Montesacro dei popoli. Un progetto di accoglienza e integrazione.

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MONTE SACRO DEI POPOLI UN PROGETTO DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE


Montesacro dei popoli Un progetto di accoglienza e integrazione Project management: Marco Pietrosante Progetto grafico: Intorno Design Exhibit design: Giulia Romiti Questo catalogo è stato composto in Zine Sans Dis Stampato da CTS grafica Via Vito Vincenti, 23 Città di Castello (PG) Su carta naturale Fedrigoni Woodstock betulla 250gr/m2 e Burgo Selena 100gr/m2 Allestito con filo singer rosso bandiera Verniciatura Hydro b/v della copertina Copyright © 2015 - ISIA Roma Design


MONTE SACRO DEI POPOLI UN PROGETTO DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE



In questo caso, il Municipio Roma III ha fatto uno straordinario lavoro, riunendo istituzioni, enti di formazione e aziende su un tema molto caro alla popolazione locale, seppure di respiro internazionale: la memoria di un personaggio eccezionale come Simon Bolivar attraverso la riqualificazione del Parco di Monte Sacro a lui dedicato. Il legame tra questi luoghi e il Libertador, come veniva chiamato il giovane Simon, è antico: come è noto, infatti, questa figura emblematica della storia politica e culturale mondiale ha voluto legare indissolubilmente la sua azione ai luoghi del Parco di Montesacro, con uno storico impegno a combattere per la giustizia e per la libertà. Da quella scelta, ha avuto inizio un legame molto forte della comunità locale con Bolivar e, in generale, con il popolo venezuelano.

È SEMPRE UN BELLISSIMO SEGNALE DI VITALITÀ LA PROMOZIONE DI INIZIATIVE CHE VALORIZZANO I NOSTRI LUOGHI STORICI, CHE ATTIVINO MEMORIA E CONOSCENZA.

I progetti che vengono presentati in questo catalogo raccolgono questa eredità, traducendola in un linguaggio moderno che ci parla di accoglienza, valorizzazione culturale. Credo che il messaggio politico di questa azione sia molto forte, perchè è incentrato sulla persistenza e necessità di valori come la libertà, la dignità e il diritto alla felicità, comuni a tutti i popoli. Iniziative come questa aiutano le nostre comunità a rinvigorire questa spinta etica, attraverso la partecipazione democratica dei cittadini alla memoria comune e, insieme, alla gestione della cosa pubblica. Nicola Zingaretti Presidente della Regione Lazio


“COSÌ SENATO E POPOLO, COME FOSSERO UN UNICO CORPO, CON LA DISCORDIA PERISCONO, CON LA CONCORDIA RIMANGONO IN SALUTE.” Menenio Agrippa


Il Parco Monte Sacro è uno dei luoghi storici del Municipio Roma III per essere stato il sito nel quale si rifugiò la plebe romana in rivolta e in cui nel 494 a.C. Menenio Agrippa pronunciò il famoso apologo. In questo luogo, simbolo di libertà e di rivendicazione dei diritti del popolo oppresso, il 15 agosto 1805 il giovane eroe Simon Bolivar, el Libertador del Venezuela e dell’America Latina, giurò di liberare il proprio Paese dal dominio spagnolo e maturò l’idea di una confederazione delle repubbliche liberate dell’America Latina. Il Parco di Monte Sacro è da sempre, quindi, un filo conduttore che unisce storia e territorio, popoli ed ideali senza tempo, nazioni e valori sociali sempre validi, due eroi del proprio tempo con una visione moderna di unificazione e rispetto dei più deboli. Il Municipio Roma III per valorizzare un luogo storico così importante per il proprio territorio, in cui la memoria di popoli diversi si unifica per condividere ed accogliere, ha coinvolto l’Ambasciata della Repubblica Bolivariana

del Venezuela e la società civile in un progetto di ricerca progettuale sperimentando, in un approccio innovativo, la partecipazione dei giovani studenti dell’Istituto Universitario ISIA Roma Design con idee e concepts di progetto, raccolti nel presente catalogo. Il progetto proposto è emblematico come il luogo: un centro di aggregazione culturale con spazi museali e di accoglienza per i giovani artisti e per gli studenti latinoamericani che sia testimonianza della storica presenza dell’eroe Simon Bolivar nel Parco Monte Sacro di Roma, città da sempre culla della civiltà e della cultura. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questa interazione tra Istituzioni, storia, culture di diversi Paesi e progettazione contemporanea, all’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela, all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche ISIA Roma Design ed ad ogni singolo studente. Paolo Emilio Marchionne Presidente Municipio Roma III


