Agri - Cultura n.2 febbraio 2015

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Anno I - N° 2 febbraio 2015 - settimanale

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Prodotti fitosanitari Autorizzati dal Ministero della Salute. Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto con particolare attenzione alle prescrizioni supplementari, ai pittogrammi e le frasi di pericolo per un uso sicuro del prodotto.

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FITOFAGI DELLA VITE E difesa

NORCIA ED ALTO ASCOLANO

CULTURA DEL CAMBIAMENTO

sviluppo rurale sostenibile

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EDITORIALE

siamo tutti concordi nel riconoscere che il nostro Paese sta vivendo una situazione economica e sociale paradossale, non coerente con quello che è il suo vero potenziale. La “percezione” di questo disagio ognuno di noi la tocca con mano quotidianamente. A tal riguardo ho il dovere di aggiungere che noi italiani, abbiamo la deplorevole propensione ad identificare la causa dei problemi esclusivamente in chi ci sta intorno, fino a criminalizzare intere categorie “di turno”, quelle che in quel momento, accidentalmente o scientemente, occupano la cronaca... Forse ci piace stare a questo gioco per evitare responsabilità e per sfumare o nascondere la nostra attenzione su questioni che riteniamo troppo complesse. A mio avviso dovremmo invece ragionare con maggiore cognizione sui nostri problemi, informarci meglio, partecipare con spirito critico e non cadere nella scontata trappola del capro espiatorio. Dopo questa sintetica ma necessaria premessa torno alla “promessa” fatta da Karpòs ai suoi pubblici: raccontare le eccellenze italiane “in primis”, le culture, i paesaggi, le suggestioni, per intercettare l’attenzione più ampia e riconoscere i lettori in base a quello che leggono o che apprezzano. Sfogliando i numeri pubblicati noterete che ci siamo concentrati su tutto ciò che è positivo, è bello, è utile, è suggestivo. Ma coerentemente con la nostra mission di “creare valore” non possiamo continuare ad ignorare i gravi problemi che ci circondano. Ecco perchè inizieremo un percorso più critico partendo col mettere a fuoco i flussi dei Finanziamenti Europei che arrivano all’Italia: sono soldi pagati dai cittadini onesti attraverso le tasse e dovrebbero avere la nobile finalità di far ripartire l’economia garantendo prodotti salubri, sicuri, sostenibili, un ambiente più sano, una società più equa! Ovviamente lo faremo con lo stile di Karpòs ovvero evitando di ricercare o denunciare ciò che non va, ma ospitando gratuitamente sulle nostre pagine i “casi virtuosi” che potranno raccontarci ciò che imprenditori con la voglia di fare sono riusciti a spendere, con quale finalità e con quali indicatori misurarne il ritorno, compresi gli effetti sull’economia. Invito dunque alla collaborazione i maggiori destinatari dei Fondi Europei (Regioni, Associazioni, O.P., Consorzi, GAL ecc.), non certo per annoiare i lettori sui dettagli ma bensì per informarli sui macrofenomeni che toccano la vita di tutti. Questa campagna informativa che scherzosamente ho definito “togli l’alibi” ha la finalità di identificare e difendere i bravi imprenditori attraverso una meritata visibilità per distinguerli da coloro che spesso sono ”percepiti migliori” solo perché si dichiarano capaci di spendere tutto il budget disponibile. Chiedo scusa per la banalità, ma ho la presunzione di pensare che i contribuenti non siano interessati solo al fatto che i

Campagna “Togli l’alibi”

Renzo Angelini Direttore editoriale loro soldi sono stati spesi ma anche: come? Perché? A favore di chi? Da editore esprimo la mia soddisfazione nel vedere che oltre 430.000 lettori hanno ricevuto il magazine digitale (dati reali 2014, non stimati) e 18.200 hanno ordinato o ricevuto la versione cartacea; dati in controtendenza rispetto a quanto si sente relativamente ai media! Merita una ulteriore riflessione il fatto che il 18,4% dei lettori del digitale (in italiano) sono stranieri per un totale di 68 Paesi, guidati da USA, UK, Francia, Germania, Spagna, Cina, Federazione Russa, India. Questo conferma l’appeal dell’Italia e del Made in Italy, come punto di forza e competitività del Paese ma anche una gravissima debolezza di noi italiani: abbiamo una scarsa propensione alla lettura, alla informazione, all’aggiornamento! Su che base lo affermo? Abbiamo più lettori di Karpòs (in italiano) a Londra o a Los Angeles rispetto a molte regioni italiane. Per chi ci segue da poco voglio ricordare velocemente il “programma di comunicazione” di Karpos: noi intendiamo diffondere tra i vari pubblici della rivista “un ponte simbolico tra domanda e offerta”, per superare la faglia che divide il mondo della produzione, della ricerca, dei servizi con il consumatore. Consentitemi un vivo ringraziamento alle nostre FIRME, scelte per le migliori competenze del settore (oggi sono 136 come potete verificare su www.karposmagazine.net), mosse unicamente dall’incentivo di mettere a disposizione del pubblico le proprie conoscenze e i risultati del loro lavoro! La nostra offerta dal 2015 sarà “personalizzata” integrando la comunicazione trasversale “generalista” con Karpòs International, in inglese, e avviando la messa in produzione di testate “specializzate” in risposta ai desiderata dei nostri lettori. Ogni iscritto potrà prenotare, da oggi le riviste digitali che vorrà ricevere gratuitamente!

03 EDITORIALE


Karpòs aGrI-CULTUra FEBBRAIO 2015

Direttore editoriale Renzo Angelini Direttore responsabile Lamberto Cantoni

03 EDITORIALE CAmpAGNA “TOGLI L’ALIBI” Renzo Angelini

Iscr. trib. di Forlì (in attesa di registr.) Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) CF 04008690408 - REA 325872 Editor Marketing Gabriele Vignati gabriele.vignati@karposconsulting.net Grafica Francesca Flavia Fontana francesca.fontana@karposconsulting.net Giulia Giordani giulia.giordani@karposconsulting.net Margherita Contini margherita.contini@karposconsulting.net Raccolta pubblicitaria pubblicita@karposmagazine.net Tel. +39 335 6355354 www.karposmagazine.net Stampa Centro Stampa Digitalprint Srl Via A. Novella, 15 47922 Viserba di Rimini (RN) Tel. 0541 - 742974 / 742497 e-mail: info@digitalprintrimini.com

Distribuzione in abbonamento: Abbonamento a: 5 numueri a 25€ 10 num 45€ copie arretrate 10€ cadauna (salvo disponibilità)

scrivendo a: abbonamenti@karposmagazine.net

34 RIFLESSIONI Gian Luca Bagnara

13 DELLA VITE, GLI INSETTI Aldo pollini


Per le fotografie: Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini

67 NORCIA ED ALTO ASCOLANO Angelo Frascarelli, Giuseppe Rosati e Luigi Ramoni

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79 QUALE VARIETÀ DI UVA DA TAVOLA ImpIANTARE mario Colapietra

https://twitter.com/KarposMagazine

COLTIVIAmO LA CULTURA DEL CAmBIAmENTO marco malavasi https://www.facebook.com/karposmagazine1

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Non si restituiscono testi, immagini, supporti elettronici e materiali non espressamente richiesti. La riproduzione anche parziale di articoli e illustrazioni è vietata senza espressa autorizzazione dell’editore in mancanza della quale si procederà a termini di legge per la quantificazione dei danni subiti. L’editing dei testi, anche se curato con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali errori o inesattezze, limitandosi l’editore a scusarsene anticipatamente con gli autori e i lettori. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo ha scritto e pertanto ne impegna la personale responsabilità. Le opinioni e, più in generale, quanto espresso dai singoli autori non comportano alcuna responsabilità da parte dell’editore anche nel caso di eventuali plagi di brani da fonti a stampa e da internet. Karpòs rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto che non è stato possibile identificare e contattare.


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ALDO POLLINI

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DELLA VITE, GLI INSETTI più importanti e la difesa. Aldo Pollini

La fillossera, fino al primo decennio del secolo scorso, causò ingenti perdite del nostro patrimonio viticolo. Con il ricorso ad incroci tra varietà di vite americana per la creazione di portinnesti adatti ai nostri ambienti e, soprattutto, tolleranti al calcare dei nostri terreni, è stato possibile superare la crisi fillosserica e creare le basi della moderna viticoltura.


Il comparto viticolo nei diversi ambienti italiani ha subito da alcuni decenni a questa parte forti mutamenti legati all’introduzione di forme di allevamento che, se si escludono quelle a tendone delle uve da tavola e quelle a pergola doppia o semplice del Trentino, ancora in uso, interessano ormai gran parte degli impianti viticoli ove si ottengono vini di qualità. Si è così passati dalle forme alte ed espanse, con rinnovo annuale dei tralci di potatura, a forme a parete verticale (Guyot, Sylvoz, cordone libero, cordone speronato) con presenza di un cordone permanente che consente di aumentare le riserve della pianta a favore della produzione, che creano una

fascia produttiva ben localizzata e distinta da quella vegetativa nella quale i grappoli riescono a trovare le migliori condizioni di illuminazione e arieggiamento e di esprimere al meglio le loro caratteristiche qualitative, che permettono di velocizzare le operazioni di potatura e della vendemmia e che sono in grado di consentire quelle meccaniche per l’abbattimento dei costi di produzione. Le nuove forme di allevamento, consentendo una maggiore esposizione dei grappoli alla luce e una maggiore circolazione dell’aria, li rendono meno suscettibili alle infezioni di muffa grigia (Botrytis cinerea), ma anche alle infestazioni di alcuni insetti, in particolare a quelle della tignoletta della vite

ALDO POLLINI

Veduta aerea sulle coltivazioni di uva da tavola a sud di Bari.

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ALDO POLLINI

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Veduta aerea della Valle dell’Adige.

(Lobesia botrana) e delle cocciniglie farinose. Gli insetti dannosi alla vite sono numerosi, ma solo alcuni rivestono un’importanza economica per i danni diretti che arrecano e, come vettori, per quelli indiretti causati da virus e fitoplasmi. Sono dati in generale diminuzione gli attacchi dei più comuni insetti, in particolare delle tignole (Lobesia botrana ed Eupoecilia ambiguella); per contro si è assistito alla comparsa di alcune nuove specie e ad un’aumentata presenza di altre indigene che hanno trovato condizioni favorevoli per lo sviluppo delle loro popolazioni. In particolare, nei vigneti meridionali delle uve da tavola, sono comuni le infestazioni del tripide occidentale (Frankliniella occidentalis), con danni alle viti in allevamento e alla produzione, e le

infestazioni della cocciniglia farinosa (Planococcus ficus). Un tempo confinate negli ambienti viticoli meridionali, sono segnalate in aumento anche nei vigneti settentrionali. A questo pseudococcino si è poi aggiunta, nei vigneti settentrionali, la cocciniglia farinosa di Boemia (Heliococcus bohemicus). La fillossera della vite (Viteus vitifoliae), debellata con l’innesto della vite su piede americano, è ricomparsa in vigneti romagnoli con forti infestazioni sul vitigno Sangiovese. Per quanto riguarda le cicaline, Empoasca vitis è la specie più comune, ma restano alquanto temibili il cicadellide deltocefalino Scaphoideus tinanus, per il ruolo che riveste nella trasmissione della “flavescenza dorata”, e il cicadellide cixide Hyalestes obsoletus, vettore dei fitoplasmi del “legno nero”.


