PUGLIA
Terre MESSAPICHE
Terre di
sole
PUGLIA TERRE MESSAPICHE
di Emilio Dati
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Circondati da localitĂ turistiche ben piĂš note, otto comuni della provincia di Brindisi sono adagiati su un tranquillo angolo di Puglia, una pianura invasa dal sole dove gente laboriosa ha sempre saputo trarre i frutti migliori dal lavoro dei campi.
DI PIETRA E DI LEGNO Un antico trullo e ulivi secolari contornano la Specchia Capece a Francavilla Fontana.
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e notizie storiche, non sempre L attendibili quando si I A riferiscono ad eventi Terre Messapiche remoti, fanno risalire il popolamento di queste terre da parte dei Messapi attorno al IX secolo avanti Cristo. Esuli, presumibilmente provenienti dai Balcani, si stabilirono in questa regione e fondarono i primi tre centri abitati: Cavallino, Oria e Vaste. Si sa poco della loro lingua e delle credenze religiose, così come è incerto anche il significato del nome dato a questo popolo: si pensa oggi che Messapia significhi terra tra due mari, con riferimento a quel tratto di terra emersa posizionata tra l’Adriatico e lo Jonio. Le uniche notizie certe sono riferite alle loro conoscenze nel campo dell’agricoltura e in quello della marineria, fonti dalle quali traevano i beni utilizzati negli scambi commerciali via mare e via terra lungo strade tracciate dai Messapi stessi per raggiungere anche le aree più profonde dell’attuale Salento. Il territorio sul quale si era estesa la loro dominazione andava da Manduria sullo Jonio a Ceglie Messapica sull’Adriatico. Una vasta area nella quale, col passare dei secoli, si P
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passò dalla costruzione di villaggi con capanne dal basamento in pietra e tetto in paglia alla pianificazione di centri urbani, di solito in posizione elevata, circondati da mura formate da blocchi di pietra. Si allevavano mitili, crostacei e ostriche, oggi ancora al centro della cucina regionale, mentre nelle città si batteva moneta, si operavano scambi commerciali e si esportavano prodotti agricoli. Questa fiorente economia ben presto attrasse le mire di altre popolazioni e i Messapi furono costretti ad affrontare guerre contro spartani ed epiroti, insediatisi nei territori confinanti, al fine di mantenere la propria indipendenza. Questa fu però persa definitamente con le conquiste dei Romani intorno al 260 avanti Cristo. Cartografi precoci Anche sotto la dominazione romana non cessò la ricca produzione di ceramiche e statue raffiguranti divinità: anzi, nel 2003 proprio uno di tali frammenti ceramici, la cosiddetta Mappa di Soleto, costituì una scoperta sorprendente. Gli archeologi si resero conto di essere davanti ad una descrizione geografica della Puglia in età messapica con tanto di strade e centri abitati. Qualora la map-
pa fosse riconosciuta come autentica e risalente al V secolo a.C., costituirebbe la più antica rappresentazione mai scoperta, ben prima quindi dei lavori cartografici di Greci e Romani. E proprio osservando la mappa di Soleto - con un occhio a un più moderno GPS - ci accingiamo ad esplorare questi luoghi per ritrovare le radici della sua storia, le tracce dei suoi antichi insediamenti umani e, non ultimo, scoprire i sapori di questa terra bella e generosa. Oggi i centri storici cittadini sono quasi sempre costituiti da abitazioni ad un piano; quando si superano queste altezze siamo certamente in presenza di castelli fortificati, di ricchi palazzi nobiliari o svettanti campanili e cupole maiolicate, visibili anche da chilometri di distanza ed eretti per affermare la supremazia del potere religioso. Tali architetture rappresentano comunque le testimonianze storiche più recenti, mentre tracce più antiche del comune passato delle città si ritrovano nei musei e nei siti arche-
ologici. Lontani quindi dalle grandi e celebri mete turistiche pugliesi, conosceremo più da vicino Cellino San Marco, Francavilla Fontana, Latiano, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico e Torchiarolo. Queste località hanno un comune denominatore rappresentato dalla volontà di potenziare il turismo enogastronomico con prodotti a chilometro zero, di incentivare la ricettività in masserie didattiche e di valorizzare le attrattive storiche, architettoniche e artigianali del territorio. Qui, dunque, nella pianura punteggiata da piccoli paesi con le sue estese coltivazioni di ulivi, con i suoi campi dorati in estate dalle spighe di grano o rivestiti, al tempo della vendemmia, dal tenue verde dei tendoni di viti da cui si ricavano il Primitivo ed il Negroamaro, sarà possibile ritrovare il cuore pulsante di questa terra generosa e delle sue genti: i discendenti degli antichi Messapi.
