio nelle lettere, egli si trovava costretto a richiedere agli amici libri o riviste di suo interesse. A proposito poi del consapevole o inconsapevole oscuramento da parte di Nietzsche dei temi e degli autori di tali riviste, così come dell’importanza che queste ultime rivestivano negli studi su Nietzsche, è nel giusto Janz quando osserva: Quante possibilità ancora non sfruttate sono offerte all’esegesi nietzschiana dal confronto che un giorno si potrebbe fare tra tutte queste pubblicazioni espressamente richieste da Nietzsche e la sua reazione ad esse nelle opere pubblicate e in quelle postume! Giacché senza dubbio le opere e i contributi alle riviste di tutti questi autori erano per lo più lavori seri e profondi di specialisti, ma oggi non sono nemmeno noti allo specialista, così come la sconfinata produzione musicale e poetica dell’epoca, anzi i puri e semplici nomi continuano a esistere soltanto nei più ampi lessici specializzati. Essi vennero oscurati non da ultimo dall’opera di Nietzsche, il cui genio li ha condensati in un estratto in cui sono conservati i loro elementi durevoli – e purtroppo anche quelli problematici –, gli “elementi-traccia” dell’evoluzione spirituale dell’Occidente nell’epoca sua. Nietzsche non ha solo pensato tutti questi pensieri, astraendoli, ma li ha anche vissuti, ha sofferto con essi e sotto il loro peso, ha lottato con essi. Ciò conferisce alla sua opera, alle sue formulazioni la loro forza demoniaca. La sua passione della conoscenza ha infuso loro il respiro.

 Curt Paul Janz, Friedrich Nietzsche. Eine Biographie, 3 voll., München-Wien, Hanser, 1978-1979, trad. it. a cura di M. Carpitella, Vita di Nietzsche, 3 voll., Roma-Bari, Laterza, 1980-1982, vol. I, Il profeta della tragedia 1844/1879; vol. II, Il filosofo della solitudine 1879/1888; vol. III. Il genio della catastrofe 1889/1900. Il riferimento è qui al volume II, p. 72.




introduzione

Non è un caso, dunque, che, fin dalla pubblicazione della Kritische Gesamtausgabe (1967) e poi da quella di poco successiva della Kritische Studienausgabe (1967-1977), particolare interesse sia stato rivolto al rinvenimento delle fonti nietzscheane, oggi reperibili all’interno dei singoli volumi della KGW o nel volume XIV della KSA. Così come non è un caso che all’interno delle «Nietzsche-Studien», il più importante annuario internazionale per la ricerca su Nietzsche, vi sia una sessione esplicitamente dedicata alla Quellenforschung. Oltre ai problemi interpretativi creati dalla persistente omissione da parte di Nietzsche delle sue fonti, vi fu però un’ulteriore difficoltà formale interna ai testi nietzscheani: il fatto che il filosofo non condividesse a pieno lo statuto concettuale della filosofia tradizionale, e che, a differenza di questa, legittimasse un largo uso delle metafore all’interno della lingua filosofica. All’ortodossia cartesiana dell’evidenza fondata su chiarezza e distinzione, infatti, egli sembrava preferire un discorso metaforico basato sull’artificio retorico della translatio, prediligendo così l’analogia (con annesso il sospetto sulla latente equivocità di quest’ultima) rispetto a una più rigorosa univocità, e introducendo con ciò una sorta di “imbarazzo” logico nel proprio procedere filosofico. Tale scelta espressivo-formale, lungi dal rappresentare una mera questione stilistica, trovava congrua giustificazione in quel che, cum grano salis, è chiamata “ontologia nietzscheana”. Fin da giovane, infatti, il filosofo tedesco aveva riflettuto sulla natura della verità e dei concetti, considerando questi ultimi come l’irrigidimento delle immagini sgorganti dalla fantasia umana e notando come, durante la trasformazione dell’impressione sensibile nel concetto astratto, si verificasse una perdita di concretezza. Partendo da tali riflessioni egli aveva definito la verità come un insieme di metafore che si erano logorate e avevano perduto ogni forza sensibile, monete la cui immagine si era consumata al punto da venir prese in considerazione soltanto come metallo, non più come monete. Conformemente a una tale definizione, allo 

Al 1988 risale invece la seconda edizione rivista [2. durchgesehene Auflage]. WL 1.





