Beverage Machines n.4 - Dicembre 2020

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Anno XXIV | N.

4 | Dicembre 2020

Italian Beverage Technologies BEVERAGE MACHINES

NON RIMANERE NEL PASSATO CON UN SEMPLICE IMBALLO! ENTRA NEL FUTURO CON INNOVA GROUP


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Sommario 4

Primo Piano

Superalcolici, prodotti di un’arte antica 5 Le distillerie accelerano la svolta green 11 Jägermeister, confezionamento flessibile e completamente automatico

23 Macchine per packaging, il mercato rallenta

Dossier

24 Presente e futuro dell’intralogistica

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SpotLight

12 Spirits, premium,

local and high quality 14 The rum market has a strong potential 16 Artificial intelligence in gin production

Mercato

18 Birra, una costante

nel carrello degli italiani 20 Vini e spumanti, un anno all’insegna della crescita 22 Criticità e sfide per il settore del vending

BM BEVERAGE MACHINES

44 Acqua Frisia, un futuro più green

Case History

46 Maison Ruinart, tecnologia

26 Logistica, il Covid-19 accelera l’innovazione

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Trends

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30 Beverage production,

focus on sustainability 32 Wine in glass bottles, a no-brainer? 34 Beer, home consumption is growing 35 Labelling, how packaging learned to talk

Aziende&Strategie

36 Con Della Toffola l’economia

circolare diventa realtà 37 Innova Group investe per il futuro 38 Etipack, l’evoluzione di un marchio storico nel segno della continuità 39 Kabelschlepp, sostenibilità e industria 4.0

Prodotti&Tecnologie

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Beverage &Ambiente

52 Sustainable bottles,

a concept for the future 53 Bottiglie sostenibili, una soluzione per il futuro 54 Raja, soluzioni ecologiche per il food & beverage 56 Gli italiani scelgono il packaging sostenibile

40 ExSTRAWrdinary! La soluzione IMA per cannucce in carta 42 Pilz, safety e security in un unico sistema

52 Beverage Machines è parte del NETWORK

Grafica e impaginazione Amalia Pari

ITALIAN BEVERAGE TECHNOLOGIES

Stampa e confezione Ancora Arti Grafiche - Milano Costo produzione copia � 1,50

Rassegna Grafica

Coordinamento editoriale Stefano Legnani stefano.legnani@innovativepress.eu Marketing e Vendita Katia Pasquali katia.pasquali@innovativepress.eu Redazione Chiara Bezzi Chiara Riccardi

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Abbonamenti e diffusione customercare@innovativepress.eu 4 numeri all’anno + 2 Food Machines. L’abbonamento decorre dal primo numero raggiungibile. Italia 40 � - Europa 70 � Gestione Editoriale

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Via Teocrito 47 - 20128 Milano Tel. 02252071 - Fax 0227000692 info@innovativepress.eu

Rassegna dell’imballaggio

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ANNO XXIV | N. 4 DICEMBRE 2020

Direttore Responsabile Gisella Bertini

e sostenibilità Sibeg Coca-Cola punta sulla cogenerazione Franz Haas, un progetto di ricerca per i vini altoatesini Pulignano di Villa Bibbiani, il vino che nobilita le feste Conai, linee guida sull’etichettatura ambientale

Food Machines

Editore Aut. Trib. di Milano n. 323 del 06/05/1998 Iscrizione al ROC n. 5836 © BEMA-EDITRICE Tutti i diritti sono riservati - È vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione dell’Editore. Informativa Privacy ai sensi del D.lgs 196/03 per il trattamento dei dati. La informiamo che, le finalità del trattamento dei dati relativi ai destinatari del presente periodico consistono nell’assicurare l’aggiornamento dell’informazione tecnica a soggetti identificati per la loro attività professionale mediante l’invio della presente rivista o di altre dello stesso editore riguardanti la medesima sfera di attività. In qualsiasi momento, Lei potrà chiedere al Titolare del Trattamento dei dati personali, BE-MA editrice Srl con sede in Milano, via Teocrito n. 47, la consultazione, la modifica, il blocco o la cancellazione dei Suoi dati secondo quanto previsto dall’art.7 della stessa normativa, scrivendo a segreteria@bema.it


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Primo Piano

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e difficoltà del settore sono spiegabili dall’andamento dei locali serali e notturni, che costituiscono il primo canale nel fuori casa con il 33% dei consumi totali. Da uno studio che Federvini affidato a TradeLab, per analizzare il mercato del fuori casa che continua a risentire enormemente delle perdite legate all’andamento della pandemia e alle misure restrittive che in questa fine di anno sono ancora più rigorose, emerge che il valore pari a circa 960 milioni di euro dello scorso anno sarà quasi dimezzato nel 2020, riducendosi a circa 570 milioni di euro (-41%). Le stime per il fine anno sono peggiori rispetto alle indicazioni dei dati di novembre perché si attesta a quasi -80% per la categoria spiriti. A incidere sulle performance al ribasso le chiusure dei locali varate dal “Dl Natale”.

Il mondo dei superalcolici ha subito uno scossone con numeri in calo senza precedenti, ma ha saputo reagire e dimostrare di essere ugualmente capace di affrontare una congiuntura così. Ora il settore è pronto a ripartire e tornare a esprimere l’immenso valore economico, sociale e culturale che lo contraddistingue.

SUPERALCOLICI prodotti di un’arte antica All’interno della categoria spirits, distinguiamo tra distillati e liquori. I distillati si ottengono dal processo di distillazione di una o più materie prime vegetali fermentate, mentre i liquori derivano dalla miscelazione di alcol, zucchero, sostanze aromatizzanti e coloranti. Qui sotto parliamo dei più diffusi distillati.

La Grappa, una tradizione italiana

La Grappa, patrimonio italiano indiscusso al mondo, è esportata in moltissimi Paesi. Il totale dei produttori di Grappa in Italia è di circa 130 unità. Si stima che circa il 63% delle distillerie si trova nel Nord-est. Segue il Nord-ovest con una percentuale nettamente inferiore, pari a circa il 23%. Al Centro-Sud, invece, si trovano poco più del 14% delle aziende. Sul fronte export la Grappa sfusa nel 2018 ha come primo mercato di riferimento la Germania (86%), seguita da Spagna (6%) e Svizzera (4%). Discorso analogo per le esportazioni 2018 in bottiglia: Germania (60%), Svizzera (10%) e Austria (5%).

Il Cognac 100% eco

Nonostante la crisi, il settore del Cognac sta andando molto bene. BNIC, il consorzio di

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tutela del noto distillato francese, non nasconde le sue ambizioni: produrre un Cognac 100% ecologico per raggiungere i record di esportazione entro il 2035.. Si prevede di raddoppiare il numero di bottiglie esportate: dai 190 milioni di oggi, si punta a 300 milioni nel 2035. Le prospettive sono molto buone, anche ottime negli Asia e Sud Africa. Per soddisfare la domanda, l’anno prossimo verranno impiantati 2.306 ettari di vigneto. Allo stesso tempo, le piantagioni esistenti saranno rinnovate con l’obiettivo di mantenere lo stesso livello di qualità, essenziale per l’influenza di Cognac a livello internazionale.

Rum, il valore dell’invecchiamento

Un distillato estremamente noto e apprezzato è il Rum, ottenuto dalla canna da zucchero. La sua zona di produzione è diffusa un po’ in tutta l’area tropicale e caraibica. Oggi, in maniera un po’ grossolana, dividiamo i Rum agricoli dai Rum industriali. Per l’invecchiamento del Rum non si utilizzano botti nuove, ma si preferiscono quelle di secondo passaggio. In base a questo, il prodotto acquista valore.

Whiskey, fascino irresistibile

Il Whiskey deriva dalla tradizione anglosassone, il più famoso è quello scozzese. Negli Stati Uniti d’America incontriamo distillati di cereali e mais. Oggi, in realtà, ci sono varie nazioni che producono Whisky e distillati di qualità. A seconda delle materie prime, delle zone di produzione, dei tempi di invecchiamento, il Whisky assume caratteri e profili aromatici diversi tra loro.

Vodka, ritorno alla tradizione

La Vodka è un distillato di cereali non invecchiato, che ha visto il ritorno alla materia prima originale, le patate, e una declinazione con prodotti di derivazione enologica e frutticola. Polonia e Russia sono le due nazioni che se ne contendono la paternità. Il mercato della Vodka ha subìto, negli ultimi 10 anni, una vera e propria rivoluzione, da prodotto adatto solo alla miscelazione ad articolo di lusso dal sapore morbido, da bere liscio. Oggi il mercato è un susseguirsi di versioni molto particolari, con packaging creativi, in virtù di molteplici distillazioni e filtrazioni.

Il caro e vecchio Gin

Il Gin, di origine olandese ma ormai patrimonio delle distillerie inglesi, è un distillato di cereali, anche se aromatizzato con bacche di ginepro, cardamomo, coriandolo, scorze di arancia e molti altri ingredienti. Non sempre consumato liscio, è molto spesso utilizzato nei cocktail come la Vodka. Tra i Gin che hanno fatto la storia di questo prodotto dobbiamo senz’altro citare il London Dry.


LE DISTILLERIE accelerano la svolta green

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00mila tonnellate di anidride carbonica risparmiate, 300mila megawatt all’ora di energia elettrica verde prodotta e oltre 300 mila metri cubi di potenzialità installata per bioetanolo sostenibile. Sono questi alcuni dei dati più significativi del primo “Report di sostenibilità” presentato da AssoDistil – Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti.

Distillazione, un network sostenibile

Il documento fa riferimento al 2019 ed è stato realizzato sulla base dei dati raccolti da 11 imprese associate, che rappresentano l’80% delle sezioni merceologiche di interesse (acquaviti e alcol industriale). Il settore distillatorio dà vita a una vasta gamma di prodotti che si rivolgono al mercato alimentare, alla produzione di alcol per uso carburante (bioetanolo), per uso industriale e alla produzione di acidi organici, olii vegetali, polifenoli, mangimi e fertilizzanti. Poi, i residui del processo di distillazione vengono reimpiegati

per produrre energia elettrica verde, biogas e biometano. Il settore distillatorio fornisce quindi un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’ambiente, sostenendo la creazione di una filiera virtuosa di gestione e valorizzazione dei sottoprodotti destinati alla distillazione prima, e alla produ-

Il settore dei distillati è un esempio naturale di economia circolare: nel 2019 sono state risparmiate 500mila tonnellate di CO2 e prodotti 300mila MW/h di energia verde.

Superalcolici

Primo Piano

zione di energia poi. Senza le distillerie, nel 2019, avremmo prodotto un inquinamento pari a 500 mila tonnellate di CO2, equivalente alle emissioni di una città di 10 milioni di abitanti. Il settore distillatorio dispone di una potenzialità installata per produrre oltre 300 mila m³ all’anno di bioetanolo sostenibile, il biocarburante di origine naturale più diffuso al mondo e l’unico a poter rispondere alle necessità di sostenibilità del settore trasporti e a contribuire all’abbattimento delle emissioni. I residui della distillazione, inoltre, si prestano a essere riutilizzati come biomasse combustibili. Con la combustione di questi residui e la digestione dei reflui, soprattutto borlande, vengono prodotti quasi 300mila MW/h all’anno di energia elettrica destinata principalmente all’autoconsumo. “Il primo report di sostenibilità del settore distillatorio – ha detto il direttore di AssoDistil, Sandro Cobror – rappresenta per AssoDistil una tappa molto importante nel percorso di crescita dell’intero comparto. Oggi le distillerie prendono consapevolezza dell’importanza non solo di praticare la sostenibilità economica, sociale ed ambientale, ma anche di comunicarla in maniera trasparente per rafforzare il rapporto con il territorio che è fondamentale. Le aziende sono convinte dell’importanza e della necessità di uno sviluppo sostenibile per competere nel mercato globale. L’impegno di AssoDistil è di accompagnare la crescita sostenibile delle aziende anche attraverso la ricerca e l’innovazione per permettere di sfruttare completamente il potenziale ancora inespresso delle produzioni in distilleria in un’ottica di economia circolare coerente con gli obiettivi comunitari del Green Deal”.

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Un esempio naturale di economia circolare

“Per ogni materia prima lavorata – si legge nel documento – si producono dei residui che rappresentano la materia prima per il successivo ciclo produttivo rendendo il processo di lavorazione delle distillerie a ciclo chiuso e facendo di queste un virtuoso esempio di economia circolare”. Il concetto può essere tradotto in numeri, prendendo i dati di AssoDistil riferiti al 2019: sono 606.795 i gigajoule (Gj) di energia prodotti, con un recupero di energia sui rifiuti prodotti dell’88,9 per cento, pari a 12.541 tonnellate. I rifiuti pericolosi costituiscono solo lo 0,5 per cento del totale dei rifiuti e, di questi, quelli inviati in discarica sono solo lo 0,3 per cento. Il totale di energia autoprodotta proveniente da fonti rinnovabili è pari a 3.732.000 Gj.

Materie prime a ‘km zero’

“Un’attenzione particolare – si legge nel report – viene riposta nella ricerca delle migliori materie prime, nell’elaborazione delle ricette, nei protocolli di produzione e nei controlli di qualità”. Le vinacce utilizzate come materie prime superano le 534mila tonnellate, mentre le fecce utilizzate sono oltre 209mila. 54mila le tonnellate di frutta e oltre 45mila le materie tartariche impiegate per il processo produttivo. Uno dei fattori chiave per la virtuosità ambientale e la circolarità del settore distillatorio sta nella modalità di approvvigionamento delle materie prime. “Le associate – si legge nel report – utilizzano fornitori storici e tendono a privilegiare quelli locali per contribuire all’economia del territorio. Considerando i fornitori delle associate incluse nel report, i

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fornitori locali sono pari al 35 per cento, ma se si guarda alla sola filiera vitivinicola le percentuali salgono notevolmente, dal momento che il settore distillatorio risponde completamente alle necessità della filiera vitivinicola che trova utile sbocco nei sottoprodotti della produzione del vino, vinacce e fecce”.

Sostenibilità occupazionale

Le aziende associate in AssoDistil cercano di garantire sempre un ambiente di lavoro che favorisca lo sviluppo dei dipendenti, attento alle esigenze dei lavoratori e che permetta di attrarre figure altamente professionali e qualificate. Dal report emerge che - nel 2019 – le persone impiegate nelle aziende al centro dello studio sono 659, 124 nuovi assunti, 88,2 per cento dei dipendenti con

un contratto a tempo determinato e che sono state effettuate oltre 3mila ore di formazione, pari a quasi 5 ore di formazione annua per ogni dipendente. Le dimensioni delle associate partecipanti al report variano molto dall’una all’altra, si va da un minimo di 8 fino a un massimo di 153 dipendenti. A fare la parte del leone, a livello di persone impiegate, è il Veneto, con 241 dipendenti, seguito dal Trentino - Alto Adige, con 90, dall’Emilia Romagna, con 88, e dal Lazio e Toscana, rispettivamente con 63 e 62 dipendenti. La presenza delle donne è pari al 27,5 per cento dell’organico complessivo, mentre a livello di età, il 53 per centro dei dipendenti si concentra nella fascia tra i 30 e i 50 anni e gli under 30 sono pari al 16 per cento. Una delle priorità delle aziende del settore è quello della sicurezza e della tutela della salute. Nel 2019 si sono verificati 15 infortuni, di cui 4 gravi, su 1milione e 128mila ore circa lavorate. Un dato questo che fissa il tasso di frequenza degli infortuni gravi a 0,71 per cento e quello totale degli infortuni registrabili (numero infortuni su totale ore lavorate) al 2,66 per cento.

Le tre “P” per scrivere il futuro

People, Planet e Profit sono i tre temi rilevanti emersi dall’analisi rispetto ai principali impatti delle imprese che possono influenzare gli stakeholder. People riguarda la crescita delle imprese rispetto al contributo delle persone che vi lavorano, Planet la tutela dell’ambiente e la valorizzazione delle risorse nei processi produttivi, Profit la scelta delle materie e gli investimenti in ricerca.


personalità, espressa anche nella bottiglia, unica e inimitabile che, pur rinnovandosi negli anni, mantiene sempre lo stesso carattere distintivo: Amaro Montenegro ha scelto di dedicare ai suoi estimatori la nuova confezione regalo realizzata in esclusiva per il periodo natalizio. Un astuccio elegante che, per la prima volta, consentirà di vivere un’esperienza unica attraverso la tecnologia: inquadrando con lo smartphone il QR code sarà possibile effettuare un’immersione a 360° nel mondo di Amaro Montenegro attraverso contenuti esclusivi in realtà aumentata.

BACARDI PUNTA SUL NOLO

Amaro Montenegro nasce nel 1885 a Bologna dal genio ribelle del giovane e appassionato erborista Stanislao Cobianchi, che intitolò la sua creazione alla principessa del Montenegro, Elena, futura regina d’Italia. Già Gabriele d’Annunzio, ai tempi, ne tessé le lodi definendolo liquore delle virtudi: oggi, Amaro Montenegro è uno dei liquori più amati dagli italiani. Le 40 erbe aromatiche, provenienti da 4 continenti, sapientemente selezionate, estratte e miscelate lo rendono unico e inimitabile. La ricetta di Amaro Montenegro, fedele all’ originale, è tuttora segreta e viene gelosamente tramandata. Un amaro unico grazie alle sue 7 note. Dalla bollitura, macerazione e distillazione, svolte rispettando un metodo artigianale, si ottengono 6 note aromatiche alle quali si aggiunge “il premio”: la settima nota che suggella la perfetta sinfonia degli aromi. Il colore ambrato, il suo aroma complesso e il gusto piacevolmente equilibrato tra note dolci e amare, rendono Amaro Montenegro così versatile da essere apprezzato dopo i pasti, liscio o con ghiaccio, o come ingrediente ideale per rivisitare cocktail classici e proporre mix innovativi. Un amaro dalla forte

Bacardi Limited si accinge a lanciare a gennaio una nuova campagna dedicata al “bere responsabile”, studiata per aiutare rivenditori al dettaglio, bar e partner del commercio online a sfruttare una straordinaria opportunità di vendita con una crescita prevista dagli attuali 100 milioni a 500 milioni di dollari in valuta di riserva (RSV) nell’Europa occidentale entro il 2024 (fonte: IWSR). Quest’idea di moderazione senza il ricorso a soluzioni di ripiego continua a guadagnare terreno nel mondo, e nell’Europa occidentale più che altrove. I vari lockdown e le restrizioni imposte nel 2020 non hanno fatto che

accelerare questa tendenza: la ricerca di bevande analcoliche su Google è cresciuta rispettivamente del 30% e del 25% nel Regno Unito e in Germania rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In entrambi i Paesi, le ricerche su Google della parola “Aperitivo” hanno registrato un incredibile aumento da marzo 2020, quando le persone hanno iniziato a cercare cocktail a basso o nullo (NoLo, dall’inglese No/Low) contenuto alcolico da assaporare a casa propria. Oltre un terzo (36%) dei consumatori nel Regno Unito, in Francia e in Germania intende consumare cocktail in modo più responsabile a dicembre. La partecipazione all’iniziativa ‘Dryish January’ (gennaio astemio) è destinata a raggiungere livelli senza precedenti: quasi la metà (48%) dei consumatori intervistati nel Regno Unitovi e un quarto (24%) in Germania prevede di aderirvivi. Con il proprio apprezzato assortimento di bevande NoLo, la famosa azienda di liquori a conduzione familiare ha anticipato la concorrenza nella tendenza al bere responsabile e la nuova campagna “Less is More” mostra un’attenzione e una tendenza ancora maggiori a investire nel futuro di questo comparto. La campagna aiuterà anche a far conoscere la linea di bevande responsabili di qualità, tra cui il recente aperitivo analcolico Martini così come il vermouth Martini Fiero e il liquore ai fiori di sambuco St-Germain®.

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Superalcolici

UN’ICONICA BOX NATALIZIA PER AMARO MONTENEGRO

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Primo Piano NATALE CON SABATINI GIN La preparazione dei cocktail in casa sta vivendo una vera e propria Golden Age: così, direttamente dalle tenute della Famiglia Sabatini, tra le colline della Val di Chiana, in vista delle prossime festività, arrivano due ricette storiche, ricercate e al tempo stesso facili da preparare in autonomia: il Tuscan 75 e il Christmas Negroni. Il protagonista indiscusso è Sabatini Gin, il primo London Dry Gin dallo spirito toscano, dal gusto pulito e dal lungo finale, profumato da nove botanicals mediterranei che crescono per la maggior parte nella storica tenuta di Villa Ugo, dimora della Famiglia Sabatini. Come richiede la sua ricetta originale, il sapore predominante è quello del ginepro rigorosamente toscano, il gusto è pieno ma non invadente, con una presenza magnificamente bilanciata da finocchio selvatico, lemon verbena, timo e foglie di olivo. Il cocktail Tuscan75 è un mix perfetto tra Sabatini Gin, succo di limone e Bollicine italiane (Franciacorta, Prosecco), un drink raffinato e dal gusto esclusivo. Si presta a essere gustato in accompagnamento a un crostino dorato con zucchina grigliata, gambero saltato in padella e condito con una citronette di olio Sabatini, limone e timo. Un’alternativa fresca e sfiziosa per aprire i momenti di festa. Per gli amanti della tradizione, il Christmas Negroni, preparato con Sabatini Gin, Vermouth rosso, Bitter e due gocce di Fernet, può essere la proposta ideale sia da abbinare agli aperitivi sia da gustare come gran finale dopo

i pasti principali. Con questo evergreen, Sabatini ci porta nel cuore della tradizione italiana, precisamente al Caffè Casoni, storico bar di Firenze, dove il conte Camillo Negroni nel 1919 fece preparare dal suo noto bartender di fiducia, Fosco Scarselli, il suo solito cocktail, chiedendo di “irrobustirlo” con un tocco di Gin. È così che nasce uno dei drink più longevi e famosi al mondo. L’aperitivo centenario sta bene proprio con tutto, dai salumi ai formaggi nostrani, ma può essere esaltato anche con una focaccina gourmet servita con un delicato hummus di ceci e tartufo fresco alternato a scaglie di pecorino e prosciutto stagionato.

VECCHIA ROMAGNA CELEBRA I SUOI 200 ANNI In occasione dei 200 anni della sua storia, Vecchia Romagna – brandy nato in Italia nel 1820 – ha presentato l’esclusiva Riserva Anniversario: una vera e propria opera d’arte, massima espressione del saper fare italiano, tanto

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nel blend di grande struttura quanto nel design della bottiglia e dell’astuccio che la custodisce. Frutto di un sapiente blend di rare e preziose acquaviti distillate in annate storiche differenti, la cui somma degli anni di invecchiamento è 200 e caratterizzata da un color ambrato luminoso e brillante con riflessi mogano e caffè, Riserva Anniversario è un distillato per veri intenditori: al naso è intensa, complessa e dotata di grande struttura e persistenza al palato. Le note eteree e fragranti della frutta sotto spirito e delle scorze d’arance mature si sposano magistralmente a sentori più strutturati di foglia di noce e tabacco, caffè e vini liquorosi. Per dare ancora più risalto a questa Riserva esclusiva, Vecchia Romagna ha scelto l’antica arte dei maestri vetrai di Salviati Venezia 1859. Una collaborazione che ha dato origine a 200 esemplari in edizione limitata, dalla distintiva forma triangolare, numerati e firmati singolarmente, e che ha reso ciascuna bottiglia

un’opera d’arte irripetibile, creata abilmente attraverso la tecnica del vetro soffiato. Unicità, eleganza e contemporaneità anche nell’astuccio dai dettagli ricercati, realizzato con i migliori pellami italiani, e nel glorifier che la celebra: un piedistallo lavorato a mano a partire dalle doghe in legno ricavate proprio dalle pregiate botti in rovere in cui avviene il processo di invecchiamento di Vecchia Romagna. “Con Riserva Anniversario abbiamo voluto esaltare al massimo l’essenza e le caratteristiche di un brandy straordinario come Vecchia Romagna, per proporre qualcosa di veramente eccezionale nel mercato dei brown spirit in Italia e nel mondo”, commenta Marco Ferrari, CEO di Gruppo Montenegro. “Siamo fieri di presentare oggi questo capolavoro come simbolo del saper fare italiano, frutto di 200 anni di grande passione, intuizioni e ricerca costante dell’eccellenza che hanno sempre contraddistinto il nostro lavoro”.


Superalcolici

“L’ORO DEL TIROLO” PER LA GRAPPA BARRICATA TEROLDEGO PISONI L’uva di Teroldego nei secoli scorsi veniva chiamata “l’oro del Tirolo” o “Tirol de Gold”. Il vino che ne derivava si diffuse grazie all’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria che lo apprezzava particolarmente. Da qui, al nome Teroldego, il passo fu breve. L’uva di Teroldego utilizzata per produrre vini e, dalle vinacce, rinomate grappe è una bacca nera autoctona coltivata principalmente nella zona della piana Rotaliana del Trentino. La storica Distilleria Pisoni produce da anni la Grappa Barricata di Teroldego. La lavorazione prevede la distillazione di fresche e fragranti vinacce di Teroldego in caldaie in rame con il metodo a vapore Tullio Zadra e la successiva maturazione in barriques di legno di quercia dove un tempo riposava il vino. Stando a contatto con il prezioso distillato, il legno trasmette i profumi e sapori del vino, conferendo delicatezza, sapore pieno, elegante ed avvolgente. Questa tecnica ha lo scopo di far acquisire ai distillati sapori e profumi derivanti dal contatto del vino con il legno. Il periodo di affinamento della grappa può variare a seconda del tipo di acquavite, per la Grappa Barricata di Teroldego il periodo di affinamento in barriques è di almeno due anni. La ricchezza dei prodotti Pisoni non consiste solamente nell’expertise acquisita nel corso di tre secoli, ma anche negli accorgimenti adottati dalla famiglia di volta in volta per ottenere prodotti di ottima qualità e raffinatezza. I capostipiti di questa realtà, oggi riconosciuta a livello mondiale, si riconoscono in Baldassarre Pisoni e Angela Poli, che a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento iniziarono a coltivare le uve per ottenere l’acquavite e il vino. Le redini dell’azienda passano nel 1949 ad Arrigo e Gino, ai quali nel 1954 si aggiunge Vittorio. I cugini lavorano con grande passione e apportano importanti cambiamenti all’azienda, investendo in alambicchi Tullio Zadra interamente in rame, ancora oggi utilizzati e fondamentali per la produzione delle Grappe Pisoni. Dall’inizio del 2000 alla guida della distilleria e della cantina, nota per premiatissimi Trentodoc, ci sono Elio e Giuliano, figli di Arrigo che ancor oggi si occupa del remuage dello spumante, e Andrea e Francesco, figli di Vittorio. I Pisoni sono tra i fondatori di Confindustria Trento, dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino e dell’Istituto Trentodoc, un impegno il loro che vede nelle relazioni il loro punto di forza.

