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Mare fuori

Arnau viene liberato e sua madre non gli rivela la verità. Mentre lui riabbraccia Mara Joan si dà fuoco e abbraccia Elionor portandola con sé alla morte. Sahat riparte lasciando del denaro alla madre di Arnau ed Aledis perché vivano dignitosamente. Arnau ora può sposare Mar. Sahat va a Pisa dispiaciuto di non aver salvato Joan e dice ad Arnau di non aver incontrato sua madre. Gli ricorda che lui è un uomo onesto e coraggioso. Gli lascia un anello per il matrimonio. Il 15 agosto 1354 la cattedrale viene inaugurata alla presenza di Arnau, di Mar e del loro figlio.

VVincitore del “Global Spotlight Award” per l’innovazione a Cannes nonché del premio Iris 2018 per la migliore produzione questo è l’adattamento per la televisione del romanzo omonimo di Ildefonso Falcones edito nel 2006 con una tiratura di più di sei milioni di copie e una distribuzione in più di 40 Paesi. Con 2,7 milioni di spettatori a puntata in Spagna (17,5%) e con la più alta audience in replica per la televisione spagnola (515.000 spettatori per episodio) si presenta come un prodotto significativo per il pubblico iberico ma anche con caratteristiche che lo hanno reso interessante all’estero. Non essendo privo di quegli elementi che rendono popolare una fiction televisiva (intrighi, passione, vendetta) ha, a differenza di tanti altri, dei pregi che vanno evidenziati. Innanzitutto (anche se il titolo è in castigliano) riesce con efficacia a far comprendere anche a chi non abbia seguito le vicende dell’indipendentismo catalano quali siano le profonde radici identitarie di questo popolo. Lo fa attraverso quanto di più tradizionalista sembrerebbe poterci essere (la costruzione di una cattedrale) ricordandoci che la sua edificazione avvenne per volontà del popolo e non dei potenti dell’epoca. Attraverso la figura del protagonista e di chi lo affianca veniamo chiamati a leggere un’epoca con i suoi conflitti sociali e con una stratificazione di classi mal sopportata da chi stava in basso. Ma c’è di più perché mentre si attesta la profonda fede cattolica della popolazione si denunciano sia il ruolo dell’Inquisizione che la persecuzione degli ebrei. Tutto ciò grazie alla scelta di una varietà di location (quasi l’80% all’aperto) che hanno coinvolto non solo la Catalogna ma molte regioni della Spagna. Ciò che però più colpisce (e anche in qualche misura stupisce) è la decisione di girare la maggior parte delle scene con tonalità che vanno dal grigio al bluastro costruendo così un clima di oppressione che però non respinge lo spettatore ma contribuisce a fargli comprendere meglio la vicenda. Niente colori sfavillanti o armature lucide neanche quando sono i nobili a dominare la scena. Su tutto prevale un’estetica che si fa elemento fondamentale della narrazione. Cosa che non sempre accade ad esempio nelle fiction di nostra produzione.

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Giancarlo zappoli

EPISODIO 1 - VITE SPEZZATE

«Questa è una risposta che non sta scritta da nessuna parte»: così il comandante Massimo risponde alla nuova direttrice dell’IPM, carcere minorile di Napoli, Paola Vinci, che gli domanda come mai tanti giovani scelgano di prendere esempio dai criminali e non dai poliziotti come lui. Ma questa forse è la risposta anche ad altri interrogativi che si faranno strada già nell’arco della prima puntata, nel progressivo snodarsi della vicenda. Quanto può essere sottile la distanza fra colpevolezza e innocenza, responsabilità e fatalità, crimine e legittima difesa? Mare fuori ci pone con spietata naturalezza davanti a queste riflessioni, raccontandoci a ritroso la storia dei suoi protagonisti, appartenenti a realtà fra loro molto distanti, ma accomunati da un destino parimenti difficile.

di Carmine Elia

Origine: Italia 2020 Produzione: Raifiction, Picomedia Regia: Carmine Elia Soggetto: Cristiana Farina Sceneggiatura: Cristiana Farina, Maurizio Careddu Interpreti: Carolina Crescentini (Paola Vinci), Carmine Recano (Massimo Valenti), Valentina Romani (Naditza), Nicolas Maupas (Filippo Ferrari), Massimiliano Calazzo (Carmine Di Salvo), Giacomo Giorgio (Ciro Ricci), Artem Tkachuk (Pino ‘o pazzo), Domenico Cuomo (Gianni Cardiotrap), Durata: 12 episodi da 50’/55’ Messa in onda: dal 23 settembre 2020 su Rai 2

Le scene d’apertura mostrano la conclusione di una gita in barca a vela, in una bella giornata di sole, per una decina di ragazzi e i loro due accompagnatori. I giovani vengono quindi ricondotti all’interno dell’istituto di pena, a picco sul mare, dal quale provengono. La quiete delle prime immagini è ben presto bruscamente interrotta dalla rissa che si accende durante una partita di calcio, nel corso della quale un ragazzo che aveva quasi finito di scontare la sua pena accoltella un altro detenuto.

Milano, “un giorno prima dell’arresto”: Filippo Ferrari, un diciassettenne di ottima famiglia e di belle speranze, suona il pianoforte davanti a una platea di un certo riguardo e al termine della sua esecuzione si prospetta per lui la speranza di una promettente carriera con un maestro di fama.

Napoli, “un giorno prima dell’arresto”: Carmine Di Salvo porta un cognome scomodo ed è la pecora nera della famiglia, l’unico a voler svolgere un lavoro onesto, il lavoro di parrucchiere (da cui il soprannome di ‘o Piecoro). Il fratello maggiore, spacciatore, lo deride per i suoi scarsi guadagni e sua mamma e sua nonna parteggiano decisamente per quest’ultimo. Carmine non si lascia intimidire dalla prepotenza del fratello e si reca al lavoro in un salone da parrucchiere; quando sta per percorrere una strada un vecchio lo sconsiglia, ricordandogli che quella “non è zona loro” e rischia di esser preso a botte. Pochi attimi dopo infatti due “ragazzi dell’arco” (così soprannominati dal quartiere dove erano soliti stare) sopraggiungono in moto e lo picchiano. Quando fa ritorno a casa il fratello capisce immediatamente l’accaduto e lo porta con sé in scooter in cerca di vendetta. Raggiungono i ragazzi dell’arco seduti ai tavolini di un bar e scatta l’inseguimento in motorino. Approfittando del vantaggio dato dalla caduta di uno dei ragazzi a causa dell’acqua presente sull’asfalto, il fratello di Carmine lo esorta a sparargli ma lui si rifiuta e corre via. Quando Carmine, poco dopo, si presenta sul posto di lavoro, il proprietario del salone, don Leo, lo licenzia senza ammettere repliche; il ragazzo se ne va e Nina, una lavorante che capiamo essere la sua ragazza, lo raggiunge in scooter. Vanno al mare e sulla spiaggia, respirando quella libertà che la famiglia gli nega, il ragazzo disegna con la sua immaginazione il salone da parrucchiere che un giorno vorrebbe aprire senza più essere alle dipendenze di nessuno; Nina lo ascolta rapita e in lei Carmine trova quell’affetto e quella comprensione che a casa sua sembrano non esistere. Ma ben presto arrivano tre ragazzi dell’arco con evidenti intenti di vendetta: li minacciano e se la prendono con la ragazza tentando di violentarla. A quel punto Carmine agisce d’istinto, prende un coltello e senza nemmeno rendersene conto uccide uno dei tre, Nazario Valletta. Da questo istante la sua vita non sarà più quella di prima.

Nel frattempo a Napoli è arrivato anche Filippo che ha lasciato Milano in compagnia di tre amici. Nei corridoi della metropolitana l’attenzione del ragazzo viene catturata da una giovane intenta a suonare il piano; lui cade facilmente nella sua trappola, sedendosi di fianco a lei per suonare mentre la ragazza, una zingara, in combutta con un suo amico, gli sfila con maestria il portafoglio e si lancia in una corsa sfrenata. Filippo allora la insegue e la raggiunge e vedendo avvicinarsi un controllore la giovane, di nome Naditza, gli restituisce il maltolto e lo bacia appassionatamente per poi tagliare la corda, questa volta portandosi via il suo orologio da polso. A sera Filippo e gli amici vanno in un locale-discoteca vicino al mare e due ragazze del posto si fanno pagare da loro i biglietti d’ingresso; un amico di Filippo è in vena di divertimento sfrenato e propone agli altri di prendere della droga ma lui rifiuta. Non molto dopo però una delle due scaltre ragazze si butta addosso a Filippo e gli fa provare la droga che ha preso lei, mentre lui si ritrova un po’ disorientato e si lascia trascinare nel ballo e nell’atmosfera del locale. Qualche tempo dopo i quattro amici escono e salgono in cima a una struttura molto alta, di forma circolare, a cielo aperto. Guardano la riva opposta che risalta con le sue luci nell’oscurità circostante. A un tratto Greg, l’amico che aveva esortato gli altri a provare lo sballo della droga, propone a Filippo un’acrobazia da riprendere con il telefonino per postare il video da qualche parte e fare colpo. Filippo rifiuta ma Greg non desiste, anzi lo provoca accusandolo di vigliaccheria finché il ragazzo accetta. L’acrobazia consiste nello sdraiarsi supini e abbandonarsi completamente nel vuoto con la parte superiore del corpo, facendosi tenere solo per le caviglie dagli altri. Dimostrato il suo coraggio nel mettere la propria vita letteralmente nelle mani degli amici, mentre uno di loro riprendeva col telefono, Filippo invita quindi Greg, che aveva avuto l’iniziativa, a fare l’acro-

bazia. Quest’ultimo, contro ogni previsione, vuole improvvisamente tirarsi indietro ma Filippo se la prende e insiste, ritenendola una questione di lealtà. L’amico allora, benché visibilmente spaventato, si sottopone alla prova e accade l’irreparabile. Nel giro di pochi istanti gli amici che lo tenevano per le caviglie perdono il controllo della situazione e se lo sentono scivolare sotto le mani fino a vederlo precipitare nel vuoto e nel buio senza avere il tempo di fare nulla. Lo schianto a terra risuona come uno schiaffo che cancella ogni traccia di euforia, alcool, gioco. Resta solo la lucida presa di coscienza che quella tragica caduta nel vuoto è realtà sotto i loro occhi, e non immaginazione. E non esiste possibilità di ritorno.

Al commissariato di polizia, quando ormai è notte inoltrata, Filippo sta seduto in corridoio ad aspettare il suo turno di interrogatorio. Appena vede uscire i suoi due amici domanda loro se hanno detto che si è trattato di un incidente oppure no; questi, in preda alla paura e all’agitazione, accusano il ragazzo dicendo ai poliziotti presenti che si è trattato di una sua idea, che fa sempre di testa sua, che il colpevole è lui. Nell’ufficio del commissario Filippo fornisce i suoi dati personali, scosso ma controllato nei modi, e in preda al senso di colpa aggiunge solo che si è trattato di un incidente. Viene condotto in una cella, la stessa in cui si trova Carmine. L’indomani entrambi vengono portati con un pulmino nell’istituto di pena minorile e al loro arrivo dei ragazzi in cortile, nemici dei Di Salvo, a conoscenza del fatto che è stato Carmine a uccidere il loro amico Nazario, lo guardano minacciosamente, apostrofandolo “walking dead”; agli occhi di questi Filippo è invece qualcuno di assolutamente sconosciuto, che ritengono un “figlio di papà” estraneo alla realtà della loro Napoli.

EPISODIO 2 - EDUCAZIONE CRIMINALE

Durante il colloquio con Filippo la direttrice del carcere Paola Vinci si mostra decisamente severa e mentre lui sottolinea che si è trattato di un incidente lei evidenzia la sua responsabilità nell’aver assunto della droga e nell’aver scelto di fare quel folle gioco. Il comandante Massimo avrebbe sistemato volentieri Filippo in una cella singola ma la direttrice si oppone, dichiarando che non ci devono essere trattamenti di favore. Allora Massimo suggerisce di metterlo in cella con Carmine, descritto come un ragazzo buono dalla relazione dei servizi sociali. La Vinci si mostra scettica sull’attendibilità di queste relazioni e Massimo, sottolineando la sua lunga esperienza in merito, replica con convinzione di ritenerle affidabili. L’educatore Beppe accompagna Filippo a conoscere alcuni detenuti e in mezzo agli sguardi minacciosi di vari ragazzi il giovane conosce Pino (‘o pazzo) e Gianni cardiotrap. Il primo si dimostra un tipo lunatico, benevolo prima nel mostrargli la sua cella e le sue distrazioni, e collerico dopo nell’apprendere che Filippo non ha pasticche o simili da potergli dare. Il secondo sembra essere un ragazzo più buono e tranquillo, che cerca di rassicurare Filippo, a disagio anche per la difficoltà nel capire il napoletano stretto, dicendogli che se non andrà in cerca di guai il carcere sarà per lui una specie di collegio in cui si mangia, si studia, si gioca a pallone. Gennaro, il veterano degli agenti, accompagna Filippo nella cella che condividerà con Carmine. Quest’ultimo capisce subito che Filippo non è pratico di faccende domestiche e gli insegna a rifarsi il letto, con aria amichevole e autoritaria al tempo stesso. Poco dopo in cortile la direttrice incontra tutti i detenuti, maschi e femmine, per presentarsi e vederli di persona. Il suo discorso è breve ma incisivo: afferma l’importanza del rispetto delle regole, dice che non sarà tollerata alcuna forma di violenza, si dice sempre disponibile per dei colloqui, avverte che in caso di mancato rispetto delle regole non esiterà a ordinare trasferimenti in altri istituti. Infine prende un bastone e fa ritorno al suo ufficio, con una camminata vistosamente zoppicante che la fa soprannominare “punto e virgola”.

In seguito Massimo mostra a Beppe il fascicolo di Carmine per fargli sapere che il ragazzo che ha ucciso, Nazario, era figlio di Antonio Valletta, assassino detenuto a Poggioreale di cui il comandante teme la vendetta che ritiene praticamente certa. Appena sedutosi a mensa al tavolino con Carmine, Filippo viene avvertito da un educatore dell’arrivo dei suoi genitori da Milano. Il papà lo abbraccia, mentre la mamma, di nome Anna, resta seduta e piange; con loro c’è l’avvocato di famiglia, Liguori. Ai genitori Filippo dice immediatamente che si è trattato di un incidente durante un gioco, la madre gli domanda se si rende conto di quello che ha fatto e il padre cer-

ca di rassicurarlo, dicendogli che presto torneranno insieme a casa. Filippo risponde che deve tornare a Milano per parlare coi genitori di Greg e per assistere al funerale. La mamma non risponde e si dirige verso l’uscita, il padre allora gli spiega che è sconvolta e gli promette che farà il possibile per tirarlo fuori da lì. Contemporaneamente Massimo è al cimitero ad assistere da lontano alla sepoltura di Nazario; vede arrivare un’auto della polizia con Antonio Valletta, cui vengono tolte le manette per il tempo di abbracciare la moglie. Segue un flashback: Massimo e Antonio, da ragazzi, girano in scooter per le strade di Napoli. Si torna al presente: Antonio si sente osservato e si volta in direzione di Massimo che, con le lacrime agli occhi, se ne va.

In cortile i ragazzi si sfogano giocando una partita di calcio, cui Carmine e Filippo non prendono parte. Carmine suggerisce a Filippo di non stare sempre vicino alle guardie altrimenti gli altri capiranno la sua paura, poi viene raggiunto da alcuni amici di Nazario che gli chiedono di raccontare come sono andate le cose. Carmine risponde che Nazario non era una persona di valore e aveva messo le mani addosso alla sua ragazza. Uno di loro ribatte: «E tu chi sei? La pecora che tutti conoscono o uno degno del cognome che porta?».

A sera, nei bagni, vari ragazzi circondano Filippo schernendolo e umiliandolo; al ritorno in cella uno di loro prende a pugni Carmine, quindi Filippo istintivamente chiama le guardie. Queste arrivano e fra loro c’è l’attempato Gennaro; i ragazzi minimizzano dicendo che si è trattato di uno scherzo che Filippo non può capire perché è del Nord. Gennaro li rimanda tutti in cella e Pino va da Filippo costringendolo a seguirlo nella cella di Ciro e intimando a Carmine di stare zitto. Ciro si atteggia da boss, ruolo destinatogli dalla famiglia, e soprannomina Filippo “’o chiattillo”, nonostante la sua contrarietà. Si comprendono subito i rapporti di forza fra alcuni dei giovani: Ciro infatti è in cella con un suo servitore, Tano (‘o Pirucchio), e tratta con aria di grande superiorità Filippo. Gli offre del fumo, che lui rifiuta, gli dice che è un bravo ragazzo e come tale va educato e non punito, altrimenti avrebbe già fatto una brutta fine. Saputo che è un pianista, gli dice che deve farsi perdonare e che è assunto, per cui dall’indomani dovrà pulire le celle e rifare i letti. Filippo, impaurito ma orgoglioso, ribatte con fermezza di chiamarsi Filippo Ferrari e di non essere un servo. Ciro e Filippo si alzano in piedi e si fronteggiano come due animali feroci che studiano reciprocamente le loro mosse. Infine Filippo viene riaccompagnato da un altro ragazzo nella sua cella.

