«Niente può ostacolare il processo storico con il quale una società richiede libertà e democrazia.»
«Un libro dal valore inestimabile, come prospettiva critica e come cronaca, e nello stesso tempo un contributo straordinario sul… paesaggio politico della Cina contemporanea.» David Roberts, Building Design «Ai Weiwei non è solo Cina. Formatosi a New York, nelle sue parole e nelle sue opere ritroviamo condensate in un curioso mix il common sense di Thomas Paine, le storie dei nativi americani e la furbizia mediatica di Andy Warhol. Cosa ne sarà di questo artista transnazionale nella congestionata epoca della cultura globale è tutto da vedere, certo è che non potrà essere ignorato.» Jock Reynolds, Yale University Art Gallery
Nella stessa collana: 1. Annie Cohen-Solal Americani per sempre. I pittori di un mondo nuovo: Parigi 1867 – New York 1948 2. Clement Greenberg L’avventura del modernismo. Antologica critica
Il blog
«I blog non riproducono la realtà, la producono. Ai Weiwei è senz’altro una delle guide migliori in questo territorio sconosciuto e grazie ai suoi post, raccolti giorno per giorno, il lettore vedrà il mondo sotto una luce nuova, assolutamente inedita.» Hans-Ulrich Obrist
Ai Weiwei
Nato nel 1957, Ai Weiwei è artista, architetto, attivista per i diritti umani, acuto critico sociale e uno dei personaggi più famosi e controversi della Cina contemporanea. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, dall’Australia agli Stati Uniti, dalla Biennale di Venezia a Documenta di Kassel, dalla Tate Modern alla Triennale di Guangzhou. La sua vigorosa opposizione al regime cinese gli è costata intimidazioni e la prigione nella primavera 2011. L’artista è tuttora in libertà vigilata.
Iniziato nel 2006 e chiuso d’autorità tre anni dopo, il blog dell’artista e architetto Ai Weiwei si è imposto all’attenzione internazionale come una delle testimonianze culturali e politiche più coraggiose della Cina contemporanea. Critico implacabile del potere, nel solco della tradizione degli “intellettuali pubblici” del Novecento, Ai ha ripreso nei suoi scritti le rivendicazioni di pluralismo soffocate nel sangue a piazza Tienanmen nel 1989, usando internet per denunciare le conseguenze materiali e morali ‒ occultate dalla propaganda di regime ‒ del modello di sviluppo cinese: la mancanza di diritti politici, il feroce sfruttamento del lavoro, la distruzione dell’ambiente e della memoria storica, la repressione violenta delle minoranze, l’arroganza impunita dei ricchi e dei potenti, il rigido controllo dell’opinione pubblica. Sfidando la censura, Ai Weiwei ha creato un’inedita forma di resistenza civile e culturale: nei suoi post si alternano critica e denuncia, si discutono le ultime novità artistiche, si additano impietosamente le ipocrisie ufficiali, si mettono a nudo con umorismo e forza polemica le menzogne, il cinismo, la rassegnazione indotti da un potere che tra paternalismo e mano dura mantiene i propri cittadini in un’eterna infanzia nella quale i riti consumistici hanno sostituito la mobilitazione permanente dell’epoca di Mao. Il blog di Ai Weiwei ora tradotto in italiano rappresenta anche una prova della forza di resistenza dell’arte, una scommessa sulla sua capacità rigeneratrice. Rinnovando l’impulso dell’avanguardia moderna, il diario digitale di Ai diventa un dispositivo di mobilitazione collettiva, una “scultura sociale” che oltrepassa i confini della creatività tradizionale per sollecitare domande urgenti sul ruolo e sulla responsabilità dell’artista, degli spettatori, di tutti noi. Una scultura viva, un agente di trasformazione del mondo grazie al quale la dimensione della moltitudine che caratterizza il nostro campo sociale può acquistare autoconsapevolezza e scoprire la propria forza, ritrovando il valore essenziale della verità e con esso la possibilità di un tempo e di uno spazio diversi, a misura di un’umanità più completa, e più libera.
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Ai Weiwei Il blog Scritti, interviste, invettive, 2006-2009
Edizione italiana a cura di Stefano Chiodi
Johan & Levi e doppiozero hanno condiviso il progetto di pubblicazione di questo volume, che oltre all’edizione cartacea è disponibile in formato e-book sul sito di approfondimento culturale doppiozero.com, anche in segno di continuità con il progetto originario di Ai Weiwei.
Problemi degli architetti stranieri che lavorano in uno studio di architettura cinese Post del 10 gennaio 2006
La Cina è diventata velocemente il paese dallo sviluppo economico più rapido e su scala più vasta del pianeta. Il fenomeno ha trasformato il mercato dell’architettura cinese in una forza cui il mondo intero guarda con attenzione. Nel corso della sua quasi trentennale conversione al capitalismo, la Cina ha accumulato grandi speranze ed esigenze: migliaia di villaggi somigliano sempre di più a città, più di cento milioni di contadini stanno diventando residenti urbani e produttori industriali, più di cento milioni di famiglie stanno per trasferirsi. La gente è assetata di una ricchezza immediata ed è sempre pronta a reinventarsi, a vivere in case nuove, in nuovi quartieri e nuove città. Il desiderio ha risvegliato un’antica cultura dal regno dei morti e le ha permesso di rivivere, fornendole inoltre il rivoluzionario potenziale di un atteggiamento completamente nuovo verso l’esistenza. In quasi cent’anni la società cinese ha distrutto un gran numero di forme sociali, etiche ed estetiche basate sulle strutture culturali tradizionali, tanto che di esse non resta nulla. Al loro posto c’è un concetto marxista di utopia, l’ideologia crudele della “lotta di classe”, e una realtà sociale disumana. Le politiche di apertura e riforma attuate trent’anni fa18 erano la scelta inevitabile per un popolo tormentato dalle calamità e nel pieno di un’impasse storica. Dopo vari decenni questa scelta ha fatto sì che una nazione di 1,4 miliardi di persone cominciasse gradualmente a far parte dei sistemi economici e politici globali. La Cina e il mondo erano reciprocamente sorpresi di scoprirsi, e questo ha costretto entrambi a riscoprire se stessi e a riconfigurare anche la gerarchia spaziale del mondo, così come la struttura di tutti i suoi sistemi. In ogni sfera d’influenza, la nazione cinese – la cui produzione architettonica recente ha superato quella accumulata in migliaia di anni di storia culturale – ha oggi tutto il fascino di una belva affamata. La Cina consuma la metà del calcestruzzo mondiale e un terzo dell’acciaio e produce quasi la metà dei prodotti tessili mondiali. Queste realtà contemporanee fanno sì che il mondo stia a guardare a bocca aperta, gli occhi sbarrati per lo stupore.