Vigneti in Valpolicella.

Nuovi insetti sono stati segnalati in alcuni vigneti meridionali: l’aleirodide Aleurocanthus spiniferus (presente in Puglia dal 2008) e l’afide Aphis illinoisensis, specie invasiva originaria del Nord, Centro e Sud America, che dal 2002 ha progressivamente invaso le regioni dell’area mediterranea (Creta, Grecia, Turchia, Cipro, Malta, Israele, Montenegro, Tunisia, Algeria, Libia) e la cui presenza in Sicilia è stata segnalata nel 2011. Questa nuova specie si aggiunge all’indigena Aphis gossypii, dannosa alle uve da tavola del meridione italiano e riscontrata occasionalmente anche nei vigneti della Romagna.

Relativamente agli insetti invasivi ultimamente rinvenuti in Italia, occorrerà attendere quale sarà la diffusione dello scarabeide Popillia japonica, riscontrato nel 2014 nel milanese, che per la sua notevole polifagia potrebbe facilmente invadere i vigneti dell’oltrepò pavese, costituendo in tal modo un nuovo problema da affrontare. Relativamente agli acari Eotetranychus vitis e Calepitrimerus vitis, le loro infestazioni sono fortemente diminuite in seguito alla gestione della difesa insetticida con le nuove sostanze attive, caratterizzate da un buon profilo di selettività verso le popolazioni di acari fitoseidi, mentre

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quelle dell’eriofide dell’erinosi (Colomerus vitis) si riscontrano con significative presenze solo su alcuni vitigni, in particolare su Malvasia. Per il conseguimento di produzioni con i migliori requisiti qualitativi, oltre alla scelta del sistema di allevamento, della densità d’impianto del vitigno e del portinnesto, in funzione della zona geografica e delle caratteristiche del terreno, nonché di importanti pratiche colturali (lavorazioni del terreno, gestione dell’inerbimento, concimazioni, potatura verde, diradamento dei grappoli), la difesa dagli attacchi parassitari è un aspetto di notevole importanza in quanto, se realizzata correttamente,

consente di produrre grappoli con i più elevati livelli di sanità, che sono il punto di partenza per l’ottenimento di vini di qualità, e per salvaguardare le piante da temibili ampelopatie causate da virus e fitoplasmi. Mentre per la difesa anticrittogamica le malattie da combattere, seppur molto importanti, sono relativamente poche ed esistono diversi gruppi di molecole disponibili, per le specie invasive di insetti la difesa si complica per la mancanza di preparati autorizzati per cui occorre sfruttare l’attività collaterale di molecole ammesse per altre specie contemporaneamente presenti.

Vigneti di Lambrusco a Sorbara (Mo).

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Grappolo devastato dall’attacco della tignoletta (Lobesia botrana).

LE TIGNOLE

rigata, appartenente alla famiglia Pyralidae). La tignoletta è da ritenersi la specie più comune e dannosa, sia sulle uve da tavola che su quelle da vino, per i danni diretti che arreca e nel favorire lo sviluppo delle infezioni di muffa grigia (Botrytis cinerea) e di agenti micotossigeni. Sulle uve da vino la sua insidiosità è fortemente diminuita in seguito all’adozione delle forme di allevamento a parete che, riducendo la massa

Lobesia botrana (tignoletta) ed Eupoecilia ambiguella (tignola) sono i due tortricidi più rappresentativi, verso i quali è generalmente imperniata la difesa insetticida. Alle suddette tignole si associano talora, seppur con un minore livello di dannosità, Argyrotaenia ljungiana (eulia) e Cryptoblabes gnidiella (tignola

18 ALDO POLLINI


Nel riquadro è ritratta la larva della tignoletta.

fogliare e le condizioni di ombreggiamento, creano condizioni microambientali meno favorevoli allo sviluppo delle popolazioni del tortricide e consentono un maggior grado di bagnatura dei grappoli da parte dei trattamenti. Per contro, le infestazioni sono ancora temibili nei vigneti di pianura con forme di allevamento compatte. L’indirizzo attuale è quello di intervenire solo nei confronti delle generazioni carpofaghe

in quanto quella fiorale non è ritenuta dannosa essendo la perdita di fiori compensata dalla formazione di un grappolo più voluminoso e che, essendo meno compatto, è meno suscettibile alle infezioni fungine. Certamente nei vitigni con forme molto espanse in volume le difficoltà di bagnatura dei grappoli protetti dalla massa fogliare aumentano con il pieno della stagione vegetativa per cui il contenimento delle infestazioni diviene

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piÚ difficoltoso e può rivelarsi utile intervenire anche nei confronti della prima generazione. Per la difesa sono disponibili preparati microbiologici (Bacillus thuringiensis var. kurstaki e aizawai) e sostanze attive appartenenti a diversi gruppi chimici comprendenti fosforganici (clorpirifos e clorpirifos-metile), spinosine (spinosad), ossadiazine (indoxacarb), acceleratori di muta (tebufenozide

e metoxifenozide), avermectine (emamectinbenzoate), derivati antranilici (clorantraniliprole). Seppur con maggior ritardo, rispetto a quanto è avvenuto per le piante da frutto (soprattutto per il pesco e, ultimamente, per le pomacee), sulle uve da vino stanno avanzando le tecniche della confusione e della distrazione sessuale, come alternativa o integrazione dei trattamenti.

Foro di penetrazione di tignola su uva da tavola.

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ALDO POLLINI

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Forma adulta di Frankliniella occidentalis.

I TRIPIDI Sono rappresentati da due specie: Drepanothrips reuteri e Frankliniella occidentalis. La prima è presente ovunque e i suoi danni sono di limitato interesse in quanto riguardano prevalentemente le giovani foglie, sulle quali le punture causano piccole lesioni isolate con

conseguente ingiallimento dei tessuti circostanti e leggere deformazioni del lembo fogliare. Frankliniella occidentalis (tripide occidentale) è una specie termofila diffusa soprattutto nei vigneti meridionali delle uve da tavola, mentre nelle regioni centro-settentrionali, seppur comune, non danneggia la vite in quanto le infestazioni compaiono tardivamente, mentre i danni riguardano i frutti delle

Frankliniella occidentalis: danno su uva da tavola.


ALDO POLLINI

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pesche nettarine e le colture ortive. Sulle barbatelle dei nuovi impianti causa forti rallentamenti vegetativi e perfino la perdita delle giovanissime viti. Negli impianti in produzione di uve da tavola le sue punture causano colature fiorali, l’acinellatura dei grappoli e disseccamenti dei pedicelli, mentre sugli acini determinano la

comparsa di lesioni necrotiche con depigmentazione dei tessuti circostanti. Per il contenimento dei danni del tripide occidentale occorre ricorrere a precoci interventi nella fase di separazione dei bottoni fiorali e, successivamente, nelle fasi di sfioritura ed allegagione, con l’impiego di alcuni preparati (spinosad, metiocarb, clorpirifos-metile).



La fillossera (Viteus vitifoliae) è un afide fillosserino che fino al primo decennio del secolo scorso ha creato ingentissimi danni al patrimonio viticolo nazionale. L’insetto compie il suo ciclo con il susseguirsi di generazioni che iniziano a livello fogliare, con la formazione di galle che sporgono sulla pagina inferiore, per poi continuare sulle radici. Mentre sulle viti americane le “radicicole” attaccano solo le radici più piccole causando la formazione di galle a testa d’uccello e non determinano apprezzabili danni, sulla vite europea (Vitis vinifera)

attaccano anche le radici più grosse causando processi degenerativi che distruggono l’apparato radicale e causano la morte della pianta nel corso di 4-5 anni. In seguito all’innesto dei vitigni europei su portinnesti ibridi derivanti dall’incrocio di viti americane (Vitis berlandieri, V. riparia, V. rupestris) il problema fillosserico è stato superato. Tuttavia, da almeno un decennio a questa parte, sono frequenti le segnalazioni di forti attacchi fogliari su Sangiovese, Cabernet, Pinot, Merlot e Verduzzo del Nord Italia. Non è chiaro quali siano le cause di tale situazione,

Galle di fillossera sporgenti sulla pagina inferiore di una foglia.

Sezione di una galla fogliare, entro la quale sono visibili le gallecole e le loro uova.

ma non sono da escludere le mutate condizioni climatiche che hanno determinato un aumento delle temperature estive e, conseguentemente, il numero delle generazioni fogliari. La situazione merita di essere monitorata in quanto all’incremento della popolazione che si sviluppa a livello fogliare può accompagnarsi un maggior trasferimento di individui (neogallecole radicicole) sulle radici ed un incremento delle popolazioni ipogee. La fillossera costituisce pur sempre un problema per gli impianti di viti madri americane, per i quali è necessario ricorrere a trattamenti per la produzione del materiale che costituisce il piede per

l’innesto varietale. Per interventi nei vivai di piante madri di viti americane è registrato il neonicotinoide imidacloprid. Sui vitigni europei interessati da forti attacchi, che incidono sull’attività vegetativa e produttiva, può essere fruttata l’attività collaterale di preparati ammessi per la lotta contro le cocciniglie (es. thiametoxam e spirotetramat). Considerato che i tessuti delle pareti delle galle fogliari ostacolano l’entrata in contatto dell’insetticida con le gallecole, il trattamento va realizzato alla comparsa delle prime galle fogliari per contenere lo sviluppo delle nuove generazioni.

LA FILLOSSERA

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VCR 5

(Biotipo Brunello) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

MEDIA

VCR 106

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Potenziale enologico: per vini ricchi in antociani, fruttati, di ottima struttura, da medio-lungo invecchiamento; tannini particolarmente morbidi e rotondi.

VCR 23

(Biotipo Romagnolo) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

MEDIA

VCR 109

VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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MEDIA

VCR 207

VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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Potenziale enologico: per vini con ottima struttura, dotati di tannini dolci, rotondi. Interessante il taglio con il VCR 106. Molto accentuate le componenti speziato-fenolico e fruttato.

