Anno XXIV | N.
3 | Ottobre/Novembre 2020
Italian Beverage Technologies BEVERAGE MACHINES
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Sommario 4 6
Primo Piano Birra, specchio della nuova socialità degli italiani Proposte a sostegno alla filiera
Dossier
18 Il caffè in bilico tra crisi e ripresa 26 Coffee, the market dynamics Tech Trends
32 Il ruolo dell’automazione industriale per un futuro efficiente e sostenibile
48 Una storia di successo nel Mineral Waters firmata P.E. e Spumador
50 Bag in box Ronco, nuova icona di tradizione
52 Digital labels, sempre
diverse sempre uniche
53 Con riscaldatori e soffianti Leister, prestazioni da Formula 1
Focus
Beverage &Ambiente
34 No beverages without water
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Aziende&Strategie
SpotLight
10 Beer demand escalates online 12 Beer market, a new era has begun Mercato
14 Bevande alcoliche, i trend a livello globale
15 Global trends in alcoholic beverages Market
16 Sustainable bottles, a
concept for the future
BM BEVERAGE MACHINES
38 Innova Group verso la fabbrica 4.0 40 Autoadesivi sostenibili, Gruppo
54 Acciaio: il lato green e
sicuro dell’imballaggio
56 RE-Economy Summit, focus
sull’economia della sostenibilità
Fedrigoni in prima linea
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Prodotti&Tecnologie
44 Interroll implementa la
movimentazione dei pallet 45 TSC Printronix Auto ID, funzionalità estese per la stampa di etichette
Case History
46 La semplificazione di Siemens spinge le performance e la versatilità
Beverage Machines è parte del NETWORK
Grafica e impaginazione Amalia Pari
ITALIAN BEVERAGE TECHNOLOGIES
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Rassegna Grafica
FM
ANNO XXIV | N. 3 OTTOBRE/NOVEMBRE 2020
Direttore Responsabile Gisella Bertini Coordinamento editoriale Stefano Legnani stefano.legnani@innovativepress.eu Marketing e Vendita Katia Pasquali katia.pasquali@innovativepress.eu Redazione Chiara Bezzi Chiara Riccardi
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Rassegna dell’imballaggio
Abbonamenti e diffusione customercare@innovativepress.eu 4 numeri all’anno + 2 Food Machines. L’abbonamento decorre dal primo numero raggiungibile. Italia 40 � - Europa 70 � Gestione Editoriale
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Via Teocrito 47 - 20128 Milano Tel. 02252071 - Fax 0227000692 info@innovativepress.eu
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Food Machines
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Primo Piano
BIRRA specchio della nuova socialità degli italiani
È
stata una fedele compagna nei lunghi mesi del lockdown ed è riuscita a creare socialità anche quando la socialità sembrava sospesa. La birra vince la Palma d’oro di bevanda socializzante per eccellenza per il 48% degli italiani, battendo un’istituzione come il caffè (14%), ma anche il vino rosso (10%), lo spumante (8%) e il vino bianco (5%). Una inedita sfaccettatura del “new normal” degli italiani rivelata dalla settima ricerca dell’Osservatorio Birra, che ha intercettato nuove rotte, abitudini ed esigenze con cui i nostri connazionali stanno ritrovando la socialità dopo l’isolamento. Lo studio “La birra specchio della socialità dal pre al post Covid-19”, realizzato dall’Istituto Piepoli su un campione di 1.000 italiani maggiorenni rappresentativo della popolazione 18-64 anni, evidenzia una costante: cambiano stili di vita e modi di socializzare, magari in una dimensione più intima e domestica e con più attenzione nelle uscite fuori casa, ma sempre intorno ad una birra. Secondo l’indagine, la socialità resta importante per 8 italiani su 10, ma 7 su 10 sanno che niente sarà più come prima e che lo stare con gli altri andrà riconquistato in sicurezza. E i nostri connazionali hanno già recepito le indicazioni delle Istituzioni per una “nuova normalità” nello stare con gli altri: mai senza
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Una ricerca Istituto Piepoli per l’Osservatorio Birra rivela come gli italiani stanno riconquistando una socialità che per molti sarà più sicura, intima e distanziata. In questo contesto, nessuno rinuncia a una birra in compagnia, che batte il caffè come nuovo simbolo dello stare insieme all’italiana. Il lockdown non frena la Primavera della birra, ma la indirizza verso le birre speciali e legate al territorio, nuovi formati, corsi di formazione e campagne per il consumo responsabile e distanziato.
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mascherina (65%), per rispettare noi e gli altri, alla giusta distanza (52%) e se possibile all’aperto (19%). Prevedono un forte impatto di regole ferree soprattutto nei locali al chiuso (39%) e pensano di risolvere il problema selezionando gli amici e restringendo la cerchia di quelli da frequentare con maggiore frequenza (30%). Ma per quante incognite ci siano ancora oggi, per tutti o quasi (93%), anche in futuro, ci sarà sempre spazio per godersi, in sicurezza, una birra in compagnia. Nei mesi scorsi campagne di comunicazione come #socialiseresponsibly di Heineken hanno fatto vedere cosa significa e come cambia la socialità nell’era Covid. Da questo spunto Osservatorio Birra ha preso ispirazione per capire in che modo gli italiani hanno espresso la loro socialità in questi mesi e che ruolo ha avuto la birra. Scoprendo così che pur di non perdere del tutto la compagnia e il tempo con amici e affetti, gli italiani hanno già fatto qualche rinuncia e sono disposti a continuare a farlo, nel segno di una responsabilità e consapevolezza che lascia ben sperare anche per una ripresa del fuori casa. L’indagine ci dice inoltre che il piacere conviviale e sociale di consumare birra è talmente radicato che “prendiamo una birra insieme”, è ormai il nuovo “ne parliamo davanti a un caffè”, simbolo dello stile di vita italiano.
Birra bilmente, di un’attitudine a provare nuove tipologie o birre speciali che in quel periodo ha interessato il 35% degli italiani, con punte del 43% tra i giovani. Tra i motivi di questo boom, per il 46% degli italiani, con punte del 60% tra i consumatori più giovani, i mesi di isolamento hanno fatto crescere la voglia di “evasione” anche attraverso la degustazione di birre regionali e legate al territorio. Tra gli altri driver del consumo nei prossimi anni, birre realizzate in modo responsabile e sostenibile per l’ambiente e il territorio (28%), mentre per gli under 30 la birra new normal ruoterà attorno a esperienze di consumo alternative, come i piccoli formati, perfetti per assaggiare la birra anche in pausa pranzo e sempre alla temperatura giusta, o i fusti per spillatura domestica (20%), per replicare l’iconicità del servizio anche a casa.
Bevanda chiave per il rilancio dell’Ho.re.ca
La nuova dimensione domestica
Nel 2020, per forza di cose, l’emergenza Covid19 ha spostato il baricentro della socialità che ruota attorno a una birra tra le mura domestiche: il 65% degli italiani ha spostato i consumi prevalentemente in casa, mentre il 35% (solo tra i 24-30 si arriva al 51%) continua a preferire il fuori casa per sorseggiare una birra. In questi mesi gli italiani hanno bevuto birra soprattutto in famiglia (64%), rispetto al 23% di condivisione con gli amici e a un 13% di consumo (forzato, per i single) in solitudine. Nonostante i limiti che hanno reso difficile approvvigionarsi di birra come di altri beni, il lockdown ha fatto prima flettere (per il 12% degli italiani) il consumo di birra, ma già da giugno a oggi per l’11% degli italiani i consumi sono stati in crescita, compensando quanto perso nei mesi prima. Il Coronavirus non ha cambiato l’approccio consapevole e responsabile degli italiani verso la birra: la cena (74%) e il dopocena (19%) si confermano le occasioni di consumo preferite negli ultimi mesi, ma risultano in crescita rispetto al passato anche pranzo (10%) e aperitivo (14%). Il consumo a pasto guida anche la ripresa della birra nel fuori
casa, dove pizzerie (46%) e ristoranti (30%) precedono pub (29%), bar (27%) e altre tipologie di locali (10%). Un dato simbolico: la birra è stata - per il 71% degli italiani - la bevanda più consumata nelle lunghe settimane di segregazione in casa e in questi primi mesi di libertà (quasi) riconquistata, assieme all’acqua (71%) e davanti a caffè (69%), tè (41%), vino rosso (39%) e bibite gassate (34%).
In lockdown si sono provate nuove birre
Più che birra… birre: le preferite dagli italiani sono sempre le chiare classiche (79%), ma dai giorni del lockdown a oggi sono molto cresciute le speciali (44%, rispetto al 30% dei mesi di chiusura in casa). Effetto, proba-
Il Covid-19 non ha fermato la “Primavera della birra”, e cioè la voglia di sperimentare gusti, stili e tipologie di questa bevanda millenaria che negli ultimi anni ha visto ampliare la base di consumatori e consumatrici nel nostro Paese. E infatti il settore della birra è vicino agli italiani anche nella “scoperta” della nuova normalità, grazie, per esempio, alla valorizzazione di realtà locali, espressione di territori e comunità, o all’offerta di nuove birre e formati, alcuni lanciati durante o subito dopo il lockdown. Ulteriore filone sono le attività per promuovere la conoscenza e la cultura della birra in Italia attraverso la formazione di appassionati e addetti ai lavori. Il lockdown ha favorito la scoperta di nuove occasioni di consumo per la birra, come il pranzo in casa, ma ha anche messo in ginocchio l’Ho. Re.Ca., da sempre polo di riferimento per questa bevanda. Secondo il 3° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, lanciato da Osservatorio Birra a fine 2019, la produzione e commercializzazione della birra generava nel fuori casa un valore condiviso di oltre 6 miliardi di euro, che oggi sono a rischio. Oggi questo nuovo studio aggiunge che attorno a una ‘spina’ di birra ruotano gioia di vivere e di condivisione. La birra andrebbe sostenuta anche perché è la bevanda sociale che può aiutare a risorgere i luoghi della socializzazione (bar, ristoranti, pizzerie, pub, locali).
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Primo Piano
D
ue le misure avanzate da AssoBirra alle istituzioni per tutelare tutto l’indotto generato dalla birra in Italia. Focus su accise e Ho.Re.Ca., tra i canali più colpiti dall’emergenza Covid-19. Parliamo dell’Ho.Re.Ca., tra i più colpiti dall’emergenza Covid-19 e dal DPCM 24 ottobre 2020 per il contenimento della seconda ondata dell’emergenza pandemica che, di fatto, sancisce il lockdown dei punti di consumo out of home per la “bionda” più amata dagli italiani. Le proposte sono state presentate da AssoBirra durante un incontro istituzionale digitale che ha visto la presenza, oltre al Presidente Michele Cason e al Vice Presidente Alfredo Pratolongo di AssoBirra, anche dell’On. Fabio Melilli, Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, di Luciano Sbraga, Vice Direttore Generale di FIPE e di Luca Paolazzi,
Due proposte di supporto all’intera filiera da parte di Assobirra: una riduzione delle accise da un lato, e un sostegno immediato al canale Ho.Re.Ca. dall’altro. Sono queste, in estrema sintesi, le richieste di AssoBirra alle istituzioni per il supporto sia alla filiera birraria italiana, sia a un segmento ad essa strettamente legato.
PROPOSTE a sostegno alla filiera Partner di REF Ricerche e Ceresio Investors advisor per il punto sul settore, numeri alla mano.
Focus sulle accise
Nel nostro Paese, la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise. Un’anomalia che incide in maniera significativa su tutta la filiera e che ora più che mai non può essere ignorata. Tanto più che colpisce tutti: produttori, distributori e consumatori. E ancora: si tratta di una tassa regressiva e dunque ha un’incidenza maggiore sulle birre più popolari e un peso inferiore su quelle di fascia alta. Non solo. È tra le più alte d’Europa e penalizza le aziende che investono e producono in Italia. Per questo, AssoBirra chiede un intervento strutturale che, mediante la riduzione delle accise dall’attuale soglia di 2,99 euro per ettolitro e per grado Plato di birra consenta al comparto di rimanere competitivo. Assicurando una boccata d’ossigeno a tutta la filiera. Consumatori finali, compresi. “La birra arriva da un decennio di crescita. Anni in cui ha messo a segno record su record su tutti i fronti: dalla produzione, sostenuta da un export sempre più consistente, al numero di consumatori che sempre più prediligono abitudini moderate con prodotti a basso tenore alcolico. Il comparto ha generato
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una ricchezza tale da diventare uno dei settori strategici della nostra economia. Questo valore non può andare disperso e, anzi, va valorizzato affinché la filiera birraria possa essere uno dei pilastri strategici su cui costruire una roadmap chiara per affrontare la crisi attuale” commenta Michele Cason, Presidente di AssoBirra.
Il sodalizio birra & Ho.re.ca.
Nove miliardi di euro al 2018: a tanto ammonta il valore condiviso generato dalla birra in Italia e che esprime la ricchezza generata. Di questi, oltre 5,7 miliardi di euro sono da ricondursi al canale Ho.Re.Ca., una galassia di oltre un milione e duecentomila addetti e 340mila imprese che, prima dell’emergenza Covid-19, generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno. E che oggi è messa a dura prova dalla seconda ondata pandemica e dal recente DPCM del 24 ottobre scorso che ha sancito la chiusura tassativa di tutti i punti di ristoro d’Italia dalle ore 18.00. Non a caso, il quadro disegnato dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) è drammatico: entro la fine dell’anno, chiuderanno 50.000 imprese. In altre parole: oltre 350.000 persone perderanno il posto di lavoro. Ed è proprio per tutelare questo immenso valore economico e sociale generato in gran parte anche dal so-
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dalizio birra e Ho.Re.Ca. che AssoBirra chiede un sostegno immediato al canale Ho.Re.Ca. tramite un apporto concreto di liquidità destinato ai punti di consumo. Non solo. Va studiata sin da ora una misura volta ad accompagnare la riapertura in toto dei locali, quando avverrà, volta a sostenere in maniera concreta i gestori. Tra le ipotesi sul tavolo: il riconoscimento di un credito di imposta sulla birra alla spina che ne migliori la marginalità. “Siamo consapevoli di come i provvedimenti presi dal Governo siano necessari perché l’evolversi della pandemia nel nostro Paese sta mostrando segnali di crescita preoccupanti. Tuttavia è altrettanto importante sostenere il business dei singoli esercenti con azioni mirate. Seppure in questi giorni possa apparire prematuro, dobbiamo pensare a come aiutarli a ripartire. E su questo fronte crediamo che la birra possa essere parte della soluzione, non appena superato questo periodo, grazie al suo ruolo trainante nella creazione di valore” commenta Alfredo Pratolongo, Vice Presidente di AssoBirra con delega a Relazioni Istituzionali e Comunicazione. “Supportare la birra alla spina consentirebbe di agire in modo mirato aiutando chi è stato più colpito, ad esempio le oltre 125.000 pizzerie in Italia, che quando potranno riprendere a lavorare a pieno regime avranno seri problemi di marginalità. Per questo inserire un credito di imposta per la birra alla spina è una delle possibili soluzioni pratiche e applicabili concretamente, che porterebbe benefici proporzionali e consentirebbe agli esercenti di migliorare i margini e far fronte così al calo drastico dei consumi”, conclude Pratolongo.
Birra 620PASSI, IL PRIMO BIRRIFICIO CONDIVISO D’ITALIA per l’acquisto di questi contenitori è previsto nel piano industriale a 3 anni. Il mercato a cui si rivolge la società è globale, con priorità al consolidamento su quello italiano, che è cresciuto costantemente negli ultimi anni. A livello globale, secondo Allied Market Research, il mercato della birra è visto in crescita a 685 miliardi di dollari nel 2025. C’è anche da considerare che l’impatto del Covid-19 ha cambiato le condizioni di mercato portando a un aumento significativo di nuovi canali di vendita, come l’online. A tal proposito diventa centrale l’e-commerce: i prodotti del Birrificio 620Passi si possono infatti ordinare tramite il sito, e sono stati sottoscritti accordi con partner che si occupano di delivery.
Un birrificio artigianale tradizionale può considerarsi una piccola impresa innovativa quando alla tradizione millenaria dei mastri birrai lagunari unisce l’innovazione del sistema di produzione per scalare il mercato delle birre artigianali. Il Birrificio 620Passi ha così portato in Italia un nuovo modello di birrificio artigianale, ispirandosi ad esempi di successo internazionali. L’innovazione riguarda sia la produzione – la società ha investito nella realizzazione di un impianto di proprietà e un sistema digitale a supporto della produzione – che la commercializzazione della birra artigianale: e se per produrre, visto anche il contesto (la laguna di Marano), la parola d’ordine è sostenibilità, con un sistema di monitoraggio e analisi dei consumi energetici e di materie prime che rende la produzione della birra estremamente efficiente oltreché di qualità, dal punto di vista commerciale l’idea è importare in Italia un modello nel settore della birra artigianale che ha avuto grande successo a livello internazionale. Si tratta di creare una community di appassionati, con cui condividere la filosofia e i risultati del Birrificio. I soci avranno accesso a condizioni esclusive per l’acquisto della birra e molti altri vantaggi come, a titolo
esemplificativo, la degustazione in anteprima delle nuove birre. “Pensare che un birrificio artigianale sia solo un impianto produttivo è un errore – spiega Riccardo Caliari, CEO Birrificio 620Passi –. Con 620Passi abbiamo dimostrato che questo modello di business si può evolvere, seguire il percorso di una startup fino a divenire PMI innovativa”. Oltre che da un mastro birraio di grande talento, il team del birrificio 620Passi è composto da ingegneri esperti in sostenibilità che hanno sviluppato un software, Smart Beer Meter, in grado di ottimizzare la produzione di birra. Questo “ingrediente digitale” permette di sviluppare modelli evoluti in grado di far risparmiare acqua, energia, ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente e massimizzare la profittabilità dell’azienda rendendola superiore a quella di qualunque altra attività simile. “È così che l’innovazione può dare nuova linfa a un business tradizionale”. Dal punto di vista produttivo, attualmente l’impianto di Birrificio 620Passi è dimensionato per la produzione di circa 900 hl/anno di birra con cotte da circa 20 hl l’una. L’aumento della produzione fino a 5mila hl/anno è facilmente scalabile grazie all’acquisto di semplici tini in acciaio per la fermentazione e maturazione della birra. Il costo
MISTERIOSE LATTINE DORATE PER PUNK IPA James Watt, uno dei fondatori del birrificio artigianale scozzese Brewdog, ha postato su twitter una misteriosa foto di una lattina d’oro, con la scritta: “Lattine di Punk IPA d’oro a 24 carati. Le nasconderemo in 12 confezioni casuali a novembre. Maggiori dettagli in arrivo…”. Subito sono arrivati numerosi commenti. Molti hanno notato la somiglianza con i biglietti d’oro nascosti nelle tavolette di cioccolato da Willy Wonka nella Fabbrica di Cioccolato e ipotizzano che i fortunati che troveranno le lattine d’oro vinceranno un tour speciale del birrificio con birra senza limiti. Vedremo se sarà soltanto uno scherzo e un’iniziativa di marketing che avrà successo.
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Primo Piano AB INBEV, IL COLOSSO DELLA BIRRA SI TRASFERISCE A MILANO Il colosso della birra AB InBev ha lasciato la sede amministrativa di Gallarate, per anni il suo quartiere generale italiano, e ha trasferito i suoi uffici in Gae Aulenti a Milano. Non si tratta di un semplice trasferimento, lo spostamento da Gallarate a Milano vuole essere un cambio di paradigma: “È uno step essenziale per il posizionamento e le prospettive di crescita di AB InBev in Italia”, ha dichiarato il country director Arnaud Hanset. “Questo trasferimento rappresenta uno step essenziale per il posizionamento e le prospettive di crescita. La nuova sede ospita 240 dipendenti di oltre 13 nazionalità diverse e con un’età media di 33 anni”. Il gruppo conta oltre 500 brand, tra cui marchi noti come Bud, Corona, Stella Artois, Leffe, Hoegaarden e Beck’s. Al Green Palace di Gallarate, dove era radicata ormai da anni, aveva posizionato InBev Italia. Ora Milano non è più il semplice headquarter italiano: gli uffici saranno anche il quartiere generale della Business Unit dell’intera Europa centrale. Sarà dunque il punto di riferimento per più di 20 Paesi, in particolare Germania, Svizzera, Austria, Polonia, Grecia e i Paesi scandinavi. Ab InBev Italia nel 2019 ha registrato un fatturato di 426,5 milioni, un risultato operativo di 26,66 milioni e un utile di 18,14 milioni. La crescita media dei ricavi dell’ultimo triennio è stata del 5,6%. Ora il grande investimento sull’Italia, dove AB InBev ha registrato una crescita dei volumi superiore al 5% negli ultimi tre anni.
UN BRINDISI CON LA GRYLA, LA BIRRA DI NATALE FIRMATA OV Lo storico birrificio artigianale l’Orso Verde di Busto Arsizio ha recentemente rinnovato la propria immagine con un nuovo logo e un restyling grafico che ha coinvolto bottiglie e lattine. Il nuovo logo vede al centro un orso verde in posizione eretta, con le zampe ben salde sulle radici della propria storia e lo sguardo rivolto verso il futuro, come chi non dimentica le sue origini e i valori della tradizione. Due iniziali dal significato inequivocabile - O V - e un motto che non lascia dubbi: “Birra Artigianale Indomita dal 2004”. Un restyling che non arriva per caso, ma è contestuale all’ampliamento del birrificio che a gennaio si trasferirà in un nuovo sito produttivo (nell’ex stabilimento della Coca-Cola di Busto Arsizio) più funzionale, tecnologicamente all’avanguardia e in grado di soddisfare un aumento della capacità produttiva, ma sempre di altissima qualità. L’Orso Verde quindi cambia pelle (o sarebbe meglio dire pelliccia) ma non sostanza, continuando nel solco di quella qualità che ha costruito negli anni il successo di OV e da sempre caratterizza le sue birre artigianali. Una qualità assoluta e senza compromessi che
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è nel DNA stesso di OV. Il refresh non si ferma al logo, ma coinvolge anche bottiglie e lattine (da poco introdotte) oggetto di un restyling grafico significativo che punta a valorizzare le diverse personalità delle singole birre attraverso le immagini e i nomi che sono diventati iconici per OV: un linguaggio più contemporaneo che ha lo scopo di consolidare la forza e lo stile del birrificio in uno scenario oggi più dinamico e competitivo. In questa nuova veste, a Natale il birrificio l’Orso Verde dedica una birra speciale in edizione limitata.
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Scura e impenetrabile come la figura dark da cui prende il nome, la Gryla è la birra Doppelbock e a bassa fermentazione che OV dedica alle festività di fine anno. Il suo colore mogano lascia presagire un corpo avvolgente e strutturato che la rende l’abbinamento perfetto per i piatti della cucina invernale come stufati e arrosti, ma anche per accompagnare formaggi stagionati. Al naso sprigiona profumi di mandorla, frutti rossi, caramello e mou, aromi che al palato evolvono in sensazioni retrolfattive ricche e persistenti accompagnate da note speziate di pan di zenzero. Grazie alla sua personalità forte e decisa, la Gryla è la birra perfetta per scaldare le fredde serate invernali e anche, perché no, per esorcizzare con ironia i timori e la fatica di questi mesi. Nettamente in antitesi con il più rassicurante e generoso Babbo Natale, secondo la tradizione folkloristica islandese, la Gryla è infatti una crudele strega natalizia, una specie di gigantesco Troll che viaggia dalle montagne in cerca di bambini cattivi da rapire e mangiare.
Birra NUOVA BIRRA NATALE FORST IN EDIZIONE LIMITATA
DOPPIO MALTO CONTINUA A CRESCERE E SBARCA ALL’ESTERO
Birra FORST lancia per la 17° volta, in edizione limitata, la sua Birra di Natale nella pregiata bottiglia da 2 litri in vetro. Il decoro unico la rende un oggetto da collezione ambito e un’idea regalo esclusiva. L’edizione 2020 della bottiglia di Natale raffigura l’ingresso della sede Birra FORST con la sua architettura tradizionale e il caratteristico ponte in legno. Dall’alto Re Gambrinus veglia sullo stabilimento. Birra FORST è stata la prima azienda in Italia a introdurre la tradizione della Birra di Natale, producendo appositamente per questo periodo la speciale Birra di Natale FORST, proponendola come ideale accompagnamento alle gustose pietanze tipiche di questo momento dell’anno. La Birra di Natale FORST, conosciuta anche come “Christmas Brew FORST” e il cui decoro varia di anno in anno, è il risultato della creatività di un lavoro fatto a mano nell’officina artigianale di pittura all’interno dell’azienda. Anche questa 17° edizione limitata della pregiata bottiglia da 2 litri in vetro con comodo tappo meccanico sarà disponibile in una pratica confezione regalo. Per il Natale 2020 è stata scelta un’immagine dai colori ramati che richiamano le tonalità dei tradizionali tini di cottura. La composizione raffigura l’ingresso dello storico stabilimento di Birra FORST, i suoi edifici decorati ad opera d’arte e il nostalgico ponte di legno che collega il noto villaggio natalizio con lo stabilimento e il tradizionale ristorante Bräustüberl. A completare la rappresentazione veglia sopra gli edifici in posizione centrale, con abito sfarzoso, il mitico re Gambrinus, patrono della birra che protegge l’azienda con la sua presenza imponente. In testa una corona di spighe d’orzo e luppolo, un boccale di birra in una mano, uno scettro e un fusto di legno nell’altra. La Birra di Natale FORST, ideata appositamente per le festività natalizie, si contraddistingue per il suo colore marcatamente ambrato, il suo sapore gradevolmente luppolato e l’inimitabile aroma di malto con una bella schiuma a pori fini. Il suo corpo armonioso richiama piacevoli sensazioni di dolce che si incontrano con delicate sensazioni luppolate ed il suo retrogusto è leggero e morbido. Per una sua degustazione Birra FORST propone il boccale natalizio dai caldi colori festivi quali il rosso, il verde e l’oro.
