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l’opinione

COME CAMBIERÀ L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DOPO LA PANDEMIA

Il Covid-19 ha rappresentato sin da subito un grande acceleratore di tendenze già in corso: il previsto aumento al ricorso di tecnologie 4.0 e di automazione è solo uno dei fenomeni a cui si sta assistendo e in relazione a cui qualsiasi realtà produttiva non dovrà farsi cogliere impreparata. In seguito alla pandemia anche l’organizzazione del lavoro cambierà radicalmente. Si pensi, ad esempio, alla ben nota esplosione dello smart working a cui si è assistito: al riguardo bisogna considerare anche l’esperienza di aziende che avevano già contrattualizzato tale modalità di lavoro da remoto e in cui si sono ottenuti notevoli benefici in termini di produttività e benessere delle persone (a differenza delle realtà in cui ciò non era avvenuto). Nella nuova fase sarà, quindi, fondamentale costruire processi di innovazione e partecipazione in cui lo smart working venga considerato come un’opportunità per ripensare l’azienda stessa, le sue gerarchie nonché il suo modello organizzativo e di business.

Ridefinire i processi

Del resto, questa pandemia ha provocato effetti di gran lunga più gravi della crisi del 2008, creando uno shock più profondo, in seguito a cui le aziende si sono scoperte vulnerabili. Ciò è avvenuto principalmente perché si è avvertita la necessità di

Marco Bentivogli

Lo smart working è stato utile per superare l’emergenza ma è anche un’occasione unica per ripensare le aziende e i loro processi.

ripensare all’organizzazione del lavoro e rivedere la supply chain rendendola il meno possibile dipendente dai fornitori esteri, nocnhé riformulare gli attuali processi produttivi in chiave 4.0 (ad esempio utilizzare la blockchain per tracciare le filiere produttive, la loro sostenibilità ed eticità). La ridefinizione del layout produttivo aziendale è un processo che richiede soprattutto il coinvolgimento dei lavoratori: pur riconoscendo, all’interno del percorso innovativo aziendale, il ruolo cruciale dei consulenti, la figura del lavoratore rimane di estrema rilevanza. È soltanto rendendo il lavoratore parte attiva del processo, che si promuove un reale percorso di innovazione e trasformazione delle aziende. L’accelerazione all’automazione è un processo che per sua natura provoca timore, ma potrebbero esserne minimizzati gli impatti se venisse accompagnato da piani strategici ben definiti. Questa accelerazione andrà, innanzitutto, accompagnata da piani territoriali che tengano conto delle attività e delle caratteristiche produttive e lavorative di ciascuna regione. È, inoltre, necessario un significativo piano di reskilling della forza lavoro italiana in cui si promuova una nuova tipologia di formazione che sia adattiva alle persone, creata sulle loro reali esigenze e attività svolte. Una nuova tipologia di formazione e adeguati piani di reskilling dovranno essere il cardine delle politiche pubbliche dei prossimi anni: è in questi ambiti che bisogna investire le risorse e creare specifici piani strategici; a ciò si dovrà accompagnare la capacità di saper costruire, “sedimentando” le competenze quando le aziende innovano. Questo, probabilmente, dovrebbe essere il reale significato di Industry 4.0.

Marco Bentivogli

Articolo tratto da “La visione dei Leader” di The Innovation Group

Rosano Ziveri

Il gruppo italiano, nato sette mesi fa unendo le forze di cinque aziende, inizia a integrare nuove realtà e parte da competenze nella cybersecurity, nell'Ai e nel modern workplace.

Sono passati circa sette mesi dalla nascita di Impresoft e già il gruppo estende la propria compagine. A un conglomerato che già comprende 4ward, Brainware, Gruppo Formula, Siseco/Impresoft e Qualitas Informatica, si aggiunge ora Progel, realtà con radici in Emilia Romagna e competenze in ambiti per certi versi L’Enterprise integration Platform asa-Service (EiPaaS) ha avuto un ruolo importante negli ultimi anni, ne sa qualcosa Boomi, la società di Dell Technologies focalizzata in questo promettente settore, un comparto che Gartner stima nel 70% la crescita anno su anno. “L’integrazione e il dialogo tra sistemi

PROGEL ALLARGA LA GALASSIA DEL GRUPPO IMPRESOFT

simili e per altri complementari soprattutto a 4ward. L’azienda con sedi in provincia di Bologna e a Reggio Emilia, infatti, nasce nel 1988 per progettare reti in ambiente Netware (glorioso sistema operativo di Novell oggi passato di moda), diventa nel tempo soprattutto Microsoft Solution Provider e sviluppa progressivamente il proprio business nelle direzioni delle infrastrutture, del software e della formazione. Nel primo caso, al networking si sono aggiunti l’identity management, la collaboration, l’Ucc, la data protection e la sicurezza. Il secondo aspetto comprende soprattutto data processing automation e applicazioni mobili, ma fa leva soprattutto sul progetto Dorsale Interoperabile, dedicato alle organizzazioni sanitarie. La formazione, infine, vede l’azienda impegnata come partner Pcsnet per l’Emilia Romagna e Gold Certified Partner Microsoft. Perché una realtà che di suo conta su una settantina di persone e fattura 10 milioni di euro ha deciso di entrare in informativi diversi, così come la comunicazione tra applicazioni e dati”, dice Fabio Invernizzi, responsabile sud Europa di Boomi, “sono attività strategiche in tempo di fusioni e acquisizioni. Le nostre soluzioni permettono di tagliare fino al 70% il tempo di integrazione dei sistemi, favorendo i processi di trasformazione digitale, a maggior un gruppo più grande? “Il percorso di avvicinamento a Impresoft è stato graduale, ma reso necessario dalla volontà di crescere non solo in modo fisiologico”, confessa Alberto Trigari, Ceo e uno dei soci fondatori di Progel. “Il 72% del nostro volume d’affari è realizzato con i servizi e questo patrimonio, accanto alle competenze approfondite nella protezione delle infrastrutture Ict, nelle reti evolute e software-defined, così come nella formazione, arricchiranno la proposizione del gruppo”. “Siamo una realtà nata da poco”, ha commentato Rossano Ziveri, Ceo di Impresoft Group, “e serve ancora tempo per scaricare a terra tutte le potenzialità che abbiamo. Qualche integrazione di offerta è stata già completata, ma diverse altre seguiranno. Oggi siamo un gruppo da 65 milioni di euro e abbiamo già una solidità che ci consente di confermare per quest’anno il volume di attività acquisito, nonostante le difficoltà del periodo collegato alla pandemia