NUOVO LOOK PER LA GAMMA LIMONCÈ Limoncè, il limoncello più venduto al mondo, si presenta con un’immagine rinnovata e dal cuore italiano. Da oltre 35 anni Limoncè viene servito a fine pasto in tutto il mondo, distinguendosi nel mercato del dopo pasto e conquistando un ruolo di riferimento nella categoria limoncello nella sua terra d’origine. Limoncè ha rinnovato l’identità del marchio senza perdere di vista i suoi valori e il suo DNA. Il risultato è caratterizzato da dettagli eleganti con colori contemporanei e armoniosi che conferiscono un aspetto fresco e luminoso al brand aggiungendo un tocco premium. La nuova grafica include il nuovo claim “Cuore italiano”. Il restyling rafforza quindi alcuni elementi chiave del brand come l’italianità, l’amore per la tradizione e la capacità di creare un’atmosfera gioiosa, solare, positiva e conviviale. Il look rinnovato sarà applicato a tutta la gamma Limoncè che comprende il tradizionale Limoncé per gli amanti dei digestivi italiani al limone, Limoncé Crema per chi vuole sbizzarrirsi, magari accompagnandolo o guarnendolo con frutta e gelato, e Amaro Limoncé per chi predilige il sapore erbaceo agrodolce tipico dell’Amaro, ma con un tocco di limone.

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Primo Piano ITALICUS CELEBRA IL RITUALE DELL’APERITIVO DURANTE LE FESTE

NUOVA LIMITED EDITION ABSOLUT MOVEMENT Absolut, l’iconico brand di vodka che da sempre si contraddistingue per la sua visione contemporanea, fuori dagli schemi, presenta la nuova limited edition Absolut Movement, una bottiglia in edizione limitata, il cui obiettivo è ispirare l’unione e la connessione tra le persone. In un periodo storico in cui si ha bisogno di energia positiva e coesione è necessario agire insieme, in un movimento continuo e costante capace di generare un cambiamento positivo. Inclusività, diversità di identità e di opinione, fiducia nel cambiamento sono alcuni dei valori cari all’azienda che, con Absolut Movement, ha deciso di comunicare messaggi forti e positivi, anche attraverso l’insolita forma della bottiglia. Il design della bottiglia, infatti, la prima ad essere realizzata con il 60% di vetro riciclato (da questo deriva il particolare colore del vetro sabbiato blu), è caratterizzato da 16 scanalature che disegnano una spirale ascendente. La spirale che rappresenta un imponente movimento vorticoso, in grado di catturare l’energia positiva che si scatena dal confronto tra le persone è metafora di un cambiamento aspirazionale, un ciclo senza fine, di cui tutti risultiamo, quindi, essere i principali attori. La bottiglia è simbolo del progresso, una celebrazione dello spirito umano che può arricchirsi solo se le diverse visioni delle persone convergono in un unico punto, annullando la distanza, non fisica, e generando così un cambiamento positivo. One Source, una sola fonte, è la filosofia di produzione di Absolut Vodka da più di 100 anni: ogni aspetto del percorso produttivo si svolge nel piccolo villaggio di Åhus nel sud della Svezia. Ogni goccia d’acqua e ogni seme di grano derivano da una sorgente, un villaggio e una comunità, una sola fonte, ed è per questo che la qualità Absolut mantiene un livello eccellente in tutto il mondo. Realizzata esclusivamente con ingredienti naturali, Absolut Vodka ha un gusto ricco, corposo e complesso, ma allo stesso tempo morbido, con un netto carattere di grano. Si percepiscono note di caramello e vaniglia, mentre la nota finale è fresca e fruttata.

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Da sorseggiare prima di pranzo o di cena, da solo o come ingrediente da aggiungere, con Italicus Rosolio di bergamotto si possono preparare cocktail in casa per le feste. Con la sua elegante bottiglia, Italicus è inoltre un’originale idea regalo per Natale. Il Rosolio di bergamotto Italicus è un liquore moderno che richiama i sapori di un tempo, elemento chiave di nuovi cocktail, ma che può semplicemente essere gustato anche da solo apprezzandone gli ingredienti naturali, l’aroma fresco e le note di agrumi unite a quelle delle spezie. È prodotto in Italia con ingredienti tipici come i cedri siciliani e il bergamotto IGP calabrese. La bottiglia è in vetro temperato di tonalità cromatica acquamarina con inserti dorati nell’etichetta. Il design artistico si ispira sia all’epoca romanica che al periodo del Rinascimento. Sul tappo, lavorato e decorato artigianalmente, è rappresentato il romano dio Bacco disegnato come l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Al naso, il Rosolio di bergamotto Italicus è leggermente agrumato con note di rosa e lavanda. Al palato, si sente il bergamotto maturato al sole, equilibrato con una leggera spezia amara e floreale, prima di concludersi con un finale di lunga durata. Le bucce essiccate del bergamotto di Calabria e il cedro di Sicilia sono infuse in acqua fredda per rilasciare i loro olii essenziali, prima di essere mescolati a uno spirito neutro di grano italiano.


Superalcolici

Jägermeister confezionamento flessibile e completamente automatico La richiesta di bottigliette da 20 millilitri „MiniMeister“ del produttore di liquori di alta qualità Jägermeister è in aumento in tutto il mondo. È cresciuto anche il desiderio di avere una confezione moderna e sostenibile. Con una macchina confezionatrice TLM della Gerhard Schubert GmbH l‘azienda può lavorare lotti di diverse dimensioni con prestazioni di confezionamento più elevate.

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ottiglie piccole, richiesta grande. I „Mini Meister“ della Jägermeister sono sempre più richiesti in tutto il mondo. L‘azienda della Bassa Sassonia, nella regione di Wolfenbüttel è presente con la sua gamma di liquori di alta qualità in oltre 140 paesi. Con il diffondersi delle bottigliette sono arrivate alla Jägermeister anche richieste di nuovi formati da diversi paesi, come p.e. la confezione da 10 per gli USA, per ampliare l‘offerta standard delle confezioni da 9 e da 24. L‘aumento delle vendite del popolare liquore alle erbe ha portato la logistica dello

stabilimento della Mast-Jägermeister SE al limite delle sue capacità. Jägermeister si mise così nel febbraio 2019 alla ricerca di un costruttore che potesse garantire la flessibilità e anche l‘automazione completa con portate più alte. La decisione fu veloce e cadde su una macchina confezionatrice versatile a caricamento dall‘alto, cioè top-loading (TLM) di Gerhard Schubert GmbH.

Automatizzato, efficiente e sostenibile

In stretta collaborazione la Jägermeister e la Schubert hanno sviluppato inoltre una nuova confezione senza plastica. Qui era importante rimanere fedeli all‘immagine tradizionale della marca Jägermeister e allo stesso tempo fare un salto in avanti non solo con la più recente tecnologia robotica, ma anche con un materiale e un formato decisamente più moderni. Così sono stati sviluppati due cartoni completamente nuovi, uno per la vendita e uno per il trasporto, entrambi adatti alla lavorazione meccanica e ai processi di confezionamento automatizzati. Il nuovo cartone per la vendita inoltre offre una grande superficie stampabile per mettere in scena al meglio la marca e rendere il prodotto ben visibile nei negozi.

Il processo di confezionamento robotizzato

Per il confezionamento dei piccoli cartoncini per la vendita è necessario mantenere un‘alta precisione e così, per il suo stabilimento di Kamenz, la Jägermeister si è affidata alla prima macchina TLM flessibile e robotizzata. Il cuore dell‘impianto è costituito dal Transmodul. Durante l‘intero processo, dalla formazione, passando per il caricamento e fino alla chiusura, i cartoni restano fissati sui singoli elementi del Transmodul. E grazie alla perfetta compatibilità dei robot e del Transmodul si riesce a realizzare un confezionamento di altissima qualità con la delicatezza necessaria. L‘impianto TLM della Jägermeister è stato adattato perfettamente al nuovo processo di confezionamento e alle

future necessità, provenienti dalle richieste del mercato. I colli ora raggiungono velocemente la fase di vendita nei bei cartoni wrap-around.

Flessibilità e compattezza uniche

L‘impianto della Jägermeister è composto da quattro telai TLM compatti. Le bottiglie arrivano già riempite, chiuse ed etichettate con il giusto orientamento nel pre-raggruppamento dell‘impianto. Qui un robot F2 le sposta in una catena di raggruppamento. Dopo il raggruppamento nella formazione desiderata un altro robot F2 inserisce i gruppi di bottiglie in uno dei cartoni per la vendita che sono stati formati in precedenza. Successivamente si controlla che i cartoni siano riempiti completamente, poi vengono incollati e chiusi. Nelle tre fasi successive i cartoni vengono spostati, pre-raggruppati e confezionati nei cartoni per la spedizione che sono stati formati in precedenza. Qui un robot F2 inserisce nei cartoni per la spedizione gli strati dei cartoncini per la vendita pre-raggruppati. Un altro robot F2 li chiude e li deposita sul nastro di uscita.

Una tecnica moderna dall‘aspetto gradevole

L‘impianto TLM può essere adattato velocemente e con semplicità alle diverse dimensioni delle confezioni, offrendo così una flessibilità e una compattezza unica a questo alto livello di performarce. Nello stabilimento di Kamenz si tengono regolarmente delle visite guidate e per questo l‘impianto è stato verniciato nei tipici colori della Jägermeister, in modo da specchiare l‘immagine della marca del liquore alle erbe.

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SpotLight Due to the closure of pubs and restaurants, the spirits consumption has declined in numbers. Nevertheless, the sector has been able to react and prove that it is equally capable of facing a situation like this. Now it is ready to restart and return to express the immense economic, social and cultural value that distinguishes it.

SPIRITS premium, local and high-quality

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lcohol consumption has decreased in most markets during the pandemic, except for in the US and Canada, according to new research by IWSR Drinks Market Analysis. The data showed beverage alcohol consumption volumes during the pandemic are set to fall 8% in 2020, but better than expected. Volume consumption of spirits is projected to be down -7,2% in 2020, however is set to recover in full by 2022. Canadian and US whiskey are the only categories to grow in volume consumption in 2020. Though volume losses in several markets, including Russia, Australia, Japan and Germany will be under -5%, only the US and Canada are expected to buck the trend, with consumption volumes forecast to rise by more than 2% in each country. In total, beverage alcohol across the 19 countries is expected to decline by 8%, with GTR volumes forecast to plummet 68% in 2020. The main reason for the decline in volume consumption is reduced purchasing in the on-trade. Some countries, such as Australia, were able to offset on-trade closures better than others as the alcohol market is skewed more towards the off-trade. Brasil and Japan have proved remarkably resilient and

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are expected to recover to pre-pandemic volume consumption levels in 2021. Other regions, such as Spain, will have felt the effects of lockdown measures more severely. In Spain, approximately 70% of alcohol consumption takes place in the on-trade. Therefore, total beverage alcohol is forecast to be down by 16% in 2020.

Global Trends 2020

According to the newly released IWSR Global Trends 2020 Report, analysts assess the impact that Covid-19 will have on these macro trends in the short, medium and long term, and across key global markets. Here, IWSR highlights three of the macro trends. • Sophistication and Premiumization The search for authenticity and status is enabled by consumer knowledge and spending power. Premium-and-above spirits are forecast to increase their global volume market share to 13% by 2024 as consumers continue to favor quality over quantity, including cocktails and high-end sipping spirits. By value, China is the

world’s largest premium-and-above market for wine and spirits, although, by volume, the US trails it closely. In both countries, premiumand-above brands are forecast to increase their volume market share by approximately one percentage point between 2019 and 2024, as the premiumization trend continues to influence market developments. • Evolving Traditions Generational shifts in consumer behavior is encouraged by globalization or emerging as a reaction against it. Local products and experiences – accelerated by travel restrictions and closed borders during the pandemic – will continue to gain popularity as consumers rally behind symbolic and job-sustaining producers. Adapting to bar and restaurant outdoor dining restrictions and closures has forced consumers – especially among younger LDA generations – to form new drinking habits that will likely persist into the future, with portable/convenient beverages such as canned wine and RTDs well-poised for this. Spirits categories that are expected to continue to ride the globalization trend include premium-and-above tequila (which has grown 15% year-on-year between 2015-2019), and spirit aperitifs (which after the Covid-19 slump, due to on-trade closures, should return to healthy growth by 2021, with volumes increasing by almost 16% from 2019 levels). • Health and Ethical Consumption Increasing focus on personal health and wellness, and the impact of choices on the environment and society at large will affect consumption. Health-conscious drinkers generally adopt a policy of moderation, cutting back in volume or reducing occasions. These consumers are likely to trade up to a higher-quality drink or one they perceive as healthier when they do choose to drink. Regular drinking occasions are also changing, thanks to the growing profile of better low- and no-alcohol alternatives. In the top countries for low- and no-alcohol products, no-alcohol beer is set to grow its share of the beer category to 4.45% by 2024, as sober and moderating consumers embrace newly improved products across a wide range of occasions. Broad consumer-and state-led shifts toward health and/or sustainability are likely to continue in the wake of the Covid-19 pandemic. This will have implications for the whole beverage alcohol industry, from production and packaging to distribution and administration. Source: IWSR

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THE PACKAGING SYSTEM THE PACKAGING SYSTEM

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©AdobeStock / User: razoomanetu

SpotLight The market for rum has grown vigorously in recent years both worldwide and in Germany with the premium price segment, in particular, expanding steadily. The variety of spirits is also a major factor in rum’s success.

THE RUM MARKET has a strong potential

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who has insight into international markets thanks to his association with the world’s leading rum brand.

Aged varieties are popular in the rum market

“The premiumization of rum is already more advanced” in other countries, says Simoons. One can therefore conclude that the trend will continue in Germany, as well. He expects the strongest growth to be in aged rums such as Bacardi specialties Añejo Cuatro (4 years) or Gran Reserva Diez (10 years), which was launched last year.

Bacardi specialties Añejo Cuatro

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lobally, rum is one of the winners of the spirits market. According to international market research data from 2019, in the retail and restaurant sector, more than 14 billion euros in revenue was generated with just over one billion liters. In 2010, that figure was just under 11 billion euros. The upward trend continues with experts estimating that the curve will continue to rise steadily in the coming years. According to IRI market research, sales in the overall product group stagnated in the past year (–0.8 percent) with just a slight increase in value of 1.2 percent to the current 526.5 million euros (grocery retail incl. discount, GAM, C&C and drugstores). As is often the case, however, the premium segment offers good news with signs pointing to growth in Germany. Rum sold at a price point of more than 15 euros and grew by more than 16 percent to 59.4 million euros. Major manufacturers and importers confirm this positive development. “Even though this segment is still small, it is growing quickly, both in on-trade and off-trade segments,” says Tjalling Simoons, marketing director for Germany, Austria and Switzerland (DACH) at Bacardi. The potential for premium qualities is therefore “immense”, emphasizes Simoons,

According to surveys by the London-based market research institute IWSR, India, the U.S. and the Philippines hold the top international positions in the rum market based on sales figures. Cuba and France are in fourth and fifth place, and Germany holds sixth place. Pernod Ricard Germany also has a very good outlook for the category. A company spokesman points out, “The trend in craft beverages is sweeping the rum category, too”. This can be seen in the “significant growth of the ultra premium segment in an overall stagnating market”. The Havana Club Quality 7 Años and the handcrafted Pacto Navio are among the rums from Pernod Ricard sharing in the positive development. Referring to the upward trend of the premium category in the rum market, “The less-butbetter principle is in full swing here,” says an enthusiastic Markus Hotze, president of Eggers & Franke. With brands such as Mount Gay, Flor de Caña and The Kraken spiced rum, Hotze believes that the company is “well positioned to take advantage of the opportunities in the market.” With “a wonderful momentum” apparent among high-quality rums starting at 16 euros, the Bremen import company and distributor of premium spirits sees “yet more great potential for development”.


Spirits The right rum for every taste

Its wide variety is one major success factor for rum, explains Tina Ingwersen-Matthiesen, president of Borco-Marken-Import. She points out that given its different regions of origin and range of varieties and taste profiles, rum is so appealing because it is the right beverage for every taste and occasion. Consumers first have to become familiar with these taste experiences, like Ron Vacilón’s luxury range, which is available in 15, 18 and 25 Años varieties, for example. Borco educates consumers about the rum’s varieties through tasting sessions and food pairings, which “are playing an increasingly important role.” Tasting sessions in connection with fine chocolate are just one example. Despite the growing demand for premium products, the strongest category in the full-range retail grocery segment is still the medium-price segment, as Jan Rock, spokesman for Henkell Freixenet, points out. However, the trend towards premium is evident here, as well. He explains, “Due to its complexity and multi-dimensional taste and qualities, rum is becoming more and more appealing to end consumers.” Rock says, “Here, too, we are noticing

A bit of the Caribbean in Germany

©unsplash / User: Jennifer Schmidt

that the end consumer is increasingly demanding a larger product selection in order to cover many different occasions.”

To share in the positive market development, Henkell Freixenet, based in Wiesbaden and the market leader in the traditional German rum segment, is continuing to promote its Pott rum more heavily than rum from overseas. Pott is a blend of rum from Jamaica and La Réunion. “Thanks to this lineage, we are able to offer every Pott enthusiast a bit of the Caribbean in Germany,” explains the company spokesman. While the brand used to be known more as an ingredient in warm winter beverages or baked goods, it is now increasingly popular for cocktails. Incidentally, rum holds an impressive position in a ranking of the major spirit categories. Along with clear spirits, liqueurs, brandy/cognac and whiskey, it is one of the top 5 segments in Germany. For a global comparison, the German market is in sixth place. Source: drinktec blog (drinktec Messe München – 4-8 October 2021)

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SpotLight With the world’s first AI gin and the first whisky blended by a machine, we asked what artificial intelligence can bring to beverage production – and what it can’t.

ARTIFICIAL INTELLIGENCE in gin production

F

ull speed into the future. Whereas last year there was talk of digitalisation in nearly every conceivable area of our lives, the buzzword now is artificial intelligence. Artificial intelligence (AI) describes the process by which a computer makes independent decisions – based on the knowledge used in training the

computer. This, in turn, is known as machine learning. And that’s another buzzword. In fact, humanity is still in its infancy when it comes to the development of artificial intelligence. All you have to do is listen to IT visionaries to find out what – theoretically – will be possible in the future. Currently, we all use a form of ar-

tificial intelligence when we use Google Search. Search engines are forms of AI. Other functions that rely on AI include Google Translate, and the face recognition feature on Facebook and Siri. AI is also used in medicine, computer games and autonomous weapons – AI is terribly versatile. But AI has nothing to do with soft drinks, beer, schnapps or wine. Not so far, at least.

AI enters the spirits industry

For the world’s first AI gin, an algorithm selected the botanicals to use // © Circumstance Distillery

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In 2019, artificial intelligence experienced two firsts in the spirits industry. First, Swedish whisky maker Mackmyra introduced ‘Intelligens’, an elegant, golden Swedish single malt whisky. For this whisky, Mackmyra’s master blender Angela D’Orazio worked closely with tech giant Microsoft and also Fourkind, a Finnish IT company focusing on machine learning. A short time after that, Monker’s Garkel, the first AI-created gin, came onto the market. The Circumstance distillery in Bristol joined forces with creative agency Tiny Giant and digital consultancy firm Rewrite Digital to produce a gin. The fruit of this collaboration combines coriander, raspberry leaves, angelica, gooseberry, prune, mandarin and orange peel, marigold and, of course, juniper. These are the botanicals that the AI believes make the best gin. We spoke to the people behind these two projects.


Spirits What drives a master blender and a distiller to leave their own work to a computer programme? How does that even work? And above all, what does this mean for the future of the spirits industry, and possibly the entire beverages industry? Will smart machines in the future brew and distil whatever we like to drink? Spoiler: no, they won’t. At least not in the foreseeable future. Artificial intelligence will not be taking over large parts of beverage production (at least not for the time being), but there are some approaches hidden here that could be useful. Anyway, it’s bad to close your eyes to the future for too long; it’s worthwhile to at least not categorically rule out the use of artificial intelligence in distilleries or breweries. Plus, it’s good for a successful PR stunt.

Monker’s Garkel: the AI gin

Liam Hirt, founder of Circumstance Distillery in Bristol, UK, launched Monker’s Garkel in autumn 2019 – the world’s first gin made with the help of artificial intelligence. Mr Hirt, how did you come to bring gin and AI together? As far as gin is concerned, I’m self-taught. Before founding Circumstance distillery, I was distilling in my cellar as a hobby. That was in my previous life, when I was a cardiologist. One of my last research projects was related to machine learning in medical research. Somehow the crossover came from that. As we shifted our focus as a distillery increasingly towards gin, conducting a lot of recipe development on behalf of customers, the idea came to me to use an AI to speed up the creative process. You’ll have to explain a bit more about how exactly that works. The AI helps with quickly and accurately selecting various botanicals. We work with a so-called recurrent neural network. This basically works like the neurons in the human brain. Except the machine can’t smell or taste, so how can it tell which botanicals are good? We have taught the machine many things. There is a large database in a recurrent neural network. We have stored thousands of possible ingredients and described the individual botanicals. When we ask the AI to write a recipe, it selects botanicals from this database based on the information stored within it and then it makes a recipe suggestion. We, as human experts, read this suggestion and respond with a ‘yes’ or ‘no’. If we say ‘no’, the AI tries again, but it remembers what we said – what

didn’t work – when making the next suggestion. Then we make a decision on its next suggestion. The machine learns with every recipe rejection. That sounds like a lot of effort and not really an acceleration of the creative process. It all happened within two months. The most laborious part was the creation of the database. Now that the machine is trained, it only suggests useful recipes. We had it write five recipes, and we produced samples of the best three of these – the resulting gins were all good. Does that mean that, from now on, the AI will always write your new gin recipes? No! We only used the AI for producing Monker’s Garkel, and haven’t used it since. We don’t have any concrete plans for using it. Nevertheless, the potential isn’t to be scoffed at: the way we used artificial intelligence in our distillery, for product development, as a creative member of our team, was very useful. In brainstorming sessions, the AI can provide valuable input with interesting ideas. But of course, in the end, the actual production of a successful new product only works with real people.

The master blender and the AI whisky

Angela D’Orazio, master blender at Swedish whisky-maker Mackmyra, teamed up with AI experts from Microsoft and the Finnish machine learning company Fourkind in the spring of 2019 to create a whisky using a computer programme – the first ever AI whisky. Ms Orazio, please tell us a little about yourself. I’ve been working in the whisky industry for 27 years, and specifically as a whisky blender since 2005. It is a marvellous and very creative job. You can use all your senses. I also have to have an overview of the whole distillery, knowing every single cask at all times. There’s a lot of planning work involved in keeping everything organised,

knowing exactly when each whisky will be however old, and so on. So, your job requires experience, creativity and all your senses – skills that I would assume a machine would never have. That’s right. We had to feed the machine with data first. For months, we fed the computer programme with a number of parameters: barrel types, age of the whiskies inside, finishes, different types of distillation. As a Swedish company, we are not as bound by tradition as our Scottish colleagues, so we can be very creative in making whisky. We sometimes work with Swedish oak, sometimes with American oak, sometimes with our own yeasts, etc. We also entered reviews and prices into the programme, as well as all the opinions people had about our whiskies. So, the machine has developed taste, so to speak? Exactly. But isn’t a whisky going to be automatically more mainstream if the AI’s taste is based on what has already proven to be particularly popular? Well, the AI only makes suggestions. There has to be a person there, as mentor and supervisor. The person makes the decisions, not the AI. The machine can process questions, but at the end of the day it is a tool used by the person who controls it. So, my experience and my senses were important throughout the process. The AI was my tool, my assistant. So, honestly, does it bring a great benefit? I can only speculate here, but I suppose if I were to use this programme regularly – which I don’t – and someone could predefine the parameters that are important to me, then the AI would probably be able to provide reliable help to me and speed up the process of creating a new product. Source: Brau Beviale

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Mercato

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ove italiani su 10 hanno acquistato birra nel mese di ottobre, attestandone il ruolo di bevanda principalmente da pasto, sempre più versatile e adatta a una molteplicità di occasioni di consumo. Sono queste le principali evidenze della seconda edizione del Centro Informazione Birra, la fotografia trimestrale del mondo birra targata AssoBirra che ha come obiettivo quello di offrire una panoramica aggiornata e completa del settore birrario italiano attraverso l’ascolto di più voci: quella degli italiani, dei brand, della filiera e di AssoBirra, in collaborazione con la società di ricerche BVA Doxa.

Verso il “next normal”

In casa o fuori casa, alla birra non si rinuncia. A dirlo è l’indagine di BVA Doxa per As-

Il legame indissolubile tra gli italiani e la birra al centro dell’indagine di BVA Doxa per la seconda edizione del Centro Informazione Birra - CIB di AssoBirra. Dallo studio emerge, infatti, che in epoca Covid-19 questo legame si rafforza nonostante il drastico cambiamento delle abitudini di consumo.