I Le letture scientifiche degli anni Settanta

A mettere ben in evidenza il neonato interesse degli anni Settanta verso le scienze, la lettera del 5 aprile 1873 a Gersdorff, ove, in riferimento a un suo scritto da poco terminato, La filosofia nell’epoca tragica dei Greci, Nietzsche scrisse: Ho dovuto anche intraprendere gli studi più singolari per questo scopo, perfino la matematica mi si è avvicinata senza farmi paura, poi la meccanica, la teoria chimica degli atomi ecc.

E a ulteriore conferma di tale coinvolgimento da parte di Nietzsche nel mondo delle scienze naturali, il fatto che tra i temi che egli nell’autunno 1873 si era proposto come oggetto delle sue Considerazioni inattuali vi era anche quello delle scienze naturali. In effetti, proprio intorno alla prima metà degli anni Settanta, avvalendosi del buon assortimento di libri offerto dalla biblioteca universitaria di Basilea e acquistando a proprie spese tomi di suo interesse, Nietzsche aveva affrontato una serie di letture scientifiche di non poco conto. Certo v’è da tener presente che, probabilmente, non sempre Nietzsche s’era dedicato approfonditamente a tali libri, così come non sempre aveva lasciato tracce evidenti, appunti o sottolineature, sui testi oggi in nostro possesso dei passi che più lo interessavano, e tuttavia è opportuno, per inquadrare  E II, lettera a Carl von Gersdorff, Basilea, 5 aprile 1873, p. 443. Si veda anche A. Mittasch, Nietzsche als Naturphilosoph, cit., p. 35.  Ibid.  L. Crescenzi, Verzeichnis der von Nietzsche aus der Universitätsbibliothek in Basel entliehenen Bücher (1869-1879), cit.




parte prima

il fenomeno Nietzsche nel suo retroscena culturale e per dotarlo di quella profondità ed ecletticità che egli sicuramente possedeva, approfondire i suoi studi di quegli anni. *** Le letture più specificamente astronomiche che Nietzsche compì negli anni Settanta furono essenzialmente tre: Über die Natur der Kometen di Johann Karl Friedrich Zöllner, Die Sternschnuppen di Adolph Hirsch e Der Wunderbau des Weltalls, oder Populäre Astronomie di Johann Heinrich von Mädler. 1. Johann Karl Friedrich Zöllner, Über die Natur der Kometen. Beiträge zur Geschichte und Theorie der Erkenntniss Il 6 novembre 1872, ovvero proprio una ventina di giorni prima del passaggio della famosa cometa di Biela, Nietzsche aveva effettuato il prestito del voluminoso libro (oltre cinquecento pagine) di Johann Karl Friedrich Zöllner, Über die Natur der Kometen, libro il cui prestito avrebbe ripetuto o prolungato per altre tre volte (il 28 marzo 1873, il 2 ottobre 1873 e il 13 aprile 1874) e che infine avrebbe deciso di acquistare. Zöllner (1834-1882) era un celebre astrofisico. Dal 1866 era stato professore a Lipsia e dal 1869 membro della Königlich-Sächsischen Gesellschaft der Wissenschaften. A causa della pubblicazione del libro Sulla natura delle comete aveva provocato uno scandalo, nonché la propria successiva condanna da parte dei suoi stessi colleghi.  Johann Karl Friedrich Zöllner, Über die Natur der Kometen. Beiträge zur Geschichte und Theorie der Erkenntniss. Von Johann Karl Friedrich Zöllner Professor an der Universität Leipzig. Zweite unveränderte Auflage [1871], Leipzig, Verlag von Wilhelm \Engelmann, 1872 (BN). Non vi si trova traccia di appunti o sottolineature.  Non a caso nella copia posseduta da Nietzsche si trova in allegato un’appendice nella quale il celebre astrofisico difende se stesso dall’accusa di aver adottato un comportamento scorretto nei confronti dei colleghi: Aggiunta alla seconda edizione inalterata. Una difesa [Beilage zur zweiten unveränderten Auflage. Zur Abwehr]. Per ulteriori approfondimenti su Zöllner e sulla sua critica alla cultura si rimanda a: Christoph Meinel, Karl Friedrich Zöllner und die Wissenschaftskultur der Gründerzeit: eine Fallstudie zur Genese konservativer Zivilisationskritik, Berlin, Sigma, 1991.