Un anno prima. Ciro, “ventiquattro ore prima dell’arresto”. Durante la festa per il diciottesimo compleanno del fratello Pietro, sulla terrazza all’ultimo piano di un palazzo, Ciro viene chiamato da suo padre che gli affida il compito di uccidere “un infame” e gli consegna una pistola.

Si torna al presente. Mentre Massimo è in giro in macchina, Naditza lo vede e lo saluta allegra, quasi euforica. Sale in auto e gli chiede un passaggio che lui rifiuta per non dare impressioni ambigue. Si vede una certa amicizia fra i due e il comandante è divertito dalla sfacciata stravaganza di lei, che gli dice di salutare tutti in carcere, lo bacia all’improvviso e corre via.

Nella sua cella Ciro vede che i letti non sono stati rifatti e ordina a Pino di andare a chiamare Filippo, per lui chiattillo.

Segue un lungo flashback in cui vediamo Ciro in collina, sotto un pergolato. Viene raggiunto dall’amico Francesco e si scambiano poche battute. Ciro lo accusa in modo allusivo, affermando che secondo alcune voci la famiglia di Francesco rivenderebbe la droga comprata da altri e gestirebbe gli affari a modo suo. Il ragazzo nega ma Ciro risponde di averlo saputo da persone fidate, da un amico come lui. Nel giro di pochi istanti scorre negli occhi dei due giovani il loro passato, un’amicizia probabilmente fraterna e di antica data, e contemporaneamente si percepisce il brivido del reciproco sospetto. Il primo a prendere in mano un’arma è Francesco, ma si tratta di una trappola architettata da Ciro: la pistola è scarica, a differenza di quella con cui Ciro poco dopo gli spara uccidendolo. Ciro gli s’inginocchia vicino e lo abbraccia piangendo, come se ad ucciderlo fosse stato “un altro se stesso”.

Si torna al presente: alla conclusione della visita medica il dottor Gaetano dice a Filippo che nonostante la situazione psicologicamente difficile gode di un buonissimo stato di salute e su richiesta del ragazzo gli prescrive delle pillole per il sonno. Di nascosto Filippo ruba l’intero flacone. Poi lo ritroviamo seduto in prima fila con Carmine durante una lezione di italiano, in cui ai ragazzi viene assegnato l’esercizio di scrivere di getto i loro pensieri e i loro sentimenti. Pino si siede dietro a Filippo e gli sconsiglia di mettersi contro Ciro che l’ha già graziato una volta. Filippo gli dà il flacone di pillole e Pino apprezza molto.

Nel frattempo la direttrice chiede a Massimo se Pino ha aggredito Carmine e lui risponde che è normale questa dinamica di assestamento. Lei replica che forse le stanno nascondendo qualcosa, ma il comandante le dice in modo risoluto che punire Pino equivarrebbe a dichiarare Filippo colpevole di aver chiamato le guardie, cosa che avrebbe sicuramente delle ripercussioni. Con aria inflessibile la Vinci replica che è compito del comandante mantenere la disciplina.

Nella sala della ricreazione gli amici di Ciro giocano una partita di calcetto mentre Carmine se ne sta in disparte a un tavolino; quando arriva Filippo, Ciro lo prende in disparte e gli ordina di mantenere la parola e di rifare i letti entro sera. Il comandante intanto dice a Pino che per tre giorni non potrà prendere parte a uscite né a partite di pallone, ricordandogli che deve passare ancora parecchi anni lì dentro e che le guardie si accorgono di tante cose anche solo osservando. Quando Filippo torna in cella, Pino lo ferma con fare aggressivo e gli chiede se ha parlato con la direttrice, poi si placa nel momento in cui il ragazzo gli dà altre pillole, e anche lui gli ricorda di sistemare la cella di Ciro. Allora Filippo gli domanda perché sia quest’ultimo a comandare e Pino spiega che è lì da più tempo di loro e ha dimostrato grande coraggio quando ha saputo uccidere una persona a sangue freddo. A sua volta Pino chiede a Filippo che cosa abbia commesso e lui risponde di aver ucciso uno che lo ha tradito: Pino lo guarda con ammirazione e gli dice che con l’istruzione che ha potrebbe diventare uno dei fedelissimi di Ciro. Filippo risponde semplicemente che l’indomani uscirà di prigione.

In mensa, a ora di pranzo, Carmine va a sedersi al tavolo di Ciro che gli dice che lì non c’è posto per i deboli ma solo per i lupi. Carmine ribatte che vuole rimanere quello che è e aggiunge che secondo lui «ci vuole più coraggio a essere una pecora fra i lupi, che lupo solamente». Poi deve dimostrare coi fatti una sorta di sottomissione a Ciro e non si tira indietro, bevendo l’acqua in cui quest’ultimo ha sputato. Infine Ciro gli dice di andarsene. Poi in cortile il comandante raggiunge Ciro e in disparte gli dice che ora che hanno dato il benvenuto ai nuovi potrà ignorare Filippo e considerarlo un fantasma lì solo di passaggio. Il ragazzo risponde che non fa patti con le guardie, Massimo gli dice di non dimenticare le sue parole.

In cella per Filippo e Carmine c’è un po’ di pace, una tregua dagli attacchi degli altri. Carmine vede il ragazzo fingere di suonare a occhi chiusi un pianoforte immaginario e gli dice che è sicuro che potrà tornare a suonare. Parlano del tragico incidente di Greg e Carmine dice di non poter comprendere la situazione perché non ha mai avuto un amico. Poi in mensa Filippo cade per via di uno sgambetto di Pino, fra le risa degli amici di Ciro, e questa volta reagisce gridando contro di loro e buttando a terra quanto avevano sul tavolo. Una guardia interviene e in breve ristabilisce l’ordine.

Il giorno successivo Carmine e Filippo si vestono con i loro abiti migliori, esagerando forse in eleganza, speranzosi di ricevere qualche buona notizia per il loro futuro. Si scambiano il numero di cellulare e si abbracciano pronti a un addio nel caso le loro strade si dovessero separare e Filippo potesse ritornare a Milano. È il giorno dell’interrogatorio. L’avvocato di Filippo punta agli arresti domiciliari, il padre del ragazzo lo abbraccia mentre la mamma rimane in disparte e la direttrice avverte i genitori che dovranno aspettare qualche ora per sapere la decisione. Al termine Filippo torna in cella, da cui si vede luccicare il mare fra le sbarre, e inizia a preparare la borsa con i suoi indumenti mentre è il turno dell’interrogatorio di Carmine.

Poi, per entrambi, inizia il tempo sospeso dell’attesa, fin quando Beppe li va a prendere e li conduce nell’ufficio della direttrice. Per Carmine, viste la gravità del reato e la sua provenienza famigliare, non sono stati concessi né gli arresti domiciliari né la messa in prova. Per Filippo il magistrato si è espresso negativamente, anche lui dovrà aspettare lì il processo.

EPISODIO 3 - OGNI FAMIGLIA HA LE SUE REGOLE

Naditza, “dodici ore prima dell’arresto”. Con un vistoso abito rosso e accessori abbinati un po’ alla rinfusa, bella di una bellezza istintiva come il lirismo che scaturisce dal prosaico più dissestato, Naditza attraversa in pieno giorno le vie di Napoli fino ad arrivare a un Grand Hotel in cui entra con spavalderia raggiungendo nella hall un uomo solo. Finge di averlo scambiato con un altro, del tutto inesistente, con cui avrebbe avuto un immaginario appuntamento e con la sua astuzia riesce a rubargli il portafoglio senza che lui se ne accorga. Torna quindi vittoriosa in una desolata periferia, nel campo di zingari da cui proviene, dove vari bambini la salutano con grande affetto. Creatura solare, dalla bellezza sfrontata e spontanea, sembra volteggiare con graziosa leggerezza al di sopra della

miseria che la circonda. Suo padre, un tipo dall’aria tutt’altro che raccomandabile, le dà una piccola percentuale del maltolto e poi le presenta un cugino venuto dalla Calabria per sposarla. Lei non ne vuole sapere e suo papà arriva a minacciarla con un coltello, rimproverandola di aver già mandato a monte due matrimoni, che all’atto pratico per lui avrebbero significato un guadagno, essendo pronto a vendere la figlia per denaro. Naditza viene costretta ad andare a provare l’abito delle nozze da sua madre, altrettanto dura nel dirle che deve rispettare le tradizioni dei matrimoni combinati come a sua volta aveva fatto lei. Quando la madre e l’altra ragazza presente hanno finito di sistemare il vestito chiudono a chiave Naditza nella casetta-bungalow.

In carcere Filippo, ormai disilluso di potersene tornare presto a Milano, cerca di non inimicarsi troppo Ciro e per porre rimedio alla scenata avvenuta a mensa gli chiede scusa quando lo incontra in bagno. Ciro dice a un suo amico di accompagnare Filippo a fare la doccia e poi insieme ad altri si siede su una panca a guardare, infliggendo al ragazzo un’altra umiliazione. Non molto dopo nella stanza dei colloqui vediamo Filippo parlare con suo padre e sua sorella: i suoi hanno cambiato avvocato, hanno preso un socio del più importante studio di Milano, e la sorella gli ha portato uno spartito di Beethoven. Filippo è agitato, se la prende con la ragazza dicendole che sotto sotto è contenta che lui sia lì, e poi dice al padre che gli servono parecchi soldi per fare regali a tutti in carcere. Contemporaneamente Carmine parla con il fratello maggiore Ezio e la madre che gli assicurano che risolverà tutto suo padre che ha parlato con Antonio Valletta, il genitore del ragazzo ucciso. Pare inoltre che l’omicidio gli abbia guadagnato l’ammirazione generale del quartiere ma Carmine è molto in collera, non sopporta l’atteggiamento improvvisamente affettuoso dei parenti e dice al fratello di far sapere a Nina che fra loro è finita. Intanto Pino litiga con sua mamma che è stata morsicata al braccio dal loro cane, incolpandola di non trattarlo bene e soffrendo per la mancanza dell’animale. Gianni arriva abbastanza allegro in sala colloqui ma appena vede sua madre con indosso degli occhiali scuri cambia subito stato d’animo e quando il suo sospetto diventa certezza, vedendo l’occhio nero di lei, va su tutte le furie e si allontana velocemente.

Successivamente nel suo ufficio l’educatore Beppe rimprovera Pino per aver gridato e perso l’autocontrollo durante il colloquio e il ragazzo nel frattempo legge per caso un articolo di giornale che parla di Filippo, in cui sono riportate delle parole del padre di Gregorio, “l’assassino di mio figlio deve pagare”. Pino mette poi al corrente Ciro dell’articolo e su suo ordine, durante una pausa di ricreazione, accompagna Filippo fuori, in uno spazio all’aperto sul tetto dell’edificio, fino a raggiungere la botola di un condotto, probabilmente un impianto di aerazione. Sopraggiungono anche gli altri, Ciro incluso, e obbligano Filippo a stare a penzoloni a testa all’ingiù in quel condotto. Il ragazzo si spaventa a morte, crede che vogliano ucciderlo. Quando i ragazzi se ne vanno, una volta terminata la loro bravata, Carmine gli dice di non riferire nulla alle guardie, ma al loro arrivo Filippo dichiara in modo risoluto di voler parlare con la direttrice. Durante il colloquio, cui assiste anche il comandante Massimo, Filippo si trova davanti a una severa lezione di vita, molto diversa dalla comprensione che si sarebbe aspettato. La Vinci con grande durezza lo richiama al senso di responsabilità e gli dice di non giudicare gli altri detenuti, perché anche se fra loro c’è qualche tipo un po’ matto, stanno comunque facendo un percorso di maturazione e molto probabilmente potrebbero insegnargli più di quanto lui si immagini. A questo punto, Filippo non racconta nulla dell’episodio e torna nella sua cella. Carmine gli domanda chi sia il “pezzo da novanta” che ha fatto tanto arrabbiare e Filippo risponde che il padre di Gregorio è un onorevole che non ha esitato a scatenare una guerra contro di lui per vendicare il figlio. Carmine gli dà lo spartito che Filippo aveva perso nel parapiglia con gli amici di Ciro.

Nel campo rom è in corso un pranzo e il promesso sposo chiede al padre di Naditza il permesso di poterla vedere almeno per cinque minuti ma quando aprono la porta non trovano nessuno: fortunatamente la ragazza è riuscita a scappare facendosi venire a prendere da un tassista che aveva conosciuto in precedenza e che, rimasto affascinato da lei, le aveva lasciato il suo biglietto da visita. A sera arriva al carcere minorile e suona il citofono in cerca del comandante. Le risponde Gennaro, i due si riconoscono, e l’uomo la informa che il comandante sarà presente l’indomani e non le permette di entrare. Lei allora trova il modo per rompere il vetro posteriore di un’auto della polizia, costringendolo a farla entrare in questura, felice come non mai di poter stare fra quelle mura. Mentre sta leggendo la mano a un trans in cella con lei,

arriva suo padre intenzionato a riprendersela e riportarla al campo di zingari, ma grazie alle accuse di atti vandalici e oltraggio a pubblico ufficiale la ragazza è trattenuta nell’istituto di pena e a lui non resta che constatare la furbizia della giovane e la sua sconfitta.

L’indomani c’è un’inaspettata visita per Carmine, si tratta di Nina, che non appena lo vede lo abbraccia e gli dice di essere sempre innamorata di lui. Sulle prime il ragazzo la lascia fare ma poi a un tratto la respinge con decisione e le grida di non amarla più e di non averla mai amata. Massimo ascolta in disparte e lo vede dirigersi speditamente verso la sua cella dopo aver lasciato Nina in lacrime. Lo raggiunge e gli dice che eliminare tutte le cose belle fuori da lì è un errore, sono proprio quelle ad aiutarlo a combattere; inoltre aggiunge che si vede che lui e Nina si vogliono bene.

Naditza viene convocata dalla direttrice che legge il suo “curriculum” (furto, detenzione, furto, resistenza a pubblico ufficiale e infine atti vandalici e oltraggio a pubblico ufficiale) e la conosce per la prima volta. La ragazza parla con disinvoltura e con la gioia negli occhi di chi è in un certo senso tornato a casa; spiega che è in fuga dalla sua famiglia e quando la direttrice le risponde che ci sono molti altri modi per liberarsi, le risponde con convinzione che questa è la sua scelta ma è anche quella della Vinci che “è venuta da sola a chiudersi lì dentro” e che, come dice lei, “tiene gli occhi tristi, belli, ma tristi”. Infine le regala un orecchino, che dice di non avere rubato, e con stravagante esuberanza si dirige dalla guardia pronta ad accompagnarla in cella, non mancando di aggiungere queste ultime parole: «e voi siete molto più bella della vecchia direttrice!». Poi percorre i corridoi guardando con entusiasmo le pareti imbiancate da poco e al vederla i saluti delle giovani detenute si susseguono festosi. Le viene assegnata una cella con Silvia, sua vecchia amica, e conosce per la prima volta Viola, taciturna ragazza della cella di fianco.

Durante l’ora d’aria una guardia esorta Filippo, intento a leggere da solo nella sua cella, a uscire con gli altri e lui accetta il consiglio e lo segue. Nei corridoi incontra Gianni in compagnia di alcuni detenuti e il ragazzo gli domanda se ci sia già stato qualcosa fra lui e la direttrice, facendogli quindi sapere come si sia già sparsa la notizia del loro colloquio. In fondo alle scale ci sono vari amici di Ciro ad aspettare Filippo e lui titubante si sforza di trovare il coraggio di scendere. Appena la guardia si allontana, i ragazzi lo sommergono di botte accusandolo di essere un traditore degli amici. Lui si getta in una corsa a perdifiato e in preda alla disperazione trova la porta di una sorta di magazzino e riesce a entrarci. Al buio si aggira in cerca di una via d’uscita fino a sciogliersi in lacrime davanti all’evidenza della prigionia. Mentre le guardie avvertono il comandante della sparizione del ragazzo e insieme a lui si mettono a cercarlo, Filippo solleva un panno e scopre un pianoforte a coda. Inizia a suonare e la musica fa capire a Massimo dove trovarlo e incuriosisce tutti, detenuti e detenute, inclusa Naditza. La ragazza lo vede poco dopo camminare in cortile accompagnato dal comandante e da Beppe, lo riconosce e accenna a Silvia di averlo già incontrato; quindi scommette con lei di riuscire a conquistarlo entro un mese.

Filippo viene portato dalla direttrice che stende il suo rapporto per il magistrato di sorveglianza; quando il ragazzo esce dall’ufficio, la Vinci chiede a Massimo di controfirmare ma lui rifiuta senza mezzi termini, affermando che non è vero quanto c’è scritto, ossia che Filippo è pericoloso e ingestibile: ha solo paura e loro devono proteggerlo. Ecco il primo scontro fra i due: la Vinci vuole mostrarsi d’acciaio nel pretendere un assoluto rispetto delle regole, Massimo invece difende l’umanità del loro lavoro. Quest’ultimo se ne va e Beppe, che ha assistito alla scena, propone alla direttrice l’idea di un corso di pianoforte per il ragazzo, dato che ascoltandolo ha capito di trovarsi di fronte a un maestro.