“GIURO DAVANTI A VOI, GIURO PER IL DIO DEI MIEI GENITORI, GIURO PER LORO, LO GIURO SUL MIO ONORE E GIURO PER IL PAESE, CHE NON DARÒ RIPOSO AL MIO BRACCIO O QUIETE ALLA MIA ANIMA FINCHÈ NON AVRÒ SPEZZATO LE CATENE CHE CI OPPRIMONO PER LA VOLONTÀ DEL POTERE SPAGNOLO.” Simòn Bolivar


Il Parco di Montesacro ha un rapporto speciale con tutti i popoli dell’area sudamericana. Questo parco è storicamente legato al Sud America. È stato qui che, a ventidue anni, Simón Bolívar giurò, il 15 agosto 1805, di liberare un continente allora oppresso dalla Spagna. È stato qui che un altro storico visitatore del monte, Menenio Agrippa, promise ai plebei romani qui riuniti nel V secolo a.C., quei diritti civili che tuttora sanciscono la dignità dei popoli; Bolívar giurò, essendo venuto a conoscenza tramite il suo maestro Simón Rodriguez dei fatto accaduti nel V secolo a.C., di dare la libertà, la dignità e la speranza al proprio popolo sottomesso al giogo spagnolo. Questo legame che unisce i nostri popoli è rimasto inalterato nel tempo e oggi nel Parco di Montesacro altrimenti noto come il Parco Bolívar, proprio nel luogo dove tempo fa si trovava un altare dedicato a Jupiter, svetta una stele a memoria del passaggio de “El Libertador” appellativo con il quale i popoli sudamericani chiamavano il giovane Simón. Un luogo simbolico dunque, che rappresenta un modo diverso di intendere il mondo. Un luogo che parla al cuore dei popoli, in grado di incarnare la capacità di saper vedere il futuro oltre i propri interessi, così come fecero il patrizio Agrippa ed il nobile Bolívar nelle loro rispettive epoche.

L’Ambasciata venezuelana è parte attiva del progetto di riqualificazione del parco, volendo così testimoniare la vicinanza e l’attenzione che il popolo e le istituzioni venezuelane riservano al popolo e alle Istituzioni del territorio romano. Desideriamo, in questo modo, onorare il nostro Eroe Nazionale ma anche rinnovare lo spirito e i principi che lo hanno reso personaggio chiave del continente Sud Americano e nel mondo intero. Siamo convinti che tramite i progetti proposti, nei quali si implementano la capacità di accogliere e condividere le culture diverse, la disponibilità al dialogo ed all’ascolto reciproco, la promozione ed il sostegno alle giovani generazioni, sia possibile rendere un futuro migliore e di pace per tutti. Per tutte queste ragioni, oggi plaudiamo con entusiasmo all’iniziativa che il Municipio Roma III ha posto in essere con l’Istituto Universitario ISIA Roma Design, relativa alla ri-progettazione del parco, interpretando quelle istanze di libertà, fratellanza e comunità che hanno caratterizzato questi luoghi storici in chiave contemporanea. Roma, maggio 2015


PERCHÈ BOLIVAR E ISIA ROMA DESIGN

Di Bolivar, come di Garibaldi e di Guevara, siamo stati tutti un po’ innamorati. Personaggi mitici, ma al tempo stesso reali, che hanno combattuto per la libertà dei rispettivi popoli. Cos’è che unisce allora la creazione di un centro culturale in onore di Simon Bolivar all’ISIA Roma Design? La risposta sembrerebbe scontata: il progetto del centro. L’ISIA di Roma è un istituto universitario di design, fa ricerca, organizza mostre, partecipa a eventi... quindi è naturale che possa essere scelto per realizzarlo. Certo, ma c’è molto altro e di più… c’è dietro la nostra storia. Siamo il più antico istituto pubblico che ha il compito di formare designers da oltre quaranta anni. Siamo dei pionieri che hanno cercato - e continuano a farlo anche in tempi non facili - di proporre una cultura del progetto sempre innovativa, rispettosa dell’ambiente, delle esigenze delle persone, del miglioramento dei servizi, in poche parole un design di relazioni e interazioni che permettano all’umanità di vivere complessivamente meglio. Una cultura che ha le proprie radici nella Bauhaus e nella Scuola di Ulm, anch’esse avamposti di una rivoluzione di pensiero e metodologica.