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· Ai Weiwei ·
Nel bel mezzo di questo travaglio, il popolo cinese sta imparando alcune odiose verità, una dopo l’altra. Dopo aver lottato per cent’anni siamo tornati a quegli inesorabili sistemi stranieri di pensiero, alla «scienza e democrazia»,19 e mentre condividiamo i frutti della cultura umana, scopriamo di dover accettare altre dure realtà. Gli studi d’architettura cinesi, a parte cercare di assecondare la fondamentale richiesta di un tetto, non hanno contenuto spirituale né spessore culturale. Nel tentativo di affrontare la velocità e le dimensioni dello sviluppo odierno, la cultura d’avanguardia e le risorse tecnologiche mature provenienti dall’estero rappresentano la strada necessaria per rispondere alle esigenze dello sviluppo cinese. È una questione di vita e di morte, non un fatto di preferenze emotive. Benché la situazione sia questa, in momenti e tradizioni diverse la chiarezza di giudizio deve comunque superare gli ostacoli posti da usanze sorpassate e dagli interessi dei gruppi che rappresentano queste idee. Tali forze si sono sempre fatte scudo delle parole d’ordine “fare del bene alla nazione” e “per lo spirito nazionale” per coprire l’ipocrisia delle loro posizioni culturali e la loro incompetenza a livello accademico. La “Cina che cambia” ha attratto l’interesse globale. Negli anni passati un gran numero di architetti stranieri e di ingegneri edili hanno fatto progetti in 34
tutta la Cina, con studi professionali che includono sia l’“élite” della cultura architettonica globale sia grandi imprese più commerciali e impeccabilmente funzionali. Ci sono anche architetti giovani e idealisti che tentano di scoprire cose nuove e di mettere in pratica le loro idee, così come molti studenti universitari. Tutti portano le loro idee e la loro esperienza in questa terra – e in questa cultura – sconosciuta. I professionisti dotati di grande coraggio devono affrontare il rischio più grande che ci si possa assumere: affrontare l’infinita confusione presente nelle situazioni in cui si incontrano lingue, stili di vita, sistemi, strutture di potere sociale diversi. Devono confrontare progetti su scala enorme in cui coesistono valori culturali opposti, velocità inimmaginabili, bassi compensi, mancanza di chiarezza, ordinanze prive di logica, compiti semplici, obiettivi complicati, assurde routine operative, progetti ambigui e mutevoli che mancano di basi verificabili o di regole da seguire. La misteriosa cultura che ha dato vita al Confucianesimo e al Taoismo, che ha adottato il Buddhismo e allo stesso tempo crede in un sistema che realizzi gli ideali socialisti; questa tradizione culturale dal codice etico più completo e sistematico è anche la realtà più materialistica e più guidata dal desiderio; questa società carica di teorie politiche dogmatiche ma al tempo stesso sommersa da pratiche lassiste; questo pezzo di terra è energia e offesa, contiene possibilità e impossibilità, opportunità e pericolo, sorpresa, eccitazione, frustrazione e disperazione.
· Problemi degli architetti stranieri che lavorano in uno studio di architettura cinese ·
La gente viene in Cina e le presta attenzione, perché essa appartiene al genere umano. A livello filosofico o nella vita reale, la Cina sta diventando una componente vera e ineludibile della cultura mondiale. Quando l’Occidente si trova di fronte alla Cina, inizia a riconoscere l’altro lato del mondo come un altro modello potenziale di umanità e civiltà. Nel far questo, forse riconosce anche i limiti e le debolezze di ragione e ordine, e sperimenta la felicità che proviene dal realizzarli. Scritto il 14 dicembre 2004
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Architettura e spazio Post del 13 gennaio 2006
L’elemento più importante dell’architettura è lo spazio. Il rapporto tra il soggetto e lo spazio, il rapporto dello spazio con gli altri spazi, l’inizio, la continuazione, la trasformazione, la sparizione dello spazio… La luce definisce gli oggetti e dà agli spazi le loro caratteristiche uniche. La forza, la debolezza, la direzione, la natura mutevole della luce e delle ombre di volta in volta attraggono e respingono le emozioni individuali. Le emozioni sono la base primitiva del senso estetico. Il volume di luce, le proporzioni, la struttura e i materiali determinano la 36
nostra esperienza dello spazio. Lo spazio può essere anche psicologico, perché è in grado di mettere in moto l’immaginazione.
Muratori al lavoro alle Red Brick Galleries di Caochangdi, 19 marzo 2007.
· Architettura e spazio ·
Il senso di una persona per lo spazio ha un effetto imperscrutabile sulle sue emozioni e sulla sua esistenza intellettuale. Quando una persona tenta di determinare il suo rapporto con lo spazio, tenta di capire ciò che sta al di fuori del suo corpo, di capire l’esistenza al di là del materiale. La comprensione e descrizione di un dato spazio nascono dalla comprensione delle cose che un giorno accadranno in quello spazio, incluse le ragioni per cui gli eventi accadranno e le reazioni che provocheranno. Capire lo spazio significa essere umani. Per comprendere meglio il potenziale dello spazio e i suoi eventi correlati possiamo analizzare un gatto che salta, o una bandiera che viene issata. Un architetto che coglie lo spazio e le possibilità di articolarlo rivela la sua comprensione, l’interpretazione di se stesso e di ciò che sta al di fuori di lui. Questo vuol dire riconoscere i limiti e sentire la misura. Quando la gente tenta di capire l’esistenza al di fuori del genere umano, inclusa l’era preumana e quella che sarà l’era postumana, il risultato è un senso di perplessità. Questa perplessità, e il tentativo di interpretarla, sono un sogno da cui è impossibile svegliarci – la realtà dell’esistenza è la realtà della perplessità. È onnipresente, e la nostra eterna ricerca di verità nasce dalla nostra eterna dipendenza dalla confusione. Le persone sono i loro stessi ostacoli, e l’incapacità di trascendere questi ostacoli è il destino dell’umanità. L’illuminazione sembra irraggiungibile. Costruire non è un gesto naturale, è qualcosa che il genere umano fa per il proprio bene. La funzione utilitaria è dettata dal modo in cui usiamo qualcosa, e il modo in cui lo usiamo allo stesso tempo determina chi siamo e le implicazioni della nostra esistenza. I modi di costruire sconcertano le persone. Giudicare pensieri ed emozioni, superare ostacoli materiali, penetrare o prolungare sentimenti può far sì che le cose materiali diventino fattori psicologici e permettano agli oggetti materiali di trascendere se stessi. Gli oggetti sono essenzialmente oggetti. Ma gli oggetti che vediamo non sono mai essenzialmente gli oggetti stessi; ciò che vediamo è semplicemente ciò che vediamo. Desiderio di chiarezza, semplicità, esattezza e franchezza negli edifici. Oltre a “è” e “non è”, esistono anche “se”, “o”, “altro” e “anche”. In molte situazioni l’arte di costruire si trova di fronte al problema di come fornire strumenti efficaci. Il potere si manifesta come distruzione dell’ordine psicologico della gente. L’incertezza è perplessità eterna – qualcosa che non può essere tradotto in parole. Se un oggetto costruito non è imbevuto della fedeltà dell’architetto verso l’ignoto, o non esercita un fascino intellettuale, allora è semplicemente una discarica di materiali.