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(Biotipo Todi) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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(Biotipo Morellino)

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Potenziale enologico: per vini fruttato-floreali da breve–medio invecchiamento. Evidenti sono anche le note speziate. Discreta la struttura.

Potenziale enologico: per vini di elevati sentori speziati da medio-lungo invecchiamento: è il classico Prugnolo.

VCR 105

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(Biotipo Morellino) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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(Biotipo Prugnolo)

MEDIA               

Potenziale enologico: per vini speziato-fruttati di corpo, sapidi, da prolungato invecchiamento. Evidenti le note di floreale (viola) e speziato-fenolico.

Potenziale enologico: per vini da lungo invecchiamento, speziati, ricchi in colore; ottimo il taglio con il VCR 5 e il VCR 103.

VCR 102

(Biotipo Morellino) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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Potenziale enologico: per vini con ottimo contenuto in antociani, di buona struttura, speziati, per lungo invecchiamento in taglio con VCR 23 e/o R 24.

VCR 235

(Biotipo Chianti) VIGORIA GRAPPOLO ACINO PRODUTTIVITÀ

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LE CICALINE Scaphoideus titanus riveste notevole importanza non per i danni diretti che arreca, bensì come vettore della “flavescenza dorata”, una temibile ampelopatia di natura fitoplasmatica, alla quale è molto suscettibile il vitigno Chardonnay. Questo cicadellide deltocefalino univoltino sverna con uova deposte nei tralci di due anni o nel ceppo,

con le massime schiusure alla fine di maggio o ai primi di giugno, ma la pericolosità degli individui come vettori della fitoplasmosi sopraggiunge in tempi successivi, dopo circa 30-35 giorni dall’inizio delle nascite, quando le forme della IV-V età sono divenute potenzialmente infettive dopo essersi alimentate su viti infette. È appunto contro questi stadi che viene impostata la difesa, per la quale sono disponibili preparati

ALDO POLLINI

Scaphoideus titanus è un cicadellde deltocefalino lungo 5-6 mm, originario del Nord America, pericoloso in quanto vettore dei fitoplasmi della “flavescenza dorata” (FD= Flavescence dorée) per la quale vige il Decreto di lotta obbligatoria ai sensi del D.M. n. 32442 del 31.5.2000 (G.U. n. 159 del 10.7.2000).

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Adulto di cicalina verde (Empoasca vitis).


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Eclatanti manifestazioni del “legno nero� con accartocciamenti e giallumi fogliare e disseccamento dei grappoli.


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appartenenti a diversi gruppi chimici (fosforganici, fenossibenzil-eteri, neonicotinoidi, chitinoinibitori, ossadiazine, limonoidi, piretro). Hyalestes obsoletus è un cicadellide della famiglia Cixiidae, anche questo temibile in quanto vettore dei fitoplasmi del “legno nero” (Bois noir=BN), un’ampelopatia che determina accartocciamenti, giallumi e antocianosi fogliari, annerimenti e mancata lignificazione dei tralci, colature fiorali e disseccamenti dei grappoli. Questo insetto sverna, come ninfa al terzo stadio di sviluppo, sulla parte ipogea di alcune piante (ortica e convolvolo, in particolare), assumendo da quelle infette il fitoplasma. Gli adulti compaiono alla fine di giugno o ai primi di luglio, rimanendo attivi fino alla metà di agosto, e solo quelli che si sono formati su infestanti infette riescono a tramettere la malattia alle viti, ma non sono in grado di trasmettere le infezioni da una vite all’altra.

29 Adulti di Hyalestes obsoletus (mm 4-5,5 di lunghezza) allineati lungo il fusto di una pianta di ortica. L’insetto è vettore dei fitoplasmi del “legno nero” che contrae in seguito all’alimentazione su piante erbacee infette, soprattutto di ortica e convolvolo.


Ingiallimenti e necrosi delle parti periferiche del lembo fogliare conseguenti alle punture di Empoasca vitis.

Considerata l’importanza delle piante di convolvolo e ortica presenti nel vigneto o nell’ambiente limitrofo, con la loro soppressione si riducono le fonti d’inoculo e i rischi infettivi per la vite. Le cicaline vere e proprie, appartenenti alla sottofamiglia Typhlocibinae, sono rappresentate da Empoasca vitis (cicalina verde), Jacobiasca lybica (cicalina africana) e Zygina rhamni (cicalina giallorossa). Il tipo di alimentazione delle prime due è di tipo floematico, nel senso che si alimentano esclusivamente a carico dei vasi floematici delle nervature causando l’ingiallimento (nei vitigni bianchi) e l’arrossamento (nei vitigni rossi) della parte

periferica del lembo fogliare, con successiva necrosi dei tessuti e conseguenti ripercussioni sull’attività vegetativa e sul grado zuccherino dell’uva, con danni più gravi per la cicalina africana che è diffusa nei vigneti della Sicilia e della Sardegna. L’alimentazione di Zygina rhamni è invece di tipo parenchimatico per cui con le sue punture a carico del parenchima fogliare causano solo depigmentazioni puntiformi, senza apprezzabili danni vegetativi. La difesa può rendersi opportuna per le specie con attività floematica, soprattutto nelle viti con sistemi di allevamento caratterizzati da una ridotta massa fogliare, per la quale possono trovare impiego gli stessi preparati indicati per Scaphoideus titanus.

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LE COCCINIGLIE FARINOSE Sono rappresentate principalmente da Planococcus ficus, ma negli ambienti meridionali, nei vigneti confinanti con agrumeti in stato di abbandono si riscontra anche la presenza di Planococcus citri. Le infestazioni di P. ficus, più frequenti nel meridione sulle uve da tavola, risultano ora in aumento nei vigneti di pianura delle regioni centro-settentrionali. Maggiormente suscettibili sono i vigneti con forme di allevamento voluminose, la cui massa fogliare crea condizioni microambientali favorevoli allo sviluppo della cocciniglia.

L’incremento delle sue popolazioni può essere probabilmente conseguente al mutamento delle condizioni ambientali e alla riduzione dell’impiego dei fosforganici nella lotta contro le tignole. Occorre altresì osservare che la diffusione delle infestazioni nell’ambito del medesimo vigneto è favorita dalla vendemmia meccanizzata che facilita il trasporto delle cocciniglie dai ceppi infestati a quelli vicini. Gli attacchi interessano il ceppo, sotto il cui ritidoma trova rifugio durante l’inverno, i tralci erbacei, le foglie e i grappoli, soprattutto delle parti più riparate della vegetazione, con conseguenti imbrattamenti da

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Infestazione di Planococcus ficus su uva da tavola.

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Femmina di Planococcus ficus.

Intorno alla metà di maggio le neanidi nate scalarmente dalle uova schiuse sotto il ritidoma colonizzano scalarmente i germogli più vicini al ceppo. Nel corso della stagione si susseguono 4-6 generazioni, secondo le regioni, con infestazioni che interessano anche i grappoli a partire dalla seconda. Heliococcus bohemicus (Cocciniglia farinosa di Boemia), tipica del Nord e Centro Europa, ha fatto la sua comparsa nel 1990, nel Veneto sul vitigno Merlot. Dopo una fase di incremento delle sue popolazioni nei vigneti del Veneto e dell’EmiliaRomagna, da almeno un decennio a questa parte

parte della melata e delle secrezioni cerose, sviluppo di fumaggine, deperimenti vegetativi, ripercussioni sullo sviluppo dei grappoli e sul loro processo di maturazione, con conseguenti diminuzioni del tenore zuccherino. Ai danni diretti si aggiungono quelli indiretti essendo la cocciniglia vettrice dei Betaflexiviridae GVA (Grapevine virus A) della scanalatura del legno di Kober 5BB (KSG=Kober stem groving), GVB (Grapevine virus B) della suberosi corticale (CB = Corky bark) del complesso del legno riccio e del Closteroviridae GLRaV-3 (Grapevine e leafrollassociated virus-3) dell’accartocciamento fogliare.

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Femmina di Heliococcus bohemicus. Si distingue agevolmente dalle altre cocciniglie farinose in quanto sul suo corpo emergono lunghi ed eretti filamenti dall’aspetto vitreo.

indicativamente dopo tre settimane o poco più del picco di catture dei maschi realizzate con l’ausilio di trappole innescate con feromone sessuale specifico. Heliococcus bohemicus è invece maggiormente vulnerabile all’inizio della stagione vegetativa, quando colonizza i germogli. Nei confronti di Planococcus ficus è stata dimostrata la notevole efficacia di buprofezin e spirotetramat, utilizzati da soli o abbinati a clorpirifos. Gli stessi sono da ritenersi validi anche contro la cocciniglia grigia di Boemia, ma buoni risultati sono conseguibili con uno specifico olio bianco, formulato con zolfo, applicato al germogliamento.

le infestazioni sono progressivamente diminuite, divenendo ormai sporadiche. Essa causa danni diretti di scarso interesse in quanto, contrariamente a Planococcus ficus e P. citri, produce modeste quantità di melata, invade solo le foglie più prossime al ceppo e non infesta i grappoli oppure si insedia con pochi individui solo su quelli a contatto con il ceppo o con il cordone permanente. Maggiori sono i danni indiretti in quanto vettrice dei virus GLRaV-1 e GLRaV-3. Contro P. ficus i migliori risultati si conseguono intervenendo alla nascita delle neanidi della seconda generazione ed eventualmente della terza,

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STUDIO FABBRO 01-2014

I GRANDI VINI NASCONO DA BARBATELLE E CLONI DI QUALITÀ

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Forte attacco fogliare e sui grappolini di Colomerus vitis sul vitigno Malvasia.

comprometterne lo sviluppo in seguito all’aborto delle gemme ospitanti le sue forme svernanti (femmine deutogine), causare la formazione di deboli germogli che poi avvizziscono, il raccorciamento degli internodi e, più tardi, la deformazioni a coppa verso l’alto e la bronzatura del lembo fogliare. Altrettanta attenzione va riservata per i vigneti in produzione quando, in occasione di primavere fredde e piovose, che rallentano lo sviluppo dei giovani germogli, le popolazioni di Eotetranychus carpini uscite dall’inverno insistono con le loro punture sulla ridottissima vegetazione presente causando punteggiature necrotiche a carico delle giovani foglie, impedendone in tal modo il dispiegamento e lo sviluppo.