BIRRA una costante nel carrello degli italiani soBirra, appunto. E, seppur l’abbinamento con la pizza vada per la maggiore (è così per il 94% degli intervistati), la “bionda” più amata è sempre più al centro anche di degustazioni in abbinamento a cibi come formaggi (69%), aperitivi prima di pranzo o cena (66%) o in accompagnamento a piatti tra i più diversi della cucina mediterranea (66%). Non solo. Ancora una volta, la birra si conferma sinonimo di convivialità. Infatti, più di 8 italiani su 10 non hanno dubbi: la birra è adatta a qualsiasi occasione (86%) e favorisce la socializzazione (86%). Il gusto rimane il principale driver di scelta (38%) in particolare per la metà dei giovani dai 25 ai 34 anni (48%), seguito dal legame della birra con la tradizione (22%) e dalla connessione che ha con il territorio (16%).

I canali di acquisto

La birra si compra prevalentemente al supermercato. La GDO, infatti, si conferma il canale elettivo per gli italiani che ritengono importante vedere fisicamente il prodotto prima di comprarlo. A maggior ragione alla luce delle ultime restrizioni sulla chiusura

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anticipata o totale dei punti di consumo out of home, a seconda del colore della zona così come stabilito dall’ultimo DPCM del 3 novembre.

Di fronte allo scaffale, crescono consapevolezza e attenzione nella scelta: la metà degli intervistati sceglie la birra in base al colore (55%), alla provenienza (47%), alle caratteristiche (37%) e allo stile (30%). In uno scenario in cui il ricorso al digitale si fa sempre più forte anche alla luce dell’evoluzione della crisi sanitaria, cresce il numero di italiani che acquistano birra online (19%): di questi, 1 su 4 dichiara di aver iniziato ad utilizzare il canale e-commerce proprio durante il primo lockdown. Tra i vantaggi dell’acquisto in rete, la possibilità di informarsi più approfonditamente (69%) e di lasciarsi ispirare da più varietà di birra presenti nelle vetrine virtuali (43%).

Parola alla filiera

A dispetto dell’amore degli italiani per la birra, l’intera filiera sta subendo un contraccolpo pesantissimo a causa della crisi sanitaria da Covid-19 in corso. Tanto più che le recenti restrizioni decise a livello nazionale e territoriale hanno di fatto azzerato (o quasi) le possibilità di consumo fuori casa. Mettendo seriamente a rischio gli oltre 5,7 miliardi di euro di valore con-


Birra deLab, quindi, anche il mercato della birra nella distribuzione nel comparto Ho.Re. Ca. potrebbe sprofondare del 45%. Se poi il lockdown dovesse diventare nazionale, il tracollo sarebbe totale”. E sull’importanza di un’azione congiunta di sistema, Di Marino non ha dubbi: “La ripartenza non sarà semplice: occorrono piani di rilancio eccezionali e interventi strutturali. In altre parole: un grande sforzo collettivo, con le istituzioni in prima linea. Come Italgrob, auspichiamo un coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, anche perché soltanto con piani e progetti comuni potremmo intercettare le risorse del Recovery Fund e indirizzarle laddove servono realmente. Ad esempio, condividiamo pienamente il lavoro portato avanti da AssoBirra per richiedere una riduzione delle accise sulla birra: siamo convinti che potrebbe senz’altro essere uno degli strumenti da mettere in campo per sostenere il canale Ho.Re.Ca. e incentivare, al contempo, anche il consumatore finale”, conclude.

L’impegno di Assobirra

diviso generato dalla birra e che sono da ricondursi all’Ho.Re.Ca., su un totale di 8 miliardi di euro al 2018. Sul piatto anche 144.000 posti di lavoro da proteggere. Ma non c’è solo l’Ho.Re.Ca. a soffrire, lo fa anche l’intera rete distributiva; una categoria fondamentale che svolge un compito decisivo per la filiera agroalimentare italiana. E per questo è assolutamente da proteggere. “L’allentamento delle misure imposte dall’emergenza Covid-19 in estate sembrava aver regalato una boccata d’ossigeno al settore, ma non è stato così per tutti. I distributori, ad esempio, hanno continuato ad accumulare perdite nelle grandi città”, afferma Dino Di Marino, Direttore Generale di Italgrob, tra le pagine del Centro Informazione Birra. E prosegue: “Temo che la seconda ondata andrà a debilitare del tutto il sistema Ho.Re.Ca. Un’analisi di TradeLab che prende in considerazione questo secondo semi lockdown con l’Italia divisa in fasce, stima una perdita del mercato Ho.Re. Ca. di circa 35 miliardi. In questo scenario, la birra gioca un ruolo vitale perché per i distributori del beverage vale circa il 40% del fatturato. Parafrasando il dato di Tra-

E a proposito di AssoBirra, vale la pena sottolineare le richieste avanzate alle istituzioni e volte a proteggere l’intera filiera. Misure che devono muoversi su due principali direttive: una riduzione delle accise da un lato già a partire dal 2021, e un sostegno immediato

al canale Ho.Re.Ca. dall’altro.“I risultati della ricerca condotta da BVA Doxa in occasione della seconda edizione del Centro Informazione Birra testimoniano, ancora una volta, il solido legame tra gli italiani e la birra che, anche a fronte di un mutamento continuo e significativo delle abitudini di consumo, non cambia e anzi si rafforza”, afferma Andrea Bagnolini, Direttore Generale di AssoBirra. E continua: “Non a caso, negli anni, la birra ha assunto un ruolo sempre più di rilievo nel panorama del beverage italiano e così anche nell’economia nazionale. Oggi, però, questo immenso patrimonio è messo a repentaglio dall’emergenza Covid-19 che sta minando la sopravvivenza di migliaia di realtà e posti di lavoro. Per questo, occorre agire in maniera immediata con iniziative che siano di supporto concreto per fronteggiare in tempi rapidi la situazione di crisi che stiamo attraversando. Come AssoBirra, stiamo promuovendo già da diversi mesi un forte confronto con tutta la filiera e le associazioni di categoria del comparto beverage. E, nel dettaglio, chiediamo un intervento strutturale di riduzione delle accise che possa assicurare una boccata d’ossigeno a produttori, distributori, pubblici esercizi e persino consumatori. Oltre a interventi straordinari specifici ed immediati per il canale Ho.Re.Ca.”.

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Mercato Crescono i volumi di spumanti e vini a denominazione d’origine, ma anche del vino comune. Aumentano le vendite di vino online. Cosa rimarrà in futuro di questi cambiamenti?

VINI E SPUMANTI un anno all’insegna della crescita

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econdo la ricerca IRI per Vinitaly sui primi 10 mesi del 2020, le vendite di vino nella Grande Distribuzione aumentano nel 2020 del 6,9% a valore e del 5,3% a volume rispetto all’anno precedente (dati aggiornati all’8 novembre 2020). La crescita, sospinta dalle vendite eccezionali nel trimestre primaverile del lockdown e dalle chiusure di bar, ristoranti e affini, si è tradotta in una buona performance degli spumanti, dei vini doc e una discreta progressione dei vini da tavola. Vanno

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sottolineati gli aumenti dei vini di categoria medio/alta con la crescita del 13,6% nella fascia di prezzo tra 7 e 10 euro e dell’8,7% nella fascia di prezzo tra 5 e 7 euro. Gli spumanti aumentano del 10,4%, nonostante il crollo nel mese di aprile. Crescono il vino comune del 4,2% a volume, e il vino a marchio delle insegne distributive (MDD) che aumenta, a valore, dell’8,7% nel comparto vino e del 10,8% nel comparto spumante. I vini biologici, una categoria di nicchia nella Grande distribuzio-

ne, mantengono la stessa crescita del 2019: +12,5%, a volume. L’analisi di IRI evidenzia come lo sviluppo del mercato del vino nella GDO si realizzi in un contesto di aumento dei prezzi (+1,4%) e di calo delle promozioni (-3%). L’elemento determinante è stato l’andamento della pandemia. Dopo la stabilizzazione del periodo estivo, le vendite di vino hanno ripreso a correre in coincidenza della seconda ondata: +2,8% in ottobre e +6,7% nelle prime due settimane di novembre.


Vini e spumanti

Le nuove abitudini d’acquisto

I numeri possono aiutare a interpretare le nuove abitudini di acquisto dei consumatori. Le stelle polari sono: salutismo, qualità, gratificazione e sostenibilità, ma anche la convenienza. Aumentano i vini di qualità a denominazione d’origine, ma nel contempo anche il vino comune da tavola, dunque una forchetta che privilegia fasce alte e basse. Infine, nei primi 10 mesi del 2020 sono aumentate del 122% le vendite di vino online e del 200% quelle dei grocery di piccole dimensioni. “Cosa rimarrà in futuro di questi cambiamenti?”, si è chiesto Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI. “In estate abbiamo registrato un ritorno dei consumatori alle consuete abitudini di acquisto. Ma il 2021 non potrà essere uguale al 2020. Certamente non potrà toccare gli stessi picchi di vendita, ma vedrà anche tanti consumatori fidelizzati agli acquisti da casa e agli acquisti online come pure alle piccole superfici di vendita ‘di prossimità’. Bisognerà saper decodificare i diversi segnali trasmessi dagli shopper”.

La voce della GDO

“In Conad crescono a doppia cifra vini di qualità (Igp, Doc, Docg) mentre il vino comune ha arrestato la flessione degli anni passati”, ha detto Alessandra Corsi, Direttore marketing dell’offerta e MDD di Conad. “Nel campo degli spumanti è interessante notare la crescita della spumantizzazione di vini tipici del territorio. Stiamo lavorando per creare, nei nostri punti vendita, enoteche di concezione innovativa, che integreranno fisico e digitale”. Anche la Coop è impegnata a migliorare informazione e comunicazione nelle vendite del vino. “Stiamo formando figure professionali in grado di consigliare i consumatori sui vini in offerta e sull’abbinamento cibo vino, quando possibile impieghiamo anche sommeliers”, ha riferito Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre, Bevande Alcoliche di Coop Italia. “I consumatori amano le promozioni, ma va detto che una promozionalità sana guida il consumo consapevole, quella eccessiva invece fidelizza all’occasione ma non al prodotto”. Il canale della Grande distribuzione nel 2020 si conferma come il maggiore in Italia, con prospettive di crescita: “L’emergenza della pandemia ha incrementato l’attenzione nei

confronti della Gdo da parte di quelle cantine che storicamente erano presenti solo nel canale Ho.Re.Ca.”, ha sottolineato Gianmaria Polti, Responsabile Beverage di Carrefour Italia. “Puntiamo a creare forti sinergie a livello locale, con un’attenzione particolare alle realtà dei fornitori regionali italiani”. I rappresentanti delle insegne hanno evidenziato la crescita dei vini a marchio del

distributore (MDD): “Per questi vini prevediamo una chiusura a fine anno con crescita a doppia cifra rispetto al 2019”, ha dichiarato Fabio Sordi, Direttore commerciale del Gruppo Selex, “con aumenti rilevanti nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. Registriamo anche l’aumento delle vendite del vino on line, con 2.492 referenze in offerta”. In rappresentanza di Federvini, Mirko Baggio (Responsabile vendite canale GDO Italia di Villa Sandi) ha dichiarato: “La sfida del futuro per le cantine sarà quella di differenziarsi, per andare incontro ai cambiamenti richiesti dal mercato. Villa Sandi ha saputo differenziarsi negli anni costruendo una proposta con marchi diversi e tipologie di prodotto diverse per affrontare una pluralità di mercati: off trade – on trade - on line, sia in Italia che nel mondo”. Enrico Gobino, rappresentante di Unione Italiana Vini (Marketing Director del Gruppo Mondodelvino Spa), ha invitato a studiare attentamente i comportamenti dei consumatori: “Il modo di consumare si adatta alle limitazioni del momento, l’unica cosa alla quale non ci si può adattare è la diminuzione del potere d’acquisto. Nel nuovo contesto la GDO può operare come elemento virtuoso nel mercato del vino, creando una catena di valore. Le cantine devono disporre di una distribuzione multicanale: non esistono canali di serie A e di serie B”.

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Mercato

L’

emergenza sanitaria Covid-19 e le conseguenti misure adottate rischiano di mettere in ginocchio il settore della distribuzione automatica che in Italia si compone di 3.000 aziende e circa 30.000 lavoratori (a cui si aggiunge un indotto di altri 12.000). Secondo CONFIDA, Associazione Italiana Distribuzione Automatica, il comparto è arrivato a perdere, ad aprile, anche il 70% del fatturato e, dopo una breve ripresa, a partire da ottobre sta di nuovo crollando a picco. A pesare sulle condizioni del settore è il forte calo delle consumazioni (-33,79% la perdita progressiva dei primi sei mesi, con stime ancora più gravi per il periodo della prima ondata di Covid-19) nei luoghi dove il vending è più forte e la mancanza di aiuti dallo Stato che non ha incluso il settore nel cosiddetto DL Ristori Bis.

CONFIDA, Associazione Italiana Distribuzione Automatica, punta i riflettori sulla situazione critica che il settore del vending sta attraversando a causa del calo delle vendite dovuto a smart working e didattica a distanza. Per uscire dalla crisi è necessaria l’adozione di misure a sostegno del settore.

CRITICITÀ E SFIDE per il settore del vending Il calo delle vendite

Nei primi sei mesi dell’anno, secondo i dati CONFIDA elaborati da Ipsos, le principali categorie di consumazione del vending hanno subito un forte calo: rispetto allo stesso periodo del 2019 sono stati venduti il 27,51% in meno di caffè e il 42,98% in meno di bottigliette d’acqua. Consumi quasi dimezzati (-46,52%) per gli snack salati come patatine, taralli, cracker e schiacciatine, e netta diminuzione delle vendite (-38,61%) anche per quelli dolci come biscotti, brioches e merendine. “I DPCM emanati da ottobre in poi – commenta Massimo Trapletti, presidente di CONFIDA – non vietano l’operatività delle vending machine. Tuttavia, introducono lo smart working per la Pubblica Amministrazione e gli uffici privati, la didattica a distanza per scuole e università, vietano le visite dei parenti negli ospedali e nelle strutture sanitarie, ecc. Così facendo, I distributori automatici, anche se accesi, non vengono utilizzati perché non c’è il passaggio dei consumatori. Il risultato è perdite ingenti per i gestori del servizio”.

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Le misure necessarie

A questa situazione si aggiungono i canoni concessori e demaniali che le imprese devono pagare per installare i distributori automatici nel settore pubblico (anche se le macchine sono ferme) e alcune iniziative ministeriali che rischiano di deprimere ancor più i consumi. Il Ministero dell’Ambiente ha, per esempio, redatto una prima versione di CAM (Criteri Ambientali Minimi), delle linee guida che condizioneranno gli acquisti del servizio di somministrazione di alimenti e bevande tra-

mite distributori automatici: i criteri indicati nella prima bozza ministeriale rischiano di rendere impossibile il servizio del vending in tutta la Pubblica Amministrazione. “CONFIDA – dichiara Massimo Trapletti – a nome delle aziende del settore della distribuzione automatica chiede che il Governo si impegni a prendere misure a favore del comparto come la cassa integrazione covid19 in deroga giornaliera, l’inserimento del settore tra quelli sostenuti dai DL Ristori, il credito d’imposta al 70% dell’importo dei canoni concessori per l’anno 2020-2021, la messa in campo di contributi a fondo perduto per investimenti in innovazione, digitale e sostenibilità, e infine – conclude Trapletti – la riduzione dell’aliquota IVA del vending dal 10% al 4% per il 2021”. Senza queste misure, si aggraverebbe la già critica situazione di un settore in cui l’Italia è leader a livello internazionale. L’Italia, infatti, è prima in Europa per numero di vending machine installate (oltre 820 mila), seguito da Francia (590 mila), Germania (545 mila) e Inghilterra (421 mila). Il settore nel 2019 erogava oltre 6 miliardi di consumazioni l’anno (di cui quasi 5 miliardi nel solo mercato automatico).


Mercato

U

na piccola battuta d’arresto nella corsa che pareva inarrestabile dei costruttori italiani di macchine per packaging: nel 2020, secondo i dati pre-consuntivi di MECS-Centro Studi di Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il confezionamento e l’imballaggio), il fatturato complessivo del settore si attesta a 7.639 milioni di euro, in calo del 5% rispetto al risultato registrato nel 2019. Un dato che di certo non sorprende, alla luce dell’annus horribilis che si sta concludendo: in aggiunta all’emergenza sanitaria, il 2020 ha visto infatti un globale e generalizzato rallentamento dell’economia. Le performance positive di alcuni importanti settori clienti (quali Food & Beverage, Pharma, Home & Personal Care) hanno quindi soltanto mitigato il dato di fine anno.

Secondo i pre-consuntivi di MECS-Centro Studi Ucima, il settore delle macchine per packaging rall e n t a l a s ua cor s a registrando un fatturato 2020 a 7,6 miliardi di euro, in calo del 5% rispetto al 2019. In leggero calo sia il mercato nazionale (-6,8%), sia l’export (-4,5%).

MACCHINE PER PACKAGING il mercato rallenta

Foto di Clint Post da Pixabay

In particolare, il mercato dei costruttori italiani di macchine per il packaging è calato del 6,8% in Italia, per un valore assoluto

di 1.574 milioni di euro. L’export, storico punto di forza del settore, ha contribuito complessivamente per 6.065 milioni di

euro, flettendo comunque del 4,5% rispetto all’esercizio precedente. “Ci aspettavamo questo rallentamento – commenta Matteo Gentili, presidente di Ucima – ma il nostro settore resta robusto e guarda al futuro con fiducia. L’emergenza Covid non ci ha colto impreparati: abbiamo anzi dimostrato la nostra forza anche nelle difficoltà. Grazie alle nostre tecnologie 4.0, che consentono il controllo in remoto degli impianti, il collaudo e l’assistenza a distanza, siamo sempre rimasti vicini ai nostri clienti in tutto il mondo. Nel 2021 contiamo di tornare a crescere, ma occorre prudenza. Siamo consapevoli che i nostri competitor sono quanto mai agguerriti e che, a causa della pandemia, l’incertezza in molti mercati regna ancora sovrana”. A proposito di investimenti in nuove tecnologie, sarà importante l’avvio del Piano Nazionale Transizione 4.0, un investimento del Governo italiano di circa 24 miliardi di euro. Ucima giudica con favore una misura che vede il potenziamento di tutte le aliquote di detrazione e un importante anticipo dei tempi di fruizione. Fonte: UCIMA

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Dossier

L

a seconda edizione dell’Osservatorio Intralogistica vuole fornire una panoramica più estesa dell’intero settore sia al fine di descriverne le principali tendenze in atto che per un riscontro puntuale sull’anno trascorso. Proprio le vicende che hanno caratterizzato il 2020 hanno messo in luce il ruolo centrale dei magazzini, in particolare l’intralogistica diventa il fulcro che ha garantito la continuità delle forniture sia destinate alle famiglie sottoposte al lockdown sia a tutte le realtà impegnate nel sostentamento di unità critiche per la sicurezza sociale, come gli ospedali, le case di cura e le varie unità delle forze dell’ordine. L’impatto è stato forte anche per la sua imprevedibilità, ma ha contribuito a definire gli aspetti necessari a gestire sistemi logistici flessibili. Con un evento interamente digitale, martedì 24 novembre si è conclusa la seconda edizione dell’Osservatorio Intralogistica, il progetto voluto

Nell’anno del Covid-19 l’intralogistica ha svolto un ruolo chiave nel garantire la continuità delle forniture. L’Osservatorio Intralogistica 2020 descrive un settore resiliente, che ha saputo adattarsi in tempi brevi alle nuove sfide che si sono presentate, grazie anche a magazzini sempre più digitali e automatizzati.

INTRALOGISTICA presente e futuro e lanciato da Intralogistica Italia nel 2019 come strumento di indagine sul mercato dell’intralogistica. Grazie alla nuova piattaforma digitale realizzata da Hannover Fairs International GmbH, gli utenti collegati hanno potuto seguire in diretta la presentazione della nuova ricerca e fare business con le aziende spon-

sor all’interno dei loro spazi espositivi virtuali. “L’Osservatorio Intralogistica è stato l’evento di lancio della nuova piattaforma digitale di Hannover Fairs International GmbH”, così ha commentato Andreas Zuege, General Manager di Hannover Fairs International GmbH. “La gente ha partecipato attivamente, come è stato

confermato dalle tante reazioni sulla chat live e sui social. Devo dire che il format è stato compreso e siamo riusciti mediante ad offrire un nuovo appuntamento ricco di contenuti in attesa di vederci nuovamente ai prossimi eventi di avvicinamento di Intralogistica Italia. Ci auguriamo di persona”. Ulteriori protagonisti di questa prima edizione digitale sono stati il prestigioso Istituto di Ricerca Fraunhofer IML, che ha messo a disposizione il proprio know-how fornendo un respiro internazionale ai lavori di quest’anno e le aziende Conad-CIA ed Electrolux, che sono intervenute nel dibattito delle due tavole rotonde in qualità di aziende utilizzatrici di sistemi intralogistici.

Il mercato italiano

“Nel 2020, una parte delle attività dell’Osservatorio ha riguardato la messa a punto di un modello per analizzare quantitativamente il settore dell’intralogistica in Italia. Il test è stato effettuato censendo alcune aziende che operano nel mercato italiano nel settore dell’intralogistica; di queste abbiamo raccolto e analizzato i bilanci e le note integrative del triennio 2016-2018. I risultati ottenuti ci hanno indicato la direzione per approfondire l’analisi e poter raggiungere l’obiettivo

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pochissimi casi si sono rinegoziate le condizioni contrattuali con i fornitori. Diversamente, per chi ha avuto un aumento della domanda, i cambiamenti organizzativi hanno dovuto rispondere all’incremento improvviso degli ordini e la preoccupazione maggiore è stata quella di proteggere adeguatamente il personale. Nel corso degli ultimi 18 mesi le iniziative intraprese per ottenere benefici di produttività o una riduzione dei costi sono state la razionalizzazione delle strutture di magazzino, ritenute essere quelle che apportano maggiori vantaggi, seguite dal potenziamento del software di magazzino o delle soluzioni di stoccaggio.

La domanda di soluzioni di intralogistica

La seconda parte della ricerca condotta da GEA – Consulenti di Direzione e presentata da Hannover Fairs International GmbH è stata costruita sulla base delle risposte al questionario inviato ad aziende fornitrici e utilizzatrici di sistemi intralogistici per indagare la loro propensione agli investimenti futuri. “In questa seconda edizione abbiamo avuto la possibilità di focalizzare meglio non solo i temi dell’intralogistica ma la survey

ha certamente trasferito e ricavato nuovi insight molto più mirati. La seconda novità è che abbiamo fatto in parallelo un dimensionamento del mercato andando a presentare in valori assoluti quanto rappresentano a livello di mercato i singoli comparti dell’intralogistica verso un ulteriore arricchimento e una nuova prospettiva”. Così Tito Zavanella, Managing Director di GEA – Consulenti di Direzione, ha commentato l’esito della survey dell’Osservatorio Intralogistica 2020, da cui sono emersi diversi aspetti interessanti che riguardano ad esempio il concetto di automazione e la sua percezione tra gli operatori del comparto. Durante la recente crisi sanitaria, l’adozione di meccanismi automatizzati nel sistema logistico-produttivo ha dimostrato un’inaspettata resilienza e questo ha portato benefici a quelle imprese che avevano già avviato un percorso di trasformazione in chiave digitale e di semplificazione dei flussi negli anni passati. Al contrario, i sistemi tradizionali hanno avuto maggiori difficoltà ad adattarsi alla situazione di emergenza dell’ultimo periodo e si trovano adesso di fronte all’impossibilità di raggiungere un maggiore recupero in termini di efficienza. Dalle risposte al questionario, la propensione all’investimento in soluzioni di automazione nel prossimo futuro appare più concreta ed interessa tutte le principali aree di investimento. Questo è un dato fortemente positivo se si considera che oltre alla metà degli intervistati (57%) pianifica un orizzonte temporale di adozione di questi sistemi nel medio-corto periodo (6-18 mesi). Tra i temi oggetto della survey 2020 dell’Osservatorio Intralogistica, è stata dedicata particolare attenzione al fenomeno dell’e-commerce, oggi di grande attualità e percepito come compatibile con l’automazione. Il suo potenziale è enorme ma la maggior parte delle imprese sembra adottare un approccio cauto: il motivo di una bassa adozione di soluzioni di automazione sembra tuttavia temporaneo e compatibile con la volontà di acquisire più know-how possibile prima di cominciare ad investire con soluzioni mirate per questo canale.