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· Ai Weiwei ·
Muratori al lavoro alle Red Brick Galleries di Caochangdi, 19 marzo 2007.
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Le difficoltà di costruzione nascono dal fatto che sia chi ha esperienza sia chi non ne ha si troveranno di fronte allo stesso tipo di problemi; chi non ha esperienza cerca di farla, e chi l’ha già fatta cerca di abbandonarla. Tentativi di questo genere sono futili, come quando aspettiamo un refolo di vento che possa portarci il buon umore mentre non c’è nessun vento. È come fare un gioco in apparenza semplice, ma in cui non riusciamo a trovare la risposta ovvia. Quindi non possiamo far altro che scartare tutti i nostri tentativi precedenti e iniziare daccapo. I problemi legati alla costruzione sono di natura filosofica, perché costruire è un gioco in cui non si smette mai di tornare all’inizio. Ogni tentativo di costruire rappresenta uno sforzo di mettere in discussione, ma la risposta scivola sempre via, come un gatto nero che attacca la propria ombra. Inutile. Quando cominciamo di nuovo, ciò che resta è la fame di oggetti e idee autentiche, con l’intenzione di arrivare più vicini all’obiettivo. Quando un gioco che non avrebbe mai dovuto cominciare comincia, non finisce più. Gli artisti non sono estetisti. Non sono obbligati a fornire servizi a nessuno, non hanno bisogno di creare scenografie gradevoli. L’arte è una partita in cui o giochi o passi. Tocca a te. Il rapporto tra l’arte e la gente è un rapporto normale in cui nessun lato serve l’altro, e l’unica differenza tra arte pubblica e arte ordinaria consiste nel fatto che l’arte pubblica si trova in uno spazio non privato.20 Questo ti rende incapace di fare cose di natura privata accanto all’opera d’arte, ma di notte, quando non c’è nessuno, puoi farci la pipì.
· Architettura e spazio ·
Il “pubblico” nell’arte pubblica fa riferimento a uno spazio personale. Non contiene un giudizio di valore artistico. Non è al servizio del pubblico. Non è stata creata per il pubblico. Potrebbe rivolgersi al pubblico, ma potrebbe anche ignorare completamente la sua esistenza. Qui l’arte ha semplicemente fatto un uso efficace di un ambiente pubblico. Non deve per forza abbellire o adornare. Se vogliamo credere al gusto del pubblico, dobbiamo avere fiducia nella gente. Se il pubblico si innamora di un pezzo di stoffa rosso colorato con pigmenti chimici, allora può amare – o almeno capire – un barile di calcestruzzo.21 Lo stato normale del pubblico è il torpore, ma se lo stimoli sarà più felice. Costruisci un edificio di cento piani, e tutti verranno a farsi una foto di fronte a esso; ma se lo stesso edificio fosse distrutto, tutti sarebbero felici, come a un compleanno collettivo. L’arte riguarda l’artista. Il rapporto finale tra opera d’arte e fruitore è difficile da valutare, e a volte è totalmente diverso dall’intenzione originaria dell’artista. Capire l’arte è come assumere droghe: o non sai cosa significhi essere drogato, o lo sei già stato e non avrai mai bisogno che qualcun altro te lo spieghi. Lo sai se stai facendo finta. Non capisco cosa significa “abbellire l’ambiente”. Perché mai l’ambiente dovrebbe avere bisogno di abbellimento? Chi lo abbellirà, e come? L’esito più comune è l’opposto di ciò che si intendeva fare. La maggior parte dell’arte pubblica è abbellimento di sentimenti popolari e mediocri, l’approvazione di uno stato mentale sicuro e stabile, e un uso sbagliato del sistema di valori e dell’estetica della classe dominante. Le idee fondamentali della borghesia sono basate su una consapevolezza ortodossa e tradizionale, sul senso di sicurezza e vari tentativi di estetizzarla; a ciò contribuiscono anche le emozioni prodotte da questo fenomeno, così come i vari tentativi spesi per realizzare tale obiettivo. Questo tipo di ideali sociali, così come le leggi, l’educazione, la propaganda e il loro costo, sono la base di un governo e di un’estetica sociale mediocri. Le opere d’arte interessanti disturbano sempre la tradizione, l’estetica popolare e volgare e l’ideologia sociale. Gli attacchi e il sovvertimento di questo mediocre sistema visivo, di queste aspirazioni e idee, hanno portato a un rapporto conflittuale tra la vita reale e il modernismo e hanno rivelato anche la vera identità di quest’ultimo. Un’opera d’arte incapace di mettere a disagio le persone, o di farle sentire diverse, non è degna di essere creata. Questa è la differenza tra l’artista e il pazzo.
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Fotografia Post del 16 gennaio 2006
La fotografia non è più un mezzo per registrare la realtà. Essa stessa è diventata realtà. La fotografia come mezzo è dotata di tutte le implicazioni fondamentali di un oggetto materiale – scala, densità, punti focali – e agisce anche come metro di tutte le realtà potenziali, essendosi evoluta in un meraviglioso rapporto tra la nostra comprensione delle immagini materiali e la fotografia stessa come oggetto materiale. Le immagini diventano un importante punto di riferimento per la distinzione tra l’autenticità e la potenzialità degli oggetti, e all’interno di questa distinzione esse diventano ancora una volta la verità stessa. 40
La fotografia come realtà fornisce all’atto del fotografare un altro livello di significato, simile a un genere di “conoscenza” in apparenza vera ma in realtà falsa. Non importa se siamo convinti o meno dell’informazione che ci viene presentata: ogni suo frammento è inutile nel fugare i nostri dubbi sulla verosimiglianza della fotografia. L’analisi di luce, densità e numero fa sì che la logica e l’emozione si dissocino tra la dipendenza dai fatti da un lato e la mancanza di familiarità dall’altro. Una volta che la fotografia si è allontanata dalla sua funzione originaria come tecnica o strumento di documentazione, diviene semplicemente uno stato effimero dell’esistenza trasformato in una possibile realtà. È questa trasformazione che rende la fotografia una sorta di movimento e le fornisce il suo significato distintivo: è semplicemente un tipo di esistenza. La vita è solo un fatto indiscutibile, e la produzione di una realtà alternativa è un altro tipo di verità che non intrattiene alcun rapporto autentico con la realtà. Entrambe attendono che accada qualcosa di miracoloso – il riesame della realtà. Come intermediaria, la fotografia è un medium che non fa che spingere la vita e le azioni percepite verso questo inedito conflitto. Scritto il 25 luglio 2003
路 Fotografia 路
Ai Weiwei e un amico si fotografano a vicenda mentre vanno a una marcia per i diritti civili. New York, intorno al 1987.
