#34

Page 1

l a p o s t a d i l o re t t a j e s u s mcjagger Cara posta, mi chiamo Saverio e ho 38 anni. Amo lo sport, sono calvo e disperato. Da sei mesi la mia Beverly mi ha lasciato. Ci siamo conosciuti in chat, ci siamo innamorati e così sono partito per Miami, dove tutt’ora vive lei. Lì ho vissuto i sei mesi più entusiasmanti della mia vita. Io e Beverly non facevamo che guardare le partite dei Miami Dolphins e quelle della mia Inter. Parlavamo di Dan Marino e di Ruben Sosa, nostri idoli giovanili. Mi sono impegnato da subito a imparare quell’ostico gioco che è il football americano, e lei invece aveva promesso di prodigarsi per capire come funziona il fuorigioco. Il fatto è che io non ci sono riuscito, mentre lei sì. Proprio non ce l’ho fatta. Quel gioco mi pareva complicato e noioso. L’ho detto a Beverly il giorno della finale del Superbowl e lei mi ha lasciato. Adesso sono qui a Montichiari dove ho ripreso ad allenare i pulcini e di tanto in tanto provo a seguire il rugby. Ma non è la stessa cosa. Sì, adesso io rimpiango l’NFL. Saverio, via posta ordinaria Caro Saverio, mi vedo costretta a citare una mia vecchia conoscenza d’oltreoceano, piuttosto gretta e volgare, secondo cui “le donne

michele filippo fontefrancesco:favola animale Durham è tagliata dal fiume Wear, che si snoda attorno alla rocca della cattedrale. Nel corso degli anni il lungofiume è stato mantenuto a verde pubblico, punteggiato da centinaia di piante, alcune delle quali plurisecolari. Questo spazio è il rifugio di molti uccelli: cince, colombacci, anatre, gabbiani, corvi, taccole, ecc, che trovano nel fiume, tra gli alberi o i cestini dei rifiuti tutto l’occorrente per gozzovigliare in estate come in inverno. Tra i tanti abitanti di questo habitat vi sono anche i rook, un tipo di corvo grosso sui 40 cm, piumaggio nero, e lungo becco bianco. Sono animali particolarmente territoriali, che vivono e si muovono generalmente in gruppi. Primo pomeriggio di un’inaspettata giornata di sole. Anatre e gabbiani placidi pascono lungo il fiume. Una sagoma si staglia nel cielo, planando verso la radura del ponte di South Baley. D’un tratto dalle piante si leva uno stormo di una decina di altre figure nere che si fiondano sul nuovo arrivato, gracchiando. È un attimo. Il nuovo arrivato è circondato e fatto atterrare. Una volta a terra, l’attacco continua per qualche minuto. Poi lo stormo riparte e scompare negli alberi. Anatre e gabbiani, indisturbati, continuano la loro vita. Arrivano dal lungo fiume una bimba accompagnata da sua madre. Arrivando sul ponte, la piccola vede una figurina che gracchia lamentosa sulla strada. Si avvicina. L’animale non si allontana. È nero, becco bianco. Più di una parte del suo corpo è spiumata. Si lascia avvicinare. Vedendo l’uccello, la bimba chiama la mamma. La mamma cerca di strattonare via la bimba da quell’animale. La bimba resiste: vuole che si aiuti il figurino. La mamma esista. La bimba continua. La mamma alla fine cede. Raccoglie in un sacchetto, poi messo in un cartone recuperato per caso vicino ad un cestino, il volatile. Lo portano ad un veterinario non lontano. Il dottore guarda l’animale. È un rook. Dice alle due di ripassare tra un’oretta che vede se è possibile fare qualcosa. Le due accettano. Se ne vanno. Ritornano. Il dottore le guarda con aria sconfortate. «Mi spiace. Non c’era niente da fare. Gli avevano strappato le penne caudali. Non avrebbe più volato. L’ho dovuto sopprimere. Avrà disturbato un’altra colonia. Si sarà avvicinato ad un territorio già controllato da altri della sua specie che l’avranno attaccato. È piuttosto comune. In fondo, è stata colpa sua... Fan cinquanta sterline. Grazie.» A Durham, lungo la Wear c’è un parco. È un posto verde, fresco, dove tanti animali vivono in pace ed armonia. Un posto edenico, dove c’è cibo e spazio per tutti. L’importante è non disturbare.

re:playlist/a cura di Enzo e la Fagotta

POTETE ASCOLTARE LE VOCI IN DIRETTA DI ENZO E LA FAGOTTA SU Polaroid - un blog alla radio: IL MERCOLEDÌ SERA, DALLE 21 ALLE 22.30, SU C I T T À D E L C A P O R A D I O M E T R O P O L I TA N A (WWW.RCDC.IT). SCARICATE E ASCOLTATE QUESTA PLAYLIST DA POLAROID.BLOGSPOT.COM.