BOOMI AL CENTRO DELL’INTEGRAZIONE DIGITALE

Covid-19”. ragione ora, che i sistemi sono sparsi tra data center on-premise e cloud”. Boomi, che cresce con un ritmo doppio rispetto al suo mercato di riferimento, mette a disposizione strumenti no code e visuali, come ad esempio la piattaforma AtomSphere, che consentono di realizzare progetti di integrazione con semplicità e agilità.

l’intervista

DOPO LA PANDEMIA ARRIVERANNO GLI ANNI D’ORO DELL’IT Durante il lock-down, il business di Dell Technologies ha tenuto. Le previsioni di Adrian McDonald, presidente Emea della multinazionale.

Può tracciare un bilancio di quest’ultimo particolare periodo? È stato il trimestre più strano degli ultimi anni, anche perché è finito in modo molto diverso da come era iniziato. In quasi tutto il mondo la gente è rimasta a casa, e le tecnologie digitali hanno aiutato molto questa nuova normalità. Noi siamo molto contenti dei risultati, abbiamo proseguito nel nostro lavoro senza impedimenti particolari perché la nostra cultura era già impostata sul lavoro agile. In questo trimestre c’è stato un salto di qualità in tutto il mondo digitale. Tutti hanno cercato soluzioni per lavorare da casa, in particolare la PA, la sanità, che ha dovuto fronteggiare un superlavoro, e l’istruzione, che ha dovuto anch’essa riorganizzarsi per operare da remoto. Noi abbiamo fatto un buon lavoro, rimanendo sulla cresta dell’onda di questi nuovi trend. In questa che è stata una vera e propria disruption, il mercato è andato alla ricerca degli operatori più grandi e solidi per cercare un partner forte e affidabile. Sul fronte dei numeri, abbiamo rispettato le previsioni, anche se il nostro parere è che in questo momento le previsioni non hanno senso, almeno finché il mercato non si stabilizzerà. In ogni caso, la nostra divisione che eroga servizi è stata molto stressata, a causa della grande richiesta di soluzioni di smart working. Ci tengo a dire che le nostre persone si sono mosse in totale sicurezza, per sé e per i clienti.

Adrian McDonald

Qual è stato secondo lei il fenomeno più dirompente in questa situazione? Secondo me la collaboration è stato il fenomeno più evidente. Nessuno l’aveva mai implementata su larga scala, ora invece si fanno eventi di massa anche più volte alla settimana. Grazie alla collaboration, anche quella più limitata tra colleghi o con i clienti, abbiamo scoperto che possiamo essere più produttivi e spendere meno in trasferte.

E qual è la lezione che abbiamo imparato, nel business, dal lock-down? Sicuramente ora tutte le aziende hanno capito l’importanza del digitale, e hanno capito che senza un uso corretto degli strumenti digitali perdono. Tutti sapevamo che stavamo vivendo in un’era digitale ma molti erano ancora nella fase di studio, stavano cercando di capire come cambiare e trasformarsi. Ora questo processo si è accelerato, in pratica abbiamo realizzato due anni di sviluppo digitale in due mesi, e chi aveva un piano di sviluppo ha potuto accelerare più degli altri.

Quale sarà la “next big thing”? Ci sono molte nuove prospettive. Sicuramente l’e-commerce è una delle più grandi. Ma in generale ci aspettiamo che il vero driver sarà la paura di non essere abbastanza digitali, quindi ci sarà più focalizzazione, più accelerazione. In questo scenario vedo molto bene gli hyperscaler, ma anche Dell Technologies ha tutte le carte in regola per essere un vincitore.

Veniamo alle note dolenti. Non fate previsioni, ma qual è la vostra idea del business del prossimo futuro considerando che ora ci aspetta un’ondata recessiva? Io penso che il secondo trimestre vedrà il punto più basso della domanda. Il terzo e il quarto vedranno una ripresa ma non raggiungeranno i livelli dello scorso anno. Il triennio 2021-2023 sarà invece il periodo d’oro dell’It, ci sono tutte le condizioni per assistere a un’innovazione di massa.

Che modello di It si imporrà negli anni d’oro? Stiamo tornando a un modello decentralizzato, e l’edge-cloud diventerà la parte più importante. Ovviamente Dell è in prima linea in questo segmento, anche questo mi porta ad essere ottimista per il futuro.

TIBCO RENDE MODERNE LE ARCHITETTURE DEI DATI

Da tempo, Tibco insiste su tre pilastri per descrivere la propria strategia: connettere (dispositivi, applicazioni, fonti di dati), unificare (fare data management aggiungendo intelligenza), prevedere (ovvero saper elaborare strategie consapevoli). L’azienda oggi conta su 4mila dipendenti nel mondo e mira a offrire molto più della sola integrazione e visualizzazione dei dati. Il lavoro è cominciato tempo fa anche grazie a diverse acquisizioni, come quelle di SpotFIre, JasperSoft e Orchestra Networks. Quest’ultima è alla base di uno degli sviluppi recenti più importanti per il vendor, ovvero Cloud Metadata, disponibile da qualche mese anche in modalità SaaS e derivata dalla soluzione di master data management Tibco Ebx. La gestione dei metadati permette di descrivere le informazioni gestite in azienda allo scopo di catalogare le applicazioni che le utilizzano o le generano e da quale tecnologia dipendono. Questa gestione deve anche facilitare la descrizione dei dati utilizzati dal business e la definizione dei concept, per esempio la qualificazione di un cliente in un sistema informativo: “Come in altri ambiti, anche qui ci differenziamo dalla concorrenza, che tende a proporre strumenti differenti per diversi casi d’uso, mentre noi abbiamo riunito tutto in un unico prodotto”; spiega Gianfranco L’integrazione è al centro delle strategie di un vendor che sta puntando sul dialogo tra gli specialisti dei dati in azienda e le figure di business.