Quando Filippo arriva in sala di ricreazione tutti i presenti applaudono. Ciro gli dice di aver toccato il cuore a tutti con la sua musica e gli propone una partita a biliardino. Lui accetta e la sfida fra i due è evidente. Ciro gli propone di suonare canzoni che possano cantare insieme in compagnia e quando lui risponde di suonare musica classica lo accusa di non ritenerli in grado di comprendere perché sono del Sud. Filippo replica di rispettare le persone del Sud perché così gli hanno insegnato i suoi genitori e con tono deciso aggiunge che anche loro però devono rispettare lui. Ciro, invidioso della sua bravura e della sua calma, mentre sono in condizioni di pareggio lo scaccia dal biliardino dicendo a Pino di prendere il suo posto. A sera, in cella, Carmine consiglia Filippo di stare a testa bassa con Ciro e i suoi, che altrimenti possono rendergli la vita impossibile. Quando si spengono le luci, scatta una spedizione punitiva: Pino con altri ragazzi ordina a Carmine il silenzio mentre picchiano Filippo. Ciro è rimasto nella sua cella e dalla

finestra cala una corda con un biglietto per Viola, su cui ha scritto “Faccio qualsiasi cosa per te”. Lei risponde “Fammi vedere”.

Il comandante, solo alla scrivania del suo ufficio, guarda sul telefono una foto di lui insieme a una giovane donna. Filippo domanda a Carmine se si ritenga davvero suo amico, e davanti alla sua conferma, gli chiede di aiutarlo a trovare un’arma.

EPISODIO 4 - CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO

Filippo è in collera con Carmine per il suo rifiuto ad aiutarlo a trovare un’arma. L’amico gli dice con convinzione che il rispetto va conquistato sul campo e che un’arma potrebbe procurargli solo guai, ma Filippo replica che gli dimostrerà come sia possibile comprare persone e cose con il denaro. Quindi chiede consiglio a Gianni per fare un regalo a Pino. Inizia così un lungo flashback: Pino, “tre settimane prima dell’arresto”. A scuola, durante un’ora di educazione fisica in cortile, Pino non vuole giocare a calcio coi compagni. Accetta solo dopo essere stato costretto dall’insegnante e presto cade a terra a causa del fallo di un avversario. Il prof in qualità di arbitro nega l’esistenza del fallo e Pino se la prende al punto di spintonarlo e finire così in presidenza. Viene convocata sua madre che gli riferisce che è stato sospeso per due settimane ed è molto preoccupata dato che il ragazzo è riuscito a totalizzare tre sospensioni nell’arco di quattro mesi. Lui dà la colpa ai compagni e lei alla fine lo abbraccia sorridendo e dicendogli che è una testa calda. Fuori da scuola gli presenta Arturo, un suo collega. Pino intuisce subito che fra i due c’è un legame sentimentale e si mostra molto scontroso, usando termini decisamente offensivi sia verso l’uomo sia soprattutto verso la madre e andandosene per la sua strada. A sera sta tirando pallonate contro un muro in un sottopassaggio deserto e a un tratto arriva un’auto, guidata da Arturo, da cui scende la madre. Regalano al ragazzo un cane, che Arturo dice provenire dall’allevamento di un suo amico e che lui ha salvato per evitare che fosse destinato ai combattimenti. Pino è felice, chiama il cane Tyson perché è un guerriero e se ne va a giocare con lui evitando di salire sull’auto di Arturo.

L’indomani è una giornata di sole e la direttrice incontra tutte le detenute in uno spazio all’aperto sul tetto: domanda loro se sarebbero contente di svolgere qualche attività con i ragazzi e ottiene subito risposte positive. L’unica a proporre un tipo di attività è Naditza, che ipotizza un corso di musica. Beppe è felice, Massimo preoccupato. Intanto in cortile i ragazzi giocano a pallone e Gianni recapita a Pino il regalo di Filippo; Pino entusiasta dà un bacio sulla guancia a Filippo e lo invita a partecipare alla partita in corso ma lui preferisce evitare sapendo di non essere bravo. Carmine gli dice che fare quel regalo costoso è stato un errore; Massimo vede come Carmine guarda la “barberia” e gli dice che potrebbe chiedere al barbiere Gigi di dargli una mano, è evidente che gli manca quel lavoro. In bagno le parole di Carmine trovano immediata conferma: Tano, uno dei più fedeli di Ciro, vero e proprio braccio destro di questo anche perché ragazzo molto robusto, lo minaccia consegnandogli un foglietto con una lista di regali per gli altri. Filippo risponde male e il ragazzo lo percuote senza esitazione fin quando entra una guardia.

Nella sala comune ha luogo l’esperimento della lezione di musica con maschi e femmine. Naditza insegna elementi base all’amica Silvia, mentre la direttrice e gli educatori vigilano sulla situazione. Pino si lascia andare a una battuta infelice e Gianni lo invita a controllarsi, quindi si avvicina a Serena e le fa un complimento ma lei lo allontana con parole offensive. Ma Gianni non desiste e allunga una mano scatenando l’ira della ragazza e un po’ di scontri fra i ragazzi che vengono placati dall’intervento degli educatori ma soprattutto dalla melodia, “Per Elisa”, suonata con abilità da Naditza. La ragazza suscita la curiosità generale e tutti gli sguardi dei presenti rimangono ipnotizzati su di lei. Filippo sente suonare dal bagno dove si era raggomitolato a terra e arriva nella sala comune, dove applaude e mostrando di ricordarsi di lei esclama sarcastico: «Complimenti, bel concerto, quasi meglio del primo!». La accusa di avergli rubato l’orologio alla stazione della metropolitana e seguono fra loro delle battute provocatorie che tutti ascoltano con curiosità. Poi interviene la direttrice che pone termine alla lezione di musica e il comandante si dice dispiaciuto per l’insuccesso ribadendo la sua convinzione sul fatto che maschi e femmine lì dentro non possono stare insieme; la Vinci al contrario pensa che ciò accade perché nessuno ha insegnato loro come comportarsi ma che è necessario trovare un modo perché i ragazzi non si incattiviscano e non vedano l’istituto solo come luogo di punizione. Entrambi sono molto decisi nelle loro posizioni e anche questo suscita l’interesse generale ma le guardie fanno tornare i detenuti in cella. Naditza si attarda a parlare con le sue amiche di vecchia data,

Silvia e Serena. Chiede a quest’ultima di stare in cella con loro ma lei risponde che non lo ritiene possibile; poco dopo la vediamo in cella con la silenziosa e misteriosa Viola. Serena piange e le chiede scusa mentre Viola le rinfaccia di essere stata debole, quindi le dà un pezzo di vetro rotto e le chiede di dimostrarle di essere forte l’indomani mattina, quando lei non sarà in cella. È tempo di dormire. Massimo fa un giro di controllo e Carmine chiede di chiudere anche la seconda porta, quella oltre le sbarre, con la scusa del troppo sole di mattina ma lasciandogli intuire che hanno bisogno di maggiore protezione. Pino si addormenta guardando la foto del suo cane, il suo unico vero amico.

L’indomani nella sala della colazione Naditza rivolge la parola a Viola che tende a ignorarla, poi arrivano grida disperate di ragazze spaventate dopo aver trovato Serena coi polsi tagliati. Quando Naditza, intuendo che dietro a tutto questo c’è stata Viola, dice a quest’ultima di odiarla, la stravagante ragazza le risponde «il tuo odio mi fortifica». Nel frattempo una guardia va a svegliare Pino che è in un dormiveglia in cui ricorda frammenti del passato. Ricorda quando ha commesso uno scippo per procurarsi il denaro per comprare a Tyson un collare gps, quando ha sorpreso la sua mamma portandole a casa un costoso abito come regalo per il suo compleanno, le perplessità di lei su come lui avesse trovato il denaro per comprarlo, il ballo che senza musica ha provato a insegnarle per scacciare le preoccupazioni di ogni giorno, le risate e la bellezza di lei. Ricorda di essere rientrato una sera e di aver trovato sua mamma a cena con Arturo; le aveva portato altri regali ma Arturo aveva iniziato ad aprire una scatola di scarpe e gli aveva chiesto come si era procurato soldi per articoli così costosi. Anche sua mamma l’aveva guardato con diffidenza. Lui si era inventato di aver fatto dei lavoretti, poi di aver fatto partecipare Tyson ai combattimenti clandestini. Sua mamma era rimasta allibita, lui aveva finto bene di non avere nessun sentimento per Tyson, dicendo che se fosse morto col denaro guadagnato avrebbe potuto comprare altri dieci cani come quello. Poi nottetempo si era svegliato e il cane non era in casa; la madre gli aveva detto che Arturo l’aveva portato dal veterinario preoccupato per le conseguenze dei combattimenti. Grazie al gps Pino aveva però subito capito che si trattava di una menzogna e mentre sua mamma piangeva sentendosi ingannata probabilmente per l’ennesima volta e sola come era stata in tutta la sua vita, in scooter aveva raggiunto il cane, scoprendo che proprio Arturo lo aveva portato a combattere. Vedendo Tyson a terra, sentendosi profondamente tradito e sentendosi accusare da Arturo per tutti i soldi persi nella scommessa, Pino con freddezza glaciale aveva sparato contro di lui, per due volte. Poi era corso da Tyson.

Si torna al presente. Durante i colloqui Filippo dice a suo papà di ringraziare la sorella per lo spartito e di scusare il suo comportamento, poi quando suo padre sottolinea che a causa sua la situazione non è semplice per la famiglia, si arrabbia tantissimo ed esce dalla sala. Più o meno la stessa cosa accade a Naditza che viene accusata dal padre di avergli fatto perdere altri trentamila euro e non sopporta di sentirsi trattata come un oggetto con un prezzo e obbligata alle nozze appena uscirà dalla prigione. Filippo e Naditza si incrociano nei corridoi, si osservano con attenzione, attrazione, stupore. Poi il padre di Filippo cerca di raggiungerlo, vorrebbe concludere il discorso ma Massimo lo ferma, ritenendo più opportuno che padre e figlio si prendano del tempo per riflettere ciascuno per sé. Ciro restituisce all’uomo un oggetto cadutogli a terra e non perde occasione per dire al comandante che Filippo è ricchissimo e che l’auto del signor Ferrari vale cinque anni dello stipendio di Massimo, che con fermezza ribatte che non è il denaro a migliorare l’essenza delle persone. Beppe rassicura Filippo, dicendogli che è normale ogni tanto dover sfogare la propria rabbia; gli propone di tenere lui lezioni di musica, magari in compagnia di un vero maestro e non di Naditza, ma il ragazzo è troppo in collera per accettare. Il rientro in cella è per lui terribile, dato che gli amici di Ciro hanno seminato escrementi un po’ ovunque, e a lui e a Carmine non resta che ripulire. I nervi però sono tesissimi e quest’ultimo se la prende con Filippo per il suo comportamento testardo che procurerà solo guai. Contemporaneamente Naditza e Silvia parlano con Serena; Naditza le dice apertamente di aver capito che Viola la tiranneggia e Serena è così spaventata da quella ragazza da chiederle solo di lasciarla in pace. Naditza affronta Viola nella sala comune, la prende a schiaffi e Viola sembra imperturbabile, poi in risposta sputa contro di lei. Naditza allora le si getta addosso come una furia gridandole che l’avrebbe uccisa e intervengono le guardie a separarle. Viola esclama «Io non ho fatto niente» e la guardia, una bella donna di nome Liz, aggiunge «È questo che mi preoccupa, tu lo fai fare sempre agli altri». Nell’ufficio della direttrice Naditza e Viola vengono interrogate per fare luce

su quanto accaduto a Serena ma non è affatto semplice gestire con ordine la situazione; Viola dice che Serena può decidere da sola con chi dividere la cella ma se verrà isolata si sentirà ancora più incapace. La direttrice decide una punizione per entrambe le ragazze, cioè due settimane senza colloqui. Aggiunge che se succederà di nuovo un episodio simile di lotta fra di loro i permessi saranno vietati anche per le altre detenute. Naditza le si avvicina quasi in ginocchio e con tono molto moderato le dice che l’aveva ritenuta una persona diversa. Sola, la Vinci sente tutto il peso di ogni decisione, il rischio di sbagliare costantemente dietro l’angolo, e soprattutto si accorge di quanto sia difficile avere addosso lo sguardo giudicante di ragazzi che hanno commesso dei crimini, ma che sono più che mai assetati di giustizia.

In cortile c’è una partita ma Carmine gioca a carte da solo come al solito e Filippo guarda la barberia oltre la rete; il comandante chiama Carmine dicendogli che c’è una visita per lui in direzione. Al suo ingresso vede la direttrice e Nina che immediatamente lo abbraccia e poi gli dice che ci sono buone notizie, aspettano un bambino. Il ragazzo la guarda con stupore e incredulità, la stringe a sé, lascia sgorgare silenziosamente l’emozione attraverso le lacrime, che hanno la meglio anche sul ferreo autocontrollo della Vinci, costretta ad alzarsi in piedi per non farsi vedere. Massimo però l’ha vista e le sorride.

Mentre Silvia è intenta a pettinare Naditza nella loro cella arriva Serena a chiedere di rimanere con loro e scoppia fra le tre grande allegria; al contrario Viola, sola nella sua cella, stavolta ferisce se stessa. Le ultime inquadrature sono per Filippo che ruba dalla barberia una lametta.

EPISODIO 5 - LA VENDETTA PER GUARIRE

Gemma, “quarantotto ore prima dell’arresto”. La ragazza è in giro per Udine con la sorella che l’accompagna dal parrucchiere per un taglio nuovo e poi a provare dei vestiti per acquistarne uno per la sua festa di compleanno prevista per il giorno successivo. Un ragazzo la guarda dalla strada mentre lei dentro al negozio è intenta a provare gli abiti. All’uscita le fa una scenata, dicendole con aria minacciosa che deve portargli rispetto e non dovrebbe comprare vestiti di quel genere né andare a feste a cui lui non è stato invitato. Si capisce immediatamente che fra lui e Ambra, la sorella di lei, non corre buon sangue e la ragazza si allontana dato che Gemma vuole discutere con lui in privato. Qualche ora dopo la madre di Gemma e la sorella rientrano a casa, in un appartamento pieno di scatoloni per il trasloco che si accingono a fare. La mamma è molto preoccupata per il fatto che Gemma non ha risposto alle loro chiamate e per la prima volta non è andata alla messa per il padre scomparso di recente. Gemma rientra indossando degli occhiali scuri e togliendoli la mamma trova conferma di quanto temeva: la ragazza ha un occhio che reca evidenti segni di percosse. Gemma tenta di difendere il suo fidanzato, Fabio, ma la madre ribatte che è già la terza volta che accade una cosa del genere e quando squilla il telefonino di lei la donna grida all’uomo di sparire dalla vita della figlia. La sorella le dà ragione, convinta che Fabio sia malato e che stia attirando anche Gemma nella sua malattia.

Mentre in cella Carmine scambia qualche confidenza con Filippo sulla gioia di diventare papà, cosa che gli ha ridato speranza, Ciro riceve da Lino, una guardia molto disponibile nei suoi confronti, un biglietto della sua amata Viola che si dice stanca di sguardi e mezze parole da parte sua. Ciro allora incarica la guardia di una commissione per farle un regalo. Nel frattempo il barbiere si accorge che manca una lametta e, scusandosi con Massimo per non aver controllato la sera prima, gli riferisce l’accaduto. Massimo allora ordina una perquisizione prima dell’arrivo della direttrice e Filippo riesce a non farsi scoprire dalle guardie nascondendola in bocca a rischio di farsi del male e sentendosi poi rimproverare da Carmine per il rischio che ha corso. Carmine per la prima volta gli dice con profonda convinzione che lui non è un criminale e che quanto è successo a Greg è stato un incidente, ma se adesso non intende sbarazzarsi di quella lametta allora sì che potrebbe diventare un criminale. La direttrice, nonostante la contrarietà di Massimo, convoca tutti in sala comune per comunicare che ci sarà un giro di vite: non ci saranno permessi premio e colloqui per due settimane e se entro quarantotto ore quella lametta non comparirà sulla sua scrivania allora la sospensione sarà da considerare a tempo indeterminato. In disparte Massimo le chiede un permesso straordinario per dare a Carmine la possibilità di assistere all’ecografia di suo figlio ma lei si dimostra inflessibile e lui, in collera, dice che farà l’impossibile per ritrovare la lametta scomparsa. Rimasta sola, la Vinci viene sopraffatta da un’ondata di ricordi: rivede se stessa durante l’ecografia in compagnia del marito, la loro

gioia, poi il tragitto in auto sotto un diluvio contrastato dalla loro allegria, le chiacchiere sul nome da dare al bambino, il momento fatale in cui si era distratta dalla guida per baciare l’uomo seduto al suo fianco, il violento e inevitabile impatto con un altro mezzo.

