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Intro

Quando si parla di bullismo la nostra mente si rivolge a immagini giovanili, legate alla nostra infanzia o alla nostra adolescenza. A tutti, almeno una volta, è capitato di essere stato preso di mira dal “bullo” della classe, sia che si faccia riferimento alla scuola primaria che a ordini di grado superiori. Da sempre esiste questa figura, quella del “bullo”, dall’inizio della storia umana, eppure negli ultimi anni abbiamo assistito a un evoluzione (o meglio dire involuzione) di questo fenomeno a causa della sempre più prepotente presenza della tecnologia nella nostra vita. I social, per quanto abbiano ridotto le distanze tra gli esseri umani permettendo loro di entrare in contatto con persone che fanno parte di culture completamente diverse, hanno anche reso maggiormente sole le persone, le quali sono sempre più alienate all’interno di un mondo virtuale che poco ha a che fare con la realtà. È proprio nei più sommersi meandri di questi questi nuovi ambienti sociali che la figura del bullo ha trovato un terreno fertile in cui agire, il quale, celato da uno schermo e una tastiera, è in grado di mietere le sue vittime senza troppe ripercussioni sulla sua figura sociale. Al contrario, la vittima, si ritrova completamene sommersa dalla pubblica

umiliazione a cui, molte volte, viene associata anche una terribile indifferenza da parte del pubblico, che silenzioso, rimane a guardare. È proprio a quest’ultima figura che codesta riflessione è rivolta, al fine di poter dare un po’ di sollievo a tutte quelle persone che si ritrovano schiacciate dall’agghiacciante vergogna di essere prese in giro. Da questo pensiero nasce il seguente progetto con il modesto intento di fornire una possibile soluzione a questo fenomeno attraverso uno sguardo ancora molto vicino a quel mondo adolescenziale che da poco ho lentamente abbandonato.

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