Indice: Una lettera di speranza
pag. 4
G.
pag. 5
Sein mehr
pag. 6
Il germoglio di Belverde
pag. 7
#6
pag. 9
#7
pag. 1 0
Einstein
pag. 11
The Giver
pag. 1 3
не важно гдеты сейчас
pag. 1 5
Stop alla guerra
pag. 1 6
#8
pag. 1 7
#9
pag. 1 8
Armadouk e la nuvoletta
pag. 1 9
ةميغلاو كودامرا
pag. 20
# 11
pag. 21
La generazione del futuro
pag. 23
# 12
pag. 25
Intervista a: Silvia Avallone
pag. 26
# 10
pag. 31
# 13
pag. 32
# La salute vien mangiando
pag. 33
# 15
pag. 35
# 16
pag. 36
#1 7
pag. 37
# 1 0.1 0.1 0
pag. 38
01
Una lettera di speranza Treviso, 1 Aprile 201 4
Caro lettore, non so se abbia senso fare questo; probabilmente nessuno leggerà mai questa lettera, ma io ci provo, perché sento il bisogno di scrivere queste parole nella speranza di un futuro migliore. Scrivo questo messaggio per rappresentare il mio popolo e la sua situazione. Scrivo in cerca di un aiuto, un aiuto che tanto è atteso da me e dalla mia gente.Una situazione di cui lascio a voi le parole per descriverla. Alzarsi la mattina con il suono dei bombardamenti, le grida delle persone e il pianto disperato dei bambini dopo una nottata piena di terrore; una notte tanto toccante, una di quelle che ti rimane impressa sulla pelle come un tatuaggio per tutta la vita, una notte che tu, caro lettore o cara lettrice, non puoi neanche sfiorare con l’immaginazone. Ogni giorno la stessa routine di pura ansia e disperazione. Il momento peggiore é la sera, in cui se provi solo a respirare sei “andato”. Una sera che trascorri con gli occhi sbarrati e il corpo tremolante e gli infiniti brividi che sovrastano la tua schiena fino a possederti. Quei brividi così forti da farti dimenticare la fame e la sete di tutto il giorno passato quasi a digiuno. Mi confido con te perchè sei la mia luce di speranza,il mio sogno, l’ unica persona che mi rimane, l’unica che potrebbe aiutarmi, mi confido con te perché mia madre è morta. Morte: una parola così aspra con un retrogusto di disprezzo. Morta in un bombardamento che indusse mio padre a indebitarsi con le uniche persone rimaste nella mia “città”; un bombardamento che provocò a mio padre una ferita così grande che al solo pensiero che un’ altra persona potesse morire, quella ferita tornava a bruciargli come una doccia d’acido. Nonostante tutto, si iniettò un’overdose di coraggio e forza, strinse i denti e salimmo su una barca, una barca che ci avrebbe portato in Europa, il continente tanto amato, tanto ammirato, tanto ardentemente desiderato. Si raccontava che, vivendo in Europa, la mattina ci si alza con il canto degli uccelli, ci si sveglia coccolati su un letto morbidissimo, non su un pavimento freddo e duro, si mangia moltissimo e non si ha mai la sensazione di vuoto nello stomaco, nel pomeriggio rimani sdraiato sull’erba a fissare le nuvole e a cercare di trovare un significato alle loro forme, ci si addormenta sotto le stelle, con la pace che ti coccola dalla mattina alla sera. Quella barca che nella sua piccolezza ammiravo, aveva la forza di reggere moltissime persone nonostante il legno sfasciato, grezzo, pieno di schegge. Quella barca che era di speranza per tutti e che sorreggeva tutte le persone
che trasportava. Quella barca per cui mio padre aveva pagato moltissimi soldi in cambio di una speranza di vita migliore, di libertà, una scialuppa che conteneva anche una promessa da parte di mio padre: aveva promesso che avrebbe tenuto duro. Mi mentì. Quel giorno, mentre la barca non faceva altro che ondeggiare, sentii la mia pancia lamentarsi. Il sole rovente mi bruciava la faccia, avevo la gola secca e il mio corpo era ricoperto da un velo di sudore. Con lo sguardo andai in cerca di mio padre e appena lo trovai mi porse dell’acqua tanto pregiata, amata, infinitamente desiderata dal mio corpo. La sentii scorrere nella mia gola e in quel momento fui assalita da una sensazione di benessere, così forte che mi dimenticai di tutto quello che avevo intorno. Vidi mio padre e la mia vista si oscurò, mi girava la testa, il cuore mi batteva a mille e mio padre era là. Con un’aria assente, aveva le palpebre pesanti, gli occhi di color nero che si confondevano con le occhiaie, la bocca screpolata, disidratata, bruciata dall’acqua salmastra del mare, un’espressione in volto che esprimeva disperazione, frustrazione, tristezza. Ma soprattutto vi era dipinta paura, la paura di deludere la sua unica bambina, l’unica ricchezza che gli rimaneva, l’unica persona a cui, probabilmente, avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ci riusciva, forse perché non era mai stato bravo con le parole. Non lo so, non l’ho mai saputo. Incrociai il suo sguardo così intenso che mi dava una forza immensa, traboccava di emozioni che iniziarono a rigargli il viso; in quel momento andò a trovare mia madre. Adesso non so su chi contare. Non ho nessuno e per questo io mi rivolgo a te in attesa di un aiuto, un aiuto richiesto da tutte le persone che sono o si sono trovate nella mia situazione. Ti ho raccontato la mia storia nella speranza che, caro lettore, tu riesca a renderti conto che moltissima gente cerca una vita migliore attraverso una scialuppa mal ridotta, una scialuppa troppo piccola per sostenere le speranze di tutti. Ti chiedo di darci, in qualsiasi modo, un aiuto che tanto desideriamo. Grandi e piccoli lo aspettano con uno sguardo colmo di lacrime e paura: paura di non ricevere aiuto, paura di continuare a sperare in una vita migliore su una barca, paura di continuare a condurre una vita di terrore, paura di perdere la speranza. Un aiuto che nonostante tutto continuerà ad essere aspettato. Ti ringrazio per il tempo prezioso che mi hai dedicato e voglio tu sappia che ogni frase raccoglie in sè desideri, speranze ed emozioni. Continuo a sperare che il mio pensiero si possa trasformare in una soluzione per tantissime persone. Gartite Firdawss
G. Lei tutta è una timidezza fasulla Si scopre appena la dolcezza nei suoi gesti e nei suoi pensieri, e i sentimenti mai rivelati di quella figura sottile, sensuale, si avvertono esplodere flebili. Il tempo la ignora, le passa accanto, sfiorandola appena. Intrigante e superiore lo schiudersi leggero dei suoi sorrisi, e lo sguardo è perfetta imitazione del colore e della profondità dell’oceano. La vita è il suo specchio. I giorni le ricambiano la sua bellezza e mai neanche un attimo resta perduto. G. Deb
Sein mehr Sein mehr Passiamo la vita ad accontentarci. Viviamo banalmente. Ascoltiamo musica semplice, seguiamo discorsi futili e ridiamo a battute stupide. Ci accontentiamo di ciò che ci gira intorno, mentre stiamo fermi. Eppure, continuiamo a volere i cellulari di chi diceva: “Stay hungry. Stay foolish”; e continuiamo a mettere le magliette delle band, che non conosciamo, ma che in passato, sono state Anticonformismo e Rivoluzione in un mondo statico. Allora, forse non siamo banaliR scegliamo le cose giuste. Ma non vediamo il loro significato intrinseco. Vogliamo di più. E siamo di più. Andrea
Il germoglio di belverde Molto tempo fa, prima che in inverno cadesse la bianca candida neve e che in primavera sbocciassero i mille fiori variopinti, prima che d’estate il sole splendesse e le foglie dipingessero di vari colori il fantastico paesaggio, nel mondo regnava il caos. Le persone erano impazzite e, ovunque si andasse, tutto era ricoperto di immondizia: dalle Americhe all’Oriente, dal Polo Nord al Polo Sud, il mondo intero camminava, dormiva, mangiava sopra i rifiuti. Il clima non cambiava mai, nell’aria navigava sempre un odore disgustoso, il cielo era perennemente triste ed i colori erano privi di vita. Persino le stagioni si erano rifiutate di farsi vedere.