Nel frattempo Ciro in compagnia dei suoi più fedeli si interroga su chi possa aver rubato la lametta e il cerchio si stringe su Carmine e Filippo, o meglio a suo dire su Carmine in quanto non ritiene Filippo abbastanza coraggioso. Incarica Pino, che ricatta facendo leva sul suo affetto per il cane, di andare a fare ricerche da Filippo e il ragazzo obbedisce e ispeziona la cella ma Filippo riesce a ingannarlo nascondendo la lametta in mano e grazie all’arrivo tempestivo dell’educatore Beppe che gli propone di suonare per tutti l’indomani. Viola va a salutare Serena e le dice che se ha bisogno della droga sa dove raggiungerla.

Il giorno successivo Massimo rimprovera Lino, suo sottoposto, per non essere riuscito a trovare la lametta e ordina di continuare le ricerche. A mensa Ciro, saputo da Pino che Filippo non ha rivelato niente, rovescia in testa a Carmine il suo bicchiere di latte e gli chiede se non sa nulla della lametta. Il ragazzo dà prova di grande dominio di sé non rispondendo nulla e non reagendo alla provocazione. In bagno Silvia trova il regalo destinato a Viola, con relativo bigliettino firmato da Ciro. Non resiste alla tentazione di provare il babydoll color glicine e poi decide di tenerlo per sé, inventando di non aver trovato nulla quando Viola glielo domanda. In cortile, in disparte dagli altri ragazzi, Lino chiede a Ciro come scambio di favori di far saltar fuori la lametta e lui accetta di buon grado, eseguendo una specie di spedizione punitiva contro Carmine che era intento con Filippo a sistemare il legno di alcune barche. Filippo vede da lontano il pestaggio e non interviene. Appena arriva Massimo capisce che Carmine è stato picchiato, si stupisce dell’assenza delle guardie e gli dice che non potrà aiutarlo se lui non racconta i fatti, ma il ragazzo pensa sia più intelligente la via del silenzio immaginando le possibili ritorsioni.

Tempo dopo i ragazzi sono intenti a giocare a pallone quando arrivano le ragazze nel campo di pallavolo lì di fianco. Carmine accondiscende alla richiesta di Filippo di aiutarlo nella partita almeno per evitare la sua incapacità totale in difesa e fra i due con un po’ di ironia sembra rinfrancarsi l’amicizia. Ciro non perde di vista Viola che non lo guarda nonostante Lino gli abbia confermato che il regalo è stato recapitato. A un tratto la ragazza, seduta su una panca, si volta verso di lui che le si avvicina subito ma lei gli fa vedere che si sta tagliando il polso, esclamando che lo farà ancora, ogni volta che lui la deluderà. Poi lei si alza e se ne va a passo spedito, seguita da Serena.

All’appuntamento per l’ecografia Nina è dovuta andare da sola e una volta lì chiede alla dottoressa di poter fare un breve video da mostrare al fidanzato, ma a un tratto Massimo spalanca la porta e arriva per lei la più bella delle sorprese: Carmine. I due poi scherzano sul possibile nome da dare al bambino o alla bambina, Carmine dice che vorrebbe una femminuccia e vorrebbe chiamarla Futura. Massimo li sente e rimane commosso e felice, certo di aver fatto la scelta giusta nell’infrangere le regole della direttrice per poter dare al ragazzo la speranza di cui ha bisogno. Una volta salutata Nina, Massimo dice a Carmine che dovrà fingere di zoppicare per giustificare la loro visita in ospedale, inventando di aver preso una storta giocando a pallone. Al loro ritorno la Vinci va su tutte le furie per la scusa poco credibile e rivela di sapere il suo soprannome in carcere, “punto e virgola”. Contemporaneamente Filippo suona in modo magistrale nella sala comune, e tutti i presenti, detenuti e detenute, applaudono. A sala ormai vuota Pino fa i complimenti a Filippo per la bellezza delle sue mani e cerca con lui un contatto che il ragazzo vuole assolutamente evitare; sopraggiunge Naditza che tira un calcio a Pino e prendendo per mano Filippo lo fa correre a nascondersi con lei accovacciati dietro alcuni scatoloni. Per alcuni istanti le guardie non li vedono e i due hanno un po’ di pace. Dapprima lui fa il sostenuto ma quando lei lo bacia non si tira indietro. La ragazza gli dice con aria beffarda che è la seconda volta che si è fatto baciare da una zingara e quindi dovrebbe ammettere che gli piace. Poi sentitasi chiamare da una guardia, furtiva e agile come un felino, raggiunge subito quest’ultima. A sera però Filippo non riesce a sfuggire a Pino, pur cercando di nascondersi nella doccia. Il ragazzo lo costringe a toccarlo e Filippo si disprezza per non avere il coraggio di ferirlo con la lametta che porta sempre con sé. Una volta solo e disperato, sembra covare intenzioni suicide rivolgendo la lametta contro di sé. Le ultime scene sono dedicate all’epilogo tragico della vicenda di Gemma. Una sera Fabio si presenta sotto casa e, in assenza della madre, la ragazza scende a parlargli e la sorella la segue. Quando

l’uomo sbatte quest’ultima contro la cassetta della posta le due corrono a casa spaventate. Qualche giorno dopo Gemma vede l’uniforme di suo papà stesa sul letto e chiede alla madre perché debbano lasciare così presto la loro casa. Lei risponde che ha bisogno di distaccarsi dal passato, in lacrime ricorda le parole del marito che, consapevole di essere malato, aveva detto loro di aiutarsi sempre l’un l’altra. Chiede a Gemma di giurarle di non rivedere più Fabio e lei annuisce piangendo. La sera della festa di Ambra rientra a casa felice ma la serenità è presto interrotta dalle grida di Fabio che urla all’impazzata fuori dal portone. La mamma telefona senza esitazione alla polizia e Ambra scende con una felpa con cappuccio. Nell’oscurità lui non la riconosce e convinto che si tratti di Gemma le getta addosso dell’acido. La ragazza urla in preda a un dolore lancinante, la madre chiama un’ambulanza e Gemma si dirige sotto casa di Fabio. Lo chiama, poi a sangue freddo gli spara per due volte con la pistola del padre.

EPISODIO 6 - L’APPARTENENZA

Al risveglio Carmine trova Filippo in bagno con la lametta fra le mani e lo conforta, gli porta le foto dell’ecografia del figlio, gli dice che hanno ancora tante cose da fare insieme Filippo lo ringrazia con sincerità, fra i due c’è un abbraccio fraterno e Carmine aggiunge alla scritta sul muro “Carmine è un papà” le parole “e un amico”. Filippo si decide a consegnare la lametta e la direttrice cerca di capire se lui ha sentito l’esigenza di difendersi ma il ragazzo non parla e poi dice che sono altri quelli che comandano davvero lì dentro, senza fare il nome di Ciro. In sala di ricreazione Pino d’un tratto aggredisce un ragazzo e una guardia lo ferma domandandogli se ha ripreso a drogarsi, quindi arriva Massimo che comunica che i permessi sono ripresi dato che la lametta è stata ritrovata. Ciro gli chiede chi è stato a prenderla e Massimo non gli dà informazioni ma a riferirgli immediatamente il nome di Filippo ci pensa la guardia di nome Lino.

Edoardo, “trentasei ore prima del nuovo reato”. Edoardo, amico di Ciro, è entusiasta di poter uscire per un giorno e una notte e di poter tornare dai suoi e soprattutto dalla giovanissima moglie Carmela, in stato interessante. La guardia Liz scherza con lui con giocosa complicità e lo guarda andare a respirare un po’ di libertà mentre Gemma fa il suo primo ingresso nell’istituto di pena e Gianni cardiotrap ne rimane affascinato.

Edoardo gira con festosa allegria per le strade della sua città, poi arriva a casa e trova tutti ad aspettarlo fuori in terrazza: la madre, la zia, la nonna, il cugino e infine la moglie Carmela. Prima del pranzo, con disappunto della madre, Edoardo dedica tutte le sue attenzioni alla ragazza rifugiandosi in camera con lei; dopo pranzo il cugino gli mostra della droga e se ne vanno in giro insieme a bordo di uno scooter rubato.

Intanto nel cortile del carcere minorile Pino, invidioso dell’uscita di Edoardo, accusa apertamente Filippo davanti a Ciro e ai suoi di essere responsabile delle restrizioni dei loro permessi. Quando poi passa di lì Carmine e vede gli spartiti di Filippo sparpagliati a terra, li raccoglie e glieli mette in mano, dicendogli con autorevolezza di andare a studiare. Gemma viene assegnata alla stanza con Viola, che si dimostra molto gentile verso la nuova arrivata dicendole che per qualunque cosa può chiedere a lei. Uscita di lì Viola, entra Silvia, che si presenta a Gemma come “la spesina” che le potrà portare qualunque cosa le serva. Silvia resta colpita davanti ai vestiti di bella qualità della ragazza, le chiede di poter provare un foulard, poi le dice di controllare che non arrivi Viola e indossa il babydoll destinato a Viola insieme al foulard che Gemma le regala visto l’entusiasmo della ragazza.

Al pianoforte Filippo è intento a insegnare a Gianni l’abc della musica ma l’impresa si rivela ostica per la fatica del ragazzo nel decifrare lo spartito. Vicino ai due ci sono Naditza, Serena e Silvia, oltre all’educatore Beppe. Filippo viene incitato a suonare un pezzo forte e ascoltato con ammirazione. Naditza prova a riprodurlo andando completamente a orecchio e ci riesce, stupendo profondamente il ragazzo consapevole che quel pezzo viene studiato in un terzo anno di Conservatorio. Scatta la sfida fra i due: Filippo prosegue con una parte ancora più difficile, Naditza inspiegabilmente riesce a riprodurre anche quella nello stupore generale. Filippo le dice che ha un dono particolare, Beppe si rende conto che la ragazza ha un talento pazzesco. Il ragazzo però non si dimostra felice perdendo fiducia in una delle sue poche certezze, la sua bravura come musicista, e lei ci rimane male, lo accusa di essere geloso, esclama che se potesse gli regalerebbe questo suo inaspettato talento.

Nel suo ufficio la direttrice con tono cordiale e maggiore calma del solito dà a Massimo il fascicolo riguardante Gemma per avere un suo parere e lui racconta qualcosa

di sé, dicendo di essere sposato e di avere un figlio di dieci anni, e di avere sempre più paura della realtà che li circonda a mano a mano che lo vede crescere. Quando è il comandante a chiedere alla Vinci se ha figli, lei evita di rispondere chiedendogli di lasciarla sola per fare una telefonata. Segue un flashback: in ospedale dopo l’incidente la Vinci apre gli occhi e vede il marito Renzo seduto di fianco a lei. Gli chiede subito del bambino e capisce di averlo perso. Poi arriva un medico che riferisce al marito che la prognosi è ancora riservata ma di sicuro la donna non potrà più avere figli e dovrà essere preparata con l’aiuto di uno psicologo alla notizia, che invece lei apprende in quel momento sentendoli parlare a loro insaputa.

Si torna al presente: in sala comune Naditza scherza con le amiche felice della sua abilità nella musica e si sente pronta a vincere la scommessa fatta con Silvia, ma intanto vigila a distanza su Viola che attira Gemma confortandola e mostrandole il mare fra le sbarre. In sala colloqui Carmine accenna ai suoi sogni sul salone da parrucchiere da aprire quando sarà libero a Nina, che si dice preoccupata per una telefonata che Ezio, il fratello di lui, ha ricevuto e che probabilmente è legata alla morte di Nazario. Ciro al telefono dice al fratello Pietro che Carmine deve pagare per quello che ha fatto, poi vede Filippo e gli dice di entrare nella sua cella a fare due chiacchiere. Lo fa sedere, gli offre da fumare, gli riconosce il coraggio di saper agire di testa sua ma contemporaneamente dichiara che lì dentro è impossibile sopravvivere senza amici e bisogna saper scegliere la persona giusta, riferendosi evidentemente a se stesso. Filippo non si mette contro, vede una foto alla parete con Ciro e un altro ragazzo e gli chiede se sia suo fratello. Ciro risponde che “era” suo fratello e non gli racconta altro, quindi scendono in cortile. Filippo raggiunge Carmine seduto da solo su una panchina, ma quest’ultimo che ha capito ciò che sta succedendo lo tratta in modo scontroso disapprovando completamente la sua scelta e gli dice che Ciro non fa mai niente per niente. Poi nella sala della ricreazione Filippo gioca a biliardino con Ciro e i suoi amici che mostrano nei confronti di Filippo un insolito e improvviso rispetto, mentre Pino se ne sta da solo al flipper con aria triste. Ciro lo raggiunge e Pino dice che ha capito di aver un solo vero amico, Tyson. Ciro gli risponde che deve avere pazienza e che vuole il suo aiuto per mettere alla prova Filippo e vedere se è degno di loro.

A sera Edoardo, dopo qualche titubanza, consapevole dei controlli che lo attendono l’indomani in prigione, accetta lo spinello offerto dal cugino e poi vanno insieme al lunapark. Dopo essere stati su alcune giostre, Edoardo decide di andare allo zoo. Raggiunge la gabbia di un leone e ne attira l’attenzione, lo fa avvicinare fin troppo e il cugino lo obbliga ad andare via dicendogli che è fuori di testa e non si rende conto di quello che fa. All’istituto intanto Ciro organizza un pestaggio nei bagni contro un ragazzo innocente; esorta Filippo a prendervi parte e lui, davanti allo sguardo allibito di Carmine, non si tira indietro, pur provando orrore per quello che fa. Una volta soli nella loro cella i due litigano. Carmine gli dice a chiare lettere che gli amici di Ciro conoscono soltanto la legge della violenza e il loro non è rispetto ma pura paura nei confronti del più feroce del branco. Poi cancella la scritta sul muro “e un amico”, fortemente deluso e solo. Nei bagni femminili ingenuamente Gemma dice a Silvia che il babydoll che le aveva mostrato era molto più bello del pigiama che ha indosso. Viola immediatamente sospetta e dice che quella notte avrebbe voluto nella sua stanza Silvia al posto di Gemma. Una volta rimaste sole, ha inizio la vendetta di Viola che obbliga sadicamente la ragazza a sottostare al suo volere e a una serie di umiliazioni, fra cui farsi vedere svestita, inginocchiarsi e dormire sul pavimento. A un tratto Naditza sente piangere e da dietro le sbarre dice a Silvia di tirarsi su e dichiara guerra a Viola, poi mostra a Serena di cosa è capace la sua pericolosa “amica”. Fuori dall’istituto Edoardo e il cugino sfrecciano per le vie di Napoli e si ritrovano inseguiti dalla polizia. Perdono il controllo del mezzo, finiscono a terra e il cugino scappa mentre Edoardo viene ammanettato e gli viene trovata una pistola addosso. Lo ritroviamo poco dopo nell’ufficio della direttrice, molto adirata e convinta che i permessi non siano di alcuna utilità vista la realtà famigliare criminale cui appartengono molti ragazzi. Interrogato, Edoardo si sente colpevole solo per lo spinello ma dichiara che l’arma non è sua e non farà nomi per ragioni di lealtà. La direttrice gli fa sapere che si è giocato tutti i futuri permessi e che rischia di essere trasferito al carcere dei maggiorenni non appena compirà diciotto anni. Anche Liz è in collera con lui mentre Beppe lo difende affermando che di fondo è un bravo ragazzo.

La mattina successiva Carmine e Filippo sono dal barbiere, ma presto arriva Ciro che vuole tagliare i capelli a Filippo. Il barbiere è spaventato all’idea che dei suoi superiori possano vedere Ciro con delle forbici in mano ma la sua soggezione nei confronti del ragazzo supera quella paura e gli permette di usare il rasoio elettrico. Ciro rende Filippo un po’ simile a se stesso, non solo con la pettinatura ma procurandogli anche un lieve taglio nel sopracciglio, e gli dice che da quel momento in poi non sarà più “chiattillo” e tutti capiranno la loro alleanza.

Poi, in sala colloqui, il fratello maggiore di Carmine gli fa sapere che i Valletta promettono che non ci saranno vendette ma in cambio Carmine dovrà uccidere un infame lì dentro all’istituto. Al sentire quelle parole, il ragazzo chiama subito la vecchia guardia Gennaro e si fa riaccompagnare in cella.

EPISODIO 7 - L’AMORE MALVAGIO

Torino, un mese prima. Viola, “trentasei ore prima dell’arresto”.

Viola fa rubare alla sua amica Lara un paio di occhiali in un negozio, Lara le dice che è pazza ma la cosa l’ha divertita ed è contenta perché sta vivendo una bella storia d’amore con il fidanzato Giacomo. Viola le fa promettere che l’indomani le racconterà tutti i particolari, quando si incontreranno al loro posto segreto. Lara guarda Viola come un’amica mentre Viola tradisce un interesse, un attaccamento morboso nei confronti della ragazza. Il giorno successivo si incontrano in una roulotte semiabbandonata e Viola, dopo aver fatto domande eccessivamente specifiche sull’aspetto fisico della relazione di Lara, prova una forte delusione e una sconfinata gelosia nello scoprire che l’amica era stata insieme al fidanzato proprio nel loro posto segreto. Percepisce questo come un tradimento, le dice che l’aveva sempre trattata come una sorella e infine scaraventa tutta la sua collera su Lara ferendola a morte, con uno spaventoso accanimento nell’infierire sul corpo di lei. Poi, come se nulla fosse accaduto, riprende il suo scooter e va alla lezione di pallavolo.

