matteo scandolin:fate la storia senza di me Fate la storia senza di me attraversa trent’anni di storia italiana, quella più brutta, e lo fa seguendo le vicende di Alberto Bonvicini. Il documentario di Mirko Capozzoli inquadra di sguincio un personaggio complesso e contradditorio, che da vittima delle sevizie in un manicomio minorile (Villa azzurra a Grugliasco, alle porte di Torino) diventa uno dei protagonisti della lotta armata torinese degli anni ‘70, finisce in carcere, e dopo anni di reclusione rinuncia alla lotta e a qualsiasi pretesa di “essere nella storia” (da cui il titolo del film). Negli anni ‘80 si perde nell’eroina, ne esce per lavorare con Deaglio e Ferrara. Nell’88 scopre di avere l’AIDS, muore nel ’91. Il documentario racconta la sua storia per ellissi, con i racconti dei famigliari e degli amici (commosso Giuliano Ferrara: non me lo aspettavo), con le immagini di una Torino splendida in un bianco e nero borghese e dignitoso, spaccata dalle rivolte e dalla contestazione. Passa tutta l’Italia per Torino, nella storia di Alberto, e son cose che neanche sapevo. FATE LA STORIA SENZA DI ME, 52’, di Mirko Capozzoli (2010). Con Fabrizio Gifuni. Nel documentario compaiono Bianca Berlanda, Alice Berlanda, Alvar Berlanda, Francesco D’Ursi, Luca Rastello, Enrico Deaglio, Giuliano Ferrara, Diego Novelli, e altri.
Se sulla tastiera devo cercare il pulsante del mio cuore, F8 riuscirò a trovare è il pulsante dell’amore. F8 - fotto fotto fotto ma tu non ci sei più, mi guardo in giro e vedo solo fotocopie: Fotocopie di te. E allora F8, fotto copie di te, in bianco e nero, bianche e nere, gialle d’oriente; le pago e non le pago, ma non sono mai pago. Le mie parole compaion sullo schermo, lettera per lettera do il mio comando: “ALT! F8”. La mia legge è questa. Il mio motto. F8 fotocopie di te. E piango, piango toner.
sergio bottoni:i grattacieli della stazione (stesura zero a uso telescrivente) Nella notte del numero undici settembre due ignoti trattino che dovrebbero corrispondere a questa descrizione fornita dalla polizia due punti ragazza un metro e settanta di altezza e ragazzo due metri di altezza virgola di corporatura esile trattino si sono introdotti all'interno dei grattacieli situati nella zona adiacente la stazione punto Hanno forzato la porta che all'ultimo piano dell apostrofo edificio conduce sul tetto per appendere virgola da lì virgola uno striscione verticale lungo una quarantina di metri virgola in modo che risultasse coperta buona parte della facciata del grattacielo nord nonché potesse essere visibile dalla piazza della stazione e dal viale che conduce in centro punto Sullo striscione era macchiata una poesia siglata virgola in calce virgola pro perpetua poesia punto La polizia è intervenuta all'alba virgola rimuovendolo nel giro di un paio di ore virgola dopo segnalazione di alcuni condomini che si sono ritrovati le finestre orrendamente oscurate punto Pare che un apostrofo anonima abitante degli ultimi piani virgola la quale soffriva di depressione e insonnia virgola abbia all apostrofo ultimo receduto dall apostrofo orribile proposito dopo essere scesa in strada per aperte virgolette la mia ultima curiosità virgola un apostrofo ultima volontà chiuse virgolette virgola ed aver letto la poesia in questione risultatale gradevole punto L apostrofo ideatore della nota sigla pro perpetua poesia virgola rintracciato prontamente dalle forze dell apostrofo ordine attraverso informazioni incrociate in buona parte pervenute sulla rete virgola non pare possa essere riconducibile ai fatti punto Ha voluto dichiarare soltanto aperte virgolette saranno stati altri appassionati di poesia virgola ce ne sono ad ogni angolo sapete virgola di tipi come noi punto E penso senza temere di sbagliarmi che dopo il fatto possano essere andati a bersi qualcosa virgola probabilmente al vicino chiosco della stazione virgola simpatica conduzione pakistana virgola aperto tutta la notte virgola hanno ottimi prezzi punto esclamativo Non credo davvero di sbagliarmi virgola se fossi nelle forze dell apostrofo ordine rivolgerei le mie indagini in quella direzione punto e chiuse le virgolette
Rashid sognava di fare l’astronauta. È diventato lavavetri di grattacieli a New York: un modo più semplice per guardare tutti dall’alto. Martino, ex operaio bergamasco, si è trasferito in Cina, a 2000 chilometri da Pechino. È come stare in Val Padana, ma la gente sorride di più. A chi gli chiede se gli piace fare il ferroviere, L. dice di sì e ripete una frase letta anni prima: «Sentirsi vivi, spesso, è sentirsi lontani».