CANTINA GIUDAMINO Uno scorcio di Mesagne. In alto: particolare del castello Imperiali di Francavilla Fontana. Nella pagina a fianco, in alto: Mesagne, il cortile del castello; in basso: fonte battesimale al castello Imperiali.
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Cuore di carciofo
Uno dei prodotti agricoli di nicchia di questo territorio è il carciofo che, alla fine del 2011, ha ricevuto il riconoscimento IGP con la denominazione di Carciofo Brindisino. L’impianto sui terreni avviene tra luglio ed ottobre mentre la raccolta, che inizia a novembre e termina a fine maggio dell’anno successivo, è necessariamente eseguita a mano per evitare danni alla coltivazione. Tenero e dolce il Carciofo Brindisino si apprezza anche a crudo mentre lo scarso contenuto di fibra lo rende adatto all’utilizzo in cucina oltre ad essere utilizzato per la conservazione sotto olio, necessariamente extra vergine d’oliva.
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TESORI NASCOSTI Affresco nella Grotta dell'Angelo; torre Lo Muccio a Torchiarolo. In basso, in senso orario: piazza Umberto I a Francavilla Fontana; nella Tenuta Carrisi di Cellino San Marco; Pietro Balsamo con un'opera in cartapesta. Nella pagina a fianco, in senso orario: raccolta del carciofo brindisino IGP; il frantoio di palazzo Guarini a Mesagne; pasta reale del panificio San Giuseppe; carciofi brindisini alla Cantina Giudamino.
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Brindisi
Masseria Piutri
Lendinuso
Valesio
Torre Lo Muccio
San Pietro Vernotico Tenuta di Albano Carrisi
Tempietto di San Miserino
Torchiarolo
Cellino S. Marco San Donaci Squinzano Primo itinerario Archeologia Azienda agrituristica Casa Fortificata
S. Pancrazio Salentino 0
Grotta dell’Angelo Torrevecchia
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chilometri
Ceglie Messapica
Parcheggio Porta, arco Produzione di vini
Castello
Resti romani
Chiesa
Specchia Capece
Museo
Ristoro
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Secondo itinerario
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CENTRO STORICO 1 Porta Grande
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Gli itinerari
Il percorso di visita tocca ciascuno degli otto comuni del territorio e si sviluppa in un breve e insolito itinerario stradale non più lungo di settanta chilometri. Ma, come è evidente, sarà necessario procedere a passo lento per scoprire e approfondire la conoscenza di questi luoghi. Primo itinerario: le terre del vino Punto di partenza: Torchiarolo Punto di arrivo: San Pancrazio Salentino Lunghezza: 60 km circa Durata: due giorni Ad appena venti chilometri a sud di Brindisi, visitiamo il comune di Torchiarolo che, nonostante la ridotta dimensione, dimostra di avere molte frecce al proprio arco. Il primo agglomerato urbano pare sia sorto nel 1157 quando vi si stabilirono gli esuli della vicina Valesio; l’origine del nome farebbe invece riferimento alla pressatura dell’uva e delle olive o alle frequenti incursioni piratesche dei Turchi. Osservando l’imponente Palazzo Baronale in piazza Castello, risulta su-
bito evidente il torrione angolare a pianta quadrata del primitivo impianto difensivo circondato, nelle immeditate vicinanze, da una fontana in pietra, dalla chiesa del Rosario e dalla chiesa Matrice accanto alla quale vi è la cosiddetta Corte San Domenico, una casa fortificata che conserva ancora una caditoia a difesa dell’unico ingresso. Ci allontaniamo in direzione Lendinuso (SP 85) e - dopo circa un chilometro - ci troviamo di fronte alla quadrangolare torre Lo Muccio eretta intorno al XVI secolo a difesa delle coste insieme alla torre Bartoli. L’antico centro messapico di Valesio, risalente probabilmente all’VIII secolo a.C., si sviluppò su un’area di sei ettari, protetta da una cinta muraria alta quattro metri e lunga tre chilometri. Il suo declino fu conseguente alle conquiste dei Romani che qui, sulla strada che collegava Brindisi ad Otranto, istituirono una stazione di posta. Questo complesso fu dotato anche di un centro termale le cui fondamenta, nonostante siano invase dalla vegetazione, restano oggi le testimonianze più evidenti della loro antica funzione. Un’autentica sorpresa si rivela la possibilità di osservare una parte dell’antica muraglia messapica insieme ad un tratto di mura romane: en-
TORCHIAROLO Piazza Castello con fontana, chiesa del Rosario e, sullo sfondo, l'ingresso del palazzo baronale.