Si torna al presente. Filippo e Naditza sono impegnati al pianoforte con un pezzo d’autore piuttosto difficile e ancora una volta la ragazza riesce a riprodurre la musica in modo naturale, lasciando perplesso Filippo che fatica a credere che non abbia mai studiato musica. Le dice che le regalerà degli spartiti ma lei non sa che farsene e ridendo gli dice che le piacciono le stesse cose che piacciono alle ragazze del Nord, come «il grand hotel, il mare, la bella vita» lui promette di portarla un giorno in un albergo di lusso e si stupisce del fatto che lei non voglia mai uscire dall’istituto, nonostante i permessi a disposizione. A un tratto Filippo prova a baciarla ma lei lo fa cadere dallo sgabello con un lieve spintone e ridendo dice che è meglio non far vedere tutto questo a Gennaro, lì a vigilare come al solito.

Massimo accompagna Edoardo a contribuire all’organizzazione di una nuova attività, un laboratorio di ceramica. Il ragazzo deve scaricare e trasportare dei sacchi di argilla, seguendo le indicazioni di alcuni giovani responsabili del lavoro, fra i quali una certa Teresa che diventa subito l’oggetto principale delle sue attenzioni. Mentre Edoardo approccia una conversazione e indovina la provenienza di lei, ceto medio di Posillipo, Carmine perde il controllo a causa della pressione nervosa cui è sottoposto e butta all’aria della roba gridando. Il comandante comprende il suo momento di difficoltà e lo porta fuori, per parlargli in privato. Il ragazzo gli chiede se sia possibile contattare sua madre per farla venire ai colloqui previsti in giornata, senza il fratello Ezio però, e Massimo acconsente. Ai colloqui Gemma vede Gianni andarsene via in collera con la madre che continua a vivere insieme al padre violento e, dicendogli che quest’ultimo è cambiato, vorrebbe che i due si riconciliassero, poi incontra la sua mamma per la prima volta e si scioglie in lacrime per il senso di colpa per quanto accaduto alla sorella. La madre la rassicura dicendole che Ambra è fuori pericolo e fra non molto si sottoporrà al secondo intervento di ricostruzione facciale, poi le dà dei cosmetici come piccolo regalo, sapendo quanto piacciano alla ragazza che però ci ha sempre rinunciato per far contento Fabio. Serena invece non riceve visite e rilegge una vecchia lettera ma Naditza le dice che è meglio non avere rapporti con persone legate alla droga; appena arrivata in sala comune Gemma si sente chiedere da Viola se il rossetto sia un regalo per lei e poi quest’ultima se lo prova e lo tiene con sé dicendo che lo useranno insieme. Naditza rimprovera Gemma per aver dato un regalo di sua mamma a una ragazza capace di grande malvagità, come ha dimostrato di saper fare con Silvia. La mamma di Carmine si mostra durissima con lui e a poco a poco si comprende che il suo comportamento è dettato dalla paura di perdere il figlio: la donna conosce solo la legge del più forte e lo esorta a fare

quello che gli è stato chiesto, a “essere uomo”, a uccidere insomma, per evitare di essere ucciso. Poi quando lei firma per uscire, scambia con il comandante un silenzioso sguardo più eloquente di tante parole. Il padre di Filippo gli fa sapere che l’avvocato ha chiesto un permesso speciale ma non sarà facile ottenerlo e il ragazzo, dopo aver giustificato la nuova pettinatura come un’usanza del posto e il taglio al sopracciglio con una caduta nella doccia, chiude frettolosamente la conversazione dicendo di avere lezione di pianoforte. Il padre comincia a intuire tutto quanto il figlio non può raccontare e Filippo va ad eseguire la missione affidatagli da Ciro, ossia recuperare in bagno un pacchetto di droga e portarglielo. Filippo aveva cercato di insistere nel rifiutare, dicendosi incapace di queste cose, ma Ciro non aveva voluto sentire ragioni e aveva replicato che «agli amici non si può dire di no». Così lo vediamo recuperare la droga, nasconderla, sottoporsi con paura alla perquisizione di Gennaro, andare da Ciro a consegnargliela: quest’ultimo però non si accontenta e gli dice che dovrà tenerla nascosta lui e che sarà lui a doverla ripagare con gli interessi se le guardie la troveranno. Filippo torna quindi in cella coi nervi tesissimi mentre Carmine piange sconsolato in bagno. Successivamente scatta un giro di perquisizioni e vengono trovati i dieci grammi di erba nell’armadio della cella dove Filippo li aveva messi; alla domanda di Massimo su a chi appartenga l’armadio, Carmine risponde che è il suo e che anche la droga è sua, salvando l’amico che rimane in silenzio. Massimo parla con la direttrice spiegandole che Carmine sta coprendo qualcuno e lei gli crede e decide così di separare lui e Filippo assegnando a Carmine una cella singola e mettendo Filippo con due amici di Ciro. Filippo chiede a quest’ultimo che bisogno c’era di mettere nei guai Carmine che non ha fatto nulla contro di loro e Ciro, senza dare alcuna spiegazione, gli fa sapere che il magistrato ha già dato l’autorizzazione per il suo permesso nel fine settimana e durante questo dovrà fare una cosa per lui: dovrà dire a suo papà di scendere da Milano in macchina, pranzare al ristorante di un suo amico e mettere l’auto nel parcheggio privato di questo. Filippo replica che non ha intenzione di mettere in mezzo la famiglia. Poi lo ritroviamo a difendere Naditza da due zingare dell’est invidiose della bravura di lei al pianoforte e la ragazza, abituata a difendersi da sola, è contenta che per la prima volta qualcuno la stia aiutando. Poco dopo Carmine e Filippo vengono alle mani dando libero sfogo a tutte le pressioni cui sono sottoposti e sentendosi entrambi ancora più soli da quando Filippo non ha saputo dire di no a Ciro perdendo la stima e l’appoggio dell’amico. Condotti in direzione, si riappacificano fuori dall’ufficio mentre Massimo parla con la direttrice dell’accaduto e Carmine consiglia Filippo di assecondare ancora per un po’ Ciro dato che non è in condizione di trattare. Massimo fa accompagnare da Lino i due sulla terrazza e lì lui e la direttrice parlano con entrambi separatamente. A Carmine vengono assegnate quaranta ore di attività alternative da svolgere in barberia oppure al laboratorio di ceramica e la Vinci gli fa sapere che il fratello lo vuole vedere, cosa che il ragazzo eviterebbe in tutti i modi se non gli venisse detto che è per qualcosa che riguarda Nina. A Filippo viene consegnato il foglio con il permesso di uscita per passare del tempo con i genitori.

A sera a cena Viola si avvicina a Serena e le chiede se le manca di più il fidanzato oppure la droga e la ragazza ha la forza di alzarsi e trasferirsi al tavolo di Naditza; nella cella di Edoardo gli amici lo vedono lavorare l’argilla, poi passa sotto alla finestra Teresa e lui le lancia un messaggio di carta che lei raccoglie, mentre gli altri scherzano sul tentativo di conquista dell’amico. Contemporaneamente Ciro dà delle indicazioni a Filippo in presenza soltanto di Pino.

L’episodio si chiude sul colloquio fra Carmine e il fratello maggiore: Ezio fa sapere al ragazzo che i Valletta non vanno per il sottile e a rischiare di finire male sarà Nina, se lui non ubbidirà e non commetterà l’omicidio. Quando Carmine, che fino a pochi istanti prima aveva detto che avrebbe preferito morire lì dentro piuttosto che uccidere qualcuno, domanda chi sarebbe l’uomo che i Valletta vogliono morto in cambio dell’incolumità per Nina, lo sguardo di Ezio finisce implacabilmente su Massimo.

EPISODIO 8 - CONOSCI TE STESSO

Il comandante è preoccupato per Carmine che vede taciturno, preso dai suoi pensieri, e che una sera non cena neppure, così gli viene un’idea e propone a Beppe di organizzare presto una gita in barca, convinto che possa essere utile per comprendere meglio la situazione. In bagno Carmine reagisce male con Filippo quando questo gli chiede aiuto perché non sa più come

fare con Ciro; Carmine gli dice che proprio per colpa di Ciro lui è in una situazione infernale. A mensa Gemma vede al telegiornale la foto di Fabio e Viola alza il volume permettendole di sentire che il giovane, ancora in ospedale a Udine, è fuori pericolo di vita. Naditza in bagno le dice che è molto meglio un tentato omicidio che un omicidio volontario ma la ragazza è preoccupatissima ed è sicura che la persecuzione di Fabio nei suoi confronti non avrà mai fine. Convocata in direzione, Naditza dice che non vuole uscire dall’istituto in permesso perché non vuole tornare a casa e la Vinci acconsente. Mentre la guardia la riaccompagna in cella e lei autoironicamente si definisce una detenuta modello che all’istituto ci sta per scelta, Filippo si dirige verso l’uscita scortato da Lino. I due si parlano sulle scale e lui non stacca lo sguardo da lei chiedendole se al suo ritorno riprenderanno con le lezioni di piano; lei gli chiede di portarle qualcosa dal grand hotel, come Robin Hood, e gli sorride. Si spalanca il portone di ferro e Filippo vede suo papà e sua sorella scesi a salutarlo dall’auto lussuosa in cui è invece rimasta la mamma. Contemporaneamente esce di prigione anche Pino, che non si trattiene dal fare commenti sulla sorella di Filippo, ammirando e invidiando al tempo stesso quella ricca realtà del Nord a lui completamente estranea. Appena vede sua madre venirgli incontro con Tyson al guinzaglio, abbraccia il suo cane e se ne va a spasso con lui.

Poco dopo Naditza torna dalla direttrice e dice di aver cambiato idea, di non poter fuggire per sempre e di voler provare ad andare dai suoi. Se proveranno a picchiarla lei non esiterà a denunciarli; la Vinci chiede alle guardie di lasciarle sole e poi le dà il suo numero di telefono nel caso si trovi in pericolo. Intanto vari ragazzi sono usciti in barca sotto la guida e sorveglianza di Massimo e Beppe; scherzano sulla medaglia d’oro vinta da Beppe, vecchio campione di vela e Massimo fa sì che l’uomo racconti brevemente la sua vicenda per farla conoscere a Carmine. Si viene così a sapere che il fratello di Beppe gli aveva immeritatamente soffiato premio e gloria, perché come dice lui “gli amici si scelgono ma i fratelli no”. Nel frattempo dentro all’istituto si svolge il laboratorio di ceramica cui partecipano tutte le detenute presenti e anche Ciro ed Edoardo. Oltre alla professoressa Amelia che spiega ai ragazzi che tipo di lavoro dovranno realizzare c’è anche Teresa a dare una mano; in disparte Edoardo le chiede come mai lei non abbia risposto al biglietto che lui le aveva lanciato dalla finestra e, sentendosi rispondere che lui si diverte solo a suon di chiacchiere, le regala la catenina che ha strappato a Gianni cardiotrap, fingendo che sia un regalo di sua madre. Le guardie richiamano i ragazzi per il pranzo ma Ciro si trattiene finché può per poter parlare da solo con Viola: la bacia e lei lo morde dicendo che non è un suo oggetto, poi gli chiede in regalo un cellulare e infine lo bacia di sua iniziativa. Poco dopo quando si ritrova seduta a un tavolino con Gemma le racconta qualcosa della sua storia, dicendole che ha ucciso Lara, la sua migliore amica, la persona che amava di più al mondo. Gemma dice che è sua sorella la persona cui è più affezionata ma Viola insinua il dubbio e poi le fa provare della droga.

Durante la gita in barca arriva una sorpresa per Carmine architettata dal comandante: a bordo di una barca a motore Nina raggiunge i ragazzi ma Carmine non riesce a trovare serenità neppure in sua compagnia, divorato dalla condanna che suo fratello gli ha inflitto. Per un istante pensa addirittura che potrebbe prendere Massimo alla sprovvista e farlo precipitare in acqua, ma è un pensiero che viene completamente cancellato dall’arrivo della sua ragazza. A un tratto squilla il cellulare di Massimo e lui avverte Beppe che la gita purtroppo si deve concludere prima del previsto, senza dare spiegazioni. Al telefono chiede soltanto se sua moglie sia stata avvertita.

Arrivati al Grand Hotel S. Francesco, consigliato o meglio imposto da Ciro a Filippo, il padre e la sorella guardano con ammirazione il panorama. La madre invece resta molto sulle sue e intuisce cosa ci sia dietro a quel taglio sul sopracciglio ma non vuole sentire spiegazioni. Mentre i figli si allontanano, il padre di Filippo le chiede di cercare di essere contenta almeno per quel giorno perché il ragazzo ha bisogno di loro adesso più che mai. Ma il conflitto è troppo forte e a tavola Filippo dà libero sfogo ai suoi pensieri: trova ridicolo che la mamma si vergogni della sua pettinatura quando i problemi sono ben altri, dice di avere un senso di colpa per Greg da cui non si potrà più liberare, poi chiede al padre le chiavi dell’auto per andare a cambiarsi la maglietta. Un uomo di Ciro lo raggiunge vicino all’auto e gli dice di tornare dai suoi senza dare nessuna spiegazione su quello che farà con la macchina. Quando torna a tavola

si riaccende anche la lite: Filippo dice che sono anni che in famiglia si prendono in giro, sua madre frustrata per la mancata carriera musicale ha sempre reso la vita impossibile a suo padre che ha continuato a fingere che tutto andasse bene e lui è stato cresciuto dalla madre per realizzare il suo sogno mancato, ma non si sente un artista vero come invece è la zingara Naditza. Quest’ultima è in auto coi genitori e due cugini al suo fianco e si sente ripetere per l’ennesima volta che dovrà sposare l’uomo che ha rifiutato e che per fortuna la vuole ancora. Poi la ritroviamo al campo rom, agghindata per le nozze fra gli applausi dei presenti e l’auto con i suoi si rimette in moto per raggiungere il campo rom del futuro marito. A un semaforo rosso, approfittando del traffico bloccato, la ragazza si libera dei due cugini con una mossa improvvisa e riesce a divincolarsi e a fuggire.

Massimo, “dieci anni prima dell’arrivo all’IPM”. Si apre un flashback che ci permette di conoscere alcuni momenti salienti del passato del comandante. Un giorno girava in scooter per Napoli con l’amico Antonio come passeggero e scherzavano sulle ragazze che vedevano; colpiti entrambi da una di queste con l’aria da fotomodella straniera, si erano avvicinati sempre a bordo del motorino e Antonio di sua iniziativa le aveva scippato la borsa. Si erano allontanati e avevano litigato, dato che Massimo disapprovava completamente quel genere di comportamento e non aveva esitato a dirlo in modo chiaro ad Antonio e a tornare poi da solo a restituire la borsa, pur nella consapevolezza che questo avrebbe segnato la fine della loro amicizia. La ragazza, di nome Consuelo e dall’accento un po’ straniero, si era mostrata offesa ma anche un po’ attirata da Massimo a cui aveva chiesto il nome. Nei giorni successivi Massimo andando a fare jogging aveva incontrato Antonio che aveva scherzato sulla necessità di tenersi in forma per la bella fidanzata. Aveva aggiunto che quel genere di donna sicuramente sarebbe stato molto interessato al denaro e Massimo gli aveva detto di averlo visto vendere droga e che era ancora in tempo per fermarsi e chiudere con la criminalità. Ma l’amico non aveva seguito il suo consiglio e qualche tempo dopo, una sera, Massimo l’aveva visto arrivare a bordo di uno scooter guidato da un altro, scendere e sparare uccidendo un uomo sulla pubblica via. Quando l’ispettore di polizia aveva iniziato a rivolgere domande ai presenti senza grande speranza di trovare risposte, Massimo era stato l’unico a rispondere al suo appello e ad avvicinarglisi per raccontare quanto aveva visto. Si torna al presente. Nel suo ufficio la direttrice trova Pietro, il figlio di Massimo e Consuelo, intento a giocare con dei videogiochi. Gennaro lo rimprovera per essersi spostato da dove lui gli aveva detto di stare e spiega alla Vinci che c’era stato un problema al campo estivo e a breve il comandante sarebbe arrivato a prendere il figlio. Lei si mostra inaspettatamente divertita all’idea di poter trascorrere un po’ di tempo con il bambino: familiarizza e gioca insieme a lui, che a un tratto le mostra la sua mamma definendola un’attrice, più bella di lei. La Vinci vede così la giovane donna impegnata nella trasmissione delle previsioni del tempo, con un look poco raccomandabile e un atteggiamento da soubrette poco coerente con l’argomento. Dopo un po’ di tempo arriva Massimo che si scusa con la Vinci e si vergogna quando il figlio gli dice di averle mostrato la mamma, che nel frattempo è arrivata e lo sta aspettando all’ingresso dell’istituto. Massimo la raggiunge col bambino che gli chiede di non litigare con lei e in quel momento passa un pulmino con a bordo alcuni amici di Ciro, che restano a bocca aperta davanti a quella che appare ai loro occhi come una bellezza rara e molto appariscente. Massimo e Consuelo litigano e la scena non passa inosservata agli occhi della Vinci che li guarda dalla finestra e sente alcune delle loro parole: lei lo accusa di essere un fallito e di lavorare in un luogo terribile, lui di essere poco seria e molto egoista.

