L'Irrequieto - Numero 11 - Giugno 2015

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L’Irrequieto Rivista Letteraria

Associazione Culturale L’Irrequieto Firenze - Paris Giugno 2015 www.irrequieto.eu redazione@irrequieto.eu © Giacomo Braccialarghe


DIREZIONE Alessandro Xenos, Donatello Cirone

REDAZIONE Donatello Cirone, Luca Saracino, Luigi Balice

CONCEZIONE E REALIZZAZIONE GRAFICA Luigi Balice

DISEGNI E LOGO Giacomo Braccialarghe

WEBMASTER Donatello Cirone

INFORMAZIONI E COLLABORAZIONI info@irrequieto.eu / redazione@irrequieto.eu


Indice Racconti Lungo la strada di Donatello Cirone pag 6 La signora del primo piano pag 9 di Luca Saracino

Avviso di giacenza di Luca Saracino pag 10

Poesie pag 13

Un solo pensiero

pag 16

Il ventre di una cavalletta

di Luigi Balice

di Donatello Cirone

Foto/Disegni Soraya di Charlotte Audureau pag 4 Metamorfosi di Elisa Saracino pag 11 Desejo di InĂŞs Loura pag 15


Soraya

Tanger, 2014

© Charlotte Audureu

Charlotte Audureau nata nell’Isola della Riunione si trasferisce a Parigi per studiare Cinema. Giovane regista, fotografa e montatrice, si specializza nella danza e nel documentario. Ha realizzato svariati clip musicali ed ha curato il montaggio di L’œil dans la cave di J.B.Thomasson e di Toi, Idem di Laura Berson. La fotografia di danza e la cattura dei movimenti diventano elementi chiave delle sue creazioni. Nel 2013 realizza un corto Sur les points de l’indifférence, film sulla libertà, sulla danza. Portfolio: www.charlotte-audureau.com

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RACCONTI


Lungo la strada Donatello Cirone

I cani di Elda latravano, mordevano la rete del recinto, saltavano. Abbaiavano come se per il mondo non ci fosse piĂš speranza, un canto mortale, note divelte dai denti marci. Le civette ferme sui rami secchi vivevano con indifferenza, i libri sistemati sugli scaffali vibravano come sonagli magici, Luisa vomitava. La strada per la cittĂ era buia, non asfaltata, costeggiata da potenti querce secolari, scendeva verso le luci, il chiasso, le urla, la stazione, i treni pieni di speranza, verso la piazza e la farmacia, verso il palco montato per il comizio, verso i cessi pubblici dove Renzo per pochi spiccioli concedeva gusto e tatto, verso il bar Lumache e verso la vecchia casa di Elda, la casa dei suoi, dove era cresciuta. La strada portava anche verso casa di Luisa prima che si trasferisse sul monte con Elda e i suoi cani, i libri e le borse ricamate da nonna Elvira. Il campanile del ‘700 era stato abbattuto per volere della Signora Scialli, la moglie del medico, la madre del farmacista, la figlia del sindaco, la sorella del segretario comunale, la nipote del presidente

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del club di canasta, dopo che era inciampata a uno dei suoi angoli. La chiesa orfana del campanile, in silenzio scandiva il tempo, un grido sordo richiamava alla funzione della domenica, qualcuno di notte, con il cuore colmo di paura, portava dei fiori dove prima era costruito il campanile. Le tre campane erano state portate a casa di Zante Fiorini, un cugino del sindaco. Le case erano ammassate una sopra l’altra come una grande e magnifica orgia, corpi nudi, uno dentro l’altro, un quadro meraviglioso. Una grande figura che si stagliava nel cielo bianco e colmo di neve, ai suoi bordi erano stati relegati I persi, così li chiamava padre Perfetti, fratello segreto della Signora Scialli, vivevano abbandonati a loro stessi e alla loro bellezza. Monica si era innamorata, Mario aveva contraddetto il segretario comunale, Branislav non era nato fra i candidi monti dove erano nati tutti e Abdullah aveva un nome troppo strano. Abou era troppo alto. Tutti si potevano recare in città dopo le sette e solo a giorni alterni. La legge la faceva rispettare la moglie di Ettore, il farmacista, girava in città a cavallo, vestita di pelle nera, una grande frusta e uno strano manganello colorato attaccato in cintura, gli occhiali neri, tacco 14, alcune strane fessure all’altezza del pube e dei capezzoli disegnavano con eleganza la sua uniforme, il cavallo era docile e mansueto, tenuto dalle briglie con forza e determinazione. Mai nessuno aveva alzato la voce o toccato il mezzo busto del sindaco che

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si ergeva in fondo alla piazza, nessuno aveva rubato mai pecore o vitelli, tutto era calmo. Una pace gravida di violenza si adagiava come neve fra le strette stradine della città, tutti aspettavano qualcosa, qualcuno, un segno della natura o di un Dio sconosciuto, tutti aspettavano mentre Elda e Luisa in alto, fuori dalla città, al buio, tenendosi la mano, vivevano.

Donatello Cirone: fondatote de L’Irrequieto, nato nella valle del Sauro, in Lucania, il 28 giugno del 1986.

Laureato in Scienze politiche. Ha pubblicato due silloge poetiche: La vita di una morte, LibroItaliano, Ragusa 2005 e Gl’oratori del nulla, Amorsog et Oream, Il filo -Roma 2007.

