Novara
Soffio d’800 fioratti editore
Novara Torino
PIEMONTE
NOVARA Portici e piazza delle Erbe
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n occasione dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia si vuole presentare ai visitatori un percorso che si snoda sulle tracce della Novara ottocentesca, seguendone l’evoluzione degli aspetti architettonici e decorativi applicati nell’edilizia civile e religiosa; è un itinerario tra arte, architetture e musei del centro storico, attraverso luoghi, mutamenti storici, economici e sociali che vanno dal periodo napoleonico all’età sabauda. Tra i maggiori artefici della trasformazione urbanistica del XIX secolo in particolare vi è Alessandro Antonelli, l’architetto della verticalità, che ha lasciato proprio nel capoluogo numerose testimonianze, la più significativa è la Cupola di San Gaudenzio, simbolo per eccellenza di Novara. Per le celebrazioni è stata inoltre restituita alla Città, nel complesso architettonico del Broletto, la Galleria d’Arte Moderna Giannoni, con un riallestimento nuovo e accattivante, che vede capolavori di impressionisti e macchiaioli di diverse scuole, tra i quali Segantini, Fattori, Hayez e Nomellini. Ulteriori suggerimenti di visita portano fuori città: lungo il canale Cavour, imponente opera idraulica voluta dallo statista piemontese per l’irrigazione delle risaie, si percorrono piste ciclabili che conducono ad antichi borghi con castelli, pievi e oratori campestri, aziende agrituristiche e produttori tipici. Vi invitiamo quindi a visitare Novara ed il suo territorio che sanno offrire al turista scenari naturalistici, storia, tradizioni, enogastronomia, opere d’arte e d’architettura uniche ed irripetibili.
Maria Rosa Fagnoni Presidente Agenzia Turistica Locale della Provincia di Novara
Soffio
d’800
di Enrico Fumagalli
La Novara ottocentesca di Antonelli festeggia i 150 anni dell’Unità d’Italia con un percorso alla scoperta dei suoi tesori neoclassici.
«S
econdo lei qual è il simbolo di Novara?» ro forma a cavallo del processo storico, politico – «E me lo chiede? La cupola di San e culturale, che portò all’Unità d’Italia. Processo Gaudenzio!» Siamo seduti su una panchina sot- vissuto da protagonista dalla città piemontese, to gli alberi del piccolo slargo, che ingobbisce che non a caso ha dato grande rilievo ai festegil baluardo Quintino Sella, non lontano da casa giamenti per il 150° Anniversario. Più che il ricorBossi. L’anziana signora che mi siede accan- do di un evento storico, Novara ha voluto esaltato è in compagnia del suo re con queste celebrazioni, cane. Passeggiata pometutta la cultura ottocentesca ridiana. «Non trova che sia risorgimentale, unitaria, che un po’ arrogante la cupola, fu il brodo di coltura nel col suo essere persino più quale prese forma il rinnoalta del campanile? Non ho vamento urbanistico e civile mai visto una chiesa più alta della città. Il periodo napodel suo campanile!» – «Che leonico aveva introdotto il sciocchezze! Novara è in principio del disegno promezzo alla pianura e punta grammatico alla base degli un dito verso il cielo, un dito interventi urbanistici. Con la che si vede dappertutto». È Restaurazione, questa provero, proprio una bella imspettiva di programmazione magine quella del dito ale controllo viene assunta zato come un monito verso dalla Commissione di Pubil cielo. Però, se salite sulla blico Ornato e dalla stesura, cupola e date un’occhiata a partire dal 1824, di piani da vicino, un po’ di proterregolatori. Coll’approvavia ce la trovate, bisogna PROSPETTIVE I portici di via Rosselli. zione del piano del 1840, ammetterlo. L’edificio in Alessandro Antonelli diviene mattoni più alto del mondo. La mia nuova amica l’esecutore delle politiche riformiste del nuovo novarese la sa lunga: «l’Antonelli voleva costrui- stato liberale. La Novara antonelliana si estende re con materiali locali, l’argilla della pianura… La entro la cerchia dei bastioni di Età Moderna, che fabbrica della cupola si faceva da sé i mattoni». ricalcava il disegno delle mura romane, in buona Cinquemilacinquecento tonnellate di mattoni, parte trasformati in verde pubblico; regolamenta che il sommo architetto testava di persona, sal- i flussi di traffico con una nuova circonvallaziotandoci sopra a due piedi. Mi auguro che lo fa- ne esterna; realizza un sistema integrato di cacesse a campione! La cupola, sottile, slanciata, nali di scarico. Un progetto organico, realizzato elegantissima, è il vero capolavoro dell’Antonelli, gradualmente, che pone le basi per lo sviluppo non il tozzo monumento torinese, che porta il suo futuro della città. L’assetto normativo dei piani nome, benché, a torto, più famoso. Completata regolatori e una forte ripresa economica sono il nel 1887 dopo ben 46 anni di lavori è il simbolo quadro entro cui si colloca il rinnovamento dele il compendio di un secolo e di una città, l’Otto- la Novara ottocentesca, una città che svolge un cento e Novara, che si sono dati reciprocamente ruolo di primo piano nel Risorgimento italiano. il meglio. Basti pensare alla sconfitta del 1849, che porta il Il volto di Novara come lo vediamo oggi, la sua nome della città, e alla conseguente abdicazione struttura urbana, la sua pelle e le sua ossa, prese- (avvenuta proprio a Novara) di Carlo Alberto a fa-