Filippo e i suoi lasciano il ristorante e si dirigono alla macchina, che il padre si stupisce di trovare aperta rimproverando il figlio e pensando che si fosse trattato solo di distrazione, molto lontano dall’immaginare la verità. All’interno dell’istituto Viola regala a Gemma un telefonino dicendole che la sera, quando nessuno la potrà vedere, potrà chiamare chi vuole. A cena in sala mensa gli amici di Ciro appena lo vedono arrivare gli raccontano della insospettabile moglie del comandante e accendono la tv sulle previsioni meteo; quando lui arriva però non hanno il coraggio di scherzare e fingono un silenzioso rispetto finché non si allontana. Carmine rimane indifferente e in disparte rispetto a tutto ciò. A un certo punto raggiunge il comandante al ripa-

ro dagli sguardi e dalle orecchie altrui e vorrebbe dirgli la verità, chiedere aiuto, ma non ci riesce e semplicemente lo ringrazia. Massimo gli racconta spontaneamente la sua storia: quando aveva qualche anno più di lui ha mandato il suo migliore amico in prigione per omicidio. L’amico era Antonio Valletta, il boss padre di Nazario ucciso in spiaggia da Carmine per difendere la fidanzata Nina. Da allora Valletta gli ha fatto terra bruciata intorno costringendolo ad abbandonare il suo quartiere, ma Massimo non si è mai pentito della sua scelta e esorta Carmine a fare altrettanto, ossia ad andare dritto per la sua strada senza guardare in faccia a nessuno.

Nel frattempo Naditza riesce a rubare da un negozio un minivestito rosso utile soprattutto a sbarazzarsi del vistoso abito da sposa che era stata costretta a indossare. Poi col cuore in gola per l’emozione si dirige al Grand Hotel S. Francesco speranzosa di riuscire a trovare Filippo. E infatti lo trova, ma nel momento sbagliato: raggiunge la sua camera la cui porta era rimasta socchiusa quando, poco prima, vi era entrata una escort inviatagli da Ciro come regalo. Filippo l’aveva respinta ma lei gli si era buttata letteralmente addosso e in quelle condizioni li vede Naditza che disperata scappa via e si siede in un angolo buio del marciapiede, in lacrime, più sola che mai. Solo pochi minuti dopo Filippo allontana la donna con decisione, chiedendole di far sapere a Ciro che il regalo è stato gradito.

Prima di dormire Gemma telefona ad Ambra e in una brevissima chiamata le chiede perdono, mentre Viola ascolta ogni sillaba per poi dirle che può tenere ancora il telefono e che deve pensare ad andare avanti, non solo ai sensi di colpa. La tela che sta tessendo comincia a dare i suoi frutti visto che Gemma le dice che è l’unica in grado di capirla.

È ormai sera tardi quando Naditza suona alla porta di casa della direttrice che l’accoglie con gentilezza e le permette di trascorrere la notte lì. L’indomani mattina la famiglia di Filippo lo riaccompagna all’ingresso dell’istituto e lui, sceso dall’auto, sta per entrare quando all’improvviso ha un ripensamento e corre davanti alla macchina fermando suo papà per dirgli sottovoce qualcosa che la madre non riesce a sentire.

EPISODIO 9 - LEGAMI SPEZZATI

Serena, “un mese prima dell’arresto”.

La ragazza commette una rapina in una farmacia e poi scappa a bordo dello scooter del suo ragazzo, Stefano. La ritroviamo a casa sua in compagnia del padre che si apprende essere stato lasciato anni prima dalla moglie. L’uomo ha cambiato la serratura per impedire alla figlia di mettersi nuovamente nei guai: è a conoscenza sia del suo problema con la droga sia della rapina commessa ed è convinto che Stefano sia in gran parte la causa di tutto. Serena non si vuole arrendere e piange chiedendo le chiavi e promettendo di andare in comunità ma il padre non cede. Lei prende il calmante che lui le dà per attutire i sintomi dell’astinenza; parlano in modo molto schietto e la ragazza dice che ha iniziato con l’eroina prima che sua madre se ne andasse di casa e l’ha fatto per evadere da un mondo che non le piace. Per proteggerla l’uomo la chiude a chiave in camera ma lei riesce a fuggire passando in mezzo all’inferriata sul balcone e approfittando di un camioncino di passaggio lì sotto per scendere. Accortosi della sua fuga, l’uomo telefona alla polizia e la denuncia per rapina.

Nel presente invece vediamo Naditza svegliarsi a casa della direttrice che le prepara anche un’abbondante colazione ma ci resta male quando la trova intenta a frugare in una scatola dove aveva radunato i suoi ricordi. La ragazza spiega scusandosi che non aveva nessuna intenzione di rubare ma voleva solo impicciarsi per capire meglio la vita della Vinci. Poi ritroviamo la ragazza nel cortile dell’istituto dove nota suo malgrado che è stata sufficiente la sua assenza di due giorni perché Serena e Gemma si avvicinassero subito a Viola. Ciro chiama Filippo al suo tavolo e gli chiede conferma del fatto che i suoi genitori non si siano accorti di nulla e Filippo mentendo glielo lascia credere. La professoressa Amelia tiene una prima lezione sulla poesia a detenuti e detenute e dice che il vincitore del concorso potrà andare in permesso a Posillipo per la premiazione, poi Teresa la informa che è arrivato il disegno per il mosaico e tutti si spostano in laboratorio. Edoardo approfitta del momento in cui rimane solo con l’insegnante per dirle che i suoi amici spesso si comportano da stupidi e lui vorrebbe sapere come dovrebbe essere scritta la poesia ma si vergogna nel rivelare l’intenzione di mettersi alla prova. Intanto fuori l’educatore Beppe dà indicazioni su come dovrà essere svolto il lavoro: mostra il disegno che verrà riprodotto sul muro con un mosaico, dice che i ragazzi dovranno colorare e cuocere le piastrelle. Teresa aggiunge alcune informazioni tecniche e mentre Beppe accompagna i ragazzi a prendere la cornice una guardia conduce lì le

ragazze. Filippo trova il tempo per dire a Naditza che è stato davvero al grand hotel ma lei reagisce con rabbia, rispondendo che non le importa nulla; lui intuisce che qualcosa non va e poi dice a Carmine della escort inviata da Ciro, che lui ha rifiutato lasciandogli credere il contrario, e di sentirsi sempre più nei guai. Nel frattempo Massimo e la Vinci scambiano qualche parola, lui si dice stupito del fatto che le piacciano i bambini e lei gli dice che sua moglie è una gran bella donna. In quella due amici di Ciro lo provocano con allusioni al meteo e lui tira loro in testa una secchiata d’acqua suscitando l’ilarità generale. Li interrompe Beppe per comunicare che nel pomeriggio è previsto l’arrivo dell’assessore e tutti concordano sull’idea di far suonare Filippo e Naditza. Poi nel laboratorio di ceramica Liz fa consegnare materiali vari e forbici ma Viola in disparte dal gruppo prende un punteruolo e si siede al tavolo di lavoro accanto a Gemma: le propone un gioco pericoloso e glielo mostra, colpendo il tavolo con il punteruolo nello spazio fra un dito e l’altro della mano in modo sempre più veloce. Dato che la ragazza non ha il coraggio le prende una mano e la costringe a provare senza che Gemma si ribelli.

Poco dopo Pino vede Ciro nella sua cella intento ad ascoltare musica con delle cuffie; lo interrompe dicendogli che con il bluetooth sarebbero ancora più comode e Ciro non gli dà retta ma quando sente che Pino lo insulta lo butta contro la parete con violenza e lo ferisce; Pino gli dice di ucciderlo e più in collera che spaventato dice di essere uno dei pochi che ha coraggio, aggiungendo che Ciro si è sbagliato sul conto di Filippo. Successivamente nel laboratorio di ceramica Filippo rivela a Carmine che Ciro non sa che lui ha rivelato tutto a suo padre e che l’amico aveva ragione, fingere di stare dalla parte di Ciro gli procura solo nuovi problemi.

Nella sala comune Filippo si esibisce egregiamente davanti a tutti, assessore compreso; anche Naditza lo applaude ma, quando è il suo turno, finge di essere incapace e poi sfoga tutta la sua collera sul piano suonando come un’indemoniata. La direttrice porta immediatamente l’assessore in altre sale per mostrargli altre attività svolte dai ragazzi, e intanto Filippo dice a chiare lettere alla ragazza che non sa cosa le abbiano riferito ma lui non è andato con la escort. Poi a tu per tu con il comandante, la Vinci concorda sul fatto che fra Filippo e Naditza ci sia qualcosa e dice che non necessariamente l’affettività deve costituire un problema; inoltre gli racconta che non può avere figli dopo l’incidente che le ha rovinato la gamba, che è sola e che sta bene così. Si apre un flashback in cui la rivediamo a casa con le stampelle guardare la cameretta destinata a rimanere vuota, poi il distacco da suo marito fino ad arrivare a tradirlo nei bagni di una discoteca e a dirgli di non volerlo più vedere perché è impossibile per lei sopportare il dolore di ciò che sarebbe potuto essere e non sarà più.

L’indomani in sala colloqui il fratello di Ciro gli dà uno schiaffo accusandolo di aver fatto fare brutta figura a papà perché quell’auto non è mai arrivata a Milano e dicendogli che, dato che era stato lui a spingere per quest’operazione, adesso la dovrà risolvere. Ezio con il suo avvocato fa firmare delle carte a Carmine e gli fa pressione per eseguire al più presto l’incarico assegnato; Pino chiede denaro a sua mamma e sentendosi dire che non ce n’è se la prende e se ne va. Tempo dopo il ragazzo passa a chiedere in ufficio e da Gennaro scopre di avere mille euro nella cassetta di sicurezza. La cosa lo sorprende ma non si fa domande sulla provenienza e si limita a dire che sua madre gli vuole bene. Ciro, molto sospettoso verso Filippo dopo quanto gli ha detto Pino, si scaraventa contro di lui in cella premendogli le mani sul collo e gli chiede il numero di telefono del padre costringendolo a parlare con lui per capire la verità. Il padre di Filippo, prevedendo questa mossa, mette in scena il piano architettato con la famiglia e dice che la loro auto è stata rubata e che sono dovuti tornare in treno a Milano, mentre nella realtà dei fatti avevano scelto di abbandonarla e darle fuoco, sperando di non mettere nei guai Filippo, ormai consapevoli della gravità della situazione in cui si trova. Ciro dice comunque a Filippo che la cosa non finirà lì.

Mentre nel laboratorio di ceramica Edoardo lavora l’argilla e fa leggere a Teresa la poesia che ha provato a scrivere e che lei trova bellissima, Serena va al colloquio con suo padre e viene a sapere che molto probabilmente Stefano sta con una ragazza più grande di lei e in stato interessante. Dice di essersi presa tutte le colpe al posto del fidanzato ma dice al padre che anche lui l’ha tradita e non può più salvarla. Poi va da Viola e le chiede se può procurarle qualcosa ma lei risponde di chiedere alla zingara, in seguito però le procura una dose. Viola continua a esercitare una notevole influenza anche su Gemma che le confida il desiderio di telefonare a Fabio e la consapevolezza che sia sbagliato farlo. Quando Viola la esorta a telefonare lei non ci pensa un attimo di più

e lo chiama. Nella breve telefonata il giovane le dice di amarla, che è tutta colpa sua e lo dirà al processo, che la loro colpa è sempre stata quella di amarsi troppo.

A sera i ragazzi sono in cortile. Ciro nota le costose cuffie indossate da Pino e chiede a Gianni se sia stato lui a comprargliele; poi avvicina Pino con fare apparentemente bonario, gli dice che aveva ragione a diffidare di Filippo ma appena sono in un luogo nascosto in fondo alle scale lo picchia con violenza e distrugge le cuffie accusandolo di essersi impadronito del suo denaro. Quel denaro invece è stato messo sul conto di Pino da parte di Carmine nel tentativo di aiutare Filippo, al quale il ragazzo lo rivela davanti al flipper, lontano dagli altri. Filippo gli è grato ma gli dispiace che sia finito nei guai Pino e Carmine risponde soltanto: «siamo in guerra, meglio loro che noi».

L’indomani a lezione Edoardo dice alla professoressa di aver scritto una poesia e lei lo convince a leggerla davanti a tutti. Filippo al termine si alza in piedi e inizia ad applaudire e come lui fanno anche tutti gli altri. Poco dopo in cortile Filippo approfitta di un momento in cui sono presenti anche le ragazze per mettere in tasca a Naditza la poesia che ha scritto per lei la sera prima. La ragazza è felice ma non resiste alla tentazione di rifarsi su Viola che le aveva detto che a Filippo non importava nulla di lei: la raggiunge, le legge i primi versi e non accorgendosi che il ragazzo è alle sue spalle le dice che presto glielo porterà al guinzaglio. Lui, ferito e deluso, si riprende il foglio che gli porta Silvia e se ne va. Successivamente un fattorino consegna della nuova argilla e Lino dice a Carmine di aiutarlo a scaricare. Approfittando del momento in cui rimangono soli in un magazzino, all’improvviso lo sconosciuto minaccia il ragazzo a suon di schiaffi, dicendo di essere stato mandato dai Valletta per un sollecito e esortandolo a sbrigarsi a fare il suo dovere. Filippo li sente e chiede spiegazioni all’amico che disperato rivela la terribile condizione in cui si trova, al bivio fra essere ucciso oppure uccidere Massimo. Filippo gli promette di aiutarlo.

EPISODIO 10 - LE FORME DELL’AMORE

Gianni cardiotrap, “ventiquattro ore prima dell’arresto”.

Gianni ricorda frammenti del passato, della sventurata vita famigliare con un padre violento sempre pronto a prendersela senza ragione con sua madre e con lui. Ricorda di essere stato schernito e umiliato per il suo desiderio di diventare cantante, e di aver cercato lavoro per convincere la madre a liberarsi di quell’uomo che lui era pronto a denunciare. Ricorda che il primo lavoro che aveva trovato grazie all’amico Nicola si era rivelato una profondissima delusione ed era diventato la causa del suo arresto. Nicola infatti gli aveva assegnato l’incarico di fare da palo durante un furto in un appartamento; Gianni però era stato visto dall’anziana proprietaria che, malata di cuore, per lo spavento si era sentita male. Lui aveva cercato di soccorrerla ma Nicola e l’altro complice gliel’avevano impedito. Poi in auto avevano litigato, Gianni era tornato dalla signora che giaceva a terra priva di vita, aveva invano tentato di farle prendere una medicina, e in quel momento erano entrati dei poliziotti e l’avevano trovato inginocchiato vicino a lei.

Si torna al presente. Naditza dice a Serena di stare lontana dalla droga e da Viola che può fare solo del male, mentre Gemma le osserva; in cortile Pino dice a Ciro che non vuole fraintendimenti, che lui a differenza di Filippo gli è sempre stato davvero fedele ma Ciro ribatte che il suo difetto è sempre stato quello di parlare troppo e di non saper mantenere i segreti. Pino non ci mette molto a perdere la calma e a definire adulatori e traditori tutti gli amici di Ciro, e uno dei fedelissimi di questo, Tano (‘o pirucchio), si dice già pronto a organizzare una vendetta, che il giovane boss dice che dovrà essere organizzata fuori dall’istituto. Nel frattempo Filippo ha in mente un piano per far evadere Carmine: gli dice di bere tantissima acqua e poi Carmine gli chiede di dargli un pugno in testa ma Filippo non ci riesce, al che Carmine va a sbattere da solo ferendosi la nuca. Filippo chiama immediatamente le guardie e il medico della prigione decide di farlo portare in ospedale per accertamenti.

A lezione con la professoressa Amelia, in presenza della direttrice cui vari detenuti rivolgono degli apprezzamenti con insolita educazione, Edoardo viene a sapere che la sua poesia è stata selezionata per il concorso di Posillipo. La professoressa sottolinea la motivazione, ossia che si è trattato di una poesia d’amore, nemico di ogni forma di violenza e prevaricazione, e queste parole vengono ascoltate con profonda attenzione da Gianni. Intanto nel laboratorio di ceramica Naditza è intenta nello spolvero e Filippo, separato da lei da una grata, le si avvicina per dirle di non lasciare la musica e di non trascurare il suo talento. Lei però si mostra piuttosto distaccata e pungente e gli risponde che

la sua vita le va bene così com’è, forse perché ha paura di sperare in qualcosa di diverso che non potrà mai avere. Poco dopo Pino prende in disparte Filippo in fondo alle scale e lo schiaffeggia violentemente accusandolo di averlo messo nei guai. Gianni vede Gemma, nell’aula ormai vuota, telefonare a Fabio e la ferma: le dice che quell’uomo la sta solo prendendo in giro, che quel tipo di amore lui lo conosce molto bene perché ce l’ha davanti agli occhi da quando è nato, che la ragazza ha gli stessi occhi tristi di sua madre. Gemma al momento lo manda via ma poi piange consapevole che il ragazzo ha ragione.