Naso, regional vice president South West Emea della società. L’elaborazione dei dati implica spesso fare appello a servizi cognitivi, per tradurre o interpretare il contenuto dei documenti, analizzare scansioni e immagini, interrogare in linguaggio naturale o ancora interpretare la voce umana. Allo stesso modo, il machine learning consente di fare previsioni di tendenza, manutenzione predittiva o ancora rilevazione di segnali deboli. Questi servizi sono di notevole complessità intrinseca, ma possono diventare facilmente accessibili via cloud. Per questo, Tibco ha deciso di fare in modo che le proprie soluzioni SpotFire e Data Science possano sfruttare i Microsoft Azure Cognitive Services: “I nostri clienti sono sempre più spesso alla ricerca di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale il più possibile vicine a dove si generano i dati, per poter prendere decisioni più rapidamente”, dice Massimo Milano, director solutions consultants di Tibco Emea.

SERVICENOW A TUTTA VELOCITÀ

Bill McDermott, Ceo di ServiceNow preme ancora sull’acceleratore. La sua azienda è cresciuta del 32% nel secondo trimestre, raggiungendo una capitalizzazione di più di 80 milioni di dollari (il valore delle azioni è raddoppiato dall’arrivo del manager). “Questo è il bello della nostra piattaforma”, ha detto McDermott, “la capacità di muoversi velocemente, essere agili, risolvere rapidamente i problemi con lo sviluppo di app low code e senza codice, creare nuovi flussi di lavoro che offrono un’esperienza efficace. Così stiamo aiutando i nostri clienti a superare le sfide di questo periodo e a sfruttare le opportunità della trasformazione digitale”. McDermott, che prima di entrare in ServiceNow era alla guida di Sap, punta a far crescere velocemente anche la sua azienda, che oggi muove un giro d’affari di poco meno di quattro miliardi di dollari, costruendo un posizionamento unico nel settore della gestione dei flussi di lavoro digitali. Proprio in questi giorni, ServiceNow presenta Paris, la nuova release della Now Platform, che introduce importanti novità per fronteggiare le criticità portate dalla pandemia.

Bill McDermott

LENOVO RINNOVA LA GAMMA DI PC

La multinazionale ha annunciato i nuovi modelli destinati a professionisti e imprese, in arrivo nell’ultima parte dell’anno. Sicurezza e collaboration le parole d’ordine.

Lenovo ha annunciato le nuove linee di Pc e dispositivi smart in arrivo in Italia per la prossima stagione, tra cui anche diverse soluzioni per la produttività individuale e le imprese. “Negli ultimi mesi”, ha detto Emanuele Baldi, amministratore delegato e general manager di Lenovo per l’Italia, “le persone hanno dimostrato una capacità notevole di adattarsi a situazioni anomale e straordinarie e, dove la tecnologia lo consentiva, di sapere mantenere la propria produttività lavorativa anche da remoto, conciliando attività professionali e private. Secondo una ricerca che abbiamo presentato di recente, tuttavia, erano consapevoli dei rischi per la sicurezza di dati e informazioni e delle criticità legate a strutture non necessariamente nate per gestire tanti utenti connessi fuori dall’ufficio. Questa congiuntura ha portato il mondo dell’innovazione tecnologica ad analizzare le priorità emerse, per individuare soluzioni adeguate alla nuova normalità”. Secondo la ricerca “Technology and the Evolving World of Work” in cui Lenovo ha analizzato le modalità con cui le persone stanno affrontando la “nuova normalità” del lavoro da casa, oltre la metà della forza lavoro intervistata a livello globale ritiene che in futuro si lavorerà da casa sempre di più e sempre più spesso. L’85% degli intervistati oggi fa affidamento sul proprio Pc più di quando si trovava in ufficio e quasi due intervistati su tre si sentono più produttivi lavorando da casa rispetto a quando erano in ufficio.

Emanuele Baldi

I nuovi dispositivi #smarter in arrivo in Italia

Con ThinkPad X1 Carbon di ottava generazione, ThinkPad X1 Yoga e ThinkBook Plus, prosegue la tradizione di solidità, leggerezza ed esperienza d’uso (soprattutto per la tastiera) che ha decretato il successo di queste famiglie di prodotti, che oggi hanno nuovi tasti dedicati per accedere istantaneamente al Voice over Ip. Queste nuove piattaforme rispettano gli standard più stringenti di rapidità di risposta, durata della batteria e riavviamento istantaneo. Assieme all’audio Dolby Atmos e ai display con supporto opzionale di Dolby Vision, i nuovi ThinkPad X1, in particolare, sono il top di gamma di Lenovo per le applicazioni di produttività. Lenovo ha puntato molto sulla sicurezza fin dallo sviluppo del prodotto, passando attraverso l’intera catena di fornitura e lungo tutto il ciclo di vita, incluso lo smaltimento sicuro. Oltre a essere “secured-core”, i laptop ThinkPad X1 sono protetti dall’innovativo portfolio di soluzioni ThinkShield, che fornisce la massima protezione contro gli hacker. I ThinkPad X1 possono anche includere ThinkPad PrivacyGuard, che protegge l’utente da sguardi indiscreti. ThinkPad PrivacyAlert è invece un esclusivo software che avvisa l’utente se un’altra persona sta guardando lo schermo, attivando automaticamente la funzione PrivacyGuard sui display abilitati. Annunciato al Ces 2020, ThinkBook Plus è la nuova generazione di macchine, dotata di un innovativo display e-Ink integrato nella cover, che aiuta gli utenti a essere più produttivi nelle attività multitasking, migliorando la concentrazione, la collaborazione e la creatività. Il dispositivo ha un display principale Fhd da 13,3 pollici e un display e-ink da 10,8 pollici integrato nella cover, su cui gli utenti possono disegnare grafici e prendere appunti utilizzando la penna digitale integrata Lenovo Precision Pen, oltre a ricevere le notifiche più importanti anche quando il Pc è chiuso.

La nuova edizione del Thales Data Threat Report conferma come fra le aziende sia diffuso un senso di fiducia verso la sicurezza spesso non giustificato. La trasformazione digitale in corso complica lo scenario.