Questa è la nostra missione, non solamente formare dei professionisti designers tout court, ma degli esseri pensanti e sensienti che nel loro percorso possano sperimentare la ricchezza di una formazione poliedrica, non ideologica né mercantilistica, che li porti a scoprire come il design oggi sempre più sia testimone importante della cultura dei popoli. Persone per le quali il rispetto e la conoscenza della propria cultura diventino elementi straordinari di liberazione rispetto al conformismo di una società massificata e standardizzata. Quella libertà che appunto si esplica e si realizza nel “progettare”, nel trasformare guardando più avanti. Questo nel nostro piccolo ci lega a Bolivar. Per questo siamo stati particolarmente lieti di poter dare il nostro contributo alla concretizzazione di quanto ci ha proposto il Municipio Roma III. Il poter affrontare un progetto importante che rinforza la convivenza e la condivisione tra popoli ci ha gratificato del nostro sforzo sincero per realizzarlo al meglio. Grazie allora a tutti compagni di viaggio in questa esaltante esperienza. Giordano Bruno Direttore ISIA Roma Design


WE ARE NUVOLARI AND WE LOVE SIMON BOLIVAR Come non amare un personaggio come Simon Bolivar che a Monte Sacro, nel 1805, giurò di liberare tutto il Sudamerica dall’oppressione spagnola? Un grande Giuramento, un grande impegno, un grande gesto. Non furono solo parole, divennero fatti... Fu in grado di liberare i Paesi dell’America del Sud, Perù, Equador, Venezuela, Colombia e una parte di Perù settentrionale di allora fu chiamata Bolivia in suo onore. We love Simon Bolivar.


Questo è il motivo che ci ha spinti a partecipare in veste di sponsor a questo progetto di riqualificazione del Parco Bolivar a Monte Sacro. Quest’anno Nuvolari compie 30 anni e ci sembrava giusto, attraverso l’adesione a questo progetto, poter restituire alla cittadinanza un po’ “di quel tanto” che questa ci ha dato in termine di sostegno, fiducia, passione e stimoli in tutti questi anni. Probabilmente senza l’appoggio dei cittadini di Roma, in particolare di questo quartiere che ci ha visto nascere e crescere prima come uomini e poi come imprenditori, non avremmo avuto la possibilità di festeggiare un compleanno così ambizioso.

30 anni fa eravamo anche noi, come Simon Bolivar, dei giovani idealisti con tanti sogni da realizzare e anche noi, come lui, volevamo cambiare il mondo... Il nostro settore è l’abbigliamento e lo scegliemmo per mostrare le novità provenienti da tutto il mondo. Vorremmo ringraziare il Municipio Roma III per averci dato la possibilità di aderire a questo progetto di riqualificazione di cui riconosciamo il valore e l’utilità sociale e che da oggi legherà ancor di più questo territorio a un uomo riconosciuto come uno dei più importanti della Storia dell’Uomo. Gianni Adua Presidente del Consiglio Amministrazione Nuvolari


PARCO BOLIVAR: UN PROGETTO DI ACCOGLIENZA, CO-WORKING E INTEGRAZIONE COL TERRITORIO.

1. IL PARCO: UNA SFIDA OTTIMISTA I progetti sperimentali ipotizzati per il parco Simon Bolivar a Montesacro, rappresentano una sfida ottimistica promossa da un gruppo di istituzioni fortemente motivate a partire dall’Ambasciata del Venezuela. Questa esperienza, che progettualmente parlando si è svolta nel Biennio specialistico dell’Isia di Roma, nasce da esigenze molto concrete registrate e rilanciate dall’amministrazione del Municipio Roma III, attenta al proprio territorio in favore di quel fantastico carburante che sono le idee e la capacità di immaginare il futuro da parte dei giovani.