Sarà un autunno ricco di novità quello di Doppio Malto, birrificio nato ad Erba nel 2004 e oggi esempio virtuoso per la sua capacità di fondere anima manifatturiera e retail. Un mix che gli ha permesso di espandersi su tutto il territorio nazionale ed essere presente in 7 Regioni italiane con 18 ristoranti attualmente attivi. Una crescita che nemmeno l’emergenza Covid-19 è riuscita a fermare, dal momento che il marchio non solo è approdato sul web con “EHI!-Commerce Doppio Malto”, ma ha confermato 4 nuove aperture entro la fine dell’anno e altre 10 per il 2021. Più che positivo è anche il fatturato che cresce in modo esponenziale: lo scorso anno ha toccato quota 16 milioni, raddoppiando la cifra raggiunta nel 2018 e addirittura quadruplicando quella del 2017. Numeri rilevanti che hanno spinto Doppio Malto a guardare anche fuori dai confini del Bel Paese e ad aprire il primo locale all’estero, più precisamente a Saint-Étienne, capoluogo della celebre regione francese della Loira. Situato all’interno del moderno parco commerciale Steel, il locale è in tutto e per tutto simile a quelli presenti in Italia, seguendo la formula vincente che unisce birre artigianali, cibo di qualità e voglia di stare assieme. La recente apertura in Francia e il debutto in Scozia, previsto nel primo trimestre del 2021, segnano l’inizio dello sviluppo internazionale del marchio. È soddisfatto Giovanni Porcu, CEO di Foodbrand Spa titolare del marchio Doppio Malto: “La risposta del mercato internazionale è incredibilmente vivace: la combinazione tra cultura brassicola e senso dell’ospitalità italiana è decisamente attraente. Ogni locale Doppio Malto, che sia in Italia o all’estero, si basa sull’idea che la birra debba essere la protagonista, insieme al cibo semplice e genuino: a questo si aggiungono spazi ampi e confortevoli, aree relax e ludiche sia per adulti sia per bambini che fanno di Doppio Malto una destinazione felice. Nonostante la situazione attuale, i nostri piani di crescita non sono variati e soprattutto non è cambiata la nostra idea di felicità: buona compagnia e fiumi di ottima birra”. E che la birra sia il fiore all’occhiello di Doppio Malto lo certificano i 100 riconoscimenti internazionali ottenuti e che fanno del marchio uno dei produttori di questa bevanda più premiati in Europa. Proprio per ampliare la produzione delle sue 18 apprezzatissime birre, Doppio Malto ha inaugurato lo scorso anno un secondo birrificio a Iglesias, in Sardegna, ideato nel segno della sostenibilità grazie a un campo di pannelli solari in grado di soddisfare il fabbisogno totale di energia elettrica. Uno stabilimento “verde” con una capacità produttiva che, a pieno regime, si attesterà sui 5 milioni di litri portando Doppio Malto a posizionarsi tra i primi produttori di birra artigianale a livello nazionale. “Nessun indicatore testimonia meglio la nostra crescita dell’aumento di produzione della birra: siamo passati dai 400mila litri del 2018 agli oltre 600mila del 2019. Una cifra equiparabile a circa 3500 pinte al giorno, quell’unità di misura che nei nostri locali amiamo definire come l’unica in grado di dare una dimensione della felicità”, conclude Giovanni Porcu.
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- commerce alcohol sales have always tended to be more suited to premium product purchases. While beer lends itself well to the convenience of online shopping, given it is a heavy and clunky item to bring back from a shopping trip, its status as a more casual purchasing decision, coupled with the lower margins it offers online retailers, means that it has generally under-traded online. In the Covid-19 environment that we now live in, though, beer demand online has escalated. Prior to Covid-19, most online sales of beer stemmed from omnichannel retailers, normally as part of a consumer’s weekly grocery shop. As countries locked down, demand in these omnichannel retailers exploded. In markets around the world, one of the legacies of Covid-19 will be a consumer now proficient in buying their refreshment on the web. The Direct
In markets around the world, one of the legacies of Covid-19 will be a consumer now proficient in buying beverage alcohol online. Some key considerations for brewers refining their online strategy.
BEER DEMAND escalates online to Consumer channel (DTC) in particular, has expanded briskly this year in the beer sector. It has not just kept many smaller brewers trading during the pandemic, but in the longer term, it will provide immunity to any sudden upheaval in the future as well.
The online presence
Investment in a website and online shop for small and medium sized brewers provides several key advantages – control of the conversation and brand image with the consumer, an ability to market the entire brand range with a wider variety of case sizes, and, crucially, access to customer data that can help drive product innovation and sales strategy. “As brewers look to refine their online presence, it is important to remember that strategies will differ based on the channel of distribution,” notes Richard Corbett, IWSR’s Head of Beer. “There are five main channels for trading beer online to consumers: omnichannel retailers, which incorporate the big grocers; marketplaces, which are dominated by Amazon (although not in the US); on-demand sites; specialist online players; and direct to consumer sites (DTC). One size does not fit all, and brewers need to deploy brands in their portfolio in different ways”, Corbett adds.
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Other channels
In many countries, most sales of beer online stem from the omnichannel retailers. The online shelves generally replicate those of the grocery stores and that means the big volume brands owned by the major players have the most visibility. Competition is intense and with only some exceptions, this channel is a closed shop for many small-scale producers. In the future it seems likely that we will see more brewers sharing their expertise with these omnichannel retailers to work together to plot the consumer journey to best present their beers. Today there is still a limited canvas for players to sell their beers in this channel. Amazon provides more of a canvas to story tell and generally any third-party player can sell through the marketplace. Historically, Amazon tends to have a spirits brand bias, but as the company increasingly encroaches into the grocers space through Amazon Fresh, and more recently Ultra Fresh, we can expect more beer to be sold. Amazon’s accelerating speed of delivery is also likely to impact on some operators who are alcohol specific in the on demand channel. With the exception perhaps of US on-demand site Drizly, brands sold in this channel again tend to be the well-known pillar brands of the majors. Drinkers wanting beer quickly are not likely to browse much before they buy and will opt for what they know.
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The specialist online site
It is on the specialist online sites that beer drinkers tend to browse. Although not as widespread as specialist online wines and spirits sites, they are influential for brewers. These sites are where the beer purists and aficionados tend to spend their time and will provide the pointers to the future trends in the market. It is important to be represented in this channel and specialist retailers are also a valuable tool for data collection. Both Heineken (Beer Wulf) and AB InBev (Beer Hawk) have invested in specialist online sites, both for intelligence gathering as well as to promote their brands to the influencers that use the sites. Trading beers direct to consumers means that brand owners don’t have to compete for shelf space, negotiate with retailers or give up (some) control over the conversation with the consumer. Setting up an online shop is the easy part however, and success in driving traffic to the site will determine how fruitful the investment will be. Well placed adverts and social media needs to be harnessed to ensure consumers can easily navigate to the shop and email databases need to be build up to interact and inform your audience. The transaction needs to be straightforward to encourage consumers to buy, and of course, to come back. “A Direct to Consumer shop is the very minimal online presence that brewers need to have. In the post Covid-19 era, many believe that online shopping is now five years ahead of where it was expected to be. Where possible, brewers need to cultivate as diverse a range of availability as is achievable in the digital space,” advises Corbett.
SpotLight The restrictions that everyone is experiencing on a small scale as a result of the Covid-19 pandemic are having a massive impact on the global beer market. A look at the USA shows how serious the changes are, but it also shows what opportunities this will create for German brewers.
BEER MARKET a new era has begun
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ince 1993, German beer sales have fallen by 17.8% overall. During the same period, domestic sales have fallen by 27.6%, according to Destatis, while tax-free sales (export and beer brewed for brewery workers only) have more than doubled with an increase of 132%. For some time now, falling consumption of beer in Germany has been causing many German brewers to turn their attention to exports. The European market has long been at the centre of these efforts. In the meantime, however, export figures to both EU and non-EU countries have converged considerably. “Since the financial crisis, there has been an extraordinary shift in the German brewing industry’s sales markets,” emphasises Rodger Wegner, Managing Director of the Association of Export Breweries in North, West and Southwest Germany (VAB). “In 2008, 22% of exports were sold to countries outside the EU, and the rest to EU countries. Last year, though, the share of exports going to non-EU countries hit 50%, and we’re currently at around 56% – even after adjusting for Brexit. All in all, this is a dramatic shift that is intensifying once again,” Wegner continued.
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➤ What does the Covid-19 pandemic mean for the global beverage industry? For Spiros Malandrakis, who analyses the global alcoholic beverages market for Euromonitor, the current crisis is far worse than the financial crisis of 2008/09. According to Malandrakis,
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there are estimates that every third bar could close, with small and independent hospitality businesses being particularly affected. Worldwide, the Covid-19 pandemic has caused a massive shift in sales from the hospitality trade to the retail sector. The serious slump in
Beer the on-trade was compensated by significant growth in the off-trade. “Global movements of goods have also changed as a result of the crisis,” explains logistics expert Horst Müller, Global Head of VinLog at Kuehne + Nagel Group. Shipping companies have fewer container ships in service, and the availability of containers has decreased because many containers are sat waiting in ports to be unloaded. Until this situation eases, higher costs for container transport need to be expected. All these developments naturally also have an impact on beer exports. ➤ What impact is the current crisis having on German beer exports? One of the first noticeable effects of the coronavirus crisis for German brewers at the beginning of the year was the slump in beer exports to China. According to Wegner, the European core markets of Italy (-500,000 hl of beer exports compared to the previous year), France (-100,000 hl) and Spain (-40,000 hl) have been experiencing a dramatic sales crisis in the hospitality trade since the beginning of the year. And the market in China is still weakening. A further headache in terms of export markets is Latin America. There, the coronavirus crisis is coupled with massive political and social problems. Russia and Korea stand out as the boom markets of recent years. According to Rodger Wegner, early signs indicate that this boom will continue. Alongside exports to Russia and Korea, German exports to the United Kingdom and the USA are also developing positively – in some cases, even despite Covid19 and poor exchange rates. The USA is interesting for German brewers, not only because of the size of the export market, but also because of the high prices that can be charged for German beer there. An example from the VAB: The average price for German bottled beer worldwide is 97 EUR/ hl, while the average price for this bottled beer in the USA is 120 EUR/hl. For German canned beer the average price worldwide is 59 EUR/hl, and in the USA it’s over 90 EUR/hl. “For this reason alone, the USA is an interesting sales market,” says Wegner. However, this market is also associated with risks – the main one being punitive duty placed on imports as part of a trade dispute. Still, when it comes to exporting German beer, there are a whole range of reasons for dealing with the USA.
Focus on the US beer market
Bill Earle, management consultant and connoisseur of the US beer market, assumes that the hospitality trade in the USA will not recover from the Covid-19 crisis any time soon. This will result in new opportunities in the retail sector, however. Good news for all exporters is that the US government and the EU are coming closer, in small steps, to reconciliation on the tariffs dispute. For example, the punitive tariffs on European beer have been suspended for 120 days. After the presidential election, the cards will then be reshuffled. According to Michael Uhrich, Founder & Chief Economist at Seventh Point Analytic Consul-
ting, the amount of alcohol consumed by Americans has remained virtually unchanged over the past 10–20 years. “Americans are not going to stop drinking alcohol, but they will change what they’re drinking,” Uhrich said. The trend is towards cheaper beer, hard seltzer, whisky and vodka.“On-trade is gone,” Uhrich said. Draught beer is in free fall. Before the crisis, draught beer had a 30% share of German beer exports to the USA. Now though, that needs to change. In the short term, exporters can react to the effects of the current crisis by adjusting unit containers and pricing. According to Uhrich, there is currently a huge demand for canned beer, so exporters can currently do well on the US market with cans. Retailers will be changing their shelf layout, which is also an opportunity for German brewers to gain shelf space. Uhrich recommends switching from bottles to cans and from 6-packs to larger pack sizes, such as 12-packs. Many breweries and bars will close, which will lead to a serious change in competition on the US market. That’s an opportunity for German beer on the US market, but it’s also a challenge. “German brewers will have to compete with the Boston Beer Company, Sierra Nevada and New Belgium,” explains Uhrich. However, the two industry experts agree: if you want to gain a foothold in the US, you should do it now – the pandemic is also an opportunity. Source: www.braubeviale.de
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Mercato
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piros Malandrakis, Industry Manager Alcoholic Drinks presso Euromonitor International, ha identificato sei tendenze principali nell’industria mondiale delle bevande, alcune delle quali sono già emerse negli ultimi anni e si stanno oggi consolidando con la pandemia di Covid-19.
1. Cocktail ready-to-drink
I cocktail pronti da bere costituiscono una quota enorme del boom correlato al coronavirus nell’off-trade negli Stati Uniti. L’industria della birra statunitense aveva già abbracciato pienamente questa tendenza anche prima di questa crisi. Questo settore può quindi servire da modello per i produttori di birra di altri Paesi. Una parola chiave in questo ambito è “hard seltzer”: una categoria di bevande completamente nuova, le cui vendite sono
La pandemia di Covid-19 ha scosso l’industria delle bevande in tutto il mondo, avviando o accelerando un cambiamento che già si profilava. Ora è fondamentale reagire di conseguenza e adattarsi alle nuove condizioni.
BEVANDE ALCOLICHE i trend a livello globale attualmente alle stelle negli Stati Uniti, e che sta prendendo piede nel mercato europeo.
2. “Ultimi ordini per la birra artigianale?”
Da uno sguardo al mercato degli Stati Uniti emerge che i birrifici artigianali stanno soffrendo in modo particolarmente accentuato a causa della pandemia perché fino a questo momento il loro successo si era basato principalmente sulla vendita delle loro birre nei propri pub o taverne. Anche i piccoli birrifici artigianali indipendenti stanno soffrendo in modo particolare, avendo investito molto negli ultimi anni e avendo per questo contratto debiti elevati, con i quali non riescono
più a tenere il passo a causa della perdita di entrate. Quasi la metà di tutti i birrifici artigianali negli Stati Uniti prevede di dover chiudere nei prossimi mesi se la situazione non accennerà a migliorare. Solo i grandi birrifici, negli Stati Uniti, sembrano attraversare la crisi senza problemi, mentre numerosi piccoli birrifici artigianali stanno attualmente lottando per sopravvivere. Il mercato finirà per consolidarsi.
3. E-commerce
“Negli ultimi sei mesi, il commercio online di bevande è aumentato con percentuali elevate. Questa è un’ulteriore prova che stiamo vivendo un cambiamento fondamentale nelle nostre abitudini di consumo”, ha affermato Malandrakis. Molte persone che hanno fatto acquisti online durante la crisi sanitaria continueranno a farlo anche una volta che questo periodo sarà passato, consolidando questa abitudine.
4. “Hometainment”
Il termine “hometainment” significa portare l’intrattenimento tipico di un bar a casa propria. Esiston vari apparecchi sul mercato, simili alle macchine per il caffè, che permettono di miscelare cocktail a casa, preparare
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la birra, versare la birra fresca da un fusto e altro ancora. I clienti avranno “la sensazione di uscire” pur rimanendo nel proprio soggiorno. Questa idea può acquisire un notevole slancio in tempi di distanziamento sociale e restrizioni che chiudono le sbarre.
5. La fine della “premiumizzazione”
Negli Stati Uniti, la tendenza alla “premiumizzazione” è terminata a causa del forte aumento dei dati sulla disoccupazione negli ultimi mesi, ha spiegato Malandrakis. Gli effetti della recessione si fanno sentire in tutto il mondo. Piuttosto che favorire i prodotti premium, continuerà a crescere l’importanza dei produttori indipendenti.
6. Bibite alla cannabis
“Se i democratici vincono le elezioni presidenziali statunitensi a novembre, vedremo la cannabis legalizzata negli Stati Uniti entro un anno”, prevede Malandrakis. “Questo creerà un mercato multimiliardario per le bevande alla birra contenenti cannabis”. E la Germania potrebbe diventare l’epicentro di questa tendenza in Europa. Fonte: www.braubeviale.de
GLOBAL TRENDS in alcoholic beverages The COVID-19 pandemic has shaken up the beverage industry worldwide, initiating or accelerating a change that was already looming. Now it’s going to be crucial to react accordingly and adapt to the new framework conditions.
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piros Malandrakis, Industry Manager Alcoholic Drinks at Euromonitor International, identifies six major trends for the beverage industry worldwide, some of which already emerged in recent years and are now being reinforced by the COVID-19 pandemic.
1. Ready-to-drink cocktails
Ready-to-drink cocktails have a massive share in the coronavirus-related boom in off-trade in the USA. The US brewing industry had already fully embraced this trend even before this crisis, and they have adapted to it. The brewing industry in the USA can therefore serve as a model for brewers in other countries. A keyword here is ‘hard seltzer’: a completely new category of beverage, whose sales are currently going through the roof in the USA, and the beverage is now gaining a foothold in the European market.
2. “Last orders for craft?”
A look at the USA shows that craft breweries are suffering particularly badly from the pandemic, because their success to-date has been based primarily on the sale of their beers in their own brewpubs or taprooms. Small and independent craft brewers are also suffering particularly badly. They have invested a lot of money in the last few years and have incurred high debts. If they now lose their revenue, they can no longer keep up with their loans. Almost half of all craft breweries in the USA expect to have to close down in the next three months if the situation does not improve. Only the big craft brewers in the USA seem to be getting off lightly from the crisis, while countless small craft breweries are currently struggling to survive. The market will end up consolidating.
3. Online trade
“In the last six months, online trade in beverages has increased by several hundred percent. This is further proof that we are experiencing a fundamental change in our consumption habits,” Malandrakis said. Many people who have done their shopping online during the crisis will continue to do so once the crisis is over, as they have now got used to it.
4. “Hometainment”
This term is about bringing the entertainment you experience in a bar into your own home.
There are various appliances on the market, similar to coffee machines, which can mix cocktails at home, brew beer, pour beer fresh from a keg, etc. The marketing claim of these appliances is that customers will get ‘the feeling of going out’ in their own living room. This idea gives Malandrakis something to think about, as it could gain considerable momentum in times of social distancing and restrictions that close bars.
5. The end of “premiumisation”
In the USA, the “premiumization” trend has come to an end due to the sharp rise in unemployment figures in recent months, Malandrakis explains. The effects of the recession are being felt around the globe. Rather than favouring premium products, the importance of independent producers will be what continues to increase.
6. Cannabis drinks
“If the Democrats win the US presidential election in November, we will see legalised cannabis in the US within a year,” Malandrakis predicts. “This will create a multi-billion dollar market for cannabis-containing beer drinks.” And Germany could become the epicentre of this trend within Europe. Source: www.braubeviale.de
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Market No other issue is currently of greater concern to drinks manufacturers than the choice of material for bottles. So the beverage sector in flux is working on sustainable bottle concepts for the future.
SUSTAINABLE BOTTLES a concept for the future
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n the beverage sector, the development of new forms of packaging is enjoying unprecedented momentum. Because despite their many benefits, the general suspicion about plastic bottles is that sooner or later they end up polluting the natural environment. This explains why consumers are increasingly opting for glass bottles. As the Action Forum Glass Packaging (Aktionsforum Glasverpackung) reports, the sales volume in tons of glass containers increased by 0.9 percent in the first half of 2020 compared with the same period in the previous year. The industry enjoyed a significant growth in sales of 27.8 percent, particularly in glass containers for non-alcoholic beverages like water, milk and juice. Beverage giant Coca-Cola has recognised the signs of the times and invested in two glass bottling plants (source in German) in Germany. The group can count on sales not just due to environmental concerns but because customers are nostalgic about the bulbous bottles they remember
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from their childhood or from films. However, the company plans to stick to its packaging mix of glass and PET bottles, because even PET bottles can be collected, cleaned and re-used multiple times via recycling systems. Thanks to its low weight and less energy-intensive recycling, PET material is gaining ground over glass in respect of environmental footprint. However, manufacturers can still get more out of PET bottles, as Karl Knauer, a packaging company based in the Black Forest, has shown. In partnership with system vendor Krones, the company’s invention of the “LitePac Top” has taken it to the finals of the German Sustainability Award 2021 (source in German). Instead of the usual plastic shrink wrap, the beverage containers are held together by the “LitePac Top” cardboard carrier. The shrink wrap packaging is replaced by the cardboard carrier and a paper strap. The jury acknowledges the ecological benefits of material and energy savings achieved by this solution.
However, the bottles packaged using this method are still made of PET.
Bottles ideally suited to circular economy
PET bottles only become a problem if they cannot be recycled into high-quality products or disappear from the material loop for other reasons, e.g. due to thermal recovery in waste incinerators. Ideally, a new PET bottle would simply be produced from an old one. PepsiCo Deutschland (source in German) is committed to this objective and aims to be the first beverage company in Germany to make exclusive use of 100 percent recycled plastic (PET) for its bottles by the end of 2021. The company intends to invest €7 million in the switch to recycled plastic and as a result save 15,000 metric tons of virgin plastic a year. In doing so, PepsiCo is improving on its previously announced target of using 50 percent rPET in the entire European Union by 2030.
Governments exerting pressure on single use packaging
Not every deposit bottle is also part of a recycling system. Once used, they are returned via the collection facilities to the recycling loop for PET. To increase this proportion even more, the German Federal Council advocated in March 2020 (source in German) that the mandatory deposit should be extended to all disposable bottles for drinks. In this context, the Council called on the German government to adopt appropriate regulations in the imminent amendment of the German Packaging
Law associated with the implementation of the European Single-Use Plastic Directive (2019/904/ EU). The potential new regulation would not just affect plastics, but also certain beverage cans not yet covered by a mandatory deposit. Many drinks manufacturers are also continuing to use aluminium or tin cans because they offer unrivalled properties for protecting the product. For example, breweries like to use metal packaging because beer loses flavour when exposed to light. The problem is that the cans cannot simply
be recycled into new drinks cans because of a loss of quality. Ball Corporation has addressed this drawback with its Infinity Aluminium Bottle (source in German), a bottle that is infinitely recyclable. It consists of impact extruded aluminium that is suitable not just for beverages but also for shampoos and conditioners, soap, body cremes, spirits, energy shots, yoghurt, dressings, syrups, spices and other products. Last year, leading brewery Carlsberg launched a completely new concept, a paper beer bottle made from sustainably sourced wood fibres. The bottle is currently lined inside with a polymer film barrier, which means that it is composite packaging, with all the drawbacks that entails for recycling. However, the Danish group has announced that it is working on a solution without plastics. Whereas some of these developments tend to be niche products, the efforts being made do show that there is a lot happening in this area in the industry. Apart from the above-mentioned companies, every major company – including Danone, Nestlé and the like – is working on new, sustainable packaging concepts. In this context, the manufacturers can draw on the expertise of suppliers of packaging materials, packaging machines, design and logistics services that will no doubt have some surprising new developments for sustainable beverage packaging in store at FACHPACK 2021. Source: www.fachpack.de
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Dossier
IL CAFFÈ IN BILICO tra crisi e ripresa La fotografia del comparto caffè risente per forza di cose del momento storico. Cresce il prezzo al sacco, ma permangono forti timori sull’approvvigionamento della materia prima, che potrebbe subire cali di produzione a causa di avverse condizioni climatiche o di nuovi periodi di lockdown. Dal punto di vista dei consumi il settore si dimostra comunque in grande crescita, trainato dal mercato domestico, grazie al mondo della distribuzione e, soprattutto, all’e-commerce. RICCARDO CEREDI
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La crisi di Vending e Ho.Re.Ca.
Nel breve periodo, il canale Ho.Re.Ca. ha sofferto maggiormente, a causa dei prolungati periodi di lockdown che hanno portato alla chiusura di bar e ristoranti. La crisi dell’Ho. Re.Ca. ha conseguentemente impattato sugli attori della filiera che si appoggiano prevalentemente su questo settore, per esempio quelle torrefazioni di piccole o medie dimensioni con un forte contatto col territorio. La riapertura delle attività ha fatto sì che l’Ho.Re.Ca. abbia ricominciato una lenta ripresa, che però andrà valutata nel medio/lungo periodo. Il Vending a sua volta ha sperimentato una fase di flessione, dovuta all’arresto di molte attività produttive e alla chiusura di scuole e università. Questo è il settore che nel lungo periodo subirà probabilmente le maggiori perdite, in ragione dell’estensione delle dinamiche di smart-working e per via dell’incertezza relativa alla ripresa delle attività degli istituti scolastici. Confida, l’Associazione Italiana Distribuzione Automatica, denuncia infatti un calo di circa l’80%, seguendo un trend già cominciato prima della diffusione del Covid e peggiorato a causa della pandemia.