LA COMPLESSITÀ DEL CLOUD RENDE I DATI PIÙ VULNERABILI

L’edizione europea del Thales Data Threat Report 2020 (realizzato da Idc) evidenzia come circa due terzi delle aziende percepiscano di essere vulnerabili ad attacchi ai loro sistemi. Potrebbe sembrare un dato alto, ma nella precedente edizione dello studio (2018) la percentuale era dell’86%. Non sembra ci siano stati fattori che possano aver generato una maggior fiducia nei due anni trascorsi. Dal campione, composto da oltre 500 aziende, si evince che oltre la metà delle compagnie europee ha subito una violazione o ha fallito un audit di compliance nel 2019. Inoltre, oltre il 40% sta correndo in affanno dietro ai progetti di trasformazione digitale, spesso associati a scelte di migrazione o apertura al cloud, con conseguente aumento della complessità e maggior esposizione alle minacce. Se circa l’80% utilizza più di un provider IaaS, solo il 40% ammette come la complessità così creata possa rendere i dati meno sicuri. Il problema è che la maggior parte delle organizzazioni non sta implementando i processi e le tecnologie più appropriate per proteggere i dati: “Praticamente tutte le realtà europee esaminate”, conferma Luca Calindri, country sales manager Thales Data Protection Italy & Malta, “ammette che ci siano dati in cloud non crittografati. L’Italia è un po’ più lenta nei processi evolutivi, ma la crescita è stata forte negli ultimi tempi”. L’indagine è stata materialmente realizzata nello scorso novembre, quindi non tiene conto degli effetti generati dalla pandemia Covid-19. Da un lato, emerge come il 46% abbia piani di aumento degli investimenti in data security per i 12 mesi successivi, ma dall’altro il lockdown ha spostato l’attenzione verso la continuità dei servizi in remoto, con un conseguente aumento del peso del cloud e dei correlati rischi di sicurezza. Il 95% delle organizzazioni esaminate dispone di qualche applicazione SaaS e il 78% gestisce qui anche dati sensibili. Ancora piuttosto diffusa è la convinzione che per la sicurezza si possa far leva su quanto più o meno garantito dai provider: “Nel mondo SaaS, in effetti, si può chiedere al fornitore la cifratura nativa, ma la vera chiave è la capacità dell’azienda di assicurarsi un controllo più diretto, ad esempio attraverso la bring your own encryption”, commenta Calindri. Idc raccomanda di avere un approccio stratificato alla sicurezza dei dati, con una responsabilità condivisa nei contesti cloud. Inoltre, viene suggerito di adottare un modello zero-trust, che autentica e valida utenti e dispositivi che accedono a reti e applicazioni. Allo stesso tempo, sarebbe auspicabile l’impiego di soluzioni più robuste di data discovery, data loss prevention ed encryption: “Il 95% dei dati oggetto di furto non sono criptati e il 69% degli incidenti sono originati da credenziali deboli o rubate”, rileva ancora Calindri. “Per le aziende, è importante favorire la cloud adoption e semplificare la compliance, ma anche neutralizzare i danni superando il concetto di perimetro e integrando la cifratura per bloccare l’utilizzo dei dati eventualmente sottratti”.

IL MEETING HIGH TECH

La pandemia trasferisce gli incontri con i clienti di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia sulle piattaforme webinar. Alessia Berra: “Un successo dalle dimensioni inaspettate”

Il lockdown generalizzato ha immediatamente generato delle contromisure. Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia ha rapidamente preso delle decisioni e ha avviato il programma “NoiCiSiamo”. “L’esigenza di affiancare i nostri clienti e abbattere la distanza ci ha immediatamente portato a definire un progetto di incontri e comunicazione webinar che abbiamo chiamato «NoiCiSiamo»” Alessia Berra, Product Management & Marketing Director, Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia, racconta come un problema è stato trasformato in opportunità. “L’esigenza primaria era quella di non far sentire la lontananza di Wolters Kluwer in un momento tanto complesso. Abbiamo costruito la prossimità ai nostri clienti e partner in modo da offrire conoscenza, formazione, informazione tecnica e tecnologica, possibilità di dialogo e di apprendimento, occasione di scambio di opinioni e approfondimenti. Una modalità del tutto simile a quella degli incontri fisici ma ampliata e intensificata dalla tecnologia che avvicina anche in remoto.” I numeri sono impressionanti: dal 1° marzo al 15 maggio, in due mesi e mezzo Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia ha organizzato 102 webinar che hanno visto la partecipazione di 12.642 utenti. “Siamo partiti subito con l’organizzazione di 13 webinar a marzo e abbiamo intensificato gli incontri ad aprile e maggio. In 45 giorni dal 1° aprile al 15 maggio i meeting virtuali sono stati 89.” Alessia Berra è orgogliosa di come la sua funzione sia riuscita a gestire in modo ineccepibile una tale mole di incontri. “Siamo un’azienda high-tech e come tale abbiamo padronanza di strumenti high-tech. Le nostre piattaforme si sono dimostrate stabili e performanti, cosa che naturalmente ha favorito la partecipazione. Ma è stata principalmente la nostra capacità di offrire ai nostri interlocutori incontri di alta qualità e di

indubbio interesse a decretare il successo del programma «NoiCiSiamo». In sintesi direi webinar interessanti, condotti autorevolmente e su piattaforme tecnologiche stabili e capienti. Ci è stato riconosciuto dai nostri clienti e partner un approccio e una cura davvero particolari in questo periodo difficile e complicato per tutti.” Per dare la misura dell’intensità e dell’interesse i webinar di approfondimento commerciale dedicati alla clientela sono stati 20 con una partecipazione complessiva di oltre 2700 utenti registrati. Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia ha organizzato anche webinar funzionali e a carattere info – formativi con risultati al di là di ogni più rosea previsione. Complessivamente infatti ai 28 webinar hanno partecipato quasi 3mila clienti. “Per dare un esempio numerico concreto della partecipazione, all’incontro dell’8 aprile «Decreto Covid, Misure Fiscali e Incentivi a sostegno delle imprese, degli studi e delle famiglie» dell’8 aprile scorso si sono iscritti ad ascoltare il dott. Antonio Zappi, of Counsel di Diritto e tecniche tributarie, 916 clienti. Un grande successo ha avuto anche la presentazione al mercato delle nostre nuove soluzioni Il 28 aprile si sono iscritti 889 clienti alla presentazione di Genya Crisi d’impresa e Crisi d’Impresa per Arca, Genya Revisya, Corrispettivi SMART e Arca Corrispettivi.” conclude Alessia Berra.