GLI ACARI Come già accennato, le infestazioni di Eotetranychus carpini (ragnetto giallo) e Calepitrimerus vitis (eriofide dell’acariosi) si sono fortemente ridimensionate in seguito all’abbandono dei trattamenti insetticidi contro le tignole con l’impiego dei vecchi fosforganici, ora revocati e sostituiti da nuovi preparati con notevoli livelli di selettività verso le popolazioni ausiliarie di acari fitoseidi riferibili ai generi Typhlodromus, Amblyseius e Kampimodromus e di altri antagonisti (Stethorus punctillum, Orius vicinus, Scolothrips longicornis). Nei giovani vigneti va posta l’attenzione per impedire che attacchi di Calepitrimerus vitis possano

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Danni fogliari ed eccezionali alterazioni sugli acini causati da Calepitrimerus vitis.

In epoche vegetative più avanzate le infestazioni del ragnetto determinano forti ingiallimenti fogliari con conseguente diminuzione dell’attività fotosintetica e gravi decrementi del grado zuccherino dell’uva. Relativamente all’acaro dell’erinosi (Colomerus vitis), esso si riscontra in genere in quasi tutti i vigneti su poche foglie. Occasionalmente può comparire con forti e precoci infestazioni, con galle feltrose che riescono ad interessare gran parte del lembo delle giovani foglie la comparsa di feltrosità che interessa i grappolini nella fase prefiorale e che causano colature fiorali. Malvasia è apparsa la varietà più suscettibile. Per il contenimento delle infestazioni sono disponibili specifici preparati appartenenti a diversi gruppi

chimici (azotorganici, avermectine, derivati tetronici, naftochinoni, oli minerali), la cui scelta va effettuata in base alla specie fitofaga e all’attività nei confronti della prevalente forma di sviluppo degli acari presente al momento del superamento della soglia di tollerabilità, privilegiando quelli maggiormente selettivi nei confronti dei fitoseidi e degli altri ausiliari.

Aldo Pollini Agronomo

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RIFLESSIONI sullo sviluppo rurale sostenibile.

Gian Luca Bagnara


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Vigneti in Sudafrica

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L’attuale crisi rappresenta un momento di cambiamento di un sistema economico-sociale cosa che non avveniva nel sistema dei paesi occidentali da oltre due secoli. Uscita dalla crisi non significa perciò ripristino delle condizioni precedenti ma costruzione di novi sistemi di sviluppo. In particolare, è avvenuta che il concetto di rischio non riguarda solo l’impresa, nel suo rapporto con il mercato, ma si è esteso alle banche e poi ai debiti sovrani. Questo significa che la pubblica amministrazione non è più un motore economico, se viene visto meramente come centro di spesa, me deve diventare uno strumento di costruzione di opportunità di mercato sostenibile. Da modello economico basato su uno viluppo trainato dalla domanda (che trova la propria leva nell’economia del debito) ad un modello basato sull’investimento. La crisi finanziaria, in particolare, ha minato le fondamenta di un modello di sviluppo basato sulla concentrazione del capitale e sulla successiva distribuzione dei rischi. Il modello economico neoclassico per il quale il capitale è un sostituto del lavoro non è più sufficiente, ma ci si muove velocemente verso uno modello basato sull’integrazione delle filiere produttive e sociali dal territorio al mercato. In altre parole, l’organizzazione diventa un sostituto del capitale permettendone così una riduzione del fabbisogno finanziario e quindi dei rischi di mercato. In una economia avanzata, i servizi rappresentano la vera locomotiva dello sviluppo in quanto sono in grado di trascinare e guidare il sistema manifatturiero sul mercato. Purtroppo, una criticità tipica della realtà italiana è rappresentata dal sistema dei servizi. Infatti, la stragrande maggioranza degli operatori dei servizi (rappresentanze, professionisti, consulenti, ecc.) agiscono prevalentemente come intermediari fra l’impresa e la pubblica amministrazione, nella gestione burocratica.

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Pochi operano come supporto ai processi organizzativi e gestionali nei rapporti con i mercati soprattutto se lontani. Di conseguenza la burocrazia è diventata un business e la politica ne è l’alibi. IL LIMITE DELLE NON-SCELTE Lo scenario di mercato prospetta enormi opportunità di sviluppo a livello europeo

ed internazionale ma fa sollevare altrettanti dubbi sulle criticità con cui si presenta il sistema agroalimentare italiano basato soprattutto su un approccio culturale-politico mirato alla mediazione di interessi e la ricerca di responsabilità piuttosto che sulla condivisione di obiettivi strategici e la conseguente determinazione nell’attuazione delle azioni.

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Campagna Senese

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indicare un colpevole sperando poi nella tradizionale carità di qualche finanziamento pubblico. In tale ottica, anche a seguito del cambiamento economico, il ruolo della Pubblica amministrazione sta e deve passare da soggetto di spesa, cioè gestore ed erogatore di risorse finanziari, a garante del sistema economico.

GIAN LUCA BAGNARA

Le criticità dello sviluppo è data dal limite delle non-scelte, per cui la criticità che sta alla base delle difficoltà del settore è strettamente culturale. Il nostro sistema non è infatti mirato alla valutazione delle criticità per individuare obiettivi ed azioni comuni e condivise per poter raggiungere soluzioni utili, ma si limita alla denuncia politica dei problemi per

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Limiti del nostro sviluppo: mercato o cultura? Cultura UE

Cultura IT

Azioni

Ricerca del colpevole

Piano di business

Strumento di supporto alle decisioni

Strumento per giustificare le decisioni

Risorse finanziarie

Strumento per realizzare azioni e raggiungere obiettivi

Sono gli obiettivi

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Problema

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Questo scenario vede anche uno spostamento dei dibattiti sociali da dentro l’impresa (centro del confronto di classi sociali negli anni ’60 e ’70) a fuori l’impresa cioè il territorio il quale diventa l’arena del confronto fra aggregazioni sociali, le quali sono meno di classe ma sempre più di vicinato e di convergenze momentanee di obiettivi. A questo si aggiunge, e questo è un aspetto europeo ed occidentale, la criticità delle

scelte: le scelte politiche sono sempre meno guidate dall’ideologia ma sempre più condizionate dall’informazione. A sua volta, l’informazione è sempre più svincolata dalla conoscenza scientifica. Per cui, paradossalmente, oggi la criticità non è trovare le risposte ma identificare le domande appropriate per indirizzare il processo di costruzione dell’informazione utile a supportare le scelte.

GIAN LUCA BAGNARA

Borgo nel Chianti

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Marchese Antinori

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RIPARTIRE DAL TERRITORIO Il territorio è un’opera d’arte: forse la più alta, la più corale che l’umanità abbia espresso. A differenza delle molte opere artistiche (in pittura, in scultura, in architettura) o tecniche che sono prodotte dall’uomo plasmando materia inanimata, il territorio è prodotto attraverso un dialogo, una relazione fra entità viventi, l’uomo stesso e la natura, nel tempo lungo la storia. È un’opera corale, coevolutiva, che cresce nel tempo… Il territorio nasce dalla fecondazione della natura da parte della cultura. L’essere vivente che nasce da questa fecondazione ha carattere, personalità, identità, percepibili nei segni del paesaggio (Alberto Magnaghi, 2000). Un modello di sviluppo locale, in grado di garantire autonomia al processo di trasformazione del sistema economico-sociale e che sia capace di durare nel tempo, deve dunque essere basato sulle specificità locali e sulla capacità di governo di alcune variabili fondamentali, in particolare: utilizzazione delle risorse locali (lavoro, capitale, imprenditoria, conoscenze e professionalità specifiche, risorse materiali); capacità di controllo e gestione del processo decisionale; esistenza di interdipendenze produttive, sia di tipo intra-settoriale che intersettoriale, a livello locale; capacità di sviluppare tali interdipendenze. Il processo di sviluppo non è perciò determinato né dalla chiusura all’esterno né da un’evoluzione spontanea, ma piuttosto è governato dagli operatori e dalle forze sociali, economiche ed istituzionali a livello locale. Promuovere lo sviluppo endogeno non significa che si debba escludere a priori l’insediamento di attività economiche dall’esterno. Anzi, laddove è possibile e dove l’integrazione nel tessuto socio-economico locale è ben gestita, questa operazione può rilevarsi preziosa in termini di occupazione e di reddito. L’obiettivo è quindi quello di favorire uno sviluppo locale attraverso l’integrazione di reti economiche e sociali del territorio ru-

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rale. Lo stile di vita rurale rappresenta il vero prodotto da offrire sul mercato sia per il consumatore da attrarre con le filiere fra attori locali sia per il consumatore da coinvolgere in filiere con operatori esterni (turismo, mercati urbani, mercati internazionali, ecc..). Le biodiversità del territorio rappresentano i pilastri del sistema. La biodiversità di prodotto data non solo dal recupero della genetica, ma deve essere rivitalizzata dall’integrazione e sviluppo dell’offerta di filiera, in altre parole, la distintività sul mercato è data dalla identità genetica. La biodiversità degli agro-ecosistemi dove la risorsa strategica è il patrimonio naturale e paesaggistico con la necessità di interventi strutturali e di gestione per evitare i fenomeni di dissesto idrogeologico. Diventa quindi necessario creare le condizioni che consentono la fruibilità del territorio alla popolazione locale e contemporaneamente permettono di valorizzare il patrimonio naturale ed ambientale esistente. Il collante fra genetica ed ambiente è dato dalla biodiversità socio-culturale: i prodotti sono i veicoli della cultura del territorio che nel tempo si è sedimentata e ne ha permesso l’utilizzo sostenibile.

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Filiere della biodiversitĂ agricola - artigianato - commercio (Digs 102/05).


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FAVORIRE L’ACCESSO AI MERCATI: DARE DIRITTO DI SCAFALE AL TERRITORIO È perciò necessario rivedere la governance della filiera per riportare valore alla base produttiva. Il prezzo non è più il solo strumento per riportare valore e reddito all’imprenditore agricolo in quanto non è controllabile ma dettato dai rapporti fra domanda ed offerta generati da mercati sempre più ampi. La redditività deve perciò trovare le basi nella possibilità di riportare il valore d’impresa di filiera (commercializzazione, logistica, ecc..) alla base produttiva. Se non si riporta reddito all’agricoltura questa può sopravvive come un’attività di conservazione del solo bene economico che è il terreno, cioè un’attività di supporto all’economia immobiliare seppur ormai sgretolata.

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delle produzioni di qualità e delle tradizioni alimentari locali). In base a tale principio si propone di riservare almeno il 30% di “facing” cioè dello spazio sullo scaffale per i prodotti a marchio territoriale rispetto alle categorie merceologiche.