La crescita della Gdo e dell’e-commerce
Gli ultimi due settori hanno invece sperimentato una crescita decisa. La distribuzione ha beneficiato del periodo di lockdown, ma con dei distinguo: la possibilità di spostarsi a corto raggio (perlomeno in Italia), ha infatti premiato o meno certi supermercati, a seconda della loro dislocazione. A titolo esemplificativo: i grossi ipermercati sono spesso rimasti chiusi, o comunque tagliati fuori dai canali di vendita. A livello di dati comunque, per il bimestre aprile-maggio i numeri divulgati da Iri parlano di una crescita del venduto del 12% nei volumi e del 15,5% a valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il canale e-commerce ha invece sperimentato un vero e proprio boom tanto che, secondo i dati pubblicati dal Sole 24 Ore lo scorso maggio, la crescita nella primavera del 2020 è stata del 170% rispetto al 2019. Le torrefazioni che hanno investito sui canali on-line hanno quindi beneficiato di una decisa crescita delle vendite, sia quelle che hanno deciso di dotarsi di un e-commerce “proprio” che quelle che si sono appoggiate a piattaforme terze, in primis Amazon. La crescita dell’e-commerce ha inoltre contribuito a una diffusione ancora più massiva del formato in capsula, che resta la soluzione privilegiata dai consumatori. Sempre secondo i dati Iri, in Italia, nel bimestre aprile/maggio 2020 le capsule hanno sperimentato una crescita di circa il 30% rispetto al 2019, con punte del +38,6% a valore.
Le capsule: tipologia, diffusione e caratteristiche
Tre sono i macrotrend in questo contesto, legati ad altrettante tipologie di capsule, che possiamo suddividere in alluminio, compostabili e riciclabili, mentre per quanto riguarda i formati il 2020 ha visto una vera e propria impennata della capsula compatibile “Nespresso”, quella che, con lo scadere del brevetto Nestlè nel 2012, ha dato origine all’esplosione del fenomeno delle compatibili. Attualmente, la Nespresso è tornata a coprire la maggior parte delle richieste di impianti di confezionamento ai costrut-
tori. Tornando ai materiali, la capsula in alluminio garantisce elevata qualità del prodotto, una shelf life prolungata e, ultima ma non ultima, la completa riciclabilità della capsula, risultando quindi anche una soluzione sostenibile. Le capsule ALU sono prevalentemente diffuse nel formato Nespresso “originale”, ma altri grossi brand le stanno implementando in formati differenti o compatibili. Le capsule compostabili puntano invece tutto sulla sostenibilità e negli ultimi anni hanno goduto di una crescita esponenziale, anche e soprattutto in risposta ai desideri di consumatori sempre più attenti alle dinamiche ambientali. Sono diffuse in numerosi formati compatibili, dalla “Nespresso” alla “A modo mio”, mentre si sta ancora lavorando sul formato “Dolce Gusto”, che rappresenta un forte trend ma, al contempo, è una capsula tecnologicamente complessa, e nel formato compostabile/compatibile tarda ad arrivare sul mercato. Per quanto riguarda la shelf life, le soluzioni compostabili offrono performance leggermente inferiori alle soluzioni in alluminio, in quanto il materiale può essere deteriorarsi a seguito di shock termici o di periodi di prolungato stoccaggio all’interno di contesti umidi, condizioni che possono facilmente verificarsi nell’arco di vita che porta dallo stampaggio della capsula al successivo trasporto presso la torrefazione, fino alla distribuzione e vendita. Consideriamo infine le capsule riciclabili, la cui diffusione è legata, anche in questo caso, a un rinnovato interesse verso il fine vita e gli aspetti connessi alla sostenibilità. Si tratta solitamente di una capsula in polipropilene, caratterizzata da un costo produttivo inferiore alle soluzioni in ALU o compostabili, che può avere caratteristiche di barriera o meno e, in quest’ultimo caso, è confezionata e commercializzata all’interno di un sovraimballo, che necessità a sua volta di essere smaltito in maniera appropriata.
Caffè & Confezionamento
L’
analisi dei consumi di porzionato nel nostro Paese, secondo i dati forniti da Iri relativi alla prima parte dell’anno, ci dà comunque una fotografia lusinghiera, con un aumento percentuale di oltre il 20% rispetto al 2019, ed una crescita sia a valore che a volume. Il trend generale è positivo, ma l’analisi necessita di alcuni distinguo. Cominciamo suddividendo il settore in quattro macro-aree: il mondo della distribuzione, il Vending, l’e-commerce e il canale Ho.Re.Ca.
Non solo capsule: il ritorno della cialda
Gli ultimi mesi hanno visto una decisa ripresa anche del formato in cialda, che negli anni passati aveva mantenuto un’importante nicchia di mercato, senza crescite o flessioni. Secondo i dati riferiti al mercato Italiano, nel 2020 le cialde hanno infatti sperimentato un trend decisamente positivo, arrivando a sfiorare il 20% di crescita a maggio, contro il +2,8% con cui avevano chiuso
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Dossier È quindi lecito aspettarsi un controllo sempre maggiore sulle fasi a monte della filiera.
Il confezionamento a servizio del caffè
il 2019. La ripresa della cialda è anch’essa legata a un discorso di sostenibilità: la maggior parte delle soluzioni diffuse sul mercato permette infatti uno smaltimento nell’ambiente sicuro, garantendo una compostabilità completa. Per contro, la cialda soffre di una minor praticità; va infatti smaltita di volta in volta, tende a gocciolare e, una volta tolta dal sovra-imballo, ha una shelf life molto breve, al contrario delle capsule che in molti casi sono autoprotette. Al contempo però, offre alcune caratteristiche che la rendono la soluzione privilegiata per molti utenti, a cominciare dal maggior quantitativo medio di caffè presente al proprio interno. Se per una capsula partiamo da 5 grammi fino a un massimo di 7, quasi tutte le cialde contengono 7/8 grammi. All’atto pratico, questa si traduce in una bevanda più “forte” e dal gusto maggiormente ricco, che viene per esempio privilegiata nei Paesi del sud Italia. È in quest’area infatti che il consumo di cialde è cresciuto rappresentando oggi, secondo i dati divulgati da Iri, circa il 5% circa del mercato totale del caffè in ambito nazionale. L’utilizzo di questa soluzione è in aumento anche in altri Paesi Europei, quali Francia e Germania, dove la tipologia in cialda è caratterizzata da caffè non compattato e il formato è quindi caratterizzato da un maggior diametro.
Cambiano i consumi, non la geografia
Il Covid ha influito decisamente sui consumi, ma al contempo non ha stravolto l’assetto dei mercati dal punto di vista geografico. Le aree che trainano maggiormente il settore a livello di consumi continuano quindi ad essere gli Stati Uniti, con la capsula di tipo “Keurig” in
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testa ai formati più diffusi, e l’Europa. Quest’ultima continua ad essere l’area dove si beve il maggior quantitativo di caffè al mondo, con un deciso predominio del nord del continente. Le statistiche diffuse da ICO (International Coffee Organization) indicano infatti i Paesi scandinavi alla testa della classifica, in particolare la Finlandia, dove il consumo medio pro-capite è di 12 kg all’anno, seguita dalla Norvegia con 9,9 Kg e poi l’Islanda con 9 Kg. A livello di macro-aree, restano in fase emergente mercati quali il Medio Oriente, mentre ancora secondarie, per quanto potenzialmente interessanti, le aree di Asia e Sud America. Per quanto riguarda invece i Paesi produttori, a livello di volumi resta in prima fila il Brasile, seguito da Vietnam e Colombia, ma negli ultimi mesi tutti le nazioni coltivatrici (soprattutto quelle del Sud America) hanno beneficiato di un aumento del costo al sacco. Secondo i dati forniti da ICO agosto 2020 ha infatti visto, per il secondo mese consecutivo, una crescita del prezzo del caffè di oltre il 10% rispetto alla media annuale, dato che però è controbilanciato da timori per possibili cali nella produzione. Le preoccupazioni sono dovute da un lato a possibili difficoltà logistiche per l’approvvigionamento della materia prima, che potrebbero subentrare con nuovi lockdown, e dall’altro si temono le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle coltivazioni, che negli ultimi anni hanno scombinato le carte. C’è infine da evidenziare una rinnovata sensibilità, da parte dei consumatori dei Paesi occidentali, verso gli aspetti etici legati alle condizioni in cui le fasi di coltivazione e lavaggio vengono effettuate nei Paesi produttori.
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Come si riflette tutto quanto sul settore del confezionamento? Parlando di impianti per il riempimento, quello che oggi viene richiesto maggiormente ai costruttori è la flessibilità, non tanto in termini di formati, quanto in relazione alla possibilità di poter impiegare capsule in materiali differenti sulla stessa macchina. Questo rappresenta un fortissimo vantaggio competitivo, consentendo a una torrefazione di poter impiegare lo stesso impianto per la lavorazione di diverse tipologie di caffè, alternando per esempio il confezionamento di una Robusta in capsule di polipropilene a quello di una raffinata Arabica in capsule compostabili. Dotarsi di un impianto in grado di lavorare capsule di materiali differenti significa anche lasciarsi la possibilità di valutare, ed eventualmente cambiare, diversi fornitori. Oggigiorno, non è raro il caso di torrefazioni che prima allestiscono la linea, e in seguito decidono il fornitore di capsule. Dal punto di vista del packaging secondario, il trend va verso la richiesta di confezioni che siano sempre più compatte, per agevolare la logistica lungo l’arco di vita del prodotto, dal trasporto, allo stoccaggio fino all’esposizione nel punto vendita. Anche in questo caso subentrano questioni legate tanto alla praticità quanto alla sostenibilità, che si estendono a tutta la filiera. Basti pensare per esempio alla possibilità di impilare le capsule prima del confezionamento, che agevola la logistica, così come il trasporto di astucci e cartoni privi di “spazi vuoti” contribuisce ad abbattere costi ed emissioni. In definitiva, gli orizzonti appaiono assai rosei per i costruttori, anche perché la ricerca di soluzioni innovative, quali i già citati impianti in grado di lavorare capsule multi-materiale, implica nella maggior parte dei casi un upgrade della linea.
Grazie a quasi 60 anni di esperienza nel settore del confezionamento delle bustine di tè e ad un impressionante 70% di quote di mercato, IMA Tea&Herbs è leader mondiale nella fornitura di macchine automatiche progettate per il confezionamento di tè e infusi in buste filtro. Con una tradizione di eccellenza e una distintiva attitudine per l’innovazione, IMA ha una conoscenza approfondita del mercato ed è ricettiva alle esigenze in rapida evoluzione del cliente. Fornendo a IMA un’importante base in Sud America, la partnership con IMA MaiSA offre ad entrambe le aziende un’estesa presenza globale. I clienti beneficeranno ora di un’offerta più ampia, di un supporto più presente e di soluzioni basate su un’esperienza iù vasta che porta a soluzioni che risponderanno in modo ancora più adeguato a esigenze specifiche. La
Caffè & Confezionamento
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ea&Herbs
Decenni di esperienza nelle tecnologie del confezionamento e la più ampia copertura nei settori di tè e caffè, faranno di IMA il partner ideale per le soluzioni più efficaci e la comprensione più profonda dei reali bisogni.
IMA nel mercato del Tè e Caffè divisione IMA RI fornisce ai clienti un centro di assistenza altamente qualificato che effettua revisione e manutenzione su una selezione di macchine confezionatrici per bustine di tè al fine di fornire una soluzione per le aziende alla ricerca di apparecchiature ad alte prestazioni a prezzi competitivi. Insieme alla revisione delle macchine, IMA RI sviluppa, produce e fornisce macchine nuove per il confezionamento di tè ed infusi.
Coffee
IMA COFFEE, garantendo competenze leader nel mercato, esperienza nel settore e know-how qualificato per tutte le fasi produttive e di confezionamento del caffè, sfrutta la sua esperienza diventando fornitore unico per i grandi e per i piccoli produttori di caffè in tutto il mondo, servendo l’industria del caffè dalla A alla Z. IMA COFFEE PETRONCINI fornisce attrezzature per la movimentazione e la lavorazione del caffè verde, tostatrici e macinatori. Ulteriori sistemi per la movimentazione, lo smistamento, la pulizia e lo stoccaggio del caffè sono disponibili grazie a partnership con i leader del settore. La tecnologia di “tostatura a convezione” assi-
cura uniformità, ripetibilità e consente di ottenere l’aroma del caffè prescelto. IMA fornisce, inoltre, soluzioni di macinatura, sistemi di degasaggio e attrezzature di stoccaggio. IMA COFFEE PACKAGING sviluppa soluzioni specifiche e personalizzate capaci di rispondere alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione. L’ampia esperienza acquisita nel settore consente a IMA di realizzare soluzioni a elevata tecnologia perfettamente studiate in funzione delle caratteristiche del prodotto e del processo. IMA fornisce macchine per la personalizzazione delle capsule e per il loro riempimento, per il confezionamento di cialde soft e compresse, per l’astucciamento, nonché soluzioni per il packaging verticale form-fill-seal e per l’imballaggio di fine linea.
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Dossier BLOCKBAG® soluzione Goglio monomateriale Fondata nel 1850 a Rho, in provincia di Milano, Goglio è leader mondiale nei sistemi di confezionamento in imballaggi flessibili per diverse tipologie di beni alimentari e non, punto di riferimento in molteplici settori, primo fra tutti quello del caffè.
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el settore del confezionamento del caffè, Goglio si colloca come sinonimo di qualità, performance e innovazione, con un sistema per il confezionamento a garanzia della migliore protezione dell’aroma naturale del prodotto. Recentemente sviluppata proprio per questo settore, la nuova confezione BLOCKBAG® è un packaging di qualità superiore che integra l’appeal di un sacchetto a fondo piatto al confezionamento automatico con linee dedicate che partono da bobina. Caratterizzata da una base piatta e dall’aggiunta di saldature inferiori che conferiscono una maggiore stabilità, distinguendola sullo scaffale dalle altre tipologie di sacchetti, questa nuova confezione permette
una comunicazione on pack mirata, che sfrutta tutti e quattro i lati grazie alle saldature verticali. Questo packaging è disponibile anche in materiale 100% riciclabile ed è ideale per il confezionamento di caffè macinato e in grani, cialde o capsule, frutta secca, cioccolato, frutta o vegetali, snack e pet food. Il monomateriale 100% riciclabile, dedicato al confezionamento di caffè e prodotti in grani o in polvere, è una delle tante soluzioni eco-friendly del Gruppo che, oltre a sottolineare l’impegno green, rappresenta a
AROL ad ogni caffè la sua tappatrice
È
il partner preferito dai più grandi produttori mondiali di caffè. AROL, infatti, grazie ad un’esperienza di oltre 40 anni nella produzione di sistemi di chiusura per l’industria delle bevande, degli alcolici, alimentare, della cosmetica, del settore chimico, farmaceutico, dei prodotti per la cura della persona e della casa, ha sempre la soluzione su misura per ogni esigenza di tappatura sia di contenitori di caffè in grani che di caffè in polvere, a garanzia della massima integrità del prodotto finito. In particolare per il caffè solubile, l’ideale è la capsulatrice AROL Equatorque VP per tappi in plastica pre-filettati. Dotata di motori brushless con movimento rotatorio che oltre ad applicare il tappo permettono di orientarlo correttamente, tutti i dati raccolti vengono registrati e memorizzati nel
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PLC per l’analisi del processo. La versione in acciaio inossidabile consente un lavaggio completo della tappatrice. Tra i tanti vantaggi di Equatorque, c’è la sua versatilità,
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pieno il concetto di economia circolare ed è un’efficace alternativa all’utilizzo dello strato di alluminio che garantisce alte performance di conservazione, in tutti i casi in cui le condizioni lo permettono. La confezione può essere realizzata sulle linee G21 oppure G18C Blockbag®, con un’ampia gamma di materiali tradizionali a cui si aggiungono i materiali di nuova generazione riciclabili e compostabili. Le linee, compatte e versatili, sono dotate di vari sistemi di dosatura che consentono il confezionamento con valvola di un’ampia gamma di prodotti. La macchina è inoltre dotata dei più avanzati sistemi di automazione e di controllo che la rendono un esempio perfetto di applicazione dei paradigmi di Industry 4.0. Munita di Controllore e Logica Programmabile (PLC), permette l’interconnessione tra i vari componenti della linea e la connessione ad un sistema remoto di monitoraggio (MES | Goglio Cloud), in grado di raccogliere un numero infinito di parametri analogico/digitali e dati che possono essere usati per implementare una manutenzione di tipo predittivo.
determinata dal poter avere applicazioni diverse con la regolazione dei parametri di processo con la macchina in movimento; il ricorso ad un segnale di scarto utile per pilotare altri dispositivi on-line; la coppia di chiusura monitorata durante l’intero ciclo di produzione. Inoltre, il sistema stop & go fa sì che le interruzioni della produzione (se presenti) non compromettano la corretta chiusura del contenitore già in “fase applicativa”.
Nato negli anni ‘80, il Gruppo Gimoka è tra i principali torrefattori in Italia. Grazie a tre diversi modelli di business, il colosso italiano del caffè fornisce il prodotto in grani, macinato, cialde, capsule e solubile. Quattro anni fa, l’azienda ha trovato in Cama Group un partner affidabile per le soluzioni di imballaggio secondario altamente flessibili.
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l Gruppo Gimoka è in grado di fornire un’ampia gamma di soluzioni di confezionamento – per caffè in grani, macinato, cialde e tutti i più diffusi sistemi di capsule compatibili internazionali – e serve tutti i settori dell’industria: mercato domestico, out of home, vending e industria alimentare. Con un servizio a 360°, l’azienda controlla l’intera catena del valore, dall’approvvigionamento di caffè verde, al controllo rigoroso di tutte le fasi di tostatura, macinazione, confezionamento e incapsulamento fino alla distribuzione. Marco Padelli, Chief Global Business Officer di Gimoka Group, racconta l’evoluzione dell’azienda anche in termini di investimenti tecnologici. ➤ Gruppo Gimoka è tra le principali torrefazioni in Italia per volume di caffè crudo trattato annualmente. L’azienda opera attraverso tre business unit principali, Caffè Macinato e Grani; Porzionato e Polveri, quali sono i pilastri della vostra strategia di successo? Abbiamo tre business model, il primo è il brand che racchiude il main brand Gi-
moka e i sotto brand, come Espresso Italia; CaffèSi, Gran Caffè Garibaldi, Caffè Toledo. Il secondo modello, che attualmente è in forte crescita, è quello delle private label per la realizzazione di prodotti a marchio, dove siamo competitivi in Italia e in Europa. Il terzo modello di business è quello di co-roasting/copacker, che significa mettere il nostro know how al servizio di altre realtà partendo dalle loro materie prime. Seguendo questa strategia, il business è frammentato e questo ci permette di mantenere stabilità, anche in momenti altalenanti di mercato. Alta tecnologia e innovazione sono i pilastri principali che ci consentono di servire i nostri clienti in qualsiasi canale: ristorazione; catena di vendita al dettaglio, negozi specializzati, distributori esteri e anche l’on-line. Crediamo nel controllo completo di tutta la filiera. Grazie alla nostra elevata flessibilità, copriamo tutte le categorie di caffè, dal sottovuoto da 100 g fino a 3000 g a tutti i tipi di compatibili, compreso il sistema chiuso.
➤ Quali sono i vantaggi ottenuti dall’implementazione delle linee di confezionamento Cama? Siamo entrati in contatto con Cama nel 2017 e da allora abbiamo proseguito un percorso insieme. La promessa di una maggiore efficienza è stata una sfida importante nelle prime fasi del rapporto di Gimoka con Cama Group. L’industria globale del caffè, infatti, è incredibilmente competitiva e si deve affrontare anche la concorrenza di altri settori delle bevande. Per rimanere competitivi, è necessario essere efficienti in tutte le fasi della catena del valore e bisogna avere la capacità di innovare, non solo per migliorare le linee esistenti, ma anche per introdurne di nuove. I principali vantaggi derivanti dall’installazione delle linee Cama sono innanzitutto la flessibilità; a cui seguono la riduzione degli scarti di materiale, capsule e cartone e l’alta efficienza delle macchine che ha portato una riduzione dei tempi di lavoro e dell’insoddisfazione da parte dei clienti. Ultimo ma non meno importante, possiamo contare su un’affidabilità del partner. Non va dimenticato, inoltre, il concetto di industry 4.0 a cui le linee Cama rispondono perfettamente e che noi abbiamo sfruttato rendendo interconnesso l’intero processo.
Caffè & Confezionamento
GIMOKA E CAMA partnership eccellente per il processo e il confezionamento del caffè
➤ In ambito capsule e cialde, quali sistemi Cama avete installato e come rispondono alle vostre esigenze? La prima macchina di Cama è stata installata presso il nostro stabilimento nel 2017 e nei tre anni successivi altre cinque linee sono state dotate della tecnologia di confezionamento secondario di Cama. Le cinque linee sono specificamente progettate per il confezionamento di cialde o capsule, per applicazioni consumer e commerciali. Comprendono: una linea bag in box per cartoni tray/hood; la linea IF318 e IN216, una macchina formatrice, riempitrice e chiuditrice dotata di robot; la IF296 e FW748, una macchina formatrice con robot di carico e sistema di avvolgimento; la IF316 e FW748, una macchina formatrice con robot di carico e sistema di avvolgimento; la CL153 e FW751 per tubi, un’astucciatrice con sistema di avvolgimento e, infine, la IF318 e IN216 per cialde in alluminio, una macchina formatrice, riempitrice e chiuditrice dotata di robot.
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Dossier CAFFÈ KOSÈ cambia veste Caffè Kosè, lo storico brand lanciato dalla Kimbo negli anni ’90, arriva sugli scaffali con un nuovo look e svariate novità. In primo luogo, è stata aggiunta la firma “by Kimbo” affianco al logo Kosè per rendere nota l’appartenenza del brand all’azienda madre. Inoltre, il già noto chicco di caffè presente nell’originale logo Kosè, è stato oggetto di un processo di personificazione, diventando più vivace ed allegro. Infatti, ora è visibile un simpatico occhiolino che anima il chicco e, in aggiunta, il baffo dorato, da sempre parte del brand Kosè, diventa un’artistica pennellata donando un tocco di creatività. A sottolineare la tradizione napoletana di Kimbo, il packaging raffigura l’origine territoriale attraverso un’immagine stilizzata del Vesuvio che conferisce una piacevole esplosione di colori tipica del capoluogo campano. Tra gli elementi più importanti della strategia di restyling delle confezioni compare, infine, il pay off “convenienza e qualità”, ispirato a quello storico “buono e conveniente” usato in passato dallo stesso brand Caffè Kosè. Kosè by Kimbo, dall’aroma sincero e il gusto vivace, si rivolge ad un pubblico di consumatori che guardano in primis al prezzo ma non rinunciano alla qualità. I prodotti Kosè by Kimbo sono pratici e sostenibili, grazie alle capsule compatibili con le principali macchine ad uso domestico e alle cialde compostabili, entrambe disponibili nei formati convenienza, ideali per un consumo quotidiano e frequente.
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FLEXICAP dinamicità ed eccellenza Flexicap è un’innovativa macchina di assemblaggio capsule per caffé, solubili o liquidi. Progettata da Omas, è disponibile in differenti modelli da un minimo di 2 file fino a 120 capsule, ad un massimo di 8 file fino a 450 capsule al minuto in base al formato e prodotto da dosare. Flexicap offre dinamicità e massima efficienza di produzione. La modularità di tutto il sistema rende estremamente semplici e rapide tutte le operazioni di cambio formato e/o prodotto, completamente ispezionabile da tutti i fronti. A un anno dalla sua presentazione a Host Milano, l’ufficio R&D di Omas ha continuato lo studio e la realizzazione di molteplici migliorie per Flexicap, sia in termini estetici necessari per garantire sicurezza, facilità nella pulizia e rapide manutenzioni che di performance. La nuova Flexicap garantisce estrema flessibilità di tutta la macchina, dall’alimentazione delle capsule, che può essere effettuata tramite alimentatore alla rinfusa o con magazzino per capsule impilate, disponibile nella nuova versione studiato per una lunga autonomia del caricatore. Il carico e scarico delle capsule è effettuato con sistema pick&place. Il sistema di pulizia interno della capsula prima del dosaggio e del bordo della capsula dopo il dosaggio viene effettuato con immissione di aria sterile microfiltrata e aspirazione delle polveri residue; questo processo consente una perfetta sigillatura del bordo capsula, garantendo la tenuta nel tempo della saldatura del top lid. Le stazioni di dosaggio e sigillatura sono di semplice gestione compresa la manutenzione e la pulizia. La macchina è predisposta per l’installazione di flusso laminare, ulteriore applicazione che consentirà di avere un prodotto igienicamente sicuro. Tutta la macchina è concepita per poter lavorare con più formati per caffé, solubili o liquidi. Grazie all’utilizzo di godets per il trasferimento delle capsule e le stazioni di riempimento, inserimento filtro (ove richiesto), trancia e salda top lid, tipo “docking station” facilmente e completamente estraibili, consentono di ottenere un’eccellente pulizia e, soprattutto, un rapido cambio formato, effettuato in tempi minimi e senza utilizzo di utensili. La gestione delle stazioni è effettuata tramite motori brushless che assicurano affidabilità e precisione, nonché ripetitività della qualità delle operazioni da effettuare. Le regolazioni e le parametrizzazioni sono effettuate da pannello di controllo “touch screen” da 15’’ con possibilità di salvare i dati e informazioni di produzione impostate. La macchina è predisposta per integrazione in Industria 4.0. Flexicap è dotata di controlli per la corretta esecuzione di tutte le operazioni e predisposta per installazione di telecamere di verifica. Tutte le parti a contatto con il prodotto sono in acciaio inox AISI 316L. Il sistema di sganciamento e discesa per la pulizia del macinatore o tramoggia superiore (caffè o solubili) o altri dispositivi posti sulla parte superiore della Flexicap permettono la massima garanzia di sicurezza per gli operatori e manutentori. È possibile collegare le stazioni di riempimento direttamente all’impianto di produzione, per garantire la massima igiene e la continuità di produzione senza fermi macchina.
