L'Irrequieto - Numero 14 - Ottobre 2015

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L’Irrequieto Rivista Letteraria

Associazione Culturale L’Irrequieto Firenze - Paris Ottobre 2015 www.irrequieto.eu redazione@irrequieto.eu © Giacomo Braccialarghe


DIREZIONE Alessandro Xenos, Donatello Cirone

REDAZIONE Donatello Cirone, Luca Saracino, Luigi Balice, Alessandro Xenos, Elisa Saracino

CONCEZIONE E REALIZZAZIONE GRAFICA Luigi Balice

DISEGNI E LOGO Giacomo Braccialarghe

WEBMASTER Donatello Cirone

INFORMAZIONI E COLLABORAZIONI info@irrequieto.eu / redazione@irrequieto.eu

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Indice Racconti Le nozze di Priscillo pag 6 di Donatello Cirone

Acchiappino / La quota / Palindromo pag 10 di Luca Saracino

Il passaggio in auto pag 14 di Alessandro Xenos

Poesie pag 21

Per ora insultiamoli di Luigi Balice

Disegni Fit-love di Elisa Saracino pag 8 Karma di Elisa Saracino pag 15 Espejismos di Caroline LassĂŠe pag 20


Le nozze di Priscillo Donatello Cirone

Il matrimonio era fissato per le undici del quindici marzo e mancavano solamente due giorni. Priscillo aveva deciso, non avrebbe piÚ mostrato i suoi addominali a tartaruga in giro per le spiagge d’agosto. Questa volta si era innamorato sul serio, Ernesta lo aveva stregato. Si incontrarono perchÊ il destino aveva deciso cosÏ, lui era immobile dentro una piccola vetrina: lavorava. Indossava un perizoma rosso fuoco e i pettorali erano lustrati da una crema speciale. Faceva il manichino vivente e mentre la sua testa vagava cavalcando nuvole di cemento vide Ernesta passare su di un carrellino, la piazzarono di fronte al frastornato Priscillo, lui in vetrina, lei in una cabina di plexiglas, accomunati perfino dalla trasparenza dei due diversi materiali.

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Si guardarono intensamente per tutte le otto ore sindacali. La bella Ernesta era tutta lustrini, con un copri capezzoli blu e un bel tanga a strisce colorate, erano stati affittati da una setta per sponsorizzare un evento culturale dal titolo: “Un topolino corre senza meta...”. La giornata si trascinò fino all’imbrunire, Priscillo fece una bella doccia, indossò una maglia aderente e luminescente, i pantaloni di pelle nera attillati, calzò gli stivali e gellò i capelli. Ernesta fece una bella doccia e si vestì elegantemente. Si ritrovarono fuori tutt’e due belli come il sole. Andarono a casa di lei e mentre lui faceva 3 serie da 96 flessioni e lei gli addominali fecero l’amore. Si innamorano subito, si fidanzarono dopo tre ore e festeggiarono con un bevanda energizzante d’annata. Un amore travolgente: ore passate in palestra tra pesi e bacini desiderati, tra bilancieri e carezzine accennate. Priscillo si sentiva un leone: la mattina si alzava felice, ingeriva la sua quotidiana razione di pillole colorate e andava in palestra dove trovava sempre la bella Ernesta intenta a fare addominali o tenere in tensione i glutei. Lui ne era sempre più innamorato, non si salutavano per non sprecare energia, neanche un bacio. La giusta misura, avevano calcolato, era tre baci in ventiquattro ore. Nei loro calcoli potevano fare l’amore per non più di ventitre minuti una volta ogni sei giorni,