Alessia Berra, Product Management & Marketing Director, Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia

LA PROTEZIONE DELLA COLLABORATION IN CIMA ALLE PRIORITÀ DI F-SECURE

L’ultimo tassello dell’offerta è Cloud Protection for Microsoft Office 365 e si colloca fra le soluzioni di prevenzione degli attacchi via posta elettronica.

In questi tempi di lavoro stravolto dall’emergenza Covid-19, la collaboration è diventata la modalità principale con la quale le persone gestiscono le proprie attività, condividono documenti, gestiscono videomeeting, mandano e ricevono messaggi. Naturalmente, anche gli attaccanti hanno concentrato su questo fronte, peraltro già largamente sfruttato nel recente passato, le proprie attenzioni, potendo far leva sulla debolezza del fattore umano come vettore di penetrazione nelle reti e nei dati delle aziende. Da queste considerazioni, ma non solo, nasce il più recente sviluppo di F-Secure, ovvero Cloud Protection for Microsoft Office 365, una soluzione che si propone soprattutto di aiutare le organizzazioni Voverc, prima azienda in Italia a sviluppare e vendere sul mercato una soluzione di centralino telefonico interamente in cloud, diventa Voxloud e lancia sul mercato nuovi prodotti per supportare ulteriormente le aziende, soprattutto Pmi, che si stanno affacciando al mondo dello smart working. “Il lockdown ha fatto capire alle persone che per molti lavori non è necessario

Ryan Ding

che utilizzano la posta elettronica su cloud di Microsoft. L’aggiornamento di una tecnologia già proposta non molto tempo fa per gli ambienti Salesforce trae spunto dalla diffusione planetaria di una piattaforma che può contare oggi su oltre 180 milioni di caselle attive e dalle rilevazioni ricavate dal più recente report sul panorama degli attacchi prodotto dalla casa finlandese, dal quale si evince che l’e-mail è stata la fonte di malware più comune nel 2019, provocando quasi il 43% dei rilevamenti per l’intero anno. essere ogni giorno in ufficio, e uno strumento come il centralino in cloud aiuta sicuramente ad organizzare al meglio il lavoro agile”, spiega Leonardo Coppola co-founder di Voxloud. Voxloud è un centralino che funziona in cloud, attivabile in 59 secondi, con una forte attenzione alla user experience in tutte le sue fasi. Rapidità, velocità, nessun montaggio richiesto da parte La diffusione del Covid-19 e la scia emotiva che ha generato ha ispirato gli attaccanti nella creazione di una genìa di messaggi dall’aspetto e dal contenuto piuttosto credibili proprio su questo tema, rinfocolando e moltiplicando le minacce propagate con il phishing: “Il rischio di cadere nella trappola è molto alto”, ammonisce Teemu Myllykangas, Director Product Management di FSecure. “Gli amministratori, per parte loro, usano spesso sistemi che generano molte notifiche, tanto da instillare un senso di routine, che porta ad abbassare pericolosamente l’attenzione”. F-Secure Cloud Protection supporta le organizzazioni che utilizzano Microsoft Office 365 nella protezione da contenuti malevoli nelle e-mail e in altri elementi di Exchange. Oltre alla scansione di tutti gli elementi, la soluzione offre funzionalità di identity protection e sandbox per rilevare in modo sicuro comportamenti malevoli, aggiungendo quindi forme di protezione che Microsoft non ha incluso nei suoi

UN CENTRALINO IN CLOUD PER LE PMI

classici strumenti di sicurezza. di un tecnico e nessuna formazione del personale necessaria per l’utilizzo. Le prime funzioni integrate nel centralino cloud di Voxloud riguardano le attività di Crm. Al momento i software di Crm e marketing automation supportati da Voxloud sono: Intercom, Salesforce, Zoho, Hubspot, Keap, Zendesk e Google Contacts.

LA VIRTUALIZZAZIONE DEI DESKTOP NEL NEW NORMAL

Non sappiamo ancora quando finirà la crisi causata dalla pandemia del

Covid-19 o come sarà la “nuova normalità”. Certo è che tutto ciò sta portando a un modo diverso di pensare all’It. Improvvisamente, molti dei cliché sull’essere agili, flessibili, adattivi e così via, sono ora la cruda realtà. E chi ha ignorato tutto ciò, chi è rimasto aggrappato a un approccio It obsoleto e a processi poco collaborativi, sta scoprendo, nel modo peggiore, che ha sbagliato.

Se osserviamo i modi in cui la pandemia ha cambiato la percezione dell’It, alcuni sono prevedibili. L’adozione del cloud computing cresce rapidamente e non potrà che accelerare nell’attuale scenario. La capacità di testare e distribuire rapidamente nuovi servizi e applicazioni, e quindi fatturando solo in base all’utilizzo, è un’ovvia soluzione in questo momento in cui le aziende devono agire rapidamente.

Allo stesso modo, il mobile computing si concilia bene con la necessità di avere un maggior numero di dipendenti che lavora da casa. Il mobile è anche un valido punto di incontro con Dopo l’annuncio di Cloud@Customer Dedicated Region, in pratica la possibilità di creare un data center Oracle di seconda generazione presso i clienti, la multinazionale prosegue anche nel suo piano di espansione, inaugurando la venticinquesima cloud region nel mondo a San Jose, in California, in un sito che ospita anche la sesta interconnessione multi-cloud tra Oracle e Microsoft Azure.