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La battaglia di Novara La sera del 23 marzo 1849 la pioggia cadeva fittissima sull’esercito piemontese che rientrava disordinatamente in Novara. La battaglia contro le truppe di Radetzky aveva avuto un esito disastroso e indotto Carlo Alberto, chiuso in palazzo Tornielli Bellini, a Novara, ad abdicare, passando la mano a Vittorio Emanuele II. La battaglia di Novara, svoltasi intorno ai casali della Bicocca, a sud della città, chiuse in modo doloroso una guerra durata quattro giorni. Il 20 marzo l’esercito del Regno di Sardegna aveva varcato il Ticino con l’obiettivo di conquistare Milano, ma già il 21 i sabaudi subirono una pesante sconfitta a Mortara. Il 23, avendo ripiegato su Novara, si preparavano a difendersi da un nuovo assalto dell’incalzante Radetzky, con un esercito messo insieme con una certa fretta, mal finanziato, carente di ufficiali e logistica, trascinato in guerra da un re mosso dal desiderio di riscattare le sconfitte della Prima Guerra d’Indipendenza.La battaglia di Novara, che pur rappresentò il momento di avvio della riscossa austriaca e assolutista in Italia, insegnò al Piemonte che per battere l’Austria era necessario garantirsi il favore delle grandi potenze europee e l’appoggio di un forte alleato, consolidare le istituzioni e sviluppare l’economia, riorganizzare l’esercito. E furono proprio questi i cardini della politica di D’Azeglio e di Cavour, che in capo a un decennio, con l’aiuto della Francia di Napoleone III e di Garibaldi, portò all’unificazione dell’Italia.
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RISORGIMENTO URBANO La facciata sul baluardo Sella della casa Bossi, opera di Alessandro Antonelli. Nella pagina a fianco, in senso orario: una vetrina del Museo del Risorgimento; la navata centrale del duomo di Santa Maria, di Antonelli; l’interno dell’Archivio di Stato, maestoso e severo quanto una chiesa.
vore di Vittorio Emanuele II, che avrebbe impresso una svolta al processo di unificazione. Iniziato il riassetto degli accessi al centro storico con la Barriera Albertina, nel 1837, e concluso nel ’41 l’abbattimento delle mura spagnole, Novara si affacciava anche fisicamente all’Italia, a mezza strada tra Milano, città delle Cinque giornate, e Torino, capitale del Regno Sabaudo e poi d’Italia. E perciò in grado di cogliere i migliori fermenti di quella stagione. Architetti di spicco Dopo il 1840 i progetti più significativi possono essere ricondotti ad Alessandro Antonelli, figura di maggior spicco in campo architettonico. Al suo ingegno si deve la cupola gaudenziana, il rifacimento del duomo, il restauro di palazzo Avogadro, l’ampliamento dell’Ospedale Maggiore della Carità, nonché casa Bossi. «In effetti», dico alla mia compagna di panchina, «trovo più intima e affascinante casa Bossi». «La cupola è la cupola e non potrà mai essere sostituita nel cuore dei novaresi da un altro monumento, ma certo casa Bossi è un palazzo bellissimo. La dovrebbero restaurare, però!» asserisce lei. Non lo dico alla signora, ma su di me l’edificio esercita il fascino delle architetture in rovina, che si consegnano a noi intatte nella loro essenza spaziale: pure geometrie. Ho avuto la fortuna di visitare casa Bossi
durante una mostra fotografica, rara occasione in cui trovarla aperta. Sono rimasto a bocca aperta davanti agli squarci nei muri dell’ultimo piano, da cui entra direttamente nella stanza – e si accomoderebbe al tavolo, se un tavolo ci fosse – la cupola di San Gaudenzio. Come la signora al mio fianco, molti invocano il restauro di casa Bossi. È giusto, un simile patrimonio va restituito ai Novaresi (e ai visitatori). Ma fate che il restauro non cancelli il miracolo. Non è un caso che qui abbiano abitato figure del calibro di Antonio Calderara, “pittore della luce”, Sebastiano Vassali e altri scrittori, traendo nutrimento dall’atmosfera magica che si respira in queste stanze. Chiude il secolo un’altro edificio simbolo della città di Novara, il teatro Coccia, venuto a sostituire in un sol colpo il vecchio Morelli e il più giovane Teatro Sociale. Il Coccia assurse in breve al ruolo di fulcro della vita culturale della città, come poteva far supporre la sua folgorante inaugurazione, il 22 dicembre 1888 con la direzione degli Ugonotti di Meyerbeer da parte di un ventunenne Arturo Toscanini. All’ora dell’aperitivo, tra i portici del teatro e quelli di via Rosselli, si avverte ancora una sorta di magia, fatta di suoni e movimento, fatta di chiacchiere, di calore umano e di luce, fatta delle molte presenze dei Novaresi a passeggio, come se la città si desse appuntamento e celebrasse qui, ogni sera, i suoi riti d’identità e la sua voglia di vivere.