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Logistica & E-Commerce

prefissato, per una più precisa quantificazione di una parte del mercato dell’intralogistica”. Queste le parole di Massimo Bertolini, Professore di Industrial Systems Engineering presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, il quale ha condotto la nuova analisi insieme a Eleonora Bottani, Professoressa di Industrial Systems Engineering presso l’Università di Parma, con l’obiettivo di costruire un campione di aziende che fosse il più possibile rappresentativo dell’insieme di operatori attivi sul mercato dell’intralogistica italiano. Da parte sua, Eleonora Bottani ha commentato così il lavoro di quest’anno: “Per ciascuno dei gruppi di aziende è stata proposta un’analisi del fatturato complessivamente generato e relativo trend negli ultimi anni, della concentrazione del settore e dei top-player. Sono stati inoltre sviluppati e vengono presentati alcuni indici di bilancio sull’intero gruppo di aziende considerate (circa un centinaio). L’analisi permette di evidenziare che tutti i comparti hanno una tendenza alla crescita del fatturato negli ultimi anni”. Il 56% del campione ha affermato di avere un piano di emergenza in caso di calamità (anche non epidemiologiche) e che la riorganizzazione del magazzino a seguito del lockdown è stata realizzata in un periodo inferiore alla settimana (59%), mentre 27 realtà del campione (30%) hanno impiegato meno di due settimane. Le conseguenze della pandemia hanno portato a un calo della domanda nel 54% dei casi, mentre il 46% ne ha registrato un aumento. Per chi ha avuto una contrazione del mercato le conseguenze sono state un impatto sui livelli di stock a causa della frenata delle vendite e il ricorso a ferie o cassa integrazione per il personale. In

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Dossier

LOGISTICA il Covid-19 accelera l’innovazione

C

ome è emerso dall’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” della School of Management del Politecnico di Milano, la logistica è stata uno dei settori più sollecitati dall’emergenza sanitaria e ha risposto positivamente. Uno dei suoi punti di forza è stata la capacità gestionale dei manager logistici, che hanno saputo prendere decisioni rapide e hanno creato delle task force per gestire efficacemente i flussi. Fondamentale è stato l’apporto dell’outsourcing, che ha consentito un rapido adeguamento della capacità operativa, spostando personale da comparti fermi ad altri con picchi di domanda, e ha aiutato a riconfigurare velocemente il network logistico, aprendo nuovi depositi e spostando grandi quantità di merce. Si sono diffusi anche il trasporto intermodale strada-ferrovia e la condivisione di asset provenienti da altri settori bloccati durante il lockdown. È cresciuta, infine, la consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione dei processi e della visibilità della supply chain. “Il modello della Logistica conto terzi si è rivelato un punto di forza e il Covid-19 sta amplificando gli elementi di cambiamento già in atto”, afferma Elena

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maggiore visibilità reciproca tra committente e fornitore”. L’emergenza ha mostrato alcune fragilità del settore su cui sono necessari investimenti e miglioramenti per rendere il settore più resiliente. Il boom dell’e-commerce e i cambiamenti delle tradizionali tratte di consegna delle merci hanno confermato la necessità di rafforzare la distribuzione locale. La crescita della domanda ha evidenziato anche i limiti riguardo al trasporto intermodale che dovrà essere potenziato. È cresciuta, infine, la consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione dei processi e della visibilità della supply chain.

Durante il lockdown crolla il fatturato delle imprese logistiche, fatta eccezione per e-commerce, food e healthcare. Ma a partire da giugno il settore segna una robusta ripresa, con un +6% dei volumi rispetto allo stesso periodo del 2019. Il Covid cambia le priorità dei manager logistici: resilienza del sistema logistico-produttivo, digitalizzazione, sicurezza e semplificazione dei flussi.

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Tappia, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics. “nella gestione dei magazzini, ad esempio, c’è una maggiore attenzione all’organizzazione dei fornitori di servizi logistici, lo sviluppo di realtà strutturate con competenze HR sempre più sviluppate e la ricerca di una

La risposta del settore alla pandemia

Nel 2020 si attende un calo del 9,3% del mercato della Contract Logistics, a causa della riduzione dell’export e del traffico merci dovute alle restrizioni imposte dall’emergenza Covid, con un fatturato previsto di 77,8 miliardi di euro. La pandemia ha avuto un impatto anche sulle operazioni di fusione e acquisizione nel settore: delle 92 operazioni concluse fra il 2015 e il 2020, che hanno


Logistica & E-Commerce coinvolto fornitori di logistica internazionale (nel 34% dei casi) e nazionale (66%), solo 9 hanno avuto luogo quest’anno, contro le 16 del 2019, ed è calato notevolmente il fatturato delle aziende acquisite, pari a 100 milioni di euro contro i 500 milioni dell’anno precedente. Una forte contrazione che però non è stata omogenea durante l’anno, registrando un crollo dei volumi durante la quarantena per la maggior parte dei settori e dei canali di vendita, eccetto l’e-commerce e i settori Food e Healthcare, e una robusta ripresa a partire da giugno, quando i volumi sono aumentati del 6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le imprese della logistica hanno reagito positivamente all’emergenza, grazie alla capacità dei manager logistici di riconfigurare velocemente le reti di distribuzione e alla condivisione di asset lungo la filiera. Le criticità emerse, come la sicurezza dei lavoratori, la necessità di rafforzare la distribuzione locale per far fronte al boom dell’e-commerce e di potenziare il trasporto intermodale, sono state trasformate nelle priorità su cui intervenire nel 2021, che vedono ai primi posti la maggior flessibilità e resilienza del sistema logistico (per il 62% dei manager), la digitalizzazione dei processi (50%), la sicurezza di tutti gli operatori lungo la filiera (38%) e la semplificazione della gestione dei flussi logistici (27%). Nonostante la pandemia, la spinta all’innovazione nel settore non si è fermata, ma è persino aumentata: sono 501 le startup a livello internazionale che forniscono soluzioni hardware o software per la logistica, nuovi servizi innovativi per quanto riguarda l’area geografica servita, le attività o le tecnologie impiegate, o piattaforme che incrociano domanda e offerta di servizi logistici (+57% rispetto al 2018), per un finanziamento complessivo pari a 9,56 miliardi di dollari (+92%). L’emergenza sanitaria ha interrotto un trend di crescita pluriennale del settore, che nel 2019

aveva raggiunto un fatturato previsto pari a 86 miliardi di euro, +0,8% in termini reali sul 2018, e a 84,8 miliardi nei dodici mesi precedenti, +1,6% rispetto al 2017. La crescita del 2018 è trainata dai grandi operatori, che mostrano un incremento del 3,6%, mentre la redditività cala dal 3,9% al 3,6%. A incidere è anche la spinta della logistica in outsourcing, che raggiunge un valore di 49,3 miliardi di euro (+2,8%) e rappresenta il 42,4% delle attività logistiche in Italia, complessivamente pari a 116,4 miliardi. La Strategic Contract Logistics, cioè l’esternalizzazione di una parte rilevante del processo logistico a un unico fornitore, cresce più del mercato complessivo (+26,2% dal 2009 contro il +16,6% del mercato della Contract Logistics), toccando quota 10,3 miliardi di euro. Nel 2018 sono 89mila le aziende che operano nella logistica conto terzi, in calo dell’8,2%; la maggior parte sono autotrasportatori (68mila, -8,8%), poi gestori di magazzino (4.400), spedizionieri (2.200, -2,5%) e operatori logistici (900, -9,2%); crescono solo i corrieri (+4,4%).

L’agenda 2021

Nel corso degli ultimi mesi, l’attenzione dei manager logistici si è spostata dalla necessità di garantire il servizio, nella fase più acuta

della pandemia, all’analisi delle criticità emerse, dei meccanismi organizzativi da ripensare e alla progettazione di nuove soluzioni. Per il 2021 la priorità sarà lavorare ad azioni mirate a una maggior resilienza del sistema logistico in termini di capacità di adattamento a nuovi contesti, indicata dal 62% del campione analizzato, seguita dall’introduzione di soluzioni per la digitalizzazione dei processi (50%), con particolare attenzione ai Big Data Analytics, per un miglior monitoraggio delle attività aziendali e dei processi di filiera. Cresce anche l’attenzione per la sicurezza dei lavoratori (38%) e per la semplificazione della gestione dei flussi logistici (27%), raggiungibile anche con la revisione e digitalizzazione di alcuni processi.

La trasformazione degli immobili logistici

L’emergenza sta influenzando anche la trasformazione degli immobili logistici, con modalità diverse a seconda della tipologia di magazzino (magazzino di stoccaggio, di fabbrica e di distribuzione, di prossimità con stock o senza stock, fulfilment center in aree urbane). Aumentano la complessità dei network logistici, con il 47% del campione coinvolto nella ricerca che utilizza tutte e quattro le tipologie di magazzino, e la

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Dossier

capillarità, con il 40% che dichiara una crescita dei magazzini di prossimità e dei centri di smistamento. Il Covid-19 spinge lo sviluppo dell’ultimo miglio, si trasformano i magazzini di prossimità e di smistamento e nascono i micro-fulfilment center, dove le operazioni di prelievo sono automatizzate e integrate con il trasporto nell’ultimo miglio, mentre crescono l’esigenza di una strategia omnicanale e l’attenzione alla sostenibilità dei magazzini anche attraverso il ricorso all’automazione. L’Osservatorio ha mappato 2,8 milioni di metri quadrati di magazzini, rilevando che i nuovi immobili logistici sono sempre più vicini a diventare carbon neutral, cioè a zero emissioni di anidride carbonica. La differenza di emissioni fra i magazzini progettati più di dieci anni fa e i nuovi immobili o quelli sottoposti a rinnovamento è risultata pari al 60%.

Le startup logistiche

Le direzioni di sviluppo intraprese dalle startup sono di forte interesse per gli operatori tradizionali: nel perseguire l’innovazione le imprese esistenti seguono diverse strategie, quali l’acquisizione di startup già consolidate, la creazione di una startup propria / lo sviluppo di una soluzione interna oppure il finanziamento di startup non appartenenti al proprio gruppo/organizzazione. Sono 501 le startup logistiche censite a livello internazionale dall’Osservatorio, in crescita del 57% rispetto al 2018, per un finanziamento complessivo pari 9,56 miliardi di dollari, quasi il doppio dell’anno precedente (+92%). Le startup più finanziate sono i fornitori di soluzioni hardware per le attività logistiche (85,

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+174%), con 3,28 miliardi di dollari raccolti (+913%), e i nuovi player della logistica che offrono servizi logistici innovativi in termini di area geografica, attività o tecnologie (160 startup, +45%), con quasi 3 miliardi di investimenti raccolti (+12%). Le più numerose sono le nuove imprese che sviluppano software per la

gestione dei flussi logistici, con 168 startup nel 2020 (+115%), che hanno ricevuto 1,86 miliardi di dollari (+400%). Calano del 10%, invece, sia come numero sia come finanziamenti le piattaforme che incrociano domanda e offerta di servizi logistici (85 startup, 1,42 miliardi di dollari raccolti). Le piattaforme incrociano prevalentemente la domanda e l’offerta di servizi di trasporto e stoccaggio, confrontando le alternative disponibili e selezionando la migliore attraverso algoritmi che analizzano parametri quali il mezzo utilizzato, la distanza dal punto di spedizione, il volume e il peso del collo da trasportare. Stanno esplorando nuovi ambiti applicativi, quali la gestione e movimentazione di container vuoti, il trasporto intermodale, o l’identificazione di aree di sosta per mezzi pesanti. Le nuove frontiere delle startup specializzate in soluzioni hardware riguardano soprattutto i veicoli smart (31 startup) e la robotica di magazzino (21), che insieme rappresentano il 61% delle startup di categoria e hanno ricevuto il 97% dei finanziamenti hardware (3,18 miliardi di dollari). Fonte: Osservatorio Contract Logistics

Il COVID frena l’export di vino La pandemia condiziona il commercio mondiale di vino, ma anche qui l’impatto varia a seconda dei casi. Per l’Italia, che nel 2020 chiuderà il proprio export con un -4,6% a valore (6,1 miliardi di euro) sull’anno precedente, gli effetti saranno complessivamente più leggeri rispetto al trend globale (-10,5%) e ancora di più sul principale player del settore, la Francia, costretta a rinunciare al 17,9% delle proprie esportazioni. Un quadro confortante se si considera l’aumento delle quote di mercato guadagnate dal vigneto Italia; allarmante se si considera l’asimmetria di un dato generale che cela forti ribassi in diverse fasce, a partire dalle piccole imprese ad alto tasso qualitativo. È il flash dell’analisi a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor ‘Focus mercati - consumi e previsioni import 2020’ presentata al wine2wine di Veronafiere. Tengono, e talvolta incrementano, le aziende italiane maggiormente presenti sui canali di vendita della Gdo, spesso imprese di dimensioni medio grandi con numeri importanti. Calano invece, anche oltre il 50%, le medio-piccole orientate sui canali retail e nell’horeca. E gli sparkling, (-5,7%) simbolo del fuori casa e della festa, fanno peggio dei fermi (-4,5%) per la prima volta dopo 11 anni (2009). Il -4,6% a valore per il vino italiano è frutto delle stime previsionali sui principali mercati del commercio mondiale del vino, oltre ai focus realizzati in alcuni tra i principali Paesi buyer analizzati (Usa, Germania, Uk, Cina, Giappone, Russia e Australia). Il Belpaese riuscirà a contenere le perdite e a incrementare sensibilmente le quote di mercato nei suoi 2 principali mercati chiave - gli Stati Uniti (-2% a valore, a 1,7 miliardi di euro) e la Germania (-3%, a 918 miliardi di euro). Fonte: Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor



Trends

I

n a study by the Fraunhofer Institute ISI in Karlsruhe on the fifty trends influencing Europe’s food sector by 2035, approximately fifteen of them are closely connected to sustainability. According to this study, “sustainable production and value chains” save between €280 and €470 billion a year. The Institute also considers “strict waste legislation” to be an influencing factor in the future development of the sector. The waste legislation of the European Union currently demands that manufacturers must intensify recycling and re-use of recycled material for packaging in future. Questions of sustainability are already an integral part of the world of food and beverage manufacturing – with consumers also demanding solutions. According to a study by market research group Mintel, 44% of US-American

Right now, under the effects of the Covid-19 pandemic, hygiene and health shape consumers’ perception and actions. However, sustainable products with resource-friendly production remain important to people, as well.

BEVERAGE PRODUCTION focus on sustainability millennials say that environmentally friendly brands best portray the personal values of their generation. The key players in the industry see two starting points. One is a direct approach: How can the manufacturing of beverages and

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liquid food be made sustainable? The other is an indirect approach: How can the packaging and selling of these products make it as simple as possible for the consumers themselves to regularly protect the environment.

Raw materials as a starting point for sustainability

There are many options for beverage manufacturers who are looking for a starting point to produce environmentally efficient products. The first key: certified raw material. For drinks manufacturing, certifications indicate the sustainable and fair cultivation of basic and raw materials. Manufacturers take part in initiatives such as Fairtrade, the Rainforest Alliance and UTZ, and with the certification of their raw materials they back platforms such as SAI/FSA (Sustainable Agriculture Initiative/Farm Sustainability Assessment). For example, with sustainable and monitored hops, nearly any brewery can take their first step as early as the raw material procurement stage. Suppliers of flavors and ingredients also have certified products in their portfolio that, in the case of NFC products (not from concentrate) for example, guarantee a natural and pristine taste experience. Shifts in the supply chain are also an unmistakable sign that sustainability solutions close to manufacturing – and, with them, reductions in CO2 – are on the rise in the beverage industry, allowing for less transport along with more


environmental protection. The Budweiser Brewing Group, for example, reports that its production sites in Great Britain get up to 100% of their malt from UK sources. To this end, the brewing group works closely with farmers and retail partners that have introduced a new type of grain specific to the requirements of the United Kingdom. Of course, the industry must think beyond its own applications. One successful example of this open-ended way of thinking is the use of beer draft in food manufacturing. Waste material from beer manufacturing can be used in muesli, flour, chips or even men’s cosmetics.

Process optimization to save resources and energy

A second starting point in beverage production is the creation of sustainable processes. Energy-efficient processes and cycle concepts can save resources and energy in beverage manufacturing. The water footprint is an important indicator of documenting frugal water usage in beverage production. Breweries in particular are working intensively to keep the amount of water used at a low level. A key term is waste water recycling. Using water treatment such as ultrafiltration and reverse osmosis can reduce water consumption in beverage operations by up to 80%. The Danish brewer Carlsberg has demonstrated this by opening a water treatment system at its Fredericia site. Consequently, the average water consumption is expected to fall from 2.9 hectoliters per hectoliter of beer to 1.4 hectoliters.

example of how the availability of raw material PET is becoming more and more interesting to beverage manufacturers. The company is taking part in a joint venture to create a recycling system for PET in Australia with a recycling capacity of one billion 600-ml PET bottles a year and an annual production of 20,000 tons recycled material. The value of the total investment is around $45 million.

In light of this competition, how can alternative plastics take hold in the market? Bio PET as a blend, based on the residual material from sugar cane or sugar beet production, already sees a lot of use. According to the Institute for Bioplastics and Biocomposites at Hannover University, the global production capacity for this material will increase from 1.4 million tons (2018) to 2.2 million tons by 2023 by changing the strategies of large soft drinks manufacturers. Another exciting question to ponder is what significance new plastic variations, like the platform chemical FDCA (furandicarboxylic acid) for the plastic PEF (polyethylene furanoate), will take on. This makes available materials created using renewable raw materials derived from residual agricultural industry materials or wood waste, and demonstrates significantly improved barrier properties compared to traditional PET. At the same time, plastic alternatives are also gaining awareness on the beverage market. The innovative power of the industry is already evident in bottle variants made of paper and an inner layer of foil made of bioplastic that is to be used for the likes of spirits. Machine manufacturers are also opening up new opportunities for paper as a packaging material for secondary packaging: Why not wrap a can tray with paper? Or equip a six-pack of PET mineral water with a cardboard grip and eliminate the wrap-around sheet covering altogether? Source: www.drinktec.com

Main topic: sustainable packaging

While the brewing process offers a lot of opportunity to optimize energy efficiency, the manufacturers of non-alcoholic soft drinks often focus on the sustainability potential of packaging. In light of the EU Plastics Directive, there is a need to significantly curb the volume of packaging waste. This also applies to food manufacturers and the beverage industry. A question on which all manufacturers in the beverage industry are focusing is, “how can the use of plastic be minimized?� Depending on the specifications of the bottler, the bottle design can be created using individual Virgin PET/recycled material mixtures. Bottle-to-bottle recycling systems with modules for the washing or decontamination process prepare used PET bottles for renewed use in food and beverage applications. Asahi Beverages is an

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Trends

“G

lass bottles could be a thing of the past in the wine supply chain eventually.” Many who heard Miguel Torres’s direct words at the MUST innovation conference in Cascais, Portugal in June, were somewhat surprised. The 75cl bottle is considered to be rock solid packaging. But the Catalan winemaker and pioneer knows what he’s talking about.

The lighter the bottle, the heavier the work

Glass is fragile and makes up more than 40% of the total weight in average. With 33 billion bottles of wine sold in 2018, many companies would love to have lighter bottles. The French group Meffre invested several years of development work in a bottle with a thinner wall, which slimmed down from 520

Glass bottles are still the default packaging for wine. Made from silica and with no potential to cause permanent environmental damage, they are considered to be the ideal material. But is this really cut and dried? Consumers and environmentalists increasingly want more flexible solutions. Other containers have their advantages too.

Bottle as a sculpture © Matthias Stelzig

WINE in glass bottles, a no-brainer? to 410 grams. “The balance between strength and weight,” said CEO Etienne Maffre, “was the hardest thing.” “The lightest screw-top embossed bottle looks exactly like the original.” With the 2.5 million bottles that the company puts into circulation each year, this saves 250 tons of glass equivalent to 178 tons of CO2. Torres has achieved similar weight savings with the long-term goal of reducing emissions by 30% per bottle by 2020. The Chilean company Concha y Toro has set itself the target to be

climate neutral by 2050, and “already uses 98% lightweight bottles,” says Sustainability Manager Valentina Lira. In northern Italian Collio, an entire winegrower’s association agreed on a solution without sacrificing their marketing concerns. 140 million liters of the premium wine’s annual production are filled in a slimmer-walled version of the Collio’s iconically shaped bottle. The energy used in glass production has been reduced in recent decades, equivalent to 80% less CO2 emissions, according to Tiago Moreira, CEO of the glass manufacturer BA Vidra Group (which records annual sales of 850 million euros). Over 100 million tons of waste has also been avoided. The recycling rate within the EU is an impressive 74%. Glass packaging has become 30% lighter in recent decades, according to the European Glass Container Federation - but still weighs 550-600 grams on average. Much less than 400 grams is currently not possible. Wine cellar © Matthias Stelzig

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Bag-in-Box Wein © jean jean

Canned beer brewer in champagne mood

Meanwhile, canned wine is experiencing a boom. Younger consumer groups in particular – those with the backpacks – have no hangups about the packaging. Cans weigh about 50 grams, are unbreakable and tasteless due to their plastic lining. UV radiation and oxygen are excluded. The all-aluminium containers have retained a slightly non-establishment edge which sits well with the craft beer sector. In the United Kingdom, one of the strongest craft beer markets, it is predicted that 72% of the product will be canned in 2019. Lifestyle is foaming into the canning industry in any case. In 2018, Beck’s launched an elaborately crafted beer can with laser engraving, in


the shape of a champagne flute. They wanted to “put increased emphasis on premium perception,” said the mass beer brewer somewhat laconically. They envisage “Le Beck’s” finding its home at art openings, classical music concerts and other “exclusive events”. While the rock-solid bottle provides sustainability by nature, the can is always the source of the environmental sin in the can. Bottle glass basically consists of silica, soda and lime. However, production requires more than 1000 degrees Celsius and consumes large amounts of energy. Recycling is also complicated, and even large companies don’t manage to accommodate much recycled glass in their supply cycles. The life of a tin can begins as bauxite, which is mined with heavy machinery and often leaves scars on the landscape. Soil erosion, air and water pollution are additional issues. At 15 kilowatts per kilo, aluminium production is about 15 times as energy-consuming as molten glass. The accumulated toxic sludge has to be stored for a long time before going to landfill. On top of that there are the chemicals for colour coating, whose processing is rarely environmentally friendly. At second glance, however, the comparison becomes more equalised. The recycling rate of aluminium is 69% worldwide – and only requires a fraction of the original energy.

More markets, longer routes

Since the turn of the millennium, more and more sales markets have developed outside the main production areas. Among the eleven largest consumer nations, which cover 70% of wine consumption, China, Hong Kong, Canada and Russia all show rapid growth. Looking at the transport routes reveals many complexities. Glass bottles in protective packaging occupy much more space than cans, are fragile and heavy. American industry body The Aluminum Association states that a truck with cans carries as much wine as two trucks with bottles. The often-criticized cargo ships also compare well. “A standard container holds about 12,500 bottles,” explains Pierre Corvisier, Director of New Services at specialty drinks carrier JF Hillebrand Group, “as a bulk product, the volume of 32,000 bottles fits”. This saves 40 percent of the costs and reduces emissions by 55%. Further savings are possible due to more flexible delivery, less breakage risk and longer shelf life. “Compared to sea freight, the cost of transport by train is more

Bottling plant © Matthias Stelzig

than triple,” says Corvisier, “trucks are almost nine times the cost, and air freight costs up to 33 times as much.” In all these numbers games, however, there’s a blind spot. There is still no valid study that covers the life cycle from the extraction of raw materials through the additional consumption in the domestic refrigerator to recycling. Either way, the energy costs are high and neither silica nor aluminium regenerate – even if that would be ideal. In wine production, packaging accounts for the largest share of CO2 emissions, at between 30% and 42%. This is more than harvest and vinification together. “We have saved a total of 30% of our CO2 emissions,” says Miguel Torres, whose company is a pioneer rather than a forerunner “but we’ve been accelerating in-house research since 2006”. As rewarding as such efforts are, they are only a partial solution and even reveal further problems. Many other large players do not have compa-

Le Becks © Matthias Stelzig

rable initiatives. For smaller producers there are no economically viable solutions. Even with well-intentioned bottle-deposit systems, the CO2 bill is bad, if return transport is included. Particularly against the background that many small winemakers are pioneers in sustainable cultivation, this is a frustrating realization.

“The industry must deliver”

In the forecasts of wine journalists, the glass bottle is regularly declared the victim of the year. “If the wine industry does not act now then consumers are ready to pick up the baton for them and go off and choose to drink something else” warns Isabelle Legeron, who has a finger on the pulse with RAW fair – her series of natural wine tasting events. Craft beer in cans sends greetings. So far, however, alternative packaging is mostly perceived as low quality. In a vicious circle, producers rarely provide superior wines in kegs, plastic pouches, Bag-in-boxes or Tetrapaks, which are also complicated to recycle. For some in the industry, this is reminiscent of the ‘appalled’ debates on cork versus screw caps in the 1990s. PET bottles offer a potential solution and can coincidentally also solve a marketing problem. British supplier Garçon Wines has the plastic containers formed as flat-pack bottles. So a single bottle fits through the letter box and can be delivered cheaply. The shelf life is twelve to 18 months. The base material is recycled plastic. It is not biodegradable and the material currently has a bad reputation due to the environmental discussion. What is completely missing are really innovative packaging materials. Compostable bottles are under discussion, made of cornstarch or sugar, and maybe even edible. Researchers are raving about graphene, an atomic-level modification of carbon which can be used to make carbon nano-tubes. None of this is ready for mass production. Source: Prowein Magazine - Matthias Stelzig

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Trends

A

ccording to a study by Nielsen, a measurement and data analysis company, the amount of beer being consumed at home rose significantly during lockdown. As reported by the trade magazine Beer Business Daily, in this year’s market the USA has now experienced a shortfall of over 10 billion beverage cans due to the increase in at-home beer consumption. This is because big beverage manufacturers such as Pepsi, Coke, Anheuser-Busch and Molson Coors had already secured their share of drinks cans before the bottleneck via supply contracts. Smaller breweries were even, in some cases, forced to purchase empty beer cans from other breweries that had not yet filled them with their own beer, to reshape them and repackage them in their own design.

More beer is being drunk at home. Although sales in the beer industry have been hit hard by the closure of pubs, restaurants and clubs during the corona lockdown, a ray of hope is shining through: at least people are still buying beer to drink at home. Anna Onishchuk, Unsplash

BEER home consumption is growing The huge increase in can sales has been attributed not only to stockpiling pallets of cans of beer but also to a trend that was picked up on in 2019, according to industry experts in the USA. Lester Jones, Chief Economist for the American National Beer Wholesalers’ Association, stated to the Washington Post in October 2020 that 60% of beer brands were already being sold in cans by the end of 2019. On the contrary, only 30% of the amber nectar is sold in bottles and just 10% of beers are sold to customers on tap via pumps in gastronomy and pubs. Over the course of many years, craft beer manufacturers in particular preferred to fill their wares into bottles. They were perceived to be elegant and were offered, preferentially, by upmarket restaurants and beverage markets. With the growth of the craft beer segment and the increasing diversity in retail and in beverage markets, beer cans have become more popular overall, according to the experts. They are easier to stack and transport and an easily be taken everywhere - to the beach, a sporting event or a gig. In addition, beer cans are cheaper for breweries to acquire and are lighter in terms of weight.