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Sull’architettura Post del 22 gennaio 2006
L’architettura è sempre stata, e sarà sempre, una delle attività fondamentali dell’uomo. Questa attività basilare si è mossa, e si muoverà sempre, in sincrono con i bisogni primari dell’uomo. L’essenza dell’architettura consiste nel tentativo di soddisfare le esigenze di sopravvivenza umana e trasformarle in condizioni di vita delle persone. Potrebbero essere esigenze di sicurezza, comfort, desiderio o identità individuale. Allo stesso modo, potrebbe trattarsi dell’esigenza di dimostrare il proprio potere, di perseguire i propri desideri, di esprimere la paura di Dio, di rendere manifesta 42
la propria morale. Mentre le diverse forme architettoniche cercano di regolare i vari aspetti dell’attività di una persona, nello stesso tempo ci informano su chi è questa persona, in che modo è diversa dagli altri, quali sono le sue difficoltà e i suoi ideali. L’architettura può anche essere silenziosa. Può restare distaccata dal discorso popolare, come la pietra di una statua sepolta nel letto di un fiume. I numerosi sforzi umani volti alla creazione di opere architettoniche rappresentano il nostro posto all’interno del mondo naturale, e la nostra comprensione del suo ordine e delle sue possibilità. L’essenza di questa comprensione è un riflesso della visione del mondo individuale. Essa riflette sotto forma materiale la filosofia di un’era, i suoi ideali politici, la sua estetica. Possiede dimensioni, materiali, funzioni e forma; allo stesso tempo, l’architettura deve fare uno sforzo di riconoscimento. Non importa quale genere di architettura prendiamo in considerazione, o di quale periodo o zona del mondo; ogni architettura rivela chi l’ha progettata e il significato che sta dietro al suo atto architettonico, di che tipo di edificio si tratta, come l’architetto interpreta e disegna lo stato delle cose, che possibilità immagina, come fa le sue scelte, come regola il nostro comportamento e i nostri ideali, come elimina i cliché. Rivelerà anche il modo che ha di dire alla gente: «Le cose possono anche essere così, questo è meglio per tutti, più interessante, più conveniente, e ci distingue dal passato». La gente vive e agisce. E nello stesso momento in cui vive e agisce interpreta il potenziale della vita e le possibilità delle sue azioni. Vivere e agire sono attività umane essenziali. Vivere e agire sono sempre state, e saranno sempre, accom-
· Sull’architettura ·
pagnate da dubbi, esitazioni, incertezze. Tentare di avvicinarsi all’essenziale, osservare il senso del proprio destino personale o descrivere la logica delle proprie azioni possono trasformare l’architetto in vittima di un disastro obbligato a chiudere gli occhi nell’oscurità, anche se questo potrebbe essere l’unico modo di vedere finalmente qualcosa. Un edificio deve somigliare a un’azione necessaria; solo così può ottenere la sua direzione e avere una sorta di significato. Osservate la felicità di un bambino mentre gioca nella sabbia – l’intero significato della sua felicità è racchiuso nell’atto di partecipare a una trasformazione che sta avendo luogo. Tra le gioie dell’architettura, questo è veramente significativo.
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La Studio House di primo mattino, agosto 2006.
Ogni architettura o pianificazione urbana è simile al comportamento di una persona. Non c’è modo di nascondere la natura intima di qualcuno, sia essa folle, cattiva, ostile, gretta, malintenzionata. Allo stesso modo, possiamo vedere come la gente riesca a esprimere i propri desideri autentici e ad appagare la propria anima usando le città e l’architettura. Più spesso vediamo invece come la gente amputi se stessa, come sia piena di ostilità, come idolatri i suoi dèi. Per questo, quando entro in una città a volte dico: le persone qui devono essere matte, non possono stare bene, perché qui non si riesce a intuire l’ordine naturale. Non si possono sentire i raggi del sole, le gocce di pioggia o il vento contro la superficie esterna di un edificio. Manca la luce naturale o le ombre mutevoli, non ci sono forme o spazi complicati, non c’è comprensione dell’insieme, non
· Ai Weiwei ·
c’è atteggiamento sincero, non ci sono dettagli minuti. La gente qui è sorda. È grossolana, oppure si aggrappa a stili, metodi ed espressioni che non cambiano mai. L’architettura non è la teoria, le abilità, gli stili o le scuole diffuse dagli istituti di architettura; è la manifestazione più appropriata della morale. Ne è la manifestazione decisiva. Deve liberarsi di sensibilità e vincoli dottrinali. Deve diventare se stessa. Nonostante qualunque persona moralmente deprecabile possa soddisfare le esigenze di un’epoca così noiosa, l’architettura deve necessariamente avere alle spalle una buona morale. In definitiva, l’architettura è un genere di interpretazione. Può essere anche un modo per occuparsi delle cose; per questo possiamo ritenerla sincera o insincera. La buona architettura è necessariamente di buonsenso; l’architettura confusa e di poco gusto nasce da una mente confusa. La buona architettura ha per forza implicazioni spirituali, perché sono il nostro modo di vedere il mondo e le conclusioni a cui giungiamo che determinano chi siamo. La buona architettura non può essere duplicata; essa possiede una bellezza innata che non può essere copiata. Funziona una volta sola.
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La Studio House di primo mattino, agosto 2006.