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MASSERIA DIDATTICA L'agriturismo Torrevecchia a San Pancrazio Salentino. In basso: Al Bano nella sua tenuta di Cellino San Marco. Nella pagina a fianco, in basso: uno scorcio del borgo antino di Mesagne.
trambe costituiscono la recinzione del giardino della masseria Piutri, quasi un museo all’aria aperta in un’azienda agrituristica. La signora Francesca, il cui accento tradisce origini sarde, è sempre disponibile a preparare le sue specialità come i pizzi salentini, un impasto di farina farcito con olive e cotto in forno a legna, accompagnato da un ottimo Negroamaro prodotto in azienda. Forse per effetto dell’ottimo vino bevuto o perché stiamo per entrare in San Pietro Vernotico sentiamo l’impulso di accennare al ritornello di Volare (per i puristi Nel blu dipinto di blu), uno dei grandi successi di Domenico Modugno, che in via Brindisi 24 in questa città trascorse la sua giovinezza. In attesa che venga istituzionalizzato il tanto desiderato museo a suo nome, il suo ricordo resta ancora affidato a suoi compagni di gioventù e, soprattutto, all’architetto Vincenzo Bracciale (tel. 08361.652499, cell. 349.0093040), sempre disposto a mostrare la sua vasta collezione discografica e fotografica riferita al Mimmo nazionale. Per rimanere ancora legati al binomio vino e bel canto, dobbiamo necessariamente far tappa a Cellino San Marco, nelle tenute di
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Albano Carrisi, in arte Al Bano. Ci racconta, durante il nostro fortuito incontro, del suo continuo cambiar d’abito da artista a imprenditore, due attività in apparente contrapposizione tra loro ma che si sostengono a vicenda. In quest’ultima veste è riuscito a trasformare l’antica masseria in una grande azienda produttrice di rinomati vini, come il famoso rosso Don Carmelo - etichetta voluta da Al Bano in ricordo di suo padre - e in un’accogliente struttura ricettiva ove trascorrere una rilassante vacanza. Lasciamo l’illustre cellinese e ci allontaniamo sempre più dalla costa; bastano appena cinque chilometri e ci troviamo già alle porte di San Donaci. Si tratta di un piccolo centro agricolo noto per la coltivazione di vitigni autoctoni come il Negroamaro, il Primitivo e la Malvasia Nera, le cui uve sono trasformate dalla Cantina San Donaci fin dal 1933. Nei dintorni della cittadina non mancano tracce di epoca romana, come il tempietto di San Miserino. Nonostante il suo precario stato di conservazione, riusciamo ancora a leggere la sua forma ottagonale ricoperta da una cupola e le tracce di mosaici con tessere bianche e nere in alcuni tratti del pavimento. Ora non ci resta che percorrere
gli ulteriori otto chilometri per raggiungere San Pancrazio Salentino, altra città di origine messapica testimoniata dai reperti archeologici ritrovati in contrada Li Castelli. Presso l’agriturismo Torrevecchia è possibile visitare un’altra testimonianza di storia locale: la grotta dell’Angelo. Fortunosamente scoperta dopo l’espianto di un ulivo, la cavità racchiude una tomba a camera utilizzata successivamente come luogo di culto dai monaci basiliani. Tra le numerose tracce di affreschi che la ornano, quella più integra è la raffigurazione di San Vito riconoscibile dal cane tenuto al guinzaglio. Secondo itinerario: l’itinerario del cuore Punto di partenza: Mesagne Punto di arrivo: Francavilla Fontana Lunghezza: circa 25 km Durata: due giorni Mesagne, uno tra i più interessanti insediamenti messapici del territorio, è un popoloso centro salentino già importante in epoca romana poiché, come indica il toponimo, era strategicamente posizionato a metà strada tra Oria e Brindisi. Tale collocazione suscitò sempre l’interesse dei vari feudatari succedutisi nel governo della città, ognuno dei quali lasciò ovviamente la sua impronta. Così che oltre alle opere di fortificazione come cinta