Un giorno, però, si sentì un pianto di bambina. Piangeva così forte che nella sua città, Belverde, tutti si precipitarono nella sua direzione. La povera ragazza si chiamava Maria, piangeva perché sua madre si era ammalata a causa dei rifiuti tossici che sono tanto pericolosi da impossessarsi piano piano del tuo corpo senza lasciarti respirare. Così, improvvisamente, le particelle tossiche iniziano ad insediarsi in te: questo stava succedendo anche alla mamma di Maria. Stava molto male, a malapena riusciva a respirare, i suoi occhi erano neri e stanchi ed il corpo debole era disteso su grandi buste nere. Maria continuò a piangere per ore e ore, nessun abitante del paese era in grado di consolarla; anche il vento tentò di consolarla, soffiò molto forte e fece cadere nelle piccole manine della bimba un seme. Maria, non sapendo che cosa fosse, lo buttò per terra e continuò a piangere.
Improvvisamente, però, in mezzo a tutti i rifiuti che erano sotto la triste bambina spuntò
spuntò un germoglio: era di un verde acceso, talmente acceso che non si riusciva a fare a meno di ammirarlo. A poco a poco, quel germoglio diventò una grande ed imponente quercia. Più i giorni passavano, più la quercia cresceva e più la mamma stava meglio. La pianta donava il suo ossigeno alla mamma, l’aiutava a respirare meglio: l’aria ripulita da quell’albero divenne la cura medica della madre di Maria. Più passava il tempo, più l’albero cresceva verde e sempre più verde. Successivamente iniziarono a sbocciare dei fiori, con tanti colori diversi. In città erano tutti incantati da quella pianta così fresca ed imponente che con il suo potere guarì la mamma di Maria dal mostro tossico.
I cittadini di Belverde volevano far crescere più alberi e rendere così la città degna del suo nome, ma prima dovevano pulirla. A Maria venne l’idea di dividere tutti i materiali in base ai colori diversi dei fiori. Così tutto il villaggio rinacque, la città era pulita e piano piano iniziarono a crescere moltissimi alberi ognuno con caratteristiche diverse, gli abitanti si sentirono più sani e presto nel mondo si diffuse questo sistema. Grazie alle lacrime di Maria il mondo intero era diventato più pulito. Gartite Firdawss
#6 E poi
sanguinanti
piccola goccia di speme
si scopre purezza
che affronta
tra stele e sprizzi
impetuosa
di luminositĂ
discesa scoscesa
di pensieri
tra i picchi
e speranze
di un cuore
e ripete
inondato di buio
e narra
ricerca tra anfratti
e riassume
oscuri
con un’unica parola:
e ferite ancora
Luce
Deb
#7 A volte si spezzano, lasciando mille riflessi indecifrabili sulla cresta di un filamento di pensieri. Ad essi si attorciglia la tristezza, si aggroviglia la felicitĂ . Offuscati dai problemi di questo mondo alimentato da ideali contrari al perfetto, si lamentano in una fantasia inconscia troppo profonda per essere scoperta. CosĂŹ i sogni finiscono e si dimenticano. Deb
Einstein “Tenete bene a mente che le cose che imparate a conoscere nella scuola sono opere di molte generazioni: sono state create in tutti i paese della Terra a prezzo di infiniti sforzi e dopo appassionato lavoro. Questa eredità è lasciata ora nelle vostre mani, perché possiate onorarla, arricchirla ed un giorno trasmetterla ai vostri figli. È così che noi, esseri mortali, diventiamo immortali mediante il contributo al lavoro della collettività.”
Questo è il messaggio del famoso scienziato Albert Einstein rivolto ai giovani; non viene specificato a quali: si può pensare ai ragazzi della vecchia generazione, essendo morto nel 1 955. Invece, lo scienziato si rivolge “ai giovani”, a quelli che erano, a quelli che sono e a quelli che saranno, premendo proprio sulla trasmissione delle conoscenze attraverso diverse generazioni. Sostiene che, l’unico modo che abbiamo noi esseri umani per diventare immortali sia non buttare il lavoro di una vita una volta morti. Molti sono stati gli scienziati, i filosofi, i letterati, i giudici,Rche si sono distinti per un particolare lavoro svolto a favore, non solo della gente dell’epoca in cui hanno vissuto, ma anche a favore delle migliaia di generazioni future. Studiando la storia, la letteratura, le scienze e tutto il resto, abbiamo la possibilità di applicare quelle teorie e quegli studi, fatti anche migliaia di anni fa, alla vita di tutti i giorni. Se Archimede non avesse elaborato la teoria delle leve, ora, noi non riusciremmo a cambiare la ruota forata della nostra auto e lui sarebbe rimasto un greco qualunque immerso tra culto degli dei e vita quotidiana, a volte, però, fissando i “mattoni” che usiamo come libri, ad esempio la “Divina Commedia”, vien da pensare, quanto sarebbe stato bello, se Dante fosse tornato a dormire, il giorno che ha iniziato a scrivere.
Insomma, questi geni hanno preso la prima penna d’oca che gli capitava sotto tiro e, colti dall’ispirazione verso qualcosa o dall’illuminazione dopo anni di studi, hanno cominciato a scarabocchiare pagine su pagine, senza pensare a quelli che poi le avrebbero dovute studiare. Ma come avremmo vissuto, se questi geni avessero continuato a dormire? Se Edison non avesse inventato la lampadina, avremmo candele sparse per tutta casa e continui mal di testa, a causa del fumo e dell’aria irrespirabile. Senza l’incendio di Roma, Nerone non avrebbe attuato alcuna politica architettonica, che stabilisse la distanza minima tra un edificio e l’altro e le città verrebbero ancora devastate ogni volta che viene dimenticato un forno acceso. Per quanto lunga sia la Storia, dal Big Bang ai giorni nostri e per quante scoperte siano state fatte in tutti questi anni, vale la pena studiarli e trasmetterli; è il modo migliore, perché i grandi della Storia diventino immortali. Einstein, prima di arrivare a “E=mc2”, dovette studiare molte formule elaborate fino a quel momento e, grazie a quegli studi, diventò il genio della fisica. Chissà, magari anche noi, che ora stiamo studiando, un giorno finiremo sui libriR Andrea Elisa Gaion
The Giver The Giver – Il mondo di Jonas Tempo: futuro non precisato Luogo: Terra
E se non sentissimo più nullaR Gli uomini hanno dimenticato da secoli il loro passato e, così facendo, hanno smesso di provare qualsiasi tipo di emozione, bella o brutta che fosse. Vivono in una società pacifica, organizzata in maniera quasi maniacale, diremo noi: le unità famigliari sono perfettamente composte da un padre, una madre e due figli (un maschio ed una femmina); il padre e la madre non sono sposati, poiché il matrimonio non esiste (non essendoci l’amore), e non sono i reali genitori dei due ragazziR in pratica, sono semplicemente quattro persone che convivono. Le nascite e le morti vengono controllateR e non nel senso che potremmo intendere noi, oggiR “controllate”, nel senso, che viene deciso quando deve nascere o morire una persona. Quando un bambino nasce, viene tenuto sotto controllo per un determinato periodo e, se non rientra nei parametri adeguati, viene “perso”, ovvero ucciso. Ma, in questo futuro surreale, la morte non sanno cosa sia, perché in passato ha causato guerre e distruzioni, perciò viene sostituita con l’espressione “andare nell’Altrove”, un universo esterno al loro, che in realtà altro non è che il resto del mondo attuale, ormai in rovina. Ed, in questa società, una persona sola è destinata alla conoscenza del passatoR tutto il passato: questa persona è l’Accoglitore di Memorie ed ha il compito di guidare le persone nella direzione giusta, evitando in questo modo, che commettano gli sbagli fatti dagli Uomini del Passato. Jonas è un normale ragazzo, solo una cosa lo distingue dagli altri coetaneiR lui riesce a vedere i colori (prima non ho specificato, infatti che, per evitare le discriminazioni, le prese in giro, etcR, hanno smesso di distinguere i colori, vedendo il mondo in bianco e nero). Quando arriva il giorno, in cui gli viene assegnato il lavoro, che svolgerà fin quando non sarà pronto ad andare nell’Altrove, lui non si aspetta certo di essere il nuovo Accoglitore di Memorie e sul momento, rimane, paradossalmente, un po’ spiazzato.