Il modernismo non è una moda, né uno stile o una tendenza. Il modernismo è un atteggiamento verso la vita, una visione del mondo. È un sistema tramite il quale la gente può decifrare l’oggi e il domani. Tra i molti generi di pensiero cul-
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turale, solo il pensiero modernista è efficace, e lo è in tutti gli ambiti di comportamento culturale. A parte i metodi modernisti di analisi e comprensione, tutti gli altri tentativi e fondamenti sono unilaterali, temporanei, provvisori, inclusi i vecchi luoghi comuni che tentano di innalzare il vessillo del modernismo. La comprensione delle persone e la valutazione della società del vero modernismo stanno per svilupparsi, sono incerte e sconosciute; inoltre, sono relative. Il modernismo critico esclude tutte le conclusioni tratte in precedenza, incluso lo stesso modernismo. Ogni amore è amore di sé. Ogni interpretazione è interpretazione di sé. Il valore dell’“interpretazione” sta nel fatto che attraverso di essa è possibile esporre la realtà o spiegare se stessi. Ma l’interpretazione è anche una realtà, e interpretare è un evento. Reinterpretare una verità comune è uno dei piaceri del nostro gioco. È necessario non risparmiare le energie nell’atto di interpretare, perché a prescindere da come cambiamo, esponiamo sempre una verità basilare. Non importa se vogliamo farlo o no, la ripetizione è inevitabile. Parlare di bei sogni e grandi ideali ci fa stare al sicuro – possiamo andare avanti così per sempre. Ma realizzarli attraverso l’azione è pericoloso. Puoi inciampare sulla prima pietra di fronte a te. Inoltre, le azioni non possono essere realizzate senza immaginazione. L’azione può essere eseguita solo tramite azioni. Le interpretazioni o la comprensione del comportamento sono semplicemente interpretazione e comprensione; non hanno un significato più profondo. “Azione” e “non azione” sono la stessa cosa. Di fronte a certi problemi, abbiamo poca scelta. Scritto il 20 febbraio 2004
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L’arte contemporanea cinese nel dilemma della transizione Post del 4 febbraio 2006
In Cina, l’arte contemporanea è stata apertamente accettata dalla società e negli ultimi anni è diventata molto nota al pubblico. I “miglioramenti” del clima culturale sono avvenuti non grazie all’approvazione ideologica dell’arte contemporanea da parte di una nazione comunista, ma come risultato del processo di apertura e riforma e del trionfo della cultura materiale e dello stile di vita occidentale in questa terra antica. Questi miglioramenti derivano anche dal graduale recupero della fiducia in sé da parte di un popolo che spera di mettere alla prova il proprio prestigio tra le culture contemporanee del resto del mondo. Cio46
nonostante, e dopo anni di mostre e discussioni, il pubblico dell’arte moderna è limitato ai circoli degli artisti e a pochi altri piccoli gruppi. Mancando di una base nella cultura e società politica contemporanea, l’arte contemporanea è stata etichettata come “inquinamento spirituale borghese”, e considerata per vari decenni un prodotto della corrotta ideologia occidentale. Allo stesso modo, l’arte e la cultura cinese non giocavano un ruolo attivo nell’ideologia sociale, e mancavano di un atteggiamento razionale o di una prospettiva indipendente sulla riforma sociale. Anche dopo così tanti anni, essa deve ancora affrancarsi da una condizione di “autoadattamento” sostanzialmente limitata. Questo stato di cose è la semplice continuazione di una lunga tradizione di tentativi di sfuggire psicologicamente al proprio destino, all’idea di «conservare purezza e integrità personale», ancora dominante presso l’élite culturale cinese.22 Nonostante l’arte contemporanea cinese non partecipi direttamente alle trasformazioni sociali cui assistiamo oggi, essa manifesta ancora una presa molto forte sulla realtà attraverso la sua ricca espressione di ragioni ed emozioni e attraverso i suoi riflessi storici e le sue opinioni sulle possibilità della vita moderna. La maggior parte delle opere evita ancora i problemi politici e sociali, o affronta gli stessi temi per via cinica, attraverso l’equivoco e l’ambiguità, l’evasione, l’autodenigrazione, il ridicolo, l’autoflagellazione, lo sguardo rivolto a se stessi, o una focalizzazione quasi monadica sulla propria consapevolezza personale. A partire dalla Rivoluzione culturale e dopo la mostra del 1979 degli Stars, che fu il primo tentativo pubblico di liberare l’espressione artistica individuale
· L’arte contemporanea cinese nel dilemma della transizione ·
dopo il 1949, l’arte contemporanea cinese ha attratto l’attenzione e la considerazione degli occidentali per la sua ideologia “antiestablishment”. Anche oggi che il governo cinese non è più ciò che era una volta, questo tipo di semplicistica etichetta ideologica resiste ancora. Queste idee da Guerra fredda derivano da un lato da giudizi semplicistici basati su una valutazione scorretta di un’altra cultura e del suo sviluppo, e dall’altro dal caos, dalla complessità e illogicità della società moderna nell’ambiente politico e culturale che è la Cina di oggi. Non è poi così strano che il sistema dell’arte contemporanea occidentale, dalle gallerie ai critici d’arte, dai collezionisti alle attività culturali, guardi all’arte proveniente da un Est distante e misterioso come la Cina con curiosità e sconcerto. Inoltre, a causa del lungo isolamento e alle caratteristiche peculiari dell’impero feudale, resta difficile per gli occidentali capire veramente l’arte cinese contemporanea – anche al livello base di comprensione di “dove” e “cosa” è successo. In Cina le introduzioni alle mostre e le stesse mostre di arte moderna sono quasi sempre brevi, frammentarie, discutibili, organizzate in modo sciatto e senza un minimo di novità. Chi può immaginare le terribili catastrofi che avvengono nelle profondità dell’oceano semplicemente osservando i relitti e le carcasse che si arenano sulle spiagge assolate? Nella maggior parte dei casi, le principali mostre di scambio culturale EstOvest degli ultimi anni, sia su grande sia su piccola scala, così come la maggior parte delle opere degli artisti stranieri esposte nelle mostre nazionali, nascono da una mancanza di buonsenso riguardo alle condizioni culturali attuali o allo stato dell’esistenza, o dagli insignificanti interessi della maggior parte del mercato. Questo tipo di arte affronta la politica e l’ideologia in modo semplicistico e tenta al tempo stesso di affrontare problemi grandi e piccoli, vanta correttezza politica mentre queste azioni così ipocrite e bigotte sono dettate da standard assolutamente occidentali. Equivoco costante, infatuazione per l’equivoco, infatuazione verso questa “infatuazione per l’equivoco” rendono l’interpretazione dell’arte contemporanea una farsa in cui ogni generazione si dimostra sempre più debole e incerta: un riflesso perfetto dei dilemmi che assediano l’arte contemporanea nel processo di scambio culturale. Nonostante l’influenza dominante degli standard culturali e dei modelli discorsivi occidentali, l’arte cinese contemporanea continua a muoversi gradualmente verso la maturità e la fiducia, a dispetto persino della frammentazione politica e culturale della Cina. Questa maturità nasce dalla conoscenza del mondo attuale e dalla riflessione sul proprio ambiente culturale. Negli ultimi cento anni la Cina ha sperimentato cataclismi politici, economici e culturali non comparabili a quelli di alcuna altra nazione o paese. Le cause storiche e culturali profonde di questi lancinanti cambiamenti e la complessità politica e culturale che essi hanno apportato sono uniche nella storia dell’uomo. Gli elementi arbitrari, caotici, incerti e mutevoli della cultura cinese