The Drums, Forever And Ever Amen Arriva il primo vero disco dei Drums! Ora posso sopportare anche l'afa bolognese. Menomena, Five Little Rooms Secondo disco per la band di Portland, sempre in casa Barsuk, ma con due tonnellate di oscurità e inquietudine in più rispetto al precedente. Il disco perfetto per chi odia l’estate. Tame Impala, Solitude is Bliss Un disco da portare in campeggio e da riascoltare quando i riflessi della luna sull'acqua del lago sembreranno venire verso di te in mezzo agli alberi per parlarti. «There’s a party in my head and no one is invited».

The Fresh & Onlys, Garbage Collector Un raggio di sole carico di polvere si fa strada tra i riverberi e le chitarre sporche. Da quanto tempo lo sto fissando? La polvere sembra avvolgerlo, la vedo risalire paziente, in turbini ora pigri ora frastornati, per arrivare fin là dove la parete di legno del garage è spoglia, a parte un poster di Syd Barrett. Wild Nothing, Chinatown Da Fagotta testa dura impiego qualche mese di troppo, ma seguo sempre i consigli musicali di Enzo. Neverever, Young And Dumb Ti prego portami via da questa festa di surfisti. C’è una festa di surfisti in un'altra spiaggia, molto più bella, molto lontano, a cui dovremmo assolutamente andare. Prometto che non rovinerò la Cadillac e che ti presterò i miei nuovi dischi di rock’n’roll. Che estate sarebbe senza le nostre feste di surfisti?

non amano il football, amano le spalline dei quarterback”. Ora, al di là di questo, diciamo così, aforisma in salsa McDonald’s, devo dirti che te la sei cercata. Il football americano, per la miseria! Di peggio avresti potuto solo col baseball. Vedi, diceva un sociologo di cui non ricordo il nome (del resto ricordiamo solo le tesi dei sociologi, non i nomi di chi le ha messe in piedi; l’unico nome che ricordo in proposito è quello di Benedetto Croce, il quale peraltro solo a sentir parlare di sociologia cominciava a sboccare sangue), ecco, spiegava questo sociologo che il fatto che gli americani seguano sport come il baseball o il football dice molto del loro essere convinti assertori della catena di montaggio e della produzione di merce in serie; dice molto insomma dell’organizzazione della società statunitense; mentre il calcio contiene la speranza, tutta europea, che in un gioco di squadra ci sia comunque lo spazio per lo sprazzo, il guizzo individuale. Ora, non chiedermi cosa diavolo abbia a che fare tutto ciò con la tua storia; sappi solo che sei un cazzone. [E per favore, lascia perdere il rugby; l’idea di questi ragazzoni violenti ma gentili, in grado di andare oltre una terza media tutta calcistica, ancora desiderosi di discutere di rugby davanti a un mojito dopo la partita – peraltro con gli avversari – ecco: questa idea è terribilmente veltroniana]

stefania rinaldi:io e giorgia abbiamo deciso di formare un gruppo Io e Giorgia abbiamo deciso di formare un gruppo. Nell’era dei social network dire gruppo è generico: in questo caso si tratta di un gruppo musicale. L’altra sera le ho fatto una spilla a forma di cuore, ho disegnato una cassetta anni ‘90 rosa e ce l’ho incollata sopra. Ho scritto il nome del nostro gruppo, le “The Modern Century aphasia”. Ci chiamiamo così per quella volta in cui entrambe stavamo preparando un esame di storia (lei moderna e io medievale) e lei, in un attimo di confusione sulla guerra d'indipendenza americana disse che Jeff Thomasson... Aphasia nella storia Moderna. E così abbiamo deciso di mettere su un gruppo. Abbiamo un nome fantastico, cos’altro ci serve? In realtà ne avevamo tanti, di nomi fantastici. Ci fu quella volta all’indiano, le “Tandorii Suicide”. E quella volta della “Spinning Jane”, la prima macchina tessile, che riduceva la vita media a 40 anni e i lavoratori diventavano rachitici a forza di star chiusi a chiave nelle fabbriche della gloriosa Rivoluzione industriale inglese. E il libro metteva svariati punti, facendo un uso improprio dell’anafora per dare drammaticità al testo. Un testo di storia. Io e Giorgia non ci vediamo spesso. Lei vive a Padova, io vivo a Brescia. Nonostante questo abbiamo deciso di mettere su un gruppo. Il suo ragazzo le ha regalato un ukulele, il mio ragazzo mi insegna a cantare. Più che altro a fare esercizi di respirazione. Per ora delle The Modern Century Aphasia esiste solo una spilla, e l’istinto malsano, orgoglioso (e tipicamente femminile) di fare qualcosa di musicale nelle nostre case impregn ate di musicisti. Noi ci proviamo, anche se non sappiamo suonare, né cantare. Io e Giorgia siamo due persone arroganti. Ci vediamo una volta al mese, e beviamo caffè. Parliamo di musica, di uomini, di Lexotan, di università, di capelli, di letteratura, di filologia, di vestiti, di capricci, di litigi e di persone divertenti. Giudichiamo e sentenziamo nello spazio di un tavolino a due posti, riempiendo posaceneri e svuotandoci le tasche. E alla fine ci salutiamo. Io e Giorgia siamo simili. Io e Giorgia non siamo due belle persone. Se non ci conoscessi non vorrei conoscerci. Vorrei starci lontano, per non finire in quel tripudio di accidia e svariati altri peccati capitali che sono le nostre conversazioni. Lei ha i capelli scuri, corti, e gli occhi scuri. Nelle foto se li copre con una mano. Gli occhi. Io ho i capelli chiari, lunghi, e gli occhi azzurri. Nelle foto mi copro la bocca con una mano. Ai concerti ci muoviamo poco e parliamo poco. A casa ci scriviamo tanto. Le nostre dispense sono affollate di cazzate vegan: seitan, crocchette di farro, tofu, semi di lino da mettere nell'insalata, caffè d’orzo mai aperto, e tè di Pete’s Tea House che nessuno ha mai bevuto. C’è anche della carne, di tanto in tanto, e delle brioches chimiche, indice del fatto che non siamo sole, in queste case. Io e Giorgia siamo nervose. Studiamo e ridiamo. Studiamo e piangiamo. Piangiamo per tutto, e ci piace parlare delle cose che vanno male, perché sono le più divertenti. Ci siamo conosciute quando avevamo 16 anni. Ci drogavamo ed eravamo persone solari. Ad una festa di compleanno in stile Azione Cattolica abbiamo limonato per vedere che effetto fa. Poi lei è partita per New York ed è tornata con i capelli rosa. E io sono partita per la famosa retta tangente, e non ci siamo viste per anni. Io e Giorgia ci siamo riviste un pomeriggio di fine estate e io non avevo voglia di uscire. Il mio cane abbaiava e faceva caldo. Abbiamo bevuto un caffè shakerato.