L’obiettivo è quello di integrare la domanda di visibilità della caratteristica storica del parco, con la necessità di rendere il sito più accogliente ed organico alla vita quotidiana del quartiere specie per i giovani, pensandolo come sede temporanea di attività creative-ricreative plausibili ipotizzandone una possibile valenza economica. Nel tentare questa strada si è fatto perciò un ragionamento di management design alla scala dei tempi, analizzando i cambiamenti profondi del mondo del lavoro che oggi indica come l’enunciato di una attività non sia più identificativo come in passato, del suo effettivo assetto tipologico funzionale e del suo significato commerciale.


2. CREATIVE AND SOCIAL: SE È COMPLESSO È INCLUSIVO Oggi la realtà dei principi operativi che derivano da una economia relazionale basata su servizi a rete e in rete è più chiara, per questo si è puntato in gran parte su alcuni aspetti della sharing economy che permeano molte funzioni individuate dai ragazzi: dall’accogliere con più cura il visitatore offrendo un relax più organizzato al segnalare con opportune installazioni la storia del parco e la figura di Bolivar, dal connettersi al quartiere tramite attività produttive attraverso co-working al creare una dinamica analoga con la comunità venezuelana, ipotizzare una economia di condivisione attraverso la produzione di servizi dalla progettazione e realizzazione di artefatti tramite stampanti 3D sino a individuare nuovi format della ristorazione. Il cambiamento che oggi si rovescia sul lavoro è tellurico ed è guidato da alcuni fattori; la crescita esponenziale delle tecnologie informatiche, computer intelligenti che raddoppiano le capacità circa ogni 18 mesi, in grado di prendere decisioni e guidare processi; la digitalizzazione totale del mondo naturale e artificiale, che creando una cornucopia illimitata di dati e informazioni stravolge le regole con una Super-Economia on-line che paradossalmente muove miliardi di dollari fuori dal PIL poiché gratuita; infine il processo ricombinante delle innovazioni incrementali che grazie ad Internet fa si che queste ultime non si elidano mai ma siano collaborative all’infinito grazie alle prime due caratteristiche. Perché non tentare dunque una applicazione dei meccanismi oggi emergenti al tema dei luoghi e della storia che il parco racchiude? Perché non cercare delle strade nuove usando alcune prassi progettuali del design dei sistemi?

L’indice inquietante del 43% della disoccupazione giovanile ci sollecita a gettarci coraggiosamente in un’idea di parco che si lascia alle spalle l’immagine statica, conservativa e melanconica che lo contraddistingue oggi, verso un immaginario che lo avvicina più ad una piccola macchina produttiva contemporanea. 3. UNA SOCIETÀ IN TRANSIZIONE Sembra proprio che oggi il come e il cosa non siano solo collegati come nella dialettica marxiana, che individua nei rapporti di produzione la matrice profonda della “forma sociale”, ma addirittura siano interconnessi, il che vuol dire che lo stesso modo di produzione genera legami tendenzialmente caotici. Quello che una volta nel campo delle professioni creative apriva e chiudeva il cerchio del fare, ossia dalla nube delle idee alla materialità esatta degli esecutivi, oggi esprime solo una parte del processo reale, cedendo pezzi della sua centralità all’arcipelago illimitato del digitale. Quel “lavoro” che tutta l’economia capitalista mondiale ha conosciuto nella modernità vive la sua transizione al declino, ed oggi dobbiamo spesso inventarcelo; in altre parole dobbiamo superare noi stessi per iniziare a produrre modelli progettuali che inducano al business, e questo implica smettere di lavorare solo fra noi ed essere molto aperti. Ricordo come uno dei format concettuali più interessanti implicasse l’uso gratuito dei nuovi spazi del parco per giovani borsisti latinoamericani, in cambio della cura di parti del quartiere attraverso social network raccordati con il Municipio Roma III; un esempio di economia di scambio plausibile.


“IL MIGLIOR CARBURANTE PER ALIMENTARE IL PROGRESSO MONDIALE È LA NOSTRA SCORTA DI CONOSCENZE, IL FRENO È LA NOSTRA MANCANZA DI IMMAGINAZIONE”. Julian Lincoln Simon