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The beer industry suffers

As with so many things this year, International Beer Day on 7th August also fell victim to the corona virus in 2020, and the world-famous Oktoberfest followed suit. As with other branches of industry, there is no reason to celebrate in the beer industry either. Since the outbreak of the COVID-19 pandemic, breweries around the globe are showing huge losses. As restaurants and pubs closed, sales dropped by 40% in some instances.

Man draws beer into a bottle

In the USA, trade associations expect that over half a million jobs in the beer industry will be lost by the end of 2020. In Germany, breweries have experienced the poorest profit since the current statistical method was introduced in 1993, according to the German Federal Statistical Office. In the first six months of 2020, beer manufacturers only sold 4.3 billion litres of beer. That’s 300 million litres, or 6.6%, less than the same period the previous year.

More alcohol-free beer

We need to bear in mind that the beer industry was already doing badly before the corona

crisis. The reason for the drop in beer consumption, according to industry stakeholders, lies in global health trends and stricter blood alcohol limits for driving. However, although beer sales figures dropped, a rise was seen in the consumption of alcohol-free beer, which is currently ranking at number three in the beer charts with a market share of 7%. Marcus Strobl thinks that this trend is no flash in the pan; it’s a curve that is developing over the long-term and is here to stay: “Since 2007, alcohol-free beer is the only type of beer whose sales have grown constantly. While the market share for 2007 had just hit 2.7%, it’s now already almost 7%.” Source: www.interpack.com

Taylor Friehl, Unsplash

The beer can is perennially popular


Trends

B

ehind the labelling are ultramodern systems that have to meet higher and higher performance standards, managing and applying all kinds of data. The solutions used include label dispensers and print dispensers, in addition to inkjet and laser printers. Much of this important information is applied to the tape at high speed, as a peripheral process in the packaging line, which means workflows must be certain and reliable in order to avoid any interruptions to production. Recalls caused by erroneous information, labels that have not been cleanly attached or illegible codes must be reliably ruled out. After printing, label legibility is often reviewed using scanners for this reason, in order to sideline defective products immediately

Packaging would be inconceivable without labelling. Printed directly on the outer surface or on stickers, labelling conveys a wealth of information to various target readers. Labelling turns packaging into a communications and data medium.

LABELLING how packaging learned to talk No labelling without a higher-level data connection

The data and information to be printed is stored and managed using software interfaces. Information required by law, such as batch numbers, information on the manufacturer, content and hazard information, must share the limited available space with marketing content and codes for logistics. At the same time, digitalization ensures that even small codes are able to store a large volume of information. As an interface between the product and the world of IT, labelling thus makes it possible to meet growing demands for process networking and the integration of packaging in all kinds of workflows. The information is applied as clear text, bar codes, and increasingly also in the form of QR codes, which offer new opportunities for communication with consumers and also serve as an important marketing tool. In turn, batch numbers ensure that products posing a potential risk for consumers can be swiftly recalled. Given the stringent demands on labelling, these targets are not all that easy to implement – after all, they must ensure a high level of

process safety and uncomplicated handling. In the case of foodstuffs, therefore, labelling at the manufacturer’s end takes place under difficult conditions: cold and moist surfaces, sometimes already deep-frozen, sometimes filled with hot product and then cooled, which means surfaces may be greasy, damp or uneven depending on the product. To overcome these challenges, suppliers have developed pressure-sensitive adhesives that provide minimum migration, i.e. the labels immediately stick to the various surfaces, facilitating fast labelling speeds in the packaging lines. At the same time, the adhesives must be safe for use with foodstuffs, and in the case of sealing labels they must be easy to open and be resealable.

Labelling as part of a sustainability strategy

Labels and printing inks must not be overlooked in terms of the recycling process. Ultimately, they must not cause problems in recycling facilities by being hard to remove or preventing the scanners from recognizing the actual packaging material. Ideally, therefore, they should be made of the

same material as the product packaging, which is particularly important when the labels are shrunk around the packaging in the form of sleeves. With innovations such as labels made of stone paper, grass paper, compostable film and fully recyclable labels, many companies demonstrated a range of methods for integrating labels into a sustainable packaging strategy. There are now also invisible Digimarc codes that are intended only for specific machines. This solution was developed for supermarket company Netto-Marken-Discount, and won the gold German Packaging Award in 2020. Unlike conventional bar codes, these codes are integrated into the packaging design, meaning products can be scanned from all sides. As a result, processes are much faster and easier along the entire value chain from packaging production, logistics and warehousing to the point-of-sale and purchasing process and finally recycling of the packaging. In this way, the labelling systems of the future will contribute significantly to packaging sustainability and the result, thanks to their versatility, will be genuinely smart packaging. Source: www.fachpack.de

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Aziende&Strategie Con Della Toffola l’economia circolare diventa realtà Multinazionale di riferimento nei settori packaging e processing, Della Toffola è un gruppo costituito da 17 aziende distribuite in tutto il mondo, che da oltre 50 anni offre la sua esperienza nella fornitura di macchine e impianti per i settori enologico, beverage, lattiero-caseario, alimentare, imbottigliamento e confezionamento, trattamento acque, chimico e farmaceutico. Alberto Della Toffola racconta le novità di mercato con cui l’azienda di Montebelluna ha affrontato, con successo, il 2020.

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uali sono le vostre novità tecnologiche? Le novità del 2020 toccano diversi mercati. Partiamo dal processing per il settore enologico. Qui stiamo sviluppando dei nuovi sistemi per la pressatura continua, con cui siamo in grado di rendere più efficace il processo di vinificazione. La pressatura dell’uva in modo continuo, grazie a un sistema automatizzato, permette alle cantine di medie e grosse capacità di avere produttività continua in un settore che ha sempre lavorato a batch. Si tratta quindi di un grande vantaggio sia per la velocità di produzio-

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ne che per la qualità del prodotto. Il sistema è automatico e analizza l’uva in entrata calcolando gli step di processo per operare al meglio. Passando alla filtrazione, sempre in questo settore, abbiamo novità anche per il mercato della birra. Si tratta di nuovi filtri con membrana in ceramica, che permettono di recuperare la birra dai lieviti di fermentazione. In ambito processing per il settore beverage, stiamo installando impianti completi di produzione bevande che coprono l’intera filiera produttiva: partendo dallo zucchero in polvere, fino alla bevanda finita. Su questo fronte collaboriamo con importanti player mondiali, che richiedono impianti ad alta cadenza. Sul fronte del packaging, abbiamo inoltre macchine isobariche usate per i prodotti gasati, con la gestione del riempimento automatico mentre nel settore del latte alimentare siamo presenti con i nostri sistemi di riempimento ultra-clean che sono sempre più consolidati sul mercato. La novità assoluta però arriva nel settore dell’imbottigliamento, con una tecnologia assolutamente innovativa per l’applicazione e gestione dell’etichetta avvolgente OPP in ottica green. Si tratta della de-etichettatura delle bottiglie ritornabili in Vetro o PET che prima di questa tecnologia erano difficilmente recuperabili a causa di etichette in carta e colle. Oggi, invece, recuperiamo le bottiglie facendo un breve lavaggio della superficie associato a un processo a taglio laser che rimuove totalmente l’etichetta per un perfetto de-labeling. Oggi abbiamo già 8 impianti installati in Centro America e Messico,

dove recuperiamo tutte le bottiglie che arrivano dal mercato offrendo il pieno recupero circolare delle bottiglie ritornabili. ➣ Quali sono le vostre aspettative per le prossime fiere? Ci aspettiamo un pubblico interessato e un grande afflusso. Le fiere mancano e sono un aspetto fondamentale nello sviluppo dei nuovi mercati, perché le video conferenze non sono la stessa cosa. Le mie aspettative sono quindi quelle di tutti: afflusso nazionale e internazionale sia per il packaging che per il processing. Non siamo ancora pronti al solo business online. Non sarà mai la stessa cosa di un incontro, che permette il dialogo, l’osservazione dell’altro, l’attenzione all’interlocutore che il contatto umano permette. ➣ Qual è la vostra visione del mercato attuale? Il 2020 nonostante tutto si sta muovendo, anche se non certo con lo stesso dinamismo che ci si aspettava a febbraio. Il periodo marzo-giugno ha dato quasi l’impressione che si fermasse il mondo, poi c’è stata una ripartenza verso luglio e ora la situazione è di nuovo incerta, anche se per noi il mercato si sta riprendendo in tutti i settori che ricopriamo. Vediamo comunque un ritorno ad investire, che certamente non eguaglia le aspettative di inizio anno ma che è confortante con la ripartenza in Medio Oriente e Asia e ora anche Sud America. Fonte: Ipack Ima newsletter


Aziende&Strategie Innova Group investe per il futuro Nonostante l’inatteso periodo storico che stiamo vivendo, Innova Group continua a credere nell’importanza degli investimenti per la crescita dell’azienda. Con l’installazione del nuovo software gestionale SAP 4HANA, l’obiettivo è quello di rendere l’impresa intelligente, intuitiva e veloce; una visione dei processi aziendali più reattiva porta una grande efficienza in tutte le aree aziendali e riduce i possibili sbagli.

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l 2020 sarà certamente ricordato negli annali della storia per l’ondata epidemiologica di Covid-19 che si è propagata in tutto il mondo. Durante i giorni di lockdown, in Innova Group l’operatività è proseguita per via dell’appartenenza ai “settori indispensabili” grazie all’impegno di dipendenti e collaboratori, che non si sono mai arresi e hanno continuato a lavorare. In questo contesto, Innova Group ha deciso di aumentare il budget precedentemente pianificato mettendo nuovamente in programma diversi milioni di investimenti per i prossimi mesi. “Nonostante il momento storico non sia certamente privo di rischi, per noi che abbiamo sempre creduto che anche gli investimenti rappresentino l’elisir di longevità di un’azienda, ci è sembrata la risposta più adeguata al grande impegno di tutti i dipendenti e collaboratori di Innova Group, essendo costantemente consapevoli che i brillanti risul-

tati raggiunti in tutti questi anni siano il frutto del loro grande impegno quotidiano”, ha affermato Luca Pedrotti, amministratore di Innova Group. Nonostante abbia subito un marcato calo nel secondo trimestre dell’esercizio per gli effetti indiretti del blocco produttivo di gran parte dei nostri clienti, grazie alla forte ripresa dei mesi successivi ed all’inserimento di importanti nuovi clienti, il Gruppo ha recuperato le perdite. Nei primi 10 mesi dell’anno, Innova Group si conferma in linea con lo stesso periodo del 2019. Nonostante la congiuntura economica denoti ancora grande incertezza sul futuro, le proiezioni per fine anno ci rendono comunque moderatamente positivi”.

Software 4.0 per la gestione integrata dei processi

Dopo un’attenta analisi dei principali attori nel mercato mondiale dei software gestionali, Innova Group ha deciso di affidarsi a SAP 4HANA. Questo software di ultima generazione è in grado di integrare le varie aree aziendali (acquisti, produzione, logistica, commerciale ed

amministrazione) migliorando l’affidabilità delle informazioni e semplificando il lavoro di tutti gli impiegati. Una decisione importante che comporta un investimento di alcuni milioni di euro, ma che nel giro di un paio di anni porterà l’azienda ad un livello di gestione europeo. La grande capacità di produzione di dati, della loro analisi e l’applicazione delle best practice permetteranno di ottenere un ulteriore ottimizzazione dei processi. La scelta di Innova Group è stata fatta sempre in ottica 4.0, con la volontà cioè di dotarsi di strumenti che consentono di aprire l’azienda e la produzione alle potenzialità della tecnologia, cogliendo tutte le opportunità che questa evoluzione offre. SAP 4HANA non è un gestionale statico ma dinamico: ogni passaggio può essere visto in automatico e in tempo reale da tutti gli interpreti del processo, come l’arrivo delle materie prime o la merce in consegna caricata. I processi aziendali saranno rivoluzionati e uniformati a livello di Gruppo, in modo che il lavoro di ogni dipendente venga semplificato e migliorato. Con il nuovo software si prevede l’aumento della produttività grazie alla riduzione degli sprechi e si garantisce la tracciabilità, l’efficienza a livello di Gruppo e un miglior servizio. Servizi e velocità di erogazione degli stessi, infatti, rappresentano la vera differenza in un’industria sempre più a margini ridotti. SAP 4HANA permette di sfruttare la tecnologia dei macchinari migliorando il processo produttivo attraverso la raccolta e l’utilizzo di tutti i dati del sistema aziendale.

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Aziende&Strategie

Etipack l’evoluzione di un marchio storico nel segno della continuità Etipack presenta il progetto di restyling della brand identity che rinnova l’iconica identità visiva rappresentativa degli oltre 40 anni di attività di una delle aziende leader nella produzione di sistemi industriali tecnicamente avanzati per l’etichettatura e lo sfogliamento di prodotti venduti in tutto il mondo.

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l 2020 rappresenta per Etipack l’anno del cambiamento sotto molti punti di vista. Per interpretarlo al meglio, l’azienda ha deciso di impegnarsi in un progetto di rinnovo di marchio, logotipo e format di comunicazione,per attualizzarsi garantendo allo stesso tempo la sua riconoscibilità.

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La famiglia si allarga, le potenzialità crescono, ma i valori chiave non cambiano. Il progetto di restyling del marchio e del logo, riflette la volontà dell’azienda di custodire e proteggere i grandi valori fondanti che ne hanno contraddistinto il percorso negli anni e, allo stesso tempo, l’entusiasmo nel muoversi verso nuove sfide con spirito dinamico e innovativo. Anche se nel giugno 2019 è entrata a far parte del grande gruppo tedesco Possehl, Etipack vuole continuare a essere un’azienda che coniuga al meglio la capacità di progettare e realizzare soluzioni ad alto contenuto tecnologico, con l‘attenzione e la cura dei clienti, tipiche di un’azienda a conduzione familiare. L’attualizzazione di marchio e logotipo Il restyling del brand Etipack si muove in continuità, rendendo il logo più contemporaneo. Il marchio e logotipo evidenziano “il cambiamento” mantenendo però un collegamento con il logo attuale. Il giallo e il blu, i colori del marchio originale, sono stati attualizzati con tonalità più fresche per rappresentare da un lato la tecnologia, il carattere innovativo dell’azienda e dall’altro, la vicinanza che l’azienda ha nei confronti del cliente e della persona. Più in generale, il suo lato umano.

L’evoluzione del payoff

Nella viva convinzione che l’innovazione nasce dal pensiero e dal lavoro delle persone ed è, soprattutto, per le persone; che eticità e attenzione

verso il cliente significa aver cura delle persone, che costruire soluzioni personalizzate significa ascoltare e avere cura delle persone. È stato aggiornato il payoff in “Labelling, coding, caring” per rimettere al centro della comunicazione di Etipack le persone e far emergere accanto al prodotto l’importanza del “Fattore umano”.

Etipack in breve La società progetta, costruisce e vende sistemi per l’etichettatura e la codifica con etichette autoadesive, sfogliatori e presa e posa per la distribuzione e manipolazione dei prodotti. Dal 1978 azienda di riferimento di settore in Italia e tra la maggiori in Europa, Etipack è oggi un gruppo internazionale costituito da filiali e consociate.


Aziende&Strategie Kabelschlepp sostenibilità e industria 4.0 Sostenibilità e digitalizzazione sono strettamente collegati: ottimizzare processi tramite la digitalizzazione, ad esempio, riduce il consumo di energia e i costi di trasporto, a vantaggio quindi della protezione dell’ambiente. Kabelschlepp, in qualità di produttore di catene portacavi, adotta processi di sviluppo per il risparmio di risorse.

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abelschlepp implementa la produzione volta al risparmio delle risorse, dalla pianificazione alla lavorazione dei materiali sino allo smaltimento e oltre. Un esempio è il riciclo: la produzione di scarti provenienti dalla produzione delle catene in poliammide viene lavorata nuovamente in granulato e rimessa nel ciclo produttivo. Le catene portacavi in acciaio sono riciclabili addirittura al 100%.

Un processo sostenibile

Kabelschlepp sta affrontando l’aspetto della sostenibilità da differenti prospettive, per esempio con un sistema fotovoltaico interno o la ricerca di plastiche provenienti da risorse rinnovabili. L’ottimizzazione viene ricercata inoltre nel processo di controllo e monitoraggio delle catene portacavi: un modulo guida DIN standardizzato può essere utilizzato per regolare le forze di spinta/trazione che agiscono sui sistemi portacavi, o generare una previsione di usura dei pattini di scorrimento. Per fare questo, viene eseguita in tempo reale una comparazione con

riferimenti a usura e forze di trazione/spinta basati su dati di test target/attuali. Altri moduli di monitoraggio e previsione sono attualmente in corso di sviluppo.

Soluzioni individuali e flessibili

Kabelschlepp ha sviluppato concetti di sistemi differenti per le sue catene portacavi in modo da offrire ai clienti soluzioni individuali ed un elevato livello di flessibilità. Sistemi modulari realizzano soluzioni customizzate possibili per l’industria. Componenti individuali standardizzati come le unità più piccole consentono una maggior flessibilità nel design ed opzioni applicative per le catene portacavi. Il materiale giusto per ogni applicazione sia plastica, acciaio o ibrido. L’effetto positivo di componenti individuali standardizzati è l’affidabilità della consegna e un alto di livello qualitativo. Il sistema modulare comporta un minor quantitativo di materiali tenuti a stock per sistemi individuali o standardizzati, ma che ovviamente può essere implementato in ogni momento. Soluzioni chiavi in mano comprendono non solo processare l’ordine ma anche il concept del design prima e il customer service poi. Dai sistemi portacavi più semplice a quelli più complessi,

Kabelschlepp fornisce un concetto customizzato integrato con gli assemblaggi più complicati. Il cliente riceve totale supporto, così che il sistema possa funzionare immediatamente subito dopo la consegna e l’installazione. Le catene portacavi Kabelschlepp vengono installate nel settore dell’intralogistica, nella tecnologia medicale, tecnologia clean room e nell’ industria delle gru, fra le altre aree applicative.

Catene portacavi e digitalizzazione

La digitalizzazione cambia il modo con cui noi viviamo e lavoriamo, pensiamo alla lavagna digitale sino all’ambiente produttivo collegato in rete. Anche i sistemi più intelligenti necessitano comunque sempre di un conduttore per l’alimentazione di corrente e lo scambio di dati e di segnali. Qui entrano in gioco le catene portacavi di Kabelschlepp: le catene portacavi proteggono e conducono i cavi. Poiché le esigenze del cliente sono sempre in primo piano, anche gli strumenti digitali devono essere a vantaggio del cliente: OnlineEngineer oppure Quickfinder, sono i digital tools che facilitano in modo intuitivo l’orientamento nel vasto portfolio produttivo di Kabelschlepp.

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Prodotti&Tecnologie ExSTRAWrdinary! la soluzione IMA per cannucce in carta Il Gruppo IMA sta sempre più sviluppando tecnologie volte a proporre soluzioni sostenibili, basate sulla riduzione degli sprechi e sfruttando materiali a basso impatto ambientale.

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egli ultimi anni, IMA ha scelto di posizionarsi sempre di più come azienda sostenibile, integrando nella definizione della strategia aziendale e nella declinazione delle proprie politiche gli interessi degli stakeholder e gli impatti ambientali, economici e sociali delle proprie attività. La crescente attenzione per le tematiche di sostenibilità ambientale nel mondo ha portato allo sviluppo di molteplici progetti e iniziative all’interno del Gruppo. Nell’industria delle macchine per il processo e il packaging, le azioni indirizzate alla sostenibilità mirano a progettare soluzioni innovative in grado di ridurre il consumo di risorse nel corso della produzione. In quest’ottica, per dare maggior spinta al tema e indirizzare la filiera produttiva

verso una crescente sostenibilità ambientale, nel 2019 IMA ha lanciato IMA NoP – No Plastic Program: un progetto trasversale a tutta l’azienda per concretizzare una più ampia e sistematica introduzione di materiali ecosostenibili all’interno dell’intera catena di fornitura. In questa prospettiva, è stata sviluppata la linea per cannucce in carta, che nasce dalla grande esperienza della divisione IMA T&T nel mercato del tabacco, dove le macchine automatiche vengono progettate per ottenere il massimo risultato in termini di qualità, velocità e flessibilità. La forming SF-150 e la wrapping SW-2000, che compongono la nuova linea, nascono in risposta alla richiesta del mercato di sostituire i prodotti usa e getta in plastica con altre soluzioni più ecologiche. Le due macchine sono

state progettate con una configurazione stand alone, potendo essere collegate tra loro per ottenere una piattaforma in grado di partire dalle bobine di carta fino ad arrivare alla cannuccia piegata e avvolta con film plastico o in carta. Ancora una volta, la divisione IMA ha puntato sulla flessibilità e sulla possibilità di variare la dimensione del prodotto finito: grazie a dei cambi rapidi la SF-150 è ad esempio in grado di passare da una cannuccia di diametro esterno di 3 mm ad una di 10 mm con una velocità massima di oltre 120 metri/minuto. Il mercato principale a cui la linea punta è quello del beverage, ma grazie alla sua flessibilità ed alle competenze in ambito diverso che può vantare IMA T&T, gli sbocchi e le possibili applicazioni sono davvero svariati. English Text

ExSTRAWrdinary! the IMA solution for paper straws The IMA Group is developing more and more often technologies that offer sustainable solutions, based on waste reduction and the use of materials with a low environmental impact.

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ver the years, thanks to management’s determination, IMA has continued its progress in terms of sustainability through best practices implemented by its various companies, such as adhering to supply chain codes, certifications of the safety management system, various environmental certifications and dissemination of its Code of Ethics. Rising attention to environmental sustainability worldwide has led to the development of multiple projects and initiatives within the Group. In the process and packaging machine industry, actions in favour of sustainability aim to design innovative solutions able to reduce the consumption of resources during production. With this in mind, to give greater impetus to the topic and direct the production chain towards increasing environmental sustainability, in 2019 IMA launched IMA NoP – No Plastic Program: this is company-wide project

to bring about a wider and more systematic introduction of eco-sustainable materials throughout the entire supply chain. In this perspective, the Company has developed the production line for paper straws, that is based on the huge experience of the IMA T&T division in the tobacco market, where automatic machines are designed to obtain the best results in terms of quality, speed and flexibility. The SF-150 forming machine and SW-2000 wrapping machine, which make up the new line, have been created in response to market demand to replace disposable plastic products with other more ecological solutions. The two machines have been designed with a stand-alone configuration and connected together they form a platform that goes from reels of paper to the finished straw in a plastic or paper wrapper. Once again, the IMA division has focused on flexibility and

the possibility of varying the size of the finished product: for example, thanks to its quick changes, the SF-150 is able to go from a straw with an external diameter of 3 mm to one of 10 mm with a maximum speed of over 120 metres/minute. This line is mainly aimed at the beverage market, but thanks to its flexibility and IMA T&T’s skills in various different fields, all sorts of outlets and applications are possible.

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Prodotti&Tecnologie

Pilz safety e security in un unico sistema Macchine e impianti complessi richiedono autorizzazioni di accesso e modalità operative differenti con l’obiettivo di garantire un azionamento sicuro dal punto di vista funzionale. Oltre alla necessità di proteggere l’uomo dalla macchina, è la macchina stessa che deve essere protetta da manipolazioni e manomissioni commesse dall’uomo. I sistemi di scelta della modalità operativa e di autorizzazione all’accesso svolgono questi compiti senza complicare ulteriormente la gestione della macchina o dell’impianto per l’operatore.

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dipendenti e collaboratori non opportunamente formati all’utilizzo di determinate macchine e impianti, non dovrebbe essere consentito l’accesso ad aree pericolose adiacenti ai macchinari. Solo le persone autorizzate ed esperte ottengono la necessaria approvazione ed esclusivamente per specifiche modalità operative, come, ad esempio, il funzionamento automatico, interventi manuali limitatamente a certe condizioni o gli interventi di assistenza. Un funzionamento

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e un comando semplici e intuitivi supportano nella gestione di guasti ed errori evitando inoltre incidenti e infortuni.

A ogni autorizzazione, il suo accesso

Svariate norme di tipo C prevedono che a ogni modalità operativa della macchina debba corrispondere un’idonea funzione di sicurezza. La norma EN ISO 16090-1 prescrive, ad esempio, che i centri di lavorazione e le macchine speciali dispongano obbligatoriamente di almeno due di queste modalità operative al fine di garantire la sicurezza funzionale. È quindi necessario assicurare che sia selezionata e attiva sempre e solo una modalità operativa e che quest’ultima sia visibile in modo chiaro. Il responsabile della macchina decide le singole persone preposte ad occuparsi di una particolare modalità operativa. Successivamente saranno modificate anche le funzioni di sicurezza: grazie a queste sarà ad esempio possibile azionare una macchina in modalità operativa “Regolazione/allestimento” con una velocità sicura ridotta e addirittura in presenza di riparo mobile aperto.

Chi è autorizzato?

Accanto alla scelta della modalità operativa sicura dal punto di vista funzionale, è importante la regolamentazione dell’autorizzazione all’accesso per proteggere macchine e impianti da

accessi non autorizzati garantendone quindi la “security”. Vengono quindi individuati i dipendenti e i collaboratori che, a motivo della loro mansione o qualifica, devono avere accesso alla macchina o all’impianto. A seconda delle dimensioni dell’azienda può essere opportuno realizzare una gestione delle autorizzazioni basata su gruppi. In quel caso le diverse abilitazioni non saranno trasferite a singole persone bensì assegnate a gruppi con diritti di accesso identici. Al contempo, i diritti di accesso di un tipo di macchina, utilizzata a livello di intero gruppo aziendale, potranno ad esempio essere mantenuti identici e assegnati a livello centrale. Questa opzione semplifica considerevolmente assegnazione e gestione delle autorizzazioni di accesso per aziende con più sedi.

