«Niente può ostacolare il processo storico con il quale una società richiede libertà e democrazia.»
«Un libro dal valore inestimabile, come prospettiva critica e come cronaca, e nello stesso tempo un contributo straordinario sul… paesaggio politico della Cina contemporanea.» David Roberts, Building Design «Ai Weiwei non è solo Cina. Formatosi a New York, nelle sue parole e nelle sue opere ritroviamo condensate in un curioso mix il common sense di Thomas Paine, le storie dei nativi americani e la furbizia mediatica di Andy Warhol. Cosa ne sarà di questo artista transnazionale nella congestionata epoca della cultura globale è tutto da vedere, certo è che non potrà essere ignorato.» Jock Reynolds, Yale University Art Gallery
Nella stessa collana: 1. Annie Cohen-Solal Americani per sempre. I pittori di un mondo nuovo: Parigi 1867 – New York 1948 2. Clement Greenberg L’avventura del modernismo. Antologica critica
Il blog
«I blog non riproducono la realtà, la producono. Ai Weiwei è senz’altro una delle guide migliori in questo territorio sconosciuto e grazie ai suoi post, raccolti giorno per giorno, il lettore vedrà il mondo sotto una luce nuova, assolutamente inedita.» Hans-Ulrich Obrist
Ai Weiwei
Nato nel 1957, Ai Weiwei è artista, architetto, attivista per i diritti umani, acuto critico sociale e uno dei personaggi più famosi e controversi della Cina contemporanea. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, dall’Australia agli Stati Uniti, dalla Biennale di Venezia a Documenta di Kassel, dalla Tate Modern alla Triennale di Guangzhou. La sua vigorosa opposizione al regime cinese gli è costata intimidazioni e la prigione nella primavera 2011. L’artista è tuttora in libertà vigilata.
Iniziato nel 2006 e chiuso d’autorità tre anni dopo, il blog dell’artista e architetto Ai Weiwei si è imposto all’attenzione internazionale come una delle testimonianze culturali e politiche più coraggiose della Cina contemporanea. Critico implacabile del potere, nel solco della tradizione degli “intellettuali pubblici” del Novecento, Ai ha ripreso nei suoi scritti le rivendicazioni di pluralismo soffocate nel sangue a piazza Tienanmen nel 1989, usando internet per denunciare le conseguenze materiali e morali ‒ occultate dalla propaganda di regime ‒ del modello di sviluppo cinese: la mancanza di diritti politici, il feroce sfruttamento del lavoro, la distruzione dell’ambiente e della memoria storica, la repressione violenta delle minoranze, l’arroganza impunita dei ricchi e dei potenti, il rigido controllo dell’opinione pubblica. Sfidando la censura, Ai Weiwei ha creato un’inedita forma di resistenza civile e culturale: nei suoi post si alternano critica e denuncia, si discutono le ultime novità artistiche, si additano impietosamente le ipocrisie ufficiali, si mettono a nudo con umorismo e forza polemica le menzogne, il cinismo, la rassegnazione indotti da un potere che tra paternalismo e mano dura mantiene i propri cittadini in un’eterna infanzia nella quale i riti consumistici hanno sostituito la mobilitazione permanente dell’epoca di Mao. Il blog di Ai Weiwei ora tradotto in italiano rappresenta anche una prova della forza di resistenza dell’arte, una scommessa sulla sua capacità rigeneratrice. Rinnovando l’impulso dell’avanguardia moderna, il diario digitale di Ai diventa un dispositivo di mobilitazione collettiva, una “scultura sociale” che oltrepassa i confini della creatività tradizionale per sollecitare domande urgenti sul ruolo e sulla responsabilità dell’artista, degli spettatori, di tutti noi. Una scultura viva, un agente di trasformazione del mondo grazie al quale la dimensione della moltitudine che caratterizza il nostro campo sociale può acquistare autoconsapevolezza e scoprire la propria forza, ritrovando il valore essenziale della verità e con esso la possibilità di un tempo e di uno spazio diversi, a misura di un’umanità più completa, e più libera.
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