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MILITI IN CHIESA San Pietro a Carpignano Sesia. In basso: simbolo di Novara sulla casa del Corpo di Guardia; piazza delle Erbe; scena delle Offerenti, chiesa di Santa Maria delle Grazie a Vicolungo. Nella pagina a fianco, in senso orario: il torchio nel ricetto di Carpignano; la statua di Carlo Emanuele III in Piazza Puccini; l’artista Francangelo Carolo e Isabella Varese, vicesindaco di Carpignano; il broletto; Francesca Castaldi nella sua passitoia.
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8 Collegio Gallarini 9 Istituto Bellini
3 Casa Bossi
10 Ospedale Maggiore e 11 Battistero Duomo di Santa Maria 12 Canonica
4 Barriera Albertina
13 Broletto
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14 Palazzo Avogadro
Faraggiana, 1 Palazzo Museo di Storia Naturale 2 Basilica di San Gaudenzio
Battistero
Ospedale
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Castello
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Cattedrale
Teatro
6 Teatro Coccia
15 Archivio di Stato
Stazione FS
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16 Museo del Risorgimento
Chiesa
Palazzo della Borsa Castello Sforzesco Visconteo
Gli itinerari Presentiamo innanzitutto un percorso di visita del centro di Novara, che tocca i suoi splendidi monumenti risorgimentali. L’itinerario fuori città ci porta invece verso un’altra gloria dell’ingegneria ottocentesca, il Canale Cavour, attraverso un interessante ambiente agricolo con rogge, antiche cascine, castelli e borghi.
Novara: la visita Punto di partenza: Stazione FS, piazza Garibaldi Punto di arrivo: Museo del Risorgimento, via Greppi Il neoclassico edificio della stazione ferroviaria, opera dell’architetto Rivolta del 1854, è l’incipit del nostro itinerario nella Novara dell’Ottocento. Al di là del giardino antistante la stazione, corso Garibaldi ci porta all’imbocco di corso Cavour, principale direttrice nord-sud del centro cittadino. In vista della facciata di Santa Maria
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chilometri
al Monserrato, edificio ottocentesco caro ai Novaresi, svoltiamo a destra in via G. Ferrari, lungo la quale, superato palazzo Faraggiana, sede del Museo di Storia Naturale, raggiungiamo la basilica di San Gaudenzio, sovrastata dall’imponente mole della cupola antonelliana. La costruzione della chiesa, progettata da Pellegrino Tibaldi, si protrasse dal 1577 al 1659. All’interno, nel prezioso scurolo di Francesco Castelli, è custodita l’urna con le spoglie di san Gaudenzio, patrono della città, mentre nella Cappella della Natività è collocato un celebre polittico di Gaudenzio Ferrari. Il campanile di Benedetto Alfieri fu aggiunto nel Settecento. Ciò che caratterizza in modo inconfondibile l’edificio, coi suoi 121 metri d’altezza, è l’ardita cupola di Alessandro Antonelli. Tale altezza fu ottenuta mediante la sovrapposizione di una serie di anelli colonnati, identici ma via via proiettati a maggiore altezza in una ripetizione che genera una spinta ascendente. La tensione verso l’alto si coniuga con una sorta di movimento rotatorio, di tensione centrifuga.