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Per TME il caffè è una vera e propria filosofia, un modo di essere. Tanto che, trentasette anni fa, l’azienda ha scelto di impegnarsi nel trovare soluzioni sempre più innovative per il suo confezionamento, perché non venga persa una sola nota di quella sua preziosa sinfonia di odori e di sapori. Ed è da più di vent’anni che la ricerca si è concentrata soprattutto su macchine e impianti di confezionamento monodose, che oggi TME propone su tre linee diverse, ognuna capace di rispondere a diverse esigenze, dal torrefattore artigianale alla grande industria: - la linea di confezionamento capsule HTN, che può raggiungere una velocità di produzione di 280 capsule per minuto e si contraddistingue per l’alta qualità costruttiva, una notevole flessibilità produttiva e dei costi di manutenzione molto bassi; - la linea di confezionamento capsule HTS, che consente di gestire produzioni a partire da 300 capsule per minuto, soddisfacendo le esigenze di confezionamento ad alta velocità e su più turni di produzione; - la linea di confezionamento CIALDY HT, l’ultima arrivata. Un compendio di tutti i modelli precedenti di cui ha tenuto il carattere e la robustezza, nonché l’affidabilità e la semplicità costruttiva. È stato soltanto mantenendo la versatilità su tutti i prodotti che l’azienda è stata in grado, negli anni, di stipulare accordi commerciali con importanti aziende multinazionali – leader nel mercato dei prodotti monouso – per la fornitura di macchine per l’assemblaggio di capsule di caffè. Un’intuizione del management di TME, che ha permesso di crescere fino a esportare gran parte della produzione attraverso una capillare rete commerciale e un marchio riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Caffè & Confezionamento
TME una passione tutta italiana
LAVAZZA rilancia l’iconica miscela Qualità Rossa Nell’anno del suo 50° anniversario, lo storico pack rosso si rinnova, simbolo di una storia di eccellenza che prosegue e si proietta nel futuro. Il prodotto veste una nuova e più contemporanea immagine puntando a soddisfare non solo le esigenze dei suoi consumatori storici, ma anche le richieste dei giovani coffee lover. Nel 1970 la miscela rossa arrivava per la prima volta nelle case degli italiani e si preparava a diventare un’icona. Lavazza Qualità Rossa è stato il primo caffè macinato ad essere venduto nelle rivoluzionarie confezioni sottovuoto e in occasione del suo cinquantesimo compleanno avrà un nuovo look, con cui raccontare la nuova Italia. “Per celebrare l’anniversario di Qualità Rossa, che oggi si rinnova nell’immagine per essere sempre
più vicino ai giovani appassionati di caffè, abbiamo costruito un importante piano di rilancio che tocca diversi touch point e diversi canali distributivi, dal consumo domestico a quello del fuori casa, come negli uffici e nel vending”, ha commentato Igor Nuzzi, Regional Director Italia e Svizzera del Gruppo Lavazza. “Il nuovo posizionamento di questa iconica miscela sarà raccontato in occasione di cinque eventi sul territorio, da sud a nord, durante i quali incontreremo i nostri consumatori e racconteremo loro, davanti a una tazzina di caffè, il viaggio di Qualità Rossa alla scoperta della nuova Italia”. Protagonista di questo restyling è il brand logo che, nel suo design riprogettato, rimanda all’iconica tazzina Lavazza. Qualità Rossa ha così una nuova e più moderna immagine puntando a soddisfare non solo le esigenze dei suoi consumatori storici ma anche il gusto in termini di stile dei giovani coffee lover.
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Dossier
COFFEE the market dynamics In terms of liquid beverage equivalents, coffee is among the most consumed beverages worldwide with roughly 42.6 litres per person and year (12.6 litres of roast coffee and 30 litres of instant coffee). Value sales of coffee have been propelled in recent years by the out-of-home sector. Another trend is the redefinition of coffee from a common means of caffeination to a sensual experience, which has driven premiumization.
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ccording to Statista, revenue in the coffee segment amounts to US $ 109,740m in 2020. The market is expected to grow annually by 7.2% (CAGR 2020-2025). The market’s largest segment is the segment Roast Coffee with a market volume of US $ 90,288m in 2020. In relation to total population figures, per person revenues of US$129.42 are generated in 2020. The average per capita consumption stands at 2.6 kg in 2020. As far as Roast Coffee is concerned, revenue in this segment amounts to US $ 90,287.7m in 2020. The market is expected to grow annually by 6.9% (CAGR 2020-2025). In glo-
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bal comparison, most revenue is generated in the United States (US $ 55,790m in 2020). In relation to total population figures, per person revenues of US $ 106.48 are generated in 2020. The average per capita consumption stands at 2.1 kg in 2020. Revenue in the Instant Coffee segment amounts to US$19,452.3m in 2020. The market is expected to grow annually by 8.3% (CAGR 2020-2025). In global comparison, most revenue is generated in Japan (US $ 22,049m in 2020). In relation to total population figures, per person revenues of US $ 22.94 are generated in 2020. The average per capita consumption stands at 0.5 kg in 2020.
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Coffee pods and capsules
According to Market Research Future, coffee pods and capsules market is expected to register a CAGR of 7.97% to reach USD 23,441.0 Million by 2025. Europe is expected to account for the largest share of the global coffee pods and capsules market during the forecast period. Coffee pods and capsules are small cups, with or without filters, filled with pre-portioned ground coffee. They are sealed with food-grade coverings and are ready to brew in special machines. These pods can be punctured at the top or the bottom for infusion with steam generated within the coffee machine.
Coffee capsule packaging machines
Unit dose packaging is getting high attention in the food and beverage packaging industry due to customer preferences. Coffee, one of the most consumed beverages in the world is now available in various dosing formats such as coffee pods or pads, coffee bags, coffee capsules and
various others. For the preparation of coffee powder and packaging it into coffee capsules, advanced automation solutions are provided by various machinery manufacturers to reduce the involvement of labour, maintain the quality of food product, reduce many wastages and enhance the pace of the production. Coffee capsule packaging machines perform two of the actions, filling of the coffee powder into the capsule and sealing the capsule with the lid. Due to the rising demand for unit dose packaging in food and beverage industry, the market for coffee
capsule packaging machines seems to be growing at a high pace globally. Due to high durability and better quality of mixing of the coffee powder as compared to coffee pods, the coffee capsules are attracting the consumers. The unit dosing system of the coffee capsules is so efficient that various other industries such as pharmaceutical, chemical and food are adopting the method for unit dose packaging, resulting into the rapid growth of coffee capsule packaging market. These factors have driven the market for coffee capsules, leading to the demand for coffee capsule packaging machines. Moreover, various advantages of the introduction of highly automated packaging machinery at economical prices have motivated the unit dose packaging providers to incorporate the coffee capsule packaging machines. Consumer preference towards globally known large producers of coffee has resulted in a high business opportunity for global players of the coffee producers, created a restraint for emerging players to sustain in the market. Thus, the coffee capsule packaging machinery is affordable for most of the coffee producers, while leaving a bit of opportunity for emerging regional players.
Coffee process & packaging
The global coffee pods and capsules market is expected to grow at a noticeable pace during the forecast period. The growth can be attributed to the increasing consumption of coffee in Asia-Pacific. Additionally, the rising use of capsule coffee machines has significantly contributed to market growth. The market is expected to offer lucrative opportunities for players in the coming years due to the rising adoption of innovative products by consumers. The major challenge for market players is the lack of awareness and availability of coffee pods and capsules in developing nations, especially in the rural markets. Coffee is one of the most widely consumed beverages in the world. As per the International Coffee Organization (ICO), global coffee consumption increased by approximately 2.1% during the coffee year 2018/19. Consumer inclination toward innovative machines for convenience has increased the adoption of capsule coffee machines across the globe which is driving the growth of the market. China and India, due to their large populations and the increasing adoption of Western trends, represent potential markets for coffee pods and capsules. The demand for coffee in different variants is rising among the youth which is supporting the sales of coffee pods and capsules in these countries. Moreover, the growing trend for functional beverages has widened the scope for functional coffee capsules, which, in turn, is catalyzing the demand for coffee pods and capsules. The traditional segment is expected to expand at a substantial CAGR and reach USD 15,452.9 Million by the end of 2025. The traditional segment includes coffee capsules and pods filled with regular coffee beans that are high in caffeine content. Consumer preference for traditional coffee over decaf, owing to its taste and flavor, is driving the growth of the traditional segment. However, the decaf segment is growing at a faster rate. A focus on health consciousness with growing concerns about the impact of caffeine, especially among the youth, is the primary factor driving the growth of the segment.
The Italian coffee market
According to the Euromotitor analysis on the Italian coffee market, fresh coffee continued to experience strong premiumization in Italy and is expected to lead growth of the category over the forecast period. Indeed, fresh ground coffee pods remains the most dynamic category in 2019, whilst standard fresh ground coffee continue to decline, contributing to negative volume growth. The increasing attention paid to high-quality coffee moved consumers to purchase fresh ground coffee pods, which is well-known to be more expensively priced. Furthermore, environmental concerns are already starting to be raised, and some brands are responding with eco-friendly coffee pods which are compostable, such as the new range launched by Casa del CaffĂŠ Vergnano. Internet retailing is at the forefront of newer retailing channels within hot drinks and is being used more widely as a way of offering consumers convenience when making a purchase. Moreover, with the persistent growth of coffee pods sales, many brands have been launched in the Italian market, creating a confusing offer on the shelves in all the major retailers.
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Thanks to almost60 years of experience in the tea bagging sector and an impressive 70% market share, IMA Tea & Herbs is the world’s leading supplier of automatic machines designed for the packaging of tea and herbs in filter bags. With a tradition of excellence and a distinctive flair for innovation, IMA has an in-depth understanding of the market and is receptive to fast-evolving customer needs. Offering IMA a significant foothold in South America, this partnership with IMA MaiSa gives both companies an extensive global presence. Customers will now benefit from a broader offering, closer support and solutions based on a wider experience leading to solutions which will respond even more appropriately to specific needs. IMA RI Division provides customers with a highly qualified service centre which performs overhaul and maintenance on a
Decades of experience in packaging technologies and the broadest coverage of the tea and coffee sectors will make IMA the privileged partner for the most effective solutions and the deepest understanding of your real needs.
IMA in the Tea and Coffee market selection of teabag packaging machines in order to provide a solution for companies in search of high-performance equipment at competitive prices. Together with the machine overhaul, IMA RI develops, manufactures and supplies new machines for the packaging of tea and infusions.
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Able to ensure market-leading competences, industry experience and application-specific knowhow encompassing all stages of coffee handling, processing and packaging, IMA has created the
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hub in an aim to leverage expertise at every step of coffee processing or packaging and be the onestop answer to large and small coffee producers worldwide, serving the coffee industry from A to Z. IMA COFFEE PETRONCINI provides equipment for green coffee handling and processing, roasters and grinders. Further green coffee systems for handling, sorting, cleaning and storage are available thanks to special partnerships with the industry’s leading names. Specially developed convection roasting technology ensures uniformity, repeatability and allows the coffee to achieve the preferred
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aroma. IMA also supplies grinding solutions, degassing systems and storage equipment. IMA COFFEE PACKAGING develops specific and customized solutions able to meet the needs of a rapidly evolving market. The wide experience acquired in the sector allows IMA to realize high technology solutions perfectly studied according to the characteristics of the product and the process. IMA supplies machines for capsules preparation and filling, for the packaging of soft and hard pods, for cartoning, as well as solutions for vertical form-fill-seal and end-of-line packaging.
Coffee process & packaging
BLOCKBAG® Goglio monomaterial solution Founded in 1850 in Rho (Milan), Goglio is world leader in complete flexible packaging systems for different types of food and non food products, reference in different market sectors, first of all coffee, standing out for its quality, performance and innovation thanks to its packaging solutions preserving product natural aroma.
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ecently developed specifically for this product, the new BLOCKBAG® pack is a premium packaging that combines the aesthetic of a block bottom bag to a fully automatic production granted by dedicated machines starting from reel. Characterized by a flat bottom and the horizontal bottom seals, the bag guarantees a first-class stability on retail shelves and during consumption. Thanks to four corner seals and the absence of central back seal, moreover, every side of the bag is fully printable ensuring a better communication. This pack is available also in recyclable 100% monomaterial, ideal for grounded coffee or in beans, coffee pods or
capsules, nuts, dried fruits, chocolate and pet food. The new exclusive material, dedicated to coffee or to any other product in powder or in grains, is one of the many ecofriendly solutions of the Group. The monomaterial solution highlights the company commitment, represents the concept of circular economy and is the alternative solution to the use of aluminum foil when conditions are suitable. The Blockbag® can be produced on the lines G21 or G18C using a wide range of traditional materials together with all new generation recyclable or compostable laminates. The compact and versatile lines are supplied with different dosing systems and apply Goglio exclusive one-way degassing
valve. Moreover, the machines are equipped with the most advanced automation and control systems: perfect examples of Industry 4.0, provided with Programmable Logic Controller (PLC) that allows the machine components to be connected to a Remote Monitoring System (MES|Goglio Cloud) and data exchange with all upstream and downstream packaging line process system.
AROL a capping machine for every coffee It’s the preferred partner of the world’s largest coffee makers. Arol, in fact, thanks to more than 40 years of experience in the production of closure systems for beverage, wine & spirits, food, cosmetic, chemical, pharmaceutical, personal and household care industries, has always the customized solution for every need of capping, both for coffee beans and ground, to guarantee end product’s maximum integrity. For example, for instant coffee, the ideal capper for pre-thread plastic caps is the Arol Equatorque VP. The capping machine is equipped with brushless motors with rotary
movement which, in addition to applying the cap, allow it to be oriented correctly. The data collected is recorded and stored in the PLC. The stainless-steel version allows
complete washing of the capper. Its advantages include the possibility of remote adjustment of the closing torque while the machine is in operation, the use of a reject signal useful for driving other on-line devices and the constant closing torque during the entire production cycle. Furthermore, the stop & go system ensures that production interruptions (if present) do not compromise the correct closure of the bottles already in the “application phase”.
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ruppo Gimoka is able to provide with a broad and extensive range of packaging solutions (beans, ground, pods and all most popular international compatible capsule systems) and serves all sectors of the industry: home, out-of-home/ vending and the food industry. The company controls the entire value chain, from green coffee procurement, through rigorous control of all roasting, grinding packaging & encapsulation phases and onto distribution. Marco Padelli, Chief Global Business Officer of Gimoka Group, talks about the evolution of the company also in terms of technological investments. ➤ Gruppo Gimoka is one of the main roasting companies in Italy for the volume of raw coffee processed annually. What are the pillars of your success strategy?
Established in the 80s, Gruppo Gimoka is among the leading coffee roasters in Italy. Thanks to three different Business Models, the Italian coffee giant delivers beans, ground coffee, pods, capsules and soluble coffee. Four years ago, the company found in CAMA Group a reliable partner for high flexible secondary packaging solutions.
Marco Padelli, Chief Global Business Officer of Gimoka Group
GIMOKA AND CAMA an excellent partnership for coffee process and packaging The company focuses on blend development and process quality. We undertake significant investment in research and development, not just in products, but also machines, people, materials and, of course, process& machinery improvements, in in order to further reinforce our core business. High innovation and technology are the main pillars to reach our customers in any channel: food-service; retail chain, specialized shop and foreign distributor. We believe in the complete control of all the supply chain: from green bean harvest till quality in the cup when consumed. Thanks to our high flexibility, we cover coffee categories under all the prospective, from vacuum 100 g till 3000 g to all kind of compatibles including also the closed system. ➤ What are the main advantages got from the installation of CAMA packaging lines? The global coffee industry is incredibly competitive, while also facing competition from other beverage sectors. To stay competitive, you need to be efficient across all stages of the value chain and you have to innovate, not only to improve existing lines, but also introducing
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new ones. The promise of higher efficiency was a major challenge in the early steps of Gimoka’s relationship with Cama Group. The main advantages from the implementation of the lines are: flexibility; the reduction of waste in material, capsule and carton; high efficiency of machines that brings a reduction of work time and customers’ complaints. Last but not least, we can rely on a reliable partner. ➤In the business of capsules and pods, which systems by CAMA did you install and how do they meet your needs? Cama’s first machine was delivered in 2017 and during the following three years, other five lines have been equipped with Cama’s secondary packaging technology. The five lines are for packaging pods or capsules, for consumer and commercial applications. They include: a bag in box line for tray/hood cartons; IF318 and IN216, a forming, filling and closing machine equipped with robot; IF296 and FW748 a forming machine with loading robot unit and wrapping system; IF316 and FW748 a forming machine with loading robot unit and wrapping system; CL153 and FW751 for tubes, a cartoning machine with wrapping system and,
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finally, IF318 and IN216 for aluminum pods, a forming, filling and closing machine equipped with robot. ➤ What are the reasons that led you to choose CAMA as supplier? If you ask me why we chose Cama, you only have to look at our packaging lines, and you will see the machines running without any stops for an entire shift. It is then that you appreciate what you have installed. Peace of mind coupled to efficiency and flexibility are the most important things a producer needs and that a machine builder can offer. Cama understands what we need and more importantly why we need it; since the beginning we have been creating a strong relationship with the Cama team. In few words I can summarize the reasons of our choice in: reliability; high attention to our needs and high level of assistance. To look at the video scan the
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Tech Trends
La competitività del sistema industriale italiano si costruisce attorno all’innovazione che permetterà alle imprese di conseguire in modo strutturato e duraturo maggiore efficienza e flessibilità dei processi produttivi. Attraverso le tecnologie, la fabbrica intelligente va nella direzione di una crescente sostenibilità tutelando il suo capitale più importante, quello umano, per una migliore qualità del lavoro e della vita.
IL RUOLO DELL’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE per un futuro efficiente e sostenibile
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a robotica industriale e la sua evoluzione, caratterizzata da continue innovazioni sono temi molto ampi e importanti, anche per il valore del contributo italiano. In Italia, infatti, operano oltre 104 mila imprese nell’ambito della robotica, cresciute del 10% nell’ultimo lustro, e che occupano circa 430 mila addetti. L’industria sta vivendo una rivoluzione che interessa l’intero processo, dalla catena produttiva alla supply chain, e che pone
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al centro una sempre maggior tendenza all’implementazione dell’efficienza e della sostenibilità. Una rivoluzione che ha subito un’importante accelerazione in questo periodo di emergenza sanitaria e che ha agito in particolare sul layout della fabbrica, facendo propendere le modifiche ai processi di produzione verso un incremento della robotizzazione e della cobotizzazione, intensificando l’applicazione di remote manufacturing e maintenance.
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Nonostante “robotizzare e cobotizzare” suoni spesso come “taglio di posti di lavoro”, il vero obiettivo di questa trasformazione è quello di ridurre il contributo umano “a rischio” per ricollocarlo su attività ad alto valore aggiunto con adeguati processi di reskilling. Un processo che si può mettere in pratica cambiando la matrice di utilizzo del capitale umano, riconvertendo le mansioni ed erogando formazione per costruire nuove professionalità.
Tecnologie per l’industria sostenibile
La quarta rivoluzione industriale ha accorciato le distanze tra automazione e informatica, tanto che le aziende di ICT hanno iniziato a proporre prodotti, sistemi e servizi sempre più mirati al mondo della produzione industriale, avviando così un processo di cambiamento del modo di fare impresa. Le aziende dell’automazione, dal canto loro, devono continuamente confrontarsi su molteplici aspetti in termini di prodotti e soluzioni hardware e software, che quotidianamente segnano il passaggio della manifattura verso il paradigma dell’Industria 4.0. Il software industriale, quale tecnologia abilitante, supporta le aziende nel costruire un modello organizzativo innovativo che ne migliora la competitività e la resilienza a fenomeni esterni, consentendo anche la protezione degli asset di produzione con un approccio alla CyberSecurity. I fornitori di soluzioni di automazione industriale, quando si confrontano con aspetti quali motion control, robotica, software industriale, impiantistica, pongono particolare attenzione alla progettazione efficiente e alle tecnologie richieste dalla transizione al 4.0, così da garantire una risposta efficace alle nuove sfide e ai bisogni emergenti delle aziende. L’adattamento ad eventi imprevisti, la rapidità di cambio di produzione, la valutazione delle risorse produttive sono solo alcune tra le priorità che le aziende devono affrontare e le tecnologie 4.0 possono contribuire in modo significativo alla soluzione dei problemi connessi. Si tratta di un approccio del tutto innovativo, fondato sulla conoscenza e sulla disponibilità di informazioni che diventano a tutti gli effetti un bene strumentale per poter produrre in modo efficiente e per poter rispondere più efficacemente alla domanda del mercato.
La crisi che accelera la digitalizzazione
Secondo i dati forniti da ANIE Automazione, l’industria italiana dell’automazione manifatturiera e di processo ha chiuso il 2019 con un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro registrando una flessione pari all’1,2% rispetto all’anno precedente. Risentendo di uno scenario più incerto e della minore dinamicità espressa dalla domanda nei principali settori finali, nel 2019 il trend di continuativa crescita - che ha caratterizzato l’evoluzione del comparto nei sei anni precedenti - ha subito una battuta d’arresto. Da fine 2018 il comparto ha sofferto della fase di incertezza che ha caratterizzato il ciclo degli investimenti industriali. La minore propensione a investire
un incremento su base annua dell’1,9 per cento (+4,3% la variazione media annua sperimentata nel periodo 2014-2019). In un contesto di rallentamento degli investimenti, l’area europea ha fornito un contributo positivo, ma più contenuto all’evoluzione dell’export del comparto (+1,8%). La domanda che origina dai mercati extra europei - area a cui è rivolto quasi il 40% del totale esportato - ha sperimentato un maggiore dinamismo (+2,8%), pur componendosi di dinamiche non omogenee fra le diverse aree geografiche.
2020, rallentano gli investimenti degli operatori ha frenato anche la domanda rivolta alle tecnologie più innovative, interrompendo bruscamente il percorso virtuoso di rinnovamento del parco impianti intrapreso nel triennio precedente alla luce delle potenzialità offerte in ottica 4.0. In mancanza di un’inversione di tendenza, resa più incerta dall’ulteriore brusco deterioramento del quadro macroeconomico a inizio 2020 per effetto dell’emergenza sanitaria, il rischio è che venga vanificato il processo di trasformazione tecnologica che nella fase precedente aveva fornito nuova linfa alla crescita del manifatturiero italiano. Occorre tuttavia rilevare che l’attuale crisi, imponendo di fatto un’accelerazione nella digitalizzazione dei processi organizzativi e industriali necessari per sostenere l’operatività aziendale, sta dall’altro lato sostenendo la trasformazione della domanda.
Non si ferma l’export
Nonostante uno scenario internazionale in peggioramento, nel 2019 il comparto dell’automazione industriale ha mantenuto nei mercati esteri un andamento di segno positivo, seppur con un ridimensionamento del tasso di crescita rispetto all’anno precedente e alle dinamiche mostrate nell’ultimo quinquennio. In corso d’anno le vendite estere dirette di tecnologie per l’automazione industriale hanno registrato
Nella prima parte del 2020 lo scenario macroeconomico internazionale ha espresso una elevata incertezza. A una fase già di rallentamento del ciclo economico mondiale, si è aggiunto lo shock rappresentato dalla diffusione dell’epidemia Covid-19. In conseguenza di questo evento, le previsioni per l’evoluzione dell’economia globale sono state riviste decisamente al ribasso. Questa fase si caratterizza per una elevata imprevedibilità, essendo legata a fattori esogeni di cui è difficile prevedere evoluzione e durata. Altro fattore critico è rappresentato dalla sostanziale trasversalità ai principali mercati di riferimento. All’interno di un’area europea profondamente colpita dal deterioramento del quadro macroeconomico, un profilo molto debole si attende per l’economia italiana, che soffre in misura rilevante gli effetti della diffusione del contagio e le ripercussioni sul sistema economico. L’elevata incertezza di scenario si riflette sulle prospettive di sviluppo del manifatturiero italiano e, in questo contesto, le ultime rilevazioni disponibili segnalano un netto deterioramento del clima di fiducia delle imprese. In una fase già di indebolimento, un elemento di forte criticità è rappresentato dalla battuta d’arresto degli investimenti. Queste dinamiche delineano un quadro più critico per l’andamento del comparto dell’automazione industriale nel 2020 sia sul fronte interno sia su quello estero.