Come Accoglitore è tenuto a rispettare alcune regole e ad infrangerne delle altre: se prima gli era vietato mentire, ora può farlo, poiché non deve rivelare a nessuno le lezioni impartitegli dal Donatore (ovvero il vecchio Accoglitore). Queste lezioni si fanno via via sempre più interessanti: Jonas apprende la nostra Storia attraverso il Donatore ed impara a conoscere i colori e le emozioni. Pian piano, però, comincia a soffrire, perché capisce che, sarebbe rimasto sempre l’unico a provare certe sensazioni. Non trova giusto che, gli uomini siano costretti a non conoscere questi sentimenti, nonostante alcuni li abbiano portati a fare delle scelte sbagliate, prima di esserne privati. Con l’appoggio del Donatore e della sua migliore amica, Jonas decide di compiere un lungo viaggio attraverso l’Altrove, per raggiungere il Confine della Memoria e varcarlo, liberando così gli essere umani, dalla sorta di trance in cui sono caduti. Purtroppo, così facendo, si metterà contro i suoi stessi famigliari e contro gli uomini più conservatori, che pensano sia meglio non conoscere il passato, per evitare di commettere degli sbagli che sbaraglierebbero la loro vita perfettamente tranquilla. Un film tratto dall’omonimo romanzo di Lois Lowry, che esprime il confronto tra la nostra normale vita e quella che sarebbe, se non conoscessimo le nostre origini e le emozioni che proviamoR guardandolo, ho pensato a tutte le volte in cui avrei voluto non sentire nulla, per non provare il dolore che stavo affrontando e ho capito che sarebbe terribileR la vita non varrebbe la pena di essere vissuta. Andrea Elisa Gaion
не важно где ты сейчас Corro. Veloce. Volo. Quasi non mi accorgo di toccare terra. E penso: “ora cado!” Tipico. Ma no, continuo a correre, a volare E sento solo la rabbia andarsene, via dal mio corpo, dalla mia testa. E non vedo nient’altro se non la strada di fronte a me. Non vedo dove vado, non so più quanta strada ho fatto, perché l’unica cosa che voglio è scappare. Non serve. не важно где ты сейчас. Non importa dove sei adesso. Il ricordo toglie l’aria. E mi fermo. Andrea
Stop alla guerra! STOP ALLA GUERRA! Finalmente mi ritrovo sul divano dopo una lunga giornata pesante. Sono proprio esausta. Accendo la tv e cambio velocemente i canali, mentre penso quanto siano noiosi. Ad un certo punto mi accorgo che stanno trasmettendo il telegiornale: “Ancora conflitti tra Israele e Gaza,R America chiede tregua di 24 ore”. Queste parole rimbombano nella mia testa accompagnate dal battito del mio cuore. Deglutii inorridita. Mi travolse una sensazione strana, partì dalle dita e si diffuse in tutto il corpo, non so come definirla. Forse senso di colpa. Io che ero sdraiata sul divano mi definivo esausta? Mentre a pochi kilometri da me c’erano persona innocenti che combattevano, morivano da più di un mese. Mi vergognavo di me stessa. Ero proprio un egoista. Dall’altra parte del Mediterraneo ci sono persone di tutte le età che continuano a morire mentre mentre l’altra parte sta sdraiata nel su un divano. “Israele bombarda Gaza muoiono un centinaio di persone”. Un’altra frase si ripete a ritmo di eco nella mia mente attraversando i miei pensieri. Improvvisamente ti rendi conto di quanto sei inutile, di quanto il mondo sia ricco e grande e di quanto deficienti siano le persone che perdono tempo a bombardarsi tra loro mentre il resto del mondo le guarda mangiando un boccone come se si trattasse di un semplice film poliziesco. Continuo a domandarmi perché tutto il mondo faccia questo, ne vale veramente la pena ammazzare bambini, madri padri indifesi? E a quale scopo? Che mondo è mai questo? Molti pensano che il tutto sia giustificato per il semplice fatto che loro vivano in una realtà lontana da questa ma si sbagliano. Solo perché un fatto non ti tocca direttamente non significa che non ti tocchi in modo indiretto. Dobbiamo smetterla di ucciderci tra noi perché Dio non ci ha messo al mondo per uccidere esseri della stessa carne. Ci sono padri che seppelliscono figlie, madri che seppelliscono figli, figli che seppelliscono genitori e sorelle che seppelliscono fratelli. STOP ALLA GUERRA!
La 17enne Jan Rose Kasmir offre un fiore ai soldati durante la protesta antiguerra al Pentagono nel 1967.