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fit-love

Š Elisa Saracino

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sette ore, diciotto minuti e quarantasette secondi. Purtroppo era tradizione fare l’amore la notte delle nozze, per questo motivo dovettero sedersi a tavolino e ricalcolare l’intero programma quinquennale degli allenamenti: Priscillo eliminò ad ogni serie di flessioni una e a ogni serie di addominali ne aggiunse tre, Ernesta invece aggiunse dieci minuti di step e una serie da undici di esercizi per i polpacci. La cerimonia fu commovente, il sermone intenso. I due sposi erano tesi, il vestito di Ernesta rifletteva tutta la luce della chiesa, era d’un giallo intenso, Priscillo in smoking verde rideva. Il parroco, un ex primatista di bicipite e campione in carica del concorso “Sotto la tonaca c’è anche altro..”, era commosso e orgoglioso nel vedere un suo ex allievo cresciuto e sistemato. Don Claudio Minali era stato l’istruttore di Priscillo ai tempi dell’oratorio. Il Sì fu pronunciato, la commozione prese il sopravvento. Tutte le donne del paese accorsero davanti la chiesa per il tradizionale lancio della pasticca bianca, un integratore a base di amido e proteine. La sposa invece lanciò un mazzo di erba Ogm usando solo il 2% della sua forza. I novelli sposi salirono sulla limousine marrone e si diressero al ristorante.

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Il pranzo si aprì con un brindisi alla taurina e proseguì con un antipasto a base di pillole fosforescenti, un primo di riso bianco accompagnato da una salsa alla creatina, un polpettone di testosterone, un carrè di clenbuterolo, una coscia di pollo cotto a vapore servita in brodo di ormoni e acidi, verdure trattate e infine per dessert una torta ai noncereali. Dopo pranzo tutti erano in fila chi per la bilancia, chi per il bilanciere, dalle tre alle quattro Ernesta regalò un’ora di step alle sue amiche, Priscillo invece fece montare una palestra all’aperto. A sera tutti rientrarono nelle loro rispettive palestre. Il buon Priscillo e la bella Ernesta si ritrovarono finalmente soli e quando ormai erano pronti a rispettare la tradizione ecco un bagliore e il materializzarsi davanti ai loro occhi una tragedia imminente, contemporaneamente furono illuminati: nei loro calcoli non avevano tenuto in considerazione il dessert ai non-cereali, l’unica estrema soluzione per riparare a quello spiacevole errore era solo una, rinunciare a fare l’amore proprio quella sera, era inevitabile. Uno stretto all’altra si addormentarono felici.

Donatello Cirone: fondatote de L’Irrequieto, nato nella valle del Sauro, in Lucania, il 28 giugno del 1986.

Laureato in Scienze politiche. Ha pubblicato due silloge poetiche: La vita di una morte, LibroItaliano, Ragusa 2005 e Gl’oratori del nulla, Amorsog et Oream, Il filo -Roma 2007.

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Non si scopre la verità: la si crea Antoine de Saint-Exupéry


i melograni ACCHIAPPINO: Le luci del sole che tramano il tramonto in ottobre e attraverso il vaso delle calendule mi riportano ai ricordi d’infanzia, ai miei capelli di paglia di un tempo. Sprofondo nei ricordi di una vita perduta per quello che più vale. Dobbiamo preparare la cena risuona allora chissà da dove la voce di mia madre. Venite a darmi una mano a cucinare la carne di alligatore. Nel campo delle quaglie il coccodrillo albino correva inseguendo i volatili a bocca aperta come un bambino che giocasse ad acchiappino ignaro del suo destino.

dell’amministratore per chiedere spiegazioni circa la sua richiesta. Perché io? Ho domandato E perché no? Ha risposto lui. Dimostri dunque che non sta a lei pagare per quella quota. Dimostri che non è colpa sua se le cose sono andate come sono andate e che la signora è morta e tutto il resto dei problemi che abbiamo. Lo dimostri, coraggio, se ci riesce. PALINDROMO: Caro amore mio, volevo solo informarti che oggi ho finalmente svuotato il congelatore da tutto il pane che avevo stipato durante il periodo della nostra storia. Ho capito che le cose non si possono mettere al riparo, neppure dentro a un frigo e che quando finiscono ahimè finiscono. Ho un nuovo amico però con cui ho passato l’estate appena trascorsa. Si chiama Xanax e se tu non lo sapessi è un palindromo.