Fatto non secondario in un’epoca in cui in Europa si affermava l’architettura del ferro, la cupola di San Gaudenzio è interamente in mattoni, una scelta audace, che perfino oggi non è semplice mettere in atto. Di fronte a San Gaudenzio, via Pier Lombardo porta a un’altra grande opera dell’architetto Antonelli, casa Bossi (1859-1865), rifacimento di un edificio settecentesco. Riutilizzando solo in parte l’esistente, Antonelli rinnovò con casa Bossi il tema della dimora signorile, fondendo le tipologie del palazzo urbano e della villa di campagna, come suggerito dalla posizione del fabbricato sui baluardi, che all’epoca davano direttamente sulla campagna. Le scelte tecnico-costruttive sono all’avanguardia per l’epoca e un’altissima qualità architettonica contraddistingue, in un insieme armonico, tutti gli organismi costitutivi del palazzo, dagli spazi aperti agli elementi di raccordo, dagli ambienti aulici e di rappresentanza alle strutture di servizio. La facciata principale di casa Bossi s’affaccia sul baluardo Quintino Sella, che seguiamo a sinistra lungo la discesa fino all’incrocio con via XX Settembre, dove un tempo sorgeva Porta Tori-
no, sostituita nell’Ottocento dalla Barriera Albertina. Progettata da Antonio Agnelli, la Barriera consta di due edifici gemelli di forte impronta neoclassica, che si fronteggiano, formati da un corpo quadrangolare con pronao esastilo coronato da un timpano. Sede del Dazio e della Guardia, il complesso fu inaugurato nel 1837 e dedicato a Carlo Alberto di Savoia, motivo per cui assunse poi il nome di Barriera Albertina. Tra quest’ultima e piazza Martiri della Libertà, sorge l’elegante Palazzo della Borsa, uno dei più vasti di Novara, interamente circondato da portici. Denominato anche Palazzo del Mercato, perché sede del foro per la contrattazione dei grani, fu progettato dall’ingegner Orelli (da qui il suo terzo nome: palazzo Orelli) e si definì via via tra il 1817 e il 1844 mediante una serie di ampliamenti del nucleo originario, concepito intorno al cortile destinato al mercato dei cereali. La fronte principale, rivolta a corso Italia (che dalla Barriera Albertina corre verso il centro), presenta un padiglione centrale, con lesene binate d’ordine ionico e un timpano con rilievo di Gerolamo Rusca, Il Trionfo di Cerere e Bacco. La facciata meridionale si volge a piazza
BARRIERE ARCHITETTONICHE Gli edifici gemelli che dal 1837 formano la Barriera Albertina, eretta sul luogo dove un tempo si ergeva porta Torino. Sopra: lo scalone padronale di casa Bossi.
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Martiri della Libertà, chiusa sul lato est dal teatro Coccia e su quello sud dal Castello; al centro si erge la statua equestre di Vittorio Emanuele II, incoronato a Novara primo re d’Italia. Il Castello Sforzesco Visconteo sorse verso la metà del Trecento sul perimetro delle antiche mura romane, erede di una torre duecentesca con recinto. Il suo aspetto attuale risale però al Cinquecento e all’amministrazione spagnola del Ducato di Milano, quando il castello fu ampliato e divenne il cuore di un’articolata struttura di fortificazioni e bastioni. Abbattuti a metà Ottocento, i bastioni lasciarono il posto ai giardini dell’Allea, che circondano ancora la fortezza, attualmente in fase di restauro. Inaugurato nel dicembre del 1888, l’edificio che ospita il teatro Coccia nacque sulle spoglie del precedente teatro Morelli, primo teatro novarese alla fine ’700. Fu il Comune di Novara nel 1880 ad acquistare sia il Morelli sia il vicino Teatro Sociale per sostituirli con un nuovo teatro, progettato dall’architetto Oliverio e destinato a diventare il simbolo della vita culturale della città. Da piazza Martiri ha inizio, lungo via Fratelli Rosselli, la classica passeggiata “dei
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portici” verso il cuore della città. La rimandiamo di poco, facendo una puntata fino al collegio Gallarini, situato in largo Bellini, alle spalle del teatro Coccia. Il collegio, oggi sede del conservatorio Guido Cantelli, è l’adattamento ottocentesco del cosiddetto “ospedale degli spagnoli”, già trasformato nel ’700 in convitto grazie a un lascito di Antonio Gallarini. Il rimodernamento per mano dell’ingegnere Melchioni si concluse nel 1844, ma il vivace aspetto dell’edificio, conferito dalla sovrabbondanza di decorazioni in cotto, si deve agli interventi di don Ercole Marietti, architetto dilettante e rettore del Collegio dal 1854 al 1905, nonché artefice dell’unico esempio di eclettismo in città. Il fianco sud del Gallarini fronteggia l’istituto Bellini, sorto nel 1837 su progetto dell’architetto Pestagalli, esponente nel neoclassicismo milanese, grazie ai lasciti della contessa Tornielli Bellini (oggi fa parte del complesso universitario dell’Ospedale Maggiore della Carità). Tornati al teatro Coccia, attraversiamo piazza Puccini, col monumento a Carlo Emanuele III (1837, Pompeo Marchesi), primo sovrano sabaudo a regnare su Novara, conquistata con la forza nel 1734 e annessa al
CUORE NOVARESE Piazza della Repubblica, o del Duomo. In basso: un particolare del decoro medievale del Broletto. Nella pagina a fianco, in alto: decori in cotto del Collegio Gallarini; in basso: piazza Martiri.
