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Polcenigo, dove la natura è a portata di mano
In pochi chilometri un corollario di scenari e un importante habitat per molteplici comunità animali
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di Fabio Bidese, dottore forestale e dipendente della Regione Fvg
La ricchezza di risorse naturali a Polcenigo non è una novità, ne sono prova i ritrovamenti archeologici del sito palafitticolo del Palù di Livenza risalenti fin al paleolitico antico (4.900 a.C.). L’ambiente naturale con la ricca presenza di acque (le tre sorgenti del Livenza, l’antico lago del Palù, le olle di risorgiva), la corona di colline e la retrostante montagna, il tutto racchiuso in pochi chilometri, garantiva, nei vari periodi dell’anno, una ricchezza di opportunità per quelle popolazioni dedite alla caccia e alla raccolta e, successivamente, alla coltivazione e all’allevamento. L’ambiente attuale è il risultato di profondi interventi storici, che mostrano un recente passato di forte sfruttamento della terra, dei boschi e della fauna; al contrario, le veloci trasformazioni socio-economiche degli ultimi decenni, con la progressiva riduzione delle attività agricole nelle aree marginali, hanno lasciato ampio spazio alla natura che sta riconquistando vaste superfici della montagna e della collina. Questo abbandono ha consentito la ricolonizzazione dei pascoli e delle magre praterie dei versanti esposti al sole da parte di boscaglie eliofile e termofile con orniello, carpino nero e roverella, con alcune varianti a castagno (intorno a Mezzomonte) dove il suolo è più profondo. Diversa è la vegetazione dei versanti collinari in ombra, con castagno, farnia, acero di monte e qualche faggio isolato, dove sono presenti interessanti forre umide con specie igrofile e sciafile. La ricchezza di habitat diversi consente di ospitare molteplici comunità animali: dalle varie specie di anfibi del Biotopo Naturale del Palù di Livenza, recentemente istituito, alla sempre più numerosa presenza di ungulati, caprioli, cervi e cinghiali che, incuranti del rischio del traffico e della caccia, si spingono sempre più spesso negli orti e nei giardini. Questa ricchezza di prede spiega anche il recente arrivo del lupo che si è stabilito per ora nella Foresta del
Cansiglio, ma vista la sua mobilità, non si esclude potrà, in un prossimo futuro, frequentare la pianura e le colline polcenighesi come già avviene in altre zone del Pordenonese. Una ricca avifauna frequenta i diversi ambienti: dalla zona pianura con le risorgive e le marcite, al Colle di San Floriano con l’interessante Parco Rurale con prati e piccoli allevamenti di razze minori, fino alle vette prealpine. In primavera, nei boschi collinari, si sentono diversi picchi: il muratore, il verde e il più grande picchio nero. In montagna è frequente avvi- stare la poiana, lo sparviere e più raramente il più furtivo astore, tutte specie appartenenti alla famiglia dei rapaci diurni; abituali sono i voli del corvo imperiale che controlla il territorio. Il vivace merlo acquaiolo nidifica lungo il Gorgazzo e il Livenza, mentre le rondini montane si riproducono nel centro storico (Borc), con un curioso fenomeno di svernamento, per cui a Polcenigo si possono vedere delle rondini volare anche in pieno inverno. Le fioriture di marzo nel sottobosco collinare sono spettacolari con ellebori, bucaneve, vari anemoni, epatiche, il tutto accompagnato dal profumo intenso dell’aglio orsino e dal canto melodioso del tordo bottaccio e della capinera. Altrettanto belle sono le fioriture di maggio e giugno nei prati prealpini con genziane, asfodeli e le inten- se peonie, tanto per citare le più appariscenti. Polcenigo si estende fino alla parte orientale della foresta demaniale del Cansiglio, con boschi estesi ed evoluti di faggio, abete rosso e bianco; l’integri- tà ecologica di questi ambiti forestali è tale da favorire l’istituzione, anni fa, delle riserve naturali integrali di Pian de le Stele e di Col Piova: aree lasciate completamente all’evoluzione naturale senza nessun intervento antropico. Il fenomeno carsico, con il più profondo e famoso Bus de la Lum, caratterizza anche la dorsale Cansiglio – Cavallo, con doline e inghiottitoi che movimentano l’orografia del suolo e arricchiscono di microhabitat la parte sommitale della catena prealpina, dove sono ancora attive tre malghe con il bucolico alpeggio estivo: Fossa de Bena, Costa Cervera e Col dei S’cios.