#8 Questo mondo è solo acqua sospesa, sostenuta dall’entusiasmo di chi ha un sogno, mimetizzati tra la massa sempre più sull’orlo del nulla, ad un passo dal collasso, lottando per non cadere nell’apatia, per restare a galla e non annegare in questo tutto figlio del niente. Deb
#9 La nostra eterna lotta contro i sacrifici mentali in un continuo deja vu di peccati ferisce. Nella terra di nessuno conquisteremo ciò che non c’è e creeremo muri di colori. Ovunque ma non nel posto giusto, sempre urleremo in silenzio e balleremo seduti. Quei concetti irraggiungibili ci consumeranno e ci accetterà chi se n’è già andato. Quando chiuderemo finalmente i nostri spazi e lasceremo piovere, intrappolando con noi le nostre verità, allora nessuno ci giudicherà più. Deb
Armadouk e la nuvoletta La vita scorre felice a Villaggioverde dove vi è un perfetto equilibrio tra gli abitanti e la natura. Molta attenzione viene riservata alla cura del verde e allo smaltimento dei rifiuti. La natura risponde con i colori smaglianti dei prati e degli alberi fioriti, dal cielo terso e soleggiato attraversato da uccelli dal piumaggio variopinto. Armadouk è un bambino che, dopo la scuola, gioca felice per i prati rincorrendo le nuvole con il suo aquilone aiutato dalle brezze del vento. Nel vicino bosco però vive, in una casa buia e sudicia, il mago malvagio Balù, trae soddisfazione dalla sofferenza degli uomini. Convinto della superiorità delle sue arti magiche, egli pensa di asservire l’umanità e la natura ai suoi esclusivi interessi. A nulla sono serviti i tentativi di dialogo che gli abitanti del villaggio hanno cercato con lui. Anzi, la perfetta armonia raggiunta dagli abitanti con “L’AMBIENTE” è fonte di rancore da parte del mago che, in una notte senza Luna, forte dei suoi poteri magici, ruba i colori a Villaggioverde e, non contento di ciò, appicca il fuoco al bosco maestoso cosicché il fumo e la cenere, depositandosi su tutte le cose, dipingono il paesaggio di un monotono e triste color grigio. Gli abitanti sono completamente disorientati, la città è nel caos più totale: la mancanza dei colori getta scompiglio in ogni attività: le api non riconoscono più i fiori su cui appoggiarsi; i bambini delle scuole non riescono più ad attraversare la strada perché il semaforo non “diventa più verde”; anche l’aquilone di Armadouk, ha perso tutti i suoi magnifici colori, si confonde con il grigio del cielo; il pittore non riesce più a realizzare i suoi magnifici paesaggi ad acquerello; la maestra non riesce più a correggere gli errori dei suoi scolari perché la sua penna ha perso il colore rosso; gli abitanti non riescono più a realizzare la raccolta differenziata perché i contenitori hanno tutti lo stesso colore GRIGIO. Il paese comincia così a riempirsi, come tanti anni fa, di immondizia, anch’essa grigia eR puzzolente. Armadouck chiede soccorso allora alla sua amica nuvola: “Nuvoletta gentile fa che la tua pioggia sottile faccia l’arcobaleno apparire, per far i colori tornare”. La nuvoletta accorre in aiuto e, con il suo amico arcobaleno, fa ritornare i colori a Villaggioverde. Gli abitanti possono così riprendere a differenziare i rifiuti e, in men che non si dica, ritorna l’armonia . Armadouk gioca felice con la sua amica nuvola, rincorrendola nei prati con il suo variopinto aquilone. Gartite Firdawss
ةميغلاو كودامرا نيب يلاثم نزاوت دجوي ثيح ءارضخلا ةيرقلا يف ةديعس ةايحلا رمت نم صلختلاو راضخلل ىطعي هابتنالا نم ريثك,ةعيبطلاو بعشلا .تايافنلا نم ةرهزملا راجشالاو جورملل ةرهبملا ناولالا يطعت لباقملاب ةعيبطلا ةيفاصلا ءامسلا شيرلا تاذ رويطلا اهزاتجت يتلا ةشمشملاو .نولملا هترئاطب مويغلا ادراطم جورملا ىلع ةسردملا دعب بعلي لفط كودامرا .حايرلا ميسن ةدعاسمب ةيقرولا ولاب ريرشلا رحاسلا رذقو ملظم لزنم يف شيعي ناك ةبيرقلا ةباغلا يف يف اركفمو هرحس قوفتب اعنتقم,لاجرلا ةاناعم نم هتحار دمتسي يذلا .ةيصخشلا هحلاصمل ةعيبطلاو ةيناسنالا داعبتسا .ةيرقلا ناكس اهب ماق يتلا راوحلا تالواحم هعم عفنت مل ةوق ةرمقم ريغ ةليل يفو,رحاسلل ءايتسا ردصم تناك "ةئيبلا" سكعلاب لب كلاذب يفتكي ملو ,ةيرقلا نم ناولالا قرست تناك ةيرحسلا رحاسلا نوللا حبصاو,ةباغلا لك ىلع ميخي ناخدلا ناكو ةباغلا يف رانلا لعشا ةيرقلا ىلع ايغاط يدامرلا دوجو مدعو ىضوفلا نم ةلاح يف ةنيدملاو امامت نيشوشم وحبصا ناكسلا لافطأ ,اهيلع فقيل روهزلا دجي دعي مل لحنلا :لامعالا لك طبحي ناولالا دعت مل رورملا تاراشأ نال عراشلا روبع ىلع نيرداق ودعي مل سرادملا اهناولا لك تدقف كودامرال ةيقرولا ةرئاطلا ىتح ,نوللا ءارضخ حبصت دقف اهملق نال اهبالط ءاطخأ حيحصت عيطتست دعت مل ةملعملا ,ةعئارلا تحبصا تايواحلا نال ةمامقلا لصف ىلع ةرداق دعت مل سانلاو ,رمحالا هنول .يدامرلا نوللاب ةحئارلاو نوللا ةيدامرلا ةمامقلاب ةيضاملا نينسلا لثم ئلتمي أدب دلبلا .ةيرقلل ةهيركلا :ةباحسلا هتقيدص لأسي كودامرا ناولالا دوعتو حزق سوق رهظيل لطهت ةفيطللا كراطمأ يعد ةميغلا اهتيأ .ةيرقلل ةيرقلا ىلا ناولالا ةدوع ىلع اولمع حزق سوق اهقيدص ةدعاسمب ةميغلا ماجسنالا داع اذكهو ناولالا لصف نوعيطتسي نالا ةيرقلا ناكسو.ءارضخلا .ةيرقلل ةحارلاو
#11 Avete mai notato come tutto si sciolga? Nel complesso e nei dettagli. Osserviamo senza mai notare nulla. Diamo tutto per scontato, i giorni ci scivolano addosso, pensiamo a come viviamo e a come avremmo potuto vivere. In un’immensità di situazioni e coincidenze le nostre scelte sbagliate in continuazione si riflettono su quella che, ne siamo convinti, sia l’esistenza giusta da trascorrere. Allo specchio ti ci rifletti anche ad occhi chiusi. Inevitabili le conseguenze del dolore sono anch’esse dolore. Diciamo che il sole e il cielo azzurro siano felicità, e le rondini la libertà quando l’unica che abbiamo è pensare senza suoni.
Le lacrime ti accompagnano ovunque, sorrisi finti e malati, proviamo a distinguerci volando senza mai abbandonare il suolo. Ciò che ormai è sciolto si perde anche col freddo e sulla lingua nulla, ma un persistente retrogusto di insensato. Deb
La generazione del futuro “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare sempre le stesse cose.” Albert Einstein Premetto che non ripongo alcuna fiducia in chi ci rappresenta – in realtà il Governo, insieme al Popolo e al Territorio, dovrebbe fare uno Stato - poiché il Governo non coopera più insieme al Popolo, pur restando nello stesso comune Territorio. “Il 201 5 sarà un anno di crescita e di cambiamenti”R questo sembrerebbe il motto del premier, che recita davanti alle telecamere dall’inizio dell’anno, dalla mattina alla sera, davanti ad un qualsiasi microfono, in una qualsiasi assembleaR tutte le volte che compare in tv, o cammina avanti e indietro per una piazza, o ripete questa frase. Come si può dire che il 201 5 sarà un anno di crescita, da quali dati si deduce? Gli economisti hanno fatto una sorta di “bollettino meteorologico”, o è stata una chiromante a prevedere il futuro? Sono fonti, una meno attendibile dell’altra. I dati possono sempre cambiare e non si può affermare con certezza (cosa che, invece, sembra fare il premier) che a giugno la situazione sarà uguale a quella di gennaio; mentre le chiromantiR beh, sono chiromantiR io scherzo, ma spero che non sia una persona in cerca di soldi, a predirci il futuro dell’Italia. Dopo una crisi che dura da vent’anni (se non di più) non ci si può alzare la mattina del primo dell’anno e dire che la crisi sta per finire. Soprattutto, perché l’anno scorso, se ricordate, ha detto la stessa cosa!!! Lo sbaglio, che facciamo TUTTI, sia le persone comuni, che i “tacchini imbottiti”1 , è di pensare che ad avere in mano il futuro siano ancora quelli che le hanno viste tutteR dalla Grande Guerra alla crisi del XXI secolo. Ci sono persone, che stanno sedute su una “poltrona importante” da così tanto tempo, che devono avere le piaghe da decubito. Siamo noi ragazzi ad avere in mano il futuro; fra altri vent’anni quei “tacchini”
saranno andati a male e saranno pronti per finire tre metri sottoterra, noi, al contrario, saremo ancora pieni di vita. La nostra scarsa capacità di iniziativa rischia di fermarci. Dico “nostra”, perché non voglio essere ipocrita e ammetto che, certe volte, basta il divano ad impedirmi di agire. Abbiamo avuto sempre il piatto pronto, perché i nostri genitori non ci hanno mai tolto delle opportunità. Non possiamo pensare che sarà sempre così perché loro erano “la generazione del futuro”, trent’anni fa, non avevano le stesse possibilità che abbiamo noi, ora. Dobbiamo cominciare a cogliere tutte le opportunità che ci offre la vita per costruirci un futuro migliore; la realtà comincerebbe a cambiare e, allora, si potrà dire con certezza che la crisi sta finendo e sta cominciando un periodo di crescita. È una semplice equazione: noi siamo il futuro. Se non ci diamo una scossa, allora siamo in crisi. Se noi siamo in crisi, allora il futuro è in crisi. “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare sempre le stesse cose.” (cit.)