Sammy Zoghlami

Le architetture Vdi non sono certo una novità ma sono la soluzione giusta in un momento in cui la rapidità è un elemento chiave.

il cloud, in quanto gli utenti possono accedere ai servizi tramite un browser da qualsiasi dispositivo e da qualsiasi luogo ove vi sia una connessione. La sicurezza è una terza area in cui la necessità di abilitare il telelavoro vedrà senza dubbio una spesa per le Vpn e la sicurezza degli endpoint. “Stiamo raddoppiando la nostra espansione globale e scalando rapidamente il nostro cloud pubblico in tutto il mondo per soddisfare la crescente domanda dei clienti”, ha dichiarato Clay Magouyrk, executive vice president di Oracle Cloud Infrastructure. “Le imprese hanno bisogno di cloud region completamente indipendenti in più siti, per soddisfare i requisiti di residenza dei dati e per mettere Inoltre, la collaborazione è ancora più accentuata dal fatto che i team non possono più incontrarsi facilmente o viaggiare e utilizzano strumenti virtuali per condividere, raccogliere idee e confrontarsi. Voglio però aggiungere un’altra categoria a questo elenco, ovvero l’infrastruttura desktop virtuale, o Vdi. Questa tecnologia, tutt’altro che nuova, permette ai dispositivi connessi alla rete di accedere alle risorse, come ad esempio ad applicazioni che tradizionalmente risiedono su dischi fissi. La Vdi è una manna per qualsiasi azienda che ha necessità di adattarsi in modo immediato e deciso, poiché offre ai dipendenti la possibilità di lavorare da un ambiente familiare, indipendentemente dal dispositivo utilizzato. Non c’è bisogno di hardware thinclient dedicato; i dispositivi possono essere configurati rapidamente, quindi gli utenti possono utilizzare il proprio dispositivo Byod autorizzato, ma anche qualsiasi Pc desktop, computer portatile, tablet o smartphone che sia pratico, anche se si tratta di un modello più vecchio con capacità di calcolo,

ORACLE: SI AVVICINA L’ORA DELLA CLOUD REGION ITALIANA

memoria o storage limitati. in atto misure di disaster recovery”. Oracle ha aperto 8 regioni cloud nel 2020 e attualmente ne gestisce 25 a livello globale. La roadmap prevede l’apertura di altre 11 regioni entro luglio 2021, portando il totale a 36. Le prossime saranno nel Regno Unito, in Brasile, negli Emirati e in Arabia Saudita; tra le cloud region nell’Unione Europea c’è anche quella prevista in Italia.

INNOVAZIONE, LA PRIORITÀ NUMERO UNO PER IL MARKETING

La sesta edizione dello State of Marketing Report di Salesforce enfatizza l'importanza della trasformazione digitale per i Cmo e mette in primo piano le opportunità legate alla ripresa post-Covid.

Pur essendo stato costruito prima della pandemia, il sesto report “State of Marketing”, prodotto da Salesforce, ha fornito risultanze di strettissima attualità, alla luce degli effetti prodotti da lock-down e cambi di paradigma in questa prima parte di 2020. Sull’onda del Covid-19, gli standard di customer engagement stanno nuovamente cambiando e per gli uomini di marketing è più che mai importante poter far leva sull’innovazione. Le aspettative e i comportamenti dei consumatori, delle aziende e della società evolvono in modo molto rapido e gli specialisti del settore si trovano sotto la pressione di dover adattare i modelli organizzativi e utilizzare la tecnologia per produrre strategie di ingaggio originali e digital-first. Per questo, l’innovazione è la priorità numero uno per i Cmo sia a livello globale (circa 7.000 esperti coinvolti) sia in Italia (che ha partecipato con 300 contributi), dove il 79% si dice pronto a prendere il comando dei processi complessivi e l’87% già guida le iniziative di customer experience: “Ci stiamo tutti adattando a una nuova normalità”, ha commentato Andrea Buffoni, regional vicepresident Salesforce Marketing Cloud. “La capacità di intercettare i segnali provenienti dai diversi punti di contatto attivi è la chiave per creare la necessaria empatia e le conseguenze del Covid-19 hanno rafforzato le interazioni fra aziende e clienti in chiave digitale”. Oltre all’innovazione, spicca fra le priorità la capacità di ingaggiare i clienti in tempo reale, indicata come principale sfida dai marketer italiani: “Questo indica che l’esigenza è molto sentita, ma ancora manca qualcosa per poter raggiungere gli obiettivi attesi”, ha sottolineato Buffoni. Appare chiaro che davanti a tutti ci sono coloro che già oggi riescono a sfruttare le nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale, per trarre vantaggio dai dati sui clienti.

PALO ALTO E I FIREWALL SMART

Un’oculata combinazione di nuovi sviluppi tecnologici interni e acquisizioni ha fatto di Palo Alto Networks un punto di riferimento per la sicurezza delle reti aziendali, al punto da poter contare oggi su 70mila clienti in 150 paesi nel mondo: “Siamo stati capaci di creare un’offerta completa, con soluzioni che abbracciano i data center tradizionali e ibridi, tutto ciò che sta nel cloud e le nuove frontiere che guardano all’integrazione del machine learning, dell’automazione e dell’analisi comportamentale evoluta”, spiega Mauro Palmigiani, country manager dell’azienda. Sul fronte degli sviluppi si colloca la recente evoluzione del sistema operativo PanOs 10.0, che integra tecnologie di machine learning contro le minacce presenti in rete. La soluzione prevede che modelli di next generation firewall (Ngfw) molto leggeri, appoggiati sul cloud WildFire del costruttore, siano integrati direttamente nei dispositivi di rete, che a loro volta si occuperanno di applicarli al traffico, allo scopo di determinare, per esempio, se una pagina Web visitata sia falsa (e indirizzata da una campagna phishing) oppure se un file contenga codice malevolo. Si tratta di un approccio già applicato sulle postazioni di lavoro (la stessa Palo Alto lo offre con Cortex Xdr), ma è più raro trovarlo sulle reti, dove invece il machine learning viene sfruttato più per modellizzare il comportamento normale degli utenti e degli host per poi identificare derive sospette. L’evoluzione fa leva sull’acquisizione del 2017 di LightCyber. Pan-Os 10.0 utilizza il machine learning anche per individuare anomalie comportamentali anche sui dispositivi IoT e può essere utile per migliorare le policy di sicurezza.

