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2.2 Storie di cyberbullismo
from Cyberbullismo
by Jon Bove
2.2 STORIE DI CYBERBULLISMO
«L’adolescenza pian piano era diventata una prigione, la sua libertà era svanita, la sua unica pecca era stata quella di essere fragile»15 .
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In ultima analisi credo sia di fondamentale importanza riportare alcuni casi di cyberbullismo in quanto, spesso, l’analisi teorica, non è in grado di dare giustizia e riconoscimento a tali fenomeni, la cui comprensione, non può che avvenire mediante il racconto di storie di vita reali. In riferimento a ciò, e rispetto alle diverse ricerche che ho dovuto compiere per lo svolgimento di tale scritto, sono due i casi che più hanno catturato la mia attenzione: Il caso di Amanda Todd e Il caso di Padova. Tutte e due i casi presentano i medesimi schemi: una adolescente fragile e insicura vittima delle violenze dei propri pari, la cui solitudine e sofferenza non trova sfogo se non in un disperato atto di suicidio. Uno dei casi più significativi è sicuramente quello di Amanda Todd, la cui vicenda ha richiamato l’attenzione di molte istituzioni pubbliche, inducendoli a riconoscere le reali conseguenze del
15 https://it.wikibooks.org/wiki/Cyberbullismo/Casi_significativi_di_cyberbullismo
cyberbullismo. Amanda Todd è un’adolescente di 15 anni, che è stata trovata senza vita nella sua casa vicino a Vancouver il 10 ottobre 2012. Prima di togliersi la vita Amanda caricò su YouTube un video di se stessa, intitolato “My Story: Struggling, bullying, suicide and self harm (La mia storia: lotta, bullismo, suicidio e autolesionismo) in cui raccontava la sua terribile esperienza di vittima del bullismo e del cyberbullismo. Amanda Michelle Todd, nata a Port Coquitlam nel 1996, al momento della sua morte, frequentava la decima classe (corrispondente alla seconda superiore) presso la scuola secondaria CABE di Coquitlam, un istituto con una programmazione scolastica alternativa e individuale, rivolta a studenti che presentavano difficoltà nel processo di apprendimento e che dunque avevano criticità nel frequentare scuola tradizionali. Come molti altri avvenimenti tragici che sono stati riportati dai media negli ultimi anni, la terribile storia di Amanda Todd ha inizio con una video chat, in cui, l’ingenua ragazza, durante una conversazione con un estraneo, fotografò il proprio seno nudo. È questo l’avvenimento che segna l’inizio del declino caratterizzato da un continuo susseguirsi di prese in giro, di violenze verbali e psicologiche che portano la povera ragazza alla morte. La foto divenne oggetto di ricatto: l’estraneo minacciò Amanda di rendere pubblica l’intima immagine, a meno che lei non si fosse mostrata di nuovo. Ma nonostante
l’accondiscendenza della ragazza il peggio accadde: all’alba del Natale successivo, la polizia bussò alla sua porta di casa, informando la famiglia che la foto colpevole stava circolando online. Tale evento portò l’adolescente a far uso di alcool e droghe, causando in lei gravi stati depressivi, attacchi di panico e ansia. In seguito all’evento la famiglia si trasferì, ma questo tentativo fu vano: un anno dopo il ricattatore si fece di nuovo vivo, creando un falso profilo Facebook di Amanda in cui la ragazza veniva ancora rappresentata con la sua foto in topless. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Amanda e della sua famiglia di fuggire dall’umiliante evento, tutto riaccadde: la vicenda venne a galla, e di nuovo la ragazza acquisì quella terribile etichetta di “poco di buono” che piano piano le si era cucita addosso, facendo divenire sempre più lontana quella speranza di poter ricominciare una vita normale. Ma questo evento rappresenta solo l’inizio: dopo aver cambiato nuovamente scuola, Amanda riallacciò i rapporti con una vecchia conoscenza, un ragazzo che le propose di avere rapporti sessuali mentre la fidanzata si trovava fuori città. La settimana successiva, lui, la sua ragazza e un gruppo di coetanei l’aggredirono all’uscita dalla scuola. Amanda, nella disperazione, ingerì candeggina tentando il suicidio, ma grazie all’intervento tempestivo dei soccorsi, si salvò. Tornata a casa Amanda lesse su Facebook tutti i commenti lesivi e offensivi
sul suo tentato di suicidio. La famiglia si trasferì di nuovo, ma senza risultati. Nel mentre, lo stato mentale della ragazza si aggravò, «trascinandola nella spirale di autolesionismo» . 16 Ovviamente tutte queste vicende ebbero inoltre una forte ripercussione sul suo rendimento scolastico che peggiorò drasticamente, e che divenne motivo di scherno da parte degli altri studenti. Nonostante lo sforzo della famiglia, dello psicologo, e l’uso dei medicinali anti-depressivi Amanda decise di togliersi definitivamente la vita. Purtroppo, come spesso accade, solo dopo la morte della ragazza e la sua terribile testimonianza, Amanda acquisì l’attenzione che meritava; a ciò mi viene spontaneo porre tale quesito: è necessaria la morte affinché i casi di bullismo e cyberbullismo vengano presi con serietà? Purtroppo la risposta alla domanda sembra essere affermativa, data l’incapacità delle istituzioni scolastiche ed educative di risponde a questa emergenza sociale, che, negli ultimi anni, sta sempre di più coinvolgendo un maggior numero di adolescenti. La seconda vicenda a cui voglio porre attenzione è il Caso di Padova, la cui protagonista, una ragazzina 14enne, si è buttata da un palazzo di trenta metri lasciando solamente una lettera di scuse ai suoi genitori per quel tragico gesto. «L’adolescenza
16 https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_Amanda_Todd
pian piano era diventata una prigione, la sua libertà era svanita, la sua unica pecca era stata quella di essere fragile» , 17 in questo caso l’origine del dolore della giovane, è da individuare in un dimensione intrinseca dell’adolescenza: la ragazza soffriva, voleva morire, come spesso aveva dichiarato apertamente su Ask.fm. Ma fu proprio questo social, che prima la giovane considerava come rifugio, a ingannarla. Qui, un utente anonimo, la provocò: le chiedeva di mostrare i suoi tagli, la offendeva e metteva in evidenzia la sua insignificanza: «”Cosa stai aspettando?» «Di morire», rispondeva lei. […] «Secondo me tu stai bene da sola!!!!!!!!!!! fai schifo come persona!!!», «spero che uno di questi giorni taglierai la vena importantissima che ce sul braccio e morirai!!!!"»18. Tali provocazioni portano la ragazza ad esprimere la propria solitudine e sofferenza agli amici, i quali, preoccupati, tentarono invano di proteggerla. Ma le evidenti richieste di aiuto non intimorirono l’utente anonimo che continuò ad arrecare dolore alla vittima, fino a spingerla a compiere il tragico gesto del suicidio. Attraverso questa vicenda viene ancora una volta viene confermata l’amara contraddizione sociale che caratterizza la
17 https://it.wikibooks.org/wiki/Cyberbullismo/Casi_significativi_di_cyberbullismo
18
https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2014/02/11/news/cittadella-la-ragazzadi-14-anni-spinta-a-uccidersi-dagli-insulti-su-ask-fm-1.8646502
vita dei giovani della Generazione Z: la solitudine in un mondo digitale sempre connesso.