Manomissioni e manipolazioni non hanno chance

Con il rilascio di autorizzazioni di accesso è tuttavia necessario prendere in considerazione anche l’aspetto della protezione contro manipolazioni e manomissioni di macchine e impianti. Un sistema di scelta delle modalità operative e di autorizzazione all’accesso, quale è ad esempio PITmode fusion di Pilz con la sua struttura modulare, offre questa doppia funzionalità. PITmode fusion è composto dall’unità di lettura PITreader con tecnologia RFID e web server integrato oltre a un’unità di valutazione sicura nota come Safe Evaluation


PITmode per safety e security Unit (SEU). Ogni operatore riceve una chiave a transponder RFID provvista di autorizzazione individuale di accesso. La chiave viene inserita in memoria e quindi acquisita dall’unità di lettura PITreader. Per incrementare il livello di protezione contro manipolazioni e manomissioni, è possibile codificare le chiavi RFID con PITreader codificati in modo specifico per l’azienda, ovvero alle chiavi viene assegnata, tramite codifica con AES (Advanced Encryption Standard), una firma privata e protetta da password. A tutte le chiavi non codificate con questa firma non sarà consentito l’accesso.

Dati sensibili ottimamente conservati

Tra PITreader e la chiave RFID il trasferimento dei dati ha luogo in modo sicuro tramite tecnologia RFID a 13,56 MHz, la stessa tecnologia impiegata ad esempio per i pagamenti contactless. Ogni chiave è univoca (codifica unica) ed è provvista di un ID di sicurezza a 64 bit. Grazie a questo ID individuale, l’utente può assegnare la chiave RFID al sistema di scelta della modalità operativa e di autorizzazione all’accesso. Le chiavi possono quindi essere semplicemente tenute in giacenza e codificate poco prima dell’utilizzo. Non appena la configurazione della chiave RFID è completata e non è più possibile apportare alcuna modifica, l’elaborazione della chiave può essere bloccata.

Un Key Management efficiente

Con le chiavi RFID e PITreader è inoltre possibile realizzare una gestione delle autorizzazioni basata su gruppi. Su tutte le chiavi a transponder RFID è preinstallato una range comprendente 32 gruppi, ciascuno contenente un numero di livelli di autorizzazione compreso tra 0 e 64. All’interno di un’area utente libera sarà ammessa, in futuro, anche la realizzazione di matrici di autorizzazione gerarchiche complesse. Oltre all’autorizzazione all’accesso e alla scelta della modalità operativa, con PITmode fusion si possono realizzare molteplici funzioni. Può trattarsi di una semplice autorizzazione a sostituire un interruttore a chiave nel pannello operatore, ma anche dell’autorizzazione di accesso per una macchina non pienamente autonoma.

Il sistema di scelta della modalità operativa e di autorizzazione all’accesso PITmode è disponibile in tre diverse varianti: come dispositivo compatto “all-in-one”, PITmode include i pulsanti per la scelta della modalità operativa e SEU che permette di risparmiare spazio in fase di installazione. Il nuovo PITmode fusion è per contro concepito in modo modulare e può essere integrato in modo personalizzato nel design di pannelli operatore esistenti. È composto dall’unità di lettura PITreader con tecnologia RFID e web server integrato oltre a un’unità di valutazione sicura nota come Safe Evaluation Unit (SEU). L’unità di lettura PITreader può essere implementata per la regolamentazione delle autorizzazioni di accesso, in particolare come dispositivo stand-alone o in combinazione a un sistema di controllo Pilz, come il modulo compatto configurabile PNOZmulti o il sistema di automazione PSS 4000. PITmode e PITmode fusion offrono una scelta della modalità operativa e un’autorizzazione all’accesso sicure dal punto di vista funzionale fino a PL “d”.

semplici grazie a un concept di comando e controllo immediato nonostante le molteplici funzioni, in quanto aiuta ad evitare errori, guasti, manipolazioni e manomissioni. È per questa ragione che il pannello operatore dovrebbe essere chiaro e intuitivo e non essere costituito

da un numero eccessivo di componenti diversi. Un sistema modulare di scelta della modalità operativa e di autorizzazione all’accesso come PITmode fusion ne consente l’integrazione specifica nel design di un pannello operatore già esistente, grazie alla struttura modulare. In questo modo è possibile utilizzare anche pulsanti già presenti, fatto questo che permette all’utente di sfruttare un miglior controllo e comando. Un anello LED luminoso multicolore posto su PITreader visualizza le informazioni utente con colori specifici e indica, ad esempio, con la “luce verde” un’autorizzazione concessa. Poiché con l’ausilio di un sistema di scelta della modalità operativa e di autorizzazione all’accesso è possibile raggruppare più chiavi meccaniche in una chiave a transponder, l’utente non ha più l’esigenza di gestire chiavi o schede di accesso diverse.

Safety e security in un unico sistema

Una gestione della scelta della modalità operativa e dell’autorizzazione all’accesso ben congegnata fa in modo che le procedure di produzione siano più efficienti in macchine e impianti in cui è richiesta la commutazione tra diversi processi di controllo e modalità operative. Allo scopo di ovviare a manipolazioni, manomissioni e azionamenti errati dovrebbe essere chiara, trasparente e di semplice impiego. I sistemi modulari di scelta della modalità operativa e dell’autorizzazione all’accesso come PITmode fusion offrono safety e security in un unico sistema, rendono efficienti processi e procedure e riducono i tempi di fermo macchina.

Gestione semplice, regolamentazione trasparente

L’obiettivo dovrebbe essere quello di mantenere una gestione e un funzionamento

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Case History Acqua Frisia un futuro più green Acqua Frisia è tornata sul mercato nel 2020 con il progetto “Ritorno al futuro”, un piano innovativo che vuole valorizzare il territorio e promuovere la sostenibilità in tutti i livelli della filiera, a partire dall’utilizzo di materiali green per il packaging.

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cqua Frisia è un prodotto che risponde alle esigenze dell’ambiente e anticipa le tendenze del mercato, nel rispetto del territorio in cui nasce, dell’esperienza aziendale e della storia, lunga quasi due secoli, delle fonti in Valchiavenna.

Bottiglia ecologica e accattivante

Il packaging giovane e impattante di Acqua Frisia rappresenta la sua anima innovativa e sostenibile. Le bottiglie, infatti, sono realizzate in vetro trasparente di qualità, riciclabile e a perdere, i tappi eleganti e creativi sono in alluminio, nei cartoni per la distribuzione sono utilizzati

solo inchiostri ad acqua, mentre le etichette in carta sono certificate FSC: questi dettagli rendono il prodotto 100% riciclabile. In particolare, le etichette, con immagine “a tutto schermo”, producono un grande effetto visivo: un tributo alla grandezza italiana attraverso le cornici magnifiche che circondano l’ambiente in cui sorge Acqua Frisia. La scelta consapevole del vetro a perdere ha consentito di ridurre sensibilmente gli sprechi energetici e le sostanze chimiche utilizzate per il lavaggio e la sterilizzazione delle bottiglie in vetro, nonché di ridurre i trasporti e i veicoli su strada utilizzati per il vetro a rendere. Inoltre, l’azienda promuove un riciclo responsabile, anche tramite l’utilizzo del pratico cartone che ha una doppia funzione: quella di distribuire le bottiglie d’acqua e quella di poter diventare successivamente un pratico contenitore per la raccolta e riciclo responsabile del vetro. Un cartone perfetto per la consegna a domicilio.

Il nuovo shop online

L’ultima novità da Piuro – in Valchiavenna, dove sgorga l’acqua di sorgente – è infatti il lancio dello shop online. Sull’apposito sito è già possibile acquistare l’acqua e riceverla comodamente a casa, proprio come negli anni ’80,

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quando Acqua Frisia distribuiva i cartoni con l’indimenticabile Apecar. Oltre ai box da 6 bottiglie – naturali o frizzanti, da 1L o da 75cl – sono disponibili la borraccia brandizzata, in 100% alluminio made in Italy, e la Green box, l’elegante e caratteristica confezione in legno con 2 bottiglie da 75cl. Nel 2021, saranno poi disponibili altri prodotti e gadget. La vendita online è un tema centrale nel nuovo progetto di Acqua Frisia. Per questo, sulle pagine ufficiali Facebook e Instagram sono visibili gli store con tutti i prodotti e le promozioni del momento. Lo shop online è stato lanciato attraverso campagne digitali e pubblicitarie su Facebook, Instagram e LinkedIn, ed è in definizione la strategia delle campagne Google per il 2021. La comunicazione social e l’attività di lancio sono a cura dell’agenzia XChannel di Milano, che sta anche facendo scouting di testimonial e influencer. Al via anche un’innovativa campagna promozionale per far ripartire la storica consegna a domicilio per le famiglie di Milano. La bottiglia con il vetro a perdere si presta molto bene a garantire qualità, sostenibilità e salubrità in un momento in cui il food & beverage a domicilio è in pieno boom e cresce a tre cifre. “Tornare sul mercato nel 2020, con la situazione che stiamo affrontando, è stata una sfida, specie per il canale Horeca, sul quale teniamo molto a essere presenti, - commenta Carlo Marconi, General Manager di Acqua Frisia. - La comunicazione digital e le vendite online ci hanno consentito e ci consentiranno di restare vicini ai nostri consumatori e permettono loro di ricevere la loro acqua preferita direttamente a casa. Il progetto è appena iniziato e guardiamo con fiducia al 2021.” Questo progetto ambizioso, che è partito con un focus sul territorio locale e sulla Lombardia, nel 2021 mira ad estendersi in tutta Italia.


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Case History Maison Ruinart tecnologia e sostenibilità Il nuovo packaging rivoluzionario ed ecologico di Maison Ruinart, 9 volte più leggero, nasce dopo due anni di lavoro in ricerca e sviluppo. Destinato a rivoluzionare il mercato delle confezioni regalo e dei coffret, il packaging è eco-compatibile, non utilizza plastica ed è interamente riciclabile.

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aison Ruinart ha annunciato un progetto a lungo termine volto a reinventare il packaging delle sue cuvée: R, R vintage, Rosé e Blanc de Blancs. Dopo più di due anni di studio nel campo della ricerca e sviluppo, le nuove confezioni sostituiranno i coffret della Maison. “Con questo packaging simile a una seconda pelle, da cui il nome ‘Second Skin’ Maison Ruinart conferma il suo ruolo di precursore nel mondo dello champagne e il suo impegno in termini di responsabilità sociale e ambientale. Questo progetto rivoluzionario incarna il fermo impegno della Maison per uno sviluppo più sostenibile del packaging in tutte le fasi della realizzazione e della commercializzazione dei prodotti, dalla cura dei vigneti all’esperienza del consumatore”, afferma Frédéric Dufour, presidente di Maison Ruinart.

Packaging rivoluzionario ed ecologico

Fin dalla sua fondazione nel 1729, Maison Ruinart si è contraddistinta per l’audace spirito inno-

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vatore. Oltre ad essere la prima Maison di produzione dello champagne, è stata anche la prima a commercializzare uno champagne rosé nel 1764, la prima ad acquistare le millenarie cantine di gesso ideali per l’invecchiamento dei vini, la prima a dare il via a una collaborazione con gli artisti nel 1896, commissionando ad Alphonse Mucha l’ideazione di una “campagna pubblicitaria” per la promozione dei suoi vini, nonché la prima ad utilizzare casse di legno per il trasporto delle sue bottiglie nel 1769. Proprio grazie alla sua intraprendenza ed al suo spirito di iniziativa, la Maison ha sviluppato un innovativo packaging ultraleggero ed eco-responsabile, facilmente e completamente riciclabile, realizzato con fibre di legno naturali provenienti da foreste europee gestite secondo criteri sostenibili. Come una seconda pelle di carta, l’involucro segue perfettamente le linee delle curve caratteristiche della bottiglia

permettendo di mantenere integro l’aroma Ruinart fino al momento della degustazione. La trama naturale ed elegante è un richiamo alle Crayères, le storiche cave di gesso usate come cantine della Maison a Reims, dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Una texture che ricorda quella del gesso, arricchita dalla finezza dei dettagli in rilievo e che rappresenta, da sola, una vera e propria meraviglia tecnologica. Sono stati necessari sette prototipi prima di arrivare al risultato finale, ottenuto sperimentando diverse innovazioni tecnologiche nell’arte della fabbricazione della carta, modellata in un unico pezzo per riprodurre esattamente la forma della bottiglia. L’assenza di spigoli, grazie al preciso taglio ottenuto con un getto d’acqua ad alta pressione (processo sviluppato appositamente per Ruinart), conferisce all’insieme un’eleganza unica, così come il sistema di chiusura dotato di pulsante a scatto sagomato direttamente sull’involucro. Questo nuovo e rivoluzionario cofanetto rappresenta un altro passo avanti nell’approccio olistico della Maison a uno sviluppo rispettoso dell’ambiente, dai vigneti alla degustazione, che integra tutte le fasi di elaborazione dello champagne, compresi il packaging, gli strumenti di servizio e la visibilità. Il nuovo imballaggio è nove volte più leggero di quello tradizionale e riduce l’impronta di carbonio del 60% rispetto all’attuale produzione di Ruinart, già oggi tra le più apprezzate dall’industria dello champagne. Il debutto della Maison nel mondo dell’eco-design risale al 2012. Con l’abbandono dei codici visivi e delle forme familiari associate ai coffret utilizzati per le bottiglie di champagne, questo packaging rompe completamente con l’offerta tradizionale. Esso incarna la visione di Maison Ruinart di un prodotto più sostenibile e contemporaneo.


Case History Sibeg Coca-Cola punta sulla cogenerazione L’azienda, che produce, imbottiglia e distribuisce i prodotti a marchio The Coca-Cola Company in Sicilia, si è affidata a un impianto di trigenerazione di AB per razionalizzare i consumi di energia, ridimensionare l’impatto ambientale e risparmiare sensibilmente a livello economico.

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a sfida del presente, per il futuro della società e del pianeta, è stata lanciata ed è chiara: conciliare la crescita economica con l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale. Nell’ambito della produzione di energia elettrica e termica per le grandi aziende del settore food & beverage, e non solo, la soluzione tecnologica è già presente sul mercato e la AB di Orzinuovi (BS) ne rappresenta il punto di riferimento a livello internazionale: la cogenerazione.

La green policy di Sibeg

Lo ha sicuramente compreso, tanto da farne un fiore all’occhiello della sua green policy, la Sibeg che dal 1960 produce e sviluppa tutti i prodotti a marchio The Coca-Cola Company in Sicilia, dando lavoro a 350 dipendenti e a circa 1000 persone legate all’indotto, la quale già porta avanti progetti legati alla responsabilità sociale e sostenibilità ambientale quali, ad esempio, la gestione dell’acqua responsabile, il riciclo dei prodotti e il Green Mobility Project. La volontà di razionalizzare ulteriormente i consumi di energia, di ridimensionare l’impatto ambientale e risparmiare sensibilmente a livello economico, unita alla necessità di impiegare energia in una triplice forma, hanno spinto

l’azienda a optare per la soluzione tecnologicamente avanzata proposta da AB.

I vantaggi della cogenerazione

Grazie all’installazione dell’impianto di trigenerazione nello stabilimento di Catania, l’azienda oggi è in grado di produrre in maniera autonoma energia elettrica, vapore ed acqua refrigerata. Con questo impianto in un anno il consumo dell’energia elettrica è stato ridotto del 45%, evitando così l’emissione di 1.084 tonnellate CO2 in atmosfera, una cifra equivalente alla quantità di anidride carbonica assorbita da 81.300 alberi (in media) in un anno, pari ad un bosco grande come 101 campi da calcio. Dal punto di vista economico l’azienda ha calcolato che, a partire dal secondo anno di vita del sistema di trigenerazione di AB, andrà a risparmiare 390mila euro all’anno, cifra che conferma quanto questa tecnologia, ormai matura e adottata sempre più da grandi player internazionali in tutto il mondo, non sia solo ideale dal punto di vista ambientale ma anche economico. Le aziende di questo settore sono grandi consumatrici di energia termica ed elettrica all’interno della loro filiera, con importanti ricadute sia sulla loro bolletta

sia sull’ambiente e la cogenerazione è quindi la soluzione ideale per far fronte alle esigenze di queste realtà.

A proposito di AB e Sibeg

Dal 1981 AB è al fianco delle aziende che vogliono accrescere la propria competitività, risparmiando energia e limitando le emissioni nell’ambiente. Le principali attività produttive e ingegneristiche sono concentrate nel moderno polo industriale di Orzinuovi, Brescia, dislocato su circa 34.000 mq di edifici. Il Gruppo conta oltre 1.000 dipendenti ed è presente con filiali dirette in 21 Paesi del mondo tra Europa, Russia, Nord e Sud America. Recentemente AB ha sviluppato sistemi per la rimozione dei silos sani e il trattamento del biogas da discarica. L’azienda ha inoltre potenziato l’impegno nell’ambito dei biocombustibili grazie alla messa a punto di sistemi per la purificazione e la liquefazione del biometano. Sibeg, invece, in Sicilia è sinonimo di Coca-Cola. La società dal 1960 produce, imbottiglia e distribuisce tutti i prodotti a marchio The Coca-Cola Company. Dallo stabilimento di Catania ogni giorno partono dai 30 ai 100 autotreni, con prodotti che vengono consegnati a circa 16.500 punti vendita dell’intera Isola.

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Case History Franz Haas un progetto di ricerca per i vini altoatesini Prevenire la contraffazione del vino e ampliare il know-how dei vitivinicoltori altoatesini, grazie alle conoscenze scientifiche dell’enologia, combinate a quelle dell’informatica: sono gli ambiziosi obiettivi di un progetto di ricerca interdisciplinare delle Facoltà di Scienze e Tecnologie e Scienze e Tecnologie informatiche della Libera Università di Bolzano e dell’azienda vinicola Franz Haas.

I

l progetto di ricerca interdisciplinare “Wine-ID”, abbreviazione di Wine Identity Card, mette in evidenza il contributo che possono fornire le moderne tecnologie in campo alimentare e le tecniche di elaborazione dei dati, in particolare con l’obiettivo di definire l’impronta digitale di varie tipologie di Pinot nero e Pinot bianco, partendo dall’uva, lungo tutta la filiera di produzione, fino al prodotto finale. In questo modo, i ricercatori e il produttore Franz Haas perseguono l’obiettivo di garantire la qualità dei vini da un lato e, dall’altro, vogliono definirne i caratteri di autenticità. Alla fine del progetto la cantina potrà contare su

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strumenti tecnologici che permetteranno di assumere decisioni relative ai processi di produzione del vino, e verrà sviluppata un’apposita app per gestire tutte le attività di training e di analisi sensoriale, senza supporto cartaceo, ed anche a distanza.

L’obiettivo del progetto

“Lo scopo di Wine-ID è seguire, in una cantina reale, tutta la filiera di produzione di alcuni vini dell’Alto Adige, per valutare quali variabili ne determinano significativamente la qualità”, afferma il prof. Emanuele Boselli, responsabile di Oenolab, il Laboratorio di Enologia e Tecnologia delle Bevande Alcoliche di unibz. Il laboratorio svolge attività di ricerca e consulenza nel campo della vinificazione e delle tecnologie per la produzione di bevande alcoliche. Al termine del progetto, i ricercatori vogliono essere in grado di determinare, sulla base dell’analisi di un campione di una bottiglia di vino, quale sia stata la sua ‘storia’ produttiva e quale potenziale qualitativo potrà esprimere. Per raggiungere questo obiettivo, l’équipe sta seguendo da più di un anno diverse varianti del processo di produzione di Pinot nero e Pinot bianco direttamente in cantina, anziché su scala di laboratorio. “Preleviamo campioni in ogni singola fase produttiva, dalle uve in vigna a tutti gli stadi intermedi di lavorazione e conservazione, fino al prodotto finito, e li analizziamo con metodiche cromatografiche, anche multidimensionali”, spiega Boselli. Grazie a questi metodi di separazione ad alta risoluzione, i campioni possono essere scomposti nelle loro singole componenti molecolari ed analizzati. “Con questa impronta digitale molecolare, otteniamo anche un profilo sensoriale che ci mostra, ad esempio, non solo quali siano i fattori che determinano la presenza di alcuni componenti del vino, ma anche i sapori di cui sono responsabili”, chiarisce Edoardo Longo, ricercatore di Oenolab.

L’analisi dei dati

L’enorme mole di dati che si ottiene da queste analisi è tuttavia laboriosa da elaborare con strumenti matematici tradizionali, per cui gli enologi stanno collaborando con i colleghi della Facoltà di Scienze e Tecnologie Informatiche, che si occupano di analisi dei dati. Il team di ricerca si sta occupando di due temi chiave. Da un lato, utilizzando tecniche e strumenti tipici della data science, i dati grezzi prodotti da Oenolab vengono processati, allineati e trasformati, con l’obiettivo ultimo di comprendere il legame tra l’impronta digitale molecolare e il profilo sensoriale del vino e di utilizzare questo legame per valutarne l’identità ed autenticità.

Il futuro della produzione di vini

Questo significa che in futuro i vini saranno prodotti con computer e algoritmi? “Assolutamente no. Ma queste tecnologie di analisi dei dati ci forniranno uno strumento utilissimo al percorso decisionale nella cantina che, assieme all’esperienza e all’istinto dei vitivinicoltori, sarà sempre più decisivo per preservare la qualità finale del prodotto in un’ottica di vitivinicoltura di precisione”, afferma Franz Haas. “Esiste un numero incredibile di parametri che influenzano la qualità di un vino”, ammette. “Io produco tra i 40 e i 60 Pinot nero ogni anno e, di solito, riesco ad ottenerne almeno uno che si avvicina molto al mio vino ideale. Ma ciò non è dovuto esclusivamente al vigneto o al metodo di lavorazione: ci sono ancora dei parametri che mi sfuggono e che voglio capire meglio grazie alla collaborazione con la Libera Università di Bolzano”.


Case History Pulignano di Villa Bibbiani il vino che nobilita le feste Il Sangiovese in purezza della cantina toscana Pulignano di Villa Bibbiani dona eleganza e profondità al menu natalizio, e si trasforma in un gradito regalo per gli appassionati di vino. Anche per l’etichetta di questa bottiglia, l’azienda ha preso ispirazione da una pianta, l’Hovenia dulcis.

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ell’attesa di festività natalizie più intime e raccolte, si comincia a pensare ai menu da portare in tavola e ai vini che li accompagneranno. L’eleganza a tutto tondo del Pulignano Villa Bibbiani si abbina perfettamente con primi piatti conditi con gustosi sughi di carne, arrosti, stracotti e brasati. Il Sangiovese in purezza della storica cantina toscana forma il binomio perfetto con gli antipasti a base di salumi e formaggi tipici. Lo stile ricercato e discreto della bottiglia la rendono il perfetto regalo per sé e per gli amici e parenti appassionati del buon bere. Sullo shop online di Villa Bibbiani è disponibile insieme alle altre etichette della cantina (shop. villabibbiani.it).

cinquant’anni, Villa Bibbiani produce questo vino che gli esperti hanno premiato con la medaglia d’argento di Decanter e la Corona ViniBuoni d’Italia del Touring Club. I filari si trovano in una zona collinare dominata dalla chiesetta di San Jacopo a Pulignano che risale al XII secolo e parte della tenuta di Villa Bibbiani.

L’etichetta con “l’albero dell’uva passa”

IGT 2018, 100% Sangiovese: un vino che spicca per eleganza e profondità, che vuole essere l’espressione del microcosmo da cui trae le origini. All’aspetto si presenta di un rosso rubino brillante, al naso risulta invitante con il suo profumo di ciliegia e lampone maturo; al palato poi risalta con un sapore delicato, ben equilibrato tra frutta, acidità e tannino. Nel complesso il Pulignano si fa amare perché nobile e fine.

Vigneti storici a San Jacopo a Pulignano

Dalle uve del vigneto più vecchio dell’azienda, con viti di un’età compresa tra i trenta e i

Come per le altre bottiglie della cantina, Villa Bibbiani ha preso ispirazione da una pianta, l’Hovenia dulcis, per l’etichetta del Pulignano: un omaggio al marchese Cosimo Ridolfi che nell’Ottocento creò all’interno della tenuta un parco botanico con molte specie esotiche. L’Hovenia dulcis è originaria della Cina e fu uno dei primi esemplari introdotti in Italia tra il 1820 e il 1830. È chiamata anche l’albero dell’uva passa, per via dei piccioli che assomigliano per consistenza, colore e sapore all’uva sultanina essiccata. Le sue foglie caduche di un colore verde scuro assumono d’estate, con il caldo, tonalità violacee. Sono proprio queste eleganti foglie le protagoniste dell’etichetta del nostro vino. Una curiosità: nella medicina tradizionale cinese le parti commestibili e dolci dell’Hovenia dulcis sono indicate per ridurre gli effetti di una bevuta.