regno l’anno seguente con la Pace di Vienna. I Novaresi, colpiti dalle dimensioni della statua, la soprannominarono “San Carlone” con riferimento al colossale San Carlo Borromeo di Arona. Il breve tratto di via Rosselli, che precede l’arrivo in piazza Duomo, è occupato dal Corpo di Guardia, anch’esso del 1837. Progettato dall’ingegnere Aresi e destinato a ospitare la polizia cittadina, costituisce la quinta occidentale di piazza della Repubblica, come oggi si chiama piazza Duomo. Sopra le tre finestre corre il fregio ad altorilievo in pietra di Viggiù, opera di Gerolamo Rusca, che raffigura la pace del 1310 tra guelfi e ghibellini novaresi; sempre del Rusca è la statua posta a coronamento della facciata, simboleggiante la città di Novara. Attraverso il porticato del duomo si accede al sagrato, su cui dà anche il battistero paleocristiano (IV-V secolo), che racchiude affreschi della fine del X secolo. L’attuale duomo di Santa Maria fu realizzato da Alessandro Antonelli negli anni 1863-69, inglobando parti della precedente cattedrale romanica, tra cui un ampio frammento di pavimento musivo e accanto alla sacrestia la cappella di San Siro (XII secolo), oratorio privato del vescovo, con affreschi coevi e una Crocifissione
del XIV secolo. Fra le numerose opere pittoriche della cattedrale, spicca Lo sposalizio di santa Caterina di Gaudenzio Ferrari. Alle spalle del duomo e del palazzo vescovile si apre il quadriportico della canonica, immerso in una quiete inaspettata. Sul lato di piazza Repubblica opposto al duomo, un passaggio ad arco conduce al broletto, costituito da un cortile centrale e dai quattro edifici che ne formano i lati. A nord è il medievale Palazzo dell’Arengo, il più antico, col grande portico dove si amministrava la giustizia civile, che sostiene il salone delle assemblee. A est sorge il Palazzo dei Paratici, ossia delle corporazioni artigiane, al cui corpo più antico (XIII secolo) si antepongono un portico con loggia di epoca barocca. A sud s’innalza il Palazzo del Podestà (XIV-XV secolo) con le caratteristiche finestre ogivali dalle cornici in cotto; dello stesso periodo è il Palazzo dei Referendari, a ovest, cui si addossa la scala coperta, ricostruita nella prima metà del ’900, che saliva all’Arengo. Il complesso, pesantemente manomesso nell’Ottocento, subì un primo intervento di restauro negli Anni Venti del secolo scorso per essere restituito, in occasione dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità
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d’Italia, alla sua originaria fisionomia con un restauro e un adeguamento funzionale, che hanno permesso di ospitare ai piani superiori la galleria d’arte moderna Paolo e Adele Giannoni, prestigiosa collezione di opere pittoriche dei secoli XIX e XX, donata da Alfredo Giannoni al Comune di Novara. Ripresi i portici di via Rosselli, eccoci nel cuore triangolare della città, che i novaresi continuano a chiamare piazza delle Erbe, sebbene oggi sia intitolata a Cesare Battisti. Fino al 1900 vi sorgeva un’edicola di legno a due ante, contenente un quadro di san Lorenzo, martire novarese caro agli erbivendoli e fruttivendoli che occupavano la piazza e che aprivano l’edicola ogni mattina per richiuderla la sera. I portici risalgono al XII secolo e le loro colonne sembra siano prede di guerra. Usciamo dalla piazza per via Bianchini, passando poi in via Avogadro, dove sorge l’omonimo palazzo sede della Camera di Commercio. Eretto ai primi del Settecento, palazzo Avogadro fu oggetto nel 1840 di un restauro affidato all’Antonelli, che sopraelevandolo di un piano intervenne pure sull’esterno con mensole, fasce marcapiano e cornici. In fondo alla via svoltiamo a destra, raggiungendo
in pochi passi corso Cavour; ne percorriamo un isolato in direzione sud, per poi imboccare a sinistra corso Cavallotti. Uno slargo annuncia la facciata dell’Archivio di Stato, un poco rientrata rispetto al corso. L’aspetto è quello di un edificio religioso, precisamente della chiesa del monastero della Maddalena. A fine ’700 il convento fu soppresso, l’area fu frazionata e la parte formata dalle due chiese, interna ed esterna, fu destinata all’Archivio Notarile. Nel 1824 gli ambienti furono adattati alla nuova destinazione dall’Orelli; nel 1835 mise mano alla facciata anche l’Antonelli; fu poi l’architetto Busser, nel 1851, a dare l’ultimo tocco, che trova nella statua dell’Argenti, raffigurante il genio della conservazione, il fulcro decorativo e rappresentativo (dal 1970 l’edificio ospita l’Archivio di Stato). Risalendo il fianco del palazzo per via dell’Archivio, incrociamo via Greppi: sotto l’archivolto, a destra, c’è l’ingresso al Museo del Risorgimento, degna chiusura di un itinerario improntato all’Ottocento.