La filiera delle biodiversità deve perciò trovare sbocco di mercato e la garanzia deve essere data dal “diritto di scaffale“, collegato alla licenza commerciale, per i prodotti a marchio territoriale. Questi non sono solo le indicazioni geografiche (come IGP e DOP) ma anche i PATprodotti agroalimentari tradizionali (DM 8 settembre 1999, n. 350 del Ministero per le Politiche Agricole), ed i Sistemi di Qualità Nazionale (SQN) ed i prodotti collegati a programmi di valorizzazione di cui all’art.14 del Dlgs 228/2001 (promozione delle vocazioni produttive del territorio e la tutela

Gian Luca Bagnara Economista agroalimentare/ agribusiness

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A. Frascarelli, G. Rosati e L. Ramoni

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NORCIA ED ALTO ASCOLANO due bellissime aree rurali interne. Una in grande sviluppo, l’altra in declino.

Angelo Frascarelli, Giuseppe Rosati e Luigi Ramoni


cia (PG), composto dai comuni di Cerreto di Spoleto, Norcia, Preci e Sellano e l’Alto Ascolano (AP), in cui rientrano i comuni di Acquasanta Terme, Arquata del Tronto e Montegallo. Abbiamo seguito una precisa metodologia (Osservatorio Europeo LEADER), abbiamo realizzato un’analisi statistica dei principali indicatori socio-economici dei due territori, ci siamo recati presso le sedi GAL (Gruppo d’Azione Locale) dei due territori, abbiamo intervistato numerosi testimoni del territorio. Infine il processo di attribuzione dei giudizi è stato sottoposto alla validazione di un focus group. Alla fine abbiamo attribuito un voto (da 1-insufficiente a 5-ottimo) ad ogni indicatore di sviluppo territoriale (grafico).

Una parte molto importante del territorio italiano è caratterizzata da un’organizzazione spaziale fondata su “centri minori”, spesso di piccole dimensioni, che, nella maggior parte dei casi, sono ricchi di specificità ambientali e culturali, ma in grado di fornire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali (istruzione, sanità e mobilità). In queste aree, definite “aree interne”, vive un quarto della popolazione italiana, in una porzione di territorio che supera il 60% di quello totale ed è organizzata in oltre quattromila comuni. Spinti dalla curiosità, siamo andati concretamente ad analizzare le dinamiche di sviluppo e l’impatto delle politiche di due aree rurali interne confinanti e geomorfologicamente molto simili: il Sistema Locale del Lavoro (SLL) di Nor-

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La valutazione del capitale territoriale

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Due territori simili ortograficamente, ma molto diversi nelle dinamiche di sviluppo. Norcia ha puntato sulla promozione di un brand territoriale, sui simboli della cultura locale, su infrastrutture e servizi di qualitĂ e grazie agli investimenti di vari imprenditori lungimiranti e alla presenza di fattori esterni e contingenti (es. crescita del turismo gastronomico e interesse verso le produzioni locali) ha ottenuto una dimensione di sviluppo endogeno, che rappresenta il prerequisito per realizzare un ulteriore in-

cremento del capitale territoriale. Su tutti questi fattori ha avuto un ruolo moltiplicatore la politica di sviluppo rurale (LEADER, PSR) che, trovando un substrato fertile dal punto di vista istituzionale e imprenditoriale, ha permesso di esaltare ulteriormente la dimensione di sviluppo locale. L’Alto Ascolano, invece, pur partendo da una dotazione di risorse naturali non comune (terme di Acquasanta, patrimonio paesaggistico-ambientale di qualità eleva-

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tissima, ecc.), è stato carente di risorse umane con spiccato spirito imprenditoriale, che investissero per rinnovare l’offerta turistica locale e valorizzare le proprie peculiarità. Dall’indagine territoriale è emerso che la causa principale di tutto ciò è legata alla competizione e alla diffidenza reciproca tra

i residenti, che limita lo sviluppo del territorio. Difatti, l’intero contesto ha inibito le potenzialità della politica di sviluppo rurale, i cui effetti, ad oggi, risultano alquanto marginali. Dopo un’attenta analisi dei dati, si può affermare che gli operatori dell’Alto Ascola-

AREA INTERNA Un’area viene definita “interna” quando presenta le seguenti caratteristiche: distanza significativa dai principali centri di offerta di servizi essenziali; presenza di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie); marcata differenziazione territoriale, come esito delle dinamiche dei vari e diversificati sistemi naturali e di peculiari e secolari processi di antropizzazione. Le aree interne hanno subito, dagli anni ’50 in poi, destini molto diversi. Una parte di esse è stata vittima di fenomeni di deantropizzazione, che si sono manifestati attraverso dinamiche di spopolamento e di invecchiamento della popolazione molto accentuate. A tutto ciò ha fatto seguito una progressiva diminuzione dell’occupazione e del grado di utilizzo del capitale territoriale. Allo stesso tempo ci sono alcune aree interne che hanno saputo valorizzare il capitale territoriale, mettendo in atto politiche e interventi che hanno portato a un’inversione del processo di abbandono del territorio e invecchiamento della popolazione, alla produzione di servizi essenziali di qualità e alla tutela del patrimonio ambientale, culturale e storicoarchitettonico.

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IL CAPITALE TERRITORIALE Per capitale territoriale si intende il complesso degli elementi, materiali e immateriali, a disposizione di un territorio, che possono costituire dei punti di forza o dei vincoli, a seconda degli aspetti presi in considerazione. Esso è costituito da otto indicatori di sviluppo: Immagine (capacità di veicolare l’immagine del territorio attraverso un simbolo o una frase); Mercato (relazioni di mercato verso l’esterno); Attività (numerosità e forza delle imprese che operano sul territorio); Competenze (know how legato agli antichi mestieri); Gestione pubblica e finanziaria (azione della pubblica amministrazione); Cultura (identità e radici culturali); Humanae (risorse umane); Materiae (risorse fisiche).

no, se vogliono portare il territorio fuori dalla crisi attuale, dovranno colmare le macro-carenze del capitale territoriale (risorse umane, attività, competenze e pubblico) e,

Angelo Frascarelli Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali, Università di Perugia

successivamente, mettere in campo strategie volte al potenziamento integrato di tutti gli indicatori, perseguendo lo sviluppo endogeno sull’esempio di Norcia.

Giuseppe Rosati Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali, Università di Perugia

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Luigi Ramoni Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali, Università di Perugia


“ROAD TO QUALITY” è un progetto che prevede la tracciabilità del processo di produzione del materiale di riproduzione (sementi e giovani piantine). Obiettivo del progetto è garantire gli utilizzatori e i consumatori sulla qualità del prodotto utilizzato o acquistato, certificando l’origine, la sanità e il corretto impiego di buone pratiche agronomiche durante l’intero ciclo produttivo. È un progetto certificato ufficialmente, aperto a tutti gli operatori interessati e che al momento vede partecipare numerose ditte sementiere e aziende vivaistiche operanti nel settore orticolo professionale.

per informazioni: Segreteria Road to quality tel: +39 051.503881 | fax: +39 051355166 segreteria@roadtoquality.it | www.roadtoquality.it






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QUALE VARIETĂ€ DI UVA DA TAVOLA IMPIANTARE per il prossimo ventennio Mario Colapietra

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La scelta varietale rimane una delle decisioni più difficili da prendere quando si deve impiantare un nuovo vigneto. In passato bastava coltivare una delle poche proposte disponibili (cv Italia, Regina, Red Globe, Michele Palieri, Matilde, Sugraone seedless), per essere certi della loro validità produttiva e commerciale per tutta la durata del vigneto. Ciò era facilitato dalla presenza di consumatori meno esigenti per il gusto e apirenia delle uve, dalla

mancanza di nuove proposte di varietà italiane ed estere, meno paesi esteri produttori di uva e concorrenti sui mercati internazionali. Attualmente si stanno attuando rilevanti investimenti con interventi anche di multinazionali, tutti con varietà senza semi nei paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mar Mediterraneo (Egitto, Marocco, Turchia, Tunisia, Libano). Sono caratterizzati dallo stesso clima mediterraneo ma con temperature più elevate rispetto a quelle

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Rottura del manto roccioso calcareo con martelloni pneumatici per la preparazione del suolo idoneo per un nuovo impianto di vigneto

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che si registrano nell’ Italia meridionale, favorendo l‘anticipo della maturazione di varietà precoci già dal mese di maggio. Sono diretti concorrenti delle produzioni precoci ottenute sulle coste orientali della Sicilia e poi delle altre regioni meridionali. Oltre alla precocità delle uve commercializzate in Europa a prezzi molto remunerativi, operano in un periodo in cui la domanda internazionale è consistente per la mancanza di uva sui mercati

europei. La loro competitività è favorita anche dai minori costi della manodopera per eseguire le numerose operazioni di sfogliatura, diradamenti grappoli e acini, lavorazioni al terreno, trattamenti antiparassitari che devono necessariamente essere eseguite dagli operai. È urgente adeguare la viticoltura italiana per la produzione di uva da tavola alle richieste dei consumatori e della grande distribuzione

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Suolo ottenuto dalla frantumazione della roccia calcarea con barbatelle non innestate.

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Vigneto di uva da tavola coperto con plastica per ottenere la maturazione anticipata dell’uva.

organizzata, spesso sollecitati dalla nuova offerta varietale di genetisti californiani, del Sud Africa, Israele. Inoltre per competere sui mercati internazionali è necessario ridurre i costi colturali, sostituendo alcune operazioni manuali con altre da eseguire con l’impiego di mezzi meccanici. Le richieste di nuove varietà di uva cambiano frequentemente anche per le numerose proposte di

genetisti costitutori di nuove cultivar. Infatti un aspetto di non poco conto è che quasi tutte le nuove e interessanti cultivar apirene provengono dall’estero e sono brevettate. Ciò costituisce un ulteriore costo per i produttori italiani. I più proliferi genetisti sono: David Ramming e Ron Tarailo dell’ USDA-ARS di Fresno in California; Cain David W. della Sun World Inc., California.