terry boligol:scorandomi

Matrimonio Il sole bacia la sposa, la merda rosa. La luce pervade lo sposo, il viso brufoloso. Vita nei loro occhi,

se li vedi sbocchi.

Au-tonno

Cadono le foglie, si spegne la fontana, guardo mia moglie: "sei una puttana". Sbiadire.

inut ile OPUSCOL OLETTERA RIO numero

34

giugno 2010

alessandro romeo:editoriale Sforzo e dolore hanno un’espressione simile, quella coi denti stretti e gli occhi chiusi. Se pratichi una fellatio (in corsivo, come nei testi accademici) al tuo ragazzo mentre lui sta facendo delle frittelle e uno schizzo d’olio bollente ti arriva sulla schiena è un problema. Lo puoi mandare all’ospedale e puoi finirci pure tu se lui per reazione al dolore ti tira una padellata in testa. Così è successo in Romania, a una coppia birichina, per ben due volte: patatine nel primo caso, frittelle nel secondo. Se state per chiudere l’ultimo numero di inutile prima dell’estate gli occhi chiusi e i denti stretti stanno invece a indicare un’espressione di sforzo immane... dai Loretta!, la tua rubrica; Fontefrancesco il tuo pezzo; dai che ce la facciamo! I Polaroid ce l’hanno mandata la loro playlist? Sì? Evvai! Cosa manca? Un racconto! Dai, un racconto di Stefania Rinaldi e una poesia di Terry Boligol, dai che si va! E poi? Poi il poster, una tavola di Little Nemo, che il copyright è scaduto e ora è patrimonio dell’umanità. Uaaaaah! Occhi chiusi, denti stretti, faccia in alto verso il sole rovente. INUTILE opuscolo letterario giugno 2010, numero 34 supplemento al #1480 di PressItalia.net, registrazione presso il Tribunale di Perugia #33 del 5 maggio 2006. pubblicazione mensile a cura di INUTILE » ASSOCIAZIONE CULTURALE. la redazione viviana capurso {ufficio stampa}, arturo fabra, ferdinando guadalupi, marco montanaro, gabriele naia, virginia paparozzi, nicolò porcelluzzi {ufficio stampa}, alessandro romeo {responsabile editoriale}, matteo scandolin {grafica e impaginazione} hanno collaborato a questo numero terry boligol, enzo e la fagotta, michele filippo fontefrancesco, loretta jesus mcjagger, stefania rinaldi poster Little Nemo In Slumberland, di Winsor McCay per abbonarsi prepara 15€ e vai al link www.rivistainutile.it/shop/shop.html wild wild web rivistainutile.it, il nostro facebook, associazioneinutile.org, polaroid: un blog alla radio, Se vuoi collaborare, spedisci un tuo pezzo (un articolo, un saggio, una recensione, un racconto, qualche poesia) a collaborare@rivistainutile.it. Allega due righe su di te, così sappiamo da chi dobbiamo guardarci. Se vuoi essere pubblicato sul pdf, cerca di non superare di troppo la cartella editoriale standard (1800 battute: siamo proprio vecchio stile). Per il web facciamo 8000 circa, e morta lì. Scrivi a info@rivistainutile.it per qualsiasi informazione. Il presente opuscolo è diffuso sotto la disciplina d e l l a l i c e n z a C R E AT I V E C O M M O N S Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia. La licenza integrale è disponibile a questo url: http://tinyurl.com/8g7sw5.


“Little Nemo in Slumberland�, di Winsor McCay

rivistainutile.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.