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1.3 Tipologie e circostanze: il bullo e la vittima

1.3 TIPOLOGIE E CIRCOSTANZE: IL BULLO E LA VITTIMA

In questo fenomeno sono identificati due principali tipologie di atteggiamenti sulla base di modalità di sopraffazione dell’altro di tipo indiretto o diretto. Quest’ultimo, presenta caratteri che lo rendono maggiormente riconoscibile rispetto a quello indiretto in quando esso rappresenta forme di aggressività e sopruso che si palesano mediante evidenti minacce, umiliazioni, aggressioni fisiche, furto di oggetti personali, molestie sessuali, vessazioni verbali nei confronti della vittima. Tale comportamento può essere indirizzato con il fine di deridere l’altro in relazione alla sua estetica, razza, religione, orientamento sessuale o politico. Al contrario, il metodo indiretto, comprende strategie più esecrabili e sottili, come calunnie, umiliazioni verbali e pettegolezzi, finalizzate al completo isolamento della vittima dal contesto sociale. Quest’ultima forma di bullismo è di difficile identificazione in quanto il bullo non tende a provocare danni evidenti alla vittima, ma agisce in modo subdolo sul contesto relazionale di quest’ultima, emarginandola e minimizzando la sua figura. In relazione a ciò è interessante evidenziare come, generalmente, il metodo diretto sia caratterizzante principalmente del sesso maschile, mentre quello indiretto tende a manifestarsi

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maggiormente nelle ragazze: sono sempre più frequenti, infatti, i casi in cui le adolescenti sono state al centro di violenze e atteggiamenti aggressivi sia nei confronti di altre coetanee, che di leader di gruppi di teppisti. L’atteggiamento del bullo può essere inteso come un comportamento di ordine endogena, ovvero che deriva da dentro alla persona, in quanto esso è caratterizzato da atteggiamenti impulsivi e da un bisogno di dominare l’altro, dimostrando una falsa sicurezza in se stesso. Le circostanze attorno al gesto violento possono essere varie, e l’analisi di tale figura può avvenire attraverso l’individuazione di tre principali categorie del bullo: bullo aggressivo, ansioso e passivo. Il bullo aggressivo è colui che tende ad agire mediante evidenti atteggiamenti di impulsiva e indifferente violenza fisica ed emotiva nei confronti dell’altro, e solitamente assume il ruolo di capo all’interno del gruppo, al cui interno suscita timore e allo stesso tempo ammirazione. Al contrario, il bullo ansioso, è la categoria più problematica in quanto condivide molte delle caratteristiche delle vittime: è psicologicamente instabile, fragile, e aggredisce i ragazzi più forti provocando le azioni violente di altri bulli. Infine vi è la figura del bullo passivo il quale non è particolarmente aggressivo in quanto agisce in gruppo e assiste in maniera appunto passiva alle violenze messe in atto, senza parteciparvi direttamente. Questa categoria rappresenta la figura dello

spettatore, che pur non agendo in maniera esplicitamente violenta nei confronti della vittima contribuisce indirettamente alla sua umiliazione rimanendo indifferente. Quando si parla di bullismo bisogna individuare, oltre al modus operandi del bullo, altre variabili. I fattori che sembrano influenzare maggiormente il comportamento violento del bullo sono rintracciabili nelle relazioni familiari che spesso presentano caratteri di disfunzionalità. Spesso, infatti, questi ragazzi provengono da contesti familiari in cui non vi è un buon grado di comunicazione e coesione, e dove, da parte delle figure genitoriali, vi è un diffuso atteggiamento di disimpegno educativo. Abitualmente, questi adolescenti sperimentano relazioni familiari di tipo anaffettivo, dove godono di un’eccessiva permissività che tende a consolidare ulteriormente il solo senso di onnipotenza. Anche l’avere come riferimento modelli parentali violenti, in cui si ricorre frequentemente a punizioni fisiche, può sviluppare nei ragazzi l’atteggiamento violento tipico del bullo. Ma il contesto familiare non è l’unico fattore che può incidere nell’accrescimento di comportamenti aggressivi, infatti l’ambiente sociale e culturale svolge un ruolo fondamentale nel corretto sviluppo della persona. La prolungata relazione con gruppi devianti, e l’esposizione a modelli violenti attraverso i videogiochi o i media possono agevolare la messa in atto di

comportamenti aggressivi. Allo stesso modo, anche la figura della vittima tende ad avere caratteriste ben precise che lo portano a divenire la perfetta preda del bullo. La vittima, infatti, presenta in genere, bassa autostima, sintomi depressivi, difficoltà emotive, fobie e paure, e il suo ruolo di carnefice, la rende appunto, vittima di sentimenti spiacevoli quali rabbia, vergogna, colpa e paura. Queste emozioni sono determinate dall’incapacità del soggetto di reagire alla situazione di violenza, in quanto tende ad essere sopraffatto dal senso di colpa e dalla vergogna credendo di essere stato abbandonato da qualsiasi figura di supporto. È in questo ciclone di sentimenti negativi che la vittima può calarsi in un vero e proprio inferno emotivo nel quale non è in grado più di vedere uno spiraglio di luce. Così la vittima rimane chiusa in se stessa, sola e silenziosa, non avendo più il coraggio di trovare le parole per raccontare la propria terribile esperienza e cedendo così la vittoria proprio a quella persona che irrimediabilmente ha corrotto la sua felicità adolescenziale: il bullo.

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