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a no r m o p i a n pri

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Dato che non l’hanno piÚ vista in casa da settimane i mobili della signora del primo piano devono aver deciso di scendere in strada ad aspettarla. Se ne stanno accatastati proprio accanto al portone condominiale in attesa che l’anziana padrona riappaia. Rincasando ho sussurrato che tanto non tornerà ma loro hanno fatto finta di non sentire.

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Avviso di giacenza

brica di Saracino

Formicolio notturno, l’avviso di giacenza rimasto da settimane in cucina accanto al vaso coi denti di leone raccolti per celebrare Calendimaggio. Alla parete color zafferano, legato con lo spago, un rametto di ulivo pende dal cristo in avorio crocifisso. Una mosca sbatte a intermittenza contro il vetro della finestra e ogni volta si interrompe solo per un attimo il suo ronzio. Tengo in mano un pezzo di carta ritrovato dentro la manica del pigiama e su cui un giorno ho annotato gli orari di visita del cimitero degli inglesi. Da tempo lo vorrei visitare ma poco distante dal suo ingresso ho visto bambini correre scalzi dentro e fuori una roulotte con le ruote di cemento. Inseguivano un cane bianco chiamato Lupo, gli urlavano dietro e lo colpivano sulla schiena col manico di una scopa ridendo come cavallette. Fuori si addensano nuvole insolite e io guardo in tv un documentario sulla respirazione delle foglie. PiĂš tardi se avrò le forze scenderò in strada per dare il pane secco alle cornacchie.

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Metamorfosi

Š Elisa Saracino

Elisa Saracino: nasce a Firenze il 20 marzo 1986. Laureata in Economia Aziendale vive e lavora a Firenze e

si occupa di Marketing e Comunicazione come consulente e art director. Coltiva da sempre la passione per le arti visive e il disegno. Le sue realizzazioni grafiche sono visibili all’indirizzo https://instagram.com/p/1ivEE5PcU7/

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POESIE


Un solo pensiero Luigi Balice

Non parlano perché sanno già cosa fanno gli altri; forse non lo sanno; e forse nemmeno vogliono saperlo perché forse poi sarebbero obbligati a raccontare quello che fanno; e forse il solo pensiero di doverlo fare li sconvolge; forse non hanno argomenti di discussione o forse se ne hanno durano poco; forse sono obbligati a stare assieme quindi affidano al tempo la scelta di contare le parole; forse stanno talmente bene con loro stessi da non sentire il bisogno di andare verso l’altro; forse non hanno parole in più, oppure hanno solo sentimenti in meno forse ce li hanno ma non usano più le parole che potrebbero esprimerli e dunque li perdono Forse è tutto questo messo assieme. O niente di tutto questo. Oppure … Oppure parlano e parlano di tutto;

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Di storie d’altri, d’affari, di crisi, non di politica, ancora di crisi, di quando sapevano ballare, di come la cantante non sappia cantare, di come quel vecchietto si sia sfracellato contro il vetro credendo non ci fosse, di danze brasiliane improvvisate, di intercettazioni telefoniche subite da piccoli meccanici di paese, degli arresti che ne sono seguiti. Parlano di tutto senza parlare di niente. Forse è così. E mi accorgo che forse sono io ad esser muto. Ammutolito dall’ovvio, mi piace pensare che anche tu dall’altra parte ti sia ammutolita, anche per un istante. Vorrei scomparire solo per alzarti quella gonna e … zittire questi animatori da quattro soldi che ripetono frasi concepite da preti e sparate dagli altoparlanti nei cortili bianchi dei manicomi. Vorrei solo scomparire e alzarti quella gonna

Luigi Balice è nato a Bari, nel gennaio dell’87, ha studiato Macroeconomia tra Bologna, Torino, Londra e

Parigi, città in cui vive ormai da quattro anni. Ha dedicato anni di studio alla sempiterna Questione Meridionale. Oggi accompagna artisti e creatori di contenuto culturale nei loro processi di sviluppo multimediale. Nel tempo libero litiga con i vicini di condominio.

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Desejo

© Inês Loura

Nanterre, 2013

Inês Loura lascia la sua Lisbona natale a 17 anni per studiare Cinema a Parigi. Ha fatto teatro nella compagnia inglese Lisbon Players e ha studiato musica per sette anni. Ha realizzato diversi cortometraggi e partecipato a diversi progetti cinematografici come montatrice e operatrice di ripresa. Il suo ultimo cotrometraggio Fantasie, che ha scritto e realizzato, è attualmente in post-produzione. Adora i donuts! http://inesloura.portfoliobox.io/montage

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Il ventre di una cavalletta Donatello Cirone

Sono labirinti i miei sogni, e mi perdo cieco sotto una pioggia delicata. Nuvole. Fumi sparsi in cielo disegnano strade mai percorse e sentieri ancora da scoprire, la notte la mangi come una cavalletta morbida, senti il ventre molle che si schiude in bocca, esplodono le sue viscereVersi dentro di te e si attaccano al palato, sotto la lingua. Dolce. Ti appendi a una stella e dondoli nel vuoto. Niente sotto i piedi e niente fra le mani, a piedi scalzi ammiri la punta delle tue dita, la tua caviglia, il vento ti smuove un pelo uscito libero dalla narice destra. Sale un brivido su dalle palle fino in bocca. Si libera un grido di libertĂ .

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Dondoli appeso a una stella, poi giù. Giù verso l’alto masticando la cavalletta e il suo ventre.

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