Non ripongo fiducia nella Politica, ma ripongo fiducia nel Popolo, prima di tutto nella mia generazione e in me stessa. Ci credono delle amebe, in grado di fare nienteR dimostriamo che si sbagliano. Le manifestazioni non sono servite a nulla, perché non basta una banda di ragazzini ad impedire di rubarci il pane da sotto i denti? Allora, muoviamoci e fra pochi anni, non dovremo più urlare alle manifestazioni, basterà parlare per fare capire chi è più intelligente. L’intelligenza e le capacità non si comprano, si formano. C’è chi è partito già in cima, noi dai bassifondiR quando arriveremo in cima, chi avrà più esperienza? 1 Tacchino Imbottito: c’è un ritratto di Luigi XIV, il Re Sole, dove assomiglia talmente tanto ad un tacchino che l’unica espressione, che mi è venuta in mente quando l’ho visto, è stata questa. Viveva di “Panem et circense”, cioè “pane e circo”, un’espressione che gli antichi Romani usavano per definire il loro stile di vita, fatto di cibo e divertimenti. Come meglio descrivere i politici italianiR Andrea Elisa Gaion
#12 C’era una volta una condizione perfetta mischiata a sospiri e affanni di un rincorrersi per gioco su per i colli dell’indolenza e al sollievo di rotolarvi poi giù e bagnarsi il viso con l’acqua sporca di peccati obbligatori. I sorrisi erano ossigeno e veleno al contempo. Lei non voleva abbandonare lo spasso, ma lei inciampava, seguendola si graffiava. È durato troppo a lungo. Tramutata in droga, la realtà doveva essere lei che correva quasi volando e troppo veloce si scontrò in colui che fu l’incidente letale del sentimento altrui. Così il veleno le fu negato, lei provò tutte le droghe giuste e inutili. Insostituibile stupefacente, scorre ancora e non smette. L’incidente le separò, non si rincontreranno più, la piccola luce brilla altrove. In trappola tra le sterpi dell’abbandono, i rovi dei pregiudizi feriscono le ferite. Le parole della rovina sono un eco ripetitivo e fino alla fine un rimorso. La verità pronunciò l’amore e l’inizio fu segnato: la perfezione esplose in miriadi di fiammelle. Frammenti luccicanti di un mai esistito bacio icastico. Deb
Intervista a: Silvia Avallone H a m a i p e n s a to ch e s a re b b e d i ve n ta ta u n a s cri ttri ce ? Innanzitutto partirei col chiedere quanti di voi si considerano dei veri lettori. In Italia essere dei lettori è difficile. Lettore si diventa perché lo si vuole, non perché qualcuno ce lo impone. Leggere è come innamorarsi di una persona. Non ti puoi innamorare di chiunque, così come non ti puoi innamorare di qualsiasi libro. E così come nessuno può dirti: “devi amare questa persona”, nessuno può dirti “devi amare questo libro”. I libri non si consigliano, si trovano. Per me leggere è stata una grande scoperta. In Italia leggere è un’attività particolarmente controcorrente. Si legge contro il capo-ufficio, contro un genitore, contro un insegnante, contro la società che non ci sta be-ne perché nel momento in cui apri un libro e decidi di non vivere il presente nella tua città, nella tua scuola, nella tua famiglia, ma in un’altra vita, tu stai andando contro. In qualche modo ti stai ribellando: stai scegliendo di vivere un’altra esperienza rispetto a quella che il mondo ha predisposto per te. E questo può diventare pericoloso, scomodo, ad esempio: se una persona trovasse un libro che racconta di qualcuno che vive “diversamente” penserebbe che la sua vita, quella che la sua famiglia e la sua società le hanno imposto, non è l’unica possibile. Può viverne un’altra. Proprio perché leggere è molto pericoloso da questo punto di vista, non è un caso che in Italia sia considerata un’attività un po’ “sfigata”. Negli ultimi vent’anni i modelli che ci sono stati presentati sono il tronista, la bella ragazza che non ha niente da dire e non sa fare niente e ragazzi che di fatto sono orgogliosi di essere ignoranti. Nella fascia televisiva primaria vediamo persone orgogliose di non sapere la lingua che permette di pensare. E questo è un problema, perché nel momento in cui so quattro parole, penso con quattro parole; se conosco una sola storia, ragiono in base a una storia sola, sono una persona terribilmente povera. Ma io voglio poter scegliere, e per farlo ho bisogno di conoscere tante parole, tanti pensieri, tante storie. Leggere vi cambia la vita. Nel momento in cui leggete, come ho già detto prima, vi rendete
conto che questa vita che nonavete scelto non è l’unica che potete vivere. Ma realizzate anche che fate parte attiva di questa società, che tutto ciò che accade nella vostra città o nella città al confine opposto del Paese vi riguarda e voi non potete restare indifferenti. Perché scrivo? Per la stessa ragione per cui amo leggere: perché ho voglia di vivere le vite degli altri ed è per me il massimo, perché non riesco a stare a casa e ad accontentarmi. Perché mi interessa vivere il mio mondo. Qu a l i e ra n o i s u oi p rog e tti q u a n d o a ve va l a n os tra e tà e q u a l i s on o i n ve ce q u e l l i a ttu a l i ? Ho sempre sognato di fare la scrittrice, come qualcun altro può sognare di voler diventare calciatore o attrice, ma sono sogni perché, poi, bisogna cercare di essere realisti. In realtà volevo fare l'insegnante di Italiano. Mi sono iscritta alla facoltà di Filosofia, poi a Lettere per la specialistica. A due esami dalla laurea, mi sono informata e ho capito che una volta laureata sarei dovuta tornare a casa, gravare nuovamente sui miei genitori perché non avrei potuto lavorare. A quel punto ho capito di appartenere nella generazione sbagliata, di trovarmi nel posto sbagliato perché a quel tempo non c’era speranza per entrare nella scuola. Mi sono arrabbiata da morire. E ho detto: “Sai che c’è? Non posso insegnare? Bene, scrivo Acciaio”. Quindi ho interrotto il mio percorso di laurea, che avrei poi conseguito due anni dopo e mi sono messa a scrivere chiedendomi ogni giorno cosa stessi facendo, con un enorme senso di colpa e del rischio. Comunque non avevo nulla da perdere. Peerciò è fondamentale che voi decidiate di fare quello che desiderate, con competenza, con tenacia. Dovrete osare, di più. Dovrete rischiare perché il lavoro sicuro non esiste più, e questo è un dramma che dovrebbe farvi arrabbiare. Ma è anche un’occasione. Qu a l è s ta ta l ’ i d e a d a l l a q u a l e è s ca tu ri ta l a vi ce n d a d i Acci a i o? Ho vissuto a Piombino e sono cresciuta con ragazzi che lavoravano alle acciaierie e, quando tornavano dal lavoro, mi raccontavano ciò che succedeva: era caduta una siviera, qualcuno aveva perso una mano, ecc. Eventi che si raccontano anche un po’ per esorcizzare la paura. Queste acciaierie mi avevano sempre incuriosita e affascinata. Quando mi sono ritrovata nella condizione di non avere un lavoro, di non poter lavorare, ho deciso di voler parlare di lavoro. Era l’Italia del 2008 e, nonostante le fabbriche chiudessero e i laureati tornassero a casa senza un contratto, nessuno parlava di lavoro. Nei giornali si trovavano gossip, scandali politici e alla televisione si faceva vedere che la vita è una festa. È la più grande baggianata del mondo: la vita è fatica, ed è bello che sia così, perché se fai fatica forse costruirai qualcosa. Di conseguenza, con tutta la mia rabbia, ho deciso che avrei parlato del lavoro più pesante e più a rischio che io conoscessi: il lavoro dell’acciaio. Nel 2011 l’acciaieria di Piombino è stata spenta, ed è un disastro: un mondo muore ma non c’è un altro mondo che nasce a fianco. Acciaio ha origine dalla conoscenza di questo mondo, l’investigazione di questo mondo, la volontà di raccontarlo perché era un mondo che stava per morire. E
