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Il cattivo poeta

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Mare fuori

Mare fuori

di Gianluca Jodice

Origine: Italia, Francia, 2020 Produzione: Matteo Rovere, Andrea Paris, in coproduzione con Nicolas Anthomé per Ascent Film, Bathishere, con Rai Cinema Regia: Gianluca Jodice Soggetto e Sceneggiatura: Gianluca Jodice Interpreti: Sergio Castellitto (Gabriele d’Annunzio), Francesco Patanè (Giovanni Comini), Tommaso Ragno (Giancarlo Maroni), Clotilde Courau (Amélie Mazoyer), Fausto Russo Alesi (Achille Starace), Massimiliano Rossi (Commissario Rizzo), Elena Bucci (Luisa Baccara), Lidiya Liberman (Lina), Janina Rudenska (Emy), Lino Musella (Carletto), Marcello Romolo (Giuseppe Cobolli Gigli), Paolo Graziosi Durata: 106’ Distribuzione: 01 Distribution Uscita: 20 maggio 2021

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1936: Achille Starace, segretario del Partito nazionale fascista, ha appena nominato un suo protetto, il giovanissimo Giovanni Comini, Federale di Brescia, e gli affida una missione molto delicata: entrare al Vittoriale, penetrare nella corte gelosa e ristretta di Gabriele D’Annunzio per sorvegliarne le mosse.

Ormai, infatti, quella brezza guerresca che pervade il partito e la nazione sta diventando un vento forte: Starace, cioè il Partito, cioè Mussolini, non vogliono che gli ultimi avventurosi colpi di testa della retorica dannunziana possano infiammare gli animi e mettere a rischio l’alleanza con i tedeschi e la guerra che tutti sono convinti sia prossima.

Comini fa la spola tra Brescia, dove ha il suo quartier generale, la famiglia, il padre e la madre e il Vittoriale dove trova una situazione particolarmente composita, tragica e grottesca insieme: il poeta è davvero vecchio e stanco, privo di illusioni, paranoico e preda del suo stesso antico fascino e della capacità fantasiosa di utilizzare la lingua italiana in tutte le sue forme; in più è praticamente guardato a vista in una surreale prigionia da una serie di donne, un po’ amanti, un po’ cameriere, consigliere, infermiere, capitanate da Luisa Baccara, l’ultima, autentica musa del poeta, fino dalla orgiastica creatività dell’impresa di Fiume. Il tutto in mezzo a farmaci e cocaina che minano la salute e la padronanza intellettuale di D’Annunzio che ha iniziato in questo modo una discesa senza ritorno.

Succede tra i due protagonisti una strana osmosi: D’annunzio, pur disilluso e disincantato ma sempre eternamente ribelle, intravede nel giovane federale quella coscienza viva che lo porterà presto al dubbio sulla ideologia fascista. Comini resta affascinato dall’eccentricità del poeta, dai suoi ricordi fatti di frenesia di vita mondana e di potente desiderio di innovazione culturale.

D’annunzio attinge forza dal giovane, questo apre gli occhi sulla realtà che lo circonda, vedendo, finalmente, la degenerazione di un regime che consolida il suo credo nella tortura e nell’oppressione.

Comini s’innamora di Lina, ragazza intelligente, con una personalità e una capacità di giudizio ben preciso che le permettono di capire che la falsa gloria millantata dal regime serve a nascondere gli orrori: suo fratello è arrestato dalle brigate, torturato e trasferito verso morte sicura, lei s’impicca, non ha più nulla da capire.

Ormai la storia corre verso l’epilogo, verso il baratro.

Mussolini torna dalla Germania dove ha incontrato Hitler e si ferma a Verona: D’annunzio vi si reca con l’idea di dissuaderlo da questo abbraccio mortale ma è impotente, non apre bocca, fa la figura di un inutile fantoccio. Il ritorno al Vittoriale è mestissimo e presto il poeta muore. Il percorso morale di Comini è ormai compiuto, presto sarà espulso dal partito.

DDimentichiamo il D’annunzio che conosciamo, o pensiamo di conoscere fin dai banchi di scuola, come innovatore della storia della nostra letteratura, come personaggio che ha fatto dell’eccentricità il filtro della sua azione politica, dell’incontro con le donne, i debiti, la cocaina.

Gianluca Jodice, per il suo primo lungometraggio, dopo una lunga esperienza nella sceneggiatura e in tanti corti pluripremiati, ha scelto un taglio particolare, imprevisto: l’incontro tra due persone in antitesi, cioè il vecchio sostenitore del fascismo trasformatosi in violento denigratore delle “camicie sordide” e un giovanissimo sognatore dell’ideologia nera.

Quello, però, che è singolare in questo film è il taglio di narrazione fatto dal regista: i due protagonisti, pur essendo, naturalmente, al centro della scena, in qualche modo spariscono. Il racconto, infatti, mette in risalto il quadro in cui sono inseriti i due personaggi,

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