inut ile36 OPUSCOL OLETTERA RIO numero
settembre 2010
la posta di loretta jesus mcjagger
terry boligol:scorandomi F8, il pulsante dell’amore
andrea maggiolo:micronarrativa
Cara Daria Bignardi, sarò breve e indolore, come suol dirsi. Amo una donna bellissima, piena di vita, abbiamo complicità, interessi in comune che però non ci obbligano a seguirci in tedianti serate mondane, lei ha un sorriso così luminoso, forse per via di un dente appena spaccato in punta, insomma. Va tutto bene. Ah, lei è figlia di un senatore del Pdl, dunque non abbiamo problemi di soldi. Ah, dimenticavo, io la stimo, lei mi stima, non fa che ridere delle mie frivolezze come una mamma che ha saputo dell’ultimo ottimo voto del figlio a scuola e… Il problema è che questa donna, che io amo alla follia e per cui sarei pronto ad andare in guerra e a scalare montagne lunari… ecco, questa donna, stando a quanto riferitomi all’anagrafe, è morta nel 1892. Mentre io sono nato nel 1976. Ora, io non sono pazzo e ti giuro, cara Daria, che ieri sera io e lei abbiamo fatto l’amore come non l’avevamo mai fatto, se possibile, finora. Joycelin76, via mail Caro Joy, intanto, dato che sei un visionario – pazzo o meno, lo sei – continua pure a credere che io sia Daria Bignardi. Ti assicuro però che le mie caviglie son molto più tozze e pelose delle sue. Detto questo, be’, potrei fermarmi qui. Del resto, se pensi che io sia Daria Bignardi, puoi anche pensare che mentre leggi questa risposta la tua donna morta nel 1892 sia di là in vasca ad aspettarti per un bagno caldo con tanto di candele e olii vari a galleggiare tra la schiuma sul pelo dell’acqua bollente. Va’ pure, provaci, a fare l’amore con lei, adesso. Io posso solo citare Woody Allen, il quale una volta ha detto che «in amore non contano il sesso, la razza o l’età» e, anche se credo che il vecchio Woody volesse solo giustificare la sua relazione con la figlia adottiva più piccola di lui di una trentina d’anni almeno – ma quantomeno viva, viva, per l’amor del cielo! – be’, non vedo perché tu non possa amare un fantasma. In fondo, non è quello che facciamo tutti? Tua Loretta “Daria” McJagger.
giacomo buratti:elle Se hai tra i diciotto e i venticinque anni, sei un cittadino dell’Unione Europea e ti trovi a Parigi, puoi andare in un museo, tanto è gratis. Se già non hai speso un soldo per il Louvre, il Musée d’Orsay, l’Orangerie e per fare un giro nel giardino del Museo Rodin [lì non si paga perché una parte è chiusa per lavori], puoi continuare a risparmiare andando al Centre Pompidou. Se non è ancora il 21 febbraio 2011, al quarto piano trovi un’esposizione che si chiama elles@ centrepompidou. Artistes femmes dans les collections du Musée National d’Art Moderne, organizzata grazie al patrocinio di Yves Rocher, una marca di cosmetici [ecosostenibili, si intende]. Se, come me, ogni volta che all’università spunta un corso sulle “scritture femminili” o sulle “scrittrici e il Novecento italiano” o roba simile, alzi gli occhi al cielo e borbotti che questo è il modo più politically correct possibile di fare discriminazioni – e non hai una vagina [lo specifico per correttezza], allora elles@centrepompidou sarà il tuo Inferno. Nel senso che sarà come se fossi morto e per la legge del contrappasso fossi costretto ad ammirare circa 500 creazioni di donne [o di artisti – è più corretto non connotare] in un ambiente dedicato interamente ed esclusivamente alla Donna, piagnucolando per il resto dei tuoi giorni qualcosa come: “Io volevo solo che fossero tutte al quinto piano, insieme a Picasso e Duchamp!”, con qualcuno che ti punzecchia con un forcone coi dildo al posto dei rebbi ogni volta che pronunci il nome di “quel porco di Picasso”. Se, come quella che mi sono ritrovato davanti di continuo, sei una donna sui quarant’anni con pretese da sofisticata intellettuale che risponde: “È giusto per tenere la mente sveglia” ogni volta che le chiedono come fa a spendere così tanto in libri del catalogo Adelphi, e porta a un’esposizione di opere piene di falli e vagine [meno figuràti di quanto si potrebbe ritenere necessario] il proprio figlio di tre o quattro anni, al quale spiega con profusione di dettagli il significato di ogni creazione e quello che la contemplazione provoca in lei, quanto la faccia entrare in contatto con la vera se stessa – ecco, se sei tipo così, probabilmente dovresti iniziare a chiederti a cosa vuoi che pensi tuo figlio per riuscire ad avere un’erezione. Se, come mia sorella, hai dodici anni e solo da qualche mese sei entrata nel club delle mestruate, allora non so che dirti. Forse una cosa del genere a te fa bene. O forse è troppo. Forse non farai che maledirmi per averti costretto a seguirmi, ti siederai sulla prima panca libera e creerai una cartella per le foto di Marco Mengoni sul tuo telefonino. Forse – chissà, per la prima volta? – ti verrà il dubbio che questo non sia il migliore dei mondi possibili dove avere il ciclo. O forse di una cosa come elles@centrepompidou tu non avrai più bisogno – te lo auguro, davvero. Adesso fai una foto col cellulare a quel pene gigante che è la Tour Eiffel. Se sei un fan dei Beatles, io te lo dico: c’è Yoko Ono.
alessandro romeo:editoriale «Ti amerei anche se fossi gay» cantava Masini qualche tempo fa. Parliamo di discriminazione. Discriminazione che può essere anche razziale. Tra nord e sud, in Italia, c’è una bella differenza, per non parlare del medio Oriente, tipo non so, dico a caso, Gaza. Ma Gaza in realtà non c’entra niente. Allora parliamo dell’estremo Oriente: in Cina si sta ancora smaltendo la coda di cento chilometri che si è formata nei giorni passati. L’estate sta finendo. Già. Code anche qui, ma meno, perché c’è la crisi e la gente non va in vacanza. Il tempo passa in fretta e arriverà per tutti la morte. C’è un dio dietro tutto questo? Naaa, dai, non scherziamo. Insomma si possono avere visioni discordanti della stessa cosa. Il relativismo ci salverà, il relativismo ci distruggerà. Non abbiamo parlato dello stannato di sodio per sbiancare i denti. Però abbiamo scritto, perché mentre il mondo gira gli scrittori scrivono: Loretta parla d’amore, Buratti parla di femmine, Scandolin di documentari, Bottoni di poesia, Boligol di nuovo d’amore. Credo di aver detto tutto quello che volevo dire. INUTILE opuscolo letterario settembre 2010, numero 36 supplemento al #1570 di PressItalia.net, registrazione presso il Tribunale di Perugia #33 del 5 maggio 2006. pubblicazione mensile a cura di INUTILE » ASSOCIAZIONE CULTURALE. la redazione giacomo buratti, viviana capurso {ufficio stampa}, ferdinando guadalupi, marco montanaro, virginia paparozzi, nicolò porcelluzzi, alessandro romeo {responsabile editoriale}, matteo scandolin {grafica e impaginazione} hanno collaborato a questo numero terry boligol, sergio bottoni, paolo cossi, mariagrazia gallù, loretta jesus mcjagger poster paolo cossi per abbonarsi prepara 15€ e vai al link http://www.rivistainutile.it/?page_id=90 wild wild web rivistainutile.it, facebook.com/inutileonline, associazioneinutile.org Se vuoi collaborare, spedisci un tuo pezzo a collaborare@rivistainutile.it. Allega due righe su di te. Se vuoi essere pubblicato sul pdf, cerca di non superare di troppo la cartella standard (1800 battute). Per il web facciamo 8000 circa, e morta lì. Scrivi a info@rivistainutile.it per qualsiasi informazione. Il presente opuscolo è diffuso sotto la disciplina d e l l a l i c e n z a C R E AT I V E C O M M O N S Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia. La licenza integrale è disponibile a questo url: http://tinyurl.com/8g7sw5.
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disegno di Paolo Cossi