l’opinione

EMERGENZA COVID-19: IL CASO INAIL

Inail conta 9mila dipendenti distribuiti sul territorio nazionale: all’insorgere dell’emergenza il personale è stato trasferito in smart working (compatibilmente con le attività svolte da medici, infermieri e fisioterapisti rimasti nei centri di abilitazione), garantendo la continuità di tutta l’attività amministrativa. Ciò è stato possibile grazie al fatto che l’Istituto, già prima dell’emergenza, aveva investito su diverse direttrici. Innanzitutto, era stato adottato per tutti, già dal 2018, Microsoft 365, spostando, dunque, sul cloud i contenuti di lavoro e rendendo tutti gli utenti abilitati a operare sulla piattaforma indipendentemente dalla propria dislocazione fisica. A circa il 40% della popolazione, gli assegnatari delle postazioni agili, era stata fornita una connessione Vpn, così da garantire l’operatività da remoto anche sulle applicazioni aziendali. Era stata, altresì, introdotta, a carattere sperimentale, la virtualizzazione del desktop. Inoltre, già dal 2019, si era investito in un importante progetto di change management, favorito e guidato dal top management che, attraverso una consulenza esterna, era riuscito ad incidere nell’operatività quotidiana dei dipendenti, facendo comprendere la potenzialità della piattaforma e apprezzare i vantaggi della progressiva adozione tecnologica degli strumenti nei processi, nella comunicazione e, soprattutto, nella cooperazione aziendale. Nel momento in cui si è manifestata l’esigenza i dipendenti erano, quindi, già pronti ad affrontarla perché già in grado di utilizzare gli strumenti di collaborazione, e chi non era ancora abituato è stato aiutato dal processo di change management, creando un meccanismo virtuoso che ha impattato ogni livello dell’organizzazione (l’insediamento del Consiglio di Amministrazione è avvenuto su Microsoft Teams con in collegamento anche il Ministro del Lavoro). L’aver consentito a tutti i dipendenti di lavorare da casa con dispositivi personali grazie alla virtualizzazione del desktop, ha permesso di mantenere un legame molto attivo con l’azienda, abilitando l’engagement e avviando un ampio processo di cambiamento che ha coinvolto l’Istituto. In questo percorso è stato estremamente rilevante lo strumento tecnologico: creare per i dipendenti postazioni agili, grazie alla scalabilità dell’infrastruttura cloud dedicata alla virtualizzazione, ha permesso di garantire come direzione digitale una completa operatività dei servizi. Nel dettaglio si è rilevato, tra febbraio 2020 (quando è partita l’emergenza) ed aprile, un incremento di 3mila persone (da quasi 6mila a 9mila, la totalità dei dipendenti) che hanno iniziato a operare con la soluzione di collaboration in maniera autonoma e completa.

Che cosa abbiamo imparato?

Oltre alla possibilità di verificare la lungimiranza degli investimenti in tecnologia, si rilevano, in modo particolare, due fattori: il coinvolgimento umano, seguito con molta attenzione dai vertici dell’organizzazione (direttore generale, comunicazione, risorse umane, direttore organizzazione digitale) e l’essere stati in grado di introdurre “per tempo” alcune soluzioni innovative (come, ad esempio, la virtualizzazione del desktop) anche quando non sembravano strettamente necessarie. Dall’esperienza di Inail emerge, quindi, una maggiore consapevolezza sulla possibilità di realizzare partnership, sia tra pubblico e privato (nel suo percorso l’Istituto si è avvalso della consulenza di diverse aziende), sia tra aziende del mercato stesso, che hanno lavorato coesi per obiettivi comuni. Bisogna, inoltre, credere nella possibilità di adottare un approccio innovativo, anche in una realtà come quella della Pubblica Amministrazione in cui il change management, se ben supportato, può realmente portare le persone a realizzare il cambiamento.

Anna Sappa

Responsabile Ufficio Infrastrutture It della Direzione Centrale per l’Organizzazione Digitale, Inail

Articolo tratto da “La visione dei Leader” di The Innovation Group.

OPEN SOURCE, LA CHIAVE DI VOLTA PER REAGIRE ALLA CRISI PANDEMICA

L’opinione, non certo disinteressata, arriva da Red Hat, che prova a capitalizzare sulla posizione di forza raggiunta nel mondo enterprise e sugli sviluppi ibridi che interessano un po’ tutte le aziende.

La proposizione open source fa parte delle radici originarie di Red Hat fin dal 1993 ed è rimasta al centro di tutti i successivi sviluppi, passati dalla modernizzazione dei data center all’era del cloud computing fino all’attuale trasformazione digitale rivista alla luce degli effetti postCovid. Proprio l’adozione del cloud ha creato la strada per l’adozione di modelli di sviluppo più agili e flessibili, fungendo da motore per le tecnologie aperte e facendo di Red Hat il principale attore del comparto, con una copertura oggi del 90% sulle aziende Fortune 500 e un volume d’affari arrivato oltre i 3 miliardi di dollari nel 2019 (prima azienda open source-defined a raggiungere questo traguardo). Questa prima parte del 2020 è stata pesantemente condizionata dalla diffusione della pandemia e dai lock-down ancora non del tutto superati: “Pur nelle difficoltà che tutti condividiamo, riscontriamo come le aziende stiano in buona misura accelerando iniziative che avevano già in cantiere o allo studio”, si sbilancia Gianni Anguilletti, regional director dell’area mediterranea. “Ci sono tre abilitatori tecnologici che possono indirizzare queste esigenze, ovvero i framework per gli sviluppi cloud-native, le infrastrutture ibride e gli strumenti per la gestione e automazione di ambienti informatici”. Nella visione del vendor, l’approccio open hybrid cloud va oltre la tecnologia e si allarga ai processi, alle culture e alla trasformazione. Le ultime novità presentate al Summit (in versione giocoforza digitale) di aprile vanno in questa direzione, con la rapida integrazione di elementi come l’intelligenza artificiale, l’edge computing e i motori collaborativi. Ma la vera sfida evolutiva per Red Hat sta nel farsi accettare non più come semplice fornitore di uno stack tecnologico pur completo per gestire dal punto di vista infrastrutturale la trasformazione digitale, ma nel diventare un vero e proprio trusted advisor per i clienti: “In questi tempi, essere open source significa soprattutto non essere soli, ma far parte di una comunità e beneficiare della condivisione di esperienze”, rimarca il country manager Rodolfo Falcone. “Noi stessi non abbiamo avuto interruzioni, grazie a piani di continuità avviati da tempo e regolarmente testati anche in periodi di tranquillità. Mettiamo anche questo tipo di competenza a disposizione di aziende che, come abbiamo potuto verificare direttamente, hanno creato uffici specifici per la business continuity e comitati di risk management”. Le ambizioni del leader dell’open source sono corroborate da stime