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Focus NO BEVERAGES without water
A
ccording to the United Nations, water consumption has been rising by about one percent annually since the 1980s. This rise is fueled in part by growing populations, socioeconomic development and changing consumption habits. Water demand around the world is expected to continue rising at this level until 2050 – an increase of 20 to 30 percent above today’s consumption levels. Today, more than two billion people live in countries that are experiencing high water stress and water scarcity. About four billion people struggle with severe water scarcity for a period of at least one month every year. Given the growing demand for water and the increasing impact of climate change, the United Nations expects the stress level to continue to rise. For this reason, water
supplies and management have become increasingly important issues for the brewing, beverage and liquid food industries. The World Resources Institute and the Future Directions International Pty Ltd. have identified the areas that will run short of water in 2040 and 2050. Water will become a particularly precious resource in Asia: The study found that 14 of the 33 countries that would experience severe water scarcity in the future are in the Middle East. The countries that are considered to be particularly vulnerable are Bahrain, Kuwait, Qatar, the United Arab Emirates and Israel. Other threatened regions include northwestern China, northern and eastern India, Turkey, Syria, Iran and Iraq. In Europe, water is expected to become a scarce resource in Spain and Greece. The northern section of Africa is Quelle/Source: EnviroChemie GmbH
Stress level rising globally – state-of-the-art water treatment and intelligent water management will become even more important in the future. Membrane process for residual-free water emerges as a trend and intelligent recycling strategies are moving to the forefront.
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Water Source: EnviroChemie GmbH
projected to suffer from water shortages as well. In South America, Chile and Peru are particularly vulnerable. Water is also expected to become scarce in North America. The U.S. state of California has already shown how uncertain access to sufficient amounts of water can be. In Australia, forest fires have resulted from continuing periods of drought during summer months. Many islands in Oceania lack drinking water due to climate change. Frequent flooding has contaminated water supplies there as well. But the researchers also said some regions in the northern parts of North America, Eurasia and India would be able to draw on increased water reserves during the forecast period thanks to climate change. These rising levels can be attributed to increasing rainfall as well as melting glaciers and polar caps, among other reasons.
Falling supply, rising demand, increased consumption
These trends are fundamental to the global brewing and beverage industries – water is,
after all, their most important ingredient. In beverage production, water also performs many other important functions such as processing, cleaning and providing energy. For this reason, water must be reasonably and sparingly used in all process steps. In December 2018, the Beverage Industry Environmental Roundtable (BIER) issued a study that covered the resource use levels for beer, mineral water, wine, spirits and carbonated soft drinks. The study collected and analyzed the consumption levels of nearly 2,000 companies around the world. As a result of future conditions, supplies are expected to fall while demand and consumption rise. For this reason, beverage and liquid food producers will have to comprehensively examine their use of water. There are many good reasons for them to do so: First, every liter of water and wastewater generates costs, which are expected to rise. Second, global players are working to create standardized production – designing processes with water use in mind. Third, new sources must be searched for and developed in response to water scarcity and the
need to protect deep water. Fourth, water is an aspect of corporate social responsibility. And, last but not least, the careful use of resources has affected consumers’ purchasing behavior and approval processes for new and expansion investments for a long time, as a recent example from Mexico shows: Following a referendum of residents in the city of Mexicali, a brewing operation that is owned by the U.S. company Constellation Brands and is 65 percent complete, was prohibited from going into operation. A total of 76.1 percent of voters spoke out against the start of production because the brewery could draw off water that the arid region so desperately needs.
Growing demands for residual-free water
At the same time, demands for residual-free water, for bottled water, brewing water, mixing water and dilution water are growing. No undesired substances may be found by state-of-the-art analytical systems, regardless of the source of the water. It is a tremendous challenge in times when even the
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Quelle/Source: Euwa H. H. Eumann GmbH | Brauerei Rapp KG
Focus
groundwater can contain residual amounts of medication, herbicides like atrazine and the ever-present nitrates. New or stricter thresholds like those that cover uranium, bromate and perfluorinated compounds are being introduced as well. The demand for “residual free” is increasingly being met through technologies such as membrane-separation processes based on ultra- or nano-filtration and reverse osmosis. In these processes, all substances are almost quantitatively separated and then brought to the desired quality level
with high purity salts or blending water in accordance with technological or internal company guidelines. Other technologies like ion exchangers or lime precipitation continue to serve their purpose as well. An exchanger is an appropriate way to remove individual ions like nitrate or uranium. Lime precipitation is a very low-cost method for the appropriate raw water composition and produces very little wastewater. Lime is also a product of nature. For this reason, lime precipitation can be an attractive alternative for
Average water / product ratio (l/l) by product group)
companies that must meet tough organic guidelines or for tradition-conscious craft brewers. Selective adsorbers that can be used to systematically remove arsenic are another option, too. Let’s turn now to membrane processes: They are increasingly seen as a solution in other usage areas. This includes the protection of organic water quality in addition to wastewater treatment or water degassing. After all, the use of chlorination – an important and necessary step in many regions – can produce byproducts, and ozonization converts bromide into bromate. The corresponding threshold in the EU is 0.010 mg/l. But many international companies apply even tougher quality standards. This is where ultra-filtration with its log rate of six comes into play. This reduces germ levels by 99.9999 percent in treated water. Afterward, no additional sterilization work by producers is necessary or they only have to treat the headspace of the bottle with ozone. The threat of bromate formulation is also reduced.
Intelligent recycling strategies moving to the forefront *Without cooling water - Source: Beverage Industry Environmental Roundtable (BIER)
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Modern water management is more than just ensuring sufficient amounts of fresh water. It also involves separating resources
Water from wastewater streams and reintroducing them to the cycle. Intelligent recycling strategies are thus becoming increasingly important. In principle, there are two practical ways to recycle water: In the first approach, water is collected in a pH- or impurity-based manner and reused in comparable areas. The second approach is the end-of-pipe solution. All wastewater is centrally collected and is anaerobically cleansed. The biogas created in the process can be used to meet 20 to 30 percent of a brewery’s energy needs. Another possibility would be a downstream zero liquid discharge step in which about 95 percent of wastewater can be returned to an operation. Theoretically, the final volume produced by the zero liquid discharge step could be treated until it reached process water quality.
As purified process water, it could replace some of the drinking water used in widely established brewing processes. Like the use of rainwater in households, brewers would need a separate process water network for this step. A new facility would certainly have more space for such a system than an existing building would. This option also leaves one general problem unsolved: If the frequency of water use rises, the electricity consumed as part of processing and transport will increase, too.
On the way to a brewing utopia
A working group on water technology in the department of Food Chemistry and Molecular Sensory Science at the Technical University of Munich has come up with a
completely new way to treat wastewater: fuel cells. The “brew cell” enables wastewater to be treated and electricity to be generated at the same time. The process uses exoelectrogenic bacteria to evaluate organic substances in wastewater and to transfer the electrons gained in the process to an electrode. The electrons will then flow through external resistance on their way to a cathode. Under the presence of previously obtained protons (H+), hydrogen is reduced to water. The “brew cell” has already made the jump from the lab. The first pilot unit went into operation at a major German brewer in the fall of 2019. The findings that researchers have gained there will be one of the topics covered at drinktec 2021. Source: www.drinktec.com
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Aziende&Strategie Innova Group verso la fabbrica 4.0
Positivi i traguardi raggiunti da Innova Group, nonostante il periodo difficile causato dalla pandemia. Si prevede infatti di mantenere stabile il fatturato a fine anno, mentre i nuovi investimenti, sia in termini di hardware che software a livello gestionale, danno una spinta verso la digitalizzazione e l’ottimizzazione dei processi.
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n occasione dell’annuale conferenza stampa, Innova Group ha condiviso i risultati finanziari 2019 annunciando anche le previsioni per il 2020, attualmente in linea con l’anno precedente. Nel 2019 si è registrato un leggero calo rispetto all’anno precedente. Il fatturato consolidato ha raggiunto 82.107.681 euro. L’utile rimane praticamente invariato rispetto all’anno precedente, a causa degli accantonamenti che sono stati effettuati in via previdenziale. Si segnala inoltre che nel 2019 sono stati assunti 11 giovani dipendenti nell’ottica di un investimento
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in risorse umane per il medio lungo periodo. Per quanto riguarda il 2020, il primo semestre ha sicuramente risentito dell’effetto pandemia, ma in maniera lieve e le perdite sono state coperte da un ottimo periodo estivo che ha visto gli ordini aumentare in maniera consistente rispetto all’anno precedente. In termini di investimenti l’azienda, da sempre improntata sul fattore innovazione, non si è tirata indietro: per il 2019 infatti gli investimenti ammontano a 2,6 milioni di Euro. Va inoltre sottolineato che questo processo, iniziato negli anni passati, è entrato a regime
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producendo un evidente efficientamento della produzione. Luca Pedrotti ha commentato: “Gli investimenti fatti negli anni precedenti hanno consentito una riduzione degli sprechi; questo si è tradotto in un miglior rendimento dal punto di vista economico”. Per il 2020 invece sono previsti investimenti per circa 6 milioni di Euro, di cui 5 milioni a Fontanella per l’ampliamento dello stabilimento e l’acquisto di una nuova linea Bobst 4 colori in grado di ottimizzare al massimo i tempi di produzione, e 1 milione per il resto del Gruppo. “Nei primi mesi, l’anno è partito bene,
-prosegue Pedrotti – dopo lo stato di emergenza e il lockdown, che ci hanno visto comunque impegnati nelle nostre attività perché all’interno della filiera alimentare e farmaceutica, i trend di crescita hanno rallentato in alcuni settori e di conseguenza c’è stato un calo. Con l’estate abbiamo registrato una ripresa e riteniamo di chiudere il 2020 con un sostanziale allineamento rispetto all’anno scorso”.
Verso la digitalizzazione dei processi
Dopo una lunga ricerca e un’attenta analisi dei principali attori nel mercato mondiale dei software gestionali, Innova Group ha deciso di affidarsi a Sap 4Hana. Questo software di ultima generazione sarà in grado di integrare acquisti, produzione, logistica, commerciale e amministrazione, migliorando l’affidabilità delle informazioni e semplificando il lavoro di tutti gli impiegati. Una decisione importante che comporterà un investimento di alcuni milioni di euro ma che, nel giro di un paio di anni, porterà l’azienda a un livello di gestione europeo. La grande capacità di produzione di dati e della loro analisi e l’applicazione delle best practice permetteranno di ottenere un’ulteriore ottimizzazione dei processi. “Il processo di Industry 4.0 è partito da tempo - ha commentato Stefano Pedrotti. - L’automatizzazione di tutti i processi è un percorso obbligato, che ci consentirà di liberare le risorse con la possibilità per loro di avere maggiore tempo a disposizione ed essere più flessibili. L’implementazione del nuovo gestionale porterà a un maggiore efficientamento anche nell’esecuzione dei processi. Si tratta di un work in progress, che partirà dall’installazione
di un programma basic che gradualmente sarà upgradato e implementato. Ci aspettiamo che questo gestionale semplifichi il modo di lavorare di ogni operatore, per portarci a lavorare all’interno di un flusso più semplice e intuitivo. L’investimento in SAP sintetizza la nostra strategia: in futuro vogliamo essere un gruppo altamente efficiente in grado di fornire molteplici servizi ai nostri clienti e possiamo farlo solo attraverso la digitalizzazione. Digitalizzare consente di sintetizzare e utilizzare al meglio i dati raccolti da ogni commessa”.
Investimenti in tecnologie e risorse umane
Nel 2020 lo stabilimento di Fontanella, in provincia di Bergamo, sarà ampliato di altri 2500 mq, in particolare questa sede è dedicata principalmente alla produzione di scatole di grandi dimensioni, per i settori dell’automotive, la meccanica pesante, il mobile e il legno. “In questi due anni – spiega Diego Pedrotti abbiamo investito grandi risorse e questo ci ha aiutato a rendere più efficienti i nostri sistemi. A parità di costi in produzione, sono aumentati i margini poiché una maggiore efficienza ha portato a ottenere notevoli benefici nel processo. Già nel 2019 abbiamo investito in una nuova linea di piega-incolla Masterfold di Bobst per la realizzazione di scatole. Nel 2020 nello stabilimento di Fontanella implementeremo una nuova linea completa Bobst FFG 1228 a quattro colori, che anche nei prossimi anni garantirà quell’efficienza a cui abbiamo abituato i nostri clienti. È una macchina dall’elevata produttività con cambi rapidi per la produzione di scatole americane che, in un singolo passag-
gio, stampa, fustella e piega. Gli investimenti in queste nuove tecnologie ci aiutano a crescere. Il sistema sarà installato nel 2021”. Oltre agli investimenti tangibili, ogni anno Innova Group investe sulle risorse umane: nonostante infatti la fidelizzazione delle maestranze sia elevata, l’azienda continua a inserire giovani da istruire con competenze specifiche. Inoltre, il team manageriale è da sempre attento alla formazione delle proprie risorse umane poiché la transizione al digitale è più complessa di quanto si pensi. “Nell’implementazione dei processi di digitalizzazione, spesso le aziende si trovano a combattere con le resistenze interne del proprio personale - spiega Luca Pedrotti. - Nel nostro caso è avvenuto il contrario, siamo stati sollecitati dall’interno a renderci consapevoli delle inefficienze ed eliminarle. Anche nel momento più difficile della pandemia, i nostri collaboratori e dipendenti hanno risposto prontamente senza tirarsi indietro e di questo ne dobbiamo essere riconoscenti”. “Fin dall’inizio della crisi, intorno al 21 febbraio, - prosegue Diego - ancor prima della pubblicazione dei decreti, abbiamo cominciato a far lavorare tutti i nostri dipendenti in totale sicurezza, imponendo l’uso delle mascherine, evitando assembramenti e vietando l’accesso a persone esterne. In questo modo, abbiamo evitato la diffusione del contagio e non abbiamo avuto alcun caso, nemmeno nello stabilimento in provincia di Bergamo”.
Focus sulla sostenibilità ambientale
La famiglia Pedrotti alla guida di Innova Group
Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, Innova Group ha intrapreso un percorso che la porterà a ottenere a breve la certificazione Carbon Footprint per la riduzione di CO2. In questo modo, saranno mappate tutte le emissioni di CO2 dell’azienda. “Premesso che la nostra produzione è già intrinsecamente caratterizzata da una bassa emissione di CO2, non necessitano azioni radicali in questa direzione. Nonostante questo, stiamo comunque portando avanti un progetto pluriennale con l’obiettivo di ridurre ulteriormente queste emissioni del 30-40%. Con questo tipo di politica, intendiamo sensibilizzare sul tema ambientale anche tutte le persone che lavorano con noi”.
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Aziende&Strategie
Arconvert-Ritrama, del Gruppo Fedrigoni, è tra i quattro membri fondatori, insieme ad altri grandi nomi del panorama industriale dei materiali autoadesivi, di CELAB-Europe, un consorzio dedicato all’implementazione di un nuovo modello di business basato sull’economia circolare per i materiali per etichette autoadesive in Europa.
Autoadesivi sostenibili Gruppo Fedrigoni in prima linea
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resentato ufficialmente da FINAT, associazione europea dell’industria delle etichette autoadesive, il consorzio CELAB-Europe lavorerà per identificare e ridimensionare collettivamente le soluzioni di riciclaggio e riutilizzo dei liner e degli sfridi delle etichette autoadesive. L’iniziativa mira a sviluppare un modello di business sostenibile e circolare per oltre il 75% dei materiali utilizzati in Europa entro il 2025.
Verso un modello di business virtuoso
L’estrema importanza del progetto risiede nella volontà collettiva dell’intero comparto industriale dell’autoadesivo di dare vita a questa iniziativa: per la prima volta, infatti, i 4 principali produttori di materiale autoadesivo a livello europeo hanno unito le loro forze e competenze per creare una fitta rete attraverso la quale mettere in relazione i diversi processi produttivi e le capacità di riciclaggio dei diversi mercati. L’obiettivo non è esclusivamente quello di dar luce a un nuovo modello di business sostenibile – attraverso
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il recupero e il riutilizzo dei materiali - ma di analizzare eventuali questioni tecniche; di promuovere l’utilizzo e l’implementazione di reti virtuose del riciclaggio; di interagire costantemente con le autorità governative e di educare l’industria e il suo pubblico in diversi mercati, coinvolgendo nel processo l’intera filiera. Ad oggi, infatti, circa 20 importantissimi attori attivi nella catena del valore delle etichette in Europa, compresi i produttori di materie prime di etichette, si sono impegnati a sostenere l’iniziativa, in uno sforzo collettivo verso la sostenibilità ed un utilizzo migliore delle risorse a nostra disposizione. Come spiega Fulvio Capussotti, Executive Vice President Arconvert-Ritrama, parte del Gruppo Fedrigoni: “Siamo fortemente orientati al raggiungimento di un modello di business sostenibile che mira all’estensione del ciclo di vita dei prodotti tramite il riutilizzo, il riciclo e il ricondizionamento dei materiali esistenti. Proprio per questo motivo stiamo facendo degli ingenti investimenti in questa direzione a livello di Gruppo e abbiamo deciso di dare vita ad una
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attiva collaborazione con i principali attori del settore per arrivare quanto prima possibile ad una soluzione concreta e realizzabile”.
Arconvert-Ritrama e la sostenibilità
La partecipazione di Arconvert-Ritrama al consorzio CELAB-Europe si inserisce in un più ampio progetto di sostenibilità, che vede il Gruppo Fedrigoni impegnato in un percorso di miglioramento continuo da più di 25 anni, a sostegno dell’ambiente tramite lo sviluppo di politiche interne mirate a migliorare i processi produttivi, la supply chain, l’impatto ambientale e l’innovazione di prodotto; senza perdere di vista il rispetto per le persone. Un vero e proprio “piano di sostenibilità a lungo termine” che nel 2019 ha registrato una riduzione del 46% sul consumo di acqua e del 13% di energia termica (-9% di energia elettrica). Dal 2014 tutte le cellulose impiegate sono esclusivamente di tipo certificato FSC, provenienti da impianti forestali tutelati da norme internazionali che garantiscono la loro sostenibilità sotto il profilo ambientale, sociale ed economico.
LURISIA, INVESTIMENTO INDUSTRIALE PER GLI 80 ANNI
SABATINI GIN, UN GIN CHE SA DI TOSCANA Sabatini Gin è il frutto di un’unione perfetta, di sapori, di aromi, di suggestioni e di storia, quella della famiglia Sabatini che lo ha concepito e realizzato con passione e professionalità. Dall’amore per la Toscana e per il buon Gin, la famiglia Sabatini ha concepito il primo London Dry Gin 100% toscano, aromatizzato con 9 botanicals del territorio. I Sabatini hanno sempre mantenuto uno stretto legame con la loro terra, in particolare con Cortona e Teccognano, la località toscana dove sorgono le tenute della famiglia, situate al centro della rinomata “Valle d’Oro” che si affaccia sulla Valdichiana. Sabatini Ginè realizzato a regola d’arte e, come richiede la sua ricetta originale, il sapore predominante è quello del ginepro, distillato in un alambicco tradizionale, con una base alcolica e i botanicals che gli conferiscono un sapore autentico. I botanicals sono di provenienza rigorosamente toscana: ginepro, coriandolo, iris, finocchio selvatico, lavanda, foglie di olivo, timo, verbena e salvia. Sono piante spontanee raccolte nelle tenute dei Sabatini, mentre il ginepro, rinomato per la sua qualità eccellente, è raccolto in diverse zone della regione. La distillazione è stata affidata alla Thames Distillers di Londra. Sono quattro i componenti dei due rami della famiglia Sabatini a cui si deve la creazione del Sabatini Gin: Filippo, Enrico, Niccolò e il padre degli ultimi due, Ugo. Li accomuna una passione per il rito dell’aperitivo che in famiglia risale all’inizio del secolo scorso.Fu Enrico a introdurre la famiglia al mondo dei distillati di ginepro più popolari sul mercato. La maggiore conoscenza merceologica portò ben presto I Sabatini ad accorgersi che la loro stessa terra d’appartenenza offriva infinite possibilità: il ginepro toscano è tra i più pregiati e ricercati nella distillazione così come le erbe aromatiche quali salvia, timo, lavanda, iris ed ulivi per la quale la regione è famosa. La volontà era quella di confezionare una ricetta che potesse dare al gin tutti quei sapori che riportavano ai ricordi d’infanzia: la lavanda usata dalle nonne per mantenere fresche le lenzuola, il sapore di timo nel pollo arrosto, il finocchio selvatico usato per insaporire le patate la domenica e la verbena di limone che si usava d’estate sulla pelle per tenere lontane le zanzare. La miscela finale si compone di: coriandolo, salvia, verbena di limone, foglie di ulivo, timo, iris fiorentino, finocchio selvatico, ginepro e lavanda. Ci vollero ben 12 prove prima di arrivare a una ricetta definitiva. La prima produzionesi realizza nel dicembre 2015.
Dopo l’acquisizione, un anno fa, da parte di Coca Cola Hbc Italia, Lurisia, noto marchio di acque minerali e bibite premium, conferma un investimento industriale di 10 milioni di euro, nel proprio 80° anniversario dalla fondazione. Lurisia, storico brand di acque minerali e bibite premium, con stabilimento a Roccaforte Mondovì (Cuneo), celebra il suo 80esimo anniversario con un piano da 10 milioni di euro di investimenti industriali, destinati ad “innalzare ulteriormente gli standard qualitativi”. Tra le altre cose, verrà completamente rifatto il laboratorio interno al sito, nell’ottica di un’espansione futura del business. Fondata nel 1940, Lurisia è presente oggi sul mercato di 40 Paesi i tutto il mondo. L’azienda commercializza acque minerali e frizzati con acqua prelevata a 1400 metri, sul monte Pigna. La gamma di bibite comprende Chinotto, Gazzosa, Aranciata, Aranciata Rossa, Aranciata Amara, Limonata e Tonica. Nei primi due anni il sito produttivo di Roccaforte Mondovì (Cuneo) sarà al centro di una serie di rinnovamenti per rafforzarne la capacità. L’investimento, precisa Coca Cola, innalzerà anche e ulteriormente gli standard qualitativi dello stabilimento piemontese, consentendo, fra l’altro, il completo rifacimento del laboratorio interno, nell’ottica di un’espansione futura in Italia e all’estero, dove il marchio è già presente in 40 nazioni. “In questi ottant’anni di storia italiana, Lurisia ha raccontato l’eccellenza del gusto e dello stile del nostro Paese a tutto il mondo. Vogliamo cogliere l’occasione di questo anniversario per ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato nei nostri successi e che oggi guardano con noi al futuro” ha commentato Petros Papageorgiou, direttore generale di Lurisia “Nel rispetto della sua identità e dei suoi valori, siamo emozionati per il futuro che Lurisia continuerà ad avere, continuando ad essere un brand che rappresenta al meglio il Made in Italy”. La filiale italiana della multinazionale di Atlanta ha sborsato a suo tempo 88 milioni di euro, pagati a un insieme di soci: il fondo d’investimento privato Idea Taste of Italy (gruppo De Agostini), la famiglia Invernizzi e Eataly Distribuzione. La storia di Lurisia comincia, appunto, nel 1940, con la scoperta delle sorgenti, collocate a 1.400 metri sul livello del mare, sul Monte Pigna. L’azienda è stata pioniera nell’offrire acque in bottiglie di vetro a forma di campana, disegnate dallo studio Sottsass Associati. Nelle bibite Lurisia offre bevande ispirate da autentiche ricette italiane, con ingredienti provenienti dal nostro Paese: Chinotto, Gazzosa, Aranciata, Aranciata Rossa, Aranciata Amara, Limonata e Tonica.