Primo itinerario: il canale Cavour Punto di partenza e arrivo: Novara Lunghezza: 48 km Durata: un giorno Il canale Cavour è un’imponente opera idraulica concepita per derivare le acque del Po a Chivasso per portarle fino al Ticino, garantendo un adeguato rifornimento idrico alle campagne vercellesi, novaresi e pavesi. Fu fortemente voluto da Cavour, allora Presidente del Consiglio del Regno Sabaudo, da cui prese il nome, e realizzato subito dopo l’Unità d’Italia tra il 1863 e il 1866. Fiore all’occhiello dell’ingegneria italiana, vanta numeri da primato – 101 ponti, 210 sifoni, 62 ponti-canale, il sottopasso del fiume Sesia in un manufatto scatolare di cemento – che hanno consentito lo sviluppo di un comprensorio agricolo di 300 mila ettari basato sulla coltivazione del riso. Per raggiungerlo, si esce da Novara sulla SP11 in direzione di Biandrate, passando per San Pietro Mosezzo. Nel punto in cui la provinciale scavalca la roggia Busca (km 8 della SP11), si prende a destra la strada fiancheggiata dai pioppi per la tenuta Torre Gargarengo. Si risale la roggia Busca, che corre da nord a sud, fino all’intersezione col canale Cavour, che corre da est a ovest. Dal ponte sul canale possiamo osservare le opere idrauliche che, mischiando solo in parte le acque dei due corsi d’acqua, ne permettono l’incrocio.
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TENUTA MODELLO La Tenuta Gargarengo, perfetto esempio di tenuta agricola medievale, con "castello", chiesa, cimitero e diversi edifici agricoli. Nella pagina a fianco: il cortile interno di palazzo Avogadro.
A breve distanza sorgono gli edifici della cascina Gargarengo, antico manso del XII secolo, fortificato nel XIV. La tenuta, ben ristrutturata, conserva alcune parti del castello, un elegante portico con volte a crociera, una chiesa del ’700, un piccolo cimitero e una ghiacciaia seminterrata in mattoni. Proseguendo oltre la cascina, la strada scavalca l’autostrada, si riporta sulla roggia Busca e, divenuta sterrata, la risale per un tratto in riva destra. All’altezza di Vicolungo se ne distacca, piegando a sinistra verso il centro abitato, in prossimità del cui cimitero si può ammirare la chiesa romanica di San Martino (XII secolo) con affreschi del XV secolo recentemente restaurati. In centro paese svetta la mole del castello, risalente ai secoli XIXIV (la rocca è del 1453-64). Attigua è la chiesa parrocchiale, di fronte alla quale imbocchiamo la SP15/A (cartello “Landiona”), che ci porta alla cascina Palazzi, preceduta dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie (XV-XVII secolo). Scavalcata l’A26, a cascina Baraggioli prendiamo a destra la SP16 per Landiona, toccando il santuario della Madonna dei Campi. A Landiona nuova deviazione a destra per Carpignano Sesia, che raggiungiamo al km 25. In un angolo oggi un po’ appartato del borgo sembra volersi nascondere il castello, che fu in realtà il nucleo originario di Carpignano. Più che di un vero castello si tratta di un ricetto risalente con tutta probabilità all’XI
secolo e all’epoca fortificato con mura e torri. Si struttura ai due lati di una strada principale con numerosi rami secondari, su cui affacciano dimore antiche, risalenti nelle strutture originarie al ’300. Gli edifici più interessanti sono la cantina, col monumentale torchio a peso del 1575, e la chiesa di San Pietro, dal secolo XI, preziosa testimonianza di architettura e pittura romanica. Inserita oggi tra edifici civili, che ne nascondono la fisionomia esterna, fuorché le absidi con lesene e archetti pensili, la chiesa presenta un interno a tre navate, separate da pesanti archi su pilastri cruciformi. Di grande valore sono gli affreschi del XII secolo, riportati alla luce in tempi recenti, che occupano l’abside centrale: sul catino campeggia un Cristo Pantocratore tra Maria e Giovanni Battista, sui muri sfilano i 12 apostoli, in una sequenza mutilata dall’apertura di due finestrelle. Gli altri affreschi della chiesa risalgono al XV secolo. Usciamo da Carpignano sulla SP15/I per Fara, che raggiungiamo dopo essere passati sotto l’A26. In centro (29 km) incrociamo la SP299 della Valsesia, da prendere verso sud (Novara) portandoci in 2 km a Briona, borgo dominato dal castello sito sulla collina alluvionale dello Strona. Nell’edificio, risalente parte al ’300 parte al ’400 spicca il perfetto quadrilatero della rocca su cui s’innalza una torre a fungo. Il rientro a Novara è sulla SP299.
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BLOCKNOTES
Durata Quando
un weekend tutto l’anno
Come arrivare In auto: A4, uscita Novara Est, seguire le indicazioni per il centro, fino ad imboccare corso della Vittoria, che porta in centro scavalcando la ferrovia; al di là del cavalcavia, tenere a sinistra viale Manzoni per la stazione ferroviaria e i parcheggi oltre quest’ultima. In treno: la stazione di Novara è sulla linea Milano-Torino.