Gianni Anguilletti

come quelle di Idc, che testimoniano come il 77% delle società si attenda per il 2020 un calo delle revenue, ma solo il 28% abbia previsto di ridurre il budget It: “Videoconferenza, accesso remoto sicuro, formazione a distanza e workspace virtuali sono driver oggi primari per la spesa”, aggiunge Falcone. In Italia, in modo particolare, la focalizzazione sarà più spinta sulla fascia mediana del mercato e punterà anche sull’espansione dell’ecosistema dei partner, tanto in direzione dei grandi system integrator quanto dei local reseller. Sullo sfondo resta la fusione con Ibm, ormai a un anno e mezzo dall’annuncio: “Sulla nostra autonomia, i dubbi dovrebbero essere stati fugati”, riprende Angulletti. “I benefici sinergici sono ormai altrettanto evidenti, basti pensare al fatto che oltre 2.200 clienti utilizzano già soluzioni containerizzate comuni, la strategia di modernizzazione cloud è definita in modo standardizzato su OpenShift e abbiamo già raggiunto, prima del previsto, l’aumento del flusso di cassa, oltre a una crescita confermatasi al 20% per il primo trimestre di quest’anno”.

ASSET MANAGEMENT: SEMPLICE È MEGLIO

SimCorp è un gruppo indipendente danese, quotato al NASDAQ di Copenaghen, che fornisce soluzioni e servizi software per il buy-side finanziario. Il capitale del gruppo è fluttuante al 100%, il che garantisce una garanzia di sviluppo e investimento a lungo termine. La società ha un portafoglio di più di 200 clienti e conta sull’esperienza di oltre 2.000 in persone in 20 Paesi nel mondo. IctBusiness ha intervistato Carmelo Lauro, Sales Manager di SimCorp.

Quali sono le tendenze chiave dell'Asset Management in Italia?

Il settore della gestione patrimoniale si trova ad affrontare sfide senza precedenti: elevata volatilità del mercato, compressione dei margini, persistenza di bassi tassi di interesse, pressioni normative nonché aumento della domanda di trasparenza e servizi da parte dei clienti, e non ultima una continua crescita dell'interesse per il mondo ESG. Le società di gestione, gli investitori istituzionali, le banche depositarie sono tutti alla ricerca di fonti di rendimento alternative. Più che mai, devono concentrarsi sul loro core business: la ricerca di crescita dei ricavi e dei ricavi. Tuttavia, molti di queste istituzioni fanno ancora spesso affidamento su un'architettura frammentata con più prodotti software. I problemi di riconciliazione e i processi manuali associati possono comportare rischi e costi operativi. In questo periodo turbolento, semplificare il loro modello operativo sta diventando sempre piu’ un obbiettivo chiave. Inoltre, potenziali fusioni e acquisizioni sono attese nel mercato, in particolare nel mondo del risparmio gestito, per un aumento organico delle masse gestite.

In che modo SimCorp può aiutare gli AM a cresce ed ottimizzare i processi nell'attuale situazione?

La specificità della soluzione modulare SimCorp Dimension, che copre tutto il ciclo di vita degli investimenti, dal front office al back office, è quella di essere nativamente integrata e basata su un unico database in tempo reale, che copre tutte le asset-class. Ciò consente di semplificare le operazioni riducendo così i problemi di riconciliazione, i processi manuali e, in definitiva, i rischi e i costi operativi. La spina dorsale di SimCorp Dimension è un sistema centralizzato, in tempo reale, multi-standard, di tutte le attività, multi-standard per la

SIMCORP in numeri:

• Fatturato 2019: 454,5 milioni di Euro • Crescita del 10% anno su anno • 2.000 persone in oltre 20 sedi in Europa, Nord America e APAC • Più di 200 clienti SimCorp Dimension nel mondo

Carmelo Lauro, Sales Manager, SimCorp

Carmelo.lauro@simcorp.com

gestione delle posizioni in portafoglio chiamato "IBOR" (Investment Book of Record). Ciò consente ai clienti di avere una visione unificata della loro esposizione e dei rischi in tempo reale e di prendere le decisioni di investimento in maniera più informata. La capacità di gestire asset tradizionali e asset alternativi sulla stessa piattaforma è anche fondamentale per semplificare i processi ed ottimizzare le piattaforme tecnologiche utilizzando un’unica soluzione.

Come state implementando le tante nuove tecnologie?

Ogni anno investiamo il 20% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo per arricchire le funzionalità e i servizi della nostra offerta. SimCorp si sta evolvendo dal mondo del software a quello dei servizi, offrendo un ecosistema aperto che consente l'innovazione. Il paradigma non è più l'acquisto di un software con licenza perpetua, ma il noleggio di un servizio chiavi in mano. Di recente abbiamo sviluppato un'offerta "Data-as-a-Service" (DaaS) per fornire ai nostri clienti strumenti avanzati di gestione dei dati: raccolta, pulizia, analisi, distribuzione. In collaborazione con i nostri clienti, stiamo anche sviluppando servizi aggiuntivi e incoraggiamo l’utilizzo di nuove tecnologie attraverso la nostra piattaforma con l’utilizzo del cloud. Lavoriamo a stretto contatto con le Fintech per arricchire la nostra offerta di servizi: ottimizzazione del portafoglio, accesso ai servizi di custodia, performance di rischio e altri.

Come vi muovete nel mercato italiano?

SimCorp è impegnata attivamente nel mercato italiano con oltre 100 specialisti. L'acquisizione di APL nel 2017 ci ha aiutato a consolidare ulteriormente la nostra posizione, sia in termini di sviluppo software sia di consulenza. All'inizio di quest'anno, abbiamo dato il benvenuto, nella nostra crescente comunità di clienti, ad ANIMA SGR, e intravediamo ottime prospettive per il prossimo futuro.

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