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Cyberbullismo 2. Il Bullismo del XXI Secolo

CAPITOLO 2

CYBERBULLISMO

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2. IL BULLISMO DEL XXI SECOLO

All’interno di un ambiente sociale liquido6, mutevole, interconnesso, attraversato da uno spaesamento continuo, è doveroso, per chi si occupa di educazione, tener conto dell’evoluzione che il fenomeno del bullismo ha assunto nei ultimi anni, il quale ha acquisito caratteri sempre più complessi, in linea con lo sviluppo tecnologico della società, facendo divenire quel fenomeno, già prima di difficile identificazione, ancora più problematico. Il cyberbullismo infatti si ricollega direttamente al concetto di bullismo, tuttavia, la forma più regredita di quest’ultimo presenta caratteristiche e modalità di attuazione ben diverse, in quanto si serve di strumenti telematici che lo rende ancora di più di difficile individuazione. Dal punto di vista etimologico il termine cyberbullismo, coniato dal docente canadese Bill Belsey nel 2002, è composto da due parole: cyber, che rimanda al concetto di cyberspazio, e bullismo, ovvero

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Concezione sociologica che considera l'esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile.

comportamento asociale di tipo violento e prepotente. Dunque, il cyber-bullismo comprende tutte quelle forme di prevaricazione, volontarie, aggressive e ripetitive, che vengono attuate da un singolo o da un gruppo di persone, mediante strumenti informatici, per produrre un danno sociale alla vittima. «Il termine cyberbullismo comprende due sotto-insiemi ben distinti tra loro: cyberbulling ovvero tutte quelle forme di cyberbullismo che avvengono tra minorenni, e cyberharassment che letteralmente tradotto significa “cybermolestia” che avviene solitamente tra adulti, o nel peggiore dei casi tra un adulto e un minorenne» . E se il 7 cyberbullismo si differenzia dal bullismo in relazione alle modalità di attuazione, esso rimane invariato rispetto ai protagonisti del fenomeno: il bullo, o il gruppo di bulli, la vittima e gli spettatori silenziosi. Tra i tratti distintivi di quello che possiamo definire bullismo del web troviamo uno degli elementi caratteristici del bullo “vecchio stampo”, ovvero l’abuso di potere generato sulla vittima. Diversamente da quello che ci si aspetta in termini di caratteristiche, il cyberbullo esercita il suo potere attraverso una conoscenza dei mezzi ICT (Information and Communication Technology) maggiore rispetto alla vittima, che indirettamente diventa succube della padronanza informatica del violento. Tra i tanti

7 http://www.stopcyberbullying.org/what_is_cyberbullying_exactly.html

mezzi a disposizione del bullo 2.0 troviamo un altro elemento fondamentale che agevola l’azione violenta, ovvero l’anonimato. Il World Wide Web , 8 per sua natura, è un luogo in cui la libertà dell’individuo è prediletta, infatti, la rete nasce come mezzo di comunicazione emancipato e privo di catene, e come tale da’ spazio alla possibilità di chiunque con qualunque intenzione di agire secondo la propria volontà restando completamente nell’anonimato, o celandosi dietro a una falsa identità. Ed è proprio questa caratteristica che il bullo sfrutta a suo favore mediante cui si può giungere al meccanismo di diffusione della responsabilità , proprio dei 9 fenomeni di massa. Se da un lato l’anonimato favorisce l’azione del bullo, dall’altro lo stesso non accade nei confronti della vittima, la cui identità viene esposta senza riserve al pubblico indifferente, il quale spesso, avvalendosi della mancanza di possibili ripercussioni delle proprie azioni, tende ad assecondare e sostenere il bullo, divenendo parte di un gioco violento a cui la vittima non è in grado reagire. Ed è proprio questo l’aspetto più macabro e inquietante del cyberbullismo, il terribile gioco violento a cui gli spettatori

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WWW, acronimo di World Wide Web, è un servizio internet che permette l'accesso a contenuti ipertestuali.

La diffusione di responsabilità è un fenomeno sociopsicologico, considerato come una forma

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di attribuzione, dove una persona ha minori probabilità di assumersi responsabilità per un'azione quando altri sono presenti. L'individuo assume o che gli altri siano responsabili di agire o che abbiano già preso tale responsabilità.

partecipano come se i gli attori del web non aspettassero altro che un’altra vittima da insultare e denigrare per soddisfare il loro divertimento, delegando la loro responsabilità all’originale promotore dell’azione o parola violenta. Si può dunque osservare, come vi sia una evoluzione del pubblico nell’atto prepotente: se prima coloro che partecipavano alla derisione della vittima erano soggetti contraddistinti da una sorta di falsa sicurezza di sè, coloro che svolgono i ruoli di spettatori del web sono spesso persone il cui carattere è ben diverso nella realtà, i cosiddetti leoni da tastiera, in grado di sfogare la propria frustrazione nascosti dietro uno schermo, ma passivi e introversi nella vita vera. Un altro aspetto da tenere a conto è la ripetitività dell’azione violenta in quanto essa, come nel bullismo, affinché possa essere considerata un fenomeno di cyberbullismo, deve presentare un carattere di continuità. Tuttavia, in relazione a ciò, è necessario porre un’osservazione: se nella vita reale l’insulto o la percossa aveva un inizio e una fine nell’arco temporale, non è lo stesso nel cyberbullismo in cui il carattere transitorio va a perdersi. Di fatti l’azione o parola violenta può essere registrata, conservata e riproposta dal bullo affinché la vittima non possa mai svincolarsi da quel sentimento di vergogna. Questo aspetto va inevitabilmente ad aumentare il sentimento di potenza e dominio che il bullo ha nei confronti

della vittima, in quanto, detenendo video, foto dell’altro, si trova in una posizione tale da poterlo ricattare a suo piacimento. «Intimidazione, commenti molesti, discriminazione (per sesso o razza), denigrazione, inganno, esclusione e stalking informatico possono indurre l’internauta-bersaglio al disinvestimento sul proprio progetto di vita, alla depressione e al suicidio. Esistono virtualmente tanti tipi di users quanti sono i ruoli disponibili in un gruppo di pari allargato: troll, hater, anticonformisti, vedette, disturbatori, provocatori, etici, lamentosi, promoter, timidi, sbruffoni, ecc. Gli utenti talvolta aggiungono gli istigatori su Facebook per tenerli d’occhio. Rimanere collegati al web coi fomentatori sembra essere, per alcuni, una necessità. Il virtuale, infatti, ‘buca il monitor’ ed entra nel reale giacché le conseguenze del virtuale sono reali».

A seguito una tabella che spiega le affinità e gli elementi in comune tra bullismo e cyberbullismo.

Fonte: PISANO L., SATURNO M.E. (2008), Le prepotenze che non terminano mai, in «Psicologia Contemporanea», 210, 40-45.

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