In ospedale Carmine fa del suo meglio per cercare di ispezionare l’ambiente alla ricerca di una via di fuga ma non è semplice dato che c’è una guardia costantemente fuori dalla sua camera. Vede porte e finestre sigillate, poi mentre viene accompagnato sulla sedia a rotelle per degli esami, nota che il bagno del personale medico conduce a un passaggio in esterno. Contemporaneamente Serena trova il coraggio per sbarazzarsi della droga e dice a Naditza che suo papà ha agito per il suo bene quando ha fatto sì che finisse lì dentro; Naditza a cuore aperto confida che nessuno si è mai preoccupato per lei, anzi entrambi i suoi genitori sono pronti a venderla per denaro. Il comandante intravede Edoardo appartatosi con Teresa e avverte Filippo che è arrivata sua sorella per un colloquio; il ragazzo gli domanda come stia Carmine e lui risponde che deve fare degli ulteriori esami e poi rientrerà. Ai colloqui Edoardo vede sua madre e sua moglie, entrambe incuriosite dalla sua poesia; lui sminuisce e soprattutto inventa che non potrà andare a Posillipo, perché il suo desiderio sarebbe quello di trascorrere la giornata con Teresa senza di loro.

Mentre Carmine riesce con astuzia a farsi tenere in ospedale ancora un altro giorno in osservazione, nel laboratorio di ceramica le ragazze sono intente a colorare le piastrelle; a un tratto Naditza ottiene dal professore il permesso di andare a fumare e subito viene raggiunta dalle zingare invidiose di lei che la aggrediscono e minacciano di sfregiarla con un coltello. Per fortuna interviene Filippo e le ragazze se ne vanno alla svelta, ma Naditza è ancora diffidente nei suoi confronti, sebbene sorpresa e in cuor suo contenta di vedere che si preoccupa per lei.

Fuori dall’istituto la sorella di Filippo fa quanto lui le ha chiesto: si fa raggiungere da Nina, la fa salire a bordo della sua auto e le dà delle cose fra cui un cellulare nuovo, quindi la accompagna in ospedale dove aspetteranno Carmine al pronto soccorso, vicino alla lavanderia.

Nella sala comune al pianoforte Naditza suona un impegnativo pezzo di musica classica su richiesta dell’educatore Beppe; Filippo sente dal cortile e li raggiunge, quindi Beppe li esorta a suonare insieme. Una volta che sono rimasti soli, a poco a poco attraverso la musica le emozioni prendono il sopravvento e i due si guardano intensamente, finchè stavolta è Naditza a baciare Filippo. Presto torna l’educatore che li invita a riprendere a suonare e gli attimi successivi sono pervasi da una serenità e da un’allegria che travalicano le sbarre e cancellano i confini della prigione.

Terribile invece la scoperta che è costretto a fare Pino: gli amici di Ciro hanno ucciso il suo adorato cane Tyson. Al ragazzo, che vedeva nell’animale la sua unica ragione di vita, non resta che disperarsi.

In ospedale scatta il piano: Carmine finge che il bagno della sua camera sia intasato e, insistendo di averne bisogno con urgenza, riesce a ottenere di accedere al bagno del personale medico. Grazie alla finestra si guadagna in poco tempo il passaggio sulle scale all’esterno che scende a precipizio. Quando la guardia e l’infermiere si accorgono della sua fuga, Carmine sta già correndo nei sotterranei verso l’uscita, che finalmente raggiunge e dove sale sull’auto della sorella di Filippo.

La direttrice informa Massimo della fuga del ragazzo e il comandante si sente tradito dal giovane in cui aveva riposto maggiore fiducia, lontano dall’immaginare a quale ricatto quest’ultimo fosse stato sottoposto da parte della sua famiglia. Lontano soprattutto dall’immaginare di essere parte di quel ricatto. Quindi interroga Filippo in presenza di Beppe: il ragazzo finge bene di essere ignaro di tutto e indifferente alle vicende degli altri detenuti, ma Massimo dubita della sua sincerità, convinto che Carmine debba essere stato aiutato da qualcuno.

Di ritorno nella sua cella, Filippo vede quello che mai avrebbe voluto: Pino impiccato.

EPISODIO 11 - FAI LA COSA GIUSTA

Filippo, “trentasei ore alla sua condanna a morte”.

Carmine, “quarantotto ore all’imbarco”.

Filippo riesce a rianimare Pino e subito arrivano Massimo e Beppe a soccorrere quest’ultimo. Carmine insieme a Nina raggiunge al porto la nave a bordo della quale si trova un certo Vincenzo-tre-dita, suo pa-

rente. Il ragazzo gli consegna una lettera e l’uomo offre ospitalità ai due in una cabina vicino alla sua. Naditza sogna di suonare il piano in un luogo elegante e di vedere Filippo in prima fila fra il pubblico sorriderle orgoglioso e portarle dei fiori, poi il brusco risveglio la riporta alla realtà. Il comandante riferisce alla direttrice che Pino dovrà affrontare un percorso di disintossicazione, poi confida a Beppe la sua convinzione che la fuga di Carmine sia in qualche modo collegata ai Valletta. Il fatto che non ci siano state vendette e morti dopo l’uccisione di Nazario infatti può significare soltanto che ci sia stato un accordo fra la famiglia Di Salvo e la famiglia Valletta. Poi, mentre all’interno dell’istituto, in sala mensa, Ciro e i suoi fanno capire a Filippo che sospettano di lui in relazione a più fatti fra cui l’evasione di Carmine, il comandante e la direttrice si mettono a fare ricerche fuori di propria iniziativa. Massimo va a casa dei Di Salvo dove non riesce ad ottenere alcuna informazione, si sente dire da Ezio che non hanno alcuna idea di dove sia il fratello e viene rapidamente messo alla porta dalla madre alla quale il comandante, già fuori dall’appartamento, dice di non scordarsi di essere mamma. Rimasti soli Ezio le dice che è pronto a uccidere Massimo ma lei risolutamente ribatte che deve essere Carmine a farlo. Nel frattempo la direttrice va a casa della madre di Nina che inventa di non avere notizie della figlia dalla sera prima, dicendo che la ragazza le aveva detto che avrebbe trascorso la notte da un’amica e non aveva più risposto al telefono. La Vinci le lascia un suo recapito telefonico e non manca di avvertirla del fatto che se la ragazza è con Carmine si è resa complice di un’evasione. La madre poco dopo telefona a Nina e la avverte della visita della Vinci; la ragazza inizia a dubitare del piano di fuga ma Carmine la rassicura mostrandosi convinto che sia l’unica via percorribile per sottrarsi a persone spietate.

Ciro trascorre l’ora d’aria in cella anziché in cortile e uno dei suoi gli domanda che preoccupazioni abbia; lui sta cercando di mettere insieme i pezzi degli ultimi fatti accaduti e trovare il vero colpevole. A un tratto esclama che la risposta ai dubbi sarà solo nei soldi, ossia nello scoprire chi abbia messo del denaro sul conto di Pino. Solo così saprà chi l’ha tradito. Mentre Massimo dice a Beppe che il magistrato ha dato l’autorizzazione al colloquio ma Valletta si rifiuta di vederlo, Ciro va in ufficio da Gennaro a domandargli quanto c’è sul suo conto e poi quanto c’è sul conto di Pino. La vecchia guardia risponde al suo interrogativo solo per quanto riguarda la sua parte ma non cede e riesce a non farsi strappare il registro di mano per quanto riguardava Pino, rimandando Ciro nella sua cella e dicendo che non si dovrà più preoccupare per Pino che sarà trasferito altrove per la disintossicazione.

Successivamente sulla terrazza del carcere Massimo mette alle strette Filippo dicendogli che fuori di lì Carmine è ancora più in pericolo di vita; il ragazzo accenna al fatto che è saltato un accordo coi Valletta ma non rivela di cosa si tratta. La direttrice è pronta a sporgere denuncia e mentre ragiona con Massimo sul da farsi nota la scritta “Marittima flegrea” sulla penna che le era rimasta in tasca dopo essere stata a casa della madre di Nina. I due pensano subito di cercare qualche possibile collegamento fra la compagnia di navigazione e la famiglia di Carmine. Filippo nel frattempo sente Ciro chiedere con il solito tono imperativo a Lino di scoprire chi ha messo il denaro sul conto di Pino, quindi spaventato si reca agli uffici in quell’orario vuoti. Trova Naditza intenta a fare delle pulizie e le chiede di cercare il registro dei conti dei detenuti ma la ragazza non fa in tempo e Lino si impadronisce dell’oggetto, mentre lei riesce solo a vedere di sfuggita la pagina di Pino. Subito Lino va a riferire a Ciro che il bonifico è stato fatto da uno studio di avvocati, “Federico Greg & associati”. Ciro riconosce il nome, si tratta dell’avvocato di Carmine. Va di corsa al colloquio con suo fratello e gli dice che è stato Carmine a far mettere il denaro sul conto di Pino. Il fratello gli domanda come faceva a sapere del denaro nell’auto della famiglia di Filippo e Ciro risponde che solo Filippo può averglielo detto. Con pari collera e volontà vendicativa i due stabiliscono un patto: Ciro ucciderà personalmente Filippo e il fratello penserà a eliminare Carmine. Massimo intanto cerca di trovare quest’ultimo e insieme alla Vinci si reca da un dipendente della “Marittima flegrea” per scoprire su quale nave si possa essere imbarcato. Dopo alcune insistenze vengono a sapere che un certo Giuseppe De Santis, legato alla famiglia Di Salvo, è sotto contratto con quella compagnia marittima ed è partito circa un mese prima per il Pacifico, e che l’unico modo per controllare i nominativi dei passeggeri in partenza è passare per ogni singola compagnia. Mentre la madre e la giovane moglie di Edoardo vengono a sapere da Liz che lui avrà il permesso per andare al concorso di poesia, Naditza scopre che Serena è già andata via senza nemmeno salutarla. Silvia

le dà la lettera scritta dall’amica, in cui la ragazza si scusa per non aver avuto il coraggio di salutarla e le dice che ha paura di affrontare il mondo fuori dove non ci sarà lei a proteggerla, infine aggiunge che magari un giorno andrà a salutarla. Mentre legge queste righe vediamo che Serena, da pochissimo tornata a casa per un periodo di “messa in prova” e apparentemente contenta del fatto che suo papà le aveva già trovato un lavoro pomeridiano al bar, viene trovata da questo priva di vita dopo una probabile - e forse voluta - overdose di eroina.

Col favore delle tenebre Carmine scende a terra e si aggira al porto fra i vari containers. Massimo è lì insieme alla direttrice e lo intravede fuggire; lo insegue e lo chiama a gran voce ma il ragazzo non risponde. Guarda il comandante dall’alto, da un mezzo meccanico per il trasporto dei containers, un mezzo che in quel momento potrebbe rivelarsi uno strumento di morte nelle sue mani. Carmine vive la vertigine della scelta e la tensione raggiunge il culmine quando è tentato di fare ciò che la famiglia gli impone e che potrebbe salvare Nina e il suo bambino, ma per fortuna la voce della Vinci che chiama il comandante lo scuote e fa svanire ogni possibile dubbio. L’indomani Gianni vede Gemma telefonare a Fabio e le toglie il telefono di mano buttandolo nel forno; le dice che le vuole bene e lei invece si comporta come sua madre con suo padre, e per la rabbia non si trattiene dal darle qualche schiaffo. In cortile Ciro e i suoi circondano Filippo con aria minacciosa e con dei discorsi vaghi gli fanno capire che sanno come raggiungerlo anche una volta uscito dall’istituto e tornato a Milano, poi fortunatamente arriva Beppe a chiamarlo per le lezioni di musica. Contemporaneamente Carmine chiede a Nina, che aveva accusato dei dolori, se ha preso le pastiglie e lei che non vorrebbe preoccuparlo deve però dirgli che non si sente bene. Carmine corre subito a chiamare il medico della nave che lo mette in guardia dal mettersi in viaggio in quelle condizioni, dato che per sicurezza sarebbe almeno necessario fare un’ecografia. Nina gli dice di rischiare lo stesso e partire ma lui la porta in ospedale dove la situazione torna tranquilla.

Filippo ha da poco iniziato la sua lezione al piano con Naditza quando Gennaro avverte Beppe del litigio fra Gemma e Gianni; l’educatore lascia soli i due per andare a vedere la situazione e a parlare con Gianni. Allora Naditza dice a Filippo che ha visto il registro aperto sulla pagina di Pino e lui, spaventatissimo, dice che è finita, che lo uccideranno. Lei lo prende per mano e lo porta di corsa in un suo posto segreto, una scala del carcere che sale molto in alto, prospiciente il mare e il porto. Lì si confidano le più profonde paure: per lui, quella di morire dentro all’istituto; per lei, quella di perderlo quando lui tornerà in libertà. Gli dice: «Qua dentro siamo più liberi che fuori». Poi si baciano appassionatamente, con una sola certezza in mezzo a mille guai, quella del loro sentimento.

EPISODIO 12 - MORIRE PER VIVERE

Carmine, “sedici ore prima dell’accoltellamento”.

Fuori dall’ospedale dove è ricoverata Nina, Carmine chiama il comandante che prima gli dà uno schiaffo e poi lo abbraccia, quindi gli dice che ha fatto la scelta giusta e lo riaccompagna in auto all’IPM.

A Posillipo Liz fa una sorpresa a Edoardo facendogli trovare fra il pubblico la madre e la moglie ma lui ha occhi solo per Teresa; pur non classificandosi al primo posto, il ragazzo ha comunque la soddisfazione degli applausi e approfitta delle interviste, che richiedono l’allontanamento del pubblico, per appartarsi in una terrazza sul mare con Teresa all’insaputa della sua famiglia. L’allegria contagiosa di Edoardo riesce ben presto a vincere le resistenze della ragazza e i due fanno il bagno e poi si abbandonano alla passione, per tornare poi di corsa da Liz che è riuscita a non farli scoprire. Intanto all’istituto la direttrice rimprovera Filippo e Naditza per la loro fuga notturna ma è anche felice nel vederli così uniti; dice alla ragazza che le verranno revocati tutti i permessi di uscita e ricorda a lui che entro pochi giorni avrà l’udienza dal giudice e non sarebbe il caso di aggravare la sua posizione. Quindi vediamo Gennaro accompagnarlo in cella di isolamento.

Gemma riceve la visita della sorella Ambra che non la colpevolizza per l’accaduto, per quanto traumatico sia stato e sia ancora, ma che, venuta a sapere che la ragazza si è messa in contatto con Fabio, le dice con grande fermezza che se lo ama ancora lei non si considererà più sua sorella.

La direttrice e il comandante fanno sapere a Carmine che Nina è stata messa sotto protezione e sarà ricoverata in una clinica privata sotto falso nome e aggiungono che hanno fatto la stessa richiesta per lui e stanno solo aspettando l’autorizzazione. Quindi Massimo conduce il ragazzo nella cella di Filippo, guarda i due abbracciarsi come veri amici, più che amici, e li rinchiude lì insieme. Carmine consiglia a Filippo di dire tutta la ve-

rità e le vessazioni subite da Ciro, convinto che grazie al denaro della sua famiglia si potrà salvare, ma Filippo risponde che non lo lascerà solo e scherza sul fatto che non gli ha ancora detto cosa significa il soprannome che gli aveva attribuito Ciro, “chiattillo”, scoprendo così che significa “bravo ragazzo”. A sera, Ciro e i suoi vanno ad accogliere Edoardo al suo rientro e gli domandano se sta dalla loro parte contro Filippo e Carmine: Edoardo risponde di sì senza esitazione.

Durante la cena scatta il piano di Ciro: la rivolta. Alcuni dei suoi provocano dei detenuti di colore apposta per scatenare una rissa e nella confusione Ciro riesce a impadronirsi delle chiavi per aprire la cella di isolamento. Massimo allerta tutto l’IPM della rivolta in corso, chiama anche la Celere, e fa spegnere le luci in sala mensa dove si trovano ancora quasi tutti i detenuti mentre le detenute osservano con paura e disorientamento quanto sta accadendo dalle finestre della sala comune dove sono state rinchiuse per sicurezza. I più spaventati di tutti sono naturalmente Filippo e Carmine, consapevoli della ferocia di Ciro; Carmine dice apertamente all’amico che in carcere si fa scoppiare la ribellione quando si vuole uccidere qualcuno.