4. CONCLUSIONI Ho voluto espressamente mettere l’accento sulla filosofia di azione progettuale, sul cambio di paradigma metodologico e sul ruolo dei giovani, che sulle qualità dei progetti che naturalmente ci sono e di cui mi compiaccio. Questi progetti, tutti interessantissimi, ci suggeriscono che le prassi tradizionali del design hanno molta difficoltà a offrire soluzioni adatte ai bordi sgranati e veloci del nostro tempo, in quanto i cambiamenti che stiamo vivendo hanno sorgenti tanto numerose quanto disomogenee e interconnesse, piene di infiniti anelli retroattivi, che alimentano dei loop giganteschi, impossibili da governare senza strumenti che accettino una qualche forma di contaminazione e per giunta ad una velocità esasperante. Ricordo come, in ossequio alla teoria della complessità noi stessi siamo parte del problema che vorremmo risolvere. Tutto questo però fa del design non solo una esperienza nuovamente di frontiera, sono passati cento emblematici anni dalla nascita del Bauhaus, ma una modalità esistenziale affascinante e rigenerativa. Diversi anni fa in Isia creammo un motto in cui riconoscersi: “Rispondere al presente, immaginare il futuro”. Ebbene oggi se vogliamo rispondere al presente dobbiamo formarci decisamente meglio l’immagine del futuro che vogliamo. Data la difficoltà della domanda, cominciamo da qualche frammento, tanto ormai si è capito che solo se c’è un immaginario degno di questo nome si vince la partita contro il degrado. Giuseppe Marinelli De Marco Docente Corso di Metaprogettazione ISIA Roma Design


PROGETTARE UNO SPAZIO CREATIVO. Un’esperienza di metaprogetto.

Un uomo, un luogo, un fatto e delle nuove esigenze socio-culturali del territorio si miscelano creando le basi per un progetto di Design dei Sistemi: il Parco Bolivar come luogo di creatività e accoglienza. L’Isia Roma Design ha messo in campo il Corso e il Laboratorio di Metaprogettazione (Corso Specialistico in Design dei Sistemi), in quanto proprio attraverso la metaprogettazione si può attuare una corretta strutturazione di concept progettuali che potranno poi in un secondo momento essere sviluppati in una fase progettuale e poi in una fase esecutiva. Attraverso la metaprogettazione si è voluto esplorare questa nuova tematica di design dell’accoglienza sia in chiave formale che concettuale e tipologica, mettendo a punto una serie di processi, ordinando delle sequenze di desideri/bisogni e creando un elenco di nodi progettuali rilevanti. La metaprogettazione ha fornito gli strumenti di scenario plausibile, in un’indagine con molte variabili e criticità

d’intervento, riuscendo a veicolare la costruzione di paessaggi visivi e spaziali che potessero contenere elementi di innovazione e contemporaneità. Dopo una prima fase di istruttoria (raccolti dati, analisi della realtà socioeconomica del territorio, etc…) è seguita una fase di costruzione del sistema di riferimento, l’insieme di prassi, atti e attori che concorrono al funzionamento e motivano l’esistenza del servizio. Sono state prefigurate “immagini di parco” in cui ambientare esigenze del territorio, accoglienza, unione fra le culture trovando come punto in comune la creatività, che non ha vincoli né limiti. L’insediamento ha la caratteristica di “spazio elastico” che consenta ai singoli e ai diversi gruppi della comunità di vivere lo spazio collettivo, organizzandolo a seconda delle differenti esigenze e attività. Spazi comuni, spazi in condivisione, spazi personali, si è cercato di reinventare il parco attraverso un “modus operandi” in cui la collettività è parte della macchina organizzativa.


Attraverso la creazione di una mappa del sistema spaziale, sono state studiate le diverse zone interne/esterne, la flessibilità e l’organizzazione in ottica pubblico/privato e comune/singolo. Lo spazio dovrà aiutare lo sviluppo della creatività, la contaminazione fra diversi settori e la relazione tra culture, perciò abbiamo pensato dovesse essere Modulare, Autogenerativo, Temporaneo e Flessibile. L’approccio metaprogettuale ha consentito di sviluppare alcuni temi basilari nel progetto spaziale come percorsi, margini, zone, nodi e riferimenti. Per quanto riguarda gli interni si è arrivati alla definizione di processi spaziali che porteranno a dei luoghi precisi: Spazi d’Accoglienza, Spazi della creatività, Spazi produttivi/autoproduttivi, Spazi della comunicazione.

Abbiamo preso come cardini i due momenti cruciali delle professioni creative cioè “la creazione”, l’atto creativo ideativo in sè, e “la macchina del produrre” la realizzazione del prodotto creativo, che hanno caratterizzato la formalizzazione dei diversi spazi.

