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l’opinione COME CAMBIERÀ L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DOPO LA PANDEMIA Il Covid-19 ha rappresentato sin da subito un grande acceleratore di tendenze già in corso: il previsto aumento al ricorso di tecnologie 4.0 e di automazione è solo uno dei fenomeni a cui si sta assistendo e in relazione a cui qualsiasi realtà produttiva non dovrà farsi cogliere impreparata. In seguito alla pandemia anche l’organizzazione del lavoro cambierà radicalmente. Si pensi, ad esempio, alla ben nota esplosione dello smart working a cui si è assistito: al riguardo bisogna considerare anche l’esperienza di aziende che avevano già contrattualizzato tale modalità di lavoro da remoto e in cui si sono ottenuti notevoli benefici in termini di produttività e benessere delle persone (a differenza delle realtà in cui ciò non era avvenuto). Nella nuova fase sarà, quindi, fondamentale costruire processi di innovazione e partecipazione in cui lo smart working venga considerato come un’opportunità per ripensare l’azienda stessa, le sue gerarchie nonché il suo modello organizzativo e di business. Ridefinire i processi
Del resto, questa pandemia ha provocato effetti di gran lunga più gravi della crisi del 2008, creando uno shock più profondo, in seguito a cui le aziende si sono scoperte vulnerabili. Ciò è avvenuto principalmente perché si è avvertita la necessità di
Marco Bentivogli
Lo smart working è stato utile per superare l’emergenza ma è anche un’occasione unica per ripensare le aziende e i loro processi. ripensare all’organizzazione del lavoro e rivedere la supply chain rendendola il meno possibile dipendente dai fornitori esteri, nocnhé riformulare gli attuali processi produttivi in chiave 4.0 (ad esempio utilizzare la blockchain per tracciare le filiere produttive, la loro sostenibilità ed eticità). La ridefinizione del layout produttivo aziendale è un processo che richiede soprattutto il coinvolgimento dei lavoratori: pur riconoscendo, all’interno del percorso innovativo aziendale, il ruolo cruciale dei consulenti, la figura del lavoratore rimane di estre-
ma rilevanza. È soltanto rendendo il lavoratore parte attiva del processo, che si promuove un reale percorso di innovazione e trasformazione delle aziende. L’accelerazione all’automazione è un processo che per sua natura provoca timore, ma potrebbero esserne minimizzati gli impatti se venisse accompagnato da piani strategici ben definiti. Questa accelerazione andrà, innanzitutto, accompagnata da piani territoriali che tengano conto delle attività e delle caratteristiche produttive e lavorative di ciascuna regione. È, inoltre, necessario un significativo piano di reskilling della forza lavoro italiana in cui si promuova una nuova tipologia di formazione che sia adattiva alle persone, creata sulle loro reali esigenze e attività svolte. Una nuova tipologia di formazione e adeguati piani di reskilling dovranno essere il cardine delle politiche pubbliche dei prossimi anni: è in questi ambiti che bisogna investire le risorse e creare specifici piani strategici; a ciò si dovrà accompagnare la capacità di saper costruire, “sedimentando” le competenze quando le aziende innovano. Questo, probabilmente, dovrebbe essere il reale significato di Industry 4.0. Marco Bentivogli Articolo tratto da “La visione dei Leader” di The Innovation Group
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