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Vigneto in produzione con la varietà rosa-nera con semi Red Globe.

le scelte: • Produzioni precoci: periodo di raccolta e commercializzazione dalla metà di maggio alla fine di luglio. L’offerta è ridotta, i prezzi di vendita dell’uva sono elevati ma la produzione per pianta non deve essere eccessiva per permettere la maturazione anticipata dell’uva. Il consumatore è meno esigente per la qualità e anche per il contenuto di zuccheri. I costi

CRITERI DI SCELTA DELLA VARIETÀ Con questa nota si cercherà di rispondere alle numerose richieste dei viticoltori rivolte agli esperti per individuare la varietà da coltivare. È necessario però indicare gli obiettivi che si intendono ottenere. Determinante è il periodo di maturazione e di commercializzazione dell’uva, la precocità o il ritardo della raccolta, l’apirenia, produttività. Di seguito vengono riportate le indicazioni utili per

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Grappoli di uva da tavola senza semi con sviluppo uniforme delle bacche.

per l’irrigazione e il controllo dei parassiti sono minimi, rispetto alle altre modalità di coltivazione. La produzione italiana di uva da tavola nel periodo di maturazione delle uve precoci è in competizione con i Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo. Nel Nord Africa, la commercializzazione inizia ai primi di maggio con l’uva senza semi prodotta in Egitto, Israele, Marocco e Tunisia e prosegue dalla seconda decade con l’offerta siciliana ottenuta nelle serre senza riscaldamento. La produzione italiana è costituita totalmente dalle varietà con semi Victoria e Black Magic ottenute nelle zone di Mazzarrone, Vittoria, Scoglitti, Punta Secca, Donnalucata, Marina di Ragusa, Gela e

Porto Empedocle. I risultati economici ottenuti con la commercializzazione di queste varietà non invogliano la loro sostituzione con le apirene. È il periodo più favorevole per la commercializzazione dell’uva in Italia e in Europa perché è esaurita l’offerta proveniente dal Cile, Sud Africa, India, Argentina. Da maggio si produce anche in Perù, India, California, ma questi Paesi in presenza di uva prodotta in Europa, preferiscono spedirla nei paesi del Medio Oriente, Russia e Cina. La Puglia pur avendo vigneti a tendone coperti con plastica in prossimità delle coste adriatiche, non riesce a far maturare le uve prima della metà di


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Giovane vigneto non ancora in produzione nella fase di sviluppo con impianto di irrigazione.

giugno, con un ritardo di circa 30 giorni rispetto alle zone più calde del Sud della Sicilia. La Puglia con circa 10 milione di quintali di uva di qualità, è la regione con la maggiore produzione ed ha necessità di dilazionare l’offerta per ottenere maggiori ricavi e competitività. Nella zona di Nardò in provincia di Lecce, alcune aziende produttrici di fiori recisi, non ritenendo più conveniente questa coltivazione, stanno convertendo le colture utilizzando le serre per impianti di vigneti di uva da tavola a maturazione precoce. Con la produzione di uva ottenuta a Nardò, in provincia di Lecce, si riduce a circa 20 giorni la differenza dei tempi di maturazione delle varietà

precoci pugliesi rispetto a quelle siciliane. Già dal 6 giugno inizia la raccolta di uva, sempre della varietà Black Magic, ben matura e con colorazione scura. Dopo una settimana inizia la raccolta anche della varietà Victoria. L’uva è ottenuta in serre riscaldate quando le temperature scendono sotto 10 - 14 °C. È stato accertato, che la differenza di maturazione dell’uva con quelle senza riscaldamento è di circa 7 giorni. I vigneti sono localizzati in una zona situata in prossimità delle coste del Mar Jonio caratterizzata da clima mite anche d’inverno con assenza di venti freddi.


VARIETÀ CONSIGLIATE PER OTTENERE UVA IN SERRA A MATURAZIONE PRECOCISSIMA Per queste coltivazioni in serre, le varietà con semi Victoria bianca e Black Magic nera sono ritenute ancora valide dai produttori per i nuovi impianti e non intendono sostituirle con le varietà senza semi. Produzioni precoci allevati a tendone coperti con plastica, si ottengono anche dal mese di giugno alla fine di luglio dagli altri vigneti della Sicilia, Puglia, Sardegna, costa ionica

della Basilicata, Lazio. Quasi tutta la produzione di uva ottenuta in questo periodo è ancora costituita dalle varietà con semi Victoria, Black Magic, Michele Palieri e la Sugraone seedless. Per i nuovi impianti, si è alla ricerca di nuove varietà senza semi (per adeguare la produzione italiana alla richiesta internazionale) produttive, con adeguato sviluppo dei grappoli e bacche, possibilmente resistenti ai passiti e con limitata necessità di diradare i grappoli.

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Grappoli di uva da tavola della varietà Michele Palieri in maturazione.

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NUOVE VARIETÀ APIRENE E SOCIETÀ DEDENTRICI DI BREVETTI VEGETALI Tra le novità varietali proposte recentemente vi sono alcune apirene già in coltivazione, di cui si è accertata la produzione costante, buon sviluppo dei grappoli e delle bacche, precocità di maturazione dell’uva, adattamento alle elevate temperature e stress climatico che si verificano all’interno dei vigneti coperti con film di plastica. Attualmente sono in sviluppo numerose varietà di uva da tavola senza semi proposte ai produttori italiani

e delle altre zone del mondo in cui è coltivata l’uva da tavola. Le nuove costituzioni sono ottenute in California e sono caratterizzate da elevata produttività, ottima presentabilità dei grappoli, apirenia, bel colore, acino sodo con aromi e sapore intenso, elevato contenuto di zuccheri, uniformità di sviluppo degli acini e con ridotta necessità di diradamento. La Sun World è uno dei principali costitutori mondiali di varietà di uva da tavola tra cui vi è la Sugraone seedless tra le varietà senza semi più coltivate nel mondo.

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Operai al termine della giornata lavorativa. La coltivazione dell’uva da tavola richiede l’esecuzione di numerose operazioni colturali che devono essere svolte esclusivamente a mano

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La base operativa è in California, a Bakersfield, nella San Joaquin Valley, mentre la produzione avviene a sud-est di Los Angeles nella CoachellaValley. La società produce e commercializzazione anche l’uva da tavola associando questa attività allo sviluppo di nuove varietà. Presso un proprio centro

di ricerca e sviluppo, in cui è operativo un laboratorio di embriocoltura (fondamentale per lo sviluppo di varietà senza semi), è operativo un laboratorio per le analisi post-raccolta e serre climatizzate. Le attività sperimentali si sviluppano su 90 ettari di vigneti e altre specie frutticole.

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Area sacra di Metaponto, costruita dagli Achei del Peloponneso, tra le foci del Bradano e del Basento.

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positive possedute dai genitori. Durante trent’anni di attività, con il programma di miglioramento genetico sono state ottenute numerose varietà di uva senza semi. Tra le ultime novità, in fase di sviluppo in Italia, Spagna e nel resto del mondo, vi sono la Sugrathirteen (commercializzata con il marchio Midnight Beauty®) una varietà precoce, nera, con acini allungati, sodi, croccanti, uniformi con un buon sapore, grappoli grandi, resistenti al distacco del pedicello. L’uva dopo la raccolta si conserva bene nelle celle frigorifero. L’altra varietà è la Sugraeighteen (Sophia seedless®) apirena a sapore di moscato, bianca, medio-precoce, con acini medio - grandi, rotondi, sodi, croccanti e con sviluppo uniforme. Nuove varietà sono proposte anche dalla società Arra che si sta occupando di introdurle, verificarne l’adattabilità ai diversi areali, divulgarle nella GDO e saggiarne l’adattabilità alle zone di coltivazione di uva da tavola. Le numerose varietà Arra sono bianche, rosate, rosse e nere. Sono tutte senza semi, richiedono un lieve diradamento degli acini, alcune sono molto produttive e possiedono grande capacità ad accumulare elevati quantitativi di zuccheri che variano da 18 a 30 °Brix, valori mai riscontrati per le varietà coltivate in passato. Non devono però essere raccolte a maturazione avanzata perché alcune varietà si potrebbero formare sulle bacche macchie brunastre. Le epoche di maturazione coincidono con la maturazione dell’uva Italia. Proprietaria delle varietà di uva è la famiglia Giumarra di Bakersfield (California). La società GRAPA Varieties Ltd (società costituita dalla famiglia Karniel è il distributore mondiale esclusivo di tutte le varietà ARRA. Per poter coltivare le nuove varietà californiane il produttore di uva da tavola dovrà sottoscrivere un contratto e pagare royalty d’impianto e varietale e vendere e commercializzare l’uva esclusivamente attraverso l’ufficio centralizzato di vendita della A.V.I. S.r.l. Come si è visto sono tutte varietà brevettate e per essere autorizzati alla coltivazione i possessori dei “brevetti per novità vegetale” condizionano la coltivazione del vigneto al controllo, riproduzione e distribuzione della varietà di uva da tavola, comprese tutte le parti delle viti, nonché i frutti da essa prodotti”. Il produttore si impegna ad acquistare le barbatelle innestate o le marze da innestare soltanto da vivaisti autorizzati. Inoltre si impegna a conferire l’uva unicamente ai

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Il programma di miglioramento genetico attuato presso Sun World si basa sulla selezione ricorrente, un programma “classico” di incroci controllati, senza l’uso di biotecnologie o OGM, in cui le migliori progenie vengono selezionate e ulteriormente incrociate al fine di “combinare” le caratteristiche

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L’uva prima del confezionamento è controllata ed eliminata qualsiasi imperfezione al grappolo.

distributori con licenza espressamente autorizzati dal possessore del brevetto per la loro coltivazione. Queste condizioni non sono totalmente accettate dai produttori italiani perché da sempre hanno coltivato e commercializzato liberamente le diverse

varietà senza sottostare a vincoli e obblighi di pagamento di royalty. Le condizioni imposte dai possessori di brevetto vegetale descritte precedentemente sono ritenute limitative della libertà di scelta dell’imprenditore

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Confezionamento dell’uva in cestini per la vendita presso la grande distribuzione organizzata.

a produrre e a commercializzare i prodotti ottenuti nella sua azienda assumendosi totalmente i relativi rischi. In pratica si riconosce il diritto delle società ad esigere quanto gli spetta (royalty) per la

costituzione e proprietà delle varietà, ma di adempiere una sola volta e senza che le società possano interferire e condizionare la “libertà” del produttore a gestire le fasi della produzione e della commercializzazione.

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Confezione di uva nera pronta per la commercializzazione.

precoce, caratterizzata da intenso aroma non riscontrabile nella altre nuove varietà. Gradita da molti mercati dell’Italia settentrionale. È molto produttiva con buon sviluppo dei grappoli e bacche. È allevata con la nuova forma di allevamento a y (ipsilon) che si sta consigliando per le varietà senza semi da utilizzare in alternativa al “tendone”. È stato accertata una migliore esposizione dei grappoli e dei tralci alle radiazioni solari, ottenendo un miglioramento della fertilità delle gemme e una riduzione delle sfogliature. Sugraeighteen (Midnight Beauty) nera apirena a sapore neutro. Anche questa varietà ha origini californiane, costituita nel 1990 da Cain

VARIETÀ CONSIGLIATE PER I NUOVI IMPIANTI DI VIGNETI COPERTI CON PLASTICA PER OTTENERE UVA A MATURAZIONE PRECOCE Tra queste maggior affidamento è stato accertato per le cultivar riportate di seguito. Summer Royal, nera senza semi costituita da David Ramming e Ron Tarailo nel 1999 in California. Questa varietà precocissima potrebbe sostituire la Victoria e Black Magic con semi poco gradite dai consumatori internazionali. È stato accertato che il 30 giugno aveva 14,3 °Brix. Mistery bianca senza semi a maturazione

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Confezione di uva prelevata dalle strutture climatizzate per essere commercializzata.