Caratteristica fondamentale di questi luoghi è la possibilità di condivisione di know how (e quindi la circolazione di idee e persone/collaboratori) con altri imprenditori e liberi professionisti e la possibilità di distribuire i costi. Altro segno distintivo di queste strutture è l’opportunità di fare networking e di mettere in circolo best practices per l’ottimizzazione delle risorse e la sostenibilità dell’innovazione.

Tommaso Salvatori Docente Laboratorio di Metaprogettazione ISIA Roma Design

Prefigurando gli spazi siamo arrivati a generare nuovi filoni progettuali connessi al principale, tipo quello degli oggetti nomadi, polifunzionali, ibridi che leggano la contemporaneità e le nuove esigenze lavorative e i nuovi luoghi in cui saranno destinati. Oggetti iconici con una semantica evidente e capaci di sottolineare quel genere di figuratività che di volta in volta serve ad indicarci la caratteristica funzionale, sociale, culturale o mitica dell’oggetto.



PREMESSA La prassi metaprogettuale si presenta come soluzione e strategia al tempo stesso, infatti non dà solo una soluzione al problema dei bisogni, ma ci mette nella condizione di scegliere tra più soluzioni offrendoci anche il codice da cui sono generate. Questo, in definitiva, in era di cambiamenti è formidabile non solo per chi progetta, ma anche per chi produce, poiché recupera le opzioni residue ma plausibili che ogni concetto contiene e che può irradiare verso una fattibilità, senza per questo perdere di coerenza. Ossia garantisce strategie contro soluzioni, come suggerisce la teoria dei sistemi complessi. Un approccio autenticamente metaprogettuale ci fornisce perciò una mappa, che funziona come organizzatore cognitivo non deterministico, del nostro repertorio. Una bussola utilissima, destinata a orientare il progetto verso un’intelligenza «convergente», in cui strutture processi e forme collaborano ad un grande progetto di Innovazione. Come suggerisce Elena Bou professoressa di economia all’ESADE di Madrid, l’innovazione è possibile solo in un ecosistema culturale.

1. PROGETTARE L’INNOVAZIONE / PROGETTARE IL CAMBIAMENTO Montesacro dei Popoli è un progetto di Social Design, un esempio di progetto che parla di accoglienza, un progetto insediativo basato su di un approccio integrato di architettura, design, sostenbibilità ed efficienza energetica, antropologia e comunicazione museale e culturale. Il luogo dovrà aspirare ad essere centro di aggregazione sociale e culturale, spazio di coworking e ostello per giovani e studenti latinoamericani. I giovani stranieri che si impegnano per la durata della loro presenza-esperienza formativa-professionale in Italia dovranno gestire, manutenere e, dove necessario, anche promuovere gli spazi annessi che verranno costruiti in onore di Simon Bolivar a testimonianza della sua celebre e storica permanenza nella zona romana dell’area in questione. Il progetto è inquadrato nell’ambito della ricerca condotta sulle Società in Transizione dal Corso e dal Laboratorio di Metaprogettazione del Biennio Specialistico di ISIA Roma Design.


PROGETTO 1

AGORÀ

PIETRO BAIOCCO FRANCESCA MACIOCIA SIMONE PROIETTI TIMPERI

Il progetto agorà nasce come struttura polifunzionale che comprende ambienti diversi sviluppati intorno ad uno spazio centrale. Attraverso l’utilizzo di un modulo, si è sviluppata una struttura in cui arredi e scelte cromatiche collaborano per creare un ambiente sociale di condivisione e di lavoro.

La struttura è progettata per adattarsi all’ambiente circostante seguendo le differenti pendenze del parco, integrando gli alberi presenti e facendoli diventare elemento caratterizzante degli interni. La presenza della stele di Bolivar è un punto di riferimento per la distribuzione degli spazi del progetto. La scelta del legno e del vetro è dovuta sia alla capacità di mimesi con l’ambiente esterno sia alla possibilità di rendere l’area interna spaziosa e luminosa.