LA QUOTA: Dato che qualche giorno fa la signora del primo piano è morta di crepacuore l’amministratore dello stabile mi ha inviato una raccomandata con cui mi intima di pagare anche la sua quota, sia per l’anno in corso che per tutti gli arretrati. Mi sono presentato allora allo studio

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rubrica di

Luca Saracino


Feuilleton

Il passaggio in auto parte terza

Alessandro Xenos

Dall’alto del suo metro e novantotto, Nicolas la scrutava con un’aria enigmatica. Aveva certamente la sensazione di impressionarla, ma non riusciva a capire se ti trattasse di un’impressione positiva. Spero che la mia altezza non la metta in soggezione, pensò. In effetti Claire, che era alta all’incirca un metro e un barattolo, si era piantata davanti all’auto con la bocca semi aperta, la fronte grinza e le sopracciglia inarcate. Non era una persona facilmente impressionabile, ma il furgoncino e lo sguardo vitreo ricoperto da una foresta di sopracciglia di Nicolas le davano da pensare. Come spesso le capitava in queste occasioni, analizzò rapidamente gli elementi a sua disposizione e formulò due ipotesi sullo svolgimento futuro degli eventi: 1. E’ un trasportatore funebre e nel bagagliaio c’è una bara piena: il mio zaino viaggerà accanto a un morto.

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Karma

Š Elisa Saracino

Elisa Saracino: nasce a Firenze il 20 marzo 1986. Laureata in Economia Aziendale vive e lavora a Firenze e si occupa di Marketing e Comunicazione come consulente e art director. Coltiva da sempre la passione per le arti visive e il disegno. Le sue realizzazioni grafiche sono visibili all’indirizzo https://instagram.com/p/1ivEE5PcU7/

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Feuilleton

2. E’ un trasportatore funebre psicopatico e la bara è vuota: presto il mio zaino viaggerà accanto al mio cadavere. Mentre rifletteva a questi scenari poco rassicuranti non si accorse di aver porto con un gesto automatico lo zaino al ragazzo. Se ne rese conto quando sentì sbattere la portiera, ma ormai era troppo tardi per poter dare uno sguardo al retro del furgoncino. Volle accennare un “ma non ce n’è bisogno, posso tenerlo tra le gambe”, ma le parole le si strozzarono in gola ripensando alla seconda ipotesi appena formulata. Lui gentilmente le fece segno di salire. A questo punto non ebbe altra scelta che sistemarsi sul sedile anteriore fingendo di sentirsi a proprio agio. Provò ad abbozzare un sorriso, ma ne venne fuori un grugno a trentadue denti e un suono acuto stile grido di Wilhelm. Senza prestarvi troppa attenzione, Nicolas accese il motore e si immise cautamente nel traffico dell’avenue Gambetta. Claire notò subito alcune cose. Gli interni erano tenuti perfettamente, non c’era un angolo di sporcizia o un oggetto fuori posto, l’auto sembrava appena uscita dal concessionario. La temperatura nell’abitacolo doveva essere di almeno 15 gradi inferiore a quella esterna a causa dell’aria condizionata sparata al massimo dalle bocchette. Il deodorante sullo specchietto retrovisore emanava un nauseante odore di lavanda che

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infestava l’aria. Nessuno di questi dettagli la rassicurò. Si disse che avrebbe dovuto ingraziarselo per saperne di più sulla sua vita. Se qualcosa non le tornava sarebbe fuggita alla prima fermata. Erano passati almeno dieci minuti da quando erano partiti e non l’aveva ancora degnata di uno sguardo. All’imbocco dell’autostrada, Nicolas si decise infine a rivolgerle la parola.

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- Stai comoda? - Sì, grazie. E’ proprio una bella macchina, complimenti. - Grazie. - Lo dico seriamente, è comoda e pulita. A volte mi capita di viaggiare in delle specie di lettiere ambulanti, ma qui mi sento proprio a mio agio. E’ bella spaziosa, chissà quante cose ci puoi trasportare! - Già, piace anche a me. Viaggi spesso con il covoiturage? - Sì, almeno una volta al mese da quando sono all’università. - Ah, vai all’università, e che studi? - Storia contemporanea, cioè adesso ho finito e devo cercare un lavoro, ma non è facile non so ancora verso cosa orientarmi. Mi piacerebbe fare della ricerca, ma non credo che riuscirò ad avere un assegno e poi l’ambiente universitario mi ha un po’ stufato. Forse inizierò a fare la cameriera e poi chissà vedrò. - Capito.