Mentre Ciro prende in ostaggio Lino puntandogli un coltello alla gola e lo trascina con sé per farsi portare alla cella di isolamento, Massimo raduna tutti i poliziotti e assegna incarichi, poi si reca personalmente a prendere Carmine e Filippo. Beppe tenta di far ragionare Edoardo che però non gli dà retta, anzi con atteggiamento arrogante lo prende un po’ in giro, sentendosi il capo della rivolta, orgoglioso che Ciro gli abbia assegnato il compito di tenere sotto controllo la situazione. Beppe con aria sconsolata afferma di aver sbagliato tutto con i ragazzi. Intanto Massimo riesce a portare via di corsa Carmine e Filippo facendo loro attraversare il cortile in esterno e chiudendoli all’interno di un magazzino prima dell’arrivo di Ciro. Trovata la cella vuota, quest’ultimo si aggira fra i corridoi e le stanze al buio. A un tratto la direttrice passa proprio vicino a dove si trova lui e il ragazzo non esita a prenderla in ostaggio, domandandole con aria minacciosa dove sono i suoi due “nemici”. Ciro la porta in sala mensa e Massimo non esita a farsi aprire per tentare di difenderla: i ragazzi lo fanno inginocchiare, alcuni lo scherniscono vedendolo in condizioni di inferiorità. Lui chiede che venga fatta uscire la Vinci promettendo che solo dopo rivelerà dove sono stati nascosti Carmine e Filippo. Ciro non gli dà ascolto e continua a tenere prigioniera anche la donna, allora Massimo dichiara di aver fatto trasferire i due ma Ciro non gli crede e grida che se non gli viene detta la verità è pronto a uccidere la Vinci davanti ai suoi occhi. Trascorrono istanti di altissima tensione e Beppe, temendo il peggio, esclama che Carmine e Filippo sono nel deposito. Lì Carmine prepara in qualche modo l’amico all’idea di doversi difendere e gli mette in mano un oggetto tagliente, mentre il terrore di non uscire vivi da quel luogo attanaglia entrambi. Ciro si dirige speditamente verso il deposito mentre Gianni ed Edoardo osservano con stupore tutto quanto sta accadendo e cominciano a rendersi conto che la rivolta non ha significato né potrà avere una positiva conclusione. Edoardo segue Ciro, lo vede prendere di nuovo in ostaggio Lino, gli dice che i loro piani erano diversi, che volevano prendersi tutta Napoli, e che commettere un omicidio all’interno dell’IPM significa condannarsi al carcere a vita. Ciro ribatte che non può lasciare in vita Carmine e Filippo perché l’hanno screditato agli occhi della sua famiglia, e che la legge che gli ha insegnato suo padre dice che è meglio stare in galera a testa alta piuttosto che essere liberi nella vergogna. Quindi lo obbliga a togliersi di mezzo ferendolo lievemente e attraversa il cortile con Lino in ostaggio mentre suonano le sirene di varie auto della polizia giunte sul posto. Massimo e la direttrice raggiungono Edoardo che sulle prime vuol fare il duro e punta il coltello contro di loro per tenerli a distanza, ma Massimo lo prende di petto e riesce presto a togliergli l’arma di mano.

Arrivato all’ingresso del deposito e osservato da Viola che gli sorride e illumina il suo volto con l’accendino, Ciro tramortisce Lino che aveva tentato invano di fermarlo, dicendogli che Filippo e Carmine sono due ragazzi come lui e che lui non è come suo padre. Entra e per un istante Filippo si illude che si tratti del comandante: Ciro si avventa contro di lui, lo picchia, parlano di Pino e Ciro dichiara di non avere amici. Carmine lo attira per aiutare l’amico e Ciro inizia a sferrare colpi in aria col coltello

contro di lui, poi lo butta a terra e sembra avere la meglio quando Filippo, sull’onda dell’istinto, per salvare Carmine lo ferisce profondamente al fianco. Ciro è in fin di vita. Carmine vede Filippo sotto shock e gli dice che diranno che è stata colpa di Carmine, perché per lui stare fuori di prigione è pericoloso mentre Filippo ha la possibilità di salvarsi. Entra Massimo, prende fra le braccia Ciro che in quel momento per lui non è più un giovane boss ma semplicemente un ragazzo come gli altri, inerme e condannato a un destino disperato, e ascolta le sue ultime parole («Dite a mio padre che non ho avuto paura non voglio morire »).

Nella scena successiva Massimo fa radunare in cortile, al di là di una rete metallica invalicabile, tutti i detenuti e le detenute. Pronuncia parole di dura condanna contro il codice della mafia, il codice dell’omertà, e vede i loro volti sconvolti quando viene sollevato il lenzuolo che copre il corpo del ragazzo sulla barella e tutti possono constatare che si tratta di Ciro. Hanno perso il loro capo, colui che ai loro occhi appariva quasi immortale, e che adesso giace senza difese sulla barella di un’ambulanza, abbandonato al silenzio di una notte senza ritorno. «Questa strada non porta da nessuna parte», aggiunge Massimo. Poi dà ordine che tutti facciano ritorno nelle loro celle e il cortile rimane vuoto: Beppe in lacrime sente di avere fallito, Massimo guarda rapidamente la direttrice e se ne va via prima che lei abbia il tempo di dire qualunque cosa.

L’indomani la direttrice riferisce al comandante che da Poggioreale è stato comunicato che Antonio Valletta è disponibile per un colloquio. Massimo chiede a Beppe e Gennaro di accompagnare Filippo e Carmine, su due auto distinte, in tribunale, impedendo loro di parlarsi prima dell’interrogatorio, poi va all’appuntamento atteso e temuto. Separati dal vetro Massimo e Antonio si fronteggiano come due guerrieri che stanno concretamente dalla parte opposta della barricata. Massimo, in alta uniforme, dice all’amico di un tempo che gli dispiace per la morte di suo figlio, e Antonio gli risponde che lui è sempre lo stesso mentre è stato Massimo a voltargli le spalle, a tradirlo. Massimo gli dice che è lì per chiedergli di perdonare Carmine Di Salvo per la morte di Nazario, e l’uomo risponde che l’ha già perdonato ma Carmine doveva rendergli un favore che invece non ha fatto. Massimo apprende così la verità: Carmine avrebbe dovuto uccidere lui, perché il suo amico di gioventù è in prigione da vent’anni per colpa sua e perché la morte di un figlio va vendicata, e come sottolinea Valletta tutti i ragazzi dell’IPM in un certo senso sono dei figli per il comandante. Quando Valletta aggiunge che probabilmente Carmine sta già pagando la sua colpa, Massimo capisce che non c’è un minuto da perdere e si precipita con la sua moto a raggiungere le due auto dirette al tribunale. Contemporaneamente Filippo chiede a Beppe di poter parlare con Carmine ma l’uomo dice che non è possibile essendo lui testimone coinvolto nella vicenda, poi quando sono quasi giunti a destinazione Filippo dice apertamente a Beppe incredulo che è stato lui a uccidere Ciro per salvare l’amico. Nel frattempo uno scooter con a bordo due uomini fiancheggia le auto e Massimo ha il tempo per vedere uno di questi sparare contro la macchina che trasporta Carmine, e ha il tempo per fare fuoco contro lo scooter da una distanza però che vanifica il tentativo di fermarlo. Mentre nasce la figlia di Carmine e mentre la direttrice è l’unica persona presente in ospedale fuori dalla sala operatoria, il ragazzo viene così gravemente ferito. Filippo è terrorizzato all’idea di perdere quello che per lui è diventato come un fratello, Massimo tiene il ragazzo fra le braccia cercando con tutta la sua speranza di dargli coraggio. Gli dice di guardarlo, di pensare e Nina e alla bambina, e Carmine risponde che «ora non devono più avere paura, finalmente». Filippo gli grida di non lasciarlo solo.

All’interno dell’istituto Naditza studia musica al pianoforte, per la prima volta con degli spartiti; Edoardo in un angolo del cortile prova a scrivere un’altra poesia; Gianni gira con un carrello per svolgere dei servizi ma intanto canta e Gemma gli sorride. Altrove Pino gioca a pallone e c’è un bel cane a fargli compagnia. Forse non è stato tutto vano, forse non tutto è perduto.

«Q «Qua dentro siamo più liberi che fuori» dice Naditza) a Filippo, uno dei due protagonisti della serie, ed è paradossale un’affermazione del genere, soprattutto perché pronunciata da una zingara dallo spirito libero e ribelle. Eppure Mare fuori dimostra proprio questo: in molte circostanze un istituto di pena minorile si rivela luogo di formazione in cui ciascuno si ritrova a confronto con se stesso in un tempo immobile, in un tempo altro rispetto alla realtà circostante. Un luogo di crescita con delle dinamiche che si modificano e riformano a seconda dei suoi ospiti, un luogo

che riesce a diventare contemporaneamente riproduzione in scala della società adulta e sovvertimento dell’ordine costituito, quasi una sorta di “evasione al contrario”.

Nell’arco di dodici episodi viene narrata una vicenda corale in cui ogni personaggio maschile e femminile è profondamente legato ad altri e in cui si confrontano il nord e il sud, la Milano dell’agiato Filippo Ferrari e la Napoli della criminalità organizzata alla quale vuole sottrarsi il coprotagonista Carmine Di Salvo e della quale si fa invece orgoglioso esponente l’antagonista Ciro Ricci. Filippo è lo “straniero” che si ritrova a esplorare attraverso i suoi compagni di detenzione una Napoli labirintica, misteriosa, contraddittoria, segnata da logiche di potere difficilmente estirpabili e da conflitti interpersonali fortissimi. La scelta del codice di valori cui aderire impone di schierarsi, non lascia scampo: ha trasformato per esempio l’amicizia di antica data fra il comandante Massimo e il boss Antonio Valletta in un odio senza fine da parte di quest’ultimo verso il primo, con conseguenze che ricadono sul presente dei giovani detenuti. Di contrasti è pieno lo stesso istituto di pena, con guardie che stanno al di qua e al di là della linea della corruzione, con ragazzi dalle storie travagliate e complesse. Accanto alla figura leader di Ciro, che vuole riprodurre in carcere le precise dinamiche della realtà mafiosa cui appartiene aspirando a diventare un capo temuto e ammirato, ci sono infatti giovani che giocano a fare gli adulti (come Pino ed Edoardo), imitando più gli atteggiamenti che la sostanza di un modo di vivere che in cuor loro disprezzano ma da cui non hanno il coraggio di tirarsi fuori, e ci sono giovani più adulti degli adulti (come Carmine e Gianni), che sono stati posti dagli eventi davanti a un bivio dove era impossibile restare neutrali, che hanno agito per legittima difesa, che hanno visto qualcosa che non dovevano vedere e che li ha segnati per sempre permettendo però loro di scegliere di riporre fiducia nella via del bene. La direttrice del carcere, il comandante Massimo e l’educatore Beppe combattono ogni giorno una battaglia che sembra impari contro il dilagare della delinquenza e contro la convinzione che l’esistenza umana sia regolata solo dalla logica dell’homo homini lupus ben radicata in molte delle famiglie di appartenenza dei detenuti, incapaci di guardare oltre e di modificare il corso delle cose.

La serie tv di quando in quando apre degli spaccati sul passato della direttrice e del comandante ma le loro vicende restano a margine del filo principale della narrazione che rende protagonisti i ragazzi e le ragazze, dedicando ciascun episodio al racconto a ritroso della vicenda di uno di loro. Il ritmo del racconto è veloce e riesce spesso a sorprendere nell’abilità di accostare il terribile e il sublime, togliendo il fiato allo spettatore in varie circostanze con la maestria di un thriller. Qualche tocco ironico, disseminato con parsimonia, alleggerisce la tensione di una serie che si assume l’ingrato compito di descrivere una variegata gamma di manifestazioni del male, dall’aperta ferocia alla dominazione perversa alla doppiezza di un linguaggio (spesso dialettale e a tratti un po’ enigmatico) che tradisce proprio quando sembra rendersi più affabile. Le sbarre della prigione non diventano però mai troppo strette per lo spettatore grazie agli ampi flashback girati all’esterno e all’allegria un po’ incosciente che di quando in quando i ragazzi dimostrano, coerente con la spontaneità della loro età. La descrizione della progressiva costruzione di amicizia e alleanza fra Filippo e Carmine è il più significativo punto di forza di Mare fuori: senza idealizzazione ma con realismo scorrono sullo schermo emozioni forti e esempi di lealtà e altruismo, che in qualche misura risplendono della luce antica ed epica di guerrieri di virgiliana memoria come Eurialo e Niso e della gloria cinematografica di Spartaco (Kirk Douglas) e Antonino (Tony Curtis), nell’indimenticabile combattimento dello Spartacus di Stanley Kubrick.

Originale infine la struttura della colonna sonora composta da tre ambiti distinti: la musica per pianoforte suonata da Filippo e Naditza (brani classici e rivisitazioni), la musica rap/hip-hop interpretata dal cantautore napoletano Raiz, e l’unione di elementi orchestrali ed elettronici con un coro di voci bianche. La prima è un’ospite inattesa comparsa grazie a Filippo e gradita da tutti i personaggi, la seconda riproduce la loro più naturale quotidianità, e la terza sembra rivestire la funzione del coro della tragedia greca ma in modo del tutto nuovo e singolare. È proprio quest’ultima infatti ad accompagnare le scene dei crimini commessi dai ragazzi, avvenuti per le ragioni più svariate, dalla deliberata intenzione di uccidere all’ira ingovernabile della vendetta alla legittima difesa ad altro ancora. Ed è quest’ultima ad apparire più che mai in contrasto con la violenza, come uno sguardo proveniente da un oltremondo, uno sguardo sull’ineluttabile, dinanzi a cui il giudizio umano rimane perplesso, incerto, sospeso. Senza condanna e senza perdono.

La rivista, trimestrale, recensisce i film italiani ed europei che escono in Italia e le serie televisive, sempre italiane ed europee. Il Ragazzo SelvaggioPer ogni produzione riporta cast e credit. È uno strumento di lavoro utile per chi

Pubblicato a cura del Centro Studi voglia avere un panorama della produzione cinematografica e televisiva nazionale e Cinematografici è un bimestrale di cinema, dell’Europa, una rivista di ricerca e televisione e linguaggi multimediali nella approfondimento per cinefili e studiosi, per animatori culturali e insegnanti. Un scuola con più di trent’anni di vita. Si rivolge archivio storico prezioso per Scuole, agli insegnanti, agli animatori culturali e a Università e Biblioteche. Il costo dell’abbonamento annuo è di € 26,00 tutte le persone interessate al cinema.Per abbonamenti: Centro Studi Cinematografici Via Gregorio VII, 6 - 00165 Roma - Tel/Fax 06.6382605 Ogni numero contiene saggi su temi attuali, email: info@cscinema.org Disponibile la versione digitale (PDF) gratuita scaricabile da www.cscinema.org schede critiche su film adatti alle diverse www.centrostudicinematografici.it fasce di età, esperienze e percorsi connessi con la fruizione di film (serie televisive, Dal cuore alla mente! Quaranta film appassionanti (che fanno immagini in genere), recensioni di libri, dvd e proposte veicolate da internet. riflettere) per imparare a parlare di cinema Un viaggio attraverso alcuni grandi film che hanno fatto la storia del Cinema. Dai

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Pubblicato a cura del Centro Studi Cinematografici è un bimestrale di cinema, televisione e linguaggi multimediali nella scuola con più di trent’anni di vita. Si rivolge agli insegnanti, agli animatori culturali e a tutte le persone interessate al cinema. Ogni numero contiene saggi su temi attuali, schede critiche su film adatti alle diverse fasce di età, esperienze e percorsi connessi con la fruizione di film (serie televisive, immagini in genere), recensioni di libri, dvd e proposte veicolate da internet. Il costo dell’abbonamento annuale è di euro 35.00 Per abbonamenti: Centro Studi Cinematografici Via Gregorio VII, 6 - 00165 Roma Tel. 06.6382605 - email: info@cscinema.org Speciale Centenario

Cinema e Grande Guerra

Il 24 maggio 2015 abbiamo ricordato l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Gli anniversari sono sempre fonte di rivisitazione e di stimolo verso più meditati giudizi su quanto è avvenuto. Lo Speciale propone un saggio e una raccolta di schede che fanno riferimento alla Prima Guerra Mondiale. Pur nella loro diversità tutti gli articoli possiedono un fil rouge che li unisce e che passa attraverso due diverse chiavi interpretative: il rapporto tra Cinema e Storia e il Cinema come elemento che contribuisce esso stesso a creare la Storia. Disponibile la versione digitale (PDF) gratuita scaricabile da www.cscinema.org

Giuseppe Gariazzo, Giancarlo Zappoli Gli schermi e l’Islam 400 film Centro Studi Cinematografici, Roma 2016 pp. 204, euro 10.00 Un libro per conoscere senza pregiudizi i mille volti dell’Islam raccontati tanto dai musulmani quanto dagli occidentali. Scheda 400 film, ognuno comprendente cast e credits, un’ampia sinossi e l’indicazione della distribuzione italiana o estera per la reperibilità delle copie. L’intenzione è, prima di tutto, divulgativa. Il lavoro è stato infatti concepito come strumento utile non solo per gli addetti ai lavori, ma per insegnanti, educatori, associazioni al fine di comprendere in modo chiaro ed essenziale un argomento di estrema e complessa attualità.

Flavio Vergerio (a cura di) L’invisibile nel cinema Falsopiano/Centro Studi Cinematografici Alessandria 2017 pp.206, euro 10.00 Il cinema che produce pensiero non è quello che mostra ma quello che occulta, che suggerisce, che interpella sull’oltre dell’immagine. Il cinema che invita a vedere, fra gli interstizi della narrazione per immagini, nelle ellissi, nei falsi raccordi di montaggio, nel fuori campo, nella sospensione del racconto. Il volume aggiunge voci diverse e diverse sensibilità di studiosi ai non pochi contributi usciti in questi ultimi anni su questo stimolante argomento.

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