Pulignano IGT 2018, 100% Sangiovese

Per chi conosce l’area del Montalbano, il nome Pulignano evoca l’immagine più tradizionale di questo territorio che si estende tra le province di Firenze, Prato e Pistoia. Un paesaggio fatto di strade che si snodano sulle colline coltivate a vite e uliveti, una pieve romanica sullo sfondo e un orizzonte fatto di mille borghi caratteristici. Ed è qui, in questa Toscana, che nasce il Pulignano

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Beverage&Ambiente LINEE GUIDA sull’etichettatura ambientale

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ono finalmente pubbliche le nuove Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi, redatte da CONAI per provare a dare risposte all’obbligo di etichettatura in vigore dallo scorso 26 settembre, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo 116. Una novità che lascia spazio a dubbi interpretativi e alla necessità di chiarirli in tempi rapidi. Così, a seguito di una consultazione pubblica su una prima proposta di Linee Guida (1.800 presenze all’evento di lancio, cui hanno fatto seguito più di 1.000 altri contributi via email) terminata il 30 novembre, il Consorzio Nazionale Imballaggi ha redatto un nuovo documento che ha sia l’obiettivo di favorire una lettura condivisa dei nuovi obblighi sia la volontà di fornire uno strumento di orientamento e supporto alle imprese. Disponibili sul sito ufficiale conai. org, le nuove Linee Guida sull’etichettatura sono frutto di un confronto serrato fra tutti gli attori principali del comparto, a cominciare dall’Istituto Italiano Imballaggio per arrivare a UNI, Confindustria, Federdistribuzione e numerose Associazioni industriali, di categoria e territoriali. Un contributo fondamentale per un documento che vuole essere la risposta di un sistema al problema delle zone d’ombra e di poca chiarezza con cui l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi spaventa le aziende del nostro Paese, proponendo un’interpretazione della norma condivisa. Saranno ora sottoposte alle Istituzioni, anche per portare alla loro attenzione punti sui quali si auspicano opportuni chiarimenti. Per potersi adeguare correttamente, inoltre, è già stata richiesta l’introduzione di un adeguato periodo transitorio. Le Linee Guida, intanto, offrono già un quadro che identifica non solo le informazioni minime da riportare sull’etichetta ambientale, ma anche quelle facoltative. E lo fa anche attraverso esempi concreti che illustrano le modalità attraverso cui apporre un’etichetta ambientale a diversi tipi di pack, differenziati per destinazione d’uso (B2B e B2C) e per composizione (monocomponente o composto da più componenti se-

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Redatte da Conai con l’Istituto Italiano Imballaggio e grazie al confronto con UNI, Confindustria, Feder distribuzione e molte altre Associazioni di categoria, le nuove Linee Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi sono finalmente pubbliche. Lo scopo di questo documento, che sarà ora sottoposto alle Istituzioni, è favorire una lettura condivisa dei nuovi obblighi e fornire uno strumento di orientamento e supporto alle imprese. parabili manualmente). “Abbiamo capito da subito che l’attenzione delle imprese del nostro Paese stava rendendo il tema dell’etichettatura sempre più rilevante”, ha affermato il presidente CONAI Luca Ruini durante il webinar che ha presentato il documento. “Stiamo parlando di un obbligo che ha in parte spaventato e che ha imposto la ricerca urgente di soluzioni concrete. Siamo orgogliosi di aver messo attorno

a un tavolo tutti gli attori della filiera: fornire supporto e risposte concrete alle aziende, del resto, è uno dei grandi compiti istituzionali del Consorzio”. “È stato bello vedere gli attori del comparto lavorare insieme per sciogliere i dubbi interpretativi che lascia il decreto”, ha aggiunto il presidente dell’Istituto Italiano Imballaggio Anna Paola Cavanna. “Questi dubbi hanno amplificato le difficoltà che le aziende italiane stanno vivendo in questi mesi. Non ho però dubbi sul fatto che, una volta a regime, l’etichettatura ambientale degli imballaggi porterà benefici sia alle imprese sia ai consumatori finali”. Per provare ad accelerare i tempi, quindi, è stato messo a punto da CONAI anche un nuovo tool online: e-tichetta, interamente dedicato all’etichettatura ambientale degli imballaggi, che da metà gennaio sarà a disposizione delle aziende per guidarle nell’adozione di un sistema di etichettatura omogeneo, conforme alle richieste di legge e chiaro per i consumatori finali. “Gli esempi di etichette ambientali virtuose devono essere valorizzati e avere visibilità”, conclude Luca Ruini. “Possono ispirare e guidare tutte le aziende del nostro sistema Paese, soprattutto quelle di dimensioni piccole e medie: cercheremo di identificarli e di promuoverli. È una vera e propria call to action: ci stiamo lavorando con entusiasmo sempre crescente. Non ho dubbi che porterà i frutti che tutti aspettiamo”. “Abbiamo previsto nella Linea Guida anche box di approfondimento sulle tematiche tecniche più rilevanti e sviluppato FAQ che sono già disponibili su conai.org”; gli fa eco la responsabile dell’Area Prevenzione CONAI Simona Fontana. “E non intendiamo fermarci qui. L’obiettivo è quello di fornire strumenti alle imprese per supportarle concretamente. Il tutto nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali che vedono CONAI come interlocutore e mediatore privilegiato tra Istituzioni e mondo imprenditoriale sulle tematiche della sostenibilità degli imballaggi”.


LA CARTA AMA GLI ALBERI 1.500 campi da calcio al giorno. Così tanto crescono le foreste europee. Quelle da cui si ottiene il legno per fare la carta. Questa è una notizia, vera.

Scopri le notizie vere sulla carta www.naturalmenteioamolacarta.it Fonte: FAO, 2005 - 2015 Foreste europee: 28 Paesi dell’Unione europea + Norvegia e Svizzera


Beverage&Ambiente SUSTAINABLE BOTTLES a concept for the future No other issue is currently of greater concern to drinks manufacturers than the choice of material for bottles. So the beverage sector in flux is working on sustainable bottle concepts for the future.

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n the beverage sector, the development of new forms of packaging is enjoying unprecedented momentum. Because despite their many benefits, the general suspicion about plastic bottles is that sooner or later they end up polluting the natural environment. This explains why consumers are increasingly opting for glass bottles. As the Action Forum Glass Packaging (Aktionsforum Glasverpackung) reports, the sales volume in tons of glass containers increased by 0.9% in the first half of 2020 compared with the same period in the previous year. The industry enjoyed a significant growth in sales of 27.8%, particularly in glass containers for non-alcoholic beverages like water, milk and juice. Beverage giant Coca-Cola has recognised the signs of the times and invested in two glass bottling plants in Germany. The group can count on sales not just due to environmental concerns but because customers are nostalgic about the bulbous bottles they remember from their childhood or from films. However, the company plans to stick to its packaging mix of glass and PET bottles, because even PET bottles can be collected, cleaned and re-used multiple times via recycling systems. Thanks to its low weight and less energy-intensive recycling, PET material is gaining ground over glass in respect of environmental footprint. However, manufacturers can still get more out of PET bottles, as Karl Knauer, a packa-

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ging company based in the Black Forest, has shown. In partnership with system vendor Krones, the company’s invention of the “LitePac Top” has taken it to the finals of the German Sustainability Award 2021. Instead of the usual plastic shrink wrap, the beverage containers are held together by the “LitePac Top” cardboard carrier. The shrink wrap packaging is replaced by the cardboard carrier and a paper strap. The jury acknowledges the ecological benefits of material and energy savings achieved by this solution. However, the bottles packaged using this method are still made of PET.

Bottles ideally suited to circular economy

PET bottles only become a problem if they cannot be recycled into high-quality products or disappear from the material loop for other reasons, e.g. due to thermal recovery in waste incinerators. Ideally, a new PET bottle would simply be produced from an old one. PepsiCo Deutschland is committed to this objective and aims to be the first beverage company in Germany to make exclusive use of 100 percent recycled plastic (PET) for its bottles by the end of 2021. The company intends to invest €7 million in the switch to recycled plastic and as a result save 15,000 metric tons of virgin plastic a year. In doing so, PepsiCo is improving on its previously announced target of using 50% rPET in the entire European Union by 2030.

Pressure on single use packaging

Many drinks manufacturers are continuing to use aluminium or tin cans because they

offer unrivalled properties for protecting the product. For example, breweries like to use metal packaging because beer loses flavour when exposed to light. The problem is that the cans cannot simply be recycled into new drinks cans because of a loss of quality. Ball Corporation has addressed this drawback with its Infinity Aluminium Bottle, a bottle that is infinitely recyclable. It consists of impact extruded aluminium that is suitable not just for beverages but also for shampoos and conditioners, soap, body cremes, spirits, energy shots, yoghurt, dressings, syrups, spices and other products. Last year, leading brewery Carlsberg launched a completely new concept, a paper beer bottle made from sustainably sourced wood fibres. The bottle is currently lined inside with a polymer film barrier, which means that it is composite packaging, with all the drawbacks that entails for recycling. However, the Danish group has announced that it is working on a solution without plastics. Whereas some of these developments tend to be niche products, the efforts being made do show that there is a lot happening in this area in the industry. Apart from the above-mentioned companies, every major company – including Danone, Nestlé and the like – is working on new, sustainable packaging concepts. Source: www.fachpack.de


Beverage&Ambiente BOTTIGLIE SOSTENIBILI una soluzione per il futuro Nessun altro tema è più attuale per il mondo del beverage rispetto alla scelta del materiale delle bottiglie. Questo settore in continua evoluzione sta lavorando su diverse soluzioni di bottiglie sostenibili per il futuro.

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el settore delle bevande, lo sviluppo di nuove forme di packaging sta godendo di uno slancio senza precedenti. Perché nonostante i loro numerosi vantaggi, il motivo della generale diffidenza verso le bottiglie di plastica è che prima o poi finiscono per inquinare l’ambiente. Questo spiega perché i consumatori optano sempre più per le bottiglie di vetro. Come riporta l’Action Forum Glass Packaging (Aktionsforum Glasverpackung), il volume in tonnellate delle vendite di contenitori di vetro è aumentato dello 0,9% nella prima metà del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il settore ha registrato una crescita significativa delle vendite del 27,8%, in particolare nei contenitori di vetro per bevande analcoliche come acqua, latte e succhi. Il gigante del beverage Coca-Cola ha riconosciuto questi cambiamenti e ha investito in due stabilimenti di imbottigliamento in vetro in Germania. Il gruppo può contare sulle vendite non solo per motivi ambientali, ma perché i clienti hanno nostalgia delle bottiglie a forma di bulbo che ricordano la loro infanzia o i film. Tuttavia, l’azienda prevede di attenersi a un mix di imballaggi di vetro e bottiglie in PET, perché anche le bottiglie in PET possono essere raccolte, pulite e riutilizzate più volte tramite sistemi di riciclo. Grazie al suo peso ridotto e al riciclo a minor consumo energetico, il PET sta guadagnando terreno sul vetro nel rispetto dell’impronta ambientale. Tuttavia,

i produttori possono ottenere ancora di più dalle bottiglie in PET, come ha dimostrato Karl Knauer, un’azienda di imballaggi con sede nella Foresta Nera. In collaborazione con il fornitore di sistemi Krones, l’invenzione dell’azienda del “LitePac Top” lo ha portato alla finale del German Sustainability Award 2021. Invece della solita pellicola termoretraibile, i contenitori per bevande sono tenuti insieme dal cartone “LitePac Top”. L’imballaggio termoretraibile viene sostituito dal supporto in cartone e da una maniglia in carta. La giuria ha riconosciuto i vantaggi del risparmio di materiali ed energia ottenibile grazie a questa soluzione. Tuttavia, le bottiglie confezionate con questo metodo sono ancora in PET.

Bottiglie ideali per l’economia circolare

Le bottiglie in PET diventano un problema solo se non possono essere trasformate in prodotti di alta qualità o se scompaiono dal circolo per altri motivi, come nel caso del recupero termico negli inceneritori di rifiuti. Idealmente, una nuova bottiglia in PET dovrebbe semplicemente essere prodotta da una vecchia. PepsiCo Deutschland è impegnata in questo obiettivo e mira a

essere la prima azienda del beverage in Germania a fare uso esclusivo al 100% di plastica riciclata per le sue bottiglie entro la fine del 2021. L’azienda intende investire 7 milioni di euro nel passaggio alla plastica riciclata e, di conseguenza, risparmiare 15.000 tonnellate di plastica vergine all’anno. In tal modo, PepsiCo sta migliorando il suo obiettivo precedentemente annunciato di utilizzare il 50% di rPET in tutta l’Unione europea entro il 2030.

Pressioni sul packaging monouso

Molti produttori di bevande continuano a utilizzare alluminio o lattine perché offrono proprietà ineguagliabili per la protezione del prodotto. Ad esempio, ai birrifici piace usare imballaggi in metallo perché la birra perde aroma se esposta alla luce. Il problema è che le lattine non possono essere semplicemente riciclate in nuove lattine per bevande a causa della perdita di qualità. Ball Corporation ha affrontato questo inconveniente con la sua Infinity Aluminium Bottle, una bottiglia che riciclabile all’infinito. È costituito da alluminio estruso ad impatto che è adatto non solo per bevande ma anche per shampoo e balsamo, saponi, creme per il corpo, liquori, yogurt, condimenti, sciroppi, spezie e altri prodotti. L’anno scorso, il birrificio Carlsberg ha lanciato un concetto completamente nuovo: una bottiglia di carta per birra realizzata con fibre di legno di provenienza sostenibile. La bottiglia è attualmente rivestita internamente con una barriera in film polimerico, il che significa che si tratta di un imballaggio composito, con tutti gli inconvenienti che comporta per il riciclo. Tuttavia, il gruppo danese ha annunciato che sta lavorando a una soluzione senza plastica. Mentre alcune di queste innovazioni tendono a essere prodotti di nicchia, gli sforzi compiuti dimostrano che molte cose stanno evolvendo in questa direzione. Oltre agli esempi già menzionati, tutte le principali aziende stanno lavorando a nuove soluzioni di imballaggio sostenibili. Fonte: www.fachpack.de

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Beverage&Ambiente Raja soluzioni ecologiche per il food&beverage Ricevere una spedizione rappresenta per il consumatore un’esperienza memorabile e, in quanto tale, fare in modo che essa sia positiva e gradevole è l’obiettivo di Raja. Con “unboxing” si fa riferimento all’esperienza e alle emozioni vissute quando si riceve e scopre per la prima volta un prodotto.

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on servono packaging complessi, basta una scatola personalizzata, un messaggio, un imballaggio studiato nel modo giusto. Realizzare un packaging che sappia stupire i clienti è il primo passo per conquistarli e fidelizzarli. “L’unboxing experience” è divenuta un fattore molto importante per i consumatori, tanto che alcuni di essi hanno iniziato a registrare video proprio durante l’apertura delle confezioni per pubblicarle sui social, diventando brand ambassador per alcuni e-commerce. È diventata un’ottima strategia di marketing quella di puntare alla fidelizzazione del cliente migliorando il confezionamento e l’estetica del packaging che sono elementi chiave che possono fare davvero la differenza nella percezione del brand. Design accattivante, coupon con sconti e biglietti di ringraziamento personalizzati arricchiscono l’esperienza del consumatore con emozioni positive che rafforzano il legame con il brand e facilitano il riacquisto,

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per provare di nuovo le stesse emozioni. Tutto questo ovviamente sempre con un occhio alla sostenibilità.

I trend del food&beverage

Abbiamo assistito in questo periodo di pandemia importanti cambiamenti anche nel settore del food&beverage. Come tutti sappiamo bar, ristoranti e piccoli negozi hanno chiuso improvvisamente al pubblico ma fortunatamente il delivery e l’e-commerce hanno permesso loro di portare comunque avanti la loro attività. Inoltre, uno dei trend ormai trasversale a tutti i settori, la sostenibilità, ha profondamente influenzato anche il food&grocery. Siamo davanti a un passaggio culturale ed economico: la lotta allo spreco su tutta la filiera, unitamente al tema della sostenibilità, non sono più solo una questione di sensibilità e di attenzione all’ambiente, ma sono diventate una priorità e alimentano nuove opportunità di business.

L’imballaggio perfetto

I vari passaggi per imballare in modo corretto prodotti alimentari da spedire sono: - la scelta della scatola più adatta per la tipologia di prodotto da spedire: ad esempio, per prodotti leggeri una scatola a un’onda, per prodotti pesanti invece a due o tre onde; per i prodotti freschi una scatola isotermica o un riempitivo che ne preservi la temperatura, ci sono soluzioni ecologiche molto performanti; - la protezione corretta per ogni singolo articolo all’interno del pacco: ad esempio, due barattoli in vetro andranno avvolti singolarmente nella carta kraft o con del pluriball (anche bio-com-

postabile) per evitare che si rompano urtandosi tra loro; - riempire gli spazi vuoti all’interno del pacco è fondamentale per far sì che i prodotti non si muovano durante la spedizione, utilizzando un riempitivo in carta o ad aria a seconda dello spazio rimasto; - sigillare il pacco chiudendolo correttamente con il nastro adesivo, con banda antieffrazione per i prodotti più preziosi. Esistono diverse tipologie di scatole specifiche per bottiglie per spedire vino, olio, birra e alcolici, oppure imballaggi sottovuoto per spedire salumi e formaggi che al tempo stesso prolungano da 3 fino a 5 volte la durata della conservazione e tutta la linea del food delivery. Grazie a una continua ricerca e sviluppo gli imballaggi per il take away ora sono prodotti di qualità, destinati a cambiare il concetto comune che si ha delle vaschette monouso per alimenti. Anche Raja, proprio osservando i cambiamenti del settore, ha arricchito la linea di imballaggi alimentari dedicati al food delivery. Sono imballaggi alimentari che garantiscono la perfetta conservabilità del prodotto, assicurano praticità e comodità d’uso. Anche in questo ambito praticità, estetica e sostenibilità possono andare a braccetto, le alternative sono molteplici: contenitori e scatole di svariate dimensioni, posate e bicchieri biodegradabili e molto altro.


| Ambiente News | GLI ITALIANO CHIEDONO UN PACKAGING DA ASPORTO SOSTENIBILE Il Covid ha portato ad un aumento del consumo di cibo d’asporto e di conseguenza un incremento di packaging da smaltire, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La nuova ricerca, commissionata da Pro Carton – associazione europea che riunisce i produttori di cartone e cartoncino – condotta su un campione di 1005 intervistati, ha voluto approfondire cosa pensano gli italiani sull’imballaggio d’asporto. Quello che emerge è senza dubbio la richiesta, quasi unanime (96%) da parte della popolazione che il packaging da asporto sia, non solo sostenibile, ma anche facile da riciclare. Di questo 96%, il 54% è disposto a pagare un prezzo maggiore purché sia riciclabile. La buona volontà degli italiani è confermata dal fatto che il 56% degli intervistati pulisce e ricicla l’imballaggio d’asporto se possibile. Per il 10% invece è un vero tormento, la cosa che più odiano fare, mentre il 34% non lo ricicla o la fa raramente. Tra le motivazioni che portano a buttare il packaging usato per l’asporto - e possibile da riciclare nell’indifferenziata figurano: troppo complicato da ripulire (55%), ingombro elevato (18%), il non

sapere cosa può essere riciclato e cosa invece no (17%), mentre il 12 % ammette che l’obiettivo dell’asporto è proprio quello di risparmiare tempo nel ripulire e l’11% che è troppo trambusto dover pulire i contenitori. La ricerca ha inoltre sorprendentemente rivelato che la città in cui si ordina più cibo d’asporto è Reggio Calabria (con una media di circa 5,5 volte al mese), seguita da Cagliari (5,1 volte/mese) e Catania (4,8 volte/ mese). Fanalini di coda nell’asporto

risultano invece Livorno (1,3 volte/ mese), Trieste (2,2 volte/mese), Torino (2,5 volte/mese) e Milano (2,7 volte/mese). La fascia d’età più interessata al takeaway è quella tra i 35 e i 44 anni (4.5 volte al mese), seguita da quella 22-28 e 29-34, con una media di 4,3 volte al mese. A consumarne meno sono invece gli over 65 con una media di 2,2 volte al mese. Nonostante non ci sia una grande differenza tra uomini e donne, i primi ordinano di più: 3,7 volte al mese contro 3,3 delle donne.

TETRA PAK PREMIATA PER L’IMPEGNO VERSO L’AMBIENTE Tetra Pak è stata premiata per la leadership nella sostenibilità aziendale dall’organizzazione non profit internazionale CDP, assicurandosi un posto nella prestigiosa “A List” per la lotta al cambiamento climatico e per l’impegno nella protezione delle foreste – due dei tre temi ambientali trattati da CDP. Tetra Pak è l’unica azienda nel settore del confezionamento in cartone ad essere inclusa nella fascia di leadership di CDP per cinque anni consecutivi e ad aver ottenuto la doppia “A” per clima e foreste nel 2020. Tetra Pak fa parte di un numero molto limitato di aziende (1%) che ha ottenuto il punteggio della doppia “A”, su oltre 5.800 aziende che hanno ottenuto un punteggio sulla base dei dati inviati tramite i questionari CDP nel 2020. Attraverso un’azione significativa e dimostrabile su rischi climatici e deforestazione, l’azienda si conferma leader ambientale per ambizione, azione e trasparenza in tutto il mondo. Il processo annuale di divulgazione e valutazione di CDP è ampiamente riconosciuto come il gold standard per

la trasparenza ambientale delle aziende. Nel 2020, oltre 515 investitori con oltre 106 trilioni di dollari di attività e 150+ grandi acquirenti con 4 trilioni di dollari hanno richiesto alle aziende di divulgare dati su impatti, rischi e opportunità ambientali attraverso la piattaforma di CDP. Hanno risposto oltre 9.600 realtà, il numero più alto mai registrato. Una metodologia dettagliata e indipendente viene utilizzata da CDP per valutare queste società, assegnando un punteggio da A a D in base alla completezza delle informazioni, alla consapevolezza, alla gestione dei rischi ambientali e alla dimostrazione delle migliori pratiche associate alla leadership ambientale, come la definizione di obiettivi ambiziosi e significativi. Il punteggio di CDP per le foreste è assegnato attraverso la lente di quattro materie, tra le principali cause di deforestazione: prodotti del legno, prodotti del bestiame, soia e olio di palma. Le aziende devono ottenere un punteggio “A” su almeno una di queste materie a rischio forestale per guadagnare un posto nella “A List” delle foreste.

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GLI ITALIANI SCELGONO il packaging sostenibile Gli italiani preferiscono gli imballaggi sostenibili. L’87% degli italiani dichiara di voler acquistare prodotti che minimizzino l’uso di imballaggi. Inoltre, il 31% dichiara di aver smesso di acquistare marchi particolari perché il loro packaging non era sostenibile.

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li italiani continuano a preferire nelle loro scelte d’acquisto soluzioni di packaging all’insegna della sostenibilità. È quanto emerge da una ricerca Ipsos MORI per conto di DS Smith, leader mondiale del packaging sostenibile. L’analisi è stata condotta su 9000 intervistati in 12 Paesi europei, di cui 1.000 in Italia, e mostra che, sebbene le abitudini d’acquisto possano essere cambiate, la sostenibilità continua ad essere un elemento fondamentale nelle decisioni d’acquisto. In particolare, l’87% dei consumatori dichiara di voler acquistare prodotti che minimizzino l’uso di packaging, mentre il 31% ammette di aver smesso del tutto di acquistare marchi particolari per via di un packaging non sostenibile.

E-commerce e sostenibilità

Il Covid-19 ha portato a una crescita considerevole dell’e-commerce, con quasi 7 italiani su 10 che cercano di passare meno tempo possibile nei negozi fisici. Anche i portali e-commerce devono però considerare la sostenibilità degli imballaggi utilizzati:

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il 47% degli acquirenti online ha dichiarato di aver ricevuto packaging non sostenibile, e il 25% ha interrotto gli acquisti a causa di questo fattore. Stefano Rossi, CEO DS Smith Packaging, ha commentato: “Abbiamo passato gli ultimi otto mesi a supportare i nostri clienti ad adattarsi a un cambiamento storico nel comportamento dei consumatori e alle sfide in continua evoluzione della pandemia. In qualità di leader nelle soluzioni innovative di packaging dobbiamo capire come cambiano gli atteggiamenti dei consumatori per poter servire al meglio i nostri clienti e la società. Questa nuova ricerca non solo rivela ciò che è cambiato a causa di Covid-19, ma mostra anche quali priorità perdurano, e tra queste la sostenibilità, ancora al centro dell’attenzione dei consumatori di tutta Europa. I rivenditori e i marchi devono abbracciare il packaging sostenibile in un momento così importante per assicurarsi di raccogliere i benefici ambientali e per i consumatori”.

La questione “igiene”

L’igiene è un’altra priorità per i consumatori, con più della metà (62%) che afferma di lavarsi accuratamente le mani dopo aver toccato i prodotti confezionati dell’e-commerce e il 38% di buttare via gli imballaggi più velocemente, evidenziando la necessità di informazioni visibili e semplici per lo smaltimento. Il 61% degli italiani si preoccupa ora di quante persone hanno toccato i prodotti in negozio, scegliendo in alcuni casi gli articoli dal retro degli scaffali. Un italiano su dieci (11%), inoltre, ha anche evitato di acquistare prodotti sfusi non imballati proprio per evitare rischi. DS Smith prevede che la necessità di nuove soluzioni di packaging sostenibile aumenterà

nei prossimi mesi, con l’azienda che continuerà ad applicare i suoi Circular Design Principles – sviluppati in collaborazione con la Fondazione Ellen MacArthur – per progettare soluzioni di packaging circolari ad alte prestazioni per rispondere alle sfide in continua evoluzione del mercato. Tra questi, l’offerta di imballaggi riutilizzabili o riciclabili al 100% e la sostituzione della plastica convenzionale.


| Ambiente News | L’ESPRESSO ITALIANO DEL FUTURO La sostenibilità è alla base dell’evoluzione del settore del caffè. Dal risparmio energetico al plastic free, passando per il bilancio sociale e l’etica della filiera. L’Istituto Espresso Italiano (IEI), l’associazione che sotto al proprio marchio raccoglie 37 aziende che rappresentano tutta la filiera, ha raccolto le buone pratiche. “Forse sostenibilità è una delle parole più utilizzate negli ultimi anni, ma quella che stanno perseguendo le imprese della nostra filiera è qualcosa che va oltre le solite buone pratiche”, sottolinea Carlo Odello, direttore generale IEI. “Si parla infatti di azioni che guardano all’etica del lavoro, passando per il rispetto dell’ambiente e infine del consumatore stesso perché l’obiettivo della qualità del prodotto passa per una serie di azioni anch’esse di qualità”. Dalla scelta del biologico agli investimenti per azzerare le emissioni: così guardano al futuro le imprese del settore. Sono tante e variegate le attività che le aziende del caffè stanno mettendo in atto per raggiungere

il concetto di sostenibilità. Chi per esempio come Caffè Haiti Roma, tra le prime torrefazioni ad aver investito nel biologico, sta portando le emissioni di CO2 a una riduzione del 70%, oltre ad aver abbattuto i fumi di produzione con un postcombustore del metano utilizzato. Costadoro lo scorso anno è stata tra le prime aziende a presentare il report di Corporate Social Responsibility, un’attività rivolta soprattutto al piano sociale che ha riguardato il rapporto con tutti i collaboratori e dipendenti ed è quello che ha portato al progetto

Costadoro RespecTo, una miscela che dalla raccolta dei chicchi fino al caffè in tazzina guarda ai diritti dei lavoratori coinvolti. La Genovese ha creato un sistema virtuoso di salvaguardia ambientale supportando le piccole comunità del caffè oltre che installare una macchina per la torrefazione che rilascia aria pulita alla fine del ciclo produttivo. Rancilio Group da anni ha una linea green con investimenti diretti alle risorse naturali e con l’utilizzo per la produzione di energie da fonti rinnovabili (dal 2020 il quartier generale di Rancilio è CO2 free al 100%). Da diversi anni i fondi di caffè vengono recuperati e utilizzati per la produzione di concime naturale. Anche le imprese costruttrici sono impegnate nella sostenibilità, come nel caso di Wega Macchine per Caffè che ha investito in macchine dal basso impatto energetico (risparmiando fino a quasi il 50% dei consumi elettrici) oltre che a sistemi di recupero delle acque utilizzate per i collaudi. Il packaging è stato sostituito passando da plastiche a cartoni riciclati.