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Dove dormire Novara: Cavour****, via San Francesco d’Assisi, 6, tel. 0321.659889, www.panciolihotels.it, doppia con colazione 100-200 e; Europa****, corso Cavallotti 38/A, tel. 0321.35801, www. hoteleuropanovara.com, doppia con colazione 118-150 e, con ristorante; Croce di Malta***, via Biglieri 2/A, tel. 0321.32032, www.croce dimaltanovara.it; doppia con colazione 75-130 e; Parmigiano***, via dei Cattaneo 4/6, tel. 0321.623231, www.albergoristoranteparmigia no.it, doppia 80-160 e, cucina tipica novarese. Carpignano Sesia: Agriturismo La Biandrina, Cascina Massara 1 (strada CarpignanoGhemme), tel. 348.2357402, www.labiandrina. it, doppia con colazione 50-55 e, vendita di miele, confetture, salame della duja, lavanda.
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Aree camper Luoghi con presenza di impianto per il carico/ scarico delle acque ma non alla sosta ed al pernottamento dei camper. Autostrada A 26: Stazione di servizio “AGOGNA” Borgomanero/ Fontaneto nelle due direzioni - Gratuito. Romentino: c/o rimessaggio Brustio, via Galliate 36 - a pagamento. Tel 349 7008235 Gattico: c/o concessionario Vicario Giuseppe, via Cascinetta 18 - Tel 0322 838181 Novara: Stazione di servizio “ERG”, Tangenziale est, direzione nord tra l’uscita per la SS 11 (corso Milano) e la SS 341 (corso Trieste) Autostrada A4: Stazione di servizio “Novara Nord” direzione Torino. Campeggi Galliate – Playa di Valverde – via del Mezzanino - Loc. Ponte del Ticino – T. 0321 861054www.playadivalverde.com Pombia – Camping Safari – via Larino 3 – T. 339 4623340 – www. safaricamping.eu
Dove e cosa mangiare Novara: Cavallino Bianco, vicolo dell’Arco 2/A, tel. 0321.393908, chiuso lunedì e il martedì, ristorante di antico blasone, la cui specialità sono gli gnocchi alla Radetzky, che il maresciallo consumò la sera della battaglia di Novara: ricetta segreta che mescola in modo superlativo ingredienti semplici (acqua, farina, patate, uova, burro e noce moscata, con condimento di pomodoro, basilico e rosmarino); inoltre, risotto alla barbera con fonduta di gorgonzola, casoeula, rustida, stracotti, brasati, bolliti, tagliata di Black Angus; I 2 Ladroni, corso Cavallotti 15, tel. 0321.624581, www.2ladroni. it, chiuso sabato a pranzo e la domenica; cucina tradizionale piemontese rivisitata, con particolare attenzione per i prodotti novaresi: riso, gorgonzola, biscottini di Novara, vino Colline Novaresi, Campari (non mancate il sorbetto al Bitter); da provare anche gli agnolotti, la paniscia, i brasati, i bolliti; Locanda delle due suocere, corso Trieste 42/A, tel. 0321.032310, chiuso la domenica; cucina tipica piemontese preparata come in casa da due vere suocere e dai figli, marito e moglie, che aggiungono un tocco di creatività: antipasti, risotti, paste fatte in casa, carni con attenzione alla stagionalità dei prodotti. Vicolungo: Osteria Tabarin, via Roma, tel. 0321.835190, www.osteriatabarin.it, chiuso lunedì sera e il martedì; “cucina tipica e itinerante”: un po’ tradizionalisti, un po’ curiosi, un piede saldamente piantato nella ricchezza enogastronomica del territorio, l’altro alla ricerca delle eccellenze per allargare i confini del menu. Carpignano Sesia: Agriturismo La Biula, via Lunati 31, tel. 0321.825388, www.labiula. it, menu stagionali realizzati quasi interamente con ingredienti di produzione propria. Cosa comprare Abbigliamento: The Style Outlets, piazza Santa Caterina, Vicolungo (adiacente all’uscita A4 Biandrate-Vicolungo), tel. 0321.835032, http:// vicolungo.thestyleoutlets.com; cittadella degli outlet con 150 negozi di grandi firme e marchi prestigiosi per un’offerta che spazia dall’abbigliamento (donna, uomo, bambino, sportswear) alle calzature, agli accessori, ai cosmetici, agli articoli sportivi, alle borse, alla biancheria, alla casa; frequente ricambio della merce e convenienza garantita, con punte di risparmio che
Indirizzi utili ATL - Agenzia Turistica Locale della Provincia di Novara, Baluardo Quintino Sella 40, 28100 Novara, tel. 0321.394059, www.turismonova ra.it, lun-ven 9-13 e 14-18.