muraria, torri e castelli, si edificarono anche case patrizie e chiese rappresentative di tutti gli stili architettonici. Il centro storico di Mesagne è a forma di cuore: è la prima informazione che qualunque abitante vi darà. Acquisita questa certezza e attraversata Porta Grande, iniziamo il nostro girovagare tra i suoi ventricoli. Sulla nostra destra imbocchiamo via Castello che, ovviamente, ci conduce dinanzi all’ingresso del maniero. La parte più antica è la torre quattrocentesca fatta erigere da Giovanni Orsini del Balzo, principe di Taranto, caratterizzata da stretti accessi a piccole sale con camini che s’aprono su vari livelli. A partire dal XVII secolo i diversi proprietari affiancarono all’originario torrione altri corpi di fabbrica e resero l’intero complesso non più struttura difensiva ma palazzo nobiliare. Dell’antico splendore dei suoi interni, il castello di Mesagne, nel frattempo utilizzato come caserma, prigione e scuola, offre solo tracce di affreschi, alcuni camini e le originali porte dipinte con la tecnica del finto marmo. Oggi, dall’ampio cortile della proprietà acquisita dal comune, si accede al Museo del Territorio Ugo Granafei, nel quale sono custoditi i reperti
archeologici provenienti dai terreni circostanti che testimoniano la continua frequentazione di quei luoghi. Tra decine di vasi, come le caratteristiche trozzelle, l’attenzione è attratta dalla solitaria figura di un cavalluccio in terracotta: è un giocattolo del V secolo a.C. divenuto simbolo dello stesso museo. Nell’ultima sala troviamo la ricostruzione con materiali originali di una grande tomba a semi-camera e copie del suo corredo funerario - gli originali sono esposti nelle vicine vetrine - ritrovata durante sondaggi eseguiti in vico dei Quercia, dov’è ancora visibile l’area di scavo. Ci portiamo alle spalle del castello, dove si apre piazza Orsini del Balzo, sulla quale affaccia la chiesa di Sant’Anna, uno spazio realizzato sul finire del 1600 dall’architetto mesagnese Capodieci su commissione della vedova del feudatario dell’epoca. Vico Campi ci conduce in piazza IV Novembre, con la sua barocca Chiesa Madre la cui facciata, opera dello stesso architetto Capodieci, è ornata da statue di santi, apostoli, angeli
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e da quella della Madonna del Carmine. Sulla nostra destra si apre via Albricci, l’arteria lungo la quale sono concentrate le testimonianze storiche più recenti. Subito sull’angolo notiamo un edificio le cui architetture, caratterizzate dagli ornamenti in pietra delle finestre e dai mascheroni apotropaici, quasi sempre presenti sulle antiche facciate, ne denunciano l’anzianità; si tratta, infatti, di una costruzione del 1600 che ospitò dapprima il Monte di Pietà, ricordato nello stemma ad angolo, poi il vecchio ospedale e successivamente il municipio. Al civico 17 di via Eugenio Santacesaria ci imbattiamo nel cinquecentesco palazzo Guarini, oggi sede di uffici comunali, dal portale d’ingresso incorniciato con fregi scolpiti sulla pietra, elementi decorativi che adornano anche le finestre e l’ampio balcone centrale del quale restano solo le mensole. Tra i mascheroni apotropaici e le antiche caditoie poste in prossimità del tetto, è del tutto misterioso il significato della testa raffigurata col turbante e con un solo occhio al centro della fronte. Ci spostiamo nella vicina Latiano, centro noto per aver dato i natali al beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, del quale