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Aziende&Strategie CCEP PUNTA AD ACQUISIRE COCA-COLA AMATIL IN AUSTRALIA Coca-Cola European Partners (CCep) ha presentato una proposta non vincolante per acquisire l’australiana CocaCola Amatil, uno dei maggiori imbottigliatori e distributori di bevande analcoliche e alcoliche e caffè nella regione dell’Asia Pacifico. Il consiglio di amministrazione del Ccep ha presentato un’offerta non vincolante per l’acquisto del 69,2% del capitale sociale di Coca Cola Amatil che è detenuto da azionisti diversi da The Coca-Cola Company (“azionisti indipendenti”) e ha firmato una lettera di termini e cooperazione non vincolante con The Coca-Cola Company, definendo i termini in base ai quali CCep propone di acquisire la partecipazione del 30,8%, subordinatamente alle approvazioni normative australiane. Damian Gammell, amministratore delegato di CCEP, ha dichiarato: “Questa è una fantastica opportunità per riunire due dei migliori imbottigliatori del mondo per promuovere una crescita più rapida e sostenibile. Dalla creazione di CCEP quattro anni fa, abbiamo dimostrato la nostra capacità di creare valore attraverso l’espansione e l’integrazione. Ora è il momento giusto per andare avanti affrontando questi grandi franchise e mercati. La logica strategica alla base di questa transazione è convincente, rafforzando la nostra posizione di più grande imbottigliatore di Coca-Cola per fatturato. Sono ansioso di applicare la nostra formula collaudata in Europa occidentale ai mercati di Coca-Cola Amatil, compresa la leadership in aree come la gestione della crescita dei ricavi, l’esecuzione inmarket, il digitale e la sostenibilità. Tuttavia, sono ugualmente entusiasta e sinceramente convinto che ci saranno molte più opportunità man mano che andremo avanti insieme con velocità, scala, persone eccellenti e una cultura più ricca e diversificata”. Al di là delle tradizionali bibite frizzanti come Coca-Cola, Fanta e Sprite, l’azienda australiana si e’ diversificata in whisky, rum e tequila, oltre a birra e caffè macinato.
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COME SI BEVE IN ITALIA DURANTE IL COVID? Una ricerca di Rome Business School ha approfondito i cambiamenti che, dal Covid in poi, stanno interessando il comparto del vino. Le misure imposte dalla pandemia, il tendenziale calo dei consumi interni, parallelamente al deciso aumento della domanda statunitense, hanno fatto scivolare l’Italia al terzo posto tra i Paesi consumatori. Si beve meno e con maggiore qualità ma il tasso di penetrazione resta pari all’84% degli italiani. Il Lambrusco si conferma il vino più popolare d’Italia, seguito a ruota dal Chianti. In merito a bianchi e bollicine troviamo partendo Franciacorta, Pinot, Chardonnay e Vermentino Sardo. Tra i trend che vengono sottolineati, nati e consolidatisi nel 2020 c’è il wine delivering. Il capostipite e più famoso operatore del settore, Tannico, ha deciso di affiancare alla tradizionale attività di consegna anche una vera e propria piattaforma di wine learning, con tanto di lezioni, degustazioni e how-to. Con la scommessa di sbarcare sul suolo del competitor più insidioso: la Francia. Tuttavia pare che il territorio cui guardare, per espandere il settore, sia più ad Oriente che ad Occidente. In Cina la pandemia è in netto calo, “le scorte sono finite e la maggior parte dei rivenditori è pronta a effettuare nuovi ordini per il prossimo anno”, fanno sapere gli organizzatori del ProWine che si terrà a Shangai. E quello delle fiere e dei saloni è un tasto dolente per gli Europei, italiani in particolare. In Piemonte L’Associazione dei produttori biologici ha lanciato un salone dei vino biologico e delle vigne etiche che si svolgerà in forma diffusa in tutto il Piemonte con l’obiettivo di dar vita ad un Osservatorio regionale del comparto. Un segnale per resistere alla misure imposte dalla pandemia, in attesa di poter bere un calice in compagnia senza (troppe) preoccupazioni.
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Prodotti&Tecnologie
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urante il “Digital Live Event” organizzato da Interroll, focalizzato sui sistemi di movimentazione e intralogistica, Claudio Carnino, Managing Director di Interroll Italia, ha proposto una panoramica del portafoglio prodotti di Interroll, che comprende “Drives”, quindi motori e azionamenti completi di schede di controllo per il loro azionamento, i “Rollers”, che compongono una parte importante del business di Interroll, e la linea “Conveyors & Sorters”, creata dall’unione dei rollers e dei drives, che hanno permesso a Interroll di facilitare la vita dei suoi clienti. Grazie a queste soluzioni, infatti, i System Integrator e i costruttori di impianti ricevono moduli preassemblati, semplici da montare e da configurare, e possono continuare a dedicarsi al loro core business, ossia al software di magazzino o a sistemi superiori.
Con l’aggiunta di un nuovo trasloelevatore per lo stoccaggio dinamico e un carrello di trasferimento, che consentono lo stoccaggio e il prelievo rapido e sicuro fino a 100 pallet all’ora, Interroll ha ampliato la sua Modular Pallet Conveyor Platform (MPP), un sistema modulare completo e flessibile per il trasporto motorizzato dei pallet.
Interroll implementa la movimentazione dei pallet Infine, a chiudere la panoramica dei prodotti, i sistemi di stoccaggio “Pallet Flow”.
Interroll pone il cliente al centro
“Il mercato attuale richiede delle reazioni rapidissime - sottolinea Claudio Carnino - ed Interroll si è attrezzata con sistemi produttivi altamente performanti che coniugano una maggiore capacità produttiva e una riduzione dei tempi di inattività”. Altro tema è la globalizzazione, che per Interroll si traduce in 16 unità manifatturiere dislocate in Europa, Asia e Stati Uniti che garantiscono una risposta più rapida. A ciò si aggiunge una costante crescita dell’area R&D, sulla quale Interroll investe in maniera importante. La digitalizzazione, su cui Interroll ha spinto per rispondere alle sempre più crescenti esigenze di Industry 4.0, ha visto un’automatizzazione delle produzioni e l’inserimento di tools, come il Layouter, che rendono più snella l’operatività dei clienti. Infine, un accenno all’ultimo investimento nella struttura di 19.000 mq, in fase di realizzazione, in cui convergeranno tutte le produzioni dei conveyor rollers sia per la movimentazione di colli che di pallet. Questa struttura permetterà maggiori performance in termini di consegna ed efficienza.
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Le novità per la movimentazione di pallet
La parola è quindi passata a Maurizio Set, Account Manager di Interroll, che in diretta dallo showroom di Meckesheim in Germania ha presentato le nuove soluzioni per la movimentazione completamente automatica dei pallet che vanno ad implementare la piattaforma pallet MPP (Modular Pallet Conveyor Platform). La piattaforma, con una capacità massima di carico fino a 1200 kg, è in grado di gestire differenti tipologie di pallet ed eseguire la movimentazione per entrambi i lati di marcia. La Piattaforma Modulare di Trasporto Pallet è stata recentemente innovata e integrata con l’inserimento del trasloelevatore Stacker Crane e del carrello di trasferimento Transfer Car.Con l’introduzione di queste due soluzioni, che consentono lo stoccaggio e il recupero rapido e sicuro di fino a 100 pallet/ora, Interroll ha espanso la sua piattaforma MPP per facilitare la realizzazione di sistemi modulari flessibile per il trasporto di pallet guidati. Integrandosi con il sistema di stoccaggio dinamico Pallet Flow di Interroll, i nuovi prodotti permettono di realizzare soluzioni di automazione della movimentazione pallet estremamente compatte, robuste ed efficienti, che si distinguono per costi di pianificazione e installazione molto bassi e alta efficienza
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energetica. Il traslo elevatore, progettato per integrarsi al sistema di stoccaggio dei pallet, è di costruzione leggera e ha un sistema di recupero energetico integrato che lo rendono estremamente efficiente dal punto di vista energetico. Il trasloelevatore può avere una corsa fino a 95 metri e un’altezza complessiva di 12 metri, una velocità di marcia orizzontale di 3 m/s e una velocità di sollevamento di 0,8 m/s. Il sistema è dotato di un controllo integrato della velocità di sollevamento e di potenti sistemi di frenatura. Grazie al design modulare e preassemblato della struttura in acciaio, il trasloelevatore richiede poca manutenzione ed è facile da installare. Il carrello di trasferimento che integra la piattaforma MPP, progettato per il trasporto rapido di pallet, opera a una velocità che può raggiungere i 5 m/s, consentendo di percorrere distanze ancora maggiori in modo rapido e affidabile. Il carrello di trasferimento pesa solo 275 kg e, grazie al concetto di azionamento intelligente, non richiede un quadro elettrico per il collegamento elettrico. Come nuovi componenti della piattaforma MPP, il trasloelevatore e il carrello di trasferimento possono essere comodamente programmati utilizzando lo strumento Layouter di Interroll e combinati per formare una soluzione completa.
Prodotti&Tecnologie
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SC Printronix Auto ID ha aggiorna l’intera gamma di stampanti per etichette con codici a barre & RFID. L’aggiornamento di prodotto si applica alle stampanti Printronix Auto ID T800, T4000 e alle pluripremiate stampanti RFID T6000e. Le stampanti sono in grado di soddisfare le esigenze di stampa sia desktop che industriale su tutte le etichette e cartellini RFID tradizionali, standard e su metallo con impronte da 4 a 6 pollici e risoluzioni di stampa di 200, 300 e 600 dpi.
Le nuove funzionalità
Il nuovo parco stampanti Printronix Auto ID RFID ora include l’aggiunta di codifica ad alta velocità, codifica ad elevata capacità di memoria e kit di aggiornamento RFID. Con la funzione di codifica ad alta velocità, i clienti possono ora stampare
TSC Printronix Auto ID, punto di riferimento per la stampa di etichette con codici a barre in tutto il mondo, annuncia il lancio della sua linea di stampanti RFID Printronix Auto ID aggiornata con funzionalità di stampa e codifica estese.
TSC Printronix Auto ID funzionalità estese per la stampa di etichette e codificare etichette in pochi secondi, laddove alcuni altri modelli della concorrenza possono richiedere interi minuti. L’aggiunta della codifica ad alta capacità di memoria offre ai clienti la possibilità di memorizzare i dati del prodotto direttamente con l’articolo anziché in un database remoto. Un’altra novità è il lancio di kit di aggiornamento RFID compatibili con le stampanti T4000 e T6000e. I kit di aggiornamento RFID consentono ai clienti di trasformare sul campo le loro stampanti standard in stampanti RFID. Il cliente può ora usufruire di una soluzione economica e scalabile per integrare la tecnologia RFID nelle proprie operazioni quando se ne presenta la necessità ed evitare così di
affrontare costi elevati in anticipo. “Quest’ultima versione di velocità di codifica ad alte prestazioni offre ai clienti la certezza che il processo di stampa e codifica non influirà sulla loro produttività operativa”, afferma Angelo Sperlecchi, Direttore vendite di TSC & Printronix Auto ID per Sud-Ovest Europa, Turchia e Israele di Printronix Auto ID. “I kit di aggiornamento RFID ampliati proteggono ulteriormente gli investimenti dei nostri clienti consentendo un percorso per la stampa e la codifica RFID nel caso in cui si risolvessero per un’iniziativa RFID in un secondo momento”. Progettate da zero, le stampanti RFID Printronix Auto ID possono stampare sia su etichette standard che su metallo. La T800 supporta etichette standard su metallo mentre le stampanti T4000 e T6000e supportano una gamma completa di etichette su metallo dei principali produttori. L’uso di etichette su metallo garantisce una maggiore visibilità operativa su asset di alto valore ed è ideale per elementi quali apparecchiature IT, strumenti di produzione
e marcatura di parti nell’industria automobilistica e aeronautica. La maggior parte delle stampanti RFID rientra o nella classe di prodotti desktop di fascia alta, o nella classe industriale. La stampante RFID industriale entry level T4000 riempie un vuoto nel mercato, offrendo funzionalità di classe industriale in un formato compatto e robusto. Mentre la tecnologia RFID sta diventando un metodo sempre più popolare per aiutare le aziende con il monitoraggio delle risorse e la visibilità della catena di approvvigionamento, questo aggiornamento di prodotto è particolarmente vantaggioso per i clienti che desiderano far risparmiare tempo e denaro alla propria organizzazione fornendo tracciabilità in tempo reale e analisi di margine sul loro inventario. I capitolati di alcune grandi gare di appalto, specialmente governative, impongono che le stampanti di etichette con codici a barre siano predisposte per l’aggiornamento a RFID. Le stampanti RFID Printronix Auto ID ora soddisfano con successo questi requisiti, consentendo ai clienti di espandere la propria attività e il proprio parco stampanti in modo conveniente nel tempo.
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Case History La semplificazione di Siemens spinge le performance e la versatilità Il continuo sviluppo portato avanti da Siemens dà vita a soluzioni che consentono di costruire macchine e impianti di confezionamento e di fine-linea dalle prestazioni ottimizzate e dai sempre minori ingombri.
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CFT si affida a Siemens per la sicurezza
Skilled Group: ottimi risultati grazie all’innovazione Siemens
Il Gruppo CFT di Parma si occupa di progettare e costruire impianti completi nel settore del Food & Beverage, dal processo al confezionamento primario e secondario. La divisione packaging, in particolare, si dedica alla realizzazione di riempitrici rotative ad elevata tecnologia. Uno dei molti aspetti sfidanti in macchine di questo tipo è quello della sicurezza funzionale. È molto importante poter garantire all’operatore di lavorare a carter aperti, in piena sicurezza e senza ridurre la produttività. CFT ha raggiunto lo scopo utilizzando i PLC fail-safe Siemens della serie S7-150 con I/O safety su periferia ET200SP in combinazione con SIMOTION per le funzionalità Motion Control. Comandando la funzione Safely Limited Speed integrata nei drive SINAMICS S120, è possibile monitorare in modo sicuro e certificato la velocità dei vari assi, prevenendo accelerazioni che potrebbero procurare danno agli operatori o alla macchina stessa. Il tutto con un software di macchina snello e semplificando in modo considerevole il cablaggio nel quadro elettrico grazie alla comunicazione Profisafe. Inquadra QRcode e guarda il video.
Skilled Group, azienda di Schio, nell’alto Vicentino, è un fornitore globale di soluzioni automatizzate di fine-linea nel settore della logistica e della distribuzione. In grado di fornire sistemi di pallettizzazione, Skilled Group ha sviluppato lo Skilled 504 SCARA robot. Un robot con 4 assi interpolanti in grado di lavorare su un’area di 360°. I 504 sono basati sulla tecnologia Siemens. I drive Sinamics S120, abbinati ai motori della serie 1FK7, costituiscono un connubio perfetto per movimentare i robot, permettendo di ridurre gli spazi e ottimizzare il consumo energetico. Il controllo risiede su un IPC industriale fanless delle serie Microbox 427E che integra la parte di logica di macchina, le funzioni motion per il controllo dell’interpolazione e la parte di interfaccia uomo-macchina. Con gli IPCs Siemens, Skilled Group adatta facilmente la stessa soluzione a tutti i tipi di robot. Inquadra QRcode e guarda il video.
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Case History Una storia di successo nel Mineral Waters firmata P.E. e Spumador Una collaborazione nata quarant’anni fa, cresciuta nel segno della collaborazione e dell’innovazione continua. Parliamo di P.E. Labellers e Spumador, due aziende che hanno fatto la storia del Mineral Waters nel mondo e continuano oggi ad imporsi sui mercati internazionali con forza e lungimiranza.
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artiamo da chi le acque minerali, e non solo, le imbottiglia e le propone al mercato da oltre cento anni: Recoaro, un brand Spumador che è sinonimo di garanzia, largamente diffuso e apprezzato da migliaia di clienti in tutto il mondo. L’azienda, nata nel 1927, è stata acquisita nel 2016 dalla storica Spumador, presente sul mercato fin dal 1888 e pietra miliare del beverage italiano nel mondo. Spumador e Recoaro sono parte del gruppo Refresco, che rappresenta la più grande realtà a livello globale nella produzione conto terzi di bevande analcoliche, succhi di frutta e acque minerali.
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L’acqua oligominerale Recoaro rappresenta un tesoro del Bel Paese, nasce nel cuore delle Piccoli Dolomiti in un’area protetta, profondamente legata al suo territorio d’origine. Un prodotto da valorizzare non solo nella sostanza, ma anche nella forma, con bottiglie di varia dimensione e materiale, da “vestire” nel migliore dei modi. Nasce così l’incontro con P.E. Labellers, storica azienda italiana attiva da quasi cinquant’anni nella produzione di macchine etichettatrici automatiche, riconosciuta per la sua spinta innovatrice e la filosofia modulare nel concepire le proprie soluzioni di offerta.
Storia di una partnership
“Quella con P.E. è una storia che dura da più di quarant’anni”, spiega Tullio Tiozzo, Manufacturing Director dell’azienda. “La collaborazione è nata negli anni ’80, quando abbiamo sentito l’esigenza di contare su un fornitore flessibile e innovativo, che garantisse un ottimo servizio post-vendita. Questo ha fatto la differenza nella scelta rispetto ad altre realtà di etichettatura. Conosco Bruno Negri da allora e oggi posso dire che le nostre aziende hanno avuto
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uno sviluppo molto simile, puntando sempre sull’innovazione che il mercato ha richiesto anno dopo anno. Questo modo di fare impresa ha premiato entrambe le nostre imprese, portandole ad essere oggi un punto di riferimento nei propri settori”. Un rapporto che si è evoluto nel tempo, nel segno del rispetto e conoscenza reciproca. “Siamo orgogliosi di giocare un ruolo importante nella filiera produttiva di Recoaro”, conferma Bruno Negri, Senior VP di P.E. Labellers. “Per noi ascoltare le esigenze del cliente e venire incontro a ogni requisito di produzione si è dimostrato negli anni il fattore di maggior successo. È la filosofia P.E., il nostro DNA, prima ancora che una strategia di business vincente”.
Le esigenze di ieri e di oggi
Nel biennio 2019-2020 in Recoaro sono state installate due macchine P.E. sulle due linee PET, con ottimi risultati riscontrabili da subito. Nuove esigenze espresse e soddisfatte. Ma come sono cambiati i bisogni dell’azienda nel tempo? “Oggi rispetto al passato servono macchine più flessibili e con cambi formato veloci, poiché il mercato richiede continue evoluzioni tanto nelle forme delle bottiglie quanto nelle etichette, che devono avere un impatto sempre maggiore agli occhi del consumatore”, afferma Tiozzo. “Le macchine modulari sono la corretta risposta alle esigenze attuali”.
sfidanti e andavano soddisfatti al meglio”, spiega Negri. “La macchina doveva essere realizzata con componentistica di mercato, proporre cambi formato intercambiabili con le altre due installate su altrettante linee di produzione e garantire un basso costo di manutenzione annuo. Abbiamo capito le esigenze produttive di Recoaro: la sfida del cliente è diventata la nostra, e abbiamo ottenuto un successo congiunto”.
I nuovi traguardi da raggiungere
Bruno Negri, Senior VP di P.E. Labellers
Gli standard che il mercato delle acque minerali, e del beverage in generale, richiede oggi nel packaging sono sempre più alti. Tendenza che si manifesta ampiamente proprio nel settore del PET, che richiede bottiglie sempre più leggere, con R-PET e nuovi formati sia ergonomici che di forte appeal nell’immagine. Trend riscontrabile anche in altri materiali: ad esempio il vetro, che sta manifestando un importante ritorno e che necessita di nuovi formati ed etichette accattivanti.
La sfida e la soluzione
Tullio Tiozzo, Manufacturing Director di Spumador - Refresco
Una realtà importante e articolata come Recoaro è chiamata ad affrontare criticità altrettanto complesse. “Oggi, per poter vincere le sfide poste da un mercato sempre più competitivo, bisogna continuare ad investire nelle nuove tecnologie – continua Tiozzo – per permettere di elevare gli standard di produttività e ridurre i costi di produzione. È molto importante che anche le spese di manutenzione delle macchine installate siano sempre più contenute: di conseguenza le scelte più lungimiranti sono quelle che vanno a selezionare partner in grado di soddisfare queste esigenze”. L’azienda ha recentemente installato una nuova macchina P.E. sulla linea PET di acqua minerale, con l’obiettivo primario di sostituire le etichette di carta con quelle in plastica ed aumentare l’efficienza complessiva della linea. “I requisiti richiesti erano chiari,
In Recoaro si viaggia ad alta velocità e in sicurezza. La nuova macchina installata dovrà produrre 30.000 Bt/h in OPP in 4 forme differenti, contando sulla cura che P.E. pone in ogni passaggio, dal montaggio e installazione, al collaudo e manutenzione, su tutti i formati. Gli obiettivi da raggiungere sono ambiziosi e molteplici: aumento della produttività della linea, maggiore flessibilità, sostituzione dell’etichetta dalla carta alla plastica e, nel medio-lungo termine, incremento di efficienza con diminuzione dei costi manutentivi.
P.E. Labellers & Spumador
P.E. sviluppa e produce soluzioni smart di Innovation design, che assecondano differenti esigenze di produzione. Nascono così etichettatrici rotative combinate con stazioni indipendenti autoadesive, colla a freddo, per sigilli fiscali e di garanzia. Modelli lineari sleeve con tunnel di termo-retrazione. Soluzioni speciali opzionali, come i sistemi di orientamento ottico, di controllo presenza etichette, di verifica corretta posizione delle etichette applicate. Macchine progettate in soluzioni ergonomiche, fortemente orientate al risparmio energetico, richieste da molti mercati differenti, dal beverage al food &dairy, dal personal & home care alle industrie chimiche e farmaceutiche.
I prossimi passi di Recoaro
“La dimensione macroeconomica che si delinea per il futuro risente inevitabilmente degli effetti negativi portati dal Covid-19”, afferma Tiozzo. “Lo scenario che possiamo prevedere vede la concentrazione del numero di player in tutti settori, dovuto a una politica di acquisizioni attuata dai grandi gruppi. Solo chi sarà veloce nell’innovare e nel leggere i cambiamenti sempre più repentini espressi dal mercato, vincerà la sfida complessa che ci attende”. Recoaro sceglie di mettere in campo azioni forti e premianti per consolidare le proprie share di mercato e acquisirne di nuove. In primis, attraverso un orientamento sempre più forte al cliente, a tutto tondo, focalizzato non solo sull’imbottigliamento ma esteso anche a tutti i servizi annessi. Con una grande attenzione alla concreta sostenibilità e qualità di ciò che viene prodotto e distribuito, punto su cui l’azienda non scende a compromessi e su cui continua ad investire. Nuovi orizzonti, da affrontare con il supporto di partner storici. P.E. sarà chiamata a nuove sfide, gareggiando come sempre ai progetti dell’azienda, nella proposta di soluzioni di etichettatura innovative e performanti.
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Case History Bag in box Ronco nuova icona di tradizione Porta la firma di Box Marche il nuovo progetto cartotecnico per l’iconica Beccaccia, vino best seller e simbolo delle Cantine Ronco, parte del gruppo romagnolo Terre Cevico, che prevede un restyling del prodotto con un packaging rispettoso del contenuto e dell’ambiente.
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l progetto cartotecnico realizzato per Ronco da Box Marche è particolarmente interessante in quanto il packaging bag in box, sempre più apprezzato per i numerosi vantaggi
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di praticità e capacità di preservare le qualità organolettiche del vino, ha anche un “cuore green” poiché composto da materiali riciclati e facilmente riciclabili a loro volta. Uno degli obiettivi di Terre Cevico è infatti quello di diventare sempre più sostenibili.
La storia
Il marchio Cantine Ronco, appartenuto alla storica cantina omonima fondata nel 1961, è oggi di proprietà della cooperativa agricola Terre Cevico, nata nel 1963. Oltre 5000 famiglie di soci viticoltori italiani coltivano con grande passione 6700 ettari di vigneto e conferiscono alle Cantine più di un milione di quintali di uva per la vinificazione. Nella selezione dei terreni vocati per i vigneti e nella coltivazione delle uve, i viticoltori sono costantemente assistiti e consigliati da esperti agronomi e da enologi preparati che seguono tutte le fasi di vinificazione e affinamento del vino. Il Beccaccia delle Cantine Ronco è espressione della competenza e della forte personalità dei nostri 5000 soci agricoltori che producono vini caratteristici del territorio, nel rispetto
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dei valori legati a metodi di produzione tradizionali che si tramandano da generazioni.
Il restyling
Il segmento del bag in box è certamente poco esteso come numerica di consumatori ma molto solido, con acquirenti fedeli che sanno apprezzare il gusto di un buon vino e la praticità di questa tipologia di confezionamento. È un segmento che cresce con continuità nei dati di vendita, pur in un mercato che da tempo sembra accusare una flessione di consumi dei grandi formati, soprattutto in vetro. Si tratta di un mercato che vale circa 32 milioni di euro nella grande distribuzione, e cresce del 17,5% a valore. I vini della linea Beccaccia Cantine Ronco sono da sempre leader nel segmento dei bag in box con il 35,5% di quota di mercato su base annua (dati Iri Infoscan) grazie alla qualità apprezzata da parte dei consumatori dei vini di tutta la linea e a un’immagine riconosciuta che posa le sue basi nella tradizione. Dopo diversi anni, si è ritenuto opportuno rivisitare la storica immagine grafica con un
rinnovamento, ma sempre all’insegna della continuità, e la Beccaccia è naturalmente rimasta in primo piano ma con un’immagine dai dettagli più definiti, moderni e realistici. Questo consente una chiara riconoscibilità da parte dei nostri consumatori, con un aggiornamento che rende modernità al packaging e può incontrare maggiore interesse anche da parte di consumatori più giovani ed evoluti, in grado di apprezzarne anche l’immagine, oltre alla qualità del vino e la praticità bag in box.
e cartacee e, possibilmente, devono poter essere altrettanto riciclabili al 100%. Tutta la filiera produttiva e logistica deve diventare sempre più sostenibile, sicuramente anche dal punto visto economico, ma, soprattutto, da quello ambientale.