Interazioni del macro-sistema line - Feedback Wall della comunità locale rtale on o - Po s r o onc di c ndo Ba

Parco Simón Bolívar

Italia

Sud America

Ambasciata Municipio Comunità locale Artisti Potenziali visitatori

Ambasciata Università Artisti Potenziali turisti

Studente - borsista - ricercatore studioso - viaggiatore

Creativo - musicista - artista - designer

Comunità Sudamericana residente in Italia

Visitatore - curioso - turista - cultore

Progetti di scambio universitari

Bando di concorso indetto dall’Ambasciata d’Italia

Coinvolgimento dell’Ambasciata e del Municipio III

Pubblicità virale



PROGETTO 1

AGORÀ

Momenti del sistema

Evento

Svago

Gestione:

Gestione:

Interazione tra:

Interazione tra:

Organizzatori: Bisogni:

Bisogni:

flessibilità dello spazio

area ristoro servizi area relax convivialità

Esposizione Studio/Progettazione

Gestione: Interazione tra:

esposizione permanente esposizione temporanea

Organizzatori:

Gestione: Interazione tra: Organizzatori: Bisogni:

biblioteca postazioni studio coworking_postazioni singole

Lo spazio si articola nelle seguenti aree: - Agorà: spazio centrale adibito a teatro, sala concerti, sala conferenze. - Co-Wo: spazio di co-working con sette postazioni. - Biblioteca. - Area espositiva Permanente: spazio dedicato alla figura storica di Bolivar e alla cultura Sud-Americana. - Area espositiva Temporanea: spazio dedicato all’esposi zione degli artisti invitati. - Residenza d’artista. - Area ristoro & accoglienza.


Il Sud America prima pannelli informativi

Desk sorveglianza

Il Sud America dopo pannelli informativi

Monumento a Simón Bolívar Servizi

Esposizione permanente

“El juramento” scritto su vetro La rivoluzione di Bolivar vita e viaggi

Esposizione temporanea

Le tradizioni oggi racconti e video come finestre sul mondo

Libreria

Montesacro e la plebe romana pannello informativo “L’unico scopo è la libertà” libro

Residenza d’artista

Zona ascolto musica popolare (Canti illimani - Simon Bolivar)

Feedback wall schermi interattivi esperienze di vita di chi è emigrato

Albero

La cultura sudamericana a Roma infografica su gruppi, associazioni, flussi migratori

Macchinetta del caffè e distributore d’acqua Artisti precedenti elenco e statistiche

Area relax

Delivery box

Eventi passati tracce Armadietti

Agorà Anfiteatro

Servizi Pannello/lavagna

Le tappe del progetto tra Ambasciata Venezuelana e Municipio III pannelli informativi Descrizione bando residenza d’artista

Eventuale piccolo laboratorio artista in residenza

Area stampa Sala riunioni Schermo proiezioni

Accoglienza

Biblioteca e area studio Coworking

Attività ed eventi bacheca

Alloggio per artista

Materiale informativo

Area ristoro non c’è cucina, la struttura è convenzionata con un esercizio del quartiere. Solo bar.

Mappa del quartiere convenzioni, consigli, info Spazio al coperto eventuali tavoli e sedie

Entrate/uscite

Accoglienza InfoPoint Biglietteria


PROGETTO 2

PARCO SIMON BOLIVAR La riqualificazione urbana di Parco Bolivar prevede la creazione di un’ attività economica relativa all’ambito della nutrizione, destinata a produrre profitto da reinvestire nell’amministrazione e nel mantenimento del decoro del parco stesso. Il progetto prevede la presenza di un bistrò, di uno spazio comune, un info-point e una serie di sale tematiche legate ai paesi liberati da Bolivar: Bolivia; Colombia; Ecuador; Panama; Perù; Venezuela.

ALESSANDRO ESPOSITO CLARA MANGIARACINA

All’interno dei padiglioni dedicati ai sei paesi, si potranno trovare tavoli interattivi sui quali scorrono immagini e performance visual che costituiranno percorsi di scoperta delle diverse culture e tradizioni. Tra le attività è previsto un centro di informazioni ed assistenza per i sud-americani in arrivo da oltreoceano, per studio o lavoro.