i. le letture scientifiche degli anni settanta

Fu proprio a causa di codesta spiacevole situazione in cui l’astrofisico versava che, secondo Schlechta-Anders, Nietzsche aveva iniziato a interessarsi alla faccenda Zöllner. Anche il filosofo, infatti, si trovava a quel tempo ad affrontare un difficile momento: la pubblicazione de La nascita della tragedia e la vivace querelle che era sorta e alla quale avevano preso parte Erwin Rohde, Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff e Richard Wagner. Alle acute osservazioni di Schlechta-Anders riguardo al motivo dell’interesse nietzscheano nei confronti di Zöllner, e soprattutto del suo libro, va però aggiunto un altro particolare. Dal 25 novembre al 5 dicembre 1872 la terra sarebbe passata attraverso l’orbita della famosa cometa Biela. Questa era stata scoperta da Biela nel febbraio 1826 e aveva attratto subito l’attenzione delle masse, in quanto, in seguito alla vicinanza della sua traiettoria all’orbita della terra, era stata ritenuta la causa di un impatto che avrebbe provocato la fine del mondo. Il terrore era svanito solo nel 1832, quando, intercorsi circa sei anni e mezzo (il suo periodo orbitale), era ritornata senza provocar danni, così come nel 1839. Essa tuttavia era diventata famosa nella storia dei cieli perché era stata l’unica cometa, in epoca moderna (e precisamente intorno al 13 gennaio 1846), che era stata vista, sotto l’esame del telescopio, dividersi in due parti. Quest’ultime, intraviste seppur debolmente nel 1852, non osservate a causa della loro eccessiva vicinanza al sole nel 1859, non erano più riapparse nel 1866. Nel 1872, allora, gli astronomi si  Nel novembre 1872 scriveva allora a Erwin Rohde con viva partecipazione: “Hai sentito dello scandalo di Zöllner a Lipsia? Leggiti il suo libro sulla natura delle comete: c’è da rimanere stupiti dalla quantità di cose che fanno per noi. Quest’uomo leale, dopo il suo libro, è stato praticamente scomunicato nella maniera più ignobile da tutta la repubblica dei dotti, i suoi amici più intimi lo hanno rinnegato, e in lungo e in largo hanno diffuso la notizia che si tratta di un ‘pazzo’! Sul serio, è considerato un ‘malato di mente’, perché non suona la stessa musica della banda dei suoi colleghi! Questo è lo spirito dell’oclocrazia intellettuale di Lipsia!” (E II, lettera a Erwin Rohde, Basilea, novembre 1872, p. 390). Similmente nel NF 19 [94] estate 1872-1873, affermava: “Al nobile Zöllner bastò una parola onesta [ein ehrliches Wort] per essere bandito quasi concordemente dalla nostra plebea repubblica dei dotti [gelehrten Pöbel-Republik]”.  K. Schlechta - A. Anders, Friedrich Nietzsche. Von den verbogenen Anfängen seines Philosophierens, cit., pp. 122-123.