Uno sguardo al futuro
I pregi del Bag In Box Ronco
Il plus principale rispetto ad altri tipi di packaging, compresa la bottiglia, è la capacità di questo tipo di confezione di preservare le qualità organolettiche del vino anche dopo diversi giorni dall’apertura, grazie alla protezione dalla luce e dall’aria, evitandone l’ossidazione. Le caratteristiche intrinseche di prodotto possono essere l’elemento fondamentale per incontrare le aspettative di consumatori esigenti che ha portato l’azienda a proporre nella Beccaccia vini da 11,5% vol di gradazione alcolica con una buona struttura e una ricchezza di elementi olfattivi e gustativi importanti. Non vanno però trascurati tanti aspetti legati all’impatto ambientale di questo tipo di confezione e di tutta la sua filiera, grazie all’efficienza logistica maggiore, con costi di trasporto inferiori e riduzione dei livelli di inquinamento, tutti aspetti che fanno del bag in box una confezione più ecologica, adeguata a consumatori con elevata sensibilità al tema fondamentale della sostenibilità.
prime, ovvero dalle uve sane e genuine che sono ottenute dal lavoro delle famiglie dei nostri soci viticoltori che manifestano sempre maggiore sensibilità sulla sostenibilità di tutta la loro attività, al fine di tutelare l’ambiente dove vivono e lavorano. Questo approccio deve riguardare anche il packaging dei nostri vini, i cui materiali devono provenire da risorse rinnovabili o da supporti ottenuti da riciclo di materie plastiche
Mentre in diversi Paesi esteri con grande interesse per il mondo del vino il bag in box ha registrato ottimi successi in sede di vendita, in Italia non ha forse ancora ottenuto tutto il riconoscimento che si meriterebbe per le sue caratteristiche pratiche e qualitative. In effetti, i consumatori che acquistano questo tipo di packaging sanno apprezzare la praticità del prodotto e, soprattutto, la sua capacità di preservare le caratteristiche organolettiche del vino anche a diversi giorni dall’apertura. Per queste ragioni, gli acquirenti hanno maturato la giusta pretesa di avere anche un prodotto di ottima qualità, con profumi piacevoli e ricchezza del gusto. Durante il periodo di lockdown abbiamo registrato un fortissimo incremento nelle vendite della categoria e il trend si potrà confermare continuando a proporre vini molto gradevoli da bere, cercando anche di valorizzare gli importanti vantaggi di praticità e sostenibilità che solo il bag in box è in grado di offrire.
Cevico e l’ambiente
L’azienda sta cercando di orientarsi sempre di più verso un approccio total green, partendo già dalla produzione delle materie
In dettaglio Cliente: Terre Cevico Progetto tecnico: Boxmarche Progetto grafico: Terre Cevico Materiale: bag in box in cartoncino accoppiato Stampa: CMYK + pantone oro Finiture speciali: drip off
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Case History Digital labels sempre diverse sempre uniche L’oro e l’argento digitali diventano sinonimo di moderna raffinatezza con DM JetLiner di KURZ. La stampa digitale a bobina è la soluzione ideale per soddisfare richieste che vanno da produzione in serie, fino a personalizzazioni uniche passando per capsule collection e piccole serie per brevi tirature. Ecco uno splendido esempio di creatività applicata.
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a stampa digitale metallizzata sta sviluppando nuovi scenari di decorazione e finitura di diversi tipi di superfici. In particolare, la DM JetLiner di Kurz è un’unità per la stampa digitale di effetti metallizzati che integrata con le soluzioni HP, in aggiunta ad altri modelli rotativi. Semplifica in un unico passaggio il processo di produzione di etichette con effetti metallizzati per una vasta gamma di substrati, il tutto alla massima velocità di stampa. DM JetLiner è una soluzione che permette di trasferire effetti metallizzati Digital Metal -presente in numerosi colori su etichette autoadesive di vari materiali o su carte patinate. Caratteristica fondamentale della nobilitazione con DM JetLiner è lo spes-
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sore nullo degli effetti metallizzati trasferiti, è così possibile riavvolgere bobine di qualsiasi spessore senza compromettere la stampante.
Un connubio perfetto
La simbiosi tra DM JetLiner e i software HP garantisce un reale valore aggiunto nella metallizzazione digitale di alta qualità: flessibilità, alta velocità di produzione e una metallizzazione personalizzata e unica grazie alla combinazione delle due tecnologie. La stampa digitale alimentata a bobina è la soluzione ideale per soddisfare la crescente domanda nel settore delle etichette di design, perché soddisfa richieste che vanno da produzione in serie, fino a personalizzazioni uniche passando per capsule collection e pic-
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cole serie per brevi tirature. La serie di etichette per il vermotuh sono il risultato di diverse combinazioni tra colori e grafiche metallizzate. L’idea di queste etichette è nata con l’intenzione di voler sperimentare i limiti della stampa digitale e azzardare in modo nuovo col dato variabile. La nobilitazione diversificata della DM JetLiner ha lavorato in simbiosi con la macchina HP 6900 utilizzando il software Mosaic. Siamo partiti creando cinque pattern di base, da cui Mosaic ne ha estrapolati fino a tremila diversi. I pattern, a questo punto, sono stati inseriti nella DM JetLiner che li ha utilizzati per creare il design da nobilitare con l’argento Digital Metal® che, in seguito, è stato sovrastampato per ottenere tre diversi toni di metallizzato. Si è così riusciti a ottenere degli effetti metallizzati per migliaia di etichette che presentano ciascuna una nobilitazione diversa e personalizzata. La caratteristica principale della finitura con DM JetLiner è la possibilità di sovrastampa multicolore senza alcun problema, grazie alla metallizzazione liscia e omogenea, qui si nota in modo ineccepibile. Infatti, tutte le etichette sono state nobilitate con l’effetto metallizzato Digital Metal®, nella tonalità argento: ogni pattern grafico è stato sovrastampato così da ottenere metallizzazioni sempre diverse, brillanti e inconfondibili. L’etichetta sulla bottiglia risulta essere un vero e proprio eye-catcher. Anche il numero di serie, presente su ogni etichetta e unico per ciascuna, è stato stampato con Digtal Metal® argento, un dato variabile metallizzato che garantisce un risultato autentico. In un unico processo si può raggiungere il futuro della stampa digitale!
I partner
Art Director: Stefano Torregrossa | Onice Design Stampa: Industria Grafica Eurostampa Spa www.luxoro.it
Con riscaldatori e soffianti Leister prestazioni da Formula 1 La divisione Process Heat della multinazionale svizzera Leister si concentra su soffianti e riscaldatori, utilizzati in numerosi processi industriali come quelli del food & beverage dove l’aria calda - una forma di riscaldamento pulita, efficiente e che non altera i prodotti trattati può esplicare tutti i suoi vantaggi.
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riscaldatori industriali e le soffianti Leister trovano impiego in svariate industrie, dalla produzione alimentare al confezionamento di cibi e bevande, dall’industria medicale a quella automotive, dalla finitura tessile alle macchine per imballaggio, dalla lavorazione di materiali plastici all’industria del legno. In tutti questi ambiti le soluzioni Leister si distinguono sempre per efficienza, praticità e affidabilità. Infatti, la combinazione di soffianti e riscaldatori in un impianto può portare a un consistente risparmio energetico con il riciclo dell’aria calda e questo è possibile, nei processi in cui l’aria rimane pulita, senza residui, polveri o vapori, se le soffianti hanno tubi isolati, tenuta garantita, flange adeguate e sono progettate per far fronte a temperature che in certi casi possono arrivare fino a 350°C. Reimmettere l’aria già calda nell’impianto, anziché introdurvi aria a temperatura ambiente, consente un minor dispendio di energia, tempo e denaro.
Dagli impianti ai circuiti
La versatilità delle soluzioni Leister le porta a farsi apprezzare anche al di fuori dei confini dell’industria. Nelle gare di Formula 1, tra i mille protagonisti del paddock, in ogni weekend troviamo anche i riscaldatori firmati Leister. L’ingegno dei
frenante è un ottimo viatico per la prontezza e l’efficienza della frenata, con evidenti ripercussioni positive sulla sicurezza dei piloti, in caso si debbano trovare a frenare improvvisamente nei primi attimi dopo la partenza.
tecnici che lavorano in Formula 1 è universalmente riconosciuto e una delle “invenzioni” da loro escogitate per curare la performance delle gomme in gara prevede proprio l’utilizzo di riscaldatori per migliorare le prestazioni delle monoposto nei primi minuti di corsa. I riscaldatori Leister, in particolare i riscaldatori autonomi Hotwind, sono la soluzione usata da diversi Team. Collegati con tubazioni ai mozzi delle ruote di Formula 1 nei minuti che precedono la partenza dei Gran Premi, i riscaldatori convogliano aria calda all’interno dei cestelli dei freni che contengono il portamozzo e i componenti di attrito. Questo pre-riscaldo dei cestelli dei freni non solo serve ad accelerare l’entrata in temperatura dei freni delle monoposto di Formula 1 ma serve soprattutto a riscaldare indirettamente ruota e pneumatico. L’aria all’interno dello pneumatico si espande grazie al calore accumulato dal cestello e fa salire la pressione portandone il valore giusto al livello prescritto da FIA e casa costruttrice. La maggiore o minore pressione degli pneumatici determina una minore o maggiore impronta a terra degli stessi e quindi influisce sulle prestazioni delle vetture. Ed è così che i riscaldatori Leister contribuiscono a migliorare le prestazioni delle automobili in Formula 1 nei primi giri della gara. Dalle nuove regole della Formula 1 sembrerebbe che la misurazione della pressione debba essere fatta prima del montaggio della ruota sul porta-mozzo, e questo potrebbe limitare l’uso degli Hotwind nei concitati momenti che precedono la partenza di un GP. In realtà a detta di tanti ingegneri continueremo a vedere i riscaldatori sulle piste di tutto il mondo; il preriscaldamento del gruppo
Una gamma completa per ogni esigenza
Leister propone soffianti adatte a ogni riscaldatore. Fra i modelli più interessanti si possono ricordare la soffiante Mono 6 System, che racchiude in un chilo di peso una portata d’aria fino a 600 litri al minuto, dal motore brushless che non richiede manutenzione e può funzionare in continuo. Poi abbiamo Robust, con soli 8 kg di peso e una portata d’aria di 1200 litri al minuto, silenziosa, robusta e utilizzabile anche in continuo o in condizioni ambientali difficili, Silence, compatta e performante (9 kg di peso, 6000 litri al minuto) che si distingue per la rumorosità bassa e funziona con temperatura aria in entrata fino a 200°C e ASO, 15 kg di peso, che può alimentare più di un riscaldatore simultaneamente e genera un flusso d’aria di 15900 litri al minuto, in grado di funzionare con temperature aria in aspirazione fino a 200°C. Senza dimenticare RBR, che può gestire temperature dell’aria in entrata fino a 350°C e sviluppa un flusso d’aria di ben 20.000 litri al minuto e Airpack, indicata per gli impianti di grandi dimensioni, potente (2200W) e performante (3900 litri al minuto), che può alimentare anche più di un riscaldatore alla volta.
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Beverage&Ambiente I numeri del riciclo degli imballaggi in acciaio, le tendenze durante l’emergenza e il ruolo dell’acciaio nel confezionamento: ce ne parla Federico Fusari, direttore generale RICREA.
ACCIAIO il lato green e sicuro dell’imballaggio ➤ Quali sono i numeri attuali degli imballaggi in acciaio e quali quelli che rientrano nel riciclo? Nel 2019 sono stati immessi al consumo 485.627 imballaggi d’acciaio tra barattoli, scatolette, tappi, capsule, latte, fusti e bombolette. Di questi, ne sono stati assicurati al riciclo da RICREA ben 399.006 tonnellate. Un grande risultato reso possibile dalla collaborazione di tutti quei soggetti coinvolti nell’economia circolare del Mondo Acciaio, come i cittadini, i comuni che attraverso le municipalizzate assicurano il servizio di raccolta, le aziende specializzate nella lavorazione del rottame e le acciaierie che producono nuovo acciaio dalla fusione dei nostri imballaggi.
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Federico Fusari, direttore generale RICREA
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Imballaggi in acciaio
➤ Quali sono le tendenze? L’Italia si conferma un’eccellenza nella raccolta differenziata degli imballaggi in acciaio con un tasso di avvio al riciclo pari all’82,2% dell’immesso al consumo, superiore non solo al dato 2018 (+4,7p.ti%), ma anche e soprattutto all’obiettivo dell’80% fissato per il 2030 dalla Direttiva Europea sull’Economia Circolare. Anche i dati di raccolta mostrano un aumento del 4,7% rispetto al 2018, per un totale di 480.921 tonnellate. In forte crescita anche la quota pro-capite di imballaggi in acciaio raccolti in un anno, che segna un +18% rispetto al 2018 con una media di 3,79 kg per abitante. ➤ Quali funzioni ricopre l’imballaggio in acciaio e come può evolversi in un’ottica di economia circolare? Scegliere gli imballaggi d’acciaio è un gesto di responsabilità nei confronti dell’ambiente, perché si riciclano al 100% e all’infinito. Inoltre, i vantaggi che ne derivano in ottica di Economia Circolare sono notevoli, considerando che con le 399.006 tonnellate di imballaggi in acciaio avviate al riciclo nel 2019 si è consentito un risparmio di 1,4 TWh di energia primaria e 268.000 tonnellate di materia prima, evitando 415.000 tonnellate di CO2 equivalente. Il valore economico della materia recuperata in un anno è di 39 milioni di euro. ➤ Quali sono i vantaggi dell’imballaggio in acciaio? I contenitori in acciaio vengono utilizzati sia per il food, come ad esempio scatolette per prodotti ittici, barattoli per pomodori e vegetali in genere, scatole per dolci e caffè, latte per olio, tappi corona e capsule, sia per il non food, come bombolette spray e fusti e secchielli. Sono vere e proprie casseforti del prodotto, che proteggono il contenuto da qualsiasi agente esterno e permettono di evitare sprechi. Grazie alle loro caratteristiche intrinseche, sono in grado di resistere anni mantenendo inalterate le qualità. ➤ Com’è cambiata la visione degli imballaggi anche alla luce della nuova emergenza sanitaria? A seguito del Coronavirus, si è registrato un boom della richiesta di cibo in scatola. I dati Nielsen hanno confermato nel periodo
del lockdown un aumento della domanda nel comparto retail, dai barattoli di pomodoro (+82,2%) alla carne in scatola (+56%) ed è cresciuto anche il tonno sott’olio (+33,6%). Per l’ufficio studi di Confagricoltura, l’acquisto di cibi in scatola nel suo complesso ha registrato un incremento del 29%. ➤ Imparare a differenziare in modo corretto gli imballaggi in acciaio è importante. Quali iniziative avete messo in atto negli anni in un’ottica di education? Dal momento che in Italia gli imballaggi in acciaio si raccolgono sempre assieme ad altre tipologie di materiali, con la plastica o con il vetro, consigliamo i cittadini di seguire e di attenersi alle indicazioni del proprio Comune di residenza. In questo senso il Consorzio collabora con i Comuni e i soggetti da loro delegati al servizio di raccolta nel supportare campagne di comunicazione che sensibilizzino ed educhino alla raccolta differenziata dei contenitori in acciaio. Sono varie le attività di comunicazione a seconda del target da sensibilizzare. Ad esempio, per la Scuola RICREA ha format diversi a seconda della fascia scolastica: AMBARABA’ RICICLOCLO’ per le Ele-
mentari, RICICLICK per le medie e YES I CAN per le superiori. Altre due attività che il consorzio svolge sul territorio assieme agli enti locali territoriali con ottimi risultati in termini di redemption sono CAPITAN ACCIAIO e CUORE MEDITERRANERO. La prima è la campagna itinerante che da tre anni sviluppa la sensibilizzazione della Raccolta Differenziata degli Imballaggi in acciaio, facendo capire ai cittadini che sono elemento fondamentale di un circuito di eccellenza nell’ambito dell’Economia Circolare, dove oltre a loro, sono compresi il Comune e il gestore del servizio di raccolta, la piattaforma di selezione, l’operatore che raffina gli imballaggi raccolti e l’acciaieria, che fondendo i contenitori in acciaio, li ricicla producendo nuova materia prima. Cuore Mediterraneo, invece, è una campagna estiva itinerante lungo le coste e le imbarcazioni da diporto. Riguarda in particolare i prodotti confezionati con scatolette, barattoli e latte in acciaio, dalle acciughe al tonno e allo sgombro conservati nelle scatolette, per passare ai pomodori, piselli e fagioli confezionati in barattoli, per finire all’olio d’oliva contenuto nella latta. Tutte queste eccellenze trovano la loro cassaforte naturale in un imballaggio sicuro e 100% riciclabile all’infinito: l’Acciaio.
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Beverage&Ambiente
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ema centrale del RE-Economy Summit sono stati l’economia circolare come nuovo fattore di competitività aziendale, il ruolo del packaging nella sostenibilità e il contributo che le PMI possono dare alla svolta green. Antonio Lazzarinetti, presidente Itelyum, nel corso del suo intervento all’evento del Sole 24 Ore “RE-Economy Summit” ha ricordato: “L’anno scorso abbiamo gestito circa un milione di tonnellate di rifiuti industriali puntando proprio alla circolarità. Nei nostri rapporti dichiariamo che l’indice di circolarità di quello che riusciamo a gestire è del 90%, stimiamo che il risparmio in termini di CO2 è di 500mila tonnellate all’anno e lo facciamo grazie soprattutto agli investimenti”. Nel suo intervento Lazzarinetti ha parlato di cosa significhi essere un’azienda
In occasione del “RE-Economy Summit” organizzato da Sole 24 Ore si è discusso sul cambiamento del modo di fare business e di comunicare e quali sono i ritorni per le aziende alla luce dei nuovi paradigmi della green Economy. La rivoluzione circolare è partita, verso una nuova economia della sostenibilità.
RE-ECONOMY SUMMIT focus sull’economia della sostenibilità “core green” e della gerarchia dei rifiuti: “È un’indicazione strategica che non morde, non ha i denti per mordere. A volte in Italia abbiamo puntato maggiormente sulla raccolta differenziata, ma – avverte – è solo una parte della storia. Una volta raccolto in modo differenziato, poi bisogna andare al riciclo. A me piacerebbe che questa linea fosse un’indicazione non solo strategica ma anche operativa”. Il nodo, spiega, è anche quello degli iter burocratici: “Se vogliamo fare economia circolare di massa, le aziende hanno bisogno di investimenti e di modificare i processi produttivi” ma spesso si trovano davanti a “processi autorizzativi lunghi e complessi, che si sa quando cominciano e non si sa esattamente quando finiscono”.
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Il ruolo dell’imballaggio per la filiera
Il direttore qualità di Coop, Renata Pascarelli, nel corso del suo intervento all’evento del Sole 24 Ore “RE-Economy Summit” ha detto: “Noi come gdo abbiamo rispetto agli imballaggi due grandi filoni di intervento” tra cui “quelli che usiamo nei punti vendita per confezionare i prodotti e consentire l’asporto delle merci, che è stata la tematica su cui abbiamo iniziato a lavorare maggiormente passando, ad esempio, dalle borse monouso a quelle riutilizzabili e il consumatore ha cambiato modalità di acquisto”. L’altro pezzo importante – ha proseguito – è quello dei prodotti a marchio, noi da tempo ci sentiamo investiti su questa tematica ambientale, perché sono diverse leve che possono es-
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sere utilizzate. L’imballaggio è una di queste, il concetto di filiera è quello che stiamo perseguendo e stiamo cercando di fare sistema con i nostri fornitori e tutta la filiera del riciclo. Questo permette di progettare imballaggi con certe caratteristiche e poi di consentirne il corretto smaltimento da parte del consumatore”. Secondo il direttore qualità Coop, quindi, “è sbagliato lasciare tutta la responsabilità al consumatore, siamo noi che dobbiamo trovare soluzioni adatte per far fare meno fatica al consumatore e dobbiamo fare indicazioni chiare”. L’importante, ha sottolineato, è andare per obiettivi: “Noi ci siamo impegnati a utilizzare plastica riciclata e a ridurre l’utilizzo della plastica per 6.400 tonnellate all’anno, ma la cosa importante è dimostrare che è possibile fare certe cose”. Altro nodo è quello dei costi: “Oggi dobbiamo lavorare tutti insieme per avere il materiale, perché spesso il riciclato costa di più del vergine e diventa anti-economico usarlo. Spesso non ne abbiamo a sufficienza, la filiera del riciclo non ci permette di avere tutto il materiale che potremmo recuperare. È un lavoro di concerto che dovremmo fare tutti assieme”.
| Beverage&Ambiente News | ACQUA FRASASSI, NUOVE BOTTIGLIE IN RPET Acqua Frasassi è ora disponibile nella nuova bottiglia realizzata per il 50% in rPet, ovvero con il 50% in plastica riciclata e riciclabile al 100%. In anticipo sui tempi perché la nuova Direttiva (UE) 904/2019 relativa all’utilizzo della plastica, stabilisce che le bottiglie PET immesse sul mercato dal 2025 contengano almeno il 25% di plastica riciclata, con un obiettivo del 30% entro il 2030. Frasassi invece da quest’anno, sceglie il 50%, il massimo consentito dal legislatore. Una scelta consapevole che rispetta anche la salubrità e la sicurezza del prodotto. Una nuova veste dunque per quest’acqua che emerge risalendo dalle fratture della Scaglia rossa, un’antica roccia formatasi decine di milioni di anni fa. L’evoluzione geologica ha dato origine alla dorsale montuosa del Monte di Frasassi in cui l’incessante azione delle acque ha scolpito le incise Forre e le straordinarie Grotte di Frasassi. Un’area dalla natura incontaminata, aria pura e protetta da fonti inquinanti, in cui è garantita l’integrazione tra l’uomo e la tutela dell’ambiente naturale. È proprio per tutto questo che oggi Acqua Frasassi si fa portavoce di un nuovo impegno verso la responsabilità etica per la sensibilizzazione sulla salvaguardia del pianeta, promuovendo più consapevolezza anche nella scelta delle piccole cose di tutti i giorni, come questa nuova bottiglia da mezzo litro d’acqua, naturale o frizzante, che contribuisce a contenere gli sprechi perché parte di un’economia circolare: “bottle to bottle”. Non solo, Acqua Frasassi sta sviluppando un progetto corposo e deciso, Frasassi ReFriends, un circolo virtuoso che si occupa delle tematiche ambientali a tutto tondo e che sintetizza tutta la sua attenzione verso la Responsabilità condivisa. Un’acqua indicata per tutti, dai lattanti perché idonea per la preparazione dei loro alimenti, ai più anziani, garantita dalle più importanti certificazioni già ottenute da Acqua Frasassi: ISO 9001:2015 per la qualità; ISO 14001:2015 per l’impegno concreto nel minimizzare l’impatto ambientale dei processi, prodotti e servizi; BRC – British Retail Consortium per la sicurezza alimentare; IFS – International Food Standard per la conformità alle specifiche contrattuali e ai requisiti di legge. Ed è in arrivo a breve anche EPD - Environmental Product Declaration, a garanzia delle informazioni che il produttore fornisce a distributori e clienti su impatto e requisiti ambientali, e offrire così a tutti strumenti utili a fare scelte sempre più consapevoli.
DUE TIGLI, MIGLIORE PACKAGING D’ITALIA CON IL BAG IN BOX B.IO BPUNTOIO Migliore packaging d’Italia nella sezione vino. A conquistare il gradino più alto è la Due Tigli di Forlì con il formato bag in box (3 litri) della linea b.io bpuntoio del vino Terre Siciliane Igt biologico. Ad assegnare il riconoscimento è stata una giuria di buyer da tutta Italia nell’ambito del “Bio&Consumi Awards 2020” assegnati all’eccellenza del retail. Un bel riconoscimento per la cantina forlivese che si è dovuta confrontare con proposte di packaging da tutta la Penisola. Un premio che omaggia una linea di prodotto nata e coordinata da Terre Cevico, la b.io bpuntoio, e che coinvolge importanti realtà cooperative italiane in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale. “Siamo soddisfatti di questo riconoscimento che premia la nostra scelta aziendale nella direzione total green – spiega Paolo Galassi, amministratore delegato di Due Tigli – Una scelta che parte dalla produzione delle materie prime, ovvero dalle uve sane e genuine che sono ottenute dal lavoro delle famiglie dei nostri soci viticoltori che manifestano sempre maggiore sensibilità sulla sostenibilità di tutta la loro attività, al fine di tutelare l’ambiente dove vivono e lavorano Questo approccio deve riguardare anche il packaging dei nostri vini, i cui materiali devono provenire da risorse rinnovabili o da supporti ottenuti da riciclo di materie plastiche e cartacee e, possibilmente, devono poter essere altrettanto riciclabili al 100%. Tutta la filiera produttiva e logistica deve diventare sempre più sostenibile, sicuramente anche dal punto visto economico, ma, soprattutto, da quello ambientale”.
