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L’Irrequieto Rivista Letteraria
Associazione Culturale L’Irrequieto Firenze - Paris Luglio 2015 www.irrequieto.eu redazione@irrequieto.eu © Giacomo Braccialarghe
DIREZIONE Alessandro Xenos, Donatello Cirone
REDAZIONE Donatello Cirone, Luca Saracino, Luigi Balice, Alessandro Xenos, Elisa Saracino
CONCEZIONE E REALIZZAZIONE GRAFICA Luigi Balice
DISEGNI E LOGO Giacomo Braccialarghe
WEBMASTER Donatello Cirone
INFORMAZIONI E COLLABORAZIONI info@irrequieto.eu / redazione@irrequieto.eu
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Indice Racconti Phil Collins di Luca Saracino pag 8 Inevitabile di Luca Saracino
pag 9
Il passaggio in auto pag 11 di Alessandro Xenos
Vimini e castagno pag 15 di Donatello Cirone
Poesie pag 6
E noi che vogliamo far sparire i nomi di Luigi Balice
Disegni Clima Ventilato di Elisa Saracino pag 10 A la espera di Caroline LassĂŠe pag 14
E noi che vogliamo far sparire i nomi Luigi Balice
Il corpo ha questa magica capacità di piantare tende nel nostro kibbutz del desiderio. Approfitta dei momenti sottratti alla realtà per rivendicare l’appartenenza a luoghi nascosti dal tempo. E così ha occupato seppur per qualche istante tutti gli spazi della felicità. Ha disarmanto il battaglione disordinato che è partito anni fa per assecondare lo slancio curioso di una volontà che ora non fa più quadrare i conti: l’illusione di poter colmare le proprie mancanze finisce sempre per sottrarre voci. La felicità ha il volto che non vedo. Il desiderio di qualcosa di supremamente ultimo che ho già baciato. Rituali da istruito burattinaio di ombre avrebbero forse evitato il mo-
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vimento continuo del desiderio da inizio a inizio. Perlomeno lo avrebbero definito, lo avrebbero scritto come una parte. Invece il continuo lanciarmi la palla più là, mi ha fatto diventare semplice segugio di novità. Per fortuna però i maghi non vanno mai a letto con le cartomanti. Il mistero del non vissuto resta al sicuro, anche se ha il volto di una carta. Resta accessibile alla notte, che spalanca le porte. Noi mettiamo serrature, catene e chiodi per far sparire i nomi, ma i desideri hanno chiavi di nuvole.
Luigi Balice è nato a Bari, nel gennaio dell’87, ha studiato Macroeconomia tra Bologna, Torino, Londra e Parigi, città in cui vive ormai da quattro anni. Ha dedicato anni di studio alla sempiterna Questione Meridionale. Oggi accompagna artisti e creatori di contenuto culturale nei loro processi di sviluppo multimediale. Nel tempo libero litiga con i vicini di condominio.
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Phil Collins Al campino del paese era il 1993 e fissi a giocare nei pomeriggi di giugno eravamo in quattro: il Pera, Sardaro Luigi, il figlio del postino e io. A quel tempo mia madre mi portava a farmi i capelli da Rosario, un uomo con la lisca che parlava senza sosta e aveva le meches rosa. Facciamo i capelli all’ometto diceva e mi praticava una precisa divisa nel mezzo prima di cospargermi la testa di brillantina. Al campino si giocava per ore, fino a quando i raggi arancio del tramonto non indicavano che era arrivata l’ora di rientrare per cena. Le partite terminavano con risultati eclatanti: diciasette a undici oppure venti a venti con pareggio all’ultimo secondo. Una volta Sardaro Luigi che era il più grande si presentò al campino con il walkman e alla domanda del Pera rispose: è Phil Collins. Io d’istinto dissi che anche mio padre ascoltava Phil Collins. Sardaro mi guardò, sputò per terra e disse che a lui però di mio padre non gliene fregava niente. A settembre vidi mio padre per l’ultima volta: stava seduto sopra un letto rifatto con lenzuola celesti e indossava un lungo camice bianco. Aveva gli stessi occhi di Scarabocchio, il gatto che due estati prima avevamo trovato davanti al cancello di casa dentro una scatola di cartone di una marca di liquori. Quando rividi gli altri al campino non dissi niente di quello che era successo al babbo ma quel giorno segnai un gol di tacco che non servì comunque a pareggiare.