parte prima

erano sforzati più che mai di avvistarle. E proprio mentre costoro si aspettavano di vedere le macerie di questa cometa che si era divisa in due se non in tre distinte parti e stava ancora proseguendo quel processo di dissoluzione, comparendo sotto forma di stelle cadenti nel novembre 1872, Nietzsche aveva effettuato un prestito bibliotecario su un libro di comete, il testo di Zöllner, appunto. Questo libro, scritto in memoria di Keplero, offriva in realtà molto più di quanto il titolo lasciasse immaginare. Non si trattava difatti di una semplice teoria fisica delle comete (in base alla quale Zöllner presumeva che gli elementi del nucleo di una cometa si vaporizzassero durante il suo avvicinamento al sole), ma si trattava anche, come ben suggeriva il sottotitolo e come storicamente dimostrava la sua vicenda compositiva, di una descrizione storico-filosofica (per molti versi kantiana e schopenhaueriana) della natura della conoscenza. Il libro, infatti, già pronto per la stampa alla fine dell’agosto 1871, era originariamente stato pensato in tre parti. Le prime due erano di natura puramente astrofisica: la prima era divisa a sua volta in due parti, le quali contenevano rispettivamente gli studi sulle comete compiuti da Olbers (Ueber den Schweif des grossen Cometen von 1811) e da Bessel (Beobachtungen über die physische Beschaffenheit des Halley’schen Cometen und dadurch veranlasste Bemerkungen), la seconda riguardava la stabilità delle masse cosmiche e la natura delle comete. La terza parte, invece, l’ultima del progetto originario, facendo esplicito riferimento alla teoria delle comete di John Tyndall, si occupava degli studi di psiJohn Tyndall (1820-1893) era un fisico irlandese. Egli aveva iniziato i suoi studi leggendo privatamente Carlyle, Emerson e Fichte. In Irlanda era stato un geometra e ingegnere civile. Trasferitosi in Germania nel 1848 aveva intrapreso gli studi presso l’Università di Marburgo e lì si era addottorato con una dissertazione matematica. Dal 1851 egli era stato ricercatore, educatore, e famoso divulgatore di scienza (contribuendo alla rivista «Science Lectures for the People», scrivendo una regolare colonna per «Saturday Review», collaborando alla nascita di «Nature», e stendendo vari libri di divulgazione scientifica, tra cui Fragments of Science for Unscientific People, 1871). Tuttavia fu anche una personalità controversa: a seguito della sua devozione all’esperimento e alla verifica, della sua ostinazione nel trovare la verità e dell’esplicito confronto che tirò tra materialismo e religione rivelata, egli fu al centro di aspri conflitti con l’autorità religiosa – conflitti riguardanti specialmente preghiere e miracoli. Nel 1853 