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(che hanno origine nella concezione che il popolo cinese ha della propria posizione nel mondo naturale) sono proprio ciò che spesso determina il suo miracoloso potere di recupero, la sua capacità di strappare la vittoria dalle grinfie della sconfitta e di trovare una vita nuova sull’orlo della morte. Guardando agli ultimi mille anni di storia, la Cina è stata conquistata e governata molto spesso da culture o nazioni straniere. Seguendo ciascuno di questi enormi sconvolgimenti politici e culturali, essa ha assorbito alcune caratteristiche dell’invasore e poi è tornata alla normalità e alle sue nuove mode culturali. La cosa interessante è che duemila anni fa la dinastia Han (25 a.C.-220 d.C.) era la perfetta personificazione della cultura centrale cinese, e la dinastia Tang (618-907) ha rappresentato la dominazione totale della cultura persiana sulla Cina. Oggi l’entusiasmo senza precedenti manifestato dall’intera nazione cinese verso la cultura straniera Tang è sconcertante. Durante la dinastia Tang tutti gli aspetti della cultura – dai princìpi estetici ai sentimenti quotidiani che vanno dallo spirituale al materiale – sono stati sovvertiti e ricostruiti. In seguito gli stili artistici e le forme dei Tang, originariamente estranei alla cultura cinese tradizionale, sono stati universalmente accolti come le sue rappresentazioni più quintessenziali. Tutto ciò nasce dall’accettazione del valore dato dall’Occidente a una cultura simile alla propria; questo crea la trama immaginaria di una cul48
tura e del consenso implicito in essa. Valori diversi coesistono e si completano a vicenda, poi si sciolgono e diventano una cosa sola, all’interno di un processo che ha condizionato a lungo lo sviluppo della storia e della cultura cinese. Negli ultimi vent’anni gli artisti cinesi hanno affrontato violenti cambiamenti politici, culturali, economici e ideologici. I cambiamenti del potere politico sono stati – tutti, senza eccezione – accompagnati da una battaglia ideologica. Dal punto di vista economico, un sistema sul punto di sparire si è rinnovato trasformandosi in una società materialista; una società piena di ideali comunisti utopici si è trasformata in una società in crisi ma anche colma di potenzialità e sempre più integrata con il mondo. La profonda unicità culturale generata da questi cambiamenti conserva ancora un potere misterioso. Le vite degli artisti cinesi sono nel segno della molteplicità e della confusione, del disordine e del cambiamento, del dubbio e della distruttività, della perdita di sé e del vuoto che la accompagna, della disperazione e della libertà che ne consegue, dell’impudenza e dei suoi piaceri. Riflessioni sulla politica cinese, sulla sua storia e cultura, sugli individui e la collettività, sulla riforma, l’autenticità di sé, il pentimento, la spiritualità, l’Occidente, il sesso, la ricchezza materiale, l’arte e la metodologia si trovano spesso nelle opere d’arte. La vaghezza e l’incertezza insite in queste opere, la loro capacità di cambiare e trasformarsi, la loro natura secolare e la sfiducia verso la morale pubblica, il loro spiare la vita interiore degli individui completano l’analisi della difficile
· L’arte contemporanea cinese nel dilemma della transizione ·
situazione degli artisti cinesi contemporanei. La metafora, l’ambiguità, la molteplicità di significati, l’illusione, la volontà di confondere deliberatamente giusto e sbagliato sono sempre state espressioni della cultura cinese e modalità di pensiero e parola tipiche di questo antico paese orientale. Se abbandoniamo la nostra comprensione della storia cinese sia antica sia contemporanea, in particolare i suoi dilemmi e i suoi legami con l’Occidente, non abbiamo gli strumenti per comprendere il valore della cultura cinese contemporanea. Senza una comprensione delle vere implicazioni dell’arte contemporanea in Cina, lo scambio artistico giungerà a un punto morto, sospeso a uno sguardo superficiale. Solo una presa solida sui concetti appena esposti ci permetterà di evitare l’orientalismo, il colonialismo culturale, la semplificazione e il conformismo verso gli standard artistici occidentali. Solo così potremo affrontare le difficoltà culturali di questa nazione, lo stato delle sue arti, le sue caratteristiche psicologiche, e trovare una vera alternativa. Forse questo mondo non è diverso dal mondo che conosciamo e cui siamo abituati, o forse crediamo che tutto ciò cui siamo abituati alla fine diventerà strano e si rivolterà contro di noi. La stabilità del mondo fisico non è più un dato certo, ma è così che nasce e si sviluppa il potere della fantasia. Il problema dello statuto internazionale dell’arte cinese contemporanea, come altri problemi espressi dall’arte cinese, è collegato alla realtà e alla nostra comprensione di essa, a certe caratteristiche e modi di esprimerle, al diritto di esistenza e alla legittimità dei nostri diritti culturali. La ricerca dell’identità e dei valori culturali è evidente in molte opere di artisti cinesi. Questa ricerca riflette la creazione di valori nuovi, nati dopo le rivoluzioni cinesi e in seno a processi di riforma. Dietro questa ricerca c’è il dubbio degli artisti sulla verità e sulla legittimità dei vecchi e autoritari sistemi di valori. Un mondo confuso persegue la chiarezza, e nella nostra ricerca della conoscenza le forze che schieriamo in questa ricerca e il prezzo che paghiamo per essa ci portano verso un mondo ideale. Che cosa accadrà all’arte in un mondo armonioso senza bisogni o desideri? Riusceremo a farne parte? Uli Sigg è un ex ambasciatore svizzero in Cina. Prima di quest’incarico aveva già lavorato nel paese per anni, ed è stato un personaggio importante e un testimone incorruttibile del processo di apertura e riforma che ha caratterizzato la storia cinese recente. Prima di essere nominato ambasciatore è stato un atleta professionista e giornalista per molti anni. Sigg ha avuto una grande influenza sulla comprensione, comunicazione e cooperazione politica, economica e culturale tra Oriente e Occidente. Le sue esperienze in Cina sono tra le più significative della sua ricca e varia esistenza. Sigg ha trascorso l’ultimo decennio a incrementare la sua collezione di arte cinese contemporanea. Durante questo periodo l’arte contemporanea cinese si è lentamente trasformata da attività di una piccola minoranza a istituzione pub-