GLI SVILUPPI NEL SETTORE DELL’RPET Le bottiglie in PET hanno i loro vantaggi. Sono quasi indistruttibili e leggere come una piuma. Tuttavia, attirano chiare critiche a causa del loro uso eccessivo di risorse e dell’inquinamento causato quando vengono gettate via con noncuranza. In particolare, quando si tratta di conservazione delle risorse, l’UE chiede un maggiore utilizzo di PET riciclato (rPET). Entro il 2025, tutte le bottiglie in PET devono essere costituite per almeno il 25% da rPET. Le aziende leader del settore stanno attualmente lavorando per aderire a queste normative UE con nuove soluzioni sviluppando contenitori in PET ancora più sostenibili. L’uso ridotto di materiale e più materiali riciclati sono parametri chiave nello sviluppo di PET innovativo. L’utilizzo di rPET è una priorità per gli specialisti del packaging. Per quanto riguarda il processo non ci sono compromessi, che si tratti della stampa individuale o personalizzata di bottiglie o dell’applicazione di motivi durante un

periodo circoscritto di una campagna di marketing. La stampa diretta permette un alto grado di flessibilità nel design, offrendo allo stesso tempo colori brillanti e fornisce anche una combinazione accattivante di effetti visivi e di sensazioni tattili. Un altro punto a favore della stampa diretta è che i motivi delle etichette possono essere facilmente modificati premendo un pulsante per realizzare nuovi progetti di marketing con breve preavviso. Ma anche i contenitori in rPet possono essere decorati con la stampa diretta? Oltre alla scelta dell’inchiostro e delle impostazioni di processo, il materiale utilizzato per la stampa gioca un ruolo chiave. I reparti di ricerca e sviluppo stanno lavorando duramente per

rendere i contenitori in PET più rispettosi dell’ambiente utilizzando meno materiale e aumentando gradualmente il contenuto di rPET allo scopo di ridurre il peso e conservare le risorse. Soprattutto per quanto riguarda la riduzione del peso, negli ultimi anni le principali aziende di packaging hanno compiuto grandi progressi con il PET leggero. I riflettori, però, sono puntati anche sulla lavorazione del PET (soluzioni di stampa, etichettatura, utilizzo di tappi, ecc.). È essenziale che queste soluzioni siano progettate per consentire un riciclo ottimale del PET poiché è utilizzando rPET di alta qualità come materiale di input che saranno garantite lavorabilità, qualità e sicurezza alimentare eccellenti.

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| Breaking News | LEVISSIMA, ACQUA E VITAMINA B Levissima propone un nuovo prodotto, Levissima+ Vitamine B, che abbina alla purezza dell’acqua Levissima le vitamine del gruppo B, che consentono all’organismo di assimilare al meglio l’energia proveniente dal cibo. Levissima+ Vitamine B fa parte della gamma Levissima+, la linea di acque funzionali con sali minerali e vitamine dedicate al benessere quotidiano. “Le vitamine del gruppo B svolgono un ruolo essenziale in molti processi biologici. Le vitamine B1, B3 e B6 sono coinvolte nel metabolismo energetico, ovvero nella produzione di energia derivante dal metabolismo di carboidrati, aminoacidi e lipidi”, spiega Franca Marangoni, nutrizionista dell’istituto Nutrition Foundation of Italy. “Il mix di vitamine B che caratterizza l’acqua Levissima+ rappresenta un contributo completo, grazie alla varietà delle vitamine coinvolte, rispondendo al 30% del fabbisogno giornaliero con il consumo di una bottiglia”. A tutte e tre le vitamine presenti in Levissima+ Vitamine B sono stati riconosciuti effetti per il normale funzionamento del sistema nervoso e per il mantenimento della normale funzione psicologica: vitamina B3 contribuisce al mantenimento fisiologico della pelle, prima barriera del corpo; la vitamina B1, contribuisce al normale metabolismo energetico, assicurando la giusta carica quotidiana, e infine la vitamina B6 contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario. Tutti alleati utilissimi per contrastare la stagione fredda e soprattutto permettere di arrivare a fine giornata, concentrandosi sulle attività di tutti i giorni, senza concedere troppo terreno alla stanchezza. Queste vitamine sono assunte con l’alimentazione: la B6 viene assimilata meno facilmente dall’organismo, così da richiederne l’integrazione con carni fresche e trasformate, pesci grassi e farine di cereali integrali. La vitamina B1 è contenuta soprattutto nei cereali integrali, nei legumi secchi e nella frutta secca a guscio; la B3 invece è presente in quantità elevate in frattaglie, pesci e carni. Quando necessario, assumere le vitamine con l’acqua è un modo pratico e sano per integrarle: con un fresco gusto al lime, Levissima+ Vitamine B rende più piacevole bere, anche per chi fa fatica a idratarsi durante la giornata, grazie alla purezza dell’acqua Levissima e all’assenza di zuccheri e calorie.

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BIRRA AMARCORD, “RISERVA SPECIALE” AL PROFUMO DI VISCIOLE Torna a Natale la Birra Celebrativa di Birra Amarcord. Si tratta della Riserva Speciale. Con il suo elevato contenuto alcolico e le altre caratteristiche che la contraddistinguono, come ad esempio i lieviti dello Champagne, la Riserva Speciale torna quest’anno con una ricetta rinnovata. “La nostra Riserva Speciale è una birra unica, prodotta con miele, visciole, prugnole, rifermentata in bot-tiglia con lievito di Champagne”, racconta Andrea Pausler, mastro birraio di Birra Amarcord. “L’amore per il territorio che ci contraddistingue ci ha portato quest’anno a valorizzare la produzione di visciole che nel 2020 è stata particolarmente interessante. Una produzione, quella di questo frutto del nostro territorio, ricca e di qualità. Abbiamo così scelto di aumentare la presenza di visciole, ciliegia selvatica tipica di questa zona, nella ricetta e questo dà forza all’acidità della Riserva Speciale 2020”. Frutto dell’incontro tra due grandi artisti, la Riserva Speciale nasce grazie a Tonino Guerra, poeta, scrittore, sceneggiatore e a Garrett Oliver, storico ed innovatore mastro birraio della Brooklyn Brewery, uno dei birrifici più importanti e longevi degli Stati Uniti. Tonino Guerra, il cui centenario dalla nascita ricorre proprio quest’anno ha anche disegnato la bottiglia e l’etichetta della Riserva Speciale. Sulla bottiglia è rappresentato un pavone, immagine che riporta a quello che si posa sulla fontana della piazza del borgo di Amarcord durante la scena della nevicata. Tonino Guerra diceva: “Il pavone mi ricorda la mia infanzia, quando da bambino mi appostavo per lungo tempo in attesa dello spettacolo della ruota… ogni volta una magia che ho voluto far apparire anche in Amarcord”. Parlando di Birra Amarcord ha detto poi: “Nella Birra Amarcord ho ritrovato tutti i sapori della mia terra”. Birra Amarcord, birrificio familiare indipendente, nasce a Rimini nel 1997 da un territorio e in un territorio: la Romagna. Il legame con questa terra è il leitmotiv del birrificio fin dalle sue origini, insieme all’attenzione alle materie prime ed all’ecologia, tanto che oggi la produzione delle sue birre è ad impatto ambientale zero. Birra Amarcord è anche una storia di famiglia, che con passione da due generazioni lavora per realizzare il sogno di fare della Birra Amarcord una bandiera della Romagna.


| Breaking News | BIRRA MORETTI ACCOMPAGNA LE NUOVE ABITUDINI È un dato di fatto: anche durante il lockdown gli italiani non rinunciano alla birra, che continua a rappresentare per molti un piacere, una gratificazione da assaporare in più occasioni, possibilmente in compagnia, anche virtuale. La ricerca condotta a fine settembre dall’Istituto Piepoli per Osservatorio Birra , conferma che la birra viene consumata soprattutto in compagnia della famiglia (66%) e rappresenta la bevanda della convivialità per un italiano su due. Una bottiglia stappata insieme, rappresenta, anche visto il periodo storico che stiamo vivendo, un momento di piacere e di condivisione. Anche con un brindisi virtuale, ciascuno dallo schermo del proprio computer. E se Birra Moretti lo sa da sempre che gli affetti sono i “luoghi del cuore” degli italiani, secondo una ricerca Toluna di luglio 2020, Birra Moretti è il brand di birra che più rappresenta proprio i due valori di familiarità (42%) e convivialità (41%). Se per uno su tre c’è sempre una buona occasione per stappare una bottiglia, è la cena il momento in cui la maggior parte degli italiani (74%) preferisce degustarla, magari abbinandola a un piatto preparato ad hoc. Birra Moretti, che da anni promuove il consumo della birra a tavola e in “buona compagnia”, sembra dunque rispondere perfettamente alle nuove curiosità degli italiani che, in un momento di restrizioni, non rinunciano al piacere di una birra e alla scoperta di nuovi sapori. Con la sua lunga storia e la sua ricca gamma, Birra Moretti è la birra (anzi il brand di birre) ideale per fare compagnia agli italiani anche durante questo difficile periodo. Non sorprende, quindi, che Birra Moretti Ricetta Originale sia la birra più scelta dalle famiglie italiane (30,8%).Nata a Udine nella seconda metà dell’800 per volere di Luigi Moretti come un piccolo birrificio fino a conquistare il mercato mondiale, Birra Moretti può vantare una tradizione secolare, perfetta per soddisfare anche i più curiosi in materia di storia birraria, un’esperienza lunga oltre 160 anni che ha portato alla creazione di una vasta gamma di birre oltre alla iconica Birra Moretti Ricetta Originale. Oggi quella di Birra Moretti è una grande famiglia composta da numerose referenze che si differenziano per gusto, stile e gradazione alcolica, ma capaci di incontrare i gusti più diversi, di abbinarsi alla perfezione a piatti e ad appetizer e soprattutto di rispondere all’attenzione degli italiani per le materie prime.

PREMIATI I VINI UMANI RONCHI con le sue produzioni: il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Rosso Conero e i vini della terra d’Abruzzo. Grande successo per un fuoriclasse dei rossi, il Conero Riserva Campo San Giorgio, annata 2016, che realizza un’importante tripletta. Unico Rosso Conero di questa stagione vincitore de i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, il rinomato vino, tra i simboli dell’eccellenza enologica di Umani Ronchi, conquista anche le Tre Stelle Oro della Guida Veronelli e la Medaglia d’oro di Civiltà del Bere nell’ambito del prestigioso concorso Wow the Italian Wine Competition. Dal grande rosso al Vecchie Vigne, storico verdicchio della cantina marchigiana: pluripremiata l’annata 2018, nella lista dei Top Wine stilata da Slow Food, celebrata da Daniele Cernilli con il punteggio di 96/100 e il Faccino Doctor Wine e incoronata da Vitae, la guida dell’Associazione italiana Sommelier, con Michele Bernetti, titolare di Umani Ronchi l’assegnazione delle 4 Viti.

Le più autorevoli guide del settore celebrano le etichette della cantina marchigiana. Grande successo per il Campo San Giorgio 2016, unico Rosso Conero a conquistare i Tre Bicchieri. Con la lunga carrellata di premi ricevuti dalle più influenti guide e testate del settore enologico l’azienda vitivinicola Umani Ronchi si conferma un’eccellenza nel panorama nazionale ed internazionale. Anche quest’anno, la cantina con sede ad Osimo (Ancona) fa incetta di riconoscimenti

Un doppio riconoscimento arriva poi da Bibenda, la guida da sempre considerata una sorta di Bibbia del vino, che ha assegnato i famosi Cinque Grappoli al Maximo 2018 e al Plenio 2017. Una stagione d’oro per il Plenio, che ha anche ottenuto 94 punti nel Decanter World Wine Awards, il più importante concorso enologico internazionale. Ottima annata, dunque, per la storica cantina di proprietà della famiglia Bianchi - Bernetti, che con il Cumaro 2015 e il Casal di Serra 2019 si è inoltre aggiudicata l’ambita Corona di Vini Buoni d’Italia. Particolarmente apprezzato, il Casal di Serra sale anche sul tetto dell’olimpo enoico di Wow, la competizione di Civiltà del Bere, conquistando il titolo di Miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi con tanto di Medaglia d’oro. Un riconoscimento prestigioso, a cui si aggiunge l’inserimento nella top 100 della guida I migliori vini e vignaioli d’Italia. Riflettori accesi infine sul Pelago, annata 2015, e sul Centovie Montepulciano, entrambi premiati, tra gli altri, da due delle più influenti riviste internazionali del settore: Wine Spectator e Falstaff.

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| Breaking News | ACQUA SAN CARLO LANCIA LÉGÈRE San Carlo, un marchio sinonimo di quasi 80 anni di storia nel mondo delle acque minerali, lancia Légère, una nuova linea di prodotto che racchiude nel suo nome l’anima di un’acqua leggera, capace di venire incontro alle tendenze del mercato con modernità e ideale per accompagnare i gusti di una cucina di qualità̀ legata alla tradizione. L’Acqua oligominerale San Carlo Légère, ottimamente bilanciata in contenuto di sali minerali, si distingue per il basso residuo fisso (130 mg/L) ed un pH alcalino. Il design contemporaneo della bottiglia dedicata al canale Ho.Re. Ca. (disponibile nei formati da 0.4L, 0.7L e 0.9L) riporta al centro l’acqua: limpidezza e leggerezza vengono esaltate dal profilo sinuoso della bottiglia, dalla trasparenza del vetro e da un’etichetta che lascia più spazio possibile all’acqua. San Carlo ha scelto l’agenzia Wacky Weapon (parte del Gruppo Glebb&Metzger)

per l’ideazione delle nuove etichette, che rispecchiano perfettamente l’anima del prodotto, trasmettendo in maniera immediata i plus e i valori del brand. Il design minimale si ispira direttamente al nome del prodotto, esprimendo l’essenza di Légère attraverso una linea pulita ed elegante, grazie alla scelta di un font slanciato e delicato, ma dal carattere forte e distintivo. Proprio come le caratteristiche dell’acqua che racchiude. L’utilizzo del nome di prodotto come

elemento grafico principale rende Légère estremamente riconoscibile e memorabile, grazie a una comunicazione visiva immediata ed incisiva. La forma dell’etichetta segue le linee della bottiglia, creando un’elegante armonia tra gli elementi che la compongono. I colori scelti ad hoc per rappresentare le tre diverse referenze – blu per la naturale, rosso per la frizzante e verde per la leggermente frizzante – contribuiscono a rifinire con cura l’etichetta.

LE BIBITE SANPELLEGRINO PREMIATE CON UN ORO Le Bibite Sanpellegrino, brand icona dell’autentico gusto italiano, sono state premiate con un oro agli ADCI Awards, punto di riferimento per la creatività e la qualità nella comunicazione pubblicitaria in Italia. La vittoria arriva all’interno della categoria design per il packaging della limited edition nata dalla collaborazione con TOILETPAPER, collettivo artistico tra i più creativi e rappresentativi d’Italia, fondato da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, per celebrare l’inimitabile gusto italiano, inteso sia come gusto inconfondibile delle Bibite Sanpellegrino sia come sensibilità estetica e genio creativo. La collaborazione tra le Bibite Sanpellegrino e TOILETPAPER nasce da un’idea di We Are Social che ha seguito e coordinato tutte le fasi di realizzazione del progetto, dallo sviluppo di una creatività speciale da parte di TOILETPAPER per il packaging, che reinterpreta le tre storiche referenze Aranciata, Aranciata Amara e Chinò, alla

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campagna a supporto del lancio che si è articolata sui canali Facebook e Instagram delle Bibite Sanpellegrino. La valorizzazione stampa dei 3 design di TOILETPAPER è avvenuta ad opera di Paolo Castello, design che esaltano quelle caratteristiche che rendono inimitabili le Bibite Sanpellegrino: gli ingredienti selezionati, il succo e il gusto. Caratteristiche che si traducono nella capacità di valorizzare il saper fare italiano realizzando Bibite con ingredienti di qualità, sapientemente coltivati e miscelati grazie alla creatività autentica che le caratterizza dal 1932. Un’autenticità che è l’espressione concreta di quel gusto italiano in grado di offrire un’esperienza unica ed esaltare ogni momento di convivialità. Ecco allora che il succo delle arance italiane regala all’Aranciata il gusto unico che l’ha resa

iconica e ha trovato la sua massima espressione in una grafica in cui le arance si fondono come pittura, l’ingrediente alla base di ogni opera d’arte. Il gusto piacevolmente amaro e intenso dell’Aranciata Amara è stato invece rappresentato da un’iconica bocca voluttuosa, mentre il famoso Chinò Sanpellegrino è stato reinterpretato come una vera vittoria del gusto italiano, che nasce da chinotti coltivati e raccolti come da tradizione alle pendici dell’Etna dal 1958.


| Breaking News | UNIVERSITÀ DELLA BIRRA SOSTIENE LA RIPARTENZA

Università della Birra, centro di formazione specializzato nel canale Ho.Re.Ca. nato con l’obiettivo di migliorare la professionalità degli operatori su tutta la gestione del punto di consumo, scende in campo con una risposta concreta alla sfida che la crisi da Covid-19 ha portato al settore del Fuori Casa e investe sul futuro. Lo fa offrendo “Pronti per il cambiamento”, un percorso di formazione di ampio respiro concepito per dare agli operatori del settore gli strumenti concreti

per affrontare un mercato profondamente cambiato, dove innovazione, competenze e capacità gestionali faranno sempre più la differenza. In questa fase in cui i professionisti dell’Ho.Re.Ca. si trovano, infatti, ad affrontare una situazione estremamente complessa, Università della Birra ha pensato di sostenerli in modo efficace attraverso l’accesso alla sua piattaforma di digital learning dove sarà possibile seguire quattro moduli fondamentali per supportare il proprio business.

Compongono il percorso “Pronti per il cambiamento”: - “La messa a punto per la ripartenza” – una guida per presentarsi alla riapertura capaci di affrontare il cambiamento attraverso una modalità di lavoro rinnovata, un nuovo approccio e un set up differente; - “Delivery e Asporto” – per affrontare e comprendere appieno due modalità fondamentali per lo sviluppo del fatturato e rilancio del business; - “Ricostruire lo staff” – per apprendere gli strumenti necessari per ripensare e riorganizzare lo staff del locale in base al nuovo modello di business; - “Dall’orzo al bicchiere” – un corso che aiuta ad ampliare le conoscenze di base sulla birra e sull’arte della spillatura partendo dalle materie prime, passando dal processo produttivo, per arrivare al servizio e al consumatore finale. Tutte le informazioni relative a “Pronti per il cambiamento” sono disponibili sul sito di Università della Birra, completamente rinnovato e ancora più intuitivo. Un ulteriore messaggio di vicinanza a tutti i professionisti dell’Ho.Re.Ca.

TURCK BANNER PRESENTA IL SENSORE Q76E Turck Banner Italia presenta al mercato italiano il sensore retroriflettente ad ampio raggio Q76E, un innovativo sensore in grado di rilevare su trasportatori di ogni genere oggetti e pallet dai bordi irregolari o imballati in modo non uniforme. Le modalità di confezionamento si sono col tempo ampiamente diversificate e sui trasportatori transitano, pallet irregolari, di materiali diversi, imballati in modo non uniforme e oggetti molto disparati, quali sacchetti, poly bags, blister, buste, tubi e altri oggetti difficili da rilevare. Il nuovo sensore Q76E di Turck Banner rileva sui trasportatori in modo affidabile il bordo anteriore di oggetti complessi da rilevare o di forma irregolare anche rivestiti con pellicole termoretraibili, sacchetti plastici e imballi perforati o pluriball, offrendo allo stesso tempo livelli di sensibilità selezionabili per rilevare oggetti molto piccoli con spessore fino a 8 mm. Ogni sensore genera un ampio raggio di rilevamento a luce rossa visibile per semplificare

l’allineamento ed è dotato di LED luminosi per l’indicazione visiva. La portata del nuovo sensore Q76E raggiunge i 4 metri e consente una straordinaria flessibilità di montaggio, grazie alla soluzione a retroriflessione polarizzata che consente di utilizzare il sensore con riflettore catarifangente, consentendo il risparmio nei tempi di installazione, spazi e costi per il cablaggio. Il Q76E dispone inoltre di una elevata frequenza di commutazione di 250 Hz ideale per le linee di produzione ad alta velocità. Il nuovo sensore è offerto anche con IO-Link per una maggiore disponibilità di dati, configurazione e monitoraggio remoto, e una semplice sostituzione del dispositivo. L’innovativo sensore Q76E di casa Turck Banner trova il suo ideale utilizzo sia su impianti trasportatori, di movimentazione pallet e materiali stoccati in magazzini, sia su impianti di trasporto di oggetti da e verso la produzione assolvendo sempre in modo ineccepibile la sua funzione di rilevamento di oggetti a forma irregolare.

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| Eventi News | SPS ITALIA TORNA A LUGLIO 2021 SPS Italia 2021, la fiera internazionale dell’automazione e del digitale che si svolge a Parma, è stata posticipata dal 6 all’8 luglio per accogliere espositori e visitatori all’inizio del periodo estivo in un contesto di maggior sicurezza. Gli eventi digitali, live su SPS Italia Contact Place, riprendono a gennaio con highlight tematici fino alla manifestazione.

PROWEIN RILANCIA AL 2022 L’edizione di ProWein nel 2021 non si terrà a causa della pandemia Covid-19, l’appuntamento è quindi a Düsseldorf dal 27 al 29 marzo 2022. Un colpo inaspettato per una delle maggiori fiere mondiali di vino e spirits, che inizialmente aveva riprogrammato il suo appuntamento allargandolo a cinque giorni, dal 19 al 23 marzo 2021. Lo scenario incerto generato dal Covid-19, la situazione dei viaggi e il quadro giuridico hanno indotto la Messe Düsseldorf a rivalutare la situazione, anche alla luce della decisione del governo federale e regionale del 25 novembre 2020, secondo cui l’organizzazione di fiere continua ad essere vietata. “Non abbiamo preso questa decisione alla leggera – abbiamo soppesato con molta attenzione gli argomenti a favore e contro una fiera in questi tempi di pandemia, in stretta e approfondita consultazione con i nostri partner ed espositori. Il fattore decisivo per noi è stato l’interesse degli espositori e dei visitatori” – ha spiegato Erhard Wienkamp, amministratore delegato della Messe Düsseldorf GmbH. I tedeschi guardano fuori dai loro confini, ProWine China sarà ribattezzata ProWine Shanghai l’anno prossimo e tornerà al Shanghai New International Expo Center dal 9 all’11 novembre 2021. Il prossimo ProWine Asia sarà rinominato ProWine Hong Kong e si svolgerà dal 18 al 21 maggio 2021.

VENDITALIA, APPUNTAMENTO AL 2022 Venditalia, la fiera internazionale del vending, tra le più importanti nel mondo e punto di riferimento in Europa, ha deciso di riprogrammare l’appuntamento per maggio 2022. Il successo della manifestazione e la soddisfazione degli espositori sono sempre stati al centro della proposta fieristica di Venditalia, un evento riconosciuto da anni come occasione concreta di business, soprattutto internazionale. Il perdurare della situazione di emergenza ha posto gli organizzatori dinnanzi ad uno scenario incerto e fortemente imprevedibile per il prossimo futuro, mettendo di conseguenza a rischio la piena riuscita dell’evento. Venditalia Servizi e Fiera Milano hanno pertanto deciso di fissare la prossima edizione della manifestazione nel maggio del 2022.

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NUOVA DATA PER VINITALY ED ENOLITECH La 54esima edizione del Salone internazionale dei vini e dei distillati di Veronafiere si terrà dal 20 al 23 giugno 2021, in contemporanea con Enolitech e Sol&Agrifood. OperaWine 10th year anniversary con Wine Spectator sarà il 19 giugno. La decisione è il risultato di un’attenta verifica, anche con le più autorevoli istituzioni in grado di formulare previsioni attendibili sulla curva pandemica ed è stata presa dopo uno specifico sondaggio di mercato. “Lo spostamento a giugno – dice Maurizio Danese, presidente di Veronafiere Spa – è in linea con la revisione del posizionamento dei calendari delle principali fiere internazionali italiane ed estere. Il consiglio di amministrazione della Fiera ed i soci hanno fatto una scelta ponderata in base alle informazioni più attendibili in campo medico, considerando anche l’incoming di buyer extra europei. Stiamo inoltre lavorando con la Fondazione Arena che organizza la stagione lirica e la città di Verona per offrire ai nostri ospiti internazionali un’edizione imperdibile”. “Vinitaly con OperaWine e le rassegne concomitanti – sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere Spa – si svolgeranno in un contesto temporale in cui il governo avrà avuto il tempo di predisporre le procedure di ingresso dei buyer internazionali nel nostro Paese. Nello stesso tempo in Europa vi saranno altri eventi rivolti alla promozione del settore vinicolo. Si tratta di una decisione strategica e sinergica per consentire agli operatori del mercato e dell’informazione, soprattutto quelli provenienti da Asia e USA, che sono tra i principali visitatori delle nostre rassegne, di poter ottimizzare la loro partecipazione con un solo spostamento”.



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