David W. Si adatta ai diversi sistemi di protezione per anticipare o ritardare la maturazione. È stato accertato che il periodo di maturazione e commercializzazione inizia alla fine di giugno con 15,1 °Brix di zuccheri. Questa varietà anche se matura, ha elevata resistenza sulla piante e in ambienti climatizzati. Sugraone bianca apirena a sapore leggermente aromatico, costituita in California da John Garabedian. La cultivar ha ottime caratteristiche morfologiche ed organolettiche con sapore leggermente aromatico ed assenza totale di vinaccioli. Dopo molti anni dalla realizzazione dei primi impianti, si sta affermando come

migliore varietà apirena. In condizioni pedoclimatiche favorevoli, ha migliorato notevolmente le produzioni ottenendo in alcuni vigneti, anche rese per ettaro di circa 300 quintali. In Italia si stima una produzione di circa 1,2 milioni di quintali. In Italia è coltivata in vigneti con la forma di allevamento a tendone, coperto con film di plastica per anticipare la maturazione dell’uva. I quantitativi prodotti sono sufficiente ad esaudire la domanda di uve apirene nazionale ed estera. Spesso si interrompe la raccolta e si conserva in l’uva in celle frigorifero per mancaza di richiesta o per abbassamenti di prezzi. Ciò in attesa che si esaurisca l’offerta sui mercati

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internazionali dell’uva proveniente dall’ Egitto, dalla Spagna e dalla Grecia. Si ritiene che questa varietà senza semi per le ottime caratteristiche può essere consigliate anche con la sola copertura con reti spostando la maturazione dalla fine di luglio a settembre.

antiparassitari. Le uve delle diverse varietà esprimono il massimo contenuto di zuccheri, aromi e fragranza. • Produzioni a maturazione e commercializzazione tardiva: tra novembre e dicembre. Si applicano le tecniche di concimazione, di irrigazione e di potatura verde per ritardare la maturazione dell’uva ed ottenere la massima produzione. Il diradamento dei grappoli e delle bacche è meno accurato, mentre sono numerosi i trattamenti antiparassitari per prevenire attacchi di tignola, muffa grigia e marciumi. Spesso occorrerà anche intervenire manualmente con numerose giornate lavorative per ettaro per eliminare bacche con marciumi. Spesso il prezzo di vendita dell’uva è interessante per la riduzione dell’offerta.

• Produzioni a maturazione media: la raccolta avviene durante i mesi di agosto settembre ottobre. È il periodo con la massima offerta di uva sui mercati nazionali ed europei. La commercializzazione è attuata con i prezzi più bassi. Il viticoltore però può ottenere produzioni unitarie elevate e uva perfettamente matura. I costi colturali sono più elevati perché dovrà intervenire con diverse irrigazioni e trattamenti

Periodi di commercializzazione delle varietà con semi e apirene (in rosso)

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LE VARIETÀ DA CONSIGLIARE PER PRODUZIONI A MATURAZIONE MEDIA E TARDIVA

Arrafiften B. (Arra 15) bianca senza semi. Brevettata - Iscritta al Registro nazionale varietà. Le “ARRAs” sono costituite da Shachar Karniel (ARD - Agricultural Research Development), laboratorio di ricerca e sviluppo varietale della famiglia Giumarra. Varietà con maturazione media. Matura alla metà di settembre con il vigneto coperto con plastica. I grappoli e acini di questa varietà sono molto sviluppati, con uguale sviluppo e non richiedono il diradamento manuale degli acini, perché normalmente non presentano acini in ritardo di sviluppo. Si è accertato per questa varietà la costanza e ottime potenzialità produttive. Il contenuto di zucchero è elevato.

Sugraeighteen (Sophia) bianca apirena con aroma di moscato. Anche questa novità è stata costituita in California nel 1990 da Cain David W. Ha lo stesso periodo di maturazione dell’uva Italia, è apirena a sapore di moscato. Si ritiene che possa sostituire almeno una parte del quantitativo prodotto con la varietà Italia con semi. Sono stati realizzati alcuni ettari, è in osservazione per verificare la produttività e la resistenza sulla pianta. È abbastanza fertile e produttiva.

Grappolo di uva senza semi della varietà rosa “Scarlet Royal.

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Rese di uva (q/ha) delle varietà coltivate in Italia

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Regal bianca apirena a sapore neutro. Costituita presso Research Institute di Stellenbosch in Sud Africa. La resa di uva per ettaro varia da 300 a 350 q/ha abbastanza elevata per essere apirena. Non evidenzia discontinuità di produzione e la fertilità è regolare durante gli anni. La buccia tende ad essere astringente, soprattutto se si anticipa l’epoca di raccolta, la polpa è croccante. Princess bianca apirena a sapore di moscato. Costituita daDavid Ramming e Ron Tarailo nel 1999 - California Varietà in coltivazione in Italia da alcuni anni, non ancora sufficienti per esprimere un giudizio definitivo sulla produttività. Spesso la resa di uva non è costante negli anni perché alcune piante presentano bassa fertilità delle gemme. La presentabilità dell’uva è ottima e per questo si insiste sulla sua coltivazione.

Il grappolo ha forma conica alata, è mediamente compatto. La polpa è soda, dolce, con leggero aroma di moscato con bacche a maturazione completa. Cultivar molto interessante per lo sviluppo del grappolo e delle bacche. Deve essere verificato l’ adattamento alle coperture con film di plastica per anticipare o ritardare la maturazione; la possibilità di aumentare la resistenza al distacco dalla bacca dal pedicello, la resistenza ai parassiti della vite. Autumn Giant bianca senza semi. È molto produttiva con grappoli che possono raggiungere il peso di 1,5 kg. La maturazione avviene a settembre. È in coltivazione da poco tempo e per esprimere un giudizio definitivo occorre attendere almeno un biennio. Ciò anche per verificare la resistenza della pianta alle malattie e insetti dannosi, il gradimento dei mercati e del consumatore.


Crimson rosa apirena a sapore neutro. Costituita in California nel 1983 da David Ramming e Ron Tarailonel. In Italia per quantità prodotta è la seconda varietà apirena, dopo la Sugraone Seedless, la produzione stimata è di circa 700.000 quintali. Il periodo di raccolta e commercializzazione va da settembre a dicembre. Per facilitare la maturazione, occorre ridurre il numero dei grappoli per pianta con il diradamento manuale eliminando quelli poco sviluppati e in ritardo di maturazione. I vigneti della Crimson sono protetti con film di plastica per anticipare la maturazione a settembre o per ottenere la raccolta dell’uva fono alla fine di dicembre.

Scarlet Royal” varietà senza semi con eccellenti caratteristiche. Anche questa varietà è stata costituita da David Ramming e Ron Tarailo dell’ USDA-ARS di Fresno in California nel 1995. È stata osservata in Puglia in un vigneto allevato a tendone e coperto con films di plastica durante il mese di ottobre. Il peso medio grappolo era di 900 g con bacche di 11g, diametro polare 28 mm ed equatoriale di 21 mm, contenuto di zuccheri 15 ° Brix, acidità totale 6 g/l, ph 4,1. Nelle nostre regioni meridionali, con idonee tecniche agronomiche, il periodo di commercializzazione può allungarsi fino a novembre - dicembre. L’uva si conserva bene sulla pianta e in locali climatizzati.

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Grappoli di uva senza semi della varietà rosa “Crimson”.

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Di oltre 25 anni sono presenti soltanto 1.893 ettari. La Puglia è anche la regione con la maggiore produzione (605.000 t) e quantità esportata. Segue la Sicilia con 362.000 t. In Sardegna si ottengono 18.000 t, nel Lazio 17.000 t. Produzioni tra 12.000 e 4.000 t in Basilicata, Abruzzo, Calabria.

LA SITUAZIONE DELLA VITICOLTURA ITALIANA E VARIETÀ TRADIZIONALI COLTIVATE La superficie italiana dei vigneti per uva da tavola è di 35.883 ettari. La maggiore superficie di 12.779 ettari interessa vigneti di età tra10 - 14 anni.

Varietà di uva da tavola più coltivate in Italia

Le rilevazioni dell’ISTAT sulla diffusione varietale in Italia sono in fig.8. La varietà più coltivata con il 52% è ancora l’Italia, bianca con semi con aroma di moscato. Seguono la Victoria bianca con semi (18%), Red Globe rosa con semi (9% ) e la Regina, bianca con semi. Del 17% tra le altre varietà più diffuse vi sono la

Sugraone seedless bianca con circa 112.000 t è la varietà senza semi più coltivata, Michele Palieri, Black Magic, Regal, Pizzutello, Baresana ecc. Il periodo di maggiore offerta va dalla fine di luglio con la varietà apirena Sugraone e Michele Palieri, alla metà di ottobre con le varietà Italia, Red Globe, Crimson, Regal.

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La maggior parte del quantitativo di uva è commercializzato in Europa. L’Italia è il primo fornitore di uva da tavola della Germania (24%). Nel 2013, sono stati consumati 5,1 kg per abitante, compresi i prodotti derivati (succhi di frutta, gelatine). Da diversi anni, però, si osserva un calo nel consumo. Il valore del quantitativo di uva è di circa

197,8 milioni di euro. L’uva è esportata anche in Polonia (12%), Regno Unito (11%), Francia (11%), Svizzera (5%), paesi del Golfo Persico, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Le varietà a seconda delle zone di produzione hanno destinazioni diverse. L’uva siciliana della varietà Italia è apprezzata particolarmente in Francia, per la presenza di

Esportazione italiana di uva da tavola (%)

grappoli ben maturi, giallo dorati e con bacche non eccessivamente grandi; viceversa, l’uva pugliese, per la presenza di grappoli e bacche molto sviluppati e croccanti è gradita in Germania, nei paesi baltici e in Polonia. Nel 2014 si è ridotto il quantitativo esportato per la presenza di una minore qualità dell’uva ottenendo

prezzi più bassi e riduzione dei consumi. L’embargo russo ha determinato la saturazione di alcuni mercati per la difficoltà smaltire l’offerta. La Russia era un grande consumatore di uva da tavola con circa 400.000 tonnellate di uva acquistate. La maggior parte del quantitativo di uva è commercializzato in Europa.