i. le letture scientifiche degli anni settanta

cologia e di teoria della conoscenza e vi accostava, riprendendo la prefazione, la polemica contro gli scienziati dell’epoca, esprimendola in una teoria psicologica della vanità. Una quarta parte, divenne professore di Filosofia naturale (Fisica) presso la Royal Institution di Londra e qui insegnò fino al 1887, quando, dopo essersi seriamente ammalato (1886), decise di ritirarsi. Roy Macleod, Tyndall, John, in Charles Coulston Gillispie (a cura di), Dictionary of Scientific Biography, 18 voll., New York, Charles Scribner’s Sons, 1970-1990, vol. XIII, pp. 521-524. Quanto alla sua teoria sulle comete, egli l’aveva esposta l’8 marzo 1869 alla Società Filosofica di Cambridge, e l’aveva aggiunta, col titolo “Cometentheorie”, come ultimo capitolo della quarta edizione del suo Heat considered as a Mode of Motion (tradotta in tedesco sotto il titolo Über die Wärme betrachtet als eine Art der Bewegung e, stampata, su base della quarta edizione inglese, sotto la curatela di H. von Helmholtz e G. Wiedemann, nel 1871, nella sua seconda edizione tedesca). J.K.F. Zöllner, Über die Natur der Kometen. Beiträge zur Geschichte und Theorie der Erkenntniss. Von Johann Karl Friedrich Zöllner Professor an der Universität Leipzig. Zweite unveränderte Auflage, cit., p. 167. La teoria meccanica delle comete di Tyndall affermava, in breve, che la cometa era composta da una specie di vapore scomposto dalla luce solare. La testa e la coda erano dunque una nube attinica che risultava dalla decomposizione di materia cometaria. La coda non era tuttavia materia espulsa, ma materia che precipitava sui raggi solari attraversanti l’atmosfera della cometa. Essa era antisolare perché due forze antagoniste agivano sul vapore cometario: una forza attinica, che provoca precipitazione, e una forza calorifica che provoca vaporizzazione. La coda non era perciò un’appendice della testa, ma una precipitazione di vapore attinico in diverse direzioni a seconda dello spostamento della cometa. Tofigh Heidarzade, A history of physical theories of comets, from Aristotle to Whipple, Dordrecht, Springer, 2008, p. 224. La teoria delle comete di Zöllner, che come le preferite nella seconda metà del XIX secolo era una teoria elettrica e non meccanica, prevedeva invece, nella formazione della coda cometaria, l’azione di una forza elettrica repulsiva (ibid.), e facilmente confutava, per mezzo degli insegnamenti di Olbers e Bessel, quella di Tyndall. J.K.F. Zöllner, Über die Natur der Kometen. Beiträge zur Geschichte und Theorie der Erkenntniss. Von Johann Karl Friedrich Zöllner Professor an der Universität Leipzig. Zweite unveränderte Auflage, cit., p. 174. Ciò che a Zöllner premeva nel suo libro, tuttavia, non era tanto prendere in considerazione la teoria di Tyndall nel suo contenuto o nelle confutazioni che essa riceveva dalle teorie di Olbers e Bessel, bensì trattarla nella sua essenza di fenomeno psicologico. La considerava teoreticamente come un prodotto di operazioni intellettive, un ritrovato che serviva a soddisfare il bisogno di render ragione delle cause di un dato fenomeno: quello della vista delle comete. Zöllner si chiedeva perciò come un uomo del XIX secolo (quale era Tyndall) aveva potuto produrla, nonostante avesse in suo possesso tutti quei mezzi indispensabili a persuaderlo dell’irrazionalità della sua impresa. J.K.F. Zöllner, Über die Natur der Kometen. Beiträge zur Geschichte und Theorie der Erkenntniss. Von Johann Karl Friedrich Zöllner Professor an der Universität Leipzig. Zweite unveränderte Auflage, cit., pp. 174-175.




parte prima

2. Ricevuta del libraio Detloff datata 5 luglio 1875. Klassik Stiftung Weimar, Goethe- und Schiller-Archiv 71/369, 1-8, facsimile cortesemente fornito da Nietzsche Source (www.nietzschesource.org).




i. le letture scientifiche degli anni settanta

3. Ricevuta dei libri acquistati da Nietzsche presso il libraio Detloff da luglio a dicembre 1875, dove manca il libro di Secchi. Klassik Stiftung Weimar, Goethe- und Schiller-Archiv 71/369, 1-8, facsimile cortesemente fornito da Nietzsche Source (www.nietzschesource.org). 4. Frontespizio del primo volume del libro di A. Secchi, Die Einheit der Naturkräfte. Ein Beitrag zur Naturphilosophie. Immagine reperita sul sito del Göttinger Digitalisierungszentrum (GDZ, http://gdz.sub. uni-goettingen.de/dms/load/ toc/?IDDOC=631591).