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| Breaking News | AMORIM A FAVORE DELL’AMBIENTE Il Green Washing è divenuto ormai da anni una questione globale, di trasparenza nei confronti del mercato e dei consumatori. Consiste nella costruzione, da parte di alcune aziende e organizzazioni, di un’immagine di sé positiva ma ingannevole sotto il profilo dell’impatto ambientale, volta a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi che le proprie attività o i propri prodotti causano in natura. Amorim Cork Italia combatte da anni questo fenomeno nel settore delle chiusure per il vino, la birra e i distillati avanzando trasparenza e dati scientifici concreti. A ulteriore e fermo contrasto di questa disinformazione, l’azienda ha già fatto certificare da Ernst & Young e Price Waterhousde Coopers, due gruppi multinazionali indipendenti, il livello di ritenzione CO2 di tre tipologie chiave di chiusure, in attesa dei dati di tutte le altre tipologie di tappo. Oggetto di analisi, quindi, il Tappo monopezzo, il Tappo micro Neutrocork e il Tappo spumante con due rondelle, risultati trattenere rispettivamente: 309 grammi, 392 grammi e 562 grammi di CO2. Una certificazione che dimostra come per effetto di compensazione l’uso di un tappo in sughero attenua l’impatto ambientale delle filiere in cui è coinvolto. Ad esempio, nell’enologia, l’impronta di carbonio delle bottiglie di vetro, che rilasciano in media tra 300 e 500 g di CO2 durante la produzione a seconda del loro peso, può essere addirittura annullata se per la chiusura si sceglie il sughero. Amorim tuttavia ha fatto di più: ha fornito ai clienti che hanno acquistato queste tipologie di tappi nel 2019 un certificato che riporta la quantità di CO2 assorbita dalle chiusure scelte. Un’attestazione che possono utilizzare per il loro bilancio di CO2 e per la loro comunicazione. I numeri sono da capogiro, se si considera che nel 2019 Amorim Cork Italia ha venduto un totale di 614 milioni di tappi in sughero di cui 260.518.000 con il calcolo di CO2 certificato. La somma della ritenzione di questi ammonta a 113.785,1 tonnellate di CO2 assorbite, anziché rilasciate nell’ambiente. Per 150 anni, Amorim ha aggiunto valore al sughero. Oggi, più che mai, ne sta arricchendo l’essenza agendo per sottrazione, consentendo grazie alla sua filiera una significativa riduzione nell’ambiente dell’impronta di carbonio. I tappi Amorim hanno raggiunto la più alta classificazione bio possibile nel loro settore, con garanzia certificata da enti esterni che siano fatti con veramente materiali rinnovabili, estratti da querce da sughero che non vengono mai abbattute. Aiutando le cantine e le distillerie a diventare più sostenibili, stanno offrendo il massimo valore possibile a un futuro comune.
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IL METODO CLASSICO BOSCA PREMIATO ALL’ASIA WINE TROPHY Lo spumante metodo classico “Riserva del Nonno” di Bosca riceve un importante riconoscimento dal mercato asiatico in occasione dell’Asia Wine Trophy prestigioso concorso enologico asiatico patrocinato dall’OIV. Lo scorso ottobre, in occasione della settimana internazionale del vino tenutasi a Daejeon, una giuria di 140 giudici internazionali, provenienti da tutti i principali paesi importatori dell’Asia, ha assegnato a uno dei prodotti storici di Bosca il premio speciale “Best Sparkling Wine”. Inoltre, la Riserva del Nonno è stata l’unica a ricevere la medaglia “Grand Gold” nella categoria spumanti. “La Riserva del Nonno è un pilastro storico della nostra azienda, prodotto interamente a mano da più di 70 anni, nelle Cattedrali Sotterrane Bosca, Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’UNESCO. É per noi fonte d’ispirazione, magia, passione e gioia, e questo riconoscimento ci rende particolarmente orgogliosi. Faccio i miei complimenti a tutto il nostro team per aver creato un prodotto così unico e meraviglioso”, commenta Polina Bosca, CMO dell’azienda. Bosca vanta una storia di quasi 190 anni. Il suo percorso è stato, da sempre, caratterizzato da una forte impronta anticonformista che le ha permesso di costruire un dialogo coinvolgente e inclusivo volto ad avvicinare un pubblico allargato al mondo delle bollicine. “Tra i mercati obiettivo dei prossimi anni, oltre al potenziamento della presenza sul mercato italiano e USA, c’è l’Asia. Le nuove generazioni orientali stanno ampliando le occasioni di consumo di alcolici, da un lato premiando la qualità del prodotto - come dimostra il premio attribuito alla Riserva del Nonno - e dall’altro prediligendo i sapori dolci. Un trend che si avvicina alle nostre linee di prodotto.” aggiunge Pia Bosca, CEO dell’azienda. L’Asia Wine Trophy ha inoltre premiato i vini rossi Bosca assegnando la medaglia “Silver” al Mabel Barbera D’Asti DOCG Superiore (annata 2016) e quella “Gold” al Barolo DOCG Luigi Bosca (annata 2015).
| Breaking News | BERLIN PACKAGING ACQUISISCE VINKOVA L’azienda di riferimento nella fornitura di contenitori e chiusure in vetro, plastica e metallo ha acquisito in data 6 ottobre 2020 Vinkova B.V., importante fornitore di soluzioni di packaging in vetro di prodotti alimentari e di bevande, con sede a Bussum, nei Paesi Bassi. Con oltre 50 anni di esperienza, Vinkova offre una numerosa selezione di prodotti e soluzioni personalizzate ad un’ampia base di clienti nel mercato olandese, vantando un solido knowhow nel settore e una forte relazione con i più grandi produttori di vetro in Europa. L’ingresso strategico di Vinkova rappresenta per Berlin Packaging il completamento della gamma di offerta al mercato olandese, integrandosi alle soluzioni in plastica, metallo e chiusure innovative già commercializzate nel territorio dal 2019. Berlin Packaging è un player globale che fornisce soluzioni per il packaging e servizi a clienti di ogni tipo, in tutto il mondo e in tutti i settori industriali. L’azienda ha la propria sede centrale nel Nord America, dove è attiva dal 1898, e un’impronta globale in rapida espansione, con oltre 130 sedi in tutto il mondo. Vinkova rappresenta l’ottava acquisizione in Europa dal 2016. Da questa acquisizione clienti e fornitori di entrambe le società potranno trarre vantaggi significativi dalle operazioni combinate del principale distributore di packaging in Europa. I clienti di Vinkova potranno inoltre usufruire dei servizi esclusivi di design e innovazione garantiti dal Bruni Glass Innovation Center in Italia e dallo Studio One Eleven negli Stati Uniti. “Siamo davvero entusiasti di entrare a far parte della famiglia Berlin Packaging, e siamo certi che questa nuova partnership porterà enormi vantaggi ai nostri clienti, fornitori e dipendenti” ha commentato André Rombout, Direttore Generale di Vinkova “Siamo un’azienda solida e lo diventeremo ancora di più.” In piena coerenza con la strategia di acquisizioni di Berlin Packaging, l’organico e la struttura di Vinkova non subiranno alcuna modifica: tutti i dipendenti rimarranno in forza all’azienda, a conferma degli obiettivi di crescita e sviluppo in Europa.
BREXIT, EXPORT E PALLET PRESSATO Con la Brexit si è avviato il processo di uscita del Regno Unito dalla Ue, a seguito del referendum del 23 giugno 2016. Le implicazioni per le procedure di import-export delle merci sono importanti. Con la vittoria del sì, il processo di uscita inizia nel marzo 2017. Dopo negoziati, rinvii e bocciature si è arrivati fino al 31 gennaio 2020, ultimo
giorno di permanenza del Regno Unito nella Ue. Da quel momento siamo in un periodo di transizione, previsto per introdurre tutte le misure utili a rendere effettiva la Brexit dal 1° gennaio 2021. L’evoluzione di questo processo di separazione sta generando effetti importanti sulle procedure di importazione-esportazione delle merci da e verso la Gran Bretagna, e renderà le regole doganali dell’Unione Europea non più applicabili al Regno Unito. Il 27 agosto la Timber Packaging and Pallet Confederation (TIMCON) l’associazione dei produttori di imballaggi in legno del Regno Unito e Irlanda, ha pubblicato una circolare dove si attesta che dal 1° gennaio 2021 tutti gli imballaggi in legno che transiteranno tra UE e Gran Bretagna dovranno essere conformi allo Standard ISPM-15. L’interscambio delle merci quindi, dal punto di vista doganale, avrà lo stesso iter previsto per quelle da e per i Paesi extra Ue. L’ISPM-15 (International Standards of
Phytosanitary Measures) è una normativa internazionale che prevede il rispetto di alcune misure fitosanitarie da applicare agli imballaggi in legno nel commercio internazionale per ridurre la diffusione di organismi nocivi e parassiti tra i vari continenti. Il legno degli imballaggi viene sottoposto a trattamento termico e siglato con il marchio IPPC/FAO, che ne attesta la conformità allo standard ISPM-15. Sono considerati conformi a tali normative e quindi liberi di circolare tutti gli imballaggi in legno creati tramite l’utilizzo di collanti e calore, proprio come il pallet in legno pressato. Il pallet Presspall, realizzato tramite lo stampaggio a caldo di trucioli di legno essiccati e collanti naturali, rientra nella categoria “processed wood pallet” e pertanto esente da qualunque ulteriore trattamento antiparassitario e marchiatura ai sensi della normativa ISPM-15. Presspall quindi viaggia in sicurezza in tutte le dogane del Mondo con il suo certificato per l’esportazione che è possibile scaricare direttamente dal sito www.cornopallets.it. Visitando il sito della Conlegno è possibile visionare la suddetta circolare di TIMCON e la relativa traduzione.
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| Breaking News | THE SPIRITUAL MACHINE E DELMAGODRINKS, NUOVE RICETTE ESCLUSIVE
WAMI E CROWN, L’ACQUA È IN LATTINA WAMI è un marchio italiano di acqua con qualcosa in più: l’obiettivo di fare la differenza per milioni di persone che non hanno accesso all’acqua potabile. La sua missione è di trasformare il gesto quotidiano di bere acqua in qualcosa di straordinario, fornendo 100 litri di acqua a persone bisognose ogni volta che un prodotto viene acquistato. Da luglio 2020, l’acqua WAMI è disponibile in lattine di alluminio prodotte da Crown Bevcan Europe & Middle East. Grazie alla riciclabilità infinita e al tasso di circolarità ambientale del materiale, questo formato di packaging rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno del marchio per un impatto positivo sul pianeta. Disponibile nel formato da 0,44 cl, le lattine sono un prodotto in linea con la visione dell’Amministratore Delegato di WAMI, Giacomo Stefanini, la cui convinzione è che lavorare sulla sostenibilità del packaging è un’attività strategica, in particolare perché si tratta di una società B-Corp (Benefit Corporation) con l’obiettivo di espandere la propria attività al settore della ristorazione e dei bar. Le lattine presentano un design minimalista ma di grande impatto e sono caratterizzate dal logo WAMI su sfondo prevalentemente bianco e una grafica a effetto pennellata; in verde per l’acqua naturale e in blu per la versione gassata. Un codice QR, integrato nel design e nella decorazione della lattina, consente ai consumatori di scoprire i dettagli esatti su dove il loro contributo ha permesso di fare la differenza, talvolta identificando addirittura la singola famiglia che ha ricevuto l’acqua. La maggior parte di queste famiglie vive in zone rurali isolate dove, per procurarsi l’acqua potabile utile alla sopravvivenza, è necessario percorrere lunghe distanze. Attualmente, l’acqua WAMI in lattina è disponibile esclusivamente in Italia, in ristoranti, bistrò e caffè. In termini di assistenza fornita da WAMI, l’Africa è la zona di attenzione prioritaria, considerando la sua continua lotta per fornire acqua pulita e potabile a tutti coloro che vi abitano. A oggi, sono stati portati a termine 44 progetti in cinque diversi Paesi: Etiopia, Tanzania, Kenya, Senegal, Sri Lanka ed Ecuador. La filosofia di WAMI è di “comprare uno, dare uno” e grazie agli sforzi intrapresi dalla società, circa 11.070 persone hanno accesso all’acqua potabile sia oggi che in futuro.
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BEVERAGE Machines | Ottobre/Novembre 2020
The Spiritual Machine, giovane azienda piemontese che realizza su commissione linee personalizzate di Gin, Vermouth, Bitter, Amari e New Spirit e che ad oggi vanta il più alto numero di marchi di vermouth al mondo, è orgogliosa di essere il partner tecnico esclusivo di DelMagoDrinks, un nuovo marchio beverage unico nel suo genere, firmato da Marcello Trentini, Chef del noto stellato torinese Magorabin. Sei ricette create ad hoc e pronte per essere assaporate: Vermouth Rosso, Gin e 4 cocktail ready to drink. Tante sono state le prove di ricettazione e complesso il fine tuning che ha dato vita a queste 6 miscele, risultato dell’armonica combinazione di storia e innovazione. “Si parte da una base tradizionale a cui va ad aggiungersi qualche guizzo di creatività”, racconta Elisa Cravero co-founder e CEO di The Spiritual Machine, e continua: “Nel nostro lavoro la passione per i prodotti di qualità è la base di tutto e con Marcello abbiamo trovato un partner ideale. È stato un piacere lavorare e sperimentare con lui e con tutto il team di progetto. Grazie alla sua visione e lungimiranza abbiamo testato i nostri limiti e li abbiamo superati. Siamo riusciti a creare dei prodotti unici e di altissima qualità, speriamo che tutti possano assaggiarli e vivere questa esperienza dei sensi”. Le due linee ‘Spiriti Assoluti’ composta da Vermouth Rosso e Gin e i ready to drink ‘Cocktails d’Alta Cucina’ Negroni, Mi To, Vesper e Boulevardier già miscelati e pronti da bere con l’aggiunta di ghiaccio vestono la creatività dell’artista torinese Gianluca Cannizzo che per l’occasione, ha disegnato e realizzato sei etichette inedite, dal look accattivante, fresco e leggero. I drink nati da questa partnership si caratterizzano per purezza, unicità e altissima qualità infatti, nella miscelazione non vengono usati prodotti commerciali di altri marchi, i cocktail hanno un’impronta altamente artigianale e sono creati esclusivamente con ingredienti proprietari DelMago, dal Vermouth al Gin al Bitter. La produzione è affidata alla storica distilleria Magnoberta di Casale Monferrato.
| Breaking News | L’APERITIVO ITALIANO IN DIGITAL ART L’artista che meglio ha saputo rappresentare e realizzare con la Digital Art l’aperitivo italiano, firmato ITALICUS Rosolio di Bergamotto, è Jean Philippe Vaquier, 29 anni, italiano che vive a Rieti di origine francese. È lui il primo classificato di Art of ITALICUS 2020 Creative Talent, il contest di arte digitale ideato da ITALICUS durato tutta l’estate. Il concorso internazionale ha visto sfidarsi artisti emergenti tra i quali illustratori, grafici, pittori e digital artists desiderosi di rappresentare al meglio la tradizione dell’aperitivo italiano. La competizione è stata lanciata in collaborazione con Moniker Art Fair, leader nella valorizzazione dell’arte urbana e contemporanea. Hanno partecipato più di 100 artisti emergenti professionisti e non, tra i 21 e 35 anni, provenienti da 14 Paesi del mondo. In una prima fase, le opere sono state votate dal pubblico che ha potuto esprimere on line le proprie preferenze. Una volta definita la rosa dei dieci semifinalisti, la giuria di esperti ha proclamato il vincitore.
L’opera con cui Jean Philippe Vaquier è riuscito a salire sul gradino più alto del podio si chiama The compenetration of lights: un’immagine che mostra in modo nitido la scomposizione di luci nei toni del verde, del blu e del giallo, richiamando tutti gli elementi che
incarnano l’essenza di ITALICUS. L’astrazione ne evoca la bottiglia in chiave moderna e interpretativa, con i suoi colori e le sue geometrie. Futurismo e modernismo in quest’opera si mescolano per proiettare in avanti la tradizione italiana legata all’aperitivo. Giocando con forme, linee stilizzate, luci e colori tipici di ITALICUS, il vincitore ha saputo cogliere con acuto estro lo spirito artistico del Rosolio di Bergamotto. Jean Philippe Vaquier è un fotografo ed esperto di comunicazione, amante della tradizione enogastronomica italiana e del savoir-vivre. I suoi riferimenti artistici sono movimenti d’avanguardia tra cui futurismo, cubismo e surrealismo. In giuria, Rowan Miller, Direttore creativo di Stranger & Stranger, spiega la scelta di quest’opera: “Rappresenta una decomposizione netta del packaging, dello stile e dei colori di ITALICUS. La ‘ricostruzione’ che si ottiene nel complesso dell’opera esprime la versatilità e la creatività che il ITALICUS offre alla moderna occasione dell’aperitivo italiano”.
FILIERA DEL BEVERAGE, LE ASSOCIAZIONI CHIEDONO MAGGIORE SUPPORTO Le nuove chiusure imposte ai punti di consumo di alimenti e bevande determinano immediate gravi ripercussioni agli operatori della filiera. Ordini fermi, prodotti fermi su bancali, cali di produzione e attività. Ogni giorno il danno aumenta. Bene il Governo sulle primissime misure nel DL Ristori, ma servono correttivi immediati. Subito, non riflessioni ma azioni immediate. La filiera del Beverage chiede di non focalizzare le misure solo sul punto vendita finale, aggiungere i codici ATECO dei soggetti che riforniscono le attività dell’HORECA, di fatto chiuse, e ripensare accise e nuove tasse in arrivo nel 2021 che aumenteranno l’effetto recessivo. Il Presidente di ASSOBIBE, Giangiacomo Pierini denuncia: “Non si può pensare di introdurre nuove tasse nel 2021 e stressare le imprese oggi già in difficoltà a causa degli ulteriori cali di attività. Solo pochi giorni fa è stato pubblicato il primo decreto attuativo della Sugar tax, che aumenta del 28% la fiscalità su un litro di bibita, toglie liquidità ogni mese ai produttori e genera costi per l’adeguamento alle decine di nuove procedure burocratiche. È necessaria la sospensione subito almeno per tutto il 2021, non di pochi mesi”. ITALGROB per voce del suo presidente Vincenzo Caso denuncia: “La categoria dei distributori Ho.re.ca. che
questa Federazione rappresenta è oramai ai minimi termini. Nel lockdown di marzo-giugno ha registrato perdite di fatturato per oltre l’80%. Ora, con questa seconda ondata, la situazione rischia di precipitare definitivamente. Sono a rischio oltre 800 aziende e migliaia di posti di lavoro. Il paradosso è che nel decreto Ristori tutto questo non viene considerato. È come se la categoria non esistesse in quanto sono stati indebitamente ignorati i codici ATECO dei distributori (46.30). Chiediamo un pronto reintegro dei nostri codici ATECO, anche in relazione di quanto previsto nel comma 2 dell’art 1 del Decreto Ristori. Chiediamo inoltre, così come concesso ai locali della ristorazione, la totale abolizione del secondo semestre IMU”. Il Presidente di ASSOBIRRA, Michele Cason, evidenzia: “Nel nostro Paese, la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise. Un’anomalia che incide in maniera significativa su tutta la filiera e che ora più che mai non può essere ignorata, tanto più che colpisce tutti: produttori, distributori, pubblici esercizi e consumatori. Per questo riteniamo necessario un intervento strutturale di riduzione delle accise che assicuri una boccata d’ossigeno a tutta la filiera, oltre che interventi straordinari specifici ed immediati per il canale Ho.Re.Ca.”
BEVERAGE Machines | Ottobre/Novembre 2020
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| Breaking News | VEUVE CLICQUOT CHRISTMAS COLLECTION 2020 Da oltre due secoli, Veuve Clicquot non smette di reinventare e innovare il mondo dello Champagne. Cuvée dall’encomiabile tradizione enologica affiancate dalle interpretazioni più audaci ed esclusive dello stile Veuve Clicquot rendono eccellente e singolare la Christmas Collection 2020. L’iconico ritorno agli anni ‘70 e ‘80 ha ispirato il nuovo universo Clicquot Tape, una collezione di sei cofanetti in metallo dal design rétro, audaci e accattivanti, un divertente richiamo alle musicassette, nell’emblematico colore giallo della Maison, oltre a motivi disco, iridescenti e zebrati. Veuve Clicquot ha riservato particolare attenzione a ogni dettaglio di design, dalle minuscole viti che riprendono la forma della cometa simbolo della Maison, fino alle rotelline delle bobine che girano, proprio come in una vera musicassetta. Clicquot Tape ha inoltre un packaging completamente riciclabile. La sagoma interna che racchiude la bottiglia è realizzata in pasta di cellulosa ecosostenibile al 100%. È facile da estrarre e permette di conservare il coffret come elemento da collezione per la casa o di riciclarlo. In questo modo il packaging Clicquot Tape ha una seconda vita, un po’ come le musicassette su cui si potevano ripetere le registrazioni infinite volte. La Grande Dame 2008 nasce dall’assemblaggio di sei degli otto storici Grands Crus della
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Maison. La forza e la struttura che la caratterizzano sono determinate da una dominante predominanza di Pinot Noir (92%, la percentuale più alta di tutta la storia di Veuve Clicquot) raccolto nelle migliori vigne della Montagne de Reims e della Grande Vallée de la Marne, cui si fonde la freschezza dello Chardonnay proveniente dalle più prestigiose zone della Côte des Blancs. L’assemblaggio finale de La Grande Dame Rosé 2008 si ottiene aggiungendo un 14% di vino rosso prodotto con sole uve di Bouzy ed esclusivamente con i grappoli del migliore vigneto che la Maison possiede nel villaggio, il Clos Colin, uno dei più storici appezzamenti Veuve Clicquot. La Grande Dame 1990 rappresenta il tesoro nascosto della Maison, lo Champagne del
millennio, lanciato nel 1999 per inaugurare il passaggio del secolo. Il 1990 è stato un anno eccezionale, di notevole rarità, generosità e qualità in Champagne. L’anno più solare degli ultimi 30 anni, celebrato per la sua eccezionale quantità di sole. Un’estate apparentemente infinita ha brillato sui vigneti, un dono della natura. Con l’eccellenza del suo savoir-faire, la Maison ha deciso di ricavare prestigiosi formati Magnum e Jéroboam da quest’annata. Il Pinot Noir prevale per circa il 61%. Le uve provengono da Aÿ, nella Grande Vallée de la Marne, da Verzenay, Verzy, Ambonnay e Bouzy nella Montagne de Reims. Il 39% dello Chardonnay è stato vendemmiato nei vigneti dei Grands Crus di Avize, Oger e Mesnil-sur-Oger, nella Côte des Blancs.
ABSOLUT MOVEMENT LIMITED EDITION Absolut, l’iconico brand di vodka che da sempre si contraddistingue per la sua visione contemporanea, fuori dagli schemi, presenta la nuova limited edition Absolut Movement, una bottiglia in edizione limitata, il cui obiettivo è ispirare l’unione e la connessione tra le persone. In un periodo storico in cui si ha bisogno di energia positiva, coesione è necessario agire insieme, in un movimento continuo e costante capace di generare un cambiamento positivo. “In quanto esseri umani, siamo essenzialmente sociali e siamo molto più potenti come collettività. Siamo diversi e questa diversità è una ricchezza: grandi cose accadono quando menti diverse si uniscono”, sostiene Claire Alexandrescou, Senior Brand Manager Pernod Ricard. Inclusività, diversità di identità e di opinione, fiducia nel cambiamento sono alcuni dei valori cari all’azienda che, con Absolut Movement, ha deciso di comunicare messaggi forti e positivi, anche attraverso l’insolita forma della bottiglia. Il design della bottiglia, la prima ad essere realizzata con il 60% di vetro riciclato – da questo deriva il particolare colore del vetro sabbiato blu –, è caratterizzato da 16 scanalature che disegnano una spirale ascendente. La spirale che rappresenta un imponente movimento vorticoso, in grado di catturare l’energia positiva che si scatena dal confronto tra le persone è metafora di un cambiamento aspirazionale, un ciclo senza fine, di cui tutti risultiamo, quindi, essere i principali attori. La bottiglia è simbolo del progresso, una celebrazione dello spirito umano che può arricchirsi solo se le diverse visioni delle persone convergono in un unico punto, annullando la distanza, non fisica, e generando così un cambiamento positivo. One Source, una sola fonte, è la filosofia di produzione di Absolut Vodka da più di 100 anni: ogni aspetto del percorso produttivo si svolge nel piccolo villaggio di Åhus nel sud della Svezia. Ogni goccia d’acqua e ogni seme di grano derivano da una sorgente, un villaggio e una comunità, una sola fonte, ed è per questo che la qualità Absolut mantiene un livello eccellente in tutto il mondo.
BEVERAGE Machines | Ottobre/Novembre 2020
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