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blica globale, e oggi sono rare le mostre di qualità che non includano un volto cinese. L’energia creata dall’arte cinese, le sue strane e idiosincratiche espressioni, l’attenzione e le lodi che essa ha attratto attestano il fatto che l’arte e gli artisti cinesi sono saliti sul palcoscenico culturale mondiale. La collezione Sigg segue la Cina attraverso la sua numerosa serie di riforme – riforme riguardanti il destino di un quinto dell’umanità – e attraversa varie, inedite e imprevedibili possibilità. I più di duemila oggetti della collezione Sigg includono quadri, sculture, installazioni, fotografie, video, progetti, poster, collage e altro ancora. La classificazione di queste opere si estende dalle opere individuali a intere categorie, dalle enormi installazioni a un singolo granello di sabbia. Ciò che la distingue dalla maggior parte delle collezioni d’arte è il fatto che Sigg ha raccolto personalmente ogni pezzo. La collezione rappresenta le opere di centosettanta artisti di province ed esperienze diverse. Sigg è amico, o almeno conosce, ogni artista. È stato negli studi o nelle case della maggior parte di questi artisti, e ha avuto lunghe e profonde conversazioni con loro sull’arte e sulla vita. Ci sono un ordine e un metodo molto severi nella collezione Sigg; un ordine e un metodo meticolosi ma allo stesso tempo di vaste dimensioni, profondi e ispirati, passionali e razionali. Tutti questi elementi hanno reso la raccolta di Sigg insostituibile: una collezione di opere cinesi unica al mondo. 50
Le correnti della storia hanno portato il mondo dell’arte cinese contemporanea in contatto con quest’uomo unico. Che ruolo ha giocato in mezzo ai fiumi in piena delle riforme culturali e politiche? In che modo ha influenzato un intero periodo storico? Mentre il futuro ci riserba la risposta a questi interrogativi, oggi possiamo dire solo che la profondità e il respiro della collezione Sigg ha già influenzato le dimensioni e lo sviluppo dell’arte contemporanea cinese, e ha giocato un ruolo importante per l’arte cinese in tutto il mondo. Scritto nel settembre del 200423
Sulla fotografia Post dell’11 febbraio 2006
Se riflettiamo sulla storia della fotografia, ci rendiamo conto che è stata ampiamente accettata come mezzo di espressione artistica da circa vent’anni. In precedenza era considerata un mezzo puramente tecnico di registrazione della storia. Negli ultimi anni, elementi diversi come trama, colore, chiaroscuro e tecniche combinatorie di narrazione si sono sviluppati parallelamente ai metodi e alle caratteristiche della pittura occidentale. Resta difficile per la fotografia liberarsi dall’essere abitualmente considerata l’arbitro della partita, ma questo malinteso storico nasce da problemi filosofici molto più profondi e antichi. Per esempio: che cos’è la realtà? È possibile registrarla? E qual è la natura del rapporto tra verità e realtà?
Nel bagno dell’appartamento di Ai su Third Street, ad Alphabet City, con Hanging Man (1985), intorno al 1985.
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Queste conclusioni ci portano evidentemente verso un’interpretazione della fotografia come semplice illusione: qualcosa che non riflette veramente la realtà. Il senso materiale di questa illusione diventa a sua volta un livello di realtà irrefutabile. Non conta se le caratteristiche di questo materiale sono dinamiche o statiche, nere, bianche o colorate, grandi o piccole, realizzate tramite prodotti chimici o codice binario – ogni volta che la fotografia si manifesta, possiede tutte le qualità di un materiale indipendente, dimostrando che le fotografie come oggetti sono identiche a ogni altro oggetto esistente in precedenza. Nonostante le fotografie siano nate dall’esigenza di documentare l’oggetto fotografato, la reale documentazione di questa cosiddetta oggettività esercita una grande attrazione e possiede una natura dualistica. È persino più infedele alla realtà, dato che chiama in causa le nostre sensazioni fisiche e i mezzi di espressione fondamentali.
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Nel bagno del Maritime Hotel di New York, 9 marzo 2008.
La fotografia è un medium ingannevole e pericoloso; il medium è metodo, significato, un’onnipresente festa della speranza, un fossato impossibile da varcare. In definitiva, la fotografia è incapace sia di registrare sia di esprimere la realtà; essa rifiuta l’autenticità della realtà presentata, rendendola ancora più lontana e distante da noi. Le popolazioni dell’Asia orientale sono inclini a un altro possibile atteggiamento estetico: esse vedono raramente le attività artistiche come uno strumento di comprensione, e di rado mostrano un interesse verso questo argomento; invece, il processo di comprensione e gli strumenti per esprimere
· Sulla fotografia ·
tale comprensione vengono visti come l’essenza definitiva. Questa essenza è appunto la nostra visione del mondo; e per quanto riguarda la realtà del mondo esterno, è anche più di un’illusione. La realtà dell’universo è limitata e impietosa; la realtà del genere umano è relativamente psicologica, emotiva, indeterminata, difficile da capire, idealistica e autocentrata. Per quanto riguarda la familiarità con se stessi, non è affascinante conoscere le proprie reazioni e i propri moventi psicologici? Scritto il 9 febbraio 2006
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Chi sei tu? Post del 16 febbraio 2006
La gente che lavora nel campo della progettazione parla la lingua del progetto, così come coloro che scrivono romanzi, saggi o poesia hanno sistemi linguistici propri. Anche il semplice dialetto è uno stile. Quando la gente parla di stile, tenta di inquadrare l’uso che si fa di una certa lingua. Ogni cosa ha un suo ordine e una sua logica: le piante ne hanno uno e gli animali ne hanno un altro; tutte le cose, viventi e non viventi, esistono nel loro stato particolare. Gli esseri umani sono i soli animali che, evolvendosi, si adattano di continuo alla situazione, visto che sono gli unici ad affidarsi allo stile per distinguersi. Per 54