PROGETTO 2

PARCO SIMON BOLIVAR



PROGETTO 3

RIQUALIFICAZIONE URBANA

ELEONORA GIULIANI

Il piano dell’architettura e del paesaggio si mescolano come metafora di sovrapposizione tra culture, quella Europea con quella Sudamericana, generando una nuova visione del paesaggio urbano, vitale, dinamica, libera dalla staticità storiografica e allo stesso tempo attenta alla conservazione dell’identità dei luoghi. Il punto di partenza progettuale è stato il superamento dei problemi legati all’attuale disomogeneità e mancanza di comunicazione tra i diversi ambiti culturali e alla presenza di funzioni non uniformemente distribuite, che rendono alcune zone poco ‘vissute’ ed apprezzate dalla popolazione, spazi utilizzati al di sotto delle loro potenzialità. La soluzione proposta si presenta nel suo complesso, caratterizzata dal principio dell’indeterminatezza programmatica, che garantisce la duttilità dello spazio, permettendone la mutazione, la modifica, e l’eventuale sostituzione, senza inficiarne le funzionalità strutturali. Il progetto si è basato sull’utilizzo di moduli che permettono di legare gli ambiti e affrontarne l’analisi in modo sistemico. Sono state sviluppate quattro macro-aree in comunicazione costante tra di loro, che permettono una fruibilità multi-culturale del Parco.

CLAUDIO DIANA


3

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PROGETTO 4

TEMPORARITY

LULU ZHU QUNFANG SHUAI

Nella fase di ricerca abbiamo lavorato su potenziali utenti di questo parco, dalle analisi abbiamo identificato quattro categorie di persone che saranno i nostri protagonisti.

La modularità e la leggerezza del materiale permettono una libera personalizzazione e utilizzo delle unità funzionali in diversi contesti.

Abbiamo poi idendificato le parole chiave da utilizzare nella progettazione: REALIZZARE, dove si svolgono i lavori creativi; RISORSE, dove si uniscono le forze locali; DIMOSTRAZIONE, dove si possono mostrare i propri punti di forza; ORIENTAMENTO, dove si può trovare le indicazioni per il futuro e infine MEDITAZIONE, dove ci si può rilassare.

Grazie alla loro forma si possono creare diverse unità funzionali a seconda delle esigenze. Sono state individuate cinque funzioni principali: esposizione, relax, pic-nic, accoglienza e laboratori, in base al funzionamento del sistema. La facilità d’uso e di trasporto permettono, in caso di necessità, di cambiare l’asseto e installare nuove unità in ogni momento.

La città, il municipio, gli sponsor, gli utenti e i potenziali collaboratori sono connessi attraverso i valori di interesse, creando in questo modo una rete interattiva che cresce nel tempo favorendo lo sviluppo locale. I bisogni degli attori del sistema vengono soddisfatti attraverso la collaborazione, infatti ogni attore può proporre o ricevere le offerte dagli altri componenti valorizzando le proprie conoscenze e competenze. In seguito a queste considerazioni sono state individuate tre zone funzionali dove installare dei moduli temporanei. Le zone sono così definite: Servizio; Passaggio e Consumo. Le aree sono composto da una serie di moduli costituiti principalmente da due pannelli di “Re-board” (cartone rigido) e due giunzioni a incastro.



PROGETTO 4

TEMPORARITY



PROGETTO 5

OASI BOLIVAR Attraverso il progetto Oasi Bolivar si è voluto offrire alla popolazione del quartiere, un’oasi verde dove poter svolgere varie attività, dalla semplice passeggiata, all’organizzazione di eventi culturali. Abbiamo suddiviso l’intera macroarea in sei microaree: area museo, area culto, area creativo-culturale, area ristoro, area giochi, area cani. Tutti gli spazi sono collegati tra loro attraverso un filo logico-consequenziale. L’intera progettualità si sviluppa cercando di mantenere inalterata l’idea del contesto naturale tipico venezuelano, attraverso l’uso di materiali naturali.

LUDOVICA SPARAMONTI

La protagonista rimane la natura, una natura florida, colorata, vivace che richiama i colori tipici del Venezuela e la sua bandiera, tutto ciò coadiuvato dall’inserimento di percorsi sensoriali che permettono il passaggio tra le zone del parco che risultano in questo modo fisicamente e idealmente collegate. Gli spazi museali suddivisi in tre parti verranno allestiti con una sezione dedicata a Simon Bolivar, al Venezuela ed al Sud America. La struttura museale è collegata all’area culto tramite un percorso sensoriale composto da robuste canne di bamboo che favorite dal vento emettono i suoni tipici delle foreste.



Finito di stampare nel mese di Giugno 2015


www.montesacrodeipopoli.it



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