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Inevitabile Il primo passo fu quello di comprare il nuovo surgelatore poi si fece crescere una barba scura e cominciò a piazzare le trappole nel bosco. Da ovest giunse un vento improvviso che spazzò la città per settimane, scoperchiò tetti, sradicò alberi e segnavento. Lei se ne andò di casa una mattina prima del sole, non sopportava più che lui si nutrisse di scoiattoli e che al buio la fissasse la notte mentre dormiva. Ha una spiccata passione per la natura dicevano di lui i vicini quando lo vedevano inerpicato sopra le querce e gli altri alberi del bosco blu. Lui allora svuotò gli armadi dai propri vestiti, dai libri, da tutte le cose accumulate negli anni e le abbandonò in strada in mezzo a cumuli di neve tardiva. Gli esercizi per la respirazione. Contare i passi: da casa alla chiesa, da casa al minimarket, dalla chiesa alla scuola, dal fiume al camposanto. Ci provò con tutte le forze, così si disse una sera fissando un punto incerto fra il muro e una finestra. L’ultimo passo si svolse, è inevitabile si disse, una mattina di fine maggio presso l’ufficio postale e come è andata a finire è cosa nota.
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Clima ventilato
Š Elisa Saracino
Elisa Saracino: nasce a Firenze il 20 marzo 1986. Laureata in Economia Aziendale vive e lavora a Firenze e si occupa di Marketing e Comunicazione come consulente e art director. Coltiva da sempre la passione per le arti visive e il disegno. Le sue realizzazioni grafiche sono visibili all’indirizzo https://instagram.com/p/1ivEE5PcU7/
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Il passaggio in auto parte prima
Alessandro Xenos
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Feuilleton
Incuranti della canicola, centinaia di turisti si ammassavano in cerchio intorno agli artisti di strada sulla piazza della Comédie. Gli indigeni osservavano la scena scambiandosi sguardi a metà tra l’ammirazione per i saltimbanchi e la pena per quei tonti di parigini, come venivano definiti tutti i vacanzieri in ciabatte e abbronzatura da insalata, dalle risate troppo entusiaste per sembrare vere. Proprio davanti a un capannello di inciabattati con la visiera, un gruppo di vecchietti approfittava del fresco dei nebulizzatori del Grand Café ingurgitando pastis a 40° e scommettendo su quanto tempo ci avrebbero messo le belle parigine a liberarsi di quelle facce da lumaca dei loro fidanzati. Frenetici, suscettibili, ma ricchi e facilmente abbindolabili, i parigini erano l’argomento madre di tutte le discussioni da bar, soprattutto da quando un anno prima la squadra della città aveva battuto l’odiato PSG aggiudicandosi il campionato di calcio. Era un sabato pomeriggio come tanti altri nella lunga estate di Montpellier. Da quando vi si era trasferita, Claire aveva cambiato le proprie abitudini e ormai non riusciva più a concepire l’impazienza tipica della capi-
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tale. Aveva imparato a godersi i momenti di noia, a ridere delle proprie sventure e a procrastinare in maniera razionale tutti gli impegni sgradevoli che la sua età le imponeva. Appena laureata in storia contemporanea, aveva deciso di approfittare dei mesi estivi per andare a trovare tutte le persone che conosceva nel raggio di 1000 km prima di mettersi alla ricerca di un lavoro, che tanto, sapeva, non avrebbe trovato continuando a stare al Sud. Come prima tappa aveva previsto di tornare nella banlieue parigina per festeggiare i suoi 25 anni in famiglia, ma come al solito aveva scelto di non occuparsi dell’acquisto del biglietto del treno fino al giorno della partenza. Qualcuno avrebbe avuto un imprevisto dell’ultimo minuto e le avrebbe venduto il proprio biglietto a un prezzo stracciato. Evidentemente quel giorno anche le disavventure erano in vacanza perché Claire passò quasi due ore seduta al Grand Café a cercare annunci online senza successo. Convinta della necessità di riformulare la sua teoria sulla procrastinazione razionale, spostò le sue ricerche su un sito di covoiturage, come chiamano in Francia questo tipo di community di conducenti e passeggeri pronti a condividere un po’ di tempo con un perfetto sconosciuto per risparmiare qualche euro sulle spese di un tragitto in auto. Non dovette cercare molto, il primo annuncio sembrava fatto per lei: Nicolas, 23 anni, conducente esperto, tragitto Montpellier-Parigi, tempo stimato 8 ore. Perfetto, pensò, lo chiamo subito. - Pronto Nicolas? - Sì?