nessuno può permettere che l’industria italiana muoia. I p e rs on a g g i s on o re a l m e n te e s i s ti ti , s i è i s p i ra ta a q u a l cu n o d i re a l e ? Se i personaggi e i fatti raccontati fossero stati reali, probabilmente ora sarei sormontata dalle denunce. Perché scrivere, mettere le mani nella realtà, è pericoloso. Quando racconti la realtà, anche se con personaggi di fantasia, alcui si riconoscono in una storia nella quale non si vogliono riconoscere. Posso dire che niente di quello che ho scritto è reale, ma tutto ciò che ho scritto è ispirato a fatti reali. Paradossalmente fa molto più arrabbiare un romanzo di un articolo di giornale. Quest’ultimo riporta un fatto, con un luogo vero, dei nomi veri, l’ora, ecc., l'indomani è già dimenticato. Un romanzo riporta dei sentimenti, delle menzogne che sono allo stesso tempo verità. È tutto finto, Alessio è una mia invenzione, non esiste, ma la sua morte, quella morte esiste davvero. Le i i n q u a l e p e rs on a g g i o s i ri con os ce ? L’autore si nasconde sempre, infatti quando si legge un romanzo ci si chiede spesso quale sia il personaggio autobiografico. In realtà il bello di scrivere un romanzo è che ci si immedesima in persone il più possibile diverse da te, che proprio per questo sono in grado di svelarti qualcosa di importante di te che non conosci. Il personaggio in cui mi riconosco di più è quello di Alessio perchè è orgoglioso di essere onesto, di non fregare nessuno e non gli importa se sono gli altri a fregare lui, lui è orgoglioso della tenacia e della dignità del suo lavoro. In questa presa di posizione io mi riconosco: voglio fare la scrittrice perché per me scrivere fa parte della società, non è puro individualismo. In qualche modo mi riconosco anche in Anna. Alcuni di voi affermano che Anna studi per assumere una posizione di prestigio nella società, mentre altri credono che il suo obiettivo sia quello di poter essere in grado di cambiare qualcosa attraverso lo strumento, comune a tutti, per poter decidere la propria vita in modo autonomo. La conoscenza vi rende liberi. La strada del successo sostanzialmente si riduce ad avere tutto subito, ad essere nel posto giusto al momento giusto, conoscere le persone giuste... e poi? È il successo di un attimo. E cos’è il successo? A scuola io mi "faccio il mazzo", sto lì a faticare e a studiare e non sono su nessun palcoscenico, nessun riflettore è puntato su di me, nessuno sa che esisto ma io sto macinando pensieri, conoscenze, informazioni e determinazione. Se non hai fame, non vuoi niente; se non desideri niente, non credi in niente. Per avere un sogno devi faticare. Il successo non è il risultato, ma è la storia che ti porta a quel risultato, perché quella storia nessuno potrà mai togliertela. Perciò la scuola è la strada più difficile e per questo la più giusta, nella misura in cui ogni strada facile dura poco. E anche questa è una questione di scelta: su cosa volete investire? Su tutta la vita o su un attimo solo?
Quando aveva la nostra età ha letto dei classici?
Non ci sono libri giusti o sbagliati. Innanzitutto, leggere è un’attività erotica, è puro piacere. Leggere è allenamento: si inizia a leggere qualcosa che ti piace e probabilmente con il tempo quel qualcosa non piacerà più come prima e si avrà bisogno di qualcosa di più “forte”. Se a sedici anni avessi letto un classico mi sarei annoiata a morte, l’ho letto a venti e non sono uscita di casa fin quando non l’ho finito. Per leggere dei classici bisogna avere un po’ di allenamento. Io consiglio di leggere tutto ciò che vi ispira, che nessuno vi ha consigliato, che avete voglia di leggere.
A questo proposito, vorrei dire due parole sulla lingua nella quale i classici sono scritti, che non è un italiano piano, semplice. Non spaventatevi: si impara leggendo. L’italiano sta morendo perché noi ce ne vergogniamo. Importiamo, maciniamo tante parole in inglese perché l’Italia culturalmente ed economicamente non è dominante, è la periferia d’Europa. Ma ci vuole uno scatto d’orgoglio perché se questa è la periferia del mondo, allora siamo messi benissimo. Tutto in Italia cade a pezzi, ma non può essere la periferia del mondo: fino agli anni Sessanta questo era il Bel Paese, dove tutti volevano vivere. Com’è possibile che ce l’abbiano portato via sotto i nostri occhi? Dobbiamo riprenderci la bellezza di questo Paese, la vera bellezza che è il nostro territorio, la nostra storia, la nostra cultura. Non possiamo vergognarci dell’italiano se davvero vogliamo difendere questa bellezza che vale la pena difendere. Non vi spaventate, esercitatevi perché è questione di energia, ma anche di rabbia.
Perché ha dedicato Acciaio alle sue migliori amiche?
Perché è un libro che in effetti parla anche d’amicizia. L’amicizia che racconto in questo romanzo, quella tra Anna e Francesca, è un’amicizia particolare, femminile, che si vive esclusivamente nella fascia tra gli undici e i tredici anni. È un periodo della vita nel quale tra le donne si crea una situazione di esercizio generale all’affettività, una specie di educazione sentimentale. Con la propria migliore amica si crea quindi un rapporto molto fisico, molto geloso, possessivo che può sfociare in una forma d’amore complessa. Dopodiché è un rapporto talmente stretto, talmente connaturato per quell’età che già a quattordici anni finisce perché a quell’età non sai ancora chi sei: vivi, esisti perché esiste la tua migliore amica. Non sai ancora se sei omosessuale, bisessuale, eterosessuale perché non lo puoi sapere. Sperimenti, e quello che sei lo decidi, lo scopri col tempo. Le amicizie che poi durano davvero nella vita sono quelle che sbocciano dopo.