BLOCKNOTES
Cosa vedere Galleria d’Arte moderna Paolo e Adele Giannoni (nella foto), Broletto, via Rosselli 20, tel. 0321.3702770, www.brolettodinovara.it, marsab 14-19, dom 10-19, circa 900 opere, che illustrano alcuni aspetti della pittura italiana dell’Ottocento e dei movimenti artistici dei primi del Novecento, con una panoramica di tutte le scuole regionali. Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi, palazzo Faraggiana, via G. Ferrari 13, tel. 0321.3702764, mar-dom 9-13 e 14.30-18, le raccolte vertebratologiche del museo (2400 esemplari tra mammiferi, rettili, uccelli e pesci) sono tra le più ricche del Piemonte; il percorso espositivo si articola in dodici sale: le prime rivolte ai temi della sistematica, dell’evoluzione e della zoogeografia; le successive all’illustrazione delle tipologie ambientali italiane e della distribuzione della fauna nel mondo. Museo del Risorgimento, via M. Greppi 11, tel. 0321.431600 e 0321.453889.
PIEMONTE NOVARA
sfiorano in alcuni casi il 60-70%. Biscottini di Novara: Biscottificio Camporelli, vicolo Monte Ariolo 3/5, Novara, tel. 0321.620689, chiuso domenica; i celebri “biscottini”, fatti con farina di grano (38%), zucchero (38%) e uova fresche intere (24%), sono leggerissimi, di struttura finemente areata, spugnosa e friabile; vengono stampati su carta paglia con una speciale attrezzatura che deposita uno strato di impasto dello spessore di 2 mm; i fogli vengono infornati per circa 3 minuti a temperatura di 270°C; staccati dalla carta con una lama, vengono collocati in una camera di essiccamento nella quale sostano per circa mezz’ora alla temperatura di 50°C; data la loro speciale leggerezza, i Biscottini di Novara sono particolarmente adatti a essere intinti nel vino o nel latte. Dolciumi: Pasticceria Prolo, via Q. Sella 3, Fara Novarese, tel. 0321.829241, specialità “baci di Fara”. Gorgonzola DOP: Caseificio Mario Costa, corso Vercelli 3, Novara, tel. 0321.452376. Riso: Mulino Pallanza, via C. Battisti 28, Vicolungo, tel. 0321.835137. Salumi: Az. Artigiana San Rocco, via Puccini 5, Carpignano Sesia, tel. 0321.825964. Vino Colline Novaresi DOC: Az. Agricola Castaldi, via Tenente Solaroli 8, Briona, tel. 0321.826155, cell. 338.7869887; piccola cantina, situata proprio sotto la rocca sforzesca di Briona, che rinnova una lunga tradizione famigliare; dai vigneti di proprietà viene la “materia prima” per quattro rossi (Nebbiolo, Vespolina, Barbera, Croatina) e un Bianco (ottenuto da uve Erbaluce), tutti Colline Novaresi DOC, cui si aggiunge un Fara DOC (denominazione storica della zona), un rosato di Uva Rara e il rosso Crepuscolo, ottenuto da uve appassite, un esperimento in evoluzione, ma dal grande carattere.
Gorgonzola DOP Il Gorgonzola DOP è un formaggio a pasta cruda, morbido e cremoso, ricco di minerali, vitamine e proteine nobili, con una percentuale di grassi non particolarmente elevata se paragonata ad altri formaggi. È ottenuto da latte vaccino intero e sua caratteristica peculiare è l'erborinatura, cioè la presenza nella pasta, tipicamente bianca, di screziature verdastre dovute allo sviluppo di muffe (Penicillum roqueforti glaucum). Viene prodotto in Pianura Padana, entro un’area che comprendere le province piemontesi di Alessandria, Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli, e quelle lombarde di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza e Pavia. Le forme, dal peso variabile tra i 6 e i 13 kg, affrontano una stagionatura di almeno 60 giorni, dopo la quale vengono protette col caratteristico foglio di alluminio col logo del consorzio. Il contenuto di fermenti lattici e muffe selezionate, conferisce al prodotto un sapore particolare, lievemente piccante, e il tipico, inconfondibile aroma. Altra caratteristica del Gorgonzola è la sua alta digeribilità, in quanto i fermenti lattici hanno un’influenza positiva sulla flora batterica. Il suo nome rimanda all'omonima cittadina alle porte di Milano dove sostavano le mandrie in transito dagli alpeggi e il cui formaggio era da sempre conosciuto come "stracchino di Gorgonzola". Consorzio Tutela Gorgonzola, via A. Costa, Novara, tel. 0321.626613, www.gorgonzola.com.
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Camera di Commercio Novara
NOVARA La cupola di San Gaudenzio.
AGENZIA TURISTICA LOCALE DELLA PROVINCIA DI NOVARA Baluardo Quintino Sella, 40 - 28100 Novara Tel. +39.0321.394059 - Fax +39.0321.631063 info@turismonovara.it www.turismonovara.it