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- Ciao, sono Claire, ho visto il tuo annuncio per il tragitto Montpellier-Parigi delle 4. Hai ancora posto? - Sì sì…dove abiti? - Sto a Figuerolles, ma in questo momento sono in centro, dimmi te dove ti torna più comodo incontrarsi. - A Figuerolles va benissimo, io sto lì vicino. Ci vediamo in piazza Salengro davanti al panetterie? - Qual è la piazza Salengro? - Quella dove fanno il mercato… - Ahhh! E dillo subito, mica lavoro al Runner Pizza! (risata compiaciuta) … scherzo dai, è che non mi riesco mai a memorizzare i nomi delle vie. In piazza del mercato va benissimo. - (Risatina imbarazzata) Ok, allora a dopo. - A dopo, ciao! Dai, sembra simpatico, si disse. Chiese il conto facendo il gesto internazionale dell’autografo e sistemò il portatile nello zaino. Pronta, ho il tempo di ripassare a casa per salutare Estelle, la coinquilina, e poi via verso il grigiore parigino…
Alessandro Xenos: fondatore de L’Irrequieto, Nato l’8 ottobre 1986. Dopo aver conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche alla Facoltà Cesare Alfieri di Firenze, decide di trasferirsi in Francia per continuare gli studi. Iscrittosi all’Università di Montpellier, lavora per alcuni giornali locali e consegue un Master 2 in Giornalismo nel 2012. Dal 2013 vive e lavora a Parigi, dove continua ad amare la poesia in tutte le sue forme.
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Continua nel prossimo numero
A la espera
Paris, 2014
© Caroline Lassée
Caroline Lassée è nata nel 1982 nella provincia parigina. Effettua gli studi universitari tra Poitiers e Barcelona prima di posare le valigie a Bilbao, nella regione basca spagnola, dove vive per 7 anni lavorando come traduttrice. Oggi lavora a Parigi come manager di contenuto musicale, responsabile per l’area Spagna e America Latina. Dipinge nel tempo libero …
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Vimini e castagno Donatello Cirone
Una cicala si era spenta, svuotata dal cantare e dai raggi prepotenti. Il suo canto, a pochi giorni dalla sua morte, si era sporcato di fango come il canto di sirene tristi e asciutte, crocifisse vive e con la pinna mozzata da vedove dolenti. Sotto l’ulivo che aveva ospitato la cicala, era stesa, su una sdraio di vimini e castagno, Giannina: le due braccia penzolavano, la bocca aperta come le gambe, respirava delicatamente, il suo corpo molle e burroso si scioglieva al sole, uno strato di sudore la impacchettava come la pellicola fa con un cosciotto di tacchino. Un impercettibile sospiro, un filo d’aria le entrava dentro caldo per uscirne rovente, come una lunga lingua di drago si perdeva nel cielo. Luccicava come un orecchino nel becco di una gazza. Bella come un ruscello in piena, come un estuario gravido di speranza. Una nuvola scesa in terra. Le dita dei piedi rossi, la pelle un lungo e soffice mantello da accarezzare, calava la notte su quel corpo soffice, sui suoi fianchi da cingere d’alloro, la luna si addormentava, stanca, sulle sue spalle forti.
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Il sole tornava a splendere, a scottarle le palpebre chiuse, il vento le asciugava la fronte. L’ulivo continuava silenziosamente a crescere, gli anelli aumentavano. Giannina, sulla sdraio di vimini e castagno ormai marcia e tarlata, sospirava. Il sole sarebbe tornato, la giovinezza forse. Un’altra cicala cantava.
Donatello Cirone: fondatote de L’Irrequieto, nato nella valle del Sauro, in Lucania, il 28 giugno del 1986.
Laureato in Scienze politiche. Ha pubblicato due silloge poetiche: La vita di una morte, LibroItaliano, Ragusa 2005 e Gl’oratori del nulla, Amorsog et Oream, Il filo -Roma 2007.
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L’Irrequieto Rivista Letteraria
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