Perché in Acciaio dopo la morte di Alessio non viene descritta alcuna reazione da parte dei famigliari e degli amici? Perché dopo una morte sul lavoro viene data la notizia... e poi crolla un enorme silenzio, come se non fosse mai successa. Per me riproporre quel silenzio, con il fastidio che questo comporta nel lettore, è un modo per denunciare quella morte. In qualche modo il silenzio cade sul lettore e lo fa innervosire. Ed era questo ciò che
Qu a l è i l m e s s a g g i o ch e tu vu oi tra s m e tte re a ttra ve rs o i tu oi rom a n zi ? Il fattore tempo è importantissimo: un fatto di cronaca del 1 959 non può essere ricordato a lungo, ma se trasformato, integrato in un romanzo può essere vissuto ancora oggi. In questo modo un pezzetto di mondo viene salvato dalla dimenticanza. Ogni libro salva un pezzetto di realtà. C’è una selezione naturale anche nel mondo dei libri, perché vi sono libri talmente approfonditi, sensibili nello svelare le realtà che resistono nel tempo. Io credo alle cose che durano. Abbiate fiducia nel tempo. I n e n tra m b i i rom a n zi è p re s e n te u n p a d re a s s e n te e vi ol e n to, u n a m a d re ra s s e g n a ta e d u n a fi g l i a (F ra n ce s ca i n A cciaio, M a ri n a i n Marina Bellezza) ri b e l l e con u n forte s e n s o d i l i b e rtà ch e trova s fog o n e l l ’ e s s e re p i ù b e l l a e p i ù i n a l to d e g l i a l tri , e p e rci ò n e l m on d o d e l l o s p e tta col o. P e rch é ci s on o q u e s ti e l e m e n ti ch e s i ri p e ton o? Marina completa in qualche modo la figura per la quale Francesca era solamente alla fase embrionale, perché Francesca ha solo quattordici anni, un’età alla quale non puoi decidere nulla perché non hai gli strumenti per farlo. In Marina volevo raccontare la "figlia sputata" dell’Italia degli ultimi vent’anni. È quella eroina anche molto negativa che conserva in sé tutte le contraddizioni del nostro tempo, ed è irritante perché ti sbatte in faccia quello che ci hanno insegnato a sognare, a essere. Non basta vincere un talent per sfondare, perché devi esserci anche l’anno prossimo e quello dopo ancora. Marina se ne frega di tutto: l’Italia crolla, non va a votare, non ha libri preferiti, non sa nemmeno cos’è la politica. Ed è così che ci hanno insegnato ad essere. Ci hanno messo in testa questa idea che nella vita si vince e si può vincere sempre, che non importa da quale disastrata situazione tu provenga, importa solamente dove riesci ad arrivare. Questa è pura illusione, è una bugia. Perdere ha un valore enorme, la vita non serve a vincere. Non stai vivendo perché devi vincere, perché non c’è nulla da vincere. Vorrei aprire una parentesi enorme sulle donne. Marina è bellissima e il cognome Bellezza lo ha proprio perché ho deciso di affrontare questo argomento, perché la donna e la bellezza sono in Italia una enorme questione irrisolta. Siamo nel 201 5 e ogni due o tre giorni una donna viene uccisa da un uomo, rispettivamente il marito, il fidanzato, l’ex, sostanzialmente perché non sono n grado di accettare dei no come risposta. Perché le donne questi no li sanno accettare? Perché alle donne vengono posti dei limiti ad esempio nel vestiario e agli uomini no? Se pensate che in
Italia esista la parità dei sessi dimenticatevelo. Ma oltre a questo, c’è un problema culturale: l’idea che la bellezza sia uno strumento per cui si diviene un possesso, un oggetto. Così, mentre un uomo può essere ricco e famoso, anche se brutto, una donna deve essere bella e zitta per come ce l’hanno proposta. Non possono nemmeno invecchiare, le donne, devono essere belle e giovani e perché? Perché sono una merce. Per fare un esempio, la farfallina di Belen è stato un gossip per una settimana e per una settimana gli italiani non hanno ragionato sulle cose serie perché troppo annebbiati da quella farfalla. E questo è un aspetto dell’uso della bellezza femminile come strumento di discriminazione di genere. Far sì che Marina fosse bella ma avesse una personalità è un modo per raccontare questo problema, ma al contempo lottare contro. Marina arriva dove riesce ad arrivare non perché è bella, ma perché ha un talento. Non dobbiamo essere delle merci, non dobbiamo essere degli oggetti, non dobbiamo essere il possesso di nessuno. Dobbiamo avere la libertà di scegliere con chi vogliamo stare, qual è la vita che vogliamo vivere, quali sono le cose che vogliamo dire, perché noi siamo quello che diciamo, non quello che sembriamo. Per quanto riguarda la famiglia, in nessun romanzo credo si possa trovare la famiglia perfetta perché, sorvolando sul fatto che non esiste, sarebbe di una noiosità pazzesca. Ma ciò che più mi piace è proprio questo: una ragazza così sfortunata, che parte da una famiglia così svantaggiata, che parte da meno dieci per arrivare a dieci. La storia di un riscatto. Ed è ciò che io auguro a tutti. Deb
#10 Oggi è una giornata suicidio. Una di quelle in cui potresti anche perdere tutto, tanto non hai più niente. Un vicolo cieco. Un motto ripetitivo. “Prevenire è meglio che curare”. Un disagio continuo. Un intruso in una devastante omogeneità. E a quegli st***** frustrati che ci umiliano ci stiamo in mezzo. Non ci adatteremo mai. Leggi, domande insulse. Comportamenti ossessivi e ossessioni mentali. Scioglimento di sinapsi causato dalla fusione del cervello. Ciao f****** marionette qui nel mondo strette strette di rabbia esplodono i cuoricini poi in silenzio i palloncini e luccicano gli occhietti mentre stanno sotto cassa e il corpo ti abbandona di colpo e non risponde più ad alcun comando e la sirena ti canta dolore nelle orecchie e il fastidio ti provoca fitte all’anima e maturano le emozioni in una lotta di odio imposta da st******** in divise grigie che ci infilano il male nel corpo e ci costringono a un’endovena di rabbia e finiamo ad aver bisogno di sostanze contrarie a un sistema proibizionistico sbagliando sempre a parlare e preoccuparsi delle brutte figure come se fosse una cosa grave e invece l’unica certezza è che siamo padroni della nostra vita e possiamo scegliere e scegliere se scegliere e possiamo decidere e non ascoltare non siamo obbligati a far nulla possiamo smettere quando vogliamo perché sappiamo controllarci molto bene. Parole solitarie, parole composte. Discorsi, litigi, monologhi interiori. Non eri attento. Deb
#13 Apriamo gli occhi nel dubbio per muoverci nella convinzione d’essere sbagliate facendoci spazio tra domande senza risposte e risposte a questioni ignote. Nel respiro del vento viviamo i nostri sorrisi, facciamo l’amore nel pulsare dei vulcani per poi addormentarci abbracciate nel cullare delle acque, nel sussurro della terra ci sveliamo parole sconosciute pervase dalle stesse inimitabili emozioni delle persone cosiddette normali, metaforicamente ostacoli sulla via dell’espressione. Questa sono io e questa sei tu: acqua e polvere e terra bruciata, piangendo e ridendo come tutti loro. Fuggiremo da questa pietosa condizione, smetteremo di agire nelle invenzioni della nostra mente. Urleremo ciò che siamo e ciò che non vogliamo essere. Saremo accettate assieme e le nostre labbra potranno toccarsi. Sarà lode a questa vita. Deb
La salute vien mangiando Accendiamo la TV, facciamo un quarto d’ora di zapping, ci fermiamo su un programma, magari più interessante di altri e, cosa ci propinano le società mediatiche ogni dieci minuti di film? La pubblicità. Sempre più stravagante e nonsense. Pubblicità delle creme, dei biscotti, delle serie TV. E poi ancora, pubblicità degli yoghurt contro il colesterolo, dei cracker dietetici e delle bevande dimagranti. Si ostinano a lanciare prodotti contro i problemi, che noi stessi ci siamo creati. Paradossalmente, questi spot pubblicitari vengono seguiti dagli spot di Mcdonald’s, Burger King e altre catene di fast food internazionali. Notate la logica? Prima forniscono la soluzione al problema e, dopo, il motivo per poterla acquistare! Sono davvero capaci di tutto. Quello che non sono ancora in grado di fare però, è spiegare come si sono creati quei disturbi di cui sponsorizzano la curaR quei disturbi che, ci spingono a guardare lo scaffale farmaceutico, piuttosto che quello dei dolciumi. Ebbene signori, la causa siamo noi. Noi, che abbiamo inventato gli OGM. Noi, che tempo fa abbiamo trovato un pollo fosforescente nel forno. Noi, che ci ostiniamo a coltivare ed allevare nei modi più nocivi e dispendiosi. Il settore primario è stato sempre alla base di tutto. Agricoltura e allevamento hanno trasformato l’uomo, da nomade a sedentario. Senza le materie prime, non ci sarebbero le industrie e, senza i prodotti delle industrie, gli alberghi non saprebbero cosa dare da mangiare ai propri ospiti. Siccome tutto dipende da agricoltura e allevamento, focalizziamoci soprattutto su quello, per dimostrare che , siamo quel che mangiamo. Innanzitutto, per garantire una continua riserva di prodotti agricoli, ci ostiniamo a usare concimanti e fertilizzanti che, in seguito, ingeriamo insieme ad insalata e pomodori. Inoltre, per fare un esempio che riguarda quest’ultimi, com’è possibile mangiarli anche in inverno, quando in genere dovrebbero essere un prodotto ortofrutticolo estivo? Coltivando i prodotti nelle serre, si possono mangiare i pomodori anche nelle stagioni fredde, ma non si può essere sicuri che siano della stessa qualità di quelli estivi.. a meno che, non gli si inietti qualche sostanza artificiali, per renderli più attraenti. Ecco, quindi, che si arriva agli OGM. La frutta e la verdura che compriamo, se fosse coltivata naturalmente, sarebbe di dimensioni più ridotte e si acquisterebbe solo in certe stagioni. Ma questo determinerebbe un calo per gli affari!ccade negli allevamenti. Se alle mucche viene servito “concime alla carne”, sulla nostra tavola troviamo latte e bistecche scadenti, da cui possiamo prendere delle malattie. La nostra salute è fortemente influenzata da tutto quello che facciamo, anche mangiare..