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VARITÀ TRADIZIONALI E PIÙ COLTIVATE

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Italia bianca con semi con aroma di moscato. Costituita in Italia da Alberto Pirovano nel 1911. È la varietà più diffusa in Italia con una produzione di circa 6 milioni di quintali e il 40% del totale produttivo esportati in tutto il mondo. È disponibile sul mercato dalla metà di agosto alla metà di gennaio per la notevole resistenza sulla pianta, alla conservazione in celle climatizzate e ai trasporti. L’uva Italia per essere apprezzata dai consumatori deve essere ben matura, croccante, dal gusto delicato di aroma di moscato, unico tra tutte le varietà coltivate. Anche se i mercati prediligono le uve senza semi, difficilmente i produttori pugliesi e siciliani l’abbandoneranno per la costante ed elevata resa di uva. I nuovi impianti vengono realizzati anche con questa varietà. Michele Palieri nera con semi a sapore neutro. Costituita in Italia dall’incrocio tra Alphonse Lavallè x Red Malaga - Iscritta al Registro nazionale varietà

il 1/10/1980. Ha grappolo mediamente sviluppato, con acini distanziati sul rachide (spargolo), di colore nero violaceo. L’uva si conserva bene sulla pianta per molti mesi, il periodo di commercializzazione è tra la fine di luglio e la fine di dicembre. La resa di uva è costante ed è considerata una cultivar affidabile. La presenza di semi e il colore nero dell’uva costituiscono un limite per eventuale altra diffusione. Il vigneto della cv Michele Palieri va coperto con plastica per anticipare la maturazione o per ritardare la raccolta fino a dicembre. Red Globe rosa con semi. Costituita da Albert T. Koyama e Harnold P. Olmo presso Università di Devis (California) - Iscritta al Registro nazionale varietà il 9/10/1966. Ha colorazione tra il rosa e il nero e dipende dal carico di uva per pianta. Tra le uve da tavola è in assoluto la più produttiva (anche 500 q/ha) con ottimo sviluppo dei grappoli e delle bacche. Ha epoca di maturazione media - tardiva. Particolarmente apprezzata su tutti i mercati mondiali che richiedono dimensioni delle bacche

Vigneto della varietà rosa con semi “Red Globe” durante l’irrigazione necessaria per ottenere grappoli ben sviluppati.


Pizzutello Bianco, Regina Bianca, Baresana Bianca: varietà tradizionali radicate nel territorio Ad Adelfia in provincia di Bari, vi è una interessante realtà produttiva costituita dalla coltivazione della varietà a bacca bianca con semi “Pizzutello Bianco”. Questa attività rappresenta per Adelfia ancora la maggiore risorsa occupazionale ed economica. La commercializzazione dell’uva, in parte, è eseguita direttamente dai produttori che contattano i mercati e inviano con un solo mezzo in diverse città del nord il quantitativo necessario per la vendita.

La maggior parte dell’uva Pizzutello bianco si ottiene da vigneti di oltre 15 anni con ridotto sviluppo fogliare che consente il contatto diretto dei raggi solari con i grappoli e la formazione di imbrunimento della buccia di alcuni acini. Questa colorazione tipica è considerato un pregio perchè favorisce l’accumulo di aromi dotando l’uva di straordinario sapore. Altra varietà tradizionale è la “Regina bianca” coltivata ancora in diverse zone delle provincie di Taranto e Bari. Divenuta tradizionale perché sostituita dalla varietà Italia caratterizzata dall’aroma di moscato. Nel 1978 in Italia si producevano 7.656.800 quintali di uva di “Regina bianca” ( 55,9% della produzione nazionale) rispetto ai 2.845.100 (20,8%) di uva della varietà “Italia”. Le straordinarie caratteristiche di sapore, aroma e croccantezza che caratterizzano la “Regina bianca” sono apprezzate ancora dai numerosi consumatori di Torino e di altre città del centro - nord. Anche la varietà di uva da tavola con semi “Baresana bianca” ha una buona ed “affezionata” richiesta dei mercati ortofrutticoli italiani. Nella nota precedente, dello stesso autore abbiamo riportato alcune notizie su varietà autoctone poco

Vigneto della varietà bianca con semi “Pizzutello”. Varietà autoctona ancora molto richiesta ed apprezzata dai mercati del Nord Italia per il sapore e la delicatezza degli aromi .

Mario Colapietra

superiori ai 26 mm. Presenta un ridotto numero di acini per grappolo e non richiede il diradamento. L’epoca di maturazione e di raccolta varia con il sistema di protezione del vigneto da metà settembre a dicembre. È sensibile alla carenza di magnesio e al disseccamento del rachide. Nonostante l’introduzione e la diffusione di nuove varietà soprattutto apirene, rimane ancora tra le cultivar più diffuse per l’elevata resa di uva per ettaro e per la possibilità di attuare la copertura dei vigneti con plastica per ritardare la raccolta.

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Grappoli della varietà bianca con semi “Italia”. Pur avendo i semi è ancora la varietà più apprezzata e coltivata nelle regioni meridionali.

coltivate ma richieste dai consumatori per il sapore, aroma e croccantezza che caratterizzano le varietà a bacca bianca con semi “Pizzutello e Regina”. Altra varietà richiesta dai mercati nazionali è la “Baresana bianca” disponibile soltanto durante il mese di settembre con alcune migliaia di quintali. Anche per questa varietà, caratterizzata da straordinaria qualità gustativa. si potrebbero aumentare il numero di ettari in coltivazione in alternativa alle numerose varietà internazionali proposte recentemente. A Ruvo di Puglia in provincia di Bari, vi è una interessante realtà produttiva per la coltivazione della varietà Baresana bianca con semi. CONCLUSIONI Nella nota sono riportate le caratteristiche delle nuove proposte di varietà di uva da tavola senza semi, le osservazioni sulla loro validità per essere coltivate in Italia, le richieste delle multinazionali per autorizzare i viticoltori a coltivarle. Se non si modificheranno le richieste dei possessori dei brevetti vegetali relative alle condizioni contrattuali di acquisto delle viti, conferimento obbligatorio dell’uva prodotta soltanto ad alcuni addetti alla commercializzazione,

compenso sulla produzione lorda vendibile derivante dalla vendita dell’uva, molti produttori non saranno interessati alle nuove varietà e continueranno a impiantare le varietà tradizionali. Sarà comunque una riconversione lenta quella della sostituzione delle varietà con semi con le apirene. L’Italia, rispetto agli paesi emergenti che stanno impiantando vigneti soltanto con le varietà apirene, si troverà a competere sui mercati internazionali in condizioni di svantaggio perché non potrà soddisfare le richieste di uva senza semi. I ritardi della sostituzione varietale dipendono dall’incertezza di scegliere una varietà senza semi che sia affidabile per produttività e qualità come la cultivar Italia, ancora la più coltivata.

100 Mario Colapietra

Mario Colapietra Ricercatore in viticoltura Studio di sperimentazione e di progettazione in viticoltura Bari


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COLTIVIAMO LA CULTURA DEL CAMBIAMENTO Marco Malavasi


MARCO MALAVASI

I riferimenti scolastici ci sarebbero. Non manca certo la letteratura economica, spesso piuttosto snobbata come pura e astratta teoria. Sarà forse così, ma un po’ più di cultura in quello che si fa e si decide in azienda, forse non guasterebbe. Nel momento in cui, ad esempio, si volesse fare tracciabilità dei propri prodotti seria-

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mente, non è senz’altro fuori luogo studiarsi le situazioni e i comportamenti avversi che la teoria delle asimmetrie informative ci suggerisce (Akerlof e altri). Capiremmo quanto alcune scienze come la matematica o la statistica ci possano aiutare nell’economia “praticata”. Ma è solo un esempio, un piccolo esempio,


ta affatto tutto da buttare. Anche perché il tessuto imprenditoriale su cui poggia ancora oggi l’intero “sistema Italia” è quello della piccola e piccolissima azienda, coi suoi pregi e i suoi difetti. È un modello chiaramente perdente di competitività, per tutta una serie di semplici implicazioni legate alle economie di scala e

MARCO MALAVASI

quando le sensibilità in campo sono davvero tante e sono da collegare, in fibra ottica, ai bisogni del mercato e dei consumatori. Il nostro modello organizzativo ancora operante in gran parte dei settori, specie delle piccole e medie imprese (PMI), è senz’altro quello del capitalismo famigliare, da più parti criticato e che, a ben vedere, non risul-

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MARCO MALAVASI

al basso livello di aggressività, o meglio di potenzialità nell’aggredire i mercati, che le ridotte, spesso microscopiche dimensioni aziendali comportano. Ma del buono in questo sistema ce n’è ancora tanto, mentre mancando idee e cultura, si accorciano spaventosamente le chance che ha questo modello, di riprendersi, in particolare nel mondo dell’agricoltura, le posizioni che avevamo e che potremmo ancora

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meritare, specialmente nel panorama internazionale. “Lack of ideas” lo scrivo in inglese, perché siamo un popolo che parla bene quasi solo il dialetto, evidente provocazione per chi pensa che internazionalizzare significhi semplicemente esportare. Mancanza di cultura, ma anche cultura della mancanza, perché per crescere bisogna conoscere e per conoscere bisogna, ogni tanto,


natario. Dite sia poco? Oltre al fatto, non certamente secondario, che si comunica in modo disordinato e casuale, sperando di agganciare al proprio amo calato nell’oceano, il primo pesce che passa di lì per caso. E il branco?

MARCO MALAVASI

anche cambiare. Se, ancora in troppi casi, i nostri prodotti non riescono a comunicare ciò che noi che li produciamo vorremmo, significa che c’è, nel processo di comunicazione un vizio, che in gergo tecnico viene chiamato “rumore culturale”, cioè la cultura del mittente è differente da quella del desti-

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Questo è uno dei molteplici aspetti sul piano culturale, non è il solo. Basti pensare che affrontando anche soltanto di sfioro il grande, assoluto tema della qualità, ecco che rispunta la questione comunicativa. Bene, facciamo qualità, senza dubbi ne fa molta il nostro grande sistema agroalimentare. La sappiamo sempre trasmettere? Spero sia chiaro che si tratta di un parametro che ormai ingloba molte e differenti istanze, quella della salute e del benessere pensate sia secondaria? Non mancano certo i modelli organizzativi per aggregarsi e aggregare le troppo piccole realtà o le troppo solitarie idee, che una montagna di normative utili e inutili hanno introdotto fino al raggiungimento, logico, di una bulimia burocratica assassina. Modelli

che funzionano e altri ormai palesemente fallimentari. Si può scegliere anche senza sbagliare, ogni tanto. Per non continuare lamentandoci del sistema, proviamo a cambiarlo con le idee, con la cultura, con un’adeguata comunicazione e con un occhio di riguardo a Buckingham Palace. Per l’inglese direte? Non solo. Soprattutto perché lì son soliti a un cambio della guardia ogni mattina alle undici.

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Marco Malavasi


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