Feuilleton

- E tu? Dai spesso passaggi a degli sconosciuti? (sorriso intrigante) - Sì, più volte a settimana, dipende dal lavoro. - Che lavoro fai? - Consegno materiale. Avrebbe voluto chiedergli cosa consegnasse, ma il termine “materiale” l’aveva talmente scioccata che non era più sicura di voler sentire la risposta. - Cioè adesso stai andando a Parigi per consegnare del materiale? - Sì, esatto, e poi domani mattina tornerò a Montpellier. Bara piena. Secondo l’ipotesi 1 rimarrò in vita, ma dovrò viaggiare per 750 km con un cadavere nel bagagliaio. Per sicurezza, voglio comunque verificare che non si tratti di uno psicopatico, pensò Claire. - Ti piace il tuo lavoro? - Sì, molto, mi piace guidare e poi mi fa sentire utile. - Ah… immagino. Dev’essere gratificante fare un lavoro che apprezzi. Io non potrei mai stare seduta così tante ore di fila. Anche quando studio ho bisogno di alzarmi almeno una volta all’ora, altrimenti impazzisco, ma credo che tu non possa fare così tante pause. - No, in effetti quando vado a Parigi mi fermo solo una volta, le consegne

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devono essere fatte velocemente, altrimenti il materiale si deteriora, ma se vuoi possiamo fare una pausa in più, senza problemi… Non voglio certo prendermi la responsabilità della deteriorazione del “materiale”. Se vuoi facciamo no stop fino a Parigi, anche a costo di farmela addosso. Non riesco a capire se questo tipo sia dotato o meno di empatia, ma sicuramente non ha tatto. - Non ti preoccupare, posso resistere qualche ora...ti va se accendiamo la radio? Si disse che la musica l’avrebbe distratta per un po’.

Alessandro Xenos: fondatore de L’Irrequieto, Nato l’8 ottobre 1986. Dopo aver conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche alla Facoltà Cesare Alfieri di Firenze, decide di trasferirsi in Francia per continuare gli studi. Iscrittosi all’Università di Montpellier, lavora per alcuni giornali locali e consegue un Master 2 in Giornalismo nel 2012. Dal 2013 vive e lavora a Parigi, dove continua ad amare la poesia in tutte le sue forme.

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Feuilleton

Continua nel prossimo numero


Espejismos

Paris, 2014

© Caroline Lassée

Caroline Lassée è nata nel 1982 nella provincia parigina. Effettua gli studi universitari tra Poitiers e Barcelona prima di posare le valigie a Bilbao, nella regione basca spagnola, dove vive per 7 anni lavorando come traduttrice. Oggi lavora a Parigi come manager di contenuto musicale, responsabile per l’area Spagna e America Latina. Dipinge nel tempo libero …

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Per ora insultiamoli Luigi Balice

Scollarsi di dosso strati d’aria staccatisi sfortunatamente da concavità mentali affette da disfunzioni con un coefficiente di elasticità pari a uno con i luoghi comuni. Involontariamente incrostatisi addosso dopo anni di ginnastica dell’obbedienza. Scollarseli di dosso prima che invadano ogni spazio temporaneamente libero e ci impiantino vermi di paura, prima che il sangue si rinchiuda in grumi a covare odi ed invidie, prima che si finisca a barattare false strette di mano con dosi quotidiane di tranquillità endovena. Facciamo che il nostro corpo mescoli sangue e fatica per farne uscire insulti come carta vetrata, che liberino dal superfluo. Perché dinnanzi allo scempio della moderazione ti proporranno prima una tovaglia in cotone, poi un cuscinetto in spugna, poi un rivestimento in pelle e piume d’oca. Ma non faranno altro che proporti sempre lo stesso banchetto su cui posarli e inginocchiarti.

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L’Irrequieto Rivista Letteraria

Associazione Culturale L’Irrequieto Firenze - Paris


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