Lo stesso accade negli allevamenti. Se alle mucche viene servito “concime alla carne”, sulla nostra tavola troviamo latte e bistecche scadenti, da cui possiamo prendere delle malattie.R soprattutto mangiare. “Guardiamo più il prezzo e sempre meno il valore dei prodotti.” È vero, ma non solo ignoriamo il valoreR proprio non gliene diamo all’inizio. Dal mio punto di vista, la carne infetta non ha valore, già dal momento in cui, il vitello si ritrova a mangiare concime contenente la mucca che, fino al giorno prima, gli faceva compagnia sul prato. In questo modo, possiamo prendere qualsiasi provvedimento per rimetterci in salute, ma se continuiamo a mangiare alimenti “contraffatti”, non staremo mai bene completamente. Nel 201 0, la dieta Mediterranea è stata dichiarata “patrimonio immateriale dell’Umanità”, anche perché nei paesi mediterranei si coltiva e si alleva, pensando prima al benessere delle persone e, solo dopo , al fine economico. Il metodo è, forse, meno produttivo di altri, ma è sicuramente più salubre. Inoltre, secondo degli studi fatti nel corso del ‘900, chi segue la corretta dieta, ha meno possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari: innanzitutto, sostituisce l’uso del burro con l’olio d’oliva, biologicamente più semplice da eliminare per il nostro organismo; poi, evita le carni rosse, sostituite da carni bianche o pesce; infine, comprende molta frutta e verdura, sostenendo così le attività agricole. In tal modo, queste attività svolte secondo il principio base della salute, pur non essendo produttive quanto quelle intensive, rimangono vive ed importanti nella vita delle persone. Ritornando al discorso iniziale, perciò, se le pubblicità sponsorizzassero di più le alternative ai problemi, anche le persone, che non conoscono ciò che avviene tra la raccolta e la vendita dei prodotti, sarebbero informate su ciò che mangiano. La salute vien mangiando, ma serve essere coscienti di quello che si fa, perché è tutto un circolo, che comprende anche noi e, se qualcosa va storto, saremo i primi a soffrirne. Andrea Elisa Gaion
#15 Jack si svegliò urlando di paura, il camice lo sgridò e gli fece la puntura, il sonno tornò svelto completamente vuoto qualcuno aveva scelto il suo domani ignoto. Alla mattina all’alba nudi e congelati, una camicia scialba e un cappello indossati, mangiati pane e uova e del caffè bevuto non era cosa nuova in fila stare muto. I camici ghignavano le voci troppo acute gli sguardi luccicavano sopra lingue biforcute, pilloline rosse e blu dagli effetti sconosciuti con un sorso mandi giù e si fan gli occhi assonnati. Melodia diabolica e una nebbia densa, domani un’altra replica ma nessuna ricompensa. Ma lui che sta lì dentro sognare sa ancora e del suo cuore il centro di liberar non vede l’ora, nel mondo oltre le sbarre ridere e volare, su note di chitarre per ore cantare.
Un perché vorrebbe avere ma non ce n’è nessuno e fingono di non sapere come mai ora sta a digiuno. «È una grave malattia, un disturbo comportamentale, un chiaro segno di follia, il paziente sta molto male!» Legato dagli inservienti sul lettino sotto false stelle un pezzo di gomma in mezzo ai denti e tante piccole fiammelle. Ma lo vedi quel sorriso mentre salti e grugni strano circondato e deriso lì che provi a urlare invano? Ore esaltiamo la bravura di colui che più si sente, che non prova più paura grazie a quella buona gente. Non si sveglia più, non grida, ciò che aveva lo ha perduto: tutta la vita, tutta la sfida Jack è solo nel suo buco Deb
#16
Raccontati di notte quando i respiri son regolari o ansiosi o affannati, quando i sogni dei bambini sono fiori bianchi o secche rose senza stelo Parlati con incertezza o con la sicurezza degli stolti e ancora sui prati bruciati dalle suole della ricchezza piangi e nutrili con purezza Mille occhi chiusi ti osservano Parole illeggibili mai sentite urlale nella brezza marina o in un impetuoso uragano Se la fine è certa sconvolgila Rivelazione di un granello di sabbia: ogni cosa è nella tua mente. Deb
#17 Mi è piaciuto uscire a respirare un po’ c’era odore di assenza com’erano deboli i rimproveri ho urlato e riso e ho corso a perdifiato e mi è piaciuto parlare così piano e intensamente da accarezzare i sensi appena appena troppo da far tremar le vene e le mie piccole paure ti appartengono oramai ci siamo persi nel fondo delle lattine nei pozzi secchi in mezzo ai boschi ovunque mi porti un incontrollabile desiderio indefinito tanto quanto i contorni delle ombre fredde ruvide e graffiate invisibili all’alba e al tramonto nel mezzo tra un pianto e una risata costantemente fuori luogo
eccolo il riflesso sui sentimenti variopinti sulle labbra screpolate sulle guance lucide equilibrio fragile frangibile rintocchi lontani lunghi cammini vie più brevi scoperte solo al ritorno ma infinite se esistenti cosa può essere ma che dici ormai sono qua adagiata sui fondali silenziosa chissà se anch’ella soffre ma non disperare m’è piaciuto ma non per questo mi mancherai Deb
10.10.10 E vorrei volare Vivere libera, Senza ali Arrivare fino alle stelle E tornare giù In picchiata, Amare qualcuno Al punto tale di mentire a se stessi, Giocare con la natura con il ritmo delle cose, Trovare il senso della musica vivere con lei, in lei. Sperare in fondo in una vita al di là dell’ esistenza, sbagliare ripetutamente per il brivido provare un’ emozione in un sogno la voce di chi vuoi ascoltare senza fine i limiti dell’ essenza. Deb
La redazione: "Misera ombra, vuoto riflesso dell’Io Non ti serve capire la forza Che mi spinge a cercare nel mondo. Chiara essenza divina già si nasconde in chi Sta vivendo il gioco del tempo nell’attesa di un’alba diversa"
Museo Rosenbach
Redazione Deb Andrea Elisa Gaion Gartite Firdawss
CAPO REDAZIONE
Prof.ss Sandra Antonietti
GRAFICA
Alessandro Marion Leonardo Mattei