«Questo volume di Scritti intende contribuire alla conoscenza di un pensiero critico che Lewis Baltz, come altri autori della sua generazione accomunati dall’etichetta “topografica”, ha sviluppato pubblicamente per oltre quarant’anni, in tandem con una pratica visiva basata sulle virtù dell’esattezza, del silenzio e dell’ermetismo.» Dalla postfazione di Antonello Frongia
Lewis Baltz
Lewis Baltz (1945) è tra i maggiori esponenti della fotografia di derivazione concettuale diffusasi alla fine degli anni sessanta negli Stati Uniti e resa celebre nel 1975 dalla mostra “New Topographics: Photographs of a Man-Altered Landscape”. Autore di opere che hanno cambiato il modo di pensare questo medium, come The Tract Houses (1969-1971), The New Industrial Parks near Irvine, California (1974), Park City (1978-1980), San Quentin Point (1981-1983) e Candlestick Point (1987-1989), negli anni ottanta Baltz si è trasferito in Europa dedicandosi esclusivamente a progetti site-specific, su commissione e in collaborazione con altri artisti. Dal 2003 al 2013 è stato docente di arti visive presso la Facoltà di Design e arti dell’Università iuav di Venezia. Vive e lavora a Parigi.
Scritti
Nella stessa collana: 1. Annie Cohen-Solal Americani per sempre. I pittori di un mondo nuovo: Parigi 1867 – New York 1948 2. Clement Greenberg L’avventura del modernismo. Antologia critica 3. Ai Weiwei Il blog. Scritti, interviste, invettive 2006-2009 4. Brian O’Doherty Inside the White Cube. L’ideologia dello spazio espositivo 5. Marco Meneguzzo Breve storia della globalizzazione in arte (e delle sue conseguenze) 6. Frederic Spotts Hitler e il potere dell’estetica 7. Pierre Schneider Louvre, mon amour. Undici grandi artisti in visita al museo più famoso del mondo 8. Miriam Bratu Hansen Cinema & Experience. Le teorie di Kracauer, Benjamin e Adorno 9. Aldo Grasso – Vincenzo Trione Arte in tv. Forme di divulgazione
ISBN 978-88-6010-117-4
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landscape problems / the most american photographer / the new west / notes on park city / american photography in the 1970s: too old to rock, too young to die / notes on waffenruhe / deaths in newport / city limits (or has this been used before?) / learning from Lewis Baltz luxembourg / a better tomorrow / the painter of modern life / fishes and submarines / untitled: félix gonzález-torres / auf diese dinge gibt es keine antwort / what does possession mean to you? / maybe it’s about kim novak / michelina / tosca / notes on thomas ruff / velocity piece #2 (impact run), barry le va / migropolis / meetings with remarkable men: john mclaughlin / notes on sandro laita / war, peace, etc. / the city and its double / obscene
Scritti
Lucido protagonista della “nuova topografia” americana degli anni settanta, artista costantemente impegnato a decostruire la politica dei luoghi e delle rappresentazioni, sin dai suoi esordi Lewis Baltz ha accompagnato alla ricerca visiva una meditata attività di scrittura critica e autocritica. Le riflessioni raccolte in questo volume illuminano da prospettive differenti la sua opera ultraquarantennale e il contesto transatlantico nel quale si è sviluppata: interventi che hanno affiancato le opere topografiche del primo periodo, narrazioni incorporate nei lavori testo-immagine della fine degli anni ottanta, ma anche una corposa serie di saggi dedicati ad alcuni tra i più importanti fotografi e artisti del Novecento. In questi ultimi l’ascolto dell’enigmatica materialità delle opere si fonde con un ragionare secco e disincantato sulla loro adeguatezza culturale e, infine, politica. Rientrano in tale filone gli scritti dedicati a Walker Evans, Edward Weston, Robert Adams, Michael Schmidt, Allan Sekula, Thomas Ruff e Jeff Wall, che in modi diversi interrogano le possibilità e i limiti delle pratiche fotografiche di stampo modernista; in alcuni passi affiorano inoltre circostanziati apprezzamenti di artisti come Krzysztof Wodiczko, Félix González-Torres, Barry Le Va, Chris Burden, James Turrell, Robert Irwin, John McLaughlin e Alessandro Laita, con i quali Baltz ha condiviso aspetti cruciali della ricerca e, in diversi casi, della propria biografia. ll volume, tuttavia, contiene anche considerazioni su temi di portata più generale, per esempio sul paesaggio o sulle città «nell’epoca del nulla di speciale». Se il gelido silenzio dell’immaginario post-apocalittico di Baltz ha contribuito a depurare la fotografia degli ultimi trent’anni dalle opposte retoriche della denuncia e della rivelazione, la voce rauca e talvolta caustica di questi scritti continua a risuonare e a contaminare le presunte certezze su cui amano poggiare le istituzioni dell’arte e della fotografia.