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di festival del documentario

Dal 29 marzo al 1° aprile si è tenuto il Pordenone Docs Fest, Festival realizzato da Cinemazero, che in cinque giorni ha mostrato in anteprima nazionale 25 film. In tutto sono stati proiettati 50 film provenienti da 28 Paesi del mondo. Da notare che la maggior parte di questi film, attenti alla realtà e alla inclusività, sono opera di donne. Proporre documentari e film dal mondo significa prendere posizione su questioni cruciali: guerre, la sostenibilità ambientale, problematiche sociali, culture diverse. Da segnalare il lavoro dell'ex fotografo siriano Caesar, che per conto dei Servizi di sicurezza turchi ha fotografato le migliaia di corpi senza vita, e torturati, dei carcerati di Damasco. Fuggito con 27.000 fotografie, Caesar li ha inviati ai media internazionali, portando una dura testimonianza all’attenzione del mondo.

Altro film da segnalare il film L’arte del silenzio di Marcel Marceau, in collaborazione con l’Ente nazionale sordi di Pordenone, che è stato tradotto in simultanea con la Lingua dei segni. Di forte impatto il documentario sulla "normalità" a Bucha, dopo i massacri, e l’intervento di Enes Freedom, giocatore di Basket, fermo oppositore della Turchia di Erdogan. Molto interessante anche la retrospettiva dedicata alle origini del documentario femminista italiano. Molti i film nei quali è stata ripresa e mostrata l’Italia più nascosta e in difficoltà. Un Festival molto utile per capire realtà scomode di cui nessuno parla. Sul G8 di Genova 2001 il film “se fate i bravi”; sulla minaccia atomica i film “Pluto” di Renzo Carbonera e “Via Argine 310” di Gianfranco Pannone. Il film "La scelte" di Carlo Bachschmidt ha acceso riflettori sulla controversia della Tav TorinoLione. Incentrata sul tema del lavoro l’opera prima di Marco e Lorenzo Enrico Gori “E tu come stai”. Tante le occasioni per conoscere e riflettere sulla società odierna, sulle realtà nazionali e internazionali. La cultura è anche questo. (d.d.)

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