visitiamo l’abitazione in via Santa Margherita. Di fronte s’innalza la cinquecentesca torre del Solise, dimora privata del feudatario dell’epoca; oggi, proprietà comunale, è aperta al pubblico dopo il provvidenziale intervento della Soprintendenza che nel 1979 la salvò dalla demolizione. Una piacevole sorpresa si rileva l’incontro con l’uomo che non sorride mai, il simpatico appellativo riferito a Cosimo Giuliano, famoso scultore locale che nel suo studio, quasi nascosto tra le stradine del paese, crea opere ormai presenti in gallerie, collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Ci spostiamo nel salotto cittadino, ovvero piazza Umberto I, occupata centralmente da una fontana del secolo scorso. Tutt’intorno i moderni bar frequentati dalla gioventù locale fanno da contraltare all’austero palazzo Imperiali (1724), oggi sede della Biblioteca civica, e alla chiesa dell’Immacolata, cappella gentilizia della famiglia Imperiali. Degna del re, e quindi degna di essere nominata, è la pasta reale, entrata da tempo a far parte della tradizione agroalimentare di Latiano, dove viene confezionata a forma di piccoli frutti, ravvivati con tenui colori per alimenti, di piccoli pesci nel periodo pasquale e di agnelli durante le feste natalizie.
DIMORA FEUDALE La torre del Solise a Latiano. Nella pagina a fianco, in alto: il loggiato del castello Imperiali a Francavilla Fontana; in basso: particolare dei balconi di palazzo Caniglia a Francavilla Fontana.
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La nostra ultima tappa è Francavilla Fontana, posta lungo le propaggini sudorientali delle Murge. L’origine della città si perde nella notte dei tempi, come testimoniano i reperti risalenti al Neolitico, mentre la sua storia prosegue con i Messapi, i Romani e, nel Medioevo, con Filippo d’Angiò che, nei pressi di una fonte dove venne scoperta un’icona mariana, volle creare l’attuale città concedendo franchigie a quanti vi si fossero stabiliti. Fu nel 1450 che il principe di Taranto, Giovanni Antonio del Balzo Orsini, costruì a difesa del casale appena acquisito una torre quadrata circondata da un fossato. È il primo impianto di quello che oggi è chiamato castello Imperiali dal nome dell’ultima famiglia di origine genovese che ne ebbe la proprietà fino al 1782. Oggi, sede comunale e dello IAT, rimane il principale fulcro d’attrazione cittadino. La visita guidata ci conduce tra le sale del castello che, unico nella zona, vanterebbe la presenza di ben due fantasmi che farebbero la loro apparizione anche durante le visite di turisti, come testimoniato dalle cronache locali. Il centro storico della città nel quale ci stiamo addentrando è ricco di chiese e palazzi nobiliari barocchi, dalle originali decorazioni architettoniche. Tra le prime vogliamo ricordare il santuario di Santa Maria della Croce, in largo Capitano di Castri, che conserva la mi-
racolosa icona bizantina della Madonna col Bambino, e Sant’Alfonso Maria dei Liguori, in via Chiariste, chiamata anche chiesa d’oro per la ricchezza degli stucchi dorati al suo interno. Tra i palazzi signorili ammiriamo soprattutto le mensole di balconi ornate da teste di cherubino come quelle di palazzo Caniglia su via Roma, o con quelle più beffarde di palazzo Pepe in via Regina Elena. Il salotto cittadino è piazza Umberto I, contornata da portici del Settecento che ospitano affollati tavolini di bar tra i quali ferve il muto chiacchiericcio dei giovani chini sui loro cellulari e quello più sonoro degli anziani. Al centro, una grande fontana fa da quinta alla torre dell’Orologio risalente al 1753, che scandì gli ultimi minuti di vita di Ciro Annichiarico, il prete-brigante di Grottaglie fucilato in questa piazza il 7 febbraio 1818. Lasciamo la città e percorriamo la SP26 in direzione di Ceglie Messapica fino all’altezza di un incrocio semaforizzato contraddistinto da un monumento ai caduti. La nostra meta è Specchia Capece (40°35’58”N 17°33’60”E), una delle quattro specchie esistenti nel territorio francavillese, la cui funzione è ancora incerta. Sono grandi ammassi di pietre alti diversi metri che, secondo gli studiosi, furono eretti a partire dal 1000 a.C. come punto di avvistamento di nemici o del bestiame che pascolava nella macchia mediterranea.
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BLOCKNOTES PUGLIA TERRE MESSAPICHE
Durata Quando
4 giorni da aprile a settembre
Come arrivare In auto: uscita Taranto Nord della A14 Bologna-Taranto e proseguimento sulla SS7 Appia, collegata con la statale Brindisi-Lecce. In treno: stazione ferroviaria di Brindisi o di Lecce. In aereo: gli aeroporti più vicini sono quelli di Bari e Brindisi. Dove dormire Cellino San Marco: Tenute Al Bano Carrisi, contrada Bosco, tel. 0831.619211 e 618777, , la struttura è ideale per cerimonie nuziali e relativo ricevimento con servizio di catering e soggiorni per luna di miele,. San Pancrazio Salentino: Agriturismo Torrevecchia, via per Avetrana (40°24’25”N 17°49’05”E), cell. 338.8287360, , struttura agrituristica e masseria didattica ricavata all’interno di un’azienda vitivinicola, olivicola, cerealicola e zootecnica estesa su 200 ettari i cui prodotti arrivano direttamente sulle tavole degli ospiti, è possibile degustare ottimi piatti della tradizione locale, come gnocchetti con le fave o formaggi caprini accompagnati da conserve di marmellate di uva, ciliegie e nespole. Francavilla Fontana: Azienda Agrituristica Tredicina, strada vecchia per Ceglie Messapica (SP 27) km 4.1, tel. 0831.810918, , specialità orecchiette con polpettine, 25 #. Dove e cosa mangiare To r c h i a r o l o : Azienda Agrituristica Masseria Piutri, contrada Piutri (40°31’45.1”N 18 ° 0 3 ’ 2 4 . 0 ” E ) , tel. 0831.680049, cell. 320.8180404, , degustazione prodotti biologici coltivati in azienda (nella foto) tra i quali ortaggi e frutta oltre a produzione
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di olio e conserve. San Donaci: Pizzeria da Peppino, via Pastrengo 29, tel. 0831.634084, specialità caserecce, funghi e salsiccia, filetto di vitello podolico con crema di pomodoro, 25/30 # escluso vino, chiuso mercoledì. Mesagne: Cantina Giudamino, via dei Florenzia 62, tel. 0831.738653, cell. 329.6605271, , cucina casalinga, cozze ripiene, maiale con pecorino e cicoria di campagna, carciofi ripieni e oltre 100 etichette di vino, 25/30 #, chiuso lunedì. Francavilla Fontana: Agriturismo e Masseria didattica Triticum, strada vecchia per Ceglie Messapica (SP27), km 3,5, lato destro, tel. 0831.1820105, cell. 333.3338202, , specialità cecamariti (minestra di fave, piselli e verdure a foglia larga), 25 #. Cosa comprare Complementi d’arredo in ceramica da Artenova, via Torchiarolo 46, San Pietro Vernotico, cell. 347.8054741 - laboratorio ed esposizione di opere di artisti locali che plasmano la terracotta creando oggetti d’arredo dal design essenziale ma funzionale come lampade e vasi, tutti decorati da elaborati intrecci di ceramica. Anticaia, prestigiosa etichetta di Negroamaro IGP della Cantina San Donaci, via Mesagne 62, tel. 0831.681085, , lun-sab 7.30-12.30 e 16-19, dom 08-13, prenotazione visite e degustazioni. Costumi d’epoca da Meghy, via Albricci 7, Mesagne, tel. 0831.734402, . Pasta reale al Panificio San Giuseppe, via Fuortes 15, Latiano, cell. 335.7167519. Sculture dell’artista Cosimo Giuliano, via A. Spinelli 33, Latiano, cell. 338.2427704. Cartapesta ai Tesori di Carta, di Pietro Balsamo, via San Salvatore 17, Francavilla Fontana, tel. 0831.853667, questo simpatico e giovane cartapestaio illustra volentieri agli ospiti le vari operazioni necessarie per creare le sue opere, come natività e figure di santi. Copeta e confetti ricci da Cosimo Carlo Passiante, esposizione e vendita in piazza Dante 20, Francavilla Fontana, cell. 328.8737557.
Il confetto dell’amore
racchiusi nelle vetrine, contornano le pareti del piccolo locale; Museo del Territorio Ugo Granafei, chiuso lunedì, tel. 0831.776065. Latiano: sito archeologico di Muro Tenente, insediamento messapico esteso su 50 ettari nel quale sono visibili le fondamenta delle antiche abitazioni con le tombe scavate all’interno dei cortili, i pozzi dell’acqua e le mura monumentali poste a difesa della città della quale si è persa traccia, per visite guidate rivolgersi a Cristian Napolitano cell. 329.4016069. Francavilla Fontana: castello Imperiali, via Municipio 4, visite guidate lunven 8-20, sabato 8-13.30 Appuntamenti Agosto: Sagra del Negroamaro a Cellino San Marco. Ottobre: Sagra ti li stacchioddi (orecchiette con involtini di carne di cavallo), a Latiano la prima settimana del mese. Aprile: Festa del Carciofo Brindisino IGP a Mesagne; Processione dei Misteri e dei Pappamusci, Settimana Santa a Francavilla Fontana. Indirizzi utili Portale Ufficiale del Turismo in Puglia, . GAL Terra dei Messapi, via Albricci 3, Mesagne, tel. 0831.734929, . Comune di Cellino San Marco, via Napoli 2, info turistiche tel. 0831.615225. Pro Loco di Latiano, piazza Umberto I, tel. 0831.721096, . IAT di Francavilla Fontana, c/o castello Imperiali, via Municipio 4, tel. 0831.811262.
PUGLIA TERRE MESSAPICHE
Cosa vedere Torchiarolo: Valesio, area archeologica (40°30’31”N 18°01’59”E), info presso il comune, via Colombo, tel. 0831.622085, . San Donaci: palude Balsamo (40°26’23”N 17°55’13.9”E), le bonifiche operate nel passato hanno lasciato intatta la cosiddetta palude Balsamo, un canale quasi circolare scavato per arginare i frequenti allagamenti a cui era soggetto il territorio e divenuto habitat per l’avifauna di passo, con una costante presenza annuale di cicogne bianche, ma anche uno dei percorsi ciclistici più frequentati dagli appassionati del luogo che transitano su tracciati contornati da vegetazione spontanea, come la cannuccia di palude e il giunco, e da lenticchie di palude che coprono con un tappeto verde interi specchi d’acqua; tempietto di San Miserino (40°28’48.3”N 17°51’38.5”E, nella foto), info presso il comune, piazza Pompilio Faggiano, tel. 0831.631211. Mesagne: Farmacia del Leone, visite su prenotazione, tel. 0831.771137, di fronte all’ex Monte di Pietà l’Antica Farmacia del Leone conserva i suoi originali arredi in stile Liberty voluti dal medico Oreste Antonucci che, nel 1898, li commissionò ad un artigiano locale, grazie a lavori di restauro gli interni sono tornati a risplendere nelle loro ricche decorazioni che impreziosiscono gli scaffali in noce con leggiadre figure femminili mentre contenitori in vetro e in ceramica, ancora
BLOCKNOTES
Tra le specialità dolciarie di Francavilla Fontana si annovera il confetto riccio, inventato agli inizi del 1900 da un artigiano locale. L’esclusiva lavorazione manuale comporta il dover far ondeggiare continuamente il grande crogiolo di rame appeso al soffitto e riscaldato da carboni ardenti mentre un altro addetto versa, ad intervalli regolari, lo zucchero precedentemente disciolto. È come se si cullassero le preziose praline per rivestirle “dolcemente” con un delicato velo di zucchero. Si tratta di un’operazione congiunta che dopo due ore conferisce le caratteristiche irregolarità al confetto che, appunto, si chiamerà riccio. In città è consuetudine, nel periodo di Carnevale, scambiare vicendevolmente i confetti ricci tra gli innamorati; per questo i coniugi Passiante lo hanno denominato il Confetto dell’Amore, un nome legato alle usanze locali ma soprattutto al grande amore che questi artigiani hanno per il loro lavoro.
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