esempio, se certi animali cambiano forma o colore, lo fanno in risposta alle pressioni dell’esistenza stessa, ma solo gli esseri umani scelgono di farlo per ragioni emotive e soggettive, per la loro personale conoscenza del mondo, o come mezzo di comunicazione. A prescindere dall’approccio scelto, ci sono due possibilità, la prima delle quali consiste nel trovare il proprio posto nel mondo naturale; anche se la propria relazione con esso è conflittuale, questo è ancora il genere di armonia che dobbiamo cercare. L’armonia può essere piena di conflitti o del sentimento della crisi. La seconda possibilità è presentarsi al mondo, e questo perché solo gli esseri umani sentono il bisogno di distinguersi. In certe situazioni sociali possiamo dire: «Io sono te, tu e io siamo la stessa cosa». In altre circostanze possiamo dire: «Io sono me stesso, sono diverso da te». Tutti abbiamo sperimentato entrambi questi estremi, ed è chiaro che l’autodefinizione di un individuo ha molto a che fare con la politica, l’economia e la cultura della società in cui vive. È la differenza tra una stagione ventosa e una senza vento. Raramente cerco di ottenere un certo stile, ma a volte le circostanze esercitano un’influenza particolarmente forte su di me. Le cose che creiamo – inclusi i loro limiti – rispecchiano le condizioni esistenziali in cui le abbiamo create. Cerco di eliminare questi limiti attraverso varie alterazioni, oppure di renderli più evidenti; ciò è possibile, e anche questa è una forma di espressione. Non ho uno stile chiaro, né vorrei limitarmi a uno di quelli in voga. La vita
· Chi sei tu? ·
è molto più esuberante e significativa di qualsiasi stile che possiamo immaginare. I risultati della produzione culturale, che si tratti di arte, libri o moda, non possono essere paragonati alla natura. E tuttavia quest’ultima non è qualcosa che possiamo assimilare direttamente; molte persone hanno bisogno di un certo grado di preassorbimento – cioè di cultura. Poche persone hanno l’intelligenza o l’abilità di trarre il proprio sostentamento direttamente dalla natura. I bisogni e gli interessi umani sono ristretti e parziali, e se dovessimo preoccuparci solo degli uomini, la nostra visione del mondo sarebbe molto ristretta. Basta aprire un giornale a una pagina qualsiasi per scoprire che tutto viene scritto da un punto di vista umanocentrico, anche se l’articolo sta discutendo dell’ambiente o del rapporto tra l’umanità e le risorse naturali. Dietro la legge umana c’è una forza divina non paragonabile alle forze dell’umanità. L’ordine umano si applica alla terra e alle città, e la maggior parte delle persone viaggia semplicemente in autobus lungo una certa strada per arrivare in questo o quel posto, oppure utilizza i frutti di migliaia di ore di fatica per procurarsi questa o quella macchina. Sono le azioni di questo tipo a porre la gente all’interno del presunto grande meccanismo dell’ordine umano, da cui è improbabile che saremo mai liberati. Dato che la nostra psiche e la nostra anima hanno raramente l’opportunità di fare esperienza – vedere e sperimentare sono la risorsa principale per l’intelletto – queste diventano risorse interne, e sono fornite dal semplice fatto di esistere. La gente di questi tempi si aspetta di ottenere uno status, di essere accettata o di ricavare piacere dal numero di metri quadrati della propria casa o da un insieme di standard prefissati: una vita in cui limitarsi a riempire gli spazi bianchi. Il gioco è molto semplice, e non è qualcosa che tutti siamo preparati ad accettare. Tuttavia, accettarlo implica il crollo di una serie di gerarchie, nonostante i sistemi educativi e similia tendano a non permettere questo genere di cose. È difficile per un individuo valutare obiettivamente il proprio stato mentale, o entrare in contatto con gli altri, o osservare le cose con chiarezza. Sono cose che possono sembrare facili, ma non si fanno così facilmente. L’innocenza e la mancanza di desiderio rendono la gente saggia. Quando vedi le cose chiaramente, senza ostacoli, scopri che le tue risorse sono inesauribili. Questo accade perché il tuo cuore è in armonia con l’ordine dell’universo. Il problema è evidente: se dimentichi la tua etica e la tua filosofia, progettare diventa un’attività priva di fondamento. In realtà, un progetto tocca in continuazione questo genere di questioni: cos’è, quanto ci vorrà, quanto devo dare? Do e prendo in egual misura? In generale, la motivazione che spinge la gente è solo quella di prendere, o di comunicare, ma che tipo di substruttura regola questi scambi? La questione è ambigua, e la comunicazione si trasforma in un grido che non è né di gioia né di dolore. Basta uno sguardo per cogliere quanto è
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profondo il tormento di una persona. Le persone allegre sono facilmente riconoscibili, ma ciò che così spesso ci lascia perplessi è il controbilanciamento dopo il pianto. È in contraddizione sia con il sistema che con la logica. Quando la gente rinuncia alle proprie intenzioni mostra estrema saggezza, perché quando non si esprime se stessi si appare incredibilmente grandi, si diventa parte della natura. Quando si agisce per sé si costruisce invece una semplice autorappresentazione, e rispetto alla natura si è infinitamente piccoli. Questa logica è molto semplice. In ogni caso, quando dimentichiamo o abbandoniamo noi stessi, possiamo diventare incommensurabilmente grandi. Un progetto può assumere varie forme; poche di esse però sono buone. La vera qualità, che si esprime sotto forma di cose che riescono a coinvolgere gli esseri umani a livello spirituale, è molto rara. Il semplice pensiero che qualcosa sia una buona idea può influenzare il nostro comportamento, ma non la nostra mente. Può, per esempio, offrire maggiore velocità, o essere più conveniente, ma cosa fare di questi vantaggi? E perché maggiore velocità o convenienza sono così necessari? Sono questioni importanti, ma raramente i designer pongono domande a questo livello. Pensano: «Devo decorare questo muro», o «questo sgabello dovrebbe essere rotondo» – ma cosa stanno decorando? Le nostre considerazioni tendono a fermarsi a un certo livello, ovvero a un livello che ci forni56
sce un senso di sicurezza. Quanti accetterebbero di trovarsi volontariamente in una condizione di insicurezza? Nessuna tazza è paragonabile al bere dalle mani, ed è passato molto tempo da quando abbiamo bevuto acqua senza dover svitare un tappo. Ma non è stata la conoscenza ad aver generato tali circostanze? Tra la nostra ricerca di guadagno e le possibilità di produzione, ci stiamo destinando all’estinzione. Uno stile di vita semplice è un modo per permettere all’umanità di trovare la strada per il paradiso, quindi perché andare così veloci? Guadagneremo di più a questa velocità? Trovo entrambe le idee molto attraenti, e ne sono costantemente tentato. Scritto nel dicembre 200524
· Chi sei tu? · Alcuni scatti dell’opera Grapes (2008) eseguiti dallo stesso Ai nel suo studio, 26 dicembre 2007.
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