Parte Seconda

Tra conoscenze scientifiche e rielaborazione filosofica



I Risultati astronomici e pensiero filosofico

1. Astrologia: l’uomo come fine Che la pseudoscienza (l’astrologia) fosse tappa necessaria della scienza (dell’astronomia), quantunque (come astrolatria) fuorviante e illusoria, Nietzsche lo espresse nell’aforisma 300 de La gaia scienza: Preludi della scienza. Credete dunque voi che le scienze sarebbero nate e progredite, se non le avessero precedute maghi, alchimisti, astrologi e streghe, in quanto furono proprio questi a creare per la prima volta, con le loro promesse e millanterie, la sete, la fame e il gusto delle potenze occulte e proibite?

Le promesse, dunque, le millanterie, le illusioni di potenza o, come le chiamò Nietzsche in Al di là del bene e del male, le “pretese ultraterrene” cui si doveva lo stile grandioso dell’architettura in Asia e in Egitto e a servizio delle quali era stato sperperato più lavoro, denaro, sagacia e pazienza di quanto non si fosse fatto per qualsiasi vera scienza, furono per Nietzsche le premesse necessarie per il successivo sviluppo della scienza stessa. E tuttavia il filosofo, pur riconoscendo all’astrologia questa funzione positiva

NF 19 [134] estate 1872 - inizio 1873. FW 300. A questo si possono aggiungere

le parole che Nietzsche scrisse nei 26 [110] estate-autunno 1884: “Finora si è molto giudicato e condannato, dove mancava la scienza [wo das Wissen fehlte], per esempio sulle streghe o a proposito dell’astrologia [bei der Astrologie]”.  JGB, Prefazione. 

NF




parte seconda

a livello storico, non poté fare a meno di attribuirle complessivamente una connotazione negativa. Ciò che negli scritti di Nietzsche più strettamente denotò questa disciplina, ciò che dal filosofo fu più duramente criticato, fu infatti una caratteristica che, in quanto totalmente contraria al suo pensiero e al suo filosofare, non poteva che essere esecrata: si trattava del carattere antropomorfico con cui l’astrologia si ostinava a interpretare il mondo. Essa, difatti, allo stesso modo di quel tipo di filosofia che Nietzsche aborriva, anziché cercare la verità [die Wahrheit], cercava la metamorfosi del mondo nell’uomo [die Metamorphose der Welt in den Menschen], si sforzava di comprendere il mondo con l’autocoscienza, come una cosa umana. Come l’astrologo considerava le stelle al servizio degli uomini e il mondo al servizio dell’individuo, così il metodo filosofico d’indagine considerava l’uomo come misura di tutte le cose [Maaß der Dinge], o meglio il mondo come uomo [die Welt als Mensch]. E lo faceva, secondo Nietzsche, poiché muoveva da un errore iniziale, quello di credere che l’uomo avesse immediatamente di fronte a sé le cose come oggetti puri, dimenticando, invece, che si trattava solamente di metafore, seppure originarie, dell’intuizione. Gli stessi sistemi, allora, finivano per essere antropomorfismi, la conoscenza un’astrologia. E se sul piano metodologico era l’antropomorfismo a essere più duramente colpito, a livello di conclusioni era il finalismo a dover essere più violentemente criticato. L’astrologia, infatti, in netto contrasto con gli insegnamenti di Nietzsche, finiva per considerare l’uomo come fine, connetteva il destino del mondo con quello dell’uomo, trattava, in altre parole, la suprema evoluzione  In riferimento a Nietzsche è sempre piuttosto rischioso parlare di verità, soprattutto se al singolare. Se qui ci si permette ciò è perché si sta parafrasando lo stesso Nietzsche in NF 19 [237] estate 1872 - inizio 1873.  Ibid.  WL 1.  WL 1 e NF 19 [237] estate 1872 - inizio 1873.  WL 1.  NF 19 [248] estate 1872 - inizio 1873.  NF 19 [134] estate 1872 - inizio 1873.




i. risultati astronomici e pensiero filosofico

dell’uomo come suprema evoluzione del mondo. Essa era, per usare un aggettivo “umano troppo umano”, superba: anziché (come avrebbe fatto la filosofia di Nietzsche) svelare un mondo di necessità assolutamente inumana, anziché irridere il mondo come mondo di uomini, a mo’ dell’idealismo faceva dell’uomo “la cosa più importante”, del mondo un prodotto umano. Il suo ordinamento somigliava, in qualche modo, alla morale: come l’astrologia pretendeva che le stelle del cielo girassero intorno al destino dell’uomo, così l’uomo morale presupponeva che ciò che gli stava essenzialmente a cuore dovesse formare l’essenza e il cuore delle cose stesse. Questo era già un motivo sufficientemente valido, per Nietzsche, per utilizzare a più riprese le ragioni della disapprovazione delle modalità interpretative astrologiche contro la morale, o, ancor meglio, al fine di un superamento della morale. I frammenti nei quali Nietzsche riprese il significativo parallelo astrologia-morale furono perciò molteplici. – Il fatto stesso che si diano valutazioni morali non è forse stato ancora mai visto come problema. Per necessità gli uomini moraleggeranno sempre? O non potrebbe estinguersi anche la morale, come la riflessione astrologica e quella alchimistica si sono estinte o si stanno estinguendo? – Solo ora il problema è posto. Fin qui, una specie di astrologia – della fede che i processi cosmici siano in stretto rapporto con noi. I filosofi morali stessi sono sintomi. Autoannientamento della morale. – I presupposti di ogni attività giudicante morale: a. la conoscibilità dell’azione (omogeneità delle azioni, possibilità di una determinazione concettuale), b. la diversità del valore morale da tutti i valori d’altro genere.

 NF 19 [151] estate 1872 - inizio  MA I, 4, Astrologia e affini.

1873.

6 [189] autunno 1880. 6 [242] autunno 1880: “l’ordinamento morale del mondo, una specie di astrologia”.  MA I, 4, Astrologia e affini.  NF 7 [73] primavera-estate 1883.  NF 25 [455] primavera 1884.  NF  NF




«Imparate a leggermi bene», aveva ammonito Nietzsche. E imparare a leggerlo bene, a scoprire il significato recondito delle sue metafore astrali, il senso nascosto dietro alle sue poetiche immagini celesti è proprio lo scopo di questo libro. L’analisi storico-astronomica del contesto scientifico-culturale ottocentesco, la fedele ricostruzione delle letture di Nietzsche e l’indagine ermeneutica della sua abbondante metaforica celeste accompagnano il lettore alla scoperta del costituirsi del suo filosofare, a quella zona di pensiero che, procedendo dai risultati sperimentali della scienza dell’epoca, giunge, con esiti del tutto innovativi, a un campo diverso da quello d’origine: la riflessione filosofica. L’affinità tra Nietzsche e il contesto astronomico ottocentesco viene qui colta in una molteplicità di aspetti. La visione antiantropocentrica e a-finalistica, l’immagine della luce come metafora di una verità nuova e la proclamazione dell’inesistenza di un punto di vista assoluto vengono esplorate nelle loro analogie con le verità del pensiero scientifico moderno, dall’eliocentrismo copernicano alla propagazione della luce a velocità finita, per giungere infine al movimento dell’intero sistema solare. Da tale indagine la riflessione nietzschiana ne esce arricchita: sul piano storico acquista una maggiore profondità, su quello filosofico una nuova, crescente complessità. Irene Treccani, dottore di ricerca in Storia della filosofia presso l’Università degli Studi di Verona, ha svolto soggiorni di ricerca in diverse città straniere, tra cui Freiburg im Breisgau, Weimar, Greifswald, Londra. Abilitata all’insegnamento di Filosofia e Storia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e docente liceale delle stesse discipline, è autrice di diversi saggi su Friedrich Nietzsche.

in copertina foto di Matteo Ghidinelli

e ,

ISBN ----


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.