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Torrente Cellina: un fiume di biodiversità

Dalla Forra alla Piana Pinedo, una fauna e una flora uniche da ammirare e preservare

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di Jacopo Verardo

Un lungo e profondo canyon incide il margine meridionale delle Prealpi carniche, giusto a monte dell’alta pianura pordenonese, appena ad Est del paese di Montereale. Nel suo fondo scorrono limpide acque color turchese, su cui si specchiano le bianche rocce delle vertiginose pareti che limitano questo corso d’acqua. Stiamo parlando della forra del Torrente Cellina. Dal 1998 quest’area protetta è racchiusa nella Riserva naturale regionale della Forra del Cellina ed è gestita dall’Ente Parco Naturale regionale delle Dolomiti Friulane; essa è anche tutelata dalle direttive europee che formano la Rete ecologica Natura 2000, grazie ai suoi grandi valori paesaggistici ed ambientali. Indubbie, infatti, sono le particolarità estetiche legate alla sua morfologia. La forra, generata dalla millenaria attività erosiva dell’acqua del Cellina, si presenta come uno stretto canyon con bianche e sinuose pareti costituite prevalentemente da rocce calcaree che facilmente vengono alterate e sciolte dall’acqua, come tipicamente accade nel fenomeno del carsismo. Questa particolare morfologia crea delle condizioni uniche per la presenza di determinate specie di flora e fauna. Infatti, su questi ambienti rupicoli è possibile osservare alcune tra le più belle e protette specie floreali della nostra regione, tra le qualispicca il Raponzolo di roccia. Più in alto, sulle spalle della forra e su terreni ben formati, si possono osservare altre specie molto appariscenti, come ad esempio la Pianella della Madonna, una tra le più appariscenti orchidee della flora italiana. Sempre sui cigli della forra si incontrano boschi di faggio misti con il carpino nero (dai quali un tempo l’uomo prelevava grandi quantità di legna da ardere). Quest’ultimo proprio sulle pareti rocciose, crea delle formazioni tipiche degli ambienti di forra, dove sfrutta piccoli lembi di terra per poter vivere, spesso assieme all’orniello e al tasso, meravigliosa conifera che ben sta negli ambienti umidi. Strettamente legata ai caratteri morfologici è anche la fauna presente in questa riserva. Infatti, la presenza di ungulati, per la maggiore il capriolo, è relegata quasi esclusivamente sulle spalle della forra e sui prati di ciglione; lo stesso vale per i predatori (come, ad esempio, martora e faina), per gli insettivori (tra cui il riccio e la talpa) e per i roditori (scoiattolo, ghiro e varie arvicole). Tuttavia l’aspetto forse più interessante riguarda l’avifauna, in particolare per alcune specie di rapaci che nidificano sulle pareti della forra e che sfruttano la vicina pianura pordenonese per cacciare più facilmente in campo aperto. Tra questi vanno citati sicuramente il falco pellegrino, il gheppio, il gufo reale e la civetta. Tutti questi interessantissimi aspetti legati alla grande biodiversità di quest’area, sono osservabili, nel periodo estivo, percorrendo la ex strada statale che passa proprio a picco lungo la forra e che ora è aperta, nei mesi estivi, ai turisti, oppure, tutto l’anno, compiendo una facile camminata lungo il Sentiero naturalistico del Dint, dal quale si osservano sia il canyon, che i boschi presenti sui suoi cigli. Salendo a Nord lungo il corso del Cellina, quasi alle sorgenti, si incontra un’altra area molto interessante, seppur meno appariscente rispetto alla forra, ovvero la piana di Pinedo. Questa pianura di fondovalle, di origini alluvionali, è da secoli utilizzata e colonizzata dall’uomo e quindi ha perso i suoi connotati originali. Tut- tavia si possono osservare ancora caratteristiche, soprattutto vegetazionali, del tutto peculiari di questa porzione della Valcellina. Infatti, dato il suolo spesso magro e poco fertile, si possono incontrare estese formazioni di Pino mugo, specialmente nelle zone limitrofe ai corsi d’acqua. Questa specie è generalmente presente nelle fasce altitudinali più elevate, oltre il limite del bosco, mentre qui si trova a 600 metri di quota, generando un particolare fenomeno di stratificazione inversa della vegetazione. A conferma del rilevante peso che il suolo e il clima hanno su quest’area, vi sono estese formazioni di Pino nero e Pino silvestre, anche in fase ricolonizzativa di terreni agricoli abbandonati. In questo contesto eterogeneo, con presenza di molte radure e prati stabili sfalciati per la produzione di fieno, negli ultimi anni si è vista un’enorme crescita della popolazione di cervo, che di frequente si può osservare nelle ore notturne e che rappresenta un problema per la sicurezza stradale e per gli allevatori locali che utilizzano i prati. Infine, oltre al cervo, si annota la presenza anche del capriolo e, in generale, di una nutrita varietà faunistica, tra cui in tempi recentissimi si è aggiunta una